| roni yael meath ∆
"Ricorda: c'è tempo e luogo per ogni cosa, ma non ora." soleva dire il grande saggio. C'era tempo e luogo in cui potersi permettere una sbronza, ma qualcuno direbbe che quello non era da collocarsi qualche giorno prima di un colloquio di lavoro, non quando dovresti mantenere un profilo basso a prova di scazzottate. C'era tempo e luogo per tutto, sia per il suo terzo bicchiere di whiskey incendiario, o ancora per l'old fashioned di goblingrappa annacquata che qualche cliente a fondo bancone le aveva offerto, scoccando occhiate languide non ricambiate. Eppure proprio come la propria capacità di percepire i limiti, però, la mente eclettica della maga veniva puntualmente offuscata, deviata dal percorso della giornata. Non era ben chiaro cosa fosse, forse l'alcool stesso, o anche le inezie più grandi, ma puntualmente qualcosa deviava lo stato del suo umore e con esso i suoi desideri, i suoi istinti. Quindi eccola lì, improvvisamente intenta a trascorrere una serata in un locale ombroso di Hogsmeade, invece che dedicarsi ad attività produttive. Stava rannicchiata sul suo scranno da Regina del Niente, uno sgabello adunco di legno sbeccato al Bancone di uno dei locali peggio visti del Villaggio. Le braccia rannicchiate come code di serpente attorno ad una triade di bicchieri bassi tutti vuoti. Faceva la guardia ai fantasmi dell'alcool passato, lo stesso che annusava ogni tanto, tirando su col naso sopra il vetro opaco, sporcato un po' dal bere, un po' dai panni di dubbia igiene con cui erano stati asciugati. «Che poi io l'ho detto, Gnomo Ballerino, gliel'ho detto.» Un mormorìo insensato lasciava le labbra, scatenandosi in uno strascico senza cadenze di lamentele prive di contesto. «Giusto, bello?» Si voltava, adocchiando uno dei pochi commensali rimasti ancora al bancone, intento a ciondolare a destra e manca, troppo sbronzo per capire effettivamente di essere stato tirato in ballo. «Bravo. Balla, balla porca pu–COUGH» Si strozzò, censurando un linguaggio colorito inadatto alle orecchie di molti (tutti quelli fuori dal Locale, probabilmente, considerando la gentaglia che lo riempiva). La mano sinistra percorsa dal tatuaggio nero venne fatta passare contro il petto, percuotendo lo sterno a palmo aperto, dritto dritto contro la t-shirt nera aderente. «Cough!» Ancora, mentre l'altra mano risaliva sul capo, oltre le onde dei ricci corvini, dritto verso la sommità del cappello da baseball, sostenendolo per evitare di perderlo, sostenuto solo dalla linguetta regolatrice stampata a contatto con la fronte. «Merlino, Laida Baldracca in Calzoni. Che diavolo c'era in quel bicchiere.» Aveva detto, mascella serrata in una smorfia disapprovante, mentre ancora strofinava la mano libera sul petto, segnando la curva dei seni con lo spostamento del tessuto. Da dietro le gambe sbilenche del suo sgabello era possibile notare un mantello abbandonato a se stesso, raggomitolato dal cappuccio in giù per incastrarsi tra le natiche e la gamba sinistra, fasciata da un paio di pantaloni aderenti di pelle, stracciati qua e là nella zona delle ginocchia, subito sotto coperte da anfibi che avevano visto più usura e mal uso loro che una bacchetta di Olivander nelle mani di un primino di Hogwarts. Code Base © danny, - img and edit are mine ©
« I drink to make other people more interesting. » PS: 160 - PC: 110 - PM: 110. Inventario attivo: bacchetta, fodero e scarsella da cintura, mantello invernale con alamari d'osso, anfibi usurati, guanti in pelle di drago, fiaschetta in peltro.
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