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| La piccola Juliet fissava il ventilatore della sua stanza, nella parte adiacente all’Ambasciata Italiana, senza peraltro vederlo come se fosse invisibile. La sua mente non riusciva a focalizzarsi su ciò che le ruotava attorno, ma quello che sentiva e vedeva era quello che le pesava sul cuore, così invisibile, ma così tangibile e pesante come un macigno. La sua mente non si fissava su altro che non fosse la lettera, l’ultima, che aveva ricevuto da Claire. Sua gemella. Con l’arrivo della gemella tutto s’era complicato accrescendo e moltiplicando i mille dubbi che già c’erano. Chiuse gli occhi cercando di non perdersi per una via impervia e avrebbe ricercato la calma -come se fosse stato facile- La lettera era ancora lì a farle compagnia in quel suo viaggio pieno di segreti nascosti e celati anche a lei stessa che aveva il diritto di sapere qualcosa. Per trovare qualcosa che potesse dissipare tutta quella nebbia così onnipresente avrebbe dato ancora una volta un’occhiata più approfondita all’ultima lettera ricevuta dalla gemella. Forse tutto sarebbe stato più chiaro se ne avesse cercato di capire molto di più. Avrebbe cercato di leggere gli indizi, forse molti, nascosti tra le poche righe della stessa lettera ricevuta quando era a Hogwarts. Più cercava di capire più tutto sembrava così confuso. Avrebbe scosso la testa sconsolata cercando di far ordine in quella mente così giovane ma così ingarbugliata. Non le doveva essere chiaro? Cosa c’era che non andava ancora in lei? Perché i loro genitori erano così scettici nel rispondere ai mille dubbi che l’attanagliavano? Il silenzio imperversava nella villa. La calma prima della tempesta. Il silenzio significava solo una cosa: poteva curiosare tra i vari oggetti sparsi nella casa e scoprire qualcosa, qualsiasi cosa che le avrebbe dato un piccolo indizio a tutte quello che era ancora nascosto dalla nebbia, costituita dalle scusanti dei suoi parenti. I suoi piedi, dopo essersi alzata dal suo letto, si sarebbero diretti verso il corridoio e con nessuna idea dove andare a ficcanasare il naso avrebbe preso la scaletta che portava in soffitta. Nella sua mente si facevano strada le parole dei suoi genitori che le dicevano che non poteva varcare la soglia di quella stanza. Ma più le cose le venivano proibite più era curiosa, come un gatto. La soffitta aveva quel suo fascino irraggiungibile ma allo stesso tempo alla portata. I suoi piedi avrebbero cominciato a salire per la scala a chiocciola. Ben presto si sarebbe trovata davanti alla porta della soffitta. Era lì ferma davanti alla porta. Una parte di Juliet, forse la più razionale, avrebbe voluto fare dietrofront e tornarsene tra le coperte per dimenticare tutto e vivere ancora nella bambagia solo per non ricevere delle brutte sorprese. Vi era poi invece quella parte che voleva osare, voleva sapere. Lei era figlia di Godric e l’essere una Grifondoro l’avrebbe aiutata a compiere qualcosa per lei stessa che voleva e doveva sapere. La sua mano si sarebbe poggiata sulla maniglia. Ma la paura era ancora lì e la mano era lì che non faceva leva sulla maniglia. *Sono una Grifondoro perdinci. Cosa mi prende?* Non sapeva dare un volto alla paura. Per un attimo la mano sinistra si sarebbe stretta sulla bacchetta magica, che lei si portava sempre dietro. Ma non l’avrebbe di certo usata per compiere magie, dopotutto le era proibito usarla fuori da Hogwarts se non per emergenze. Avrebbe fatto leva, alla fine, sulla maniglia. Sarebbe andata a vuoto o le avrebbe permesso di aprire quella stanza, la soffitta in cui vi erano quelle risposte alla mille domande che lei si stava ponendo? P unti Salute: 128P unti Mana: 56P unti Corpo: 54P unti Exp: 7I nventario: Bacchetta Magica, nanosticca, amuleto dorato, mantello vulcano, molliccio oppugnabile, detonatore abbindolante, ciondolo scaglia di drago ©Suguni | harrypotter.it
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