Dark and Difficult Choice., Quest di Background.

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view post Posted on 16/11/2018, 20:40
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Il Fato

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Atto I
Il Caos in Terra


Ci fu un turbine di scintille variopinte e poi, come per magia, un gruppo di persone apparve dal nulla proprio su Sterling Street.
Già, la magia. Knightsbrige non era di certo quel genere di quartiere londinese che poteva vantarsi di essere un teatro pullulante di Maghi e Streghe (ancor meno di incidenti magici!), ma piuttosto di presentarsi come una zona tranquilla e decisamente lussuosa, tra boutique e hotel da sogno. I grandi magazzini Harrods avevano chiuso i battenti da poco, i clienti ormai avevano raggiunto le rispettive abitazioni per consumare il pasto serale, in completa solitudine o in compagnia della famiglia, e questo fu un bene oltre che un colpo di fortuna: meno Babbani erano presenti per strada, meno lavoro ci sarebbe stato per i dipendenti dei vari Uffici del Ministero della Magia.
Drinky Anser e il resto del gruppo di Obliviatori giunsero sulla scena dell’incidente appena in tempo. Ciò che si palesò dinanzi ai loro occhi era qualcosa che rientrava nell’ordinario, sì, ma non ancora per la giovane Strega dai capelli rossi. Ella infatti avrebbe potuto facilmente trarre le dovute conclusione nello scorgere il palazzo in cui era avvenuto l’incidente: era una struttura predisposta in ben otto piani, escludendo gli appartamenti al pian terreno, composta da svariati infissi in vetro e con il quinto completamente divorato dalle fiamme; il quarto e sesto livello, invece, erano parzialmente danneggiati con qualche vetro rotto o zona annerita dal fuoco che aveva cercato di attecchire.
Tutto parve - in parte - domato: il fuoco era stato estinto probabilmente dagli Antimago e dai dipendenti della Squadra Cancellazione della Magia Accidentale, mentre alcuni Medimago erano sparpagliati in diversi punti dell’area circostante a soccorrere coloro che erano rimasti colpiti dalle schegge di vetro o qualsiasi altro oggetto catapultato fuori dall’appartamento a seguito della brutale esplosione. Anche il Comitato Scuse ai Babbani era all’opera: diversi Maghi e Streghe vestiti in borghese come dei comuni Babbani erano alle prese con diversi gruppetti di persone che si erano riunite a seguito del boato prodotto dalla detonazione.
Ora, però, toccava agli Obliviatori concludere quello scomodo ma necessario teatrino…

«Bene.» esclamò Costas, voltandosi appena per guardare i propri colleghi alle sue spalle: infatti, nel momento esatto in cui i suoi occhi azzurri si erano posati sul palazzo, il Caposquadra aveva osato avanzare di qualche passo per studiare meglio la situazione. Era un disastro, non c’era che dire, e se quello era lo scenario esterno allora quello interno come sarebbe apparso ai loro occhi? «Vincent e Ducan, voi occupatevi dei Babbani per strada. Gli altri con me fino a quando non avremo parlato con gli Antimago.»
I due uomini annuirono all’unisono e senza farsi ripetere due volte l’ordine, scattarono come due perfetti soldatini, raggiungendo gli altri Ministeriali presenti nella zona. Con un movimento pigro della mano, il Caposquadra condusse i restanti membri della Squadra verso quello che doveva essere l’ingresso per il palazzo, affollato e sorvegliato come non mai da svariati tipi di Maghi e Streghe, in un continuo via e via nel disperato tentativo di risolvere quella drammatica situazione il più tempestivamente possibile.
Drinky avrebbe potuto percepire chiaramente l’odore del fumo farsi sempre più intenso, a mano a mano che si avvicinavano, mentre i pianti e le urla spaventate degli altri abitanti del palazzo riempirono le sue orecchie come un tamburo da guerra. Martellavano con prepotenza, senza pietà, manifestando quel tormento che gli aveva colpiti all’improvviso e che li aveva indotti a pensare ad un’imminente fine. Le voci più acute erano quelle dei bambini: dal pianto dell’infante che squarciava la notte come una saetta ai singhiozzi dei fanciulli che invocavano il sicuro abbraccio della madre. La giovane Anser stava per imbattersi in un mondo crudele e colmo di sofferenza, quel lato della medaglia che nessuno voleva vedere o vivere, ma che era comunque quello più vero; perché la vita non era fatta soltanto di Luce, ma anche di Tenebra e per tale motivo andava vissuta...
Almeno una volta.

Un uomo alto e snello, avvolto in un pesante cappotto di pelle e imbottito di calda e soffice lana, si fece largo tra la calca presente all’ingresso. Aveva uno sgargiante pizzetto a punta nero con una piccola striatura bianca, mentre due baffetti sottili scattarono da un’estremità all’altra come se fossero delle lancette di un orologio. Alla cintura portava appeso un distintivo argentato recante l’effige del proprio Dipartimento, un Antimago, mentre l’impugnatura della propria fidata bacchetta sporgeva appena da oltre le pieghe del cappotto.
Si fermò esattamente davanti a Costas e lanciò a quest’ultimo uno sguardo d’intesa, palesando quanto i due si conoscessero e - probabilmente - collaborato in svariati casi. I suoi occhi erano particolari, davvero particolari, in cui uno era di un marrone intenso, quasi nero, mentre l’altro era di un azzurro chiaro da sembrare di ghiaccio.
«Costas...» mormorò in un saluto asciutto.
«Walsh… Allora, cosa abbiamo stavolta?»
«Un pazzo, come al solito.» L’uomo chiamato Walsh emise un suono simile ad una risata rauca e sarcastica, ma che si premurò di soffocare per lasciare spazio a tutta la propria serietà professionale e per non sembrare privo di tatto davanti a quella situazione drammatica. «Sai com’è… Troppi Nargilli in testa e BOOM, appartamento esploso e due cadaveri.»
«Due...»
Mentre Costas sembrò farsi più pensieroso, gli occhi dell’Antimago caddero su Drinky, studiandola per lunghi istanti in silenzio, finché non si decise ad ammicare nella sua direzione. «Vedo che hai portato una bacchetta in più… Meglio così, ci sono molte persone che attendono un Oblivion.» Si sporse oltre Costas e allungò la mano verso Drinky. «Christopher Albert Walsh, ma può chiamarmi semplicemente Walsh. Da dove vogliamo cominciare, miss?»
Si era rivolto direttamente a lei come se avesse intuito le intenzioni di Costas: farle fare la gavetta. Quel Walsh doveva conoscere veramente bene il modus operandi del Caposquadra degli Obliviatori, probabilmente perché c’erano stati molti altri nella sua stessa posizione prima di lei. L’uomo permise quindi a Drinky di decidere con quale ordine partire con le informazioni su quanto accaduto.




Bene Drinky, ci siamo!
Come da concordato la Quest passa da Lavorativa a di Background. Ora sta a te fare le dovute scelte, ovviamente senza dare nulla per scontato.
Posta le statistiche e l’equipaggiamento.

Facciamo un breve punto della situazione: regna il Caos nella zona dell’incidente, il palazzo ha subito diversi danni e l’ingresso è il punto più affollato. Nei dintorni ci sono Maghi e Streghe che stanno operando nel rispettivo campo (Medimaghi, Scuse per i Babbani, ecc), finché non sopraggiunge un Antimago. Walsh si offre quindi a darti tutte le informazioni relative al dramma.

Ti allego una piccola mappatura del palazzo, al fine da orientarti meglio:
Quest-Drinky-parte1-1-A
A grandezza naturale click

Il cerchietto rosso indica l’appartamento completamente bruciato. Il 4° e 6° piano sono parzialmente danneggiati.

Per qualsiasi domanda o dubbio, mi trovi per mp.
Buon game!
 
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view post Posted on 25/11/2018, 20:47
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Lo spettacolo che si trovò davanti agli occhi, una volta superato lo scossone dato dalla passaporta e il conseguente senso di vertigine, era disarmante: è impotenza ciò che si prova in un terreno che si è da poco visto protagonista di una guerra? Osservare un luogo così familiare eppure così diverso, deturpato dal dolore, da una casualità infausta. E le voci. Le grida disperate di chi si è visto strappare via qualcosa, senza nessuna avvisaglia precedente, senza potersi preparare. I bambini urlanti. Le loro grida disperate. Un suono disturbante e capace di creare un turbamento interiore vorace, famelico. Era facile capire quale fosse il palazzo in cui era avvenuta l’esplosione, dove la distruzione avesse preso vita.
Fissò i muri degli edifici, in direzione di Brompton Road, verso le vetrine di Harrods. Provò a dipingersele in mente, lussureggianti e luminose come sempre, sforzando di ripetersi che esse non fossero cambiate. Le percorse una ad una mentalmente, immaginandole lussureggianti e brillanti come sempre. Le cose che conosciamo ci confortano, le novità invece possono spaventare. Aveva bisogno di una strategia per non lasciarsi intaccare dal malessere che si era disperso nell’aria di quella via come una nube velenosa. Una maschera antigas. D’altra parte, l’aveva “promesso” a Murdoc: gli aveva detto di come si sentisse pronta ad interfacciarsi con scenari raccapriccianti, di come disponesse di strumenti in grado di aiutarla anche nelle situazioni più spinose. Ma forse non era così. Cosa poteva fare? Come poteva placare quella spinta interiore che la spingeva a correre da quelle voci, a dare una mano?
*My buddies and me are getting real well known. Yeah, the bad guys know us and they leave us alone…*
Grottesco mettersi a cantare mentalmente i Beach Boys in una scena del genere. Eppure, stimolare la testa a ragionare sulle parole, cercando di ricordarsele, riusciva a tenere al guinzaglio quello che sentiva. Perché non poteva permettersi di “sentire” - doveva raffreddarsi e inserire il pilota automatico. Aveva sentito Costas dare ordini a due maghi che si trovavano con lei, ma non sentendosi nominare direttamente, la sua mente rimase concentrata sulla musica mentre il suo corpo rimase alle calcagna dell’obliviatore.

*I get arouuuuund, from town to towwwn, I’m a real cool he -*
Due cadaveri. Si potrebbe passare ore ed ore ad interrogarsi sul concetto di “morte", leggere scritti di grandi autori, di filosofi e illudersi di accettarne il significato. Ma il punto è che, quando la senti così vicina, sono poche le persone che riescono a dialogarci e ad accettarla. Gli esseri viventi non sono fatti per la morte, nonostante essa possa dirsi l’unica certezza nella vita di chiunque. A volte attrae, a volte si desidera e assume un ruolo importante, si rende madre che accudisce il figlio allontanandolo e tutelandolo dalla sofferenza. Però quel contesto era diverso, perché probabilmente nessuno la voleva, nemmeno il fautore. Era accaduta e basta. E ciò non rendeva ancora il tutto più indigesto? Nessuna premeditazione, nessun motivo, nessuno bisogno…un incidente. Un’amara cucchiaiata di casualità rivoltante. Sentì lo stomaco stringersi e farsi grande quanto uno zellino, in contrasto con il voler fare ulteriori domande mosse dalla curiosità che notizie come queste suscitano e il non volerlo. Il non voler essere coinvolta.

Furono quelle parole a risbatterla dentro il contenitore della realtà, quelle e colui che le aveva pronunciate. Si trattava di un uomo molto, molto alto e dal viso asciutto, che ne metteva in risalto gli zigomi squadrati. A occhio, viaggiava più sugli “-anta” che sugli “-enta”, quindi, proprio questo essere più maturo, lo rendeva una presenza rassicurante. Drinky fu attratta subito dai suoi occhi, che presentavano una strana eterocromia, con un occhio color nocciola e l’altro di un azzurro glaciale.
*Un husky. Sembra un husky.*
Salve signor Husk…Walsh! Sono Drinky Anser. Ecco vede...
*Come "da dove vogliamo cominciare"?! Cosa? Perché lo chiede a me?! E’ pazzo.*
Era spaesata. Non aveva la benché minima idea di come gestire quella circostanza. Cercò di fare mente locale: c’erano diversi gruppetti sparpagliati per la strada, con una grande concentrazione all’ingresso. I feriti gravi probabilmente erano già stati trasportati via mentre altri stavano venendo medicati al momento, per strada. I passanti, coloro che si trovavano lì per capire cosa fosse successo, probabilmente non sarebbero stati un grosso problema - l’aspetto che aveva assunto il palazzo, con i chiari segni di un’esplosione, poteva trovare una semplice giustificazione attraverso “lo scoppio di una caldaia”. D’altra parte, chi avesse assistito alla scena, forse, si sarebbe reso conto della peculiarità di quell'incidente, diverso da uno causato da qualche marchingegno babbano. Le venne in mente uno schema a cerchi concentrici. I più “vicini” all’esplosione, li considerava quelli che necessitavano il prima possibile di un’alterazione della memoria. Coloro che erano arrivati più tardi, invece, si sarebbero potuti risparmiare quel micro lavaggio del cervello. Sarebbe stato idilliaco poter sistemare tutto con qualche incantesimo, in modo che nessuno dovesse portarsi addosso la cicatrice di questa vicenda, e far tornare tutto come prima. Però, come si potevano motivare due cadaveri? Gli altri inquilini se ne sarebbero accorti, prima o poi, della loro assenza inspiegabile. A meno che non si elaborasse una valida scusa. Ma quanto sarebbe stato giusto? Dove si trovava il confine tra “corretto” e “scorretto” in una situazione simile? E poi c’erano i feriti. Per quanto le ripercussioni dell’esplosione potessero venire curate e i ricordo alterati, il corpo possiede una memoria tutta sua. Dunque, che impatto avrebbe avuto sulla loro psiche, col passare del tempo? Aveva bisogno di ulteriori informazioni, prima di capire come muoversi correttamente in quella distesa di gusci di uova.
…gli appartamenti sono stati tutti sgomberati? Dove si trovano gli inquilini del palazzo? E, sappiamo con precisione quale incantesimo sia stato la causa di tutto ciò?



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Il Fato

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Atto I
Il Caos in Terra


La giovane Strega si rifugiò in sé stessa, tentò disperatamente di aggrapparsi a qualcosa, ad una piacevole distrazione con il semplice fine di non rimanere completamente schiacciata dalla potenza degli eventi che infuriavano attorno a lei. Quella canzone poté rivelarsi come un balsamo, all’inizio, e sicuramente l’aiutò a non farsi coinvolgere troppo emotivamente dai suoni che le avevano riempito le orecchie con estrema violenza. E i bambini, dopotutto, non erano così facili da ignorare.
Il Fato fu quindi crudele con Drinky Anser, accogliendola in quel luogo con tanto clamore, ma la cosa peggiore era che aveva appena iniziato…

Walsh sorrise divertito dinanzi alla reazione disarmante di Drinky: evidentemente non si era aspettata nulla di tutto ciò, probabilmente perché contava sul fatto che ci avrebbe pensato lo stesso Costas a porre le relative domande per decidere come muoversi. Invece, al dì là di ogni aspettativa, aveva scelto di parlare con lei.
Se Drinky avesse deciso di rivolgere uno sguardo al proprio Caposquadra - anche solo di sfuggita - avrebbe facilmente intravisto l’ombra di un sorriso più che soddisfatto, come se lui e quel Walsh avessero deciso, in comune accordo, di mettere lei su un piedistallo e innalzarla a “Reginetta della serata”.
Le fu comunque concesso del tempo per pensare, nessuno dei due uomini sembrò metterle fretta e nemmeno le altre due colleghe rimaste lì con loro. Tutti rimasero in un silenzio tombale, mentre le urla delle vittime e le voci degli altri soccorritori facevano da sottofondo. Di certo non era il tipo di atmosfera più stimolante che ci fosse, ma - a mano a mano - il cervello della giovane Anser prese ad elaborare le prime e svariate ipotesi. C’era un vasto ventaglio di possibili dinamiche su quanto era avvenuto, ma era anche vero che senza delle domande e relative risposte, ella non avrebbe potuto trovare alcuna veridicità in uno o più dei tanti pensieri che le si erano affacciati nella mente.
Quando - infine - decise di prendere la parola, porgendo a Walsh i primi quesiti che le avrebbero concesso di apprendere alcune informazioni sui fatti avvenuti, Costas annuì soddisfatto ma non fiatò: semplicemente si comportò come uno spettatore, almeno finché quel processo non fosse stato ultimato, ma volle comunque concordare sul fatto che Drinky aveva posto delle giuste domande.

«Quincey!» tuonò Walsh, voltandosi appena verso la zona da cui era lui stesso venuto, cercando con lo sguardo quello che - probabilmente - doveva essere un suo collega Antimago. «Portami qui quei dannati dati!»
Un uomo, un poco più basso rispetto a Walsh e piuttosto corpulento, si avviò a passo svelto ma scomposto verso di loro; a mano a mano che il secondo Antimago prese ad avvicinarsi, reggendo un foglio tra le dita spesse come dei salsicciotti, si poté notare quanto il suo viso gonfio e sbarbato fosse arrossato e sudato, così come la pelata che un tempo aveva ospitato una distesa di capelli. Borbottò qualcosa di incomprensibile, per poi porgere il foglio a Walsh e tornare da dov’era venuto.
L’Antimago dagli occhi eterocromatici tornò a rivolgersi a Drinky, ma non diede alcuno sguardo al foglio che gli era appena stato consegnato: non ancora almeno.
«Quasi tutti gli appartamenti sono stati evacuati, ma abbiamo qualche problema con degli anziani troppo testardi che non vogliono lasciare la loro abitazione per qualche ora. Non capiscono che è per la loro sicurezza. Al momento alcuni Medimaghi stanno cercando di convincerli ad uscire, credono sia per via dello shock.» E il primo quesito venne colmato: Drinky avrebbe potuto facilmente comprendere che probabilmente la situazione non si sarebbe calmata fino a notte fonda. «Abbiamo un ferito piuttosto grave al sesto piano, ma lì se ne stanno occupando sempre dei Medimaghi. Abbiamo un’altra coppia di anziani in cima al palazzo e non vogliono andarsene perché non se la sentono di abbandonare il loro piccolo allevamento di piccioni sul tetto. Infine, abbiamo il secondo e terzo piano da sgomberare. Il terzo però è il più impegnativo: c’è un vecchio Mago, un certo Gregory Thompson, lo stesso che ha chiamato i soccorsi, che sta ospitando provvisoriamente le uniche due persone superstiti dell’incidente.» Sospirò profondamente, dopo aver controllato il nome riportato sul foglio che gli era stato consegnato. «Riguardo all’incantesimo… Ci stiamo ancora lavorando. Quel Quinn è stato difficile da disarmare.» Si portò una mano sul fianco e fissò Drinky direttamente in volto, aspettandosi altre domande dalla ragazza.
Ancora una volta era il turno della Anser.







 
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view post Posted on 22/1/2019, 20:26
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Le sembrava di essere tornata a scuola, durante un’interrogazione di Rune Antiche. Sentiva lo sguardo pesarle addosso e, proprio come allora, la testa le si bloccava dando vita a improbabili improvvisazioni che poco avevano a che fare con l’argomento. Non sapeva più da che lato voltarsi. Tentava di tenere a bada quel sovraccarico di informazioni e di emozioni, provando a processarle in modo più logico possibile. Girò il volto alla ricerca degli occhi di Costas: in quel contesto era il suo punto di riferimento e aveva bisogno di sapere di star agendo correttamente. Lo fissò con sguardo sgranato, finché un sorriso non la tranquillizzò. Si sentiva un po’ come una paperella che segue la madre, incurante di quale sia la meta. Ma adesso, mamma papera le stava beccando in testa per spingerla a nuotare da sola, a scegliere autonomamente la propria direzione. Un po’ prematuro, forse. Era uscita dal guscio da appena poche ore e già doveva decidere in quale sponda del fiume nuotare.
Sobbalzò leggermente quando, alla fine delle proprie domande, Walsh urlò il nome di qualcuno che ci mise poco a comparire. L’aspetto della figura che li raggiunse non contribuiva positivamente ad alleggerire il tutto: era affaticato, sudato. Drinky pensò che, probabilmente, fosse stato da poco all’interno dell’edificio. Magari, era stato lui a trovare i corpi. Magari, alcuni di quei corpi, erano diventati polvere. Magari, aveva trovato qualche pezzo e provato ad identificarli.
*No, no. Basta immaginarti cose. Stai sul qui ed ora.*
Nonostante gli fosse stato dato un foglio, occhi bicromatici non lo calcolò minimante, apprestandosi a rispondere alle sue domande. Mentre lui parlava, la rossa aveva iniziato a immaginarsi le varie situazioni. Il primo colpo allo stomaco, arrivò quando sentì parlare della coppia di anziani che non voleva abbandonare la propria postazione. No, non era una postazione. Era il loro appartamento, la loro casa. Il posto in cui ognuno dovrebbe sentirsi al sicuro che diventa una trappola mortale, da cui poi degli sconosciuti esigono sradicarti. L’istinto le avrebbe urlato di andare da loro, di aiutarli in quanto vittime indifese e fragili. Però, c’erano i medimaghi con loro e, dunque, la necessità di alterare la loro memoria sarebbe potuta passare in secondo piano. L’altro colpo inferto, fu quello del ferito grave, di cui si stavano occupando sempre i medimaghi; anche in questo caso, l’urgenza di agire sulla memoria, giocava un ruolo marginale. Più importante era riuscire a farlo sopravvivere. E poi gli anziani con l’allevamento di piccioni... Quelli, forse, furono il tasto più dolente. Paradossale, perché su di loro non veniva fatto riferimento a ferite o a shock, eppure qualcosa in Drinky si mosse con violenza. Figurarsi nella mente due persone avanti con gli anni, che per amore di animali generalmente disprezzati, non volessero andarsene, la piegò in due. Fragili che si prendono cura di fragili. Ok, aveva deciso. Li avrebbe messi come priorità, si sarebbe offerta di badare lei stessa ai volatili in loro assenza e di aggiornarli costantemente sul loro stato. Ma poteva permetterselo? Usciva completamente da quello che era il suo ruolo e, verosimilmente, non avrebbe dato una mano a nessuno scegliendo quell’opzione. Poi, Walsh disse qualcosa che riuscì a distoglierla dai ratti d’aria e dai loro anziani “genitori”: un mago che stava ospitando due superstiti e che ancora non era stato soccorso.
*Ma io non ero qui solo per cancellare la memoria alla gente?*
Ok, gran calma e una cosa alla volta.
Sospirò, sperando che quella gran calma a cui aveva appena fatto riferimento, riuscisse a prendere possesso di lei. Non l’avrebbe respinta assolutamente, anzi!
Siamo in contatto con questo Thompson? Sappiamo qualcosa sulla sua condizione di salute e sullo stato dei due superstiti?
Avrebbe voluto domandare se qualcuno si fosse messo all’opera per cercare di raggiungerli, se stessero agendo in qualche modo - però, era ovvio che non stessero con le mani in mano. Probabilmente, era per colpa delle macerie che ancora non erano stati tirati fuori, per colpa dell’esplosione stessa. Giusto? Giusto.
Fare quelle domande le aveva lasciato del tempo per pensare, per capire l’ordine di priorità che era giusto fornire, pur consapevole del fatto che stesse andando completamente alla cieca.
Dove si trova adesso il responsabile?

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Il Caos in Terra


Tensione. Intensa e palpabile, Drinky venne scelta come ennesima vittima di quella infima sensazione, un po’ come un agnello sacrificale, anche se in quel caso spettava a lei fermare in tempo la scure, prima che si abbattesse su di lei e ne compromettesse l’equilibrio mentale e fisico. Aveva l’occasione per afferrare saldamente le redini della situazione ed evitare tragici scivoloni. Oppure, poteva arrendersi e lasciare che le sue stesse emozioni la sconfiggessero.
Era adulta, possedeva la maturità e razionalità necessaria per riuscire in qualsiasi cosa volesse per davvero, senza che qualcuno le tenesse la mano. Doveva solo credere di più in se stessa, esattamente come aveva dimostrato nel suo colloquio con Lambs, anche quando si trovava sotto pressione. E se Costas aveva scelto di farsi da parte era solo perché credeva in lei.

A mano a mano la giovane Anser sembrò stilare un piano d’azione mentale, stabilendo quali fossero le priorità primarie e quelle secondarie, grazie alla mente fredda che riuscì a tirare fuori, tra angosce e forti tensioni. Se solo avesse provato ad esprimere a gran voce i propri pensieri al suo Caposquadra, probabilmente avrebbe ottenuto l’ennesimo sorriso soddisfatto, ma prima - forse - sarebbe stato meglio concludere quel ragguaglio con Walsh, entrando in possesso di tutte le informazioni utili che avrebbe potuto agevolare l’intero intervento degli Obliviatori.
Calma e determinata a far maggiore luce sull’intera vicenda, Drinky - ancora una volta - sembrò porre delle domande davvero pertinenti e questo fece sorridere sia Walsh che Costas. I due uomini si osservarono per una manciata di secondi, in silenzio, finché l’Antimago non tornò a fissare il proprio sguardo davvero singolare sulla ragazza.

«Quinn? E’ stato condotto al Ministero per un interrogatorio più approfondito, ma suppongo che prima o poi avremo sue notizie, miss Anser.» Walsh aveva scelto di rispondere prima all’ultima domanda della giovane Strega, concedendole una spiegazione più di circostanza che di dovere. Indipendentemente da qualsiasi tipo di pensiero o ragionamento che Drinky avrebbe potuto sviluppare in quell’arco di tempo che andò a scorrere tra una risposta e l’altra, i nodi sembravano essere destinati a districarsi, in un modo o nell’altro.
La voce di Walsh arrivò come un'improvviso colpo di martello sull'incudine.
«Thompson non ha mai smesso di essere disponibile nell’aiutarci. Era amico del defunto marito della vecchia signora Baxter, perciò suppongo che in questo caso sia l’unica persona che possa garantire alla signora e a sua nipote un certo… sostegno.» Seguì una breve pausa, in cui il respiro profondo e grave di Walsh sembrò anticipare l’arrivo di notizie alquanto delicate da trattare. «Come stanno? E’ proprio questo il punto: non possiamo dirlo con certezza, non si lasciano avvicinare. La signora Baxter passa da attacchi di panico a comportamenti aggressivi verso chiunque tenti di approcciarsi a lei, mentre la bambina è talmente terrorizzata che non vuole uscire dalla vasca da bagno. Hanno visto troppo...» E a quel punto l’Antimago allungò il foglio direttamente a Drinky.
Qualsiasi cosa vi fosse scritto, la priorità assoluta sembrò apparire davanti agli occhi di tutti i presenti: una donna anziana e una bambina avevano bisogno d’aiuto.


Walsh si congedò dopo aver lanciato uno cenno d’intesa verso Costas, lasciando i quattro Obliviatori a discutere tra loro su come occuparsi dei vari casi.
Il Caposquadra, a quel punto, affiancò Drinky e le mise una mano sulla spalla, facendole capire che era stata molto brava in quella parte, ma lo sguardo era grave e serio.
«Che linea d’azione suggeriresti di intraprendere?» Le concesse tempo per pensare, anche se spesso le tempistiche giocavano a loro sfavore. Lui si dimostrò clemente, ma il Fato non volle risparmiarla: il pianto di un bambino giunse nuovamente alle orecchie della Anser, mettendola ancora una volta a dura prova. I nervi della Strega potevano sopportare il peso di un simile fardello o vacillare… per sempre.




Molto bene, le tue domande hanno ottenuto risposte più o meno soddisfacenti. Ora sta a te decidere come procedere.
Ti allego le informazioni riportate sul foglio che ti ha lasciato Walsh.

Quest-Drinky-famiglia-Quinn
Per vedere l'immagine nelle dimensioni reali: click

Per qualsiasi dubbio o informazioni, mi trovi alla consueta casella di posta.

 
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view post Posted on 18/2/2019, 16:24
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Qualcuno si ferma mai a riflettere su quanto un singolo evento, una distrazione, un incidente possa andare a cambiare per sempre il corso degli eventi? Quella mattina, quel Quinn, sapeva che prima della mezzanotte sarebbe stato la causa della distruzione di un palazzo e di vite umane? Magari si era svegliato, aveva fatto colazione leggendo la prima pagina della Gazzetta del Profeta tra un bacio dato alla moglie e un morso dato alla fetta di toast. Si sarebbe stiracchiato sulla sedia, avrebbe guardato fuori dalla finestra e con la mente avrebbe ripercorso la lista delle cose da fare quel giorno. Un giorno come un altro. E dopo si sarebbe diretto dai suoi Crup, per trascorrere la giornata con loro e guadagnare quel che bastava a sostenere la propria famiglia. La moglie l’avrebbe atteso a casa, con la cena pronta. Anzi, magari erano una di quelle famiglie che, una sera a settimana, si concedevano una cena d’asporto. E poi sarebbe rincasato, si sarebbe lavato per togliersi di dosso l’odore acre delle creature e poi... Boom.
Sapeva con che demoni avrebbe dovuto convivere da quel momento in avanti? Perché a volte basta un attimo, pochi millesimi di secondo e la vita si rivoluziona completamente. E se ci si sofferma, sembra assurdo. Ancor più strano era che Drinky desse per assodato che fosse una brava persona, che non avesse minimamente intenzione di essere fautore di tale abominio. Forse, era stato vittima di un raptus. Forse gli stessi Crump che allevava si erano fatti vettori di qualche malattia in grado di compromettere le normali capacità di giudizio. Forse...
Se lo immaginava disperato, mentre lo interrogavano, pervaso da tremori e da tutti i sintomi che lo stato di shock porta con sé. Deglutì in maniera rumorosa per cercare di sciogliere quel fastidiosissimo nodo alla gola.
Chi è fatalista potrà pensare che è così che doveva andare, dando la colpa ad un non meglio specificato “destino” o “volere superiore”. Però, quando si è protagonisti di vicende simili, quando si vede la propria quotidianità irrimediabilmente compromessa, consapevoli che mai nulla sarà come prima, verso chi si può urlare il proprio dolore? Chi risana l’ingiustizia subita?
Cercò di articolare una risposta esaustiva ma quel blocco nell’epigloditte le rendeva arduo pronunciare qualsiasi cosa superasse le tre sillabe, dunque, dinanzi la spiegazione di dove si trovasse Quinn al momento, si limitò ad un:
Ok.
Ascoltò Walsh rispondere alle sue domande e, per quanto non le fosse chiaro chi fosse tale “Signora Baxter”, cominciò ad immaginarsi un’anziana disperata e una ragazzina messa in posizione fetale dentro una vasca da bagno vuota, con evidenti danni dovuti all’esplosione. Nonostante le immagini si limitassero ad essere una produzione del proprio cervello, sapeva che, con dettagli differenti, rispecchiavano la realtà. I suoi occhi scorrevano avanti e indietro lungo le righe del foglio che le era appena stato consegnato, mentre lo stesso Walsh le chiedeva di prendere una decisione e suggerire cosa fare.
Le ci volle più di una manciata di secondi per capire i vari gradi di parentela e farsi un quadro generale della situazione.
Quinn aveva ammazzato sua moglie e suo figlio. Non persone a caso. Sua moglie e suo figlio. E adesso lì in mezzo c’era una bambina che aveva dovuto assistere a tutto ciò, aveva dovuto vedere la vita di sua madre e di suo fratello spezzarsi e, probabilmente, anche la sua si era spezzata. O, magari, non li aveva visti. Magari nemmeno sapeva della sorte dei suoi parenti. Ma era impossibile determinarlo senza averci un contatto, senza poterci parlare. E se la ragazzina si trovava probabilmente in un stato di totale dissociazione dalla realtà, meccanismo della propria mente attuato per proteggerla, non si poteva dire lo stesso della signora Baxter.
*Ma perché devono accadere queste cose? Perché?*
Più cercava in se stessa delle spiegazioni plausibili, più ogni pensiero si confondeva con quello successivo portandola a rimanere immobile e tentennante.
“Il compito primario del nostro ufficio è quello di preservare lo statuto di segretezza magico.”
Le parole di Lambs le risuonavano nei timpani in maniera martellante e si ricordava di come avesse sbagliato una risposta proprio perché vittima del suo stesso istinto. Ma la stessa voce venne sostituita da un suono immaginario di una vecchia, preda al panico, che urlava e dal silenzio di una bambina con gli occhi vitrei la cui infanzia avrebbe perso gran parte della propria leggerezza. E lì non c’era segretezza che tenesse - per quanto provasse a razionalizzare, non tollerava quel dolore.
Io suggerisco di andare da loro, subito.
Esclamò con tono deciso, un tono che sembrava quasi non appartenerle. Un tono che voleva camuffare i tremori che le percorrevano il corpo, smascherati dai movimenti ritmici del foglio che riporse all’antimago.
Troviamo l’anziana e la bambina, devo vederle di persona.

Punti Salute: 167

Punti Corpo: 115

Punti Mana: 115

Esperienza: 25

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Inventario: bacchetta in legno di alloro, corda di cuore di drago, polvere di rubino, 13 pollici, flessibile


 
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view post Posted on 1/3/2019, 15:23
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Il Fato

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Atto I
Il Caos in Terra


Quale era la verità alle domande che si affollavano nella mente della Strega? Quale poteva essere il reale movente che aveva spinto un marito e padre a togliere la vita ai propri cari?
La Anser provò a spremere le meningi e a darsi delle risposte da sola, tra ipotesi e scenari più disparati, confidando nei residui di umanità del signor Quinn nel provare sconforto e pentimento una volta resosi conto dell’atto compiuto. Purtroppo, però, la giovane donna non avrebbe trovato fondatezza o meno in quei suoi pensieri, non finché i dettagli dei fatti non fossero emersi. Poteva quindi sperare nella giustizia per quelle due vite spezzate e per le altre due rimaste brutalmente sconvolte? E lei poteva almeno garantire un po’ di sollievo per quella povera bambina e la propria nonna?

Andreas Costas rimase visibilmente colpito dal tono deciso di Drinky, come se vi avesse intravisto un senso d’urgenza e priorità, ma che comunque l’aveva indotta a stabilire una linea d’azione valida e corretta. L’anziana e la bambina avevano quindi la precedenza, almeno per la giovane e novella Obliviatrice; il resto delle persone rimaste all’interno dell’edificio sarebbero toccate ai restanti membri della squadra, mentre Costas avrebbe seguito Drinky come un’ombra silente, deciso più che mai nel vederla gestire con mano propria quella spinosa e delicata situazione.
L’uomo annuì con aria grave.
«Era proprio questo che volevo sentirti dire. Sei riuscita a stabilire quali tra le persone presenti nell’edificio siano le più urgenti da aiutare.» Seguì una breve pausa, per poi indossare a pieno le vesti di un mentore che voleva solo il meglio per il proprio allievo. «Ognuno merita aiuto, anche se spesso ci sono persone che richiedono un intervento più tempestivo rispetto ad altre. Quello che sto cercando di dirti, Anser, è che non devi perdere il tuo buon senso, né l’umanità che ti ha indotta a scegliere questo lavoro. Cerca, però, di non lasciarti sopraffare da quest’ultimo aspetto: a volte basta un eccesso per compromettere il tuo stesso equilibrio e tutto il resto.» Una volta impartito quell’insegnamento, nella speranza di fortificare maggiormente Drinky e preparandola al prossimo scenario, Costas diede delle rapide indicazioni a Maeko e Candy; le due donne si dimostrarono ricettive e non persero ulteriore tempo, scattando verso l’ingresso dell’edificio fianco a fianco, fino a scomparire dalla visuale della rossa.
Poi fu il turno della stessa Drinky e Costas: ella reggeva ancora in mano il foglio che Walsh le aveva generosamente lasciato, mentre l'uomo sembrò estrarre un piccolo taccuino con una piuma Autoscrivente. Un piccolo cenno del Caposquadra ed entrambi si diressero verso il palazzo, facendosi largo tra le persone che ne ostruivano l’ingresso tra un via e vai generale.

Il terzo piano si presentò deserto al loro arrivo. L’impianto elettrico Babbano non funzionava egregiamente, tant’è che le luci che davano sui corridoi e alle rampe di scale andavano ad intermittenza, mentre gli ascensori erano stati bloccati con degli incantesimi per la sicurezza di tutti. Quell’atmosfera conferiva un’aria sinistra all’intero palazzo, specialmente quando, a intervalli, la quiete veniva spezzata dalle urla acute di una donna.
Sei appartamenti risiedevano in quella parte di edificio e più avanzavano lungo il corridoio, più Drinky avrebbe potuto stabilire che la fonte di tali urla provenivano dall’ultimo alla propria sinistra. La porta era spalancata - probabilmente per permettere agli Animago e Medimaghi di fluire in maniera più spedita -, mentre sul campanello posto accanto all’ingresso vi era indicato il nome del residente: “Gregory Thompson”.





Il foglio che ti ha lasciato Walsh resta nelle tue mani; pertanto poi aggiungerlo nel tuo attuale equipaggiamento.

Per qualsiasi dubbio mi trovi per mp.

 
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