The sound of Jazz, Per Wolf.

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view post Posted on 10/12/2018, 20:07
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss




Aveva sentito parlare di un Festival che si sarebbe tenuto a Londra. I Babbani lo chiamavano Jazz Festival e pareva proprio che ci sarebbe stata della musica. Tanta musica. Aiden non aveva ascoltato molto quel tipo di genere musicale, però era curioso e desideroso di staccare un po’ la spina da quelli che erano i propri turbamenti e gli innumerevoli doveri legati al proprio lavoro.
L’Auror, perciò, decise che sarebbe andato a svagarsi qualche ora tra musica e birra, incurante della prevalente presenza dei Babbani; non aveva mai avuto problemi a muoversi tra loro, né a disdegnare alcuni aspetti del loro stile di vita. L’uso della magia non sarebbe stato fondamentale, a meno che la situazione non l’avrebbe richiesto, ma sperò - ovviamente - che tutto rimanesse nella norma. Non era forse anche quello un modo per staccare la spina e prendersi un momento solo per sé? Aveva davvero bisogno di sentirsi come un uomo qualunque e non come Aiden l’Auror o non avrebbe mai avuto un attimo di pace; una pace che desiderava con tutto sé stesso da tantissimo tempo e che ora - lo sapeva - sentiva di meritarsi, o comunque per qualche ora.
Appena uscito dal Ministero, l’Auror si tirò sulla testa il cappuccio della felpa che sporgeva da fuori la giacca, per poi dirigersi a piedi verso Camden Town, nonché luogo in cui si sarebbe tenuto il Jazz Festival. Tastò il proprio portafoglio all’interno della giacca, consapevole di aver tutte le sterline necessarie per godersi a pieno quella serata mondana: ovvero bevendo a più non posso.
Estrasse una sigaretta dalla scatolina di latta che aveva sempre con sé e quando la accese, l’aroma del tabacco gli riempì bocca e narici. Per quanto fumasse, Aiden non poteva farne a meno, lo aiutava a sentire di meno la solitudine che lo seguiva e avvolgeva come una coperta ad ogni passo che compiva ogni giorni; era opprimente e faceva male, ma tutti quei vizi che aveva scelto di abbracciare nel corso degli anni si erano rivelati l’unico balsamo che lo aiutavano a non pensare, a non sentirsi più solo di quanto già realmente fosse.
Per quanto la metro gli scombussolasse l’orientamento, Aiden si convinse a prendere quel mezzo di trasporto Babbano o a Camden ci sarebbe arrivato dopo ore e ore di continuo scarpinare e non sarebbe stato il caso sprecare del tempo, dato che prima o poi il Festival avrebbe chiuso i battenti; prima arrivava e più poteva godersi la musica e la birra.

«Ehi ragazzo! Ti andrebbe di acquistare il nostro CD?» Un ragazzo di colore, con una tromba appesa lungo al fianco, cercò di attirare la sua attenzione dopo neanche cinque minuti dal suo arrivo sul posto.
Aiden si ritrovò leggermente spaesato, ma tentò di abbozzare un sorriso quasi subito e si avvicinò con fare curioso, staccandosi la sigaretta dalle labbra. «E’ possibile ascoltare un brano?»
«Oh sì, certo. Ecco a te.» E allungò una specie di tappi con il filo al fulvo, il quale ebbe una rapida illuminazione di cosa dovesse farci e se li sistemò nelle orecchie. Ascoltò il brano con interesse e ad un certo punto si mise ad ondeggiare appena seguendo il ritmo, facendo ridacchiare il ragazzo con la tromba. «Che ne pensi?» domandò dopo che Aiden restituì gli auricolari.
«Ha un bel ritmo. E’ la tua band? Da dove venite?»
«Sì, esatto. Abbiamo iniziato due anni fa. Siamo di New Orleans.»
L’accento aveva senza dubbio aiutato Aiden a capire che non erano inglesi, ma che fossero di qualche altro Paese, probabilmente Americani e infatti aveva avuto un buon intuito. Quando però sentì il nome della città, si trattenne dal andarsene di corsa: Daphne era nativa di quella città e ciò lo riportò a pensare a lei e a soffrire inevitabilmente. Si schiarì la voce, impassibile e composto, indeciso sul da farsi; si era mostrato interessato e il brano gli era piaciuto, però non riusciva a tollerare che vi fossero collegamenti con Daphne, perciò era per lo più deciso ad andarsene a mani vuote, per quanto gli dispiacesse rischiare di offendere il ragazzo. «Beh, io avrei prima intenzione di farmi un giretto e bere qualcosa. Se non chiudete la bancarella prima della fine dell’evento, ripasso al ritorno.»
«Chiudiamo a mezzanotte. Vai tranquillo, amico! A dopo!»
«Sì, a dopo...» mentì con un sorriso raggiante. Si allontanò con tutta la calma del mondo, non volendo apparire smanioso di defilarsi e non tornare più. Poi andò alla ricerca della birra. Sì, aveva decisamente bisogno di tanta birra.

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E' possibile avere il titolo con questo colore #fff68f? :flower:



Edited by Wolfgang Bogdanow - 19/12/2018, 13:31
 
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view post Posted on 19/12/2018, 14:59
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Un volantino.

Un semplice volantino avrebbe salvato la sua serata - o quanto meno lo avrebbe tenuto lontano da casa il più a lungo possibile e gli avrebbe dato la possibilità di ascoltare buona musica: non sapeva quando esattamente avesse iniziato ad ascoltare Jazz ma una sera, quasi per sbaglio, la sua playlist di Spotify era capitata su Gene Ammons e all'improvviso era tutto ciò che ascoltava da quando era tornato a Londra. Un Jazz Festival nel centro della capitale inglese gli avrebbe dato l'occasione di ampliare la sua conoscenza di quel genere musicale in grado di rilassarlo come solo pochi vizi erano in grado di fare - dei, magari, avrebbe provato a impararlo anche lui: quanto poteva essere difficile passare una serata tranquilla tra i Babbani senza sentire nostalgia di Hogwarts e della magia?

Camden Town non era poi così distante da casa sua - anche se il suo quartiere non era neppure lontanamente divertente quanto Camden - ma la pigrizia era sempre stato il suo più grande peccato, quello cui era più affezionato: senza fretta scese le scale diretto alla rete metropolitana, deciso a non percorrere a piedi i pochi chilometri che lo separavano dal luogo in cui si sarebbe tenuto il festival. Auricolari nelle orecchie, per non sentire il rumore dei treni incapaci di rallentare prima di fermarsi, non sapeva realmente cosa aspettarsi da quella serata - nonostante quello che si era prospettato solo pochi minuti fa - ma una volta uscito dalla metro, Wolf spense la propria riproduzione musicale facendosi assordire da un misto di musica, suoni e rumori contrastanti: era arrivato.

Accendendosi una sigaretta, si chiese vagamente se la scorsa estate avesse dovuto impegnarsi maggiormente a cercare un documento falso - chissà se esisteva un incantesimo adatto, tornato ad Hogwarts avrebbe dovuto informarsi meglio - ma sperava che non gli facessero storie e gli servissero un paio di birre senza eccessivi e inutili drammi. Sentendosi chiamare, fece per rispondere al ragazzo di colore che pensava l'avesse interpellato, ma pareva aver peccato di superbia quella sera perché il vero destinatario di quell'invito - pessima strategia di vendita, comunque - pareva essere un ragazzo di una decina di anni più grande di lui: stava per proseguire nella sua strada, con la speranza di trovare un sound di suo gradimento, quando l'esitazione del ragazzo nel comprare il cd - lo comprendeva, neppure lui avrebbe speso un soldo per qualcuno evidentemente incapace di riconoscere che frasi come "ritorno dopo" nascondevano ipocritamente un rifiuto - lo spinse a seguirlo, per approcciarlo una volta allontanatosi a sufficienza dalla band.

Sei stato crudele, sai? - mormorò, gettando il mozzicone della sigaretta a terra, per poi spegnerlo con il tacco della scarpa - A illudere in quel modo quel ragazzo, intendo.
Cosa lo spingesse a provocare in quel modo completi sconosciuti era al di là della sua stessa capacità di comprensione, ma doveva ammettere che viveva per situazioni simili - situazioni potenzialmente pericolose, che avrebbero potuto concludersi con il suo bel faccino rovinato a causa di un cazzotto ben piazzato: ne era consapevole e al tempo stesso era incapace di porre un freno ai suoi stessi istinti. Non sarebbe stato più soddisfacente ammettere che proprio non ti piacevano?

 
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view post Posted on 23/12/2018, 20:54
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Aiden Weiss




Il Fato sembrò in disaccordo con la mosse del fulvo, come a voler sottolineare che non era nella sua indole una simile mossa; eppure Aiden non aveva potuto farne a meno, smanioso di trovare una via di fuga da quel passato a lui così scomodo e ancora parecchio doloroso. Infatti, non ci volle poi così tanto affinché venisse punito, che una voce poco distante da lui attirò la sua attenzione.
L’Auror si fermò e si voltò quel tanto per scrutare il ragazzo che aveva parlato. Slanciato e atletico, il giovane aveva una voce curiosa, come se l’avesse già udita altrove. Studiò quel volto dai lineamenti che il tempo stava facendo maturare, definendoli sempre di più in quelli di un giovanotto che andava ad affacciarsi alla vita adulta. Gli occhi di ghiaccio erano magnetici e Aiden aveva sempre trovato interessanti quelle tonalità rare negli occhi delle persone, un po’ come il suoi dato che il blu scuro era veramente una rarità; i capelli, invece, erano tendenti all'ocra, ma la luce forte ed intensa dei fari della festa, lasciarono intravedere dei riflessi dorati.
Alzò un sopracciglio, celando l'indignazione dietro una maschera di pura impassibilità. «Vero.» mormorò, tranquillo. «E la cosa non mi ha dato affatto piacere. Ti conosco per caso?» chiese infine. L’idea di averlo già visto, udito quella voce più che altro, prese ad assillarlo con insistenza come se un tarlo gli fosse entrato a tradimento nell’orecchio. «La tua voce mi dice qualcosa… Sì...»
Si grattò il mento barbuto e poi cercò le sigarette nelle tasche dei jeans, a dispetto del ragazzo che aveva spento la sua. «In realtà, ragazzo, la musica mi piaceva. Solo che non vedo alcun motivo per cui dovrei spiegarti cosa mi ha spinto a mentire piuttosto che rifiutare schiettamente.» Una smorfia amara solcò le sue labbra sottili mentre si portò una sigaretta alle labbra e poi la accese con il suo clipper sormontato dai panda. «Un giro di birra, ragazzo, e forse potrei essere dell’umore giusto per parlarne. Che ne dici? Bere da solo è noioso….» propose. Certo, non era assolutamente sicuro che avrebbe confessato il motivo, però almeno avrebbe avuto compagnia e a lui non importava se era giovane per bere, non per delle comune birra. Lui aveva iniziato a quattordici anni, soffiando il Whiskey a suo nonno; perciò se il giovane sconosciuto avesse chiesto una birra gliel’avrebbe offerta senza troppe storie.

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