Weiss ascoltò tutto in remoto silenzio, senza emettere il benché minimo rumore, chiudendosi in se stesso per esaminare ogni parola pronunciata dal Giapponese. Avrebbe certamente voluto dichiarare che era un semplice Auror e che pertanto non gli era concesso muoversi in autonomia, né tanto meno tenere per sé determinate informazioni. E poi era leale a Rhaegar, non avrebbe mai osato agire alle sue spalle o tradirne la fiducia, perciò avrebbe riferito qualsiasi cosa fosse stato ritenuto allarmante per quanto riguardava il benessere del Paese o di Camille.
Issho, però, aveva ragione sul fatto che il dubbio non avrebbe fatto altro che generare il Caos e che molte situazioni erano state prese troppo superficialmente o date per scontate; proprio per questo Aiden doveva tenere occhi e orecchie aperti, aggiornando il Capo Auror su quanto veniva a conoscenza. Non era quindi solo il dubbio a generare il Caos, ma anche l’ignoranza e tutto ciò lo tenne appositamente per sé.
E poi sopraggiunse un nome, un’identità a lui che era nota grazie all’incontro ravvicinato con l’ex Serpeverde. Rowena Abyss, poco più grande di lui, era una Strega abile e caparbia come poche, una giocatrice assennata e piena di risorse, una donna che sapeva esattamente cosa voleva. Da un lato Aiden ammirava l’indole forte e decisa di Rowena, ma dall’altro percepiva una strana suggestione, una sorta di timore verso quel potere seducente che la donna era in grado di controllare e sprigionare a proprio piacimento. E cosa le impediva di sfruttare quella sua dote a proprio vantaggio? Assolutamente nulla e lui aveva davvero rischiato di cadere nelle sue grinfie, sebbene fosse stato sempre animato da un obiettivo ben preciso e l’avesse voluto di sua spontanea volontà. Aveva provato a giocare con lei, a tenerla in pugno, ma la donna gli era sfuggita di mano come quando si tentava di afferrare il fumo.
Le parole di Fuji-Tora parvero, in parte, avvalorare quanto già lui sapeva e pensava: Rowena Abyss era una Strega da cui era meglio riguardarsi.
«
Suppongo che questo pensiero non sia stato solamente sviluppato da quanto accaduto alla raccolta firme.» Aiden alzò un sopracciglio e si passò la mano sulla barba con aria perplessa. Cosa aveva indotto Issho a pensare che Rowena non potesse rientrare nella categoria delle brave persone? Aveva appena confessato di aver scambiato qualche parola con la donna, ma l’Auror non aveva idea se riguarda sempre l’assetto politico o ben altri contesti; dopotutto non era l’orientamento politico a decretare se una persona era perbene oppure no. «
Cosa la spinge a pensarla così su questa Abyss?» Tranquillo, l’Auror si portò la pinta di birra alle labbra e la finì in poche sorsate, per poi passarsi la mano sulla barba umidiccia.
Altri nomi vennero fuori dalla bocca del Giapponese, come una valanga improvvisa. Il nome di Maurizio lo fece sorridere flebilmente, specialmente quando venne descritto come un barbaro. Era uno dei pochi amici che aveva e che sapeva apprezzare, per quanto Maurizio avesse un modo tutto suo di vedere e vivere le esperienze della vita, tanto dal non aver ricevuto il benvenuto al Quartier Generale Auror ma mandato tra gli Antimago. Aiden si era sempre augurato che con il tempo Maurizio potesse cambiare registro e sposare in maniera appropriata la filosofia degli Auror; questo perché, fin dal tempo del loro colloquio, nonché periodo in cui si erano conosciuti, aveva sempre desiderato lavorare con l’Italiano al suo fianco. Aiden considerava Maurizio come una sorta di fratello a distanza.
Poi arrivò il nome di Mireen, la ragazza che in quel pub Babbano, nel loro primissimo incontro, lo aveva baciato da ubriaca e poi era scappata a gambe levate. In seguito l’aveva rivista ai Tre Manici di Scopa e avevano ricominciato da capo nonostante quel bacio. Si era rivelata anche lei una vecchia adepto di Grifondoro e Aiden dovette ammettere che era una brava ragazza nonostante si fosse rivelata un po’ eccentrica e chiacchierona, ma comunque emotiva e molto legata alle tradizioni della propria terra.
Nessuno di loro però aveva presenziato alla raccolta firme quel giorno, perciò non mostrò molto interesse, tranne per un nome che venne in seguito: Remar. Vath Remar c’era stato eccome e se Issho era a conoscenza delle ideologie dell’ex Serpeverde, allora gli interessava altroché! Non si fidava, per questo voleva saperne di più, informarsi su cose di cui lui era totalmente all’oscuro. Cosa spingeva Vath a seguire il movimento di Rowena contro Camille? L’ambizione? Un fine che riteneva giusto? L’ingenuità? Questo non poteva saperlo e solo Issho, in quel momento, era l’unico in grado di fornirgli possibili risposte oppure ulteriori dubbi.
Issho ha ragione: la conoscenza è potere. pensò. E il Giapponese lavorava nello stesso livello di Vath, quindi lo rendeva una fonte di informazioni davvero preziosa, ammesso e concesso che i rapporti tra i due colleghi fossero buoni e rosei.
«
Remar? Un suo collega o mi sbaglio?» domandò, picchiettando le dita sul legno del tavolo. «
Le ha mai detto nulla in proposito?»
La domanda finale di Issho lo fece sorridere. Era divertito da quell’uomo, in senso positivo ovviamente, trovandolo addirittura stimolante. «
Io?» Trasse un lungo sospiro prima di proferir parola. «
Di me si può dire tanto e poco. Qualsiasi opinione la gente si faccia su di me è sia giusta che sbagliata, ma a me poco importa. L’unica cosa certa su di me? Che sono il fuoco che arde contro il freddo e lo scudo che difende il regno degli uomini. Populus Defensor...»
▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese