Sarebbe stato impossibile avere sufficiente tempo per spiegare al Giapponese come e su quali concetti la famiglia Weiss viveva da ormai diversi secoli. Tutto su basava su delle tradizioni ed ideologie che risalivano ai tempi antichi, ancora forti e salde, e che avevano reso i Weiss una di quelle famiglie che portavano avanti la medesima carriera lavorativa da moltissime generazioni. L’educazione dei figli, dunque, seguiva quella stessa corrente e ma ogni genitore aveva un proprio carattere e capacità di trasmissione differente: suo padre, infatti, era sempre stato diverso da Regan e non ne possedeva di certo la stessa severità - cosa che invece aveva sua madre -, ma aveva palesato un diverso tipo di autorità e modo di rapportarsi con i figli.
Issho, dal canto suo, non aveva detto una cosa poi così sbagliata: Regan era sempre stato molto fiero di suo figlio Charles, così come Charles lo era stato di Aiden. Ognuno era stato un figlio che non aveva deluso le aspettative del padre, tanto meno le tradizioni, e al tempo stesso si era rivelato anche un buon padre. Aiden, invece, non aveva modo di dimostrare le sue doti paterne poiché non aveva figli e - probabilmente - non ne avrebbe mai avuti: dopo Aiden non ci sarebbe più stato nessun Weiss al Quartier Generale Auror e la tradizione, di conseguenza, sarebbe morta con lui.
«
Era l’orgoglio di suo padre e io ero il suo. Fintanto che gli insegnamenti sulla quale la famiglia Weiss si erge sono forti e saldi, oltre che rispettati in tal senso, prosperiamo.» dichiarò in tono fermo e sicuro. Ma quanto sarebbe durata quella prosperità? Quanto ci avrebbero messo quelle colonne, sulla quale la famiglia si ergeva e rimaneva in perfetto equilibrio, a collassare al minimo passo falso?
La conversazione, per fortuna, volse verso argomentazioni meno spinose - per come la vedeva il fulvo - e non poté che accennare un piccolo sorriso divertito, forse un tantino furbesco, quando vennero tirate in ballo le vecchie rivalità tra Grifondoro e Serpeverde. Era rimasto affascinato dall’osservazione di Issho, non si era aspettato un simile commento da parte sua, ma si ritrovò ad apprezzare le nozioni sul reciproco rispetto, cosa assai fondamentale in Giappone. Quella sua espressione però durò pocchissimo, finché non tornò ad essere serio ed annuire con aria grave. «
Quando si è dei ragazzini immaturi e smaniosi di rivalità, il rispetto viene posto sul filo del rasoio. Ma onestamente parlando, detto tra me e voi, quanto c’era tra me e Vath è stato bellamente abbandonato tra quelle quattro mura scolastiche. Questo, almeno, da parte mia e ho già avuto modo di scambiare qualche parole con lui in un locale non così diverso da questo, in effetti.» Indicò con noncuranza l’ambiente che gli circondava, per poi alzare appena le spalle. Non nutriva risentimenti verso Vath, giusto qualche sospetto per via degli avvenimenti alla raccolta firme e quanto lo stesso Issho gli aveva detto a riguardo, ma non disprezzava l’ex Serpeverde. Non aveva idea di quanto fosse cambiato nel tempo, se la vita coniugale e la paternità avessero influenzato in maniera positiva il Ministeriale, ma quantomeno gli doveva il beneficio del dubbio. Lui stesso era cambiato, perciò forse anche Vath aveva deciso di smussare alcuni aspetti del proprio carattere, lasciandosi alle spalle i vecchi dissapori tra Casate: dopotutto non erano più dei ragazzini. «
Ma tutto questo appartiene al passato. Ora, come dice lei, bisogna votarsi al rispetto reciproco.»
Ascoltò con crescente interesse la spiegazione di Issho sui colori di Mahoutokoro e rimase come scandalizzato sul significato del bianco. Lo sguardo incredulo e perplesso palesarono i pensieri dell’Auror in maniera piuttosto cristallina: com’era possibile che fosse il Male? «
Perché?» Una domanda diretta e semplice, senza troppi giri di parole. Il Giappone era un Paese affascinante, con i suoi valori e tradizioni, ma era anche strano e complesso sotto certi aspetti: quello di coniare il bianco al crimine, al peccato, rientrava nella categoria delle cose insolite.
«
In realtà, una cosa ci sarebbe prima di tenere fede alla mia parola. Confido che avremo modo di parlare ancora in futuro, magari dandoci una mano a vicenda, qualora vi fosse la necessità.» Parlò ponderando bene ogni parola, serio e deciso come non mai, staccando la sigaretta dalle labbra. Issho si era rivelato un’ottima fonte di informazioni, oltre ad avere una mente piuttosto elastica e vasta su determinate argomentazioni, non poteva quindi permettere che cadesse nel mirino di qualcuno che la pensasse in maniera del tutto opposta alla sua.
Non tutti sono buoni, non tutti rispettano le leggi, non tutti si fanno scrupoli nell'adottare la violenza pur di prevalere. si disse. Fu alla base di tale pensiero che arrivò a capire quanto fosse rischioso sfruttare Issho come ricettacolo di informazioni e che quindi andava sorvegliato, per la sua stessa sicurezza che per quella degli altri. Ma che scelta aveva dopotutto? Se quanto gli aveva detto in quel lasso di tempo era vero, allora Rhaegar andava avvertito, perché nulla andava trattato con superficialità e scontatezza e Wilde era l’unico ad avere l'ultima parola.
«
Nessuno deve sapere di questo incontro. Per come la vedo io: noi non ci siamo mai visti o parlati. Tutto ciò che sappiamo l’uno dell’altro, comprese le nostre identità e lavori, non dovranno essere oggetto di conversazione. Sarebbe saggio tenere certe questioni nell’ombra, signor Fuji-Tora, e trattarle con un certo riguardo in presenza di altri. Anonimato reciproco, le sta bene?»
Osservò l’uomo rigirarsi la sigaretta tra le dita, mentre lui si portò la propria alla bocca e diede un tiro, per poi tornare a fissare Issho negli occhi con decisione: Aiden Weiss non accettava un no.
▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese