The meeting, Privata. Issho.

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view post Posted on 6/3/2019, 14:59
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isshonome
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Un nuovo pezzo andava a sommarsi al puzzle che era quell'individuo. Un animo forgiato su determinati episodi della vita passata, come tutti del resto, dove il padre era quell'unico eroe visto, osservato, ammirato, preso a modello. Non c'era dispiacere emotivo in lui, nel senso che non mostrava dannazione e turbamento, doveva esser accaduto diverso tempo prima e oramai era maturato e esperto in quel senso; certo, la parola ``padre`` quasi sussurrata, in netto contrasto con la freddezza e maschera da duro e virile uomo, ne aveva gia' tirato i tratti tipici dello stesso eroe discusso fino ad'ora. Ascolto' con sguardo interessato anche il proseguire del discorso del rosso, che menzionava adesso le parole del nonno, altra parafrasi della vita e suoi schieramenti in bene e male, cosi' come sorriso anche alla battuta dell'investigazione da intendersi come gossip e breve sintesi della sua vita, sempre molto trattata con le pinze, con la paura probabile di schierarsi troppo in pensieri e parole....gia' la questione del padre era riuscito a tirargliela fuori e forse non sarebbe stato predetto dall'uomo che tanta cripticita' vantava. Sai ragazzo, e' quando si e' bravi figli che si diventa bravi padri. Son sicuro che il tuo eroe e' stato un ottimo modello in tal senso. Sorrise, quasi per mostrare empatia con un possibile triste passato del ragazzo. Era chiaramente propenso al bene e quindi il padre non poteva esser altrimenti, quasi come se entrambi gli individui si fossero formati a livello teorico con le esperienze condivise di uno e dell'altro, arrivando a definirsi ideologicamente buoni e bravi. Aaaaa, Grifondoro. Comincio a capire alcuni comportamenti fra te e mr. Remar. A tal proposito, credo che una sana e matura discussione fra voi possa portare un po piu' di calma e collaborativa soluzione. Ricordo' brevemente il primo incontro finito lestamente con la venuta pronosticata di Vath nel suo ufficio. Sisi, ho letto qualcosa sulle casate. Questi asti, questi odi, mi rattristano un pochino, complice il fatto che nella mia scuola si era tutti una famiglia, come tutto il Giappone quasi impone, basata sul rispetto a aiuto reciproco. Penso' in pochissime immagini alla vita da studente di almeno 53 anni prima. Beh si, le tuniche son il tratto distinguibile alla Mahoutokoro. Andiamo dai classici rosa iniziali, fino al dorato e platino per le vette. Ma poco importava alla fine....non si dipende dai colori, ma dalla tecnica per sfruttarli. C'e' molta filosofia nei colori della Mahoutokoro, un vero e proprio insegnamento che comprendi solo vivendo quella scuola e scoprendola fino al tuo ultimo anno accademico. Sorrise brevemente, come ripensando al suo ultimo anno e alla sua scoperta dietro le toghe e che da esprimere era troppo complesso. Il bianco...ti diro' solo questo; il bianco, per paradosso, e' il male. Il bianco e' peccato....il bianco e' crimine. Sentenzio' serioso, il che era anche particolare nello stile del giapponese che fra i tanti colori che indossava, il bianco era principale nel suo giaccone; furono i Kanji di giustizia a purificarlo e battezzarlo, cosi' come per imporre allo stato sociale che la giustizia avrebbe redento e annichilito il crimine. La scritta nera legale sullo sfondo bianco criminale. Bene Mr. Aka.... abbiamo dell'altro con cui intrattenerci? Non credo che la storia personale sia nelle sue corde e tanto meno ritengo che abbia dell'altro da poterle rivelare su comportamenti ministeriali. Possiamo parlare di qualcosa che la turba, se ce l'ha, o ha qualcos'altro da chiedermi? Veda lei....sono a sua disposizione, credo che oggi non rientrero' a lavoro.. In tutto quel fare e dire, all'inizio di quell'ultima discussione a tema, aveva accolto la sigaretta che il rosso aveva proposto, senza tuttavia accenderla ma rigirandosela fra le dita della mano destra. Fumava? Una volta e per brevissimo tempo...quello della giovinezza. Allora cosa voleva fare adesso? Un mistero sarebbe rimasto per il momento.

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Edited by danygel94 - 12/3/2019, 22:25
 
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view post Posted on 18/3/2019, 14:47
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Aiden Weiss




Sarebbe stato impossibile avere sufficiente tempo per spiegare al Giapponese come e su quali concetti la famiglia Weiss viveva da ormai diversi secoli. Tutto su basava su delle tradizioni ed ideologie che risalivano ai tempi antichi, ancora forti e salde, e che avevano reso i Weiss una di quelle famiglie che portavano avanti la medesima carriera lavorativa da moltissime generazioni. L’educazione dei figli, dunque, seguiva quella stessa corrente e ma ogni genitore aveva un proprio carattere e capacità di trasmissione differente: suo padre, infatti, era sempre stato diverso da Regan e non ne possedeva di certo la stessa severità - cosa che invece aveva sua madre -, ma aveva palesato un diverso tipo di autorità e modo di rapportarsi con i figli.
Issho, dal canto suo, non aveva detto una cosa poi così sbagliata: Regan era sempre stato molto fiero di suo figlio Charles, così come Charles lo era stato di Aiden. Ognuno era stato un figlio che non aveva deluso le aspettative del padre, tanto meno le tradizioni, e al tempo stesso si era rivelato anche un buon padre. Aiden, invece, non aveva modo di dimostrare le sue doti paterne poiché non aveva figli e - probabilmente - non ne avrebbe mai avuti: dopo Aiden non ci sarebbe più stato nessun Weiss al Quartier Generale Auror e la tradizione, di conseguenza, sarebbe morta con lui.
«Era l’orgoglio di suo padre e io ero il suo. Fintanto che gli insegnamenti sulla quale la famiglia Weiss si erge sono forti e saldi, oltre che rispettati in tal senso, prosperiamo.» dichiarò in tono fermo e sicuro. Ma quanto sarebbe durata quella prosperità? Quanto ci avrebbero messo quelle colonne, sulla quale la famiglia si ergeva e rimaneva in perfetto equilibrio, a collassare al minimo passo falso?
La conversazione, per fortuna, volse verso argomentazioni meno spinose - per come la vedeva il fulvo - e non poté che accennare un piccolo sorriso divertito, forse un tantino furbesco, quando vennero tirate in ballo le vecchie rivalità tra Grifondoro e Serpeverde. Era rimasto affascinato dall’osservazione di Issho, non si era aspettato un simile commento da parte sua, ma si ritrovò ad apprezzare le nozioni sul reciproco rispetto, cosa assai fondamentale in Giappone. Quella sua espressione però durò pocchissimo, finché non tornò ad essere serio ed annuire con aria grave. «Quando si è dei ragazzini immaturi e smaniosi di rivalità, il rispetto viene posto sul filo del rasoio. Ma onestamente parlando, detto tra me e voi, quanto c’era tra me e Vath è stato bellamente abbandonato tra quelle quattro mura scolastiche. Questo, almeno, da parte mia e ho già avuto modo di scambiare qualche parole con lui in un locale non così diverso da questo, in effetti.» Indicò con noncuranza l’ambiente che gli circondava, per poi alzare appena le spalle. Non nutriva risentimenti verso Vath, giusto qualche sospetto per via degli avvenimenti alla raccolta firme e quanto lo stesso Issho gli aveva detto a riguardo, ma non disprezzava l’ex Serpeverde. Non aveva idea di quanto fosse cambiato nel tempo, se la vita coniugale e la paternità avessero influenzato in maniera positiva il Ministeriale, ma quantomeno gli doveva il beneficio del dubbio. Lui stesso era cambiato, perciò forse anche Vath aveva deciso di smussare alcuni aspetti del proprio carattere, lasciandosi alle spalle i vecchi dissapori tra Casate: dopotutto non erano più dei ragazzini. «Ma tutto questo appartiene al passato. Ora, come dice lei, bisogna votarsi al rispetto reciproco.»
Ascoltò con crescente interesse la spiegazione di Issho sui colori di Mahoutokoro e rimase come scandalizzato sul significato del bianco. Lo sguardo incredulo e perplesso palesarono i pensieri dell’Auror in maniera piuttosto cristallina: com’era possibile che fosse il Male? «Perché?» Una domanda diretta e semplice, senza troppi giri di parole. Il Giappone era un Paese affascinante, con i suoi valori e tradizioni, ma era anche strano e complesso sotto certi aspetti: quello di coniare il bianco al crimine, al peccato, rientrava nella categoria delle cose insolite.
«In realtà, una cosa ci sarebbe prima di tenere fede alla mia parola. Confido che avremo modo di parlare ancora in futuro, magari dandoci una mano a vicenda, qualora vi fosse la necessità.» Parlò ponderando bene ogni parola, serio e deciso come non mai, staccando la sigaretta dalle labbra. Issho si era rivelato un’ottima fonte di informazioni, oltre ad avere una mente piuttosto elastica e vasta su determinate argomentazioni, non poteva quindi permettere che cadesse nel mirino di qualcuno che la pensasse in maniera del tutto opposta alla sua. Non tutti sono buoni, non tutti rispettano le leggi, non tutti si fanno scrupoli nell'adottare la violenza pur di prevalere. si disse. Fu alla base di tale pensiero che arrivò a capire quanto fosse rischioso sfruttare Issho come ricettacolo di informazioni e che quindi andava sorvegliato, per la sua stessa sicurezza che per quella degli altri. Ma che scelta aveva dopotutto? Se quanto gli aveva detto in quel lasso di tempo era vero, allora Rhaegar andava avvertito, perché nulla andava trattato con superficialità e scontatezza e Wilde era l’unico ad avere l'ultima parola.
«Nessuno deve sapere di questo incontro. Per come la vedo io: noi non ci siamo mai visti o parlati. Tutto ciò che sappiamo l’uno dell’altro, comprese le nostre identità e lavori, non dovranno essere oggetto di conversazione. Sarebbe saggio tenere certe questioni nell’ombra, signor Fuji-Tora, e trattarle con un certo riguardo in presenza di altri. Anonimato reciproco, le sta bene?»
Osservò l’uomo rigirarsi la sigaretta tra le dita, mentre lui si portò la propria alla bocca e diede un tiro, per poi tornare a fissare Issho negli occhi con decisione: Aiden Weiss non accettava un no.

▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese



 
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view post Posted on 18/3/2019, 16:47
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Siete abbastanza adulti e vaccinati per risolver le vostre questioni come meglio credete e preferite; se mi dici che non corre piu' nulla, ancora meglio, vuol dire che ho intuito male. Sorrise, mentre finiva di ascoltare ogni singola parola del suo collega in vesti da borghese in un locale che si prefigurava come qualcosa che dovesse abbassare l'attenzione dei mali sguardi e far sorvolare discorsi poco abbienti alla routine di comuni maghi o esseri umani in generale. Prima di dimenticarmi di dirti il perche' del bianco, lasciami fare una brevissima spiegazione di cosa e' male nella terra mia. Vedi...con male non si intende solamente uccidere o trasgredire la legge; c'e' un'accezione preventiva al male che e' ``il pensiero di far male``. Le vesti, in tal senso, anche con cio' potevano mutare, questo perche' il rispetto nella mia terra e' celato dietro allo stesso pensiero e l'intento d'azione, per lo meno, nei miei anni. Poggio' nuovamente i gomiti pesanti dinanzi a se', fissando dritto negli occhi del rosso, prima di riprendere la piccola lezione di vita. Il bianco non e' una mera assenza di colore...e' una cosa brillante e affermativa; feroce come il rosso e definitivo come il nero. Nella sua essenza non e' tanto un colore quanto l'assenza visibile del colore, non che al tempo stesso la fusione di tutti i colori; per questi motivi si tende a dire sia un qualcosa di Vacuo, che prende significato in qualcosa di non definito, senza confini e muto, silenzioso. Il colore dell'origine e della fine, di chi sta per cambiare condizione nel silenzio assoluto, silenzio di morte e del preludio alla metamorfosi. Ti illumina, si, per farti vedere nella tua scelta fragile percorsa....e' un veleno che ti accompagnera' fino agli ultimi respiri. Brevemente serio, volo' con la mente in un ricordo preciso di una scritta, quasi filastrocca, che era scolpita in cima all'arco dell'aula degli incantesimi avanzati della Mahoutokoro:

Il nero per cacciare quando il sole muore,
il bianco per il lutto e il dolore.
l'oro per l'abito che la sposa ha indosso
e per invocare l'incantesimo, il rosso!



Torno' con i piedi per terra in una manciata di secondi. Detto cio' ragazzo, si, confido nella stessa possibilita' di parlare in futuro... mi piacerebbe ancora scoprire qualcosa su di te. Per quanto mi riguarda sono un filtro di sigaretta. Prese la cicca che poco prima venne offerta e, una volta alzatosi dal proprio posto e indossato il cappotto, si sarebbe avvicinato al ragazzo per posargli la stessa sigaretta nel taschino della giacca. Vedo di trattenere tutto il male che si potrebbe altrimenti respirare volontariamente. Non c'e' bisogno di anonimato.... Sorrise, lasciando al ragazzo la fine e la parafrasi di quella similitudine. Su Issho Fujitora si poteva dire tanto...meno che generasse conflitti nell'opinione personale di qualcuno per parole di altri. Una buona giornata Mr. Aka; lascio a lei saldare tutto. Una breve risata e battendo col bambu' in terra, si sarebbe dileguato dal pub/osteria.

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view post Posted on 28/3/2019, 17:47
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Aiden Weiss




«Intuito male?» Rimase sorpreso da quel dettaglio appena fuoriuscito dalle labbra del Giapponese. Aiden aveva espresso la propria modesta opinione, ma non aveva idea di come Vath la pensasse al riguardo, se si fosse lasciato anche lui il passato alle spalle e avesse deciso di intraprendere una via più “diplomatica” con lui, piuttosto che discutere sui loro vecchi trascorsi. In quel pub dove si era accomodati usciti dal Ministero, avevano cercato di parlare in maniera del tutto civile e pacata, senza sollevare velate accuse l’uno nei confronti dell’altro, ma solo normali chiacchiere. Se però Issho aveva capito male, allora forse Vath aveva mascherato bene i propri pensieri davanti al rosso e doveva aver espresso un’opinione contrastante al Giapponese.
Alla luce di quanto detto, Aiden non seppe più in che modo pensarla su Remar, eccetto che il sospetto sembrò estendersi a macchia d’olio. Non poteva fidarsi, non se Vath indossava davvero una maschera diversa con ogni persona che incontrava e celava la verità. Chi e cos’era diventato in tutti quegli anni trascorsi dalla fine degli studi ad Hogwarts?
Archiviò quei pensieri in uno dei tanti compartimenti mentali, rimandando quell’analisi ad un momento più opportuno e - soprattutto - solitario. La spiegazione di Issho circa il significato e la natura stessa del colore bianco nella cultura asiatica lo attirò come una mosca. Dietro ad ogni frase dell’uomo vi era un messaggio criptato, una morale, fatta per quei pochi abbastanza attenti da poterla riconoscere in quel monologo degno di un sacerdote durante la messa. Era un buon oratore quel Fuji-Tora, ma Weiss ritenne che avrebbe avuto un gran bel da fare nel farsi udire da alcuni cittadini inglesi, troppo diversi nel pensare e con una cultura differente da quella del Giapponese.
Il bianco era il Male in Giappone, ma Irlanda e in molti altri Paesi era il Bene. Accettò comunque di buon grado quel punto di vista nuovo e così denso di significato, oltre che di saggezza. «Una bella poesia, signor Fuji-Tora.» commentò con un sorriso, poi però tornò nuovamente serio e annuì. «Tempo al tempo. La ruota non smette mai di girare e quando i fili della nostra esistenza si incroceranno di nuovo, lo percepiremo e allora parleremo ancora.» Lui non era di certo saggio, ma sapeva che il Fato - prima o poi - avrebbe trovato il modo per dare ad entrambi il giusto tempo e luogo per parlare nuovamente. Non era però certo che avrebbe concesso facilmente informazioni di sé, se non a piccoli bocconi, consapevole che poteva fidarsi fino ad un certo punto; andare oltre significava mettersi nelle mani di qualcuno che poteva disporre di tali informazioni come meglio voleva e lui non voleva di certo ritrovarsi con un bersaglio disegnato sulla schiena.
Rimase sorpreso quando Issho consegnò la sigaretta che gli aveva offerto, infilandogliela nel taschina della giacca dopo averla indossata, ma ancor di più dalla metafora che usò per definire se stesso. «Allora siamo in due, signore, anche se con ruoli differenti.» Fece un mezzo sorriso. «Se non sbaglio le dovevo il mio nome e io sono un uomo di parola. Aiden Weiss, per servirla!» Si portò una mano sul petto e l’altra dietro la schiena, sfoggiando un rispettoso quanto cavalleresco inchino. Che non si dicesse che Weiss mancasse di cortesia e bon ton! «Ma continui pure a chiamarmi Mr. Aka, se preferisce. In un certo senso, lo ammetto, mi sto quasi abituando. E buona giornata, signor Fuji-Tora.»
Lasciò che Issho prendesse congedo, mentre lui si prese l’ingrato compito di saldare il conto dato che era stato lui ad inviare l’invito. Dopodiché uscì dal locale e si diresse in un vicolo isolato e solitario, per poi Smaterializzarsi alla propria dimora.

▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese

Grazie Scisciò, alla prossima :flower:

 
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