Good evening, Mr LeVane.

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view post Posted on 13/12/2018, 02:11
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LA MANGIAMORTE

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Prima di partire aveva disteso la mappa di Londra, che teneva accartocciata alla meno peggio tra gli scaffali in libreria, sul tavolo della cucina cercando la via dell’incontro. Non ci volle molto a trovarla ma dato che non l’aveva mai vista ed era quindi a rischio spaccamento, identificò il luogo più vicino di sua conoscenza e i Victoria Tower Garden sembravano fare a caso sua. Aveva passeggiato in quel giardino, seduto su di una panchina e osservato il lento moto del Big Ben, assaporando il momento, che prima o poi sarebbe arrivato, in cui avrebbe impersonato Guy Fawkes e fatto saltare in aria il ministero babbano solo per creare scandalo e mandare all’aria quell’insulso statuto di segretezza. Da quella panchina aveva anche allungato lo sguardo sull’altro lato del Tamigi, in cerca del nuovo e ricostruito London Eye. Ogni volta che rivedeva la struttura, sorrideva memore dello scompiglio creato con Boniak, innamorata di quell’istante in cui aveva sentito il potere scorrere in lei come poche volte prima d’allora.
Ora era una donna decisamente diversa, meno incline a questi bruschi slanci emotivi e che sapeva esattamente come compiacere il suo Signore. Doveva solo compiere la missione. Bacchetta alla mano, usci dunque di casa, lanciò un incantesimo sulla porta per chiudere con un “collaportus" e appena sull’uscio, si smaterializzò.

Riapparve accanto al muro di cinta, in fondo, quello che ricordava essere lontano dall’ingresso e dalle luci, speranzosa di non essere notata. Se così fosse successo, non tardò a gettare lo sguardo sull’orologio che si stagliava alto non lontano da lei e gettarsi tra le strade di Londra, riponendo la bacchetta nella tasca del vestito. Quanto odiava quella città. i babbani si muovevano con fare frenetico, su e giù per lunghe scale mobili che portavano a posti di lavoro e a mezzi di locomozione, odiava come riempivano le vie di luci, illuminandole a giorno, loro che affogavano la città nella loro cupidigia, nella loro grigia realtà, appestando l’aria di fumi di macchine che scorrevano veloci dirette verso il Westminster Bridge. Un vago odore di salsiccia di pessima qualità e cipolla si spargeva nell’aria, schiamazzi, risate, rumori e frastuono. Li avrebbe voluti vedere bruciare, tutti uno per uno ed imprecava ad ogni passo che faceva in mezzo a loro, cruciandoli mentalmente. Attraversò la strada al passaggio pedonale, digrignando i denti e con un espressione arcigna sul viso, facendo il giro di un palazzo e arrivando quindi a Cowley Street. La via era decisamente meno rumorosa rispetto a quella di prima, illuminata da classici lampioni neri che riportavano il marchio di quella vecchia regina, il che, le permise di trarre un respiro profondo e rilassarsi. Si guardò attorno, notando come fosse corta rispetto ad altre vie che aveva visto della città. Avanzò, raggiungendo l’angolo che divideva la strada proprio a metà, attendendo di essere notata.

Inventario on:

Spilla luna calante
anello con un'armatura elaborata di colore nero, che richiama a se la bacchetta (dono di Voldemort)
anello del potere: blocca l'avversario per un turno
Mokessino al collo. Al suo interno: caramella illusione, un sacchetto di buio pesto, passaporta rossetto.
Bacchetta in tasca al vestito
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Punti Corpo: 351
Punti Mana: 363
 
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view post Posted on 13/1/2019, 23:03
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Anonima e silenziosa, Cowley Street svettava a stento nel caos londinese. Era la classica stradina in cui si capitava per caso, piazzata lì solo per fornire un diverso indirizzo alla lunga schiera di case che adornavano ambo i lati. Cancelli di ferro battuto dividevano le proprietà, offrendo una fragile protezione a entrate principali e secondarie, quest’ultime disposte al termine di gradini che viravano verso l’entroterra.
La maggior parte delle imposte si presentavano chiuse, come se gli abitanti, nascosi oltre il separé di comune plastica e tende, temessero di esser spiati dai vicini più prossimi. La flebile luce artificiale che riusciva ad emergere oltre le finestre non bastava, quindi, ad illuminare la notte e per tal motivo, tre lampioni s’ergevano ai lati della strada, disposti rispettivamente alla sua metà e agli incroci.
Non v’erano auto parcheggiate, solo qualche bici accostata ai cancelli; di Babbani al freddo, nemmeno l’ombra.
Trovare una donna bell’e acchittata, immobile all’angolo che divideva la via, sarebbe parso tutt’altro che in tema con l’atmosfera silente e solitaria che si respirava in quel minuto cantone. Chi l’aveva lasciata fuori, nella notte, ad attendere? Chi stava aspettando?
Rowena era stata abbastanza scaltra da arrivare quasi in perfetto orario così da non dare nell’occhio. Aveva calcolato la distanza che la separava dal luogo della Smaterializzazione a quella designata dal suo Signore e ciò lasciava intendere, ancora una volta quella sera, quanto poco volesse lasciare al caso.
Un suo respiro profondo bagnò l’aria umida al fine di ritrovare la calma: non era semplice mantenere la lucidità in situazioni come quella ma lei sembrava esserne in grado, nonostante la lunga missione fosse iniziata già ore prima della comparsa a Cowley Street.
Non fu difficile, per Carlisle, trovare la donna dunque; era quello il motivo per cui, tra tante strade in cui trovarsi, era stata scelta proprio quella? No, l’estrema vicinanza alla sede del Ministero della Magia, lasciava intendere che v’era una ragione molto meno contorta e più pratica. Quanti Auror stavano incamminandosi sulla strada a lei parallela? Quanti battevano quell’asfalto ogni giorno? C’era da preoccuparsi?
No, in vero; v’era della drammatica ironia in tutto ciò e v’erano Maghi più inclini a tenersi stretti i nemici rispetto ad altri.
La luce del lampione al centro della via illuminò i contorni di un uomo vestito di tutto punto, tanto cheto nella sua apparizione che, aiutato dalle ombre, sembrava emerso dal fondo dal tombino bucherellato e consunto. Con pochi passi, le mani visibili fuori dalle tasche e sguardo dritto in sua direzione, Carlisle si avvicinò a Rowena. Ormai a un paio di metri di distanza, accennò un saluto col capo e persino un sorriso. Le porse la mano affinché lei vi posasse il palmo e certo della sua reazione, si piegò appena in avanti, portando la destra oltre la schiena.

« Buonasera »
Lo sguardo, dapprima severo, si colorò di curiosità mista a confusione e con una leggera smorfia delle labbra sottili, lo alzò su di lei, le labbra pronte a sfiorare il dorso della mano senza toccarlo. Accennò così al tipico atteggiamento spavaldo di chi cerca di ricordarsi di qualcuno o qualcosa e non mostra alcuna vergogna nell’interpellare il presunto sconosciuto.
« Quale piacevole sorpresa. Non ci siamo già incontrati l’anno scorso. A Parigi? Aprile, se non ricordo male. »
Con la schiena ora dritta e la sinistra che cercava velocemente la tasca, attese la donna.



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view post Posted on 31/1/2019, 22:58
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Indossava una mantella color avorio per ripararsi dal freddo ma non sembrava bastare. Si strinse quindi nelle spalle, osservandosi sia a destra che a sinistra un paio di volte, speranzosa che da un angolo, sbucasse l’uomo che attendeva per poter così raggiungere quanto prima un luogo caldo. Gli occhi scuri scavavano nel buio, cercavano di raggiungere gli anfratti illuminati dai fiochi lampioni in cerca di lui, che sembrava non arrivare mai. Probabilmente era solo una sua impressione dato che il Big Ben, diede nove rintocchi di campana esatti, dichiarando alla città l’ora e a lei, che non aveva atteso altro che un paio di minuti. Volgendo nuovamente il capo verso sinistra vide un uomo, quasi apparso da nulla tanto era silenzioso il suo incedere, avvicinarsi a lei. Non poteva ancora sapere se era veramente quello che attendeva, così si limitò ad un sorriso formale. Cercò di mantenere lo stesso quando lui , oramai raggiunta, si chinò in avanti, allungando una mano in sua direzione come se attendesse che Rowena andasse a posare il palmo su di essa. La testa della mangiamorte rise forte e male, non era abituata a simili quisquilie e la gente che tendeva a frequentare, era ben diversa rispetto all’uomo che le stava davanti. Eppure non diede cenno di fastidio o disorientamento, era una donna fatta e finita, capace di adattarsi a molte situazioni e questa era solo una delle tante.
Concesse quindi la mano, lasciando che il respiro caldo di lui le sfiorasse la pelle mentre dalle proprie labbra un cortese

-Buonasera.-

venne enunciato, ricambiando quindi il saluto.
Quando lui si sollevò, mettendosi dritto con la schiena Rowena portò le mani ad altezza del grembo, intrecciandole in una morbida presa.

-Oh no, non era Aprile ma piuttosto il mese di Maggio…-

Lo guardava con attenzione, studiava ogni suo movimento, la mano che scivolò alla tasca era un gesto facilmente fraintendibile, capace di allarmarla a sufficienza e obbligando lo sguardo, a seguire con insistenza quella mano nascosta.
 
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view post Posted on 17/7/2019, 13:46
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Alzando lo sguardo su Rowena, beandosi dei suoi tratti severi mentre un sorriso impercettibile gli sfiorava labbra, Carlisle seppe di averla trovata.
Puntuale e impeccabile nella sua eleganza: quella serata sembrava avere in serbo preziose sorprese per lui.
Quasi divertito notò la sua attenzione per i dettagli e, per quanto godesse nel creare tensioni, qualcosa gli suggeriva che con Rowena non avrebbe funzionato: scrupolosa, sì, ma affatto spaventata. Tirò fuori la mano dalla tasca, allentando la presa sull'arma,
*così va meglio, non è vero?*.
Studiando le sue particolarità, sondando il corpo sinuoso con l'ombra instancabile del proprio sguardo, l'uomo si soffermò sulle braccia intrecciate al ventre. Manteneva le distanze ma, al contempo, sembrava emanare un'energia fuori dal comune: che fosse decisione? Determinazione? Insicurezza?
Doveva ancora capirlo; era passati solo pochissimi istanti, avevano tutta la notte davanti per fortuna.

«Ha perfettamente ragione.»
Esordì portandosi una mano alla fronte prima di affiancarla per volgerle fluidamente il braccio.
«Dobbiamo incamminarci o faremo tardi. Non vedono l'ora di vederci arrivare insieme.»
Non poteva azzardarsi oltremodo: avevano passato già troppo tempo in quella stradina che, per quanto secondaria, era solo a un quarto d'ora a piedi dal centro città; fortuna che loro si sarebbero presto incamminati in direzione opposta.
Attendendo che Rowena accattasse di seguirlo a quelle condizioni, Carlisle le fece dono di uno sguardo serio, il primo dei tanti a cui avrebbe fatto appello quella sera. Era necessario che caminassero insieme, fianco a fianco, disinvolti e sereni: c'erano tante informazioni che doveva condividere con lei prima di raggiungere il luogo designato; necessitava che passassero inosservati tra la gente ma che, soprattutto, nessuno facesse troppo caso a loro.
L'orario era dei perfetti: si sarebbero ben cammuffati tra la moltitudine di persone pronta a far baldoria.
Se Rowena avesse accettato il suo invito - ed era certo che l'avrebbe fatto - Carlisle si sarebbe dunque avviato verso l'uscita di quella familiare stradina imboccando Great Peter St. con passo cadenzato ma sicuro, evitando la berlina parcheggiata subito dopo l'angolo.
Da lì avrebbe presto scorto gli alberi spogli che annunciavano la vicinanza dei Victoria Tower Gardens, il parco che avrebbero costeggiato parallelamente al Tamigi per tutto il percorso prima di arrivare il ponte che li avrebbe condotti dall'altra parte, nel distretto di Lambeth.


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Mr. LeVane attende che ti muova con Lui.
Da questo momento in poi le cose si faranno più interessanti ma anche più pericolose, ti consiglio cautela.
Ti auguro buon gioco e ti invito a contattarmi via mp per qualsiasi dubbio.
 
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view post Posted on 15/9/2019, 09:46
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LeVane era di certo una persona capace di metterti a tuo agio: determinato, che sembrava sapere cosa fare, oltre che dove andare e di bell’aspetto, il che non guastava mai. Eppure da una parte remota ed irrequieta dell’animo di Rowena, i suoi sensi di mangiamorte, le dicevano che avrebbe dovuto mantenere sempre l’attenzione, stare sempre sul chi vive per tutta la sera, almeno fino a che non avrebbe messo il sedere su di un letto e chiuso gli occhi per riposare. Eventi recenti e non, le ricordavano che tradire Voldemort, anche se una scelta decisamente scellerata, era possibile e anche se l’oscuro aveva detto che il suo gancio era una persona di cui fidarsi, non si sarebbe sorpresa che proprio sul più bello le voltasse le spalle.
Questo pensiero ovviamente se lo sarebbe tenuto per lei, avrebbe dissimulato questa sua attenzione dietro a sorrisi cortesi e sguardi seducenti, come sempre. Per questo annuì, recependo le sue istruzioni e facendo il possibile per accontentarlo. Prese quindi a camminare al suo fianco, tentando d’infilare una mano attorno al suo avambraccio e apparire come una qualsiasi coppia che si recava ad una cena elegante. Anche se Carlyse voleva passare inosservato, la cosa sarebbe stata ardua: lui era un bell’uomo e lei, con quel vestito lungo e curato, non poteva non apparire appariscente. Non era più la Londra dell’ottocento, dove andare in giro così agghindati era la prassi. Nel duemila e diciannove, in una città dove bisognava vedersi nella speranza di poter creare un legame, le donne single e della sua età indossavano solitamente tubini stretti e corti, tacchi alti e trucco appariscente.
Anche lei avrebbe scartato la berlina parcheggiata e gettato qualche sguardo ogni tanto attorno, in cerca di un punto di riferimento per capire dove stava effettivamente andando.
 
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view post Posted on 14/3/2020, 16:03
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Se gli avessero detto che la sua compagna sarebbe stata tanto taciturna, Carlisle ci avrebbe pensato due volte prima di rispondere alla chiamata. Non che avesse mai avuto realmente scelta, dopotutto; questo pensiero gli costò un sorriso sghembo mentre chinava gli occhi sulla strada e lo sfrecciare di una macchina copriva il suo sbuffo.
Strinse il braccio a sé avvertendo la presa della donna; era piuttosto rilassato, tranquillo, pronto a godersi quella serata e i vantaggi che avrebbe accumulato nelle sue tasche.
Lasciandosi Smith Square alle spalle, Carl sentì ch'era giunto il momento.

«Di quali informazioni è in possesso?»
Era ovvio si riferisse all'oggetto intorno al quale girava tutta la loro messa in scena, o almeno quella di Rowena.
Era chiaro che la Mangiamorte non si fidasse di lui. Non v'era alcuna estrema percezione delle sue emozioni o chissà quale particolare vocazione dietro tale pensiero, semplicemente Carl era consapevole del fatto che nessuno si fidava mai di lui, non al principio. Eppure, tutti vi erano costretti, in un modo o nell'altro.

«Ho qualcosa che potrebbe fare al suo caso, d'altronde. Ma prima che mi risponda, mi dica, come posso rivolgermi a lei? Dovrò chiamare il suo nome all'ingresso o sarebbe un peccato se, proprio in quel momento, non ricordassi chi è la bella donna che mi accompagna.»
Un semplice monito, nulla di eccezionale, bazzecole.
O forse no?
Fronteggiarono presto il Lambeth Bridge, l'aria umida a pizzicare i loro nasi con una frizzante melodia che accompagnava i loro passi tra tanti. Le luci di Riverside, il locale sull'artificiale molo, sgranava le proprie luci sulla superficie del Tamigi, chiamando a sé il suo vecchio amico che, per quella sera, era diretto altrove.


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view post Posted on 16/3/2020, 17:19
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La serata era lieve, le ombre oramai avevano inghiottito la città da molte ore ma Londra sembrava infischiarsene. I rumori del traffico, il vociare della gente, tutto rispettava la perfetta normalità e loro, erano solo due persone che si stavano spostando da un punto all’altro nel dedalo di vie. Si continuava a guardare attorno, più per curiosità che per prudenza, cercando di capire dove esattamente stessero andando, dimentica di poter conversare con l’uomo. Ma che dire? Voldemort le aveva assicurato che Carlise, oltre al fatto che non l’avrebbe tradita, le avrebbe spiegato che fare, dandole le lucidazioni necessarie al compimento della missione, al recupero del misterioso oggetto.
Non aveva preso denaro con se e forse aveva sbagliato, perché avrebbe semplicemente potuto comprarlo, ma il suo essere taccagna, le continuava a dire che era una scelta giusta. Se l’oscuro signore avesse voluto sborsare dei galeoni, avrebbe potuto semplicemente prelevare dei soldi e consegnarli a chi di dovere per terminare l’acquisto. No, a quanto pare era qualcosa di talmente prezioso che non poteva essere scambiato con mero denaro o che forse, era già in possesso di qualcuno e che probabilmente sarebbe finito all’asta solo come esposizione.

La voce di lui la ridestò dai suoi pensieri e ascoltò tutto il suo dire prima di presentarsi, con un nome fittizio

-Emily Dalton-

era un nome credibile, un connubio delizioso tra quelle che una volta erano un amica e una nemica, qualcosa che si sarebbe facilmente ricordato durante la serata.

-So che devo recuperare un oggetto, a qualsiasi costo-

Marcò l’ultimo pezzo di frase in modo deciso. Era pronta a tutto pur di portare a casa l’oggetto e soddisfare le esigenze del suo signore.

-Ma non so di che oggetto si tratta o se è già in possesso di qualcuno…-

attendeva che i suoi quesiti venissero risolti.
 
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view post Posted on 27/3/2020, 18:46
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Poco o nulla, come d'altronde immaginava. La Mangiamorte non era a conoscenza dell'oggetto che doveva trovare, così come, ipotizzò, non fosse a conoscenza di dove esattamente si sarebbero trovati da lì a poco. Meglio per lui, avrebbe avuto più margine di controllo: essere così tanto necessario alla causa, d'altronde, lo elettrizzava.
« Mi lasci dire che la graziosità di questo nome non le rende giustizia », sentenziò, divertito. Lui era costretto sempre e comunque a rivelare, in parte, la sua identità. O meglio, erano spesso e volentieri altri a farlo per lui.
Deciso ad incamminarsi lungo tutto il Lambeth Bridge, Carlisle svoltò presto a sinistra, tirando con dolcezza Rowena a sé, ancora aggrappata al suo braccio. Le diede il tempo di misurarsi con il nuovo tragitto e prese a camminare con passo leggermente più spedito, pur non dando nell'occhio.
Alzando lo sguardo sui passanti, si fermò a lungo su un paio di loro che sembrarono ricambiare, indifferenti, la sua attenzione.

« In realtà non si sa nemmeno se esista o meno. »
Riprese, dopo attimi di silenzio. Erano quasi giunti alla fine del valico tra le due sponde.
« Alcuni credono che tale oggetto sia davvero nelle mani di qualcuno, altri che sia solo una delle tante bufale che fanno girare gli affari »
Di nuovo un'occhiata anonima, questa volta indirizzata ad un nuovo fermo contro la palizzata che collegava il ponte alla terraferma.
« Ad ogni modo, gira voce che possa essere presente, quindi andiamo a vedere con i nostri occhi.»
Non aveva terminato e, nella cacofonia di suoni provenienti da varie parti di Londra, quasi si poteva percepire l'attesa.
Lambeth Palace Rd. era pressoché vuota, almeno a quell'altezza e proprio mentre tutto lasciava pensare che i due ne seguissero la linea imboccando il marciapiede a costeggiare la strada, Carlisle svoltò nuovamente a sinistra, macchiando i mocassini lucidi con l'umidità che spadroneggiava quella notte.
L'erba bagnata rallentò i loro passi ma non importava, erano arrivati.
Il cielo stellato venne oscurato da alberi sopra di loro e lì, a pochi passi, con la London Eye sullo sfondo, faceva capolino un monumento.


S.O.E.
The
Special Operations Executive
Was secretely formed for the purpose of
recruiting agents, men and women of
many nationalities who would volunteeer
to continue the fight for freedon
by performing acts of sabotage in
countries occupied by the enemy during
the Second World War.
This monument is in honor....



L'ombra di una fronda oscurava il resto. Carlisle si fermò a pochi passi, voltando le spalle al mezzobusto di pietra.
« Forma e dimensioni sono sconosciute. Ma potrà aiutarla sapere che... », piegò il capo come a salutare l'ombra che veniva loro incontro e piegò le labbra in un sorriso.
In pochi attimi, il tono e l'atteggiamento serioso che aveva assunto fino a quel momento, mutò: Carlisle era pronto ad entrare in azione.

« Signori! Che bello incontrarvi in una serata come questa. Io e Ms Dalton abbiamo due biglietti per la prima.»
Gli uomini si palesarono in abiti cuciti su misura, eco di altri tempi.
« Non siamo stati informati avesse un'accompagnatrice. »
Tentò, il primo, visibilmente all'erta.
I suoi occhi si posarono sul viso di Rowena e, stringendo gli occhi,
iniziò a valutarne le difese.


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Bene Rowena,
Finalmente ci siamo. Posta per favore statistiche e inventario.
I due uomini sono ovviamente degli stretti controlli dovuti all'ingresso o nei luoghi adiacenti al ricevimento. Uno dei due potrà esserti nemico, fai attenzione.
 
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view post Posted on 1/4/2020, 15:23
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Carlisle ci sapeva fare, indubbiamente. Probabilmente in un altro luogo e in un altro tempo si sarebbero potuti divertire in una maniera che solleticava sempre la testa della mangiamorte, ma anche il suo basso ventre. Sorrise quindi, senza distogliere lo sguardo da lui per quel complimento, Prese poi ad osservare davanti a se, mentre lui snocciolava informazioni che apparentemente erano inutili. Anche il suo accompagnatore sembrava brancolare nel buio, questo oggetto che Voldemort agognava ancora non aveva forma né descrizione, sembrava quasi una reliquia di un santo, qualcosa di effimero che i pellegrini adorano ma che non possono nè vedere né toccare.

“fantastico…”

quel pensiero proruppe nella mente con un tono amaro che sembrò dissiparsi quando Carlisle annunciò che nonostante tutto, poteva essere presente alla famigerata asta. Annuí traendo un sospiro, mostrandosi pensierosa forse più del dovuto.
Camminò su uno straccio d’erba, con passo affaticato per via delle scarpe eleganti che aveva indossato, fino ad arrivare davanti ad un monumento squadrato. Il marmo levigato luccicava alla luce dei lampioni e lo sguardo severo della donna che vi stava in cima, sembrava quasi osservarla dritta negli occhi. Andò a leggere rapidamente la scritta riportata sulla placca d’ottone ma una fronda di un basso albero copriva il resto di questa anche se, poteva scorgere le corone di papaveri commemorative in supporto di chi era al servizio di sua maestà la regina e dei caduti. Buffonate, pensò.
Tese l’orecchio in direzione del suo accompagnatore attendendo la fine di quella frase che finalmente, la avrebbe rivelato l’arcano sull’oggetto misterioso, ma vennero interrotti. Degli uomini vennero loro incontro e Rowena fu obbligata a posare lo sguardo su di loro, rimanendo tuttavia ancorata al braccio dell’uomo che le stava accanto.
Avvertí gli occhi indagatori di uno di loro studiarla e in cambio, Rowena tentò di regalare il più cortese dei sorrisi, piegando poi lievemente la testa in segno di saluto.

-Buonasera signori…-

lasciò che fosse Carlisle a liberarsi del primo ostacolo, se si fosse mostrata forse remissiva e sottomessa, poteva apparire ancora meno pericolosa. Se avesse dovuto agire in altro modo, ci avrebbe pensato poi.


INVENTARIO E STATISTICHE
Spilla luna calante
anello con un'armatura elaborata di colore nero, che richiama a se la bacchetta (dono di Voldemort)
anello del potere: blocca l'avversario per un turno
Mokessino al collo disilluso. Al suo interno: caramella illusione, un sacchetto di buio pesto, passaporta rossetto.
Bacchetta in tasca al vestito
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view post Posted on 13/4/2020, 12:21
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Le palpebre si chiusero, gli occhi vagarono alla ricerca della donna al suo fianco. Un sorriso aprì l'angolo delle sue labbra e Carlisle, quasi immediatamente, tornò a volgersi ai due uomini, con la maestria di un attore di teatro sottovalutato.
« Sono stato sorpreso anche io quando Miss Dalton ha accettato il mio invito all'ultimo istante », aveva esordito, placido, le sue iridi che si coloravano di una strana luce, l'espressione del volto che si rilassava mentre poggiava la mano libera su quella della sua accompagnatrice, ancora stretta al braccio.
« Non potevo lasciarmi sfuggire questa possibilità, proprio ora che il mio insistere sta dando i suoi frutti. Non è un problema, vero? Garantisco io per lei. »
Si riferiva sempre e solo al più grosso dei due, che lo sovrastava di almeno una ventina di centimetri. Mai, nemmeno per un secondo, aveva incrociato lo sguardo dell'altro ma era sicuro che anche lui, taciturno e zelante, stava per fare la sua mossa.
« Non le dispiace dunque se... », Carlisle carezzò il dorso della mano della donna prima di muovere il braccio in segno di invito ai due e chinare il capo.
« Da dove viene, Miss Dalton? », la domanda giunse secca e, nel medesimo istante in cui le parole colpivano la Mangiamorte, l'altro uomo, quello cheto ma proprio per questo più pericoloso, tentava infine di minarne le difese.
Di un passo s'era avvicinato e i suoi occhi studiava il volto della donna come a volerne captare ogni singolo movimento. Ma non era la sua pelle diafana, ne la vacuità dei suoi occhi che gli interessava. Era la sua mente, i suoi pensieri,
i suoi ricordi.
Tentò di penetrare la sua coscienza, con cautela, con calma, come le onde di un mare placido che carezzano uno scoglio e, giorno dopo giorno, anno dopo anno, ne scalfiscono la superficie senza che l'incauta pietra, avvinta dalla forza della natura, se ne renda conto.
Cosa vi avrebbe trovato? Bugie, menzogne, oppure la verità? Se fino a quel momento tutto era stato delegato alle pazienti mani di Carlisle, ora toccava a Rowena: dalla sua abilità dipendeva il proseguo di quella serata, il successo di quella missione.





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Finn è un Legilimens e sta cercando di captare la veridicità della storia. Tutto è in mano tua, buona fortuna.


Finn
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Punti Corpo: 245
Punti Mana: 250

Henry
Punti Salute: ?
Punti Corpo: ?
Punti Mana: ?
 
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view post Posted on 13/4/2020, 18:08
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Interessante. Non si aspettava di trovare subito un ostacolo, dopotutto Voldemort aveva assicurato che sarebbe entrata senza problemi invece, eccoli lí davanti ai suoi occhi i suoi problemi. Uno dei due era una montagna minacciosa e dal volto imperscrutabile, l’altro, meno alto ma comunque tarchiato, se ne stava silente in attesa di compiere la sua mossa. Rivolse verso Carlyse un sorriso timido eppure complice quando le sfiorò una mano, apparendo in tutto e per tutto una coppia altolocata ad un appuntamento. Era ancora ferma con le labbra increspate in modo soddisfatto quando la domanda a bruciapelo arrivò chiara e schietta. Da dove veniva? Che domanda sciocca, il suo accento la tradiva e sulla sua origine, non avrebbe certo mentito,

-Inverness, Scozia.-

Nella mente si formò rapida l’immagine della passeggiata lungo il fiume Ness, il chiacchiericcio della gente, gli alberi verdi che oscillavano alla brezza che si levava dal mare, la cattedrale di Sant'Andre e il suo campanile che svettava sopra tutti, il castello che controllava la città dalla sommità della collina, il Victorian Market e i colori del fiori, il ponte ness sopra il quale da bambina si attardava a guardare il vuoto.
Probabilmente non avrebbe tardato molto a sentire l’intruso nella sua mente, Voldemort si dilettava ancora a contorcerla, a frugarla con le dita ossute, strappandole mugolii di dolore verso i quali non aveva mai sollevato obiezione, come avrebbe potuto poi farlo? Era sua e l’oscuro signore glielo ricordava ogni volta che poteva.
Ma Finn non era un benvenuto, anzi, si trattava di una presenza invadente e se avesse capito che lui voleva andare oltre al ponte, oltre alla città che si tingeva dei colori del tramonto avrebbe fatto qualcosa, avrebbe agito come quella volta a Villa Malfoy, come l’era stato insegnato. Non gli avrebbe permesso di profanarle la mente e di aprire ulteriori porte.
Tabula rasa.
L’immagine sfumò, i contorni perdevano la loro nitidezza e i colori si facevano sempre più pallidi, man mano più tenui. Era come se Finn si trovasse all’interno di una cartolina sbiadita, qualcosa conservato per molto tempo tra le pagine di un diario che veniva aperto dopo troppo tempo e all’improvviso di tutto quello che aveva appena visto non rimaneva più nulla. Lo spazio era vuoto, candido e neutro. Non vi erano angoli, non c’erano spigoli, non trovava né un soffitto né un pavimento dove poter fermarsi, Finn sarebbe fluttuato nel vuoto totale, nella vastità del nulla senza trovare porte, senza trovare vie d’uscita o d’ingresso a nuovi fantastici mondi. lo avrebbe obbligato a riemergere se non voleva perdersi, lo avrebbe obbligato ad uscire se non voleva rimanere intrappolato nella sua mente e solo allora, quando avrebbe sentito le difese del Legilimens cadere, quando Finn avrebbe dubitato delle sue capacità, si sarebbe azzardata a creare un ricordo fittizio. Un salotto di una casa ben curata, senza particolari dettagli se non il servizio da the in porcellana su di un tavolo di cristallo, delle poltrone in pelle cremisi, una lampada d’ottone con un paralume in vetro decorato che rimandava riverberi luminosi sul volto di Carlisle che le chiedeva di accompagnarla ad una serata, lei che faceva la ritrosa. E poi nulla più, il pensiero sfumò rapido come aveva fatto la città poco prima, lo aveva fatto apposta Rowena, per evitare che capisse che quella era una menzogna. Tornò a ricreare velocemente lo spazio vuoto e sconfinato, quel nulla opprimente che lo avrebbe calciato fuori dalla sua mente. SE vi fosse riuscita, si sarebbe poi rivolta al suo accompagnatore, rivolgendogli un sorriso rassicurante,
 
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view post Posted on 15/4/2020, 16:31
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Teneva lo sguardo fisso su Finn, ignorando a sua volta il compare. Era consapevole di quanto stesse accadendo e con le labbra arricciate in un sorriso sardonico, attendeva che quella farsa giungesse a termine. Sarebbero entrati senza problemi, il Mandante era stato molto chiaro sulle abilità della sua accompagnatrice e lui si fidava, ovviamente.
Si bagnò il labbro inferiore piegando lo sguardo su Rowena e si apprestò a parlare dopo aver notato Finn sbattere le palpebre un paio di volte.

« Tutto bene, immagino, Signori? » e fece per spostarsi, come a voler chiedere loro il permesso di muoversi oltre.
La guardia mingherlina fece un cenno d'assenso col capo nonostante il suo volto non mostrasse un certo turbamento. Miss Dalton era riuscita nel suo intento?
Sembrava proprio di sì. Tra quei ricordi sfumati, appartenenti a un passato più o meno lontano, Finn non aveva notato nulla di strano, nulla di allarmante.
Di solito i suoi interlocutori riflettevano sul più infido dei segreti, messi alle strette da una qualsivoglia improvvisa domanda. Lei no, lei aveva risposto con calma, offrendogli un piccolo scorcio sulla sua vita d'un tempo. Aveva avvertito che alcuni pensieri erano distanti, come rilegati a una vecchia foto ingiallita risposta in un cassetto, eppure non poteva azzardarsi a continuare. Gli ordini erano chiari e a lui toccava solo quella parte della sicurezza. All'interno, lì dove bramava di arrivare, gli altri avrebbero fatto il resto.
Reticente Henry si voltò, seguito dal collega, e nel silenzio della sua risposta Carlisle lesse un lasciapassare.

« Bene, bene », sciolse la stretta e punto la bacchetta verso la scritta a titolare la statua che avevano difronte. Come ad estinguersi nella nebbia londinese improvvisamente calata sulle sponde del Tamigi, sfuocata ma pur sempre visibile, prese forma e contorni una scala.
« Davvero un'ottima performance. Temo, tuttavia, che non sarà l'unica », asserì rivolgendole un sorriso prima di farle segno di seguirla giù per i gradini. Avrebbe potuto informarla fin dal principio ma aveva deciso di non farlo: si fidava di quanto gli era stato detto certo, ma non era stupido.
Una volta varcata la soglia dell'entrata, l'apertura svanì ed entrambi furono invasi da una melodia leggera, appena percettibile oltre il vociare dei mille presenti. Estendendosi lungo le pareti di pietra, la scalinata incerta li avrebbe condotti fino al pavimento di quell'enorme sala dal soffitto alto.
Sotto di loro, decine e decine di tavolini illuminati da lampade ad olio basse e calde. Alcuni signori vestiti come i migliori barman di altri tempi, servivano liquidi ambrati in bicchieri di cristalli ai lati dell'ampia struttura. Vista dall'altro dei gradini ancora incompiuti, tutto appariva troppo maestoso, troppo largo, troppo aperto. In fondo alla sala giaceva un piccolo palco dalle tende cremisi che dava la vista su file ordinate di sedie in semplice ferro battuto: il fulcro dell'asta che avrebbe presto piede quella sera.

« Benvenuta nel mio mondo, Miss Dalton » si voltò a guardarla, un gradino più in basso, offrendole un sorriso complice. Da quel momento in poi, non si tornava indietro.
Le offrì nuovamente la mano, non sarebbe stato opportuno scendere per primo seguito da lei e, soprattutto, aveva molto da dirle ancora.

« Faccia molta attenzione. Questo posto pullula di Legilimens. Tutti vogliono sapere chi è qui e per cosa. Sarebbe opportuno che nessuno sapesse del nostro segreto », aggiunse mentre mettevano finalmente piede sull'antica pavimentazione in cementina esagonale.
« Qualcosa da bere? »





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view post Posted on 16/4/2020, 15:55
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LA MANGIAMORTE

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Non sorrise con fare soddisfatto, né mostro alcun segno di quella piccola vittoria che aveva strappato perché sentiva che accennare a qualcosa, poteva rovinare quanto appena conquistato. Si limitò quindi ad ascoltare e add annuire lieve con il capo, vedendo la bacchetta di Carlisle venire levata in direzione della statua. In quel momento una sorta di nebbia fugace, abbastanza rapida da occultare la scala e i suoi avventori, avvolse quel lembo di Londra. Si abbassò leggermente, raccogliendo con le dita della mano sinistra un lembo del vestito per non inciampare durante la discesa. Sarebbe stato sicuramente divertente se fosse ruzzolata giù per quella gradinata fin alla sala dalla quale proveniva la musica, sarebbe stata un entrata a sorpresa e che non sarebbe passata inosservata, ma non era quello lo scopo. Ogni passo in quel luogo doveva essere ponderato, ogni parola pensata e ogni gesto, compiuto con il giusto tatto. Il suo accompagnatore non tardò a ricordarglielo accennando a quanto appena avvenuto tra lei e il buttafuori. Abbozzò un sorriso e si lasciò andare ad un

-Immagino…-

appena offuscato dalla musica e dal vociare dei presenti. Era piacevole quell’ambiente, doveva ammetterlo che aveva un certo non so che di tempi andati, qualcosa che sapeva di proibizionismo.

-Mi piace molto il suo mondo…-

sorrise, osservandosi rapidamente attorno con fare entusiastico. Lasciò andare il corrimano per appoggiarsi a lui e scendere così gli ultimi gradini che la separavano dalla sala, liberando l’abito dalla stretta della mano. Gli occhi scuri continuavano a scorrere in giro, cercando di carpire più informazioni possibili quando la raccomandazione del suo accompagnatore arrivò chiara e precisa.
Se molti dei presenti erano legiliimens vuol dire che un buon altro numero erano occulmanti il che le avrebbe permesso di muoversi in maniera probabilmente molto più schietta. Decise comunque, se possibile, di evitare contatti con estranei. Si limitò ad annuire evitando di continuare quel discorso che poteva incuriosire degli estranei.

-Si…-

dovette pensare un attimo su cosa ordinare. Solitamente si aggrappava all’incendiario con fervore ma in quel luogo doveva apparire decisamente più amabile e delicata.

-Un bicchiere di vino elfico per me grazie-

disse infine, intrecciando le mani tra loro e prendendo a giocare con l’anello nero che portava all’anulare sinistro. Si spostò leggermente di lato, per non rimanere impalata davanti alla scala, continuando a seguire con lo sguardo Carlisle quando si sarebbe allontanato per prendere da bere.
 
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view post Posted on 25/4/2020, 11:23
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Prodigarsi a non attirare l'attenzione era certamente un'abilità affatto superficiale. Era stato dunque chiuso il discorso, un assenso aveva siglato l'avvertimento e, almeno per il momento, Carlisle poteva dirsi tranquillo. Per quanto il successo di quella serata fosse tutto nelle mani di Rowena, a lui sarebbe toccato pagare eventuali scotti se avessero fallito o, peggio, se le loro intenzioni fossero state rese note.
Non era possibile enumerare in quanti fossero lì per brama del loro stesso desiderio, né quanti ne sarebbero ancora arrivati.
La sala era colma di gente, di ogni veste, colore e natura. Perché, proprio loro, dovevano riuscire ad accaparrarsi l'oggetto? Se mai ci fosse stato, era alquanto probabile che avrebbero dovuto contenderselo.
E se mai vi fossero riusciti, se ne sarebbero andati allegramente col bottino tra le mani? Arduo a dirsi.
Gli occhi dell'uomo sondavano l'ampia zona, beandosi dell'ambiente conosciuto, maledicendosi di non essere lì per puro divertimento. Benché la tranquillità del suo viso celasse bene la preoccupazione, l'adrenalina era difficile da chetare.
Si rivolse alla donna alla sua richiesta ma non disse nulla, semplicemente si voltò e con alcuni passi raggiunse il bancone.
Occhi indiscreti, però, avevano visto, avevano udito le parole della Mangiamorte e, per il momento, avevano deciso di tenersi a distanza.
Nella folla di acquirenti e venditori che li circondavano, era difficile dirsi chi fosse davvero l'interessato, ma il suo sguardo pesava sulle spalle della donna che, per un motivo o un altro, poteva percepire di essere osservata.
Paranoia? Semplice, abituale necessità di stare in guardia?
Difficile da esaminarne la natura.

«Ecco a lei». Era infine tornato, porgendole un bicchiere tarchiato, cilindrico, pieno poco meno della metà di un liquido ambrato.
«Whisky irlandese. Nel mondo Babbano le nostre prelibatezze non sono conosciute e immagino sia meglio non dare nell'occhio», aveva mormorato mentre si ergeva dinanzi a lei, precludendole la vista della sala.
Si bagnò le labbra, voltandosi verso destra, lì dove il barman era intento a pulire un mixer appena bollente, con il sorriso sulla faccia di chi ha appena ricevuto una lauta mancia.
Inaspettatamente Carlisle la prese per il gomito, tirandola a sé, qualche passo più in là.
Possibile che lei stessa non fosse ancora tornata sulla questione?

«Sorrida come se le stessi per proporre un viaggio romantico a Parigi» mormorò inclinando di poco il capo.
«Non ha forma o dimensione. Ma è speciale, si dica sussurri cose da un altro mondo, spaventando anche i più coraggiosi. Viene percepito solo dai Maghi più... Sensibili.»
Non era saggio condividere informazioni ora che erano arrivati in quel posto ma, considerata l'interruzione precedente, non poteva fare altro. Lo scambio di una falsa promessa al culmine del legame d'amore di una finta coppia, diveniva il pretesto per ragguagliare la complice sugli ultimi particolari.
«Aguzzi le sue percezioni e faccia attenzione: forse è così che lo troveremo.»
Sibilò infine.
Nessuno sembrò interessato a loro, non fosse stato per lo sguardo ammaliato di qualche giovane donzella speranzosa di vivere qualche idillio del genere.
Non fosse stato per quella continua e inquietante sensazione di essere osservati.




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view post Posted on 4/5/2020, 23:44
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LA MANGIAMORTE

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Voltata di spalle, leggermente spostata dalla folla in modo da non attirare l’attenzione, le pareva di sentire qualcosa alla base della nuca. Aveva da poco avvertito la sensazione d'essere osservata e la riconobbe, sentendosi in obbligo di ruotare il busto e cercare tra la folla chi con tanta insistenza la stesse guardando. Era come fare un passo indietro alla Daereucho Domus, ma quella sera Rowena non era alle prese con un drago e un luogo che poteva considerare ugualmente pericoloso, era in una gara d’asta, circondata per lo più da maghi. Tuttavia non avrebbe abbassato la guardia, avrebbe continuato ad osservare con cura e tentare di ascoltare le conversazioni delle persone che aveva più prossime.
Carlisle tornò prima che i suoi occhi potessero scorgere alcunché, stringendo tra le mani qualcosa che non era esattamente vino elfico.

-Capisco…-

fece in risposta, afferrando il bicchiere tra le dita. Bevve un piccolo sorso senza problemi, la bevanda appariva al suo stomaco più debole di un incendiario. Il bicchiere stretto tra le dita venne portato ad essere cinto con ambo le mani, ad altezza del petto e la bevanda oscillò pericolosamente nei bordi del bicchiere, quando le dita di lui le strinsero il gomito tirandola a se e nel contempo, filare di pochi passi entrambi nella sala. Si spostarono per non essere uditi e forse anche visti, poi avvertí il respiro caldo di lui soffiarle poche enigmatiche parole ma che Rowena afferrò al volo.
Lo sguardo attento era fuorviato dal sorriso che si stendeva appena sulle labbra, mimando quella che poteva essere una buona notizia da parte di una fanciulla innamorata del suo cavaliere. Si calò incredibilmente nella parte, avvicinandosi ancora di più a lui, estendendo quel sorriso che sembrava del tutto radioso e liberando una mano dalla stretta del bicchiere la portò verso il suo viso, tentando di donargli una fugace carezza là dove iniziavano le labbra belle dell'uomo. Forse Rowena non sapeva più aprire il suo cuore, ma di certo sapeva ancora amare un corpo caldo e le veniva facile inscenare quello che doveva essere una relazione giovane e fresca.

-Oh caro…-

queste furono le parole che accompagnarono il suo gesto. Un sottinteso al fatto che aveva compreso e che avrebbe fatto il possibile nel prestare attenzione. Si sarebbe fatta guidare poi, lasciando che lui la portasse probabilmente ai posti prestabiliti.
 
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27 replies since 13/12/2018, 02:11   830 views
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