Words in the Rain , Concorso a Tema: Gennaio 2019

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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 22/1/2019, 15:39





rimorso

Una domenica pomeriggio totalmente incolore, quelle in cui la pioggia diventa la protagonista incontrastata. Grigio e fragore improvviso. Silenzio ingestibile, costruito con suoni ovattati e lontani. Si sentiva prigioniero, prigioniero in quell'inconsistenza così dannatamente pesante. I tuoni esplodevano rabbiosi, scompigliandogli i pensieri. Aveva imparato ad amare i temporali. Erano l’emblema della forza dell’acqua, di quanto fosse dolce e potente allo stesso tempo. Si lasciava cullare dal ticchettio della pioggia sul davanzale, era un suono che lo annullava completamente. Dentro di essa si riconosceva sempre. C’erano potenza e delicatezza, due fattori che aveva imparato a fondere con un minimo di esperienza. C’erano suoni e profumi, e c’era quel tocco speciale. Le trasparenze, sì, chiudevano il cerchio in modo perfetto. Non c’erano colori nella pioggia, una cosa che gli piaceva da impazzire. L’acqua è speciale. Puoi toccarla, sentirla, eppure non ha un volto definito. Il Nulla e il Tutto, la Perfezione.
Le braccia erano morbidamente appoggiate sul vetro della finestra. Gli occhi fissavano le gocce d'acqua che scivolano in trasparenza. Ogni tanto il Serpeverde si faceva distrarre da passanti e turisti che si godevano i colori di Notting Hill a dispetto del temporale. Alcuni correvano completamente bagnati, altri si muovevano a passo lento ammirando le vetrine. Gli addobbi natalizi erano spariti, ma i negozi di quel quartiere riuscivano a trasmettere sempre un'atmosfera festosa a chi sapeva coglierla. A lui non interessava minimamente.
Aveva aperto una delle finestre per fumare, tenendo la sigaretta al riparo per evitare che il vento la consumasse. Fece un tiro, pensò a fondo. Si sentiva in colpa. Sapeva di aver sbagliato nei confronti di Megan e sapeva di non aver fatto abbastanza nei confronti di Victoria.
Quella sensazione orribile non riusciva ad abbandonarlo. Era come un virus che si allargava sotto pelle e contro cui non riusciva a combattere. Era lì, nascosto chissà dove, e lo stava consumando con la stessa calma che Elijah si era sempre vantato di possedere. C’erano dei momenti in cui si osservava da fuori completamente impotente, come se non fosse lui a vestire quegli abiti sbagliati.
Non avrebbe dovuto farlo, non avrebbe mai dovuto inviare quel gufo. Lei non faceva parte della famiglia e non era stato giusto metterle sulle spalle qualcosa che non la coinvolgesse in prima persona. Era un problema suo, solo suo. E di chi sarebbe dovuto essere? Era colpa sua, solo sua e non di altri. Era lui quello che avrebbe dovuto risolvere il problema e avrebbe dovuto farlo da solo come sempre. Lui non era fatto per appoggiarsi ad altri, questo portava solo problemi.
Un altro tiro caldo. Il fumo sfuggito alle sue labbra si allargò in spirali prima di scomparire. Cosa doveva fare per cancellare il senso di colpa nello stesso modo? C’era una soluzione, una via per tornare sui suoi passi?
Schiacciò il mozzicone nel posacenere, lasciando che si contorcesse sotto al dito. Le iridi chiare rimasero per un attimo a guardare il cielo plumbeo di Londra, come se fosse la prima volta.
Un sospiro prima di richiudere piano la finestra, allontanandosi dal resto del mondo. Aveva bisogno della sua solitudine per venirne a capo. Gli serviva un caffè, forse.
Le pergamene nuove sul tavolo colpirono il suo sguardo con la stessa potenza dei fulmini che aveva lasciato al di là dei vetri. Era in piedi a pochi passi, le guardò, chiuse gli occhi. Era quella la soluzione? Possibile che fosse così semplice?


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Si sedette, incrociando le caviglie come faceva sempre. Era il suo modo infantile di abbracciarsi da solo o in mezzo alla gente. L’aveva sempre fatto fin da piccolo, nascosto negli angoli bui della villa. Anche quando non c’era nessuno, Elijah non era mai stato solo. Aveva sempre avuto se stesso, il suo sguardo fiero nello specchio che lo spingeva sempre ad andare avanti.
Fissò la carta pulita, trattenendola con il palmo aperto. Prese la piuma nera e, testa appena curva da un lato, iniziò a liberare quello che aveva dentro senza più gabbie.



Megan M. Haven
Dormitori Corvonero
Hogwarts

Ciao Megan,
Esiste un gufo giusto da scrivere? Non lo so, ma se sì, allora è questo. Quello che hai ricevuto tempo fa non avrei dovuto inviartelo, mai avrei dovuto nemmeno pensarlo.
Ti ho fatto del male, ma non era mia intenzione, e questa cosa continua a tormentarmi.
Mi hai chiesto perché ho cercato proprio te e continuo a rifarmi la stessa domanda da quella sera. Non lo so. Io non lo so. Perchè te nonostante tutto? Mi interrogo e non riesco a trovare una risposta sensata. L’unica cosa di cui sono certo è che ho sbagliato tutto con te e anche con mia sorella.
Non avrei mai dovuto coinvolgerti, perché questi demoni sono solo miei. Io conosco la loro voce, le ombre che lasciano strisciando nel buio. Io ho imparato a difendermi dalle cicatrici che lasciano, ma te e Victoria non siete come me, non siete me. Mi è stato insegnato che le ragazze vanno protette sempre, anche quando ti fanno perdere le staffe. Sono le parole che mia nonna mia ha detto mille volte mentre mangiavo la sua torta al cioccolato. Mi ha fatto capire che siamo forti in modo diverso. Non esiste tempesta che una donna non sappia combattere con il sorriso, ma un uomo deve restare in piedi anche quando cammina sopra ad un terremoto. Non importa se lo fa con il sorriso o se digrigna i denti. Deve restare a testa alta.
E’ buffo vero? Mia madre mi ha imposto di diventare forte riempiendomi la faccia di schiaffi, mia nonna ha intarsiato la mia scorza con la torta al cioccolato più buona che abbia mai mangiato. Ora non parliamo più, ci guardiamo solo negli occhi, ma la sua torta ha lo stesso sapore di quei giorni.
Non avrei mai dovuto buttarti addosso tutto questo Inferno, hai già il tuo. Non voglio fare più lo stesso sbaglio. Caricare qualcun altro dei tuoi problemi non li fa sembrare più semplici, forse solo più leggeri. E’ quello che hai fatto con me, ma non farlo più perché non è giusto.

La mano rimase sospesa qualche istante sul foglio.

Mi sbagliavo, non è vero che non è servito a niente. Mi ha fatto scoprire una persona che non pensavo esistesse. Mi ha fatto conoscere te. Non ti cercherò più per chiederti aiuto, non è giusto. Tu devi essere libera di trovare la forza di volare via dai tuoi fantasmi. Vinci la tua tempesta, Megan Haven, non c’è nulla che tu non possa fare. Questo però te l’ho già detto. Guardati dentro, guardati allo specchio, tu sei quella che sta lì davanti con le idee confuse ma con la forza di sopravvivenza di un lupo. La stessa forza che ho anche io, e tu devi solo prenderne coscienza. Se non ci riesci, stringi in mano l’amuleto che ti ho regalato. E’ la mia Runa preferita, simboleggia la forza di andare avanti. La Raido mi rappresenta, c’è una parte di me. Se ti manca quella forza prendila da lì, usa la mia.
Questa è l’ultima lettera che ti scrivo, perché detesto le parole, perché mi sento uno schifo per averti portata nel mio buio. Se puoi, perdonami, e forse riuscirò a perdonare me stesso.
Grazie
Elijah

Prese un secondo foglio e la copiò. Aveva sempre detestato gli errori e le cancellature. Ammucchiò tutte le pergamene, compresa la brutta copia, e le infilò nelle ultime pagine del libro di Pozioni. Rilesse la lettera. Sentì il respiro spezzarsi parola dopo parola. Era un errore, un altro errore. Uno sbaglio sull’altro e con esso un nuovo rimorso con cui venire a patti. Doveva essere impazzito, avrebbe fatto solo peggio. Lui non voleva il conforto di nessuno, non aveva bisogno di nessuno vicino. Aveva imparato a stare in piedi anche quando la terra si spaccava.
Si alzò di scatto e si diresse verso la finestra. Strinse forte la lettera e spinse il braccio teso oltre il davanzale. L’acqua aggredì la pergamena, mangiando lentamente le parole che aveva appena scritto. L’inchiostro iniziò a sciogliersi, fino a divenire una colata informe che gli macchiò il pollice.
Rimase a guardare in silenzio finché tutto il nero non scomparve.
Ora quella lettera non era più niente, solo parole nella pioggia, e lì nessuno le avrebbe mai trovate.


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Codice & Grafica ©Elijah -harrypotter.it

 
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