Tracce sulla neve, Missione Auror - Aiden

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view post Posted on 29/1/2019, 20:54
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Il Fato

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La nevicata notturna era stata molto copiosa. All’alba le strade di Hogsmeade erano ricoperte di candida neve, così come i tetti delle case, i davanzali delle finestre e ogni altra superficie.
Il villaggio dormiva ancora e nel silenzio spezzato solo dai versi di gufi e animali selvatici, il crepitio dell’aria, tipico di una smaterializzazione, echeggiò in uno dei vicoli della zona periferica, facendo fuggire un gatto.
Due figure incappucciate comparvero dal nulla sorreggendo qualcuno. Come un sacco di patate venne lanciato a faccia in giù nella neve. Il corpo, quasi inerme, sprofondò in quel candore e lì rimase, mentre i due incappucciati si smaterializzarono senza lasciare tracce.

Un'altra giornata stava per iniziare a Hogsmeade. I negozianti aprivano le loro botteghe, gli abitanti uscivano dalle case, sfidando il freddo, per portare a termine le loro commissioni quotidiane ed i bambini si rincorrevano lanciandosi pale di neve.
Nel vicolo il corpo abbandonato iniziava a muoversi, facendo leva su un braccio e con molta fatica riuscì a mettersi in ginocchio. Una goccia di sangue gli colò dal naso andando ad aggiungersi all’altro che aveva già imbrattato la neve sotto di se.
Si strinse le tempie con entrambe le mani e gemette per il dolore e per il freddo, un lamento che trovò il suo sfogo in versi soffocati, in colpi di tosse e sangue sputato dalla bocca.
Fu un bambino a trovarlo per primo, sfuggendo agli amichetti che continuavano a lanciargli palle di neve si era infilato nel vicolo per nascondersi. Si mise a gridare quando lo vide e corse via in cerca della mamma.
Pochi minuti dopo si era già radunato un gruppo di curiosi che, sgomitando e spiando, cercavano di capire cos’era successo.

-Magia Oscura- vociferava qualcuno. La mamma del bambino, la signora Davis, seguendo le indicazioni del figlio giunse nel vicolo portando con se una coperta. -Chiamate il San Mungo- disse rivolta ai signori nei paraggi.
-Bisognerà far intervenire il Quartier Generale- aggiunse qualcuno
-È solo un ragazzo- commentò pietosamente uno tra i più anziani.
La signora Davis, mossa a compassione mise il mantello sopra le spalle del giovane, per ripararlo dal freddo, e lo aiutò ad alzarsi, ma il ragazzo, fin troppo debole per stare in piedi, ricadde sulla neve
-L’orso ha mangiato la civetta-
Disse improvvisamente guardando la donna, ma il suo sguardo era vacuo, quasi assente.

 
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view post Posted on 31/1/2019, 15:08
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Aiden Weiss

Tracce sulla Neve

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I am the Sword in the darkness. I am the Watcher on the walls. I am the Fire that burns against the cold, the Light that brings the dawn, the Horn that wakes the sleepers, the Shield that guards the realms of men.
George Martin, A Clash of Kings


La punta della propria piuma venne immersa nel proprio calamaio, affinché potesse attingere qualche goccia d’inchiostro nero come la pece, per poi sfiorare la superficie giallastra e ruvida della pergamena. Fresca ed elegante, la propria firma parve pulsante di vita sotto i giochi di luce della lampada posta in una degli angoli della propria scrivania. Sollevò con cura il foglio e soffiò delicatamente affinché l’inchiostro si asciugasse, dopodiché depose il documento da parte.
Sospirò profondamente, passandosi una mano sulla folta e ispida barba rossiccia, mentre lo sguardo si posò sulla gatta. La felina dormiva beata su uno dei braccioli del divanetto, che aveva brutalmente bullizzato con i propri artigli, e la tentazione di tirarle addosso una di quelle palline di pergamena accartocciata fu davvero allettante, finché la propria attenzione non venne attirata dallo svolazzare di un violetto Promemoria.
Una volta aperto e letto il messaggio al suo interno, firmato dal Capo Auror, Aiden alzò appena un sopracciglio, cercando di assimilare per bene l’informazione appena visualizzata. Poi comprese il senso d’urgenza e si alzò in fretta e furia. «Per il sacro calderone del Dagda!» esclamò. La sedia si ribaltò per l’enfasi che ci aveva messo e il frastuono secco ed improvviso svegliarono la gatta, che prese a soffiare indispettita. «Qui non c’è tempo da perdere!». Aprì un cassetto della scrivania e raccattò tutto l’occorrente necessario che sarebbe potuto tornargli utile in quella che si prospettava essere un’indagine particolare, semmai i sospetti di Rhaegar avessero dimostrato di avere un fondo di verità. E se Wilde metteva nero su violetto - come il quel caso - i propri dubbi riguardo a determinate allerte, allora quei sospetti diventavano anche i suoi; pertanto sarebbe stato costantemente cauto, senza lasciare alcuno spazio al proprio lato istintivo, e tutto sarebbe filato liscio come l’olio, ne era certo.
Aveva già commesso uno sbaglio una volta, non lo avrebbe ripetuto nuovamente.
L’Auror indossò il proprio cappotto e si sistemò sulla testa il cappello del falco, assicurarsi infine che ogni oggetto fosse nelle rispettive tasche, compreso il distintivo argentato che in quel momento teneva agganciato al maglione che aveva indosso. La fondina in cui era riposta la fida bacchetta venne fissata attorno alla coscia destra e tenuta collegata al proprio cinturone d’argento con delle cinghie, affinché fosse sempre a portata di mano.

Hogsmeade.
Il villaggio che aveva iniziato ad amare a conoscere come le sue tasche, oltre che ad essere il proprio vicino di casa, stava ospitando la vittima dell’aggressione di cui Rhaegar voleva che indagasse. Era molto strano che tutto ciò fosse avvenuto in un luogo simile, vicino a casa sua e non molto distante dalla Scuola di Magia, la quale era già stata colpita dai servi del Male durante i G.U.F.O. di Patrick Swan. E in quella piccola comunità magica aveva commesso il suo errore: era lì che aveva sbagliato con quella giovane donna e con Niahndra, era lì che avrebbe trovato la completa redenzione.
Aiden Weiss avrebbe svolto il proprio dovere con impeccabile zelo e perseverando in pazienza e sangue freddo. Non avrebbe delusione nessuno, benché mai avrebbe dato un motivo a Rhaegar per dubitare di lui e per avergli concesso un’opportunità: aveva infatti imparato la lezione e lottava costantemente per non cadere nuovamente in errore.
Hogsmeade era dunque la propria Destinazione da raggiungere e il fulvo focalizzò il punto esatto che avrebbe voluto raggiungere tramite la Smaterializzazione, la stecca di Biancospino estratta e serrata nella mano destra. La strada principale del villaggio prese vita nella sua mente, poi vennero aggiunti gli edifici come i Tre Manici di Scopa, Zonko e Mielandia; ma Aiden non aveva idea di dove fosse esattamente il ragazzo che era stato aggredito, perciò doveva confidare nel trovare qualcuno disposto ad indirizzarlo verso la giusta direzione. Nonostante la notte precedente avesse nevicato in maniera molto abbondante, il fulvo ricordava perfettamente quello spicchio di terreno abbattuto, con qualche piccolo sasso sporgente, a circa una decina di passi dall’ingresso dei Tre Manici di Scopa. Anche se ora era del tutto celato alla vista, sotto allo strato soffice e bianco, il punto rimaneva lo stesso; perciò era molto fiducioso del fatto che la neve non gli avrebbe causato gravi difficoltà se conosceva il reale aspetto della zona che si era prefissato come meta. Quindi nella sua mente venne impressa l’immagine di quello spicchio di terreno davanti al pub più rinomato del villaggio, in modo molto nitido e reale, e lo fece suo, intenzionato come non mai a prenderne possesso in senso letterale. Weiss fu quindi assai Determinato nel voler raggiungere la meta da lui stabilita in tutta sicurezza e successo, nonostante l’urgenza della situazione; di conseguenza alimentò ogni singola fibra del proprio corpo con quel impellente desiderio - ormai sempre più vicino ad un imperativo -, richiamando a sé tutta la magia racchiusa nel proprio sangue. Voleva apparire in quel punto preciso e riempirlo con la propria figura, perciò rimase concentrato e mantenne le mente fissa sul suo traguardo, continuando ad alimentare la propria determinazione, per poi appellarsi all’ultima componente fondamentale alla Smaterializzazione: la Decisione. Non c’erano elementi di disturbo, il senso d’urgenza era stato momentaneamente accantonato onde evitare tragici scivoloni lungo quel complesso procedimento in cui la concentrazione era tutto, e non nutriva alcun timore o dubbio su quanto stava facendo.
Lui sapeva dove andare. Lui era risoluto in quello che stava facendo. Lui era certo di poterci riuscire. Ruotò su se stesso, dandosi la spinta decisiva e lasciandosi colmare dalla magia, per poi scomparire nel nulla con il tipico suono della Smaterializzazione.

Semmai Weiss fosse apparso nel punto da lui prescelto, allora avrebbe fatto vagare lo sguardo in cerca di qualcuno che potesse condurlo dal ragazzo aggredito.
L’Auror era pronto ad aiutare la sua gente. Era il suo compito. Era ciò per cui era nato.


▵▵▵

ps: 228 | pc: 172 | pm: 189 | exp: 33.5


Inventario

• Bacchetta in legno di biancospino, piuma di Ippogrifo, 12 pollici e mezzo, flessibile;
• Distintivo Auror [Agganciato al maglione, nascosto dal cappotto.];
• Anello e ciondolo d'argento;
• Cinturone d'argento con incastonate Perla del Mistero e Punto Luce Corpo;
• Bracciale Celtico originale;
• Orecchie Oblunghe [Tasca sinistra del cappotto.];
• Cappello del Falco;
• 1 x Polvere Buiopesto Peruviana [Tasca destra del cappotto.];
• 1 x Fiala di Essenza di Purvincolo [Tasca superiore del cappotto.].

Incantesimi Conosciuti

• Classe I, II, III, IV complete, esclusi i proibiti;
• Proibiti appresi: Iracundia (Classe III), Ignimenti (Classe IV), Claudo/Paraclaudo e Nebula Demitto (Classe V);
• Classe VI appresi: Incarceramus;
• Incantesimi da Auror: Stupeficium, Expecto Patronum, Rompisigillo, Nego Negligetiam, Homenum Revelio, Deletrius.

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view post Posted on 18/2/2019, 20:33
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Non fu difficile per Aiden Weiss raggiungere il Villaggio di Hogsmeade. Il suo corpo si materializzò nelle vicinanze dei Tre Manici di Scopa, da lì la visuale del sobborgo offriva uno scenario insolito. L’agitazione dei paesani era palpabile; capannelli di persone che si scambiavano occhiate terrorizzate, gente che indicava il vicolo in cui si trovava la vittima ed un via vai continuo di chi voleva vedere con i propri occhi cosa fosse successo.
Alle spalle dell’Auror un’altra figura sopraggiunse sul luogo. Una lunga veste bianca, coperta da un mantello anch’esso bianco e bordato di pelliccia, lasciava intuire che si trattasse di una donna. Costei superò Aiden dirigendosi, a passo svelto, verso il vicolo particolarmente frequentato.

-Largo! Fate passare, sono un medimago-
con voce sicura la donna si fece largo tra la folla che si aprì lasciandola passare. L’Auror avrebbe potuto approfittare della situazione, seguire la donna ed avvicinarsi al luogo designato, se solo avesse voluto.
Lo scenario che si presentò non era dei migliori. La vittima era un ragazzo di all’incirca diciassette anni; capelli scuri e corti, il viso segnato da rivoli di sangue, ematoma sull’occhio destro e tagli all’altezza dello zigomo sottostante lasciavano facilmente intuire che era stato percosso.
Le vesti erano lacere, il pantalone strappato in più punti lasciava scoperte ginocchia e porzioni di gambe, la camicia ridotta a brandelli evidenziava le ferite al petto e alle braccia. Numerosi erano i tagli, profondi e sanguinanti, e là dove la pelle non era lacerata si presentava rossa e ulcerata.
La donna col vestito bianco, dopo essersi avvicinata al ragazzo ed aver constatato le sue condizioni gli toccò la fronte

-Scotta. Va trasportato al San Mungo immediatamente-
sentenziò rivolta alla signora Davis che era rimasta lì accanto a lui.



Mi scuso per il ritardo
Puoi avvicinarti tranquillamente al luogo in cui si trova il ragazzo, trovarlo è facile.
Hai completa libertà di scelta; per dubbi sono disponibile per Mp
 
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view post Posted on 20/2/2019, 09:55
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Tracce sulla Neve

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L’ambiente, infine, mutò sotto lo sguardo blu come il mare dell’Auror, così come le temperature stesse. Non c’era più il calore ristoratore del proprio ufficio ad accarezzargli le guance, né le quattro mura a dargli riparo; ora c’era il gelo dell’inverno e il manto nevoso che ricopriva le vie e gli edifici del villaggio. Hosgmeade sembrava luminosa in mezzo a tutto quel bianco, ma ciò nonostante fredda quanto l’aggressione che si era consumata tra le sue vie quella notte.
I Tre Manici di Scopa distava poco dalla sua alta figura, ma l’attenzione di Weiss venne attirata dai paesani tesi ed incuriositi, raggruppati presumibilmente nella zona in cui era avvenuto il fattaccio. Poi la sagoma di una donna vestita di bianco entrò nel proprio campo visivo, dopo che questa lo superò a passo svelto verso il vicolo pullulante di persone; a quel punto anche Aiden si diede una mossa e arrancò lungo il sentiero con lunghe e poderose falcate. Tentò di farsi largo tra quella moltitudine di Maghi e Streghe, esclamando con decisione: «Auror Weiss! Per favore, fatemi passare!» Cercò di stare al passo della donna in bianco, la quale si annunciò come una Medimaga.
E ora che sia un Auror che un Medimago erano sul posto i paesani potevano ritenersi un po’ più tranquilli e liberare la zona?
La vista delle condizioni in cui riversava il giovane rimasto vittima dell’aggressione erano piuttosto preoccupanti a giudicare dalle lacerazioni sul petto e sulle braccia, sanguinanti e profonde. Anche se non era esperto in campo medico, Aiden si ritrovò a pensare alla missiva che Rhaegar gli aveva inviato poco prima di Smaterializzarsi sul posto: quale Mago o Strega poteva arrecare tanta sofferenza ad un ragazzo così giovane? Cosa poteva aver mai fatto per meritarsi un simile trattamento?
Si accarezzò il mento barbuto mentre studiava il ragazzo e la Medimaga svolgeva il proprio lavoro, al che si domandò se fosse abbastanza giovane da studiare ancora ad Hogwarts; in tal caso aveva sia l’onere di rassicurare la scuola tanto quanto il villaggio stesso, accertandosi che venisse fatta giustizia per tutta quella violenza.
Emise un basso grugnito, tipico di uno che stava cercando di far lavorare il cervello nella giusta direzione e prese ad elaborare un veloce modus operandi per quella situazione. Non poteva lasciare la zona scoperta: se sul luogo erano presenti degli indizi, evidenti o meno, chi poteva assicurare che una volta che si fosse allontanato qualcuno non sarebbe sopraggiunto per curiosare e alterare così le prove o, nella peggiore dei casi, per poter occultare volontariamente quanto era stato compiuto? Il colpevole poteva anche essere nelle vicinanze senza che nessuno ne fosse al corrente e proprio alla base di queste ipotesi, Weiss non voleva assolutamente tralasciare nulla, né per una semplice svista o perché aveva trattato con superficialità e scontatezza la cosa.
In virtù di tali pensieri fece vagare il proprio sguardo sul terreno attorno al ragazzo, in cerca di qualche indizio evidente come delle impronte o qualche altra traccia lasciava involontariamente dal responsabile di una tale cattiveria, escludendo alle possibili macchie di sangue sulla neve. Uno sguardo veloce, giusto per farsi un’idea se partire ad esaminare la zona oppure ad interrogare il ragazzo, nonostante necessitasse di cure più specifiche come la Megimaga si premurò di far notare. Fu proprio quando la donna disse di doverlo trasportare urgentemente al San Mungo che Aiden si destò dai propri ragionamenti.
«Perdoni quella che potrebbe sembrare una mia mancanza di sensibilità: ma è proprio necessario portarlo subito al San Mungo? Comprendo che il ragazzo sia in pessime condizioni e dato il mio ruolo vorrei saperlo al sicuro e in ottime mani, ma se vi fosse la possibilità di fargli qualche domanda, anche breve, sarebbe già qualcosa.» mormorò in tono misurato alla Medimaga, senza apparire autoritario o pretenzioso. In una situazione del genere Aiden comprendeva perfettamente che non poteva ostacolare il lavoro della donna, né lei avrebbe dovuto farlo con lui: giungere ad un compromesso che potesse andare solo a beneficio del ragazzo era il minimo. Meritava di ritornare alla tranquillità in ottima salute e con la giustizia dalla propria parte.


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view post Posted on 7/4/2019, 16:39
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Il vociare della folla era un brusio indistinto che faceva da sottofondo a quell'infelice scenario.
Rhaegar poteva ritenersi soddisfatto dell'addestramento impartito ai suoi sottoposti; con occhio vigile l'Auror Weiss fece una panoramica della scena alla ricerca di particolari che potessero fornire indizi su quanto accaduto.
Quello in cui si trovavano era un vicolo cieco, l'unico accesso era quello che tutti avevano usato per giungere sul luogo; guardandosi indietro avrebbe visto le numerose impronte, in direzioni svariate, lasciate dai curiosi, dalla signora Davis, dalla medimaga, nonché da se stesso.
Le macchie di sangue e la sagoma impressa sulla neve lasciavano chiaramente intendere che il corpo del ragazzo era stato lasciato lì con la testa rivolta verso l'unica uscita. Si poteva pensare che le impronte degli aggressori si fossero mescolate a quelle di tutti gli altri.
Alle spalle del ragazzo, invece, non c'erano impronte visibili, ma qualcos'altro era nascosto nella neve, qualcosa di piccolo, che non poteva essere visto in lontananza e di cui Aiden non si rese conto. Una breve occhiata non era sufficiente a cogliere i pochi ma preziosi indizi presenti sulla scena.
Nel frattempo la medimaga iniziò i primi soccorsi sul posto. Estratta la bacchetta eseguì un movimento rotatorio pronunciando la formula magica a voce bassa, ma decisa. I risultati però furono inconcludenti, cosa che la fece arrivare ad un'unica conclusione possibile
-Hanno usato magia oscura- asserí a voce alta rivolta verso Aiden. -Ha tempo di fargli una sola domanda, se priprio non può aspettare, se non lo trasporto immediatamente al San Mungo potrebbe avere danni permanenti. Il resto potrà chiederglielo quando lo avrò rimesso in sesto- Era stata molto sicura ed autoritaria, tipico atteggiamento di chi sa il fatto suo e non ammette repliche.
Il ragazzo, semiseduto sulla neve, strinse con le poche forze che aveva il braccio della signora Davis, che non si era allontanata nemmeno per un secondo e continuava a tenergli la coperta sulle spalle
-L'orso ha mangiato la civetta- ripeté con voce bassa e rotta dai colpi di tosse.

 
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view post Posted on 10/4/2019, 10:34
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Un dimenticatoio. Era questo ciò che il vicolo cieco rappresentava: un disgustoso dimenticatoio, alla pari di una discarica, nel quale era stato gettato il ragazzo. Probabilmente il responsabile aveva pensato che scaricandolo lì, a morire lentamente per le numerose e gravi ferite, le probabilità di un ritrovamento sarebbero state decisamente basse e nessuno si sarebbe messo sulle sue tracce. Dopotutto, chi mai si sarebbe diretto spontaneamente in un simile posto? Chi, tra i vari conoscenti della vittima, avrebbe mai pensato di cercarlo proprio lì, in un buco dimenticato da Dio?
Nella mente dell’Auror tutto apparve quanto mai chiaro: chiunque avesse compiuto quell’atto ignobile aveva tentato di sbarazzarsi del ragazzo il più velocemente possibile, in uno degli ultimi posti in cui si avrebbe cercato. Poteva quindi essere stato premeditato oppure dettato dalla fretta del momento. Il ventaglio delle ipotesi erano vasto e ricco di varianti, ma Aiden era ben consapevole che con un po’ di pazienza, perseveranza e buona analisi avrebbe potuto iniziare a sfoltirne alcune fino ad arrivare alla soluzione finale.
Le impronte erano miste e pertanto, se il colpevole aveva agito senza l’ausilio della magia, allora era certo che fossero mischiate assieme alle altre. Questo almeno nel tratto che andava dall’inizio del vicolo al povero ragazzo, mentre oltre le spalle di quest’ultimo nulla sembrò saltargli all’occhio, ma ci avrebbe pensato più tardi.
Quando la Medimaga si rivolse verso di lui, Weiss inarcò un sopracciglio con aria seria e riflessiva. Non mise in dubbio il giudizio della donna, dopotutto era il suo lavoro, ma ciò fece comunque comprendere al rosso quanto i sospetti di Rhaegar si fossero rivelati fondati, almeno fino a quel momento. C’era della Magia Oscura in gioco e stava a lui scoprire a chi appartenesse la mano di un simile crimine e fare in modo che vi fosse Giustizia. Fu quel “danni permanenti” a far comprendere all’Auror che non si poteva indugiare oltre, che la salute del ragazzo fosse più urgente delle sue domande; avrebbe continuato il suo lavoro in un altro modo, anche se più lento, ma non avrebbe sprecato un secondo di più del tempo prezioso che serviva alla donna nel salvare il ragazzo.
«Lo porti via, ora!» ordinò, sacrificando quindi la possibilità di una singola domanda a sua disposizione. «Mi mandi qualcuno o un gufo appena sarà fuori pericolo, io rimarrò qui per tutto il tempo necessario. Auror Aiden Weiss, non se lo dimentichi, è importante.»
L’attenzione cadde sul ragazzo per qualche secondo e lo vide muovere le labbra, ma tra il tono basso di quest’ultimo e il brusio generale dei paesani presenti sul posto, Aiden non ebbe modo di udire perfettamente cosa cercò di dire. Probabilmente era sotto shock e cercava il conforto della donna che lo stava sostenendo. Non seppe dire se ella fosse una conoscente della vittima o una buon’anima che lo aveva soccorso fino all’arrivo della Medimaga, ma era certo che se fosse rimasta lì l’avrebbe interrogata per saperne di più. «Signora, se non ha intenzione di accompagnare subito il ragazzo al San Mungo le vorrei fare qualche domanda.» le disse con calma.
Infine, si volse verso la folla e con un eloquente invito delle braccia, intimò tutti quanti a sgomberare l’area. «Tornate tutti a casa o a svolgere le proprie faccende! Nessuno dovrà accedere a questa specifica zona fino a mio ordine, sono stato chiaro? Provvederò ad applicare delle misure di sicurezza!» tuonò affinché tutti lo udissero. «Possono rimanere eventuali testimoni per qualche domanda!»


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La medimaga non se lo fece ripetere due volte, le condizioni del ragazzo erano gravi, attendere oltre poteva essere estremamente pericoloso. Annuì risoluta, memorizzando il nome dell’Auror
-Le manderò un mio apprendista quanto prima- asserì. Mentre Aiden intimava alla folla di abbandonare il luogo e tornare alle proprie faccende, la dottoressa fece allontanare la signora Davis prima di smaterializzarsi con il paziente.
Ora che il ragazzo era stato portato via era molto più evidente la grossa chiazza di sangue impressa sulla neve. Si potevano vedere i contorni del busto e le fossette lasciate dalla pressione delle ginocchia. Uno scenario inquietante.
La signora Davis distolse lo sguardo dal macabro spettacolo e, con l’ansia e la preoccupazione che solo una madre può avere, guardò tra la folla alla ricerca di suo figlio. Voleva risparmiargli una simile visione e fu quasi sollevata quando non lo vide.

-Non so se posso esserle utile signore. Non ho visto nessuno, quando sono arrivata il ragazzo era già qui- era quasi dispiaciuta di non poter essere utile alle indagini. - Come si può fare una cosa del genere ad un ragazzo-
La folla pian piano si stava diradando, ad uno ad uno maghi e streghe si allontanavano, tornando alle proprie faccende quotidiane. Qualcuno ancora temporeggiava, bisbigliando sommessamente con il vicino, qualcun altro continuava a voltarsi mentre usciva dal vicolo, incuriosito da ciò che stavano dicendo gli altri.
- Spero che al San Mungo riescano a curarlo.- aggiunse la signora Davis -Poveretto, delirava. Continuava a ripetere una strana frase: L’orso ha mangiato la civetta. Aveva ragione la mia nonna quando diceva che la sanità mentale è come un velo di cipolla- Una considerazione che poteva destare curiosità o confusione. Ma tra i commenti esposti dalla signora si nascondeva una rivelazione che poteva essere importante. Quella frase poteva essere il prodotto di una mente confusa e delirante oppure poteva nascondere un qualche significato. L’unica certezza del momento era la sua cripticità.
Nel vicolo non era rimasto più nessuno, fatta eccezione per la signora Davis.



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view post Posted on 3/6/2019, 18:40
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Anche lui, a seguito delle parole della Medimaga, annuì con risolutezza. Erano dunque venuti a patti in maniera tempestiva e senza mettersi i bastoni tra le ruote a vicenda, consapevoli delle priorità di entrambi e Aiden poté ritenersi più che soddisfatto.
Solamente quando ebbe terminato di intimare ai presenti di sgomberare la zona, il rosso poté dedicarsi interamente alla donna che era rimasta accanto alla vittima e notare l’ormai evidente chiazza di sangue sulla neve. La Medimaga non aveva quindi mentito riguardo alla gravità delle condizioni del ragazzo, ma si convinse a pensarci più tardi ai dettagli sulla scena del crimine, dedicandosi in primis a quella che poteva essere una possibile testimone.
«Mhm-mhm...» grugnì, annuendo lentamente. Era un vero peccato che la donna non fosse in possesso di una testimonianza vera e propria, ma non gliene fece una colpa. «Si è presa cura di lui fino al nostro arrivo...» E con quel “nostro” intendeva se stesso e la Medimaga, un modo come un altro per intendere i soccorsi. «Probabilmente senza la sua gentilezza non sarebbe ancora tra noi. E al San Mungo sapranno cosa fare, sono ben preparati.» Tentò di essere rassicurante, non voleva che la donna tornasse a casa preservando lo stesso grado di sconforto per quanto era accaduto al ragazzo. Era suo preciso dovere tranquillizzarla un minimo, così come doveva riportare l’ordine e la sicurezza all’interno del villaggio, poiché i cittadini si aspettavano questo da lui e dal resto del Dipartimento Auror.
Il commento successivo della signora lasciò ad Aiden un senso di amarezza: non condivideva quel pensiero sulla sanità mentale del genere umano, tuttavia si impegnò nel non manifestare il proprio disappunto. Cercò quindi di indossare la maschera più impassibile e controllata che aveva, oltre che seria, per poi dire la propria. «Se così fosse allora saremmo tutti fritti...» mormorò con il tono più neutro possibile, senza risultare eccessivamente asciutto o sarcastico: non voleva offendere nessuno. «Credo che ognuno di noi abbia un proprio grado di resistenza, signora. Non che questo significhi che il ragazzo sia un debole, ma probabilmente quanto ha vissuto è stato troppo per lui. Ma la ringrazio per avermelo detto, ora può tornare a casa.»
L’Auror non aveva altro da chiedere alla donna e non avrebbe temporeggiato oltre il dovuto necessario. Quanto gli era stato rivelato circa i deliri del ragazzo, lo lasciò più turbato che mai e sapeva perfettamente che non era da escludere un possibile intervento degli Obliviatori, qualora il San Mungo lo ritenesse necessario per la salute della vittima. Proprio per tale motivo doveva mobilitarsi nel trovare indizi e qualche possibile risposta, e di certo quel “L’orso ha mangiato la civetta” gli diede qualcosa su cui riflettere.

L’orso, per sua stessa natura, era un animale che poteva farsi molto aggressivo se sfidato ed era considerato un feroce predatore; la civetta, invece, era più mansueta e notturna, ma ritenuta a sua volta un predatore. Per quanto l’orso fosse decisamente più pericoloso, la civetta però aveva molte più possibilità di sfuggire ai grandi predatori terrestri. A meno che…
A meno che la civetta non avesse avuto la malsana idea di volare a bassa quota per poter stuzzicare l’orso, facendo in questo modo la fine di una preda.
Che la civetta fosse solo una metafora in grado di ricondurre al ragazzo e alla sorte che gli era toccata? Aveva forse provocato le persone sbagliate? E per quale motivo? Che tutto fosse, inspiegabilmente, riconducibile ad una versione dei fatti? E l’orso chi era?

Soltanto dopo aver sviluppato tali supposizioni ed essersi accertato che la donna si fosse allontanata dalla zona, l’Auror poté dedicarsi alle misure di sicurezza da adottare affinché nessuno interferisse con le indagini, andando ad alterare le prove sulla scena del crimine.
La stecca di Biancospino venne sfoderata mentre l’uomo giunse all’inizio del vicolo, esattamente nel punto in cui era arrivato e dove le persone avevano sostato fino a qualche attimo prima. Lanciò un primo sguardo indagatore attorno a sé, assicurandosi che non vi fosse anima viva nei paraggi, né che vi fossero sguardi indiscreti puntati su di lui da angoli nascosti. Aveva bisogno di tutta la privacy possibile, di ogni mezzo disponibile affinché nessuno si concedesse un certo vantaggio su di lui. Qualsiasi cosa avesse compiuto da lì in poi, doveva andare a penalizzare chiunque non fosse un Auror; l’effetto a sorpresa, dunque, era il piatto preferito di Weiss, una leccornia che voleva gustarsi in tutto e per tutto.
Partendo dunque dal presupposto che non voleva nessuno tra i piedi, eccetto appunto altri Auror, nella mente del giovane rosso presero a formarsi diverse figure a cui negare totalmente l’accesso: uomini, donne, bambini; tutti coloro che non possedevano un Distintivo Auror appuntato sul petto o agganciato alla cintura vennero automaticamente esclusi, classificandosi - come l’incantesimo specificava - in dei nemici. Non poteva fare diversamente, sapeva che aveva poche alternative a sua disposizione e che non poteva permettersi di avere riguardi per nessuno, se non per quel povero ragazzo che era stato vittima della crudeltà dell’uomo.
C’era decisione nel suo intento, una volontà talmente ferrea dal non volersi piegare facilmente, e che sfruttò a pieno in quella che fu l’intera procedura dell’incantesimo. Era ciò che desiderava con tutto se stesso, tenere fuori tutte quelle persone che avevano popolato nella sua mente dalla barriera invisibile che aveva intenzione di evocare. Un’area protetta e occultata, rendendo così arduo il visualizzare un punto definito del vicolo per chiunque volesse tentare di Smaterializzarsi, sempre che la persona non conoscesse già il punto da raggiungere; era tutto ciò che poteva sfruttare con le proprie conoscenze ed era meglio di niente.
Partì dal muro della prima casa alla sua sinistra, intenzionato a proseguire verso la parte opposta, delimitando così un confine preciso. Tenendo la bacchetta a mezz’aria, quindi, Aiden tracciò più volte in cerchio, sino al completamento del perimetro da proteggere, una X. Nel mentre che svolgeva tale prassi, pronunciò la formula a bassa voce, ma in modo chiaro e preciso. «Sàlvio Hèxia!» Fece inoltre molta attenzione ad accentantare la “a” di Salvio e la “e” di Hexia.
Ovviamente cercò di non perdere la concentrazione necessaria né smise di pensare a tutte quelle persone che voleva escludere. Era questo ciò che voleva, ciò che la propria bacchetta doveva sprigionare e rendere reale. Il Fato ora avrebbe decretato se essere con o contro di lui: in ogni caso Weiss non si sarebbe abbattuto e avrebbe ritentato se necessario, perché la sua missione era quella di assicurare la giustizia e niente gli avrebbe impedito di svolgere il proprio dovere.


▵▵▵

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Inventario

• Bacchetta in legno di biancospino, piuma di Ippogrifo, 12 pollici e mezzo, flessibile;
• Distintivo Auror [Agganciato al maglione, nascosto dal cappotto.];
• Anello e ciondolo d'argento;
• Cinturone d'argento con incastonate Perla del Mistero e Punto Luce Corpo;
• Bracciale Celtico originale;
• Orecchie Oblunghe [Tasca sinistra del cappotto.];
• Cappello del Falco;
• 1 x Polvere Buiopesto Peruviana [Tasca destra del cappotto.];
• 1 x Fiala di Essenza di Purvincolo [Tasca superiore del cappotto.].

Incantesimi Conosciuti

• Classe I, II, III, IV complete, esclusi i proibiti;
• Proibiti appresi: Iracundia (Classe III), Ignimenti (Classe IV), Claudo/Paraclaudo e Nebula Demitto (Classe V);
• Classe VI appresi: Incarceramus;
• Incantesimi da Auror: Stupeficium, Expecto Patronum, Rompisigillo, Nego Negligetiam, Homenum Revelio, Deletrius.

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La signora Davis sembrava dispiaciuta di non poter aiutare ulteriormente il giovane Auror. Ma il dispiacere si trasformò presto in confusione, non capendo appieno i commenti dell’uomo. Tuttavia la donna era una persona estremamente semplice e non diede troppo seguito alla cosa, era ansiosa di tornare a casa e assicurarsi che suo figlio stesse bene. –Spero che troviate chi ha fatto questo- si augurò prima di lasciare il luogo definitivamente.

L’area era ormai sgombra, la folla si era dispersa, maghi e streghe erano tornati alle loro faccende avendo qualcosa di nuovo da raccontare e di cui sparlare. Quel vicolo parve improvvisamente vuoto e triste. Il gelo che si avvertiva non era dato solo dalla neve che copriva ogni superficie, ma anche dallo scenario macabro che era rimasto.
Aiden mise mano alla bacchetta, richiamando a se tutta la concentrazione di cui era capace. Pochi gesti misurati gli permisero di isolare il territorio fino allo sbocco sulla strada. Una sottile patina bluastra iniziò a formarsi dalla prima casa a sinistra, ingrandendosi progressivamente ad ogni incrocio portato a termine con la bacchetta, fino ad occupare l’intero perimetro. Quando la cupola così formata toccò il terreno divenne completamente trasparente.
Non ci sarebbero stati più intrusi, né curiosi, la scena del crimine era stata già contaminata abbastanza. Improvvisamente tutto era silenzioso e calmo, l’ambiente ideale per indagare alla ricerca di indizi.
L’enorme sagoma di sangue impressa sulla neve iniziava a cambiare colore; là dove il sangue si era addensato assumeva toni scuri, tendenti al marrone; mentre nei punti in cui il fluido era penetrato in profondità, lasciava delle chiazze rosate.
Se si osservava attentamente una di quelle chiazze rosate, saltava all’occhio qualcosa di strano; sembrava un grumo di sangue dalla forma oblunga con un lungo filamento attorcigliato. Aveva una forma talmente insolita da sembrare un orecchio umano.
Poco oltre, sul fondo del vicolo, quasi a ridosso del muro che sbarrava la strada, un piccolo oggetto luccicava tra la neve: una sottile catenina argentata, di quelle che si appendono al collo.

 
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Ben presto una sottile patina bluastra prese a formarsi nei punti da lui designati, per poi diventare completamente trasparente una volta che la cupola venne completata, isolando definitivamente la zona.
Lo sguardo granitico del giovane Auror, a quel punto, tornò a focalizzarsi sulla scena del crimine, lì dove il corpo martoriato della giovane vittima aveva giaciuto inerme fino a pochi minuti prima. La sagoma di sangue aveva preso ad assumere colori sempre più scuri, segno che era passato molto tempo da quando aveva toccato il candido manto nevoso e che quest’ultimo avesse ormai assorbito il liquido scarlatto; e anche quello - a conti fatti - era un indizio da aggiungere alla lista.
Si grattò distrattamente la barba, pensieroso, la mente che tentava - ancora una volta - di decifrare la strana frase che il ragazzo aveva farfugliato in preda allo shock. E più ci pensava, più temeva seriamente che il giovane si fosse per davvero cacciato nei guai con uno o più individui più forti di lui. Non aveva l’assoluta certezza, ma i suoi sospetti vorticavano con maggior insistenza su quella ipotesi, che tanto scontata non era. Ma era anche vero che aveva bisogno di prove per poter avvalorare una simile supposizione, dando quindi un volto al colpevole e risolvendo il caso una volta per tutte.
Fu proprio in virtù della necessità nell’entrare in possesso di un qualche indizio consistente che spinse Weiss ad avvicinarsi con cautela alla zona insanguinata, facendo ben attenzione a non mescolare le sue impronte con quelle altrui, studiando ogni traccia possibile con occhio meticoloso e critico. Questo finché il suo sguardo non cadde su una strana protuberanza oblunga, simile ad un grumo di sangue, con un filamento attorcigliato; aveva una forma davvero inconsueta, quasi fosse un orecchio umano, ma senza uno studio più accurato Aiden non avrebbe saputo confermarlo o smentirlo.
Sospirò profondamente e, mentre rifletteva su come agire, fece scorrere lo sguardo sul resto dell’area circostante. Gli occhi blu colsero un luccichio nella neve, verso il fondo del vicolo e quasi a ridosso del muro, ma l’Auror decise che ci avrebbe pensato in seguito: quella strana cosa che giaceva in mezzo a tutto quel sangue e alla neve aveva la priorità assoluta, poiché aveva l’aria preoccupante e tutto ciò che appariva allarmante necessitava di un’azione tempestiva.
Doveva vederci chiaro, per questo la stecca di Biancospino venne fatta ruotare con un movimento del polso, verso destra, partendo dal basso e andando verso l’alto, per poi abbassarsi con decisione verso l’oggetto che aveva intenzione di far levitare fino all’altezza del proprio sguardo. Non sarebbe stato opportuno avvalersi di un incantesimo di Appello, avrebbe rischiato di contaminare quella prova o di andare incontro a spiacevoli conseguenze, nel caso in cui l’oggetto si fosse rivelato un artefatto oscuro o qualcosa di vagamente simile. Si armò quindi di quanta più concentrazione possibile, oltre che di decisione, per poi scandire chiaramente l’incantesimo, facendo molta attenzione alla corretta pronuncia: «Wingàrdium Leviòsa!»
Se l’incantesimo fosse andato a buon fine, allora l’uomo avrebbe fatto levitare l’oggetto in questione fino all'altezza dei propri occhi, così da poterlo analizzare meglio senza toccarlo.


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Aiden sembrava avere la situazione sotto controllo, si muoveva in modo metodico e schematico per analizzare la scena al meglio senza tralasciare niente.
Pur avendo notato il luccichio proveniente dal fondo del vicolo aveva scelto di occuparsi prima dello strano grumo di sangue adagiato sulla neve.

L’incantesimo di levitazione permise all’Auror di sollevare il frammento e di osservarlo più da vicino. Le curve gli incavi e le protuberanze non lasciavano dubbio alcuno, era proprio un orecchio e se non fosse stato per quel lungo filo che si protendeva dalla parte posteriore, si poteva pensare che fosse umano, magari proprio del ragazzo. Fortuna volle che Weiss fosse a conoscenza di quell’artefatto magico di manifattura Weasley, nella tasca sinistra del cappotto ne aveva un paio integro e funzionante; quelle trovate sul luogo invece erano rotte, mancava l’altro orecchio al versante opposto del filo, doveva essersi rotto durante l’aggressione subita dal ragazzo.
Se Aiden avesse cercato, minuziosamente, l’altro orecchio in quel luogo non l’avrebbe trovato. Ma se non era lì dov’era? Con molta probabilità quell’orecchio si trovava nel luogo in cui era avvenuta effettivamente l’aggressione, avvalorando la teoria che il corpo del ragazzo era stato solo scaricato lì affinché fosse trovato.
Era come trovare un ago in un pagliaio.

All’esterno del perimetro protetto, una figura si aggirava con agitazione. La smaterializzazione l’aveva condotto sulla via principale del villaggio; aveva dovuto poggiarsi al muro dell’edificio retrostante per riprendere fiato e far passare il senso di nausea, non voleva di ceto dare spettacolo di fronte a tutta quella gente. Non era molto abituato alla smaterializzazione, preferiva molto di più la Metropolvere, ma il suo capo era stato molto chiaro
-La metropolvere potrebbe essere intasata e rallentarti. Occorre fare in fretta. Hai la patente? Ebbene usala!-
Fortunatamente non aveva nulla di spezzato, la vista era ancora un po’ sfocata, ma riusciva a vedere dove doveva andare. Fece un ultimo respiro e si diresse verso il vicolo. Ma giunto nei pressi del vicolo qualcosa non tornava, tutto sembrava normale, come se il luogo fosse stato ripulito.
-Miseriaccia, devo essere arrivato troppo tardi. Spero almeno che Madama Rosmerta abbia fatto i muffin alla zucca. La smaterializzazione mi ha fatto venire un buco allo stomaco-
Quell’ultima frase arrivò un po’ ovattata alle orecchie di Aiden che non aveva idea di chi fosse quella persona e del perché si trovasse lì.



Sul fondo del vicolo c’è qualcosa.
Aiden sente una voce provenire dal perimetro esterno, ma non vede a chi appartiene.
 
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view post Posted on 13/9/2019, 13:45
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La magia fece la sua parte, entrando in azione e permettendo al Mago di sollevare da terra l’oggetto di suo interesse, così che potesse osservarlo con scrupolosità. C’era del macabro in quell’orecchio, non soltanto perché sarebbe potuto appartenere al povero ragazzo, ma perché l’oggetto in questione era un articolo dei Tiri Vispi Weasley, le stesse Orecchie Oblunghe che aveva con sé; lo capì per quel sottile filamento che pendeva verso il vuoto, sprovvisto dell’orecchio opposto, il che suscitò un moto di orrore nell’Auror. Gli fu impossibile pensare al peggio, dopotutto era una prerogativa del suo lavoro sviluppare delle teorie su come si erano svolti i fatti e, dato che mancava una delle due orecchie, ebbe come l’impressione che la sua supposizione non fosse poi così del tutto errata. Forse il ragazzo doveva aver davvero visto o sentito qualcosa che non avrebbe dovuto, forse era quella la ragione dell’aggressione che aveva subito. Oppure l’altro orecchio poteva semplicemente trovarsi sepolto da qualche parte dalla neve, vanificando quindi l’ipotesi che si era fatto.
Ad ogni modo Weiss non volle perdere tempo a scavare in tutta quella zona colma di neve, aveva intravisto qualcosa sul fondo del vicolo e aveva tutta l’intenzione di controllare, perché se si trattava di una prova più consistente, allora avrebbe fatto meglio ad entrarne in possesso piuttosto che temporeggiare inutilmente.
Fu proprio nel momento in cui si ricordò dell’oggetto luccicante, che udì una voce a lui sconosciuta, proveniente dall’altra parte del perimetro protetto dal proprio incantesimo. Lo sguardo andò verso l’apertura del vicolo, ma non vide nessuno a causa dell’effetto del Salvio Hexia, eppure fu sufficiente a farsi sospettoso e socchiudendo appena gli occhi, come se stesse cercando di fare breccia oltre la barriera protettiva e vedere il volto di chi aveva parlato. Fu colpito, però, da quel chiaro riferimento al proprio ritardo e a quel punto si ricordò che forse poteva trattarsi dell’Apprendista di cui aveva parlato la Medimaga, quello che avrebbe dovuto inviargli una volta stabilite le condizioni del ragazzo. Se era veramente chi avrebbe dovuto informarlo, allora avrebbe dovuto sbrigarsi nel raggiungerlo, ma non poteva nemmeno allontanarsi dal luogo del ritrovamento e lasciare indietro indizi che avrebbero potuto aiutarlo nell’indagine, né che qualcuno trovasse un modo per aggirare le sue difese e compromettere la scena del crimine.
L’Auror tirò su con il naso, riflettendo sul da farsi, mentre la voce sembrò dire qualcosa su Madama Rosmerta, la proprietaria dei Tre Manici di Scopa, e il resto che ne seguì divenne più ovattato. Dedusse quindi che non se ne sarebbe andato via dal villaggio nell’immediato, ma che poteva - di conseguenza - prendersi qualche attimo in più per controllare l’entità del luccichio sul fondo del vicolo, per poi andare a cercare quella voce che gli era sembrata maschile.
Velocemente, senza temporeggiare più dello stretto necessario, Aiden andò verso il punto in cui aveva visto il bagliore con delle poderose falcate, ma prestando attenzione a non calpestare nulla che potesse rivelarsi come una prova.


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Ho ritenuto necessario non sbilanciarmi oltre al semplice movimento verso l'obiettivo, oltre alle relative riflessioni.

 
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view post Posted on 24/10/2019, 22:19
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I raggi del sole creavano affascinanti giochi di luce attraversando i fiocchi di neve. In alcuni punti la luce riusciva a dividersi assumendo i toni del verde. Ma in mezzo a quei luccichii ed a quei colori qualcosa brillava più del solito. Quando la luce la colpiva da una certa angolazione, in riflesso generato dava quasi fastidio agli occhi. Ad un’analisi più attenta era facile intuire che si trattava di una catenina d’oro bianco; era troppo corta per essere una collana, era sicuramente un bracciale femminile. Tirandolo su dalla neve, all’estremità opposta, agganciato ad uno degli aneli più grandi che fungevano da gancio di chiusura, c’era un ciondolo dalla forma inequivocabile: una civetta.
La fattura di quel gioiello era preziosa, ma il design era fin troppo moderno per poter essere opera di un mago artigiano, volendo azzardare un’ipotesi doveva essere opera dei babbani. Ma se così era cosa ci faceva lì quel braccialetto?
Il luogo non aveva altri segreti da mostrare ad Aiden, le indagini dovevano spostarsi altrove.
La prima tappa sarebbe stata sicuramente i Tre manici di scopa; la misteriosa figura che si era avvicinata al perimetro si stava recando lì e Weiss era intenzionato a scoprire se si trattava dell’apprendista della medimaga o di qualcun altro. Era l’unica pista in mancanza di alternative.
Il locale era particolarmente affollato. Capannelli di gente attorno ai tavoli sorseggiavano succo di zucca chiacchierando dell’argomento più scottante della mattinata: il ritrovamento del ragazzo. Il brusio indistinto e rumoroso non lasciava capire alcunché, era necessario prestare attenzione per cogliere spezzoni di conversazioni.
L’unico che sembrava poco interessato alla faccenda ed alle chiacchiere ad essa correlate era un ragazzo sulla ventina che sedeva al bancone. Era intento a scartare il secondo muffin

-Mi fermerei volentieri per assaggiare la sua crostata di mirtilli canterini, ma devo rientrare; non ho molto tempo- stava dicendo a Madama Rosmerta poco prima di infilarsi l’intero muffin in bocca.
Anche se seduto il ragazzo sembrava essere molto alto e magro, i capelli neri gli stavano piatti sopra la testa evidenziando le orecchie a sventola.

-Se vuoi te ne lascio da parte una fetta- gli aveva risposto la locandiera e lui di buon grado emise un “si” sputacchiando pezzi di muffin ovunque.


Hai trovato un altro indizio. Come puoi notare ci siamo spostati ai Tre manici, considerando che le intenzioni del tuo Pg erano queste. Come sempre hai libertà d’azione; se hai dubbi mandami un Mp.
 
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view post Posted on 28/10/2019, 12:56
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Più si avvicinava, più quei giochi di luce presero ad infastidirgli la vista, specialmente quel luccichio che aveva attirato la sua attenzione e lo aveva spinto ad avvicinarsi, ora fattosi più intenso che mai. Dovette assottigliare lo sguardo, deviando appena la propria marcia affinché trovasse la giusta angolazione per poter analizzare senza troppi problemi l’esatta natura di quell'oggetto brillante. Fu sorprendente per l’Auror constatare che si trattava - ad occhio e croce - di un braccialetto dalla catenella sottile e in oro bianco, ma la sorpresa iniziale assunse rapidamente l’amaro retrogusto dello sconcerto. Era un gioiello di pregiata fattura, quasi sicuramente femminile, forse di natura Babbana, dal quale pendeva un ciondolo dalla forma inequivocabile di una civetta.
«Dei del cielo...» mormorò, afferrando delicatamente l’oggetto con due dita della mano sinistra e alzandolo meglio all’altezza degli occhi, studiandolo meglio e fissando quel ciondolo con intensità. Il proprio intelletto suggerì un netto collegamento tra le parole che il ragazzo aveva pronunciato nel momento del ritrovamento e l’animale raffigurato nel ciondolo.
L’orso ha mangiato la civetta….
Il braccialetto era presumibilmente femminile e se ciò era vero, se apparteneva veramente ad una donna, allora il termine civetta poteva riferirsi alla proprietaria del gioiello. E se ella non era lì, nel luogo in cui era stato ritrovato il ragazzo, allora vi era una sola spiegazione: qualcosa di tremendamente brutto doveva esserle accaduto e - forse - solo il ragazzo poteva sapere cosa le fosse successo. Se quell’ipotesi era corretta, se veramente una seconda figura era coinvolta in tutta quella faccenda, allora doveva sbrigarsi e andare più a fondo. Doveva scoprire ogni dettaglio, trovare i giusti fili in quella matassa caotica e ricostruire a doveri i fatti accaduti. Aveva in mano un articolo dei gemelli Weasley danneggiato e un braccialetto con una civetta.
Perché il ragazzo era stato aggredito?
Che fine aveva fatto la civetta?
Chi era l’orso?

Non c’era più niente per lui in mezzo alla neve, tutto ciò che era riuscito a trovare ora giaceva in una delle tasche della propria giacca. Uscì dal vicolo ma non si prese la briga di disattivare l’incantesimo: dopotutto il villaggio non aveva alcun diritto di andare a ficcanasare in affari che non lo riguardava, né che si impressioni davanti alla chiazza di sangue che presto o tardi la neve avrebbe nascosto a dovere. Aveva quindi sia dei doveri nei confronti della vittima che dei paesani, evitando che quest’ultimi sprofondassero nel caos a seguito della paura.
Si diresse a passo veloce verso i Tre Manici di Scopa, deciso come non mai a rintracciare la persona che aveva udito in modo non molto chiaro diversi minuti prima, quando ancora era chino sull’orecchio finto. Se era chi credeva che fosse, se era davvero l’apprendista che avrebbe dovuto informarlo sulle condizioni del ragazzo aggredito, allora non avrebbe perso altro tempo prezioso. L’unica pista che aveva in mano al momento era davvero carente e poco chiara, aveva quindi bisogno di interrogare il ragazzo se voleva proseguire con l’indagine e assicurare un po’ di giustizia.
Quando fu dentro al locale più rinomato di quell’antico sobborgo, Weiss aguzzò la vista ma si affidò anche all’udito. Sondò i presenti uno ad uno con occhi duri ma attenti, mentre le labbra si dipinsero in una smorfia di pura disapprovazione nell’udire alcuni sprazzi di conversazioni qua e là, tutte incentrate sul ritrovamento del ragazzo. Odiava le chiacchiere da salotto ma si ritrovò a doverle ignorare a scapito di un fine superiore, deciso più che mai a non dare adito a quel vociare rumoroso ed indistinto e trovare - forse - l’unica persona che avrebbe potuto garantirgli una continuità delle proprie indagini.
La figura di Madama Rosmerta dietro al bancone attirò la sua attenzione e allungò il collo, proprio come un cane da caccia che aveva appena puntato la preda. Forse, se avesse chiesto alla donna, avrebbe potuto rintracciare un cliente entrato negli ultimi minuti con l’intenzione di ordinare dei muffin di zucca; a conti fatti, infondo, erano le poche cose che era riuscito a capire oltre la barriera magica. Valeva la pena tentare, prima di decidere di recarsi di spontanea iniziativa al San Mungo.
Si avvicinò dunque al bancone, il passo fermo e deciso, fino a fermarsi accanto ad un ragazzo più giovane di lui e dai capelli neri, intento a parlare con la donna prima di addentare il proprio dolce. A prima vista pareva un muffin, ma di cosa l’Auror non seppe proprio dirselo. Riuscì solo a comprendere che egli avere fretta e di non potersi concedere una fetta di crostata.
«Rosmerta...» disse soltanto, asciutto, in una sorta di saluto accompagnato da un cenno del capo. «Lungi da me trattenerti più dello stretto necessario, ma per caso negli ultimi minuti hai avuto un cliente che ha ordinato dei muffin di zucca? E’ passato davanti al vicolo del ritrovamento dopo averlo messo in sicurezza e pareva andasse di fretta. Vorrei parlarci, sempre che non se ne sia già andato.»
Composto, l’Auror lanciò un’altra occhiata al ragazzo accanto a lui, sondandolo da capo a piedi.


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Domande senza risposta frullarono nella mente dell’Auror mentre esaminava il ciondolo. Domande lecite per chi aveva scelto quella professione; ma se voleva trovare delle risposte era necessario andare più a fondo.
Weiss abbandonava il luogo che era stato scenario di un macabro spettacolo; non c’era più nulla lì per lui. Ma mentre l’auror svoltava l’angolo diretto ai Tre manici di scopa, un’ombra si allungava dal fondo del vicolo. Non vista, la figura incappucciata e completamente coperta da un mantello scuro e logoro avanzava fino al centro del vicolo fermandosi sulla grande chiazza di sangue. Un ghigno soddisfatto si dipinse sul suo volto. Il piano procedeva come previsto, poteva fare rapporto. Estratta la bacchetta si smaterializzò.


Madama Rosmerta era sempre gioviale con i suoi clienti; sentendosi chiamare si voltò inclinando leggermente il capo.
-Ehilà! Chi si vede!- esclamò la locandiera -Capiti proprio a fagiolo. Eccolo qui!- indicò prontamente il giovane seduto di fianco ad Aiden -Si è spazzolato l’ultimo muffin proprio ora, non dirmi che li vuoi anche tu. Quella sfaticata di Clotilde si è dimenticata di portarmi le uova stamattina, ma ora mi sente. Le invio una strillettera che se la ricorderà fino alla prossima luna piena- concluse con una sonora risata prima di essere interrotta dal richiamo di un cliente che voleva altra burrobirra.
-È lei l’Auror Aiden Weiss?- Chiese il giovane speranzoso. A risposta affermativa avrebbe proseguito -Oh, meno male, la stavo cercando. Mi manda Miss Collins, dal San Mungo. Ma forse è meglio andare fuori- disse quell’ultima frase con un tono un po’ più basso, guardandosi attorno quasi come se si sentisse osservato.
-Potete andare di sopra se vi serve un po’ di privacy, il mio ufficio è aperto- Si intromise Rosmerta prima di allontanarsi per servire i suoi clienti. Quella donna era sempre stata scaltra e attenta, sempre pronta ad aiutare se si presentava la giusta occasione.
L’ufficio di Rosmerta poteva essere un buon luogo per parlare senza essere disturbati. Non era molto grande, ma era molto accogliente. Dava l’idea di essere un piccolo salottino, con divani ampi e spaziosi e comode poltrone con poggiapiedi annessi. Se non fosse stato per la scrivania posta di fronte la finestra nessuno avrebbe pensato che quello fosse un ufficio.



Puoi scegliere se andare fuori o nell’ufficio di Rosmerta. Anche restare lì dove siete è un’opzione.
Scadenza: 20/01 ore 23:59
 
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