Winterreise, Privata (El)

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view post Posted on 31/1/2019, 21:25
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Il quel giorno di gennaio, su Londra, era scesa una cappa di calore e il clima era diventato vagamente più caldo. Nella mattinata era piovuto mentre nel pomeriggio aveva preso a mostrarsi, e campeggiare, in un cielo dalle tinte grigiastre un sole pallido e freddo. Il marciapiede della via era ancora umido. Le case si distaccavano dalla strada ed erano attorniate da cancelli neri appena smaltati. Passando Ekaterina poteva sentire, mischiato al bagnato, l'odore di ferro. L'aria era frizzante nella sera e lei era appena uscita da un consulto. In una casa che si affacciava su Regent's Park abitava da molti più anni di quanto avrebbe mai ammesso, Victoria Morley, moglie di Thornton Morley, nata Viktoiya Lavrentiya Aleksandrova Halkina. Per molti anni segretaria di Ekaterina e per quanto quest'ultima fosse molto più giovane, Victoria era sempre stata al suo servizio con dedizione e abnegazione e rispetto. La ricordava come una donna bassina e gracile dai perfettamente acconciati capelli biondo cenere sempre chiusi in crocchia, laboriosa e allegra mai scorbutica o scortese, nella sua monolitica solidità traspariva la staripante potenza della vita ministeriale, nella sua intransigenza nel trattare ogni figura, dal Cancelliere all'ultimo assunto, la forza ed il contegno del suo superiore. Da quando Ekaterina, all'epoca ventottenne, se l'era vista piombare, come un'uragano, in ufficio con le scartoffie del giorno fino a quando, nel 1986 , andò in pensione ella fu, per 27 anni, il cuore dell'ufficio febbrile: giudice, giuria e carnefice degli appuntamenti quotidiani della Ministeriale, cuore burocratico e sistema scheletrico delle settimane e degli anni infaticabili e agitati, fu la Segretaria, unica donna ad aver le chiavi dell'ufficio e dell'archivio parziale che Madame von Kraus teneva nella stanzetta adiacente. Quando andò in pensione l'ufficio fu svuotato dell'organizzazione e della precisione che la minuta donna amministrava con terribile cipiglio dittatoriale; per ringraziarla del suo impareggiabile contributo Ekaterina stanziò alcuni fondi neri del ministero per la pensione della segretaria, permettendole di svanire dalla scena tedesca e sposare l'inglese Morley. L'anno successivo Ekaterina fu travolta dallo scandalo e tre anni dopo fece la stessa fine della segretaria: svanì. Da quel giorno le due donne non si erano più viste ma, occasionalmente, Vic provvedeva a tenere qualche fascicolo per conto di Obraztsova o a mandare qualche informazione da Londra.
Hell aveva salito i pochi scalini che portavano alla porta nera e dopo aver bussato due volte si era annunciata:
" Ekaterina Elena Sergeyevna Von Kraus" e la porta si dischiuse.
Ormai l'anziana ex dipendente era ridotta piuttosto male ma manteneva lo stesso preciso improbabile colore dei capelli legati in crocchia e, quando la vide, le prime parole che disse furono
" L'ho delusa, Frau von Kraus?" Il loro colloquio fu molto toccante ma Ekaterina era andata lì per altro. Nel buio dell'ingresso un fascicolo passò di mano dal Sig. Morley a Ekaterina. Ekaterina infilò il fascicolo dentro la borsetta e strinse la mano dell'uomo. A quel punto lo abbracciò meccanicamente ed uscì dalla stanza.
Cominciò a camminare e, dopo poco, si trovò Harley Street dove le ringhiere nere delimitavano il marciapiede lastricato e le auto scorrevano in un continuo viavai a cui non era abituata. Dopo qualche passo si fermò a riflettere. Era sicuro portare un oggetto così prezioso in una semplice borsetta? Era sicuro portare con sé segreti sepolti da vent'anni che potevano essere rubati dal primo babbano che passasse su un diabolico trabiccolo motorizzato.
Ricordò la sera di nebbia uggiosa in cui l'aveva mandato, dopo aver prodotto un falso dello stesso fascicolo. Avrebbe dovuto rimanere segreto e mai se ne sarebbe parlato; invece quel fascicolo liso e consumato era tornato a infestarle il sonno e, perciò, voleva averlo a portata di mano. Voleva che venisse reintrodotto nel suo archivio domestico. Perciò camminava accompagnata dal suo fedele bastone da passeggio, racchiusa nella sua pelliccia con sotto una giacca grigia con i polsini di pelliccia in quella sera Londinese. La testa era scoperta e lasciava i capelli bianchi fluttuare nell'aria serale.
Rufus le aveva dato molto da pensare, primo tra tutti era che lei non si sbagliava. Sapeva di non sbagliarsi. Si fermò e controllò nella borsa che il fascicolo fosse giusto: lesse A.K. Suffolk, Inghilterra . Un attimo il cuore le si fermò leggendo quelle iniziali. Estrasse dalla tasca interna della giacca un portasigarette da cui estrasse una sigaretta che, dopo aver poggiato il bastone ad una ringhiera, infilò in un bocchino d'avorio e l'accese con un cerino che gettò sulla strada. Rimase lì per qualche istante a fumare pensosa.
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 2/2/2019, 12:25






Elijah M. Sullivan - Caposcuola Serpeverde - 17 anni

I pranzi con nonno Lance avevano sempre dei risvolti imprevisti e quel giorno non sarebbe stato da meno. Elijah non aveva molta voglia di mangiare fuori, ma si era visto costretto a seguirlo. Gli inviti dell'anziano Montague avevano il sapore di un ordine che non ti è concesso disattendere. Elijah aveva quindi acconsentito e si era incontrato con suo nonno a pochi isolati dal centro. Il capo famiglia lo aveva portato a mangiare in un ristorante specializzato in piatti di carne, dove il Serpeverde si era dato alla pazza gioia. Dopo un attento studio del menu, aveva ordinato uno stufato di cinghiale molto piccante e, a seguire, una bistecca di manzo alta due dita. Era stato un pranzo sublime e alla fine si erano concessi un amaro che era le sette meraviglie. Lance non si faceva mai mancare nulla e per quell'occasione aveva deciso di viziare suo nipote per premiarlo della promozione. Non era una vera gratificazione per Elijah, ma piuttosto l'occasione per esaltare il suo sangue. Stava ancora digerendo come un pitone quando suo nonno l'aveva trascinato in un negozio di orologi d'epoca. A lui non piacevano, non erano mai piaciuti quel tipo di cimeli. Lance Montague, invece, ne faceva collezione ed era sempre alla caccia del delizioso pezzo mancante. Ogni volta che osservava qualche orologio esposto, spinto unicamente dalla curiosità, suo nonno gli chiedeva se fosse di suo gusto. Elijah rispondeva prontamente di No, certo che un suo assenso avrebbe fatto scattare un regalo indesiderato.
- Prima o poi ne troveremo uno che ti piaccia.
Ecco, appunto. Evitò di farsi vedere mentre storceva il naso, coprendo abilmente la bocca con la mano.
Dopo aver schiavizzato il commesso per quasi due ore, Lance trovò soddisfazione in un vecchio modello anni trenta con la cassa rettangolare. Formalizzò l'acquisto e se lo fece sistemare in un'elegante scatola di pelle.
Riguadagnarono le vie caotiche della città e si ritrovarono verso Harley Street. Camminavano tranquillamente fumando, quando l'anziano Montague si bloccò di colpo. Gli occhi nocciola dell'uomo puntavano in direzione di un'elegante signora intenta ad accendere un sigaretta. Nonno Lance si diresse verso di lei e Elijah si ritrovò a seguirlo, suo malgrado.
- Ekaterina - esclamò con tono solenne - é un piacere, dopo tutto questo tempo. Dovresti venirci a trovare, Dawn avrebbe piacere di rivederti.
Non le chiese come stava, Lance Montague non lo faceva con nessuno, ma si limitò ad eseguire un perfetto baciamano, secondo le regole dell'etichetta.
- Questo bel ragazzone é uno dei maschi di Esther, quello piccolo, Elijah - suo nonno gli arpionò le spalle con fare protettivo. Il giovane Serpeverde rimase impassibile, ma imitò suo nonno, baciando la mano dell'anziana donna.
- È appena diventato Caposcuola di Serpeverde - ma per favore! Non c'era assolutamente necessità di dirlo, soprattutto in quel momento. Elijah fissò i suoi occhi chiarissimi in quelli della donna, sperando non facesse commenti a riguardo.
- Siete troppo buono, nonno.
Quest'ultimo lo ignorò, portando avanti la sua conversazione galante.
- Vorrei invitarti a prendere il the in quel salotto che piaceva tanto a te e Dawn, ma ho un appuntamento tra quindici minuti e non posso rimandarlo - rimase un attimo in silenzio quindi batté la mano sulla spalla di suo nipote.
* Non ti azzardare! *
Invece lo fece eccome, fregandosene altamente di quello che volesse lui o se avesse altro in programma - Può farti da cavaliere Elijah - voltò lo sguardo imperativo verso il giovane Serpeverde - Accompagna Madame Ekaterina al "Bloom Taste", si trova a un isolato da qui, e offrile un the caldo.
- Come desiderate, sarà un onore.
*E una gran rottura di scatole*
L'idea di dover passare il resto del pomeriggio a conversare con quella mummia che nemmeno conosceva lo irritava fino al midollo, ma sapeva che non era nella posizione di poter dire No.
Osservò suo nonno concedarsi dalla donna, mentre il suo fastidio cresceva attimo dopo attimo. L'anziano Montague si allontanò, girando l'angolo senza mai voltarsi ed Elijah si ritrovò solo con la madre di sua nonna.
- Prego, Madame - le allungò il braccio piegato, nonostante lei sfoggiasse un bastone da passeggio - vogliamo andare?
Altro che premio per la promozione, quella era una punizione per qualcosa che aveva commesso in una vita precedente, una vita in cui - probabilmente - quella lì era ancora giovane. Nonostante tutto, Elijah non fece una piega. Restò del tutto impassibile, sfoggiando alla donna un sorriso delicato. Nella testa, invece, soffiavano venti di Rivoluzione. Voleva qualcuno da uccidere a mani nude.



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view post Posted on 3/2/2019, 22:20
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Aveva appena colto il sibilo ristoratore che accompagnava il primo pennacchio di fumo che fuoriusciva dalla sigaretta quando una voce di uomo, una voce del passato remoto, una voce che la proiettava nel passato di balli, di danze e di cene di gala, la chiamò. Una voce che la proiettava nei ricevimenti proibiti di suo marito, una voce irruenta che si permetteva di chiamarla Ekaterina. Nemmeno suo marito si permetteva di chiamarla Ekaterina. Riconobbe quella voce immediatamente e sentì un brivido scorrerle sulla schiena, un brivido che le ricordava un mondo che aveva pensato di essersi scrostata, un mondo fatto di parassiti, di ruffiani e di giullari.
L'ampia fronte e gli occhi piccoli dell'uomo si figurarono nella sua mente d'improvviso. Si voltò verso la voce.

"Lance Montague!" disse allargando un sorriso e imprecando contro quella che a lei pareva un'irruenza taurina, quasi da uomo delle Colonie. Davanti a lei si dipinsero l'anziano Montague ed un giovane ragazzo allampanato dall'aria annoiata. Lance aveva l'energia che mancava, apparentemente, al giovane, e le parole si susseguivano senza lasciare un respiro, un momento di stallo
" Sono così felice di sapervi bene!" Disse stringendo la mano che conduceva la sua dopo il baciamano con le dita robuste e sottili come zampe di ragno, simulando un perfetto esempio di entusiasmo contenuto "Della piccola Esther? Quella dolce, cara, ragazza!" Poi volse il suo sguardo verso il giovane: "E' un piacere conoscerla Elijah, sono Ekaterina von Kraus, congratulazioni per la sua prestigiosa carica, sono persuasa che, non essendo il sangue mendace, sarà il primo di tanti scalini verso il successo" mentre parlava indugiò troppo sulla parola successo per sembrare casuale. Poi tornò a rivolgersi all'anziano patriarca che, comunque, notava con profondo disappunto, sembrava di gran lunga più giovane di lei:"Ora che mi sono trasferita anche io in questa terra… incantevole, Lance, devo fare una bella cena per festeggiare, come facevamo una volta, e certo dovremmo organizzare qualcosa per rinfrancare i rapporti messi a prova da tanti anni di colpevole silenzio!" sorrise guardando fissa l'amico di suo marito "Poi che anche il figlio di Nathaniel, è in Serpeverde credo non vi sia occasione migliore per riunirsi attorno ad un tavolo per discorrere come abbiamo fatto per tante ore, anche se ricordo ancora quanto vi trascurai quei giorni per colpa di quelle mie noiosissime riunioni!"

"Vorrei invitarti a prendere il the in quel salotto che piaceva tanto a te e Dawn"
Cosa? "Oh lo ricordo molto bene! Chissà se sarà ancora aperto!"
"ma ho un appuntamento tra quindici minuti e non posso rimandarlo "
Grazie al cielo "Beh possiamo organizzare in…"
"Può farti da cavaliere Elijah"
"Sarei felice di essere accompagnata lì, sarà un po' come ai vecchi tempi!"
Ma pur pensò che Lance era stato un obliviatore di livello e che, anche se scomode e non interamente gradite, quelle attenzioni e quelle alleanze sarebbero presto tornate utili.

"Dunque Lance, salutami tanto Dawn e dille che voglio assolutamente che mi faccia visita nella nuova casetta per un incontro da donna a donna. Anche perché, se ricordo bene, tua moglie ha uno straordinario gusto per i fiori. Ed io ho diversi ettari di giardino che devo ordinare e abbiamo così tanto di cui parlare!" vide che l'interlocutore fremeva per partire e così non lo trattenne vieppiù e si girò verso il giovane cavaliere del quale ignorò il braccio piegato.
" E mi dica, Elijah, come sta Esther? Devo averla vista, l'ultima volta, che era in fasce! Ed ora immagino sia una prodigiosa giovane donna" disse avviandosi dopo aver recuperato il bastone.
"E così… Caposcuola Serpeverde, si dice così, vero? Anche i tuoi … nonni" disse con riluttanza " erano Serpeverde, giusto? Sono stata recentemente ad una festa danzante ad Hogwarts, anche se non ho danzato. Non ne ho avuta l'occasione molto spesso negli ultimi anni"
Si incamminava a passo misurato ma inesorabile verso la meta:" Immagino che non sia il suo pomeriggio ideale quello di passare del tempo a fare il cicisbeo ad una amica dei genitori di sua mamma"

Il Bloom taste manteneva un nome, garantito da una clientela selezionatissima, che superava intatto la prova degli anni: Niente pettegolezzi e niente scandali al Bloom Taste solo buona cucina. Era nato come una sala da tè e lentamente, ma senza fatica, era diventato un faro per coloro che volessero mangiar bene con la garanzia di non esser disturbati. La porta sulla strada era in legno nero con un pomo d'ottone proprio al centro. Gettata la sigaretta in terra Ekaterina aprì la porta, controllando che "l'agnello sacrificale" non fosse scappato, e cominciò a salire le scale verso il primo piano. Dopo una breve esitazione alzò la prima gamba e, da un lato con il bastone dall'altro con il mancorrente in noce, riuscì a salire fino al pianerottolo del primo piano. Lì una porta in legno lucido attendeva, chiusa, gli avventori. Ekaterina si guardò perché fosse tutto ordinata, così gettò un'occhiata indagatrice verso il giovane. La porta si dischiuse e ne uscì un odore caldo di tè, di spezie e di cucina. Dietro di essa un cameriere in livrea, la sala dietro di lui sembrava non essere cambiata. Il suo sguardo era quello di chi sapeva perfettamente chi stava entrando, pur non avendo idea di chi fosse la donna, era lo sguardo del perfetto cameriere che, dopo aver aperto la porta, accompagna il movimento del braccio con un cortese "Bentornata, Signora!"
Dietro quella porta, Ekaterina lo sapeva, c'era un piccolo ingresso composto da un bancone per il maitre e un guardaroba, oltre questo una delle stanze che si affacciavano sulla via arredata con tavoli di gusto retrò, sedie foderate di chintz, tazzine di porcellana cinese dove si potevano gustare tè eccellenti e, anche, perfetti liquori invecchiati.

Edited by Katherine Lee-Carter - 3/2/2019, 22:36
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 12/2/2019, 12:02






Elijah M. Sullivan - Caposcuola Serpeverde - 17 anni

Avrebbe preferito essere chiuso in un recinto con un Ippogrifo inferocito piuttosto che passare del tempo con quella donna. Siamo tutti d’accordo sul fatto che fosse curioso nei confronti del sesso femminile, ma la gentile signora non era contemplata nel menu. No, l’Ippogrifo era troppo poco, meglio quasi una bella famiglia di Acromantule.
- Prodigiosa? Non credo che sia l’aggettivo giusto per definirla – rimanere nel vago ma senza mentire, quello era sempre un imperativo per lui.
Nonostante tutto, però, al giovane Serpeverde non era sfuggito il cognome della signora e che suo nipote fosse uno studente della Casa di Salazar. Dato che due più due fa quattro e non cinque, aveva davanti la nonna di Vagnard. Strano, ma la cosa non lo sorprese più di tanto. In fondo lui e il Capitano non erano mai stati troppo diversi, ed ora cominciava anche a capire perché.
- Uhm, si! - masticò di malavoglia – lo sono stati.
Sollevò appena il sopracciglio, sorpreso dalla rivelazione. La signora era andata al ballo, ma non poteva dire di essersene accorto.
- C’ero anch’io, Madame. Ma perdonatemi se non rammento la vostra presenza.
Era stato concentrato unicamente sul ballo con Megan e tutto il contorno era passato in secondo piano. Victoria poi gli aveva chiesto di farla danzare ed Elijah si era dedicato a sua sorella, andando poi via con lei.
- Diciamo che non era una mia priorità – non riusciva ad essere maleducato, ma aveva il brutto vizio di essere sincero. La cosa, in fondo, non era partita da lui. Se la signora aveva occhio lungo, perché contraddirla?

Nonostante tutto, la seguì all’interno del locale, con il sorriso falso delle grandi occasioni. Arrivati alla scala, si guardò bene di offrile di nuovo il braccio, ma rimase a godersi lo spettacolo di nonna von Kraus che si sconocchiava un gradino dopo l’altro. Sollevò gli occhi al cielo, convinto che, se fossero stati in silenzio, avrebbe sentito le sue ossa scricchiolare pericolosamente. Cominciò a pensare che avrebbe potuto tirare le cuoia prima di calpestare vittoriosa l’ultimo gradino.
La raggiunse rapidamente appena giunse in cima e attese con lei davanti alla porta di legno lucido che non tardò ad aprirsi, purtroppo. La temperatura interna oscillava tra la serra e il bagno turco ed Elijah il caldo non lo tollerava. Non sarebbe stato un pomeriggio, ma un Inferno. Se il caldo non mancava, lo stesso valeva per gli odori di stantio che arrivavano da ogni parte, misti a quelli cucina e ai vapori del the.
"Bentornata, Signora!"
E certo! Era di casa in quel luogo ameno, come avrebbe potuto dubitare del contrario. Madame von Kraus faceva parte dell’arredamento, in tutti i sensi, e si vedeva benissimo. Tutto era datato e dava un senso di soffocamento. Da quel momento Elijah avrebbe cominciato a contare i minuti, secondi, che lo separavano dalla sua dipartita. Era probabile che, una volta terminata la consumazione, avrebbe ricevuto in omaggio un biglietto per il Museo delle Cere, tanto per restare in tema.
Nonostante fosse già certo della risposta che la signora aveva pronta in canna, si avvicinò allo schienale della sedia e lo scostò appena con cavalleria. Era chiaro che finché si trovava in quel luogo, si sarebbe comportato come richiedeva l’etichetta.
- Quindi siete la nonna di Vagnard? - chiese dopo aver guardato con orrore le porcellane cinesi. Sua madre le adorava e di conseguenza lui le detestava. Una volta aveva rotto un piattino di un servizio blu e ne aveva pagato le conseguenze per un mese intero.



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view post Posted on 13/2/2019, 11:28
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Mentre camminava sul marciapiede ascoltava con attenzione le risposte del giovane aspirando ed espirando la sigaretta importata e, non appena finita, accendendone un'altra con il mozzicone della precedente.
Sentite le sue frasi sbuffò emettendo una nuvolaccia grigia che andò in faccia al suo interlocutore e ad alcuni passanti.


"Non ho cuore di credere che non sia prodigiosa! Con due brillanti e capaci genitori come Lance e Dawn voglio sperare che abbia raggiunto, se non superato i limiti che loro avevano tracciato. D'altronde non è ciò che ogni genitore spera? Che il figlio continui la strada intrapresa e superi i limiti che erano stati tracciati?
"

Sorrise voltandosi verso il giovane.
Diceva Louis Bourdaloue, un moralista gesuita, che "non appartiene ad altri, che a Dio, disporre assolutamente della vocazione degli uomini" ed egli si scagliava contro i genitori che impongono una carriera, una vocazione, ai figli. Ekaterina l'aveva letto tanti anni prima durante i suoi vasti studi e non si era trovata per niente d'accordo: non spetta che al genitore imporre la vocazione al figlio. Con la violenza, la congiura e la minaccia, piuttosto ma è compito del genitore decidere in che modo si svilupperà la vita che cresce e di cui è investito tutore e, fino a che la creatura non si emancipi, governante. Per lei non era mai stata solo una speranza: per lei era stata una missione e, riconosceva amaramente, aveva fallito. I figli maschi erano stati un raccapricciante errore per esempio Nathaniel ancora balbettava quando lei entrava in una stanza mentre Nicholaus ancora aveva gli incubi causati da tata Berja. Avevano sposato due donne assolutamente incapaci di portare avanti una famiglia con la severità che conviene. E Natalja… beh lei era scappata e aveva fatto una brutta fine, Ekaterina aveva seguito tutta la sua parabola autodistruttiva e aveva negato ogni aiuto. Ciascuno è fabbro delle proprie sfortune e disgrazie. I nipoti si sviluppavano disordinatamente: caotici e poco addestrati erano giovani rampolli viziati senza forza né speranze che si divertivano a torturare i domestici della tenuta tedesca creando imbarazzo nei rapporti con il vicinato. Non nutriva molte speranze nei Von Kraus, li giudicava in silenzio per i loro numerosi fallimenti e misere vittorie. Ma ciò non poteva essere detto: i pochi che sapevano il collegamento .


"Avrei preferito che i miei nipoti studiassero a Durmstrang come i loro genitori e come Faustus, mio marito, e me. Ma, evidentemente, la vicinanza geografica ha avuto la meglio sulle tradizioni. Nemmeno io l'ho notata, Elijah, ma , infondo, vi era molta gente. Molta più di quanto mi aspettassi."

- Diciamo che non era una mia priorità - disse
Ekaterina sorrise sorniona punta dalla sincerità spontanea del giovane serpeverde. - Le priorità cambiano - pensò.

"Beh posso capirlo, io stessa avevo ben altri progetti! Eppure non è possibile dire di no a Lance Montague, non è così? Quando lo conobbi, anni fa, riusciva ad essere fin più cortesemente perentorio. Ma presto capì che sono persona coriacea che non puossi convincere con toni perentorii."

Tumultuosi ma begli anni. E lei era ancora giovane e bella, dai capelli chiari ed il corpo elegante e non preda di una senilità giunta troppo presto, di una vecchiezza dolorosa e ghignante. Erano già entrati nel locale ed era stato mostrato loro il tavolo, così il giovane l'aiutò nel sedersi. Prima di accomodarsi, Ekaterina, aveva tolto la pelliccia e l'aveva affidata al cameriere cosicché la depositasse nel guardaroba. Solo a quel punto si accomodò.
- Quindi siete la nonna di Vagnard - la nonna. Orrore e terrore: odioso, raccapricciante termine! Usato solo per insultare anziane signore e stigmatizzarle in un ruolo terribile volto solo a coccolare, vezzeggiare e difendere quei piccoli pulcini che dovrebbero essere i nipoti. Ekaterina, che a Durmstrang era stata famosa per qualche tempo per essere arrivata di gran carriera solo per malmenare la figlia nel corridoio del quarto piano col risultato di spezzarle due costole e la rottura di un braccio, non aveva intenzione di essere Nonna; giocava quella carta solo quando serviva a intenerire qualcuno.

"Grazie" disse avvicinando la sedia al tavolo e poggiando il bastone al piano e, dopo breve tempo rispose "Sì il padre di Vagnard è mio figlio" disse in modo chiaro. Chiaro anche per far comprendere che il termine nonna non era tra i suoi preferiti. "Che gentile volere del destino!" esclamò appoggiandosi al tavolo " Chi avrebbe mai immaginato che le nostre famiglie stessero rinnovando il loro sodalizio tramite i nostri… eredi. Faustus sarebbe stato colpito da estatico stupore, sa era un uomo molto portato alle esternazioni sincere, molto più di me"

Faustus era ritenuto da tutti un uomo freddo e severo. Lei lo era sempre stata di più: più fredda, più severa, più glaciale e lo aveva sempre giudicato con disappunto, dall'alto del suo algido ritegno. Era un uomo debole e vile, a parer di Ekaterina, ma gli voleva bene lo stesso. L'ultima volta che si erano parlati lui le aveva iniquamente rinfacciato molto. Il suo egoismo, in primis, aveva, secondo lui, provato quella casa. Le aveva urlato il suo odio perché lei l'aveva castrato, l'aveva condannato a silenzio; era umorale Faustus: esplodeva in estemporanee manifestazioni di orgoglio leonino che, a dirla chiara, a Ekaterina non erano mai piaciute. Non senza pesi aveva suggerito ai pochi fedeli che le erano rimasti un attentato davanti alla propria casa. Suo marito non sopravvisse e lei venne ferita gravemente tanto da essere costretta all'immobilità per mesi. L'unico errore di suo marito era stato aderire ai mangiamorte e lei non avrebbe mai perdonato quel gruppo di sovversivi di aver causato la morte di suo marito. Lei lo amava davvero e loro glielo avevano strappato, avevano forzato la sua mano.
Scosse quel nembo di tristezza e solitudine quando giunse il cameriere
:" Se aveste ancora il Darjeeling F.T.G.F.O.P."scandì bene lettera per lettera così da chiarire che gradiva la migliore qualità di tè " gradirei quello. Altrimenti mi accontento di un Earl Grey Impérial, possibilmente di Mariage. Ad accompagnare gradirei delle tartine di salmone affumicato"
Il cameriere sembrò pensare un attimo poi, mostrandosi desolato, disse che il Darjeeling che richiedeva la signora era finito ma che le avrebbe fatto preparare l'Earl Grey e che non vi erano problemi per le tartine. L'uomo poi si interessò al giovane che l'accompagnava:" Il Signore desidera?"
Non appena il cameriere fu lontano lei continuò:
"E dunque lei è amico di Vagnard? Spero lui si comporti disciplinatamente, come si conviene."
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 20/2/2019, 12:12






Elijah M. Sullivan - Caposcuola Serpeverde - 17 anni

- Direi che i limiti sono stati più che superati.
Mantenne un tono asciutto e parecchio distaccato nell’esporre la sua risposta. Non voleva continuare quel discorso nella maniera più assoluta. Assistere all’esaltazione, volontaria o non, di sua madre era l’ultima cosa che voleva. Cosa c’era di grande in Esther Montague a parte picchiare a sangue suo figlio? Cosa aveva fatto nella sua vita di concreto? Niente di niente. Aveva sposato suo padre subito dopo i M.A.G.O. e aveva messo al mondo una carovana di figli, per i quali era stata una pessima madre e un pessimo esempio. Lui era il suo preferito ma lei era sempre stata gelida e distante con tutti, nessuno escluso. Se almeno fosse stata una madre buona e presente, avrebbe superato quel limite con tutti gli onori, così però aveva fallito su tutta la linea.
Non era mai riuscito a comprendere i “perchè” di Esther, sebbene ci avesse provato in tutti i modi. Per come la vedeva lui non aveva senso assegnare una punizione se non esisteva una ragione per assegnarla. Non puoi picchiare tuo figlio a sangue solo perché fuori piove e ti gira male. Era una cosa inconcepibile e mai lui si sarebbe comportato così. Se mai avesse trovato una donna pronta a restare al suo fianco nonostante il buio che lo circondava, i loro figli avrebbero avuto ben altro destino. Loro avrebbero avuto davvero un padre e una madre.
- Si, Madame, non è possibile disattendere il volere di mio nonno.
Lance Montague aveva affinato con la pratica la sua tecnica di seduzione. Era come un serpente a sonagli che incanta la sua preda prima di infliggere il colpo mortale. Aveva quel suo modo gentile e perentorio per convincerti e fare in modo che tu fossi sempre e comunque dalla sua parte. In quell’occasione entrava anche in scena il saper o meno gestire le sue azioni nell’ambito della società di un certo rango. Era un qualcosa in cui suo nonno voleva testarlo e Elijah non poteva tirarsi indietro. Era certissimo che, a cose fatte, Lance avrebbe chiesto conto a Madame von Kraus del suo comportamento.
L’arrivo del cameriere al tavolo lo distolse un minimo dalle sue considerazioni. Consultò velocemente il menu, lasciando che gli occhi chiarissimi scivolassero sulle proposte del locale.
Nonostante fosse sempre più propenso a scegliere il caffè, il the non gli dispiaceva. Decise quindi di restare in linea con l’ordinazione della signora che accompagnava, limitandosi a scegliere qualcosa di diverso da mangiare.
- Io prenderei un the nero, aromatizzato con arancia e cannella. Lo accompagnerei con un vassoio di dolci al cioccolato. Grazie mille.
Anche se a pranzo aveva mangiato come un dinosauro, sentiva di nuovo i morsi della fame che cercavano di attirare la sua attenzione. Chi era lui per dirgli di no? Qual tipo di pretesa deve essere sempre assecondato.
- Non vi posso dire nulla riguardo a Vagnard, a parte che è perfettamente consapevole di come vadano seguite le regole – e non l’avrebbe fatto in nessun caso. Semmai avesse fatto qualcosa fuori dalle righe, non lo sarebbe certo andato a spifferare a sua nonna. L’omertà regnava sovrana all’interno della Casa di Salazar e aveva ancora più valore perché la signora non ne aveva nemmeno fatto parte. Vagnard era uno dei suoi e gli avrebbe pubblicamente parato le spalle sempre e comunque.
- L’ultima volta che abbiamo avuto modo di intrattenerci, ci siamo picchiati. E’ stato un colloquio estremamente stimolante per entrambi – si divertì da morire a lanciare quella provocazione, sicuro che avrebbe divertito molto anche il suo Capitano.
- E, sì, è un mio amico.
E lo era davvero. Lo era sempre stato.



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view post Posted on 20/2/2019, 19:50
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Il giovane era stato meravigliosamente addestrato. Chissà con quanta cura la sua psiche era stata plasmata a immagine e somiglianza della famiglia come aveva fatto lei per tutta la sua carriera di madre. Ma, qualcosa, nel suo caso era andato storto e lei non riusciva a capire cosa. Forse la cosa che aveva sul serio danneggiato il suo progetto educativo era stata l'idea di metterli l'uno contro l'altro premiando qualcuno mentre puniva l'altro, forse sono i sonniferi che aveva somministrato per dieci anni, tutte le sere, a ciascuno di loro, forse la tata, che si occupava di educarli, aveva tenuto la testa sotto l'acqua per troppo a lungo. In ogni caso non erano cresciuti come voleva lei.
Forse, d'altro canto, era troppo severa con sé stessa…
Guardò il posacenere che era stato posizionato al centro del tavolino dal cameriere, estrasse il portasigarette.

"Elijah lei fuma?" disse porgendo verso di lui il portasigarette d'argento dopo averne estratta una per sé. "Non faccia complimenti: sono sigarette, senza filtro, d'importazione." ottenuta una risposta richiuse il portasigarette e lo poggiò sul tavolino. Il giovane intanto le parlava di Vagnard.
Qui il suo fiuto le segnalò un'incrinatura della calma apparente del giovane, della tranquillità interiore, della placida serenità e paradisiaca quiete. Era più abituato a rispondere circa le domande familiari, forse?


- Non vi posso dire nulla riguardo a Vagnard, a parte che è perfettamente consapevole..-
Nella sua mente due espressioni si impressero: " Non posso" e " a parte che".
L'assenza di libertà poteva significare molteplici cose: dal voto infrangibile al semplice cameratismo ma segnalava un impedimento alla libertà di espressione, un impedimento che Ekaterina decise doveva crollare entro la fine della discussione. " A parte che" questa era quella che l'aveva più interessata. A parte di cosa? Qual era l'ostacolo che aveva estromesso dalla frase? Ekaterina aveva espresso una semplice speranza: che il nipote si sapesse comportare.
Voleva essere un modo per tranquillizzarla?
Il suo appunto mentale fu chiaro; aveva ereditato una certa dose di spocchia, una malsopportazione incontrollata a determinate figure, a determinate situazioni o , semplicemente ai vecchi e/o agli amici dei suoi nonni, e palesemente stava nascondendo qualcosa. Una qualsiasi menzogna meglio architettata avrebbe coperto, bene o male, il tutto eppure no: lui aveva deliberatamente deciso di essere diretto. Perché?
La frase successiva accese una flebile luce appariva come volesse farla preoccupare per la salute del nipote che avrebbe mandato ad Azkaban, per essere domato ed educato.

Ekaterina, dopo aver inserito la sigaretta nella consueta prolunga in avorio, l'accese con un accendino d'argento che poggiò sul tavolo sopra il portasigarette e iniziò a fumare. Apprezzava quel posto perché aveva organizzato la sala in modo che i clienti avessero modo di fumare liberamente.
Dopo aver preso una boccata piuttosto consistente espirò parlando:


"Evidentemente non sa bene come vadano seguite le regole se si lascia tirare in volgari scazzottate, non crede, Elijah?"
Sorrise mostrando i denti sorprendentemente bianchi e aguzzi.
Poi divenne improvvisamente seria, ferocemente seria e gli occhi sembravano trafiggere il giovane attraverso la coltre di fumo che aveva espirato.

"Ora, su questo non deve mentirmi, perché ne va di tutto ciò che ho di più caro: chi ha vinto la scazzottata?"
La donna si sciolse in una breve, secca e piuttosto sgradevole risata rimanendo, alla fine di quella, piuttosto a suo agio, meno rigida.
"Sono felice che Vagnard abbia qualche amico, a parte tutto. Lo sa Lance che si lascia andare a queste esternazioni di virile amicizia? Immagino la sua espressione" sorrise elegantemente perché sarebbe stato scortese ridere.
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 4/3/2019, 21:46






Elijah M. Sullivan - Caposcuola Serpeverde - 17 anni

Sarebbe stato un pomeriggio lunghissimo, ne acquisiva consapevolezza attimo dopo attimo. Poteva anche capire la devozione nei confronti del capofamiglia, ma suo nonno Lance questa purga gliela poteva benissimo risparmiare. Questo ovviamente era il suo pensiero che male si sposava con la mania di perfezione che i Montague erano soliti sbandierare ai quattro venti.
- Si, fumo – le sigarette senza filtro. Come mai non era affatto sorpreso? – Vi ringrazio molto per la vostra cortese offerta, ma preferirei fumare le mie.
Declinò con la massima educazione, senza commentare che preferiva decisamente la canapa di suo nipote. Era sicuramente di una categoria superiore. Era certissimo, se aveva già un minimo inquadrato l’articolo, che la gentile signora non avrebbe affatto gradito quella rivelazione.
Sfilò il pacchetto dalla tasca ed estrasse une delle sue deliziose sigarette all’Aconito. La pose tra le labbra prima di recuperare l’accendino. Fece scattare la fiamma e allungò il braccio in direzione della signora von Kraus. Avrebbe atteso che lei facesse brillare la sua sigaretta senza filtro d’importazione, quindi l’avrebbe imitata senza troppa fretta.
Era tranquillissimo. Il suo unico problema, se vogliano definirlo tale, era stata la noia che scatenava in lui quell’imprevisto. Dopo il fastidio iniziale, aveva archiviato la cosa nelle esperienze che non vale la pena di vivere ma che ti ritrovi tra capo e collo, tuo malgrado. Elijah era sempre stato in grado di adeguarsi velocemente alle situazioni e alle persone. Il lato strafottente del suo carattere gli aveva sempre reso un gran servizio in questo senso. Le cose che per lui non rivestivano importanza gli scivolavano addosso senza lasciare tracce particolari.
All’affermazione di Madame von Kraus non sollevò nemmeno il sopracciglio come faceva di solito quando era perplesso. Ma cosa poteva saperne una che veniva da Durmstrang delle dinamiche che regnavano nella nobile Casa di Salazar e che erano legge per tutti i suoi adepti?
- Evidentemente, Madame, voi non sapete come funzionano le cose a Serpeverde.
I Serpeverde erano un Universo a sé, ed erano tutti fieri di esserlo. Nessuno di loro sarebbe voluto essere diverso. Non era solo una questione di divisa, ma della pelle che avevano addosso. Funzionava esattamente come i serpenti. Tutti la cambiavano nel corso degli anni, ma restavano quelli che erano, sempre e comunque.
- Le scazzottate nella nostra Sala Comune non sono mai volgari e, soprattutto, fanno parte delle regole.
Ah, ecco! Ora ne aveva la certezza assoluta. La signora von Kraus era il perfetto clone di suo nonno. Non era una questione di scazzottata o di volgarità, il punto era la vittoria o la sconfitta.
Purtroppo per lei e per suo nonno, lui e Vagnard – in questo caso – non avrebbero alimentato l’Ego di nessuno dei due. Fece un ghigno soddisfatto. Ecco la prima cosa divertente del peggior appuntamento della sua vita. Aveva capito cosa ardeva nell’animo della donna ed era una cosa che condivideva: la Supremazia. Elijah non avrebbe mai alimentato quella altrui, l’unica che nutriva costantemente era la sua e non avrebbe fatto eccezioni per niente e nessuno.
- Ne abbiamo date e prese in ugual misura, per la soddisfazione di entrambi.
E lei non poteva immaginare quanta soddisfazione stesse provando lui in quel momento. Oh, sì! Iniziava a divertirsi con nonna von Kraus, e a pancia piena il suo trastullo ne avrebbe avuto ancora più piacere.
- Mio nonno è un cultore di esternazioni virili, di qualsiasi forma esse siano.
Era davvero sicura di conoscere davvero suo nonno? No, perché da quella frase sembrava tutto il contrario. Lance Montague faceva della cattiveria e della violenza il suo pane quotidiano. Guai se suo nipote non avesse fatto a botte quando doveva. Guai se non si fosse fatto rispettare.



Chiedo scusa per il ritardo :flower:


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view post Posted on 6/3/2019, 23:54
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La donna squadrò il giovane, che si sporgeva ad accenderle la sigaretta con l'accendino, con aria interrogativa. Poi alzò la mano con il palmo rivolto verso di lui, come a fermarlo.
"Grazie, ho già acceso" disse gentilmente dopo aver aspirato per bene "e comunque... preferisco il mio" sfiorò il suo accendino con l'unghia dell'indice.
Poi seduta comodamente ascoltò le parole del giovane; parole che parlavano di altezzosità, vanagloria di immotivata superiorità. Non aveva mai tollerato questo nei suoi figli. Puoi essere altezzoso con la plebe inetta ed inattiva, non con qualcuno che si è sudato la sua autorità tutta una vita specialmente se quel qualcuno era lei.
Si aggiustò i capelli vaporosi, sembrò fissare per un attimo nel vuoto poi sibilò delicatamente una domanda, tornando a guardare il giovane
"Lei ha mai sentito il rumore che fa un occhio nel quale viene inserito un tizzone ardente, o anche una sigaretta accesa, giovane Elijah? Lo potrebbe immaginare o descrivere?" Rise, le era appena venuta l'ispirazione "E' un rumore piuttosto divertente, sa? Specie se è ancora attaccato al suo proprietario. Vede, vi sono due scuole di pensiero in merito: la prima è che il ferro arroventato vada solo accostato parallelamente alla faccia; mentre la seconda, che è quella che ho sempre preferito, è di inserire, con mano ferma, il tizzone all'interno dell'orbita, giusto un poco. Quanto basta, come si dice nelle ricette di cucina. D'altronde, non crede che la tortura sia un po' come la cucina? Dopo tutto si tratta di arte, passione e mano ferma. Ed io sono sempre stata un'ottima cuoca." Era civettuola, in qualche maniera, ma comunque il tono serio ma leggero che usava rendeva, se possibile anche più agghiacciante la situazione. "Il fatto di essere più anziana di lei e, forse, anche di Lance mi rende apparentemente innocua. Ma non si lasci ingannare, caro, sono tutt'altro che innocua quindi faccia attenzione a moderare la sua arroganza nei miei confronti, le sarei infinitamente obbligata" continuò sorridente e con un tono gentile ma fermo e velatamente intransigente che strideva, a tratti, con la minaccia che stava proferendo. Poi, borbottò "Io l'ho sempre detto che erano troppo delicati con voi. Dubito che mio nipote abbia un comportamento così" Sapeva che suo nipote era anche peggio ma voleva sapere di più. Ekaterina non aveva il rispetto di alcune famiglie dell'antico lignaggio magico solo perché non li aveva traditi quando poteva farlo, aveva il loro rispetto perché, in fondo, sapevano che dietro quello sguardo glaciale e quei modi gentili e ingannevoli si celava un cuore ancora più algido capace di infinite crudeltà; in alcuni ambienti l'Arpia di Berlino era ancora conosciuta con una certa fama malgrado l'inattività trentennale.
"Che teneri, docili, piccoli leoncini" disse in tono profondamente sarcastico. Per fortuna non sapeva quanto suo figlio spendesse per mandare i suoi figli a far scazzottate in un dormitorio. "E a chi perde cosa succede? Diventa cameriere per un giorno? E chi vince? può indossare una corona?" Il sarcasmo rasentava la beffa. E Lance doveva essere diventato pazzo o essersi rammollito per non adirarsi.
"Si il Lance Montague che conoscevo era un uomo che sapeva fare delle esternazioni virili un'arte talvolta piuttosto incongrua ma non era mai innocua. Le faccio notare che mio nipote gode di ottima salute e così noto di lei, questo né suo nonno né io potremmo approvarlo. Una lotta è all'ultimo sangue non certo al primo. Faccia attenzione a cosa dice, perché se andassi a raccontare a suo nonno circa le cose che va a dire di lui potrebbe risentirsi, magari. In certi ambienti era piuttosto rispettato, ma, certo, se si venisse a sapere che incentiva delle innocue e volgari scazzottate potrebbe non esserlo più così tanto."
*Ne hanno date e prese, senti senti.* pensò con disgusto.
Vide che arrivava il cameriere con un carrellino a portare quanto ordinato da loro.

"Ma lasciamo questi lugubri argomenti per qualcosa di più lieto. Ha già scelto cosa farà alla fine della scuola seguirà la strada intrapresa da suo nonno oppure vuol tentare altro?"
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 19/3/2019, 19:09






Elijah M. Sullivan - Caposcuola Serpeverde - 17 anni

Prese un tiro della sua sigaretta all’Aconito. Tenere il filtro tra le labbra era un piacere indescrivibile al quale non avrebbe mai rinunciato.
- Ottimo.
La conversazione deviò su dei toni decisamente atipici. Nonostante tutto il Serpeverde rimase del tutto impassibile. Era abituato a quel tipo di approccio con sua madre e suo nonno e non gli creava alcun tipo di scompenso. Quella donna, però, dimostrava attimo dopo attimo quanto fosse simile a sua madre. Arrogante e sgradevole, esattamente nello stesso modo. Era evidente che avesse sbagliato amicizie, era molto più adatta ad accompagnarsi a Esther che a suo padre.
- Ho sentito di meglio, Madame. Il rumore di un corpo che arde avvolto dal fuoco e potrei descriverlo in ogni più piccolo dettaglio, istante dopo istante. Sì, è un po' come la cucina. Si sente lo sfrigolare, ma è l’odore della carne che brucia la parte più soddisfacente. Devo dire che mi sono chiesto parecchie volte quanto potesse essere esaltante poterlo provare di nuovo e non solo su me stesso.
L’idea di una sigaretta in un occhio lo faceva sorridere, doveva essere sincero. Elijah era sempre stato un fatalista. Non aveva paura della morte e non aveva paura del dolore considerando che era cresciuto nutrendosene. Durante la missione a Gerusalemme con il Preside Peverell, era stato investito da un’ondata di fiamme, prendendo fuoco dalla testa ai piedi. Non aveva ceduto nemmeno un attimo, anzi ne era uscito molto più forte di prima. Sebbene avesse sempre avuto una predilezione per l’acqua, il fuoco aveva forgiato non poco la sua personalità, creandogli addosso un callo ancora più spesso.
- Non sono solito sottovalutare le persone con cui mi interfaccio, e reputarle innocue non è mia abitudine. Sottovalutare il prossimo significa essere un perdente in partenza – fece scattare l’accendino, facendo brillare la fiamma e passandola sulla punta dell’indice sinistro – Credo che, di contro, nemmeno Voi fareste questo sbaglio, avendo davanti un ragazzo di diciassette anni.
Era un giovane Serpeverde, era vero, ma aveva vissuto intensamente la sua vita e nel modo più sbagliato possibile. Ogni suo passo era stato condito di violenza e dolore fisico, aspetti in cui aveva imparato a muoversi senza alcun tipo di problema.
- Se reputate le mie risposte arroganti, me ne duole e me ne scuso. Ma sono solo abituato a tenere gli stessi toni utilizzati dal mio interlocutore e se ricevo deliziose minacce, Madame, sono solito reagire in modo del tutto diverso, credetemi.
Questo era il primo segno di rispetto che le stava riservando, a dispetto della sua sfacciataggine. Non si era mai piegato davanti a sua madre. Si era spezzato e poi si era rimesso sempre in piedi. A maggior ragione questo non sarebbe accaduto davanti alle parole di quella donna, che lei ci credesse oppure no. Lui non era solo il nipote di suo nonno o l’abietto figlio di sua madre. Elijah era semplicemente se stesso e ne era fiero.
- Delicati? Non dovreste parlare di ciò che non conoscete, Madame – fece un ghigno all’indirizzo della donna ma il cameriere giunse con le ordinazioni prima che potesse aggiungere altro.
- Buon Appetito, Madame.
Avrebbe atteso che la signora von Kraus si fosse servita, quindi avrebbe fatto altrettanto.
Alla nuova affermazione su suo nonno Lance, Elijah si limitò a sorridere con educazione.
- Decisamente non lo conoscete.
Annuì quando la donna decise di riportare il tema della conversazione su argomenti decisamente più frivoli, sebbene anche quello fosse per lui una nota dolente. La sua famiglia aveva già deciso il suo futuro, futuro con cui non era affatto d’accordo. Elijah era impulsivo ma sapeva usare molto bene la testa. Se era consapevole del fatto che suo nonno avrebbe visto un punto di merito nell’aver messo in evidenza la sua predisposizione per le scazzottate, dall’altro sapeva che avrebbe masticato malissimo il suo dissenso per le decisioni prese. Questo non avrebbe potuto dirlo e non lo avrebbe fatto.
- Sono solo al terzo anno, Madame. Devo dire che sto pensando a diverse possibilità per il mio futuro e la mia famiglia mi sta aiutando.






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view post Posted on 24/3/2019, 22:44
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"Voi, nuove generazioni siete tutti uguali. Nessuno escluso." disse sbuffando profondamente delusa.
"Deve essere sgradevole? Lo sia almeno propriamente. Cosa c'entra un corpo incendiato? Stavamo parlando di metodi di tortura pret-à-porter, e poi: incendiato vivo? Sul serio? Pura avanguardia" scosse la testa. "Nemmeno parlasse della graticola! È indubbio: voi giovani mancate dei fondamentali. " Lasciò cadere ogni altra citazione dell'argomento. Intanto il cameriere aveva depositato le tazzine davanti a ciascuno dei due e un piatto con alcune tartine disposte ordinatamente. "Non si augura mai buon appetito, è comunemente considerata maleducazione." disse severamente, poi continuò incalzante a volume intimo e con tono quasi familiare pur restando ben rigido "E via non si renda colpevole dell'uccisione di quello che, almeno, potrebbe essere un pomeriggio decente; e non stia lì, autocompiaciuto: mi versi il tè." Il tono si smorzò decisamente rendendosi, via via, più adatto ad una conversazione. Le sue convinzioni erano granitiche e inattaccabili: la sua esperienza in addestramento, di figli e dipendenti, parlava chiaro e l'unica cosa che porti alla mancanza di rispetto e alla spavalderia è la mancanza di fermezza nell'addestratore. "Sì, delicati, ci sono quei genitori che hanno il cuore tenero, non bisogna farne una colpa è questione di indole. I ragazzini sono come i cani e dei buoni genitori sono come gli addestratori. Una mente può resistere un limite e poi si spezza: un bravo educatore sa superare senza esitazione quel limite e plasmare la mente come la creta. Non esiste che un cane resista per sempre, bisogna cominciare da subito e prima o poi cederanno, quando non funziona questo metodo è colpa del fatto che gli addestratori hanno il cuore tenero. Molti adesso teorizzano circa l'alternanza di premi e punizioni. Io non credo che i premi servano: servono solo punizioni più severe." Prese una boccata dalla sigaretta subito prima di spegnerla nel posacenere. A quel punto si concentrò sulle tartine e ne prese una con indice e pollice della mano destra e addentò senza pensarci un secondo. "Un cane che continua a non eseguire un ordine semplice è poco educato, un cane poco educato in età adulta va soppresso o va lasciato al suo destino: l'autodistruzione . Senza alcuna pietà. Una volta educati e cresciuti allora saranno pronti per godere di tempo libero per scorrazzare nei prati. Diciamo di godere di un moderato libero arbitrio."
La pietà è qualcosa che arreca danno a chi è mosso ad umana compassione e chi ne è oggetto. Ekaterina non si era mai lasciata impietosire. Quando sua figlia aveva abbandonato il tetto natio avventurandosi come una pazza per le vie del mondo lei non aveva fatto niente ed aveva assistito, senza muovere un dito, alla sua distruzione. Se l'avesse salvata che figura avrebbe fatto? Quella di madre debole, di donna fallita, che si lascia convincere da poche lacrime ad aiutare i figli. No, no signore. Ekaterina Obraztsova come unico gesto di pietà avrebbe potuto far durare meno l'agonia e non lo fece: bisogna avere il coraggio delle proprie idee, aveva insegnato ai suoi figli, ed il coraggio delle proprie idee spesso conduce alla fine. Per ciò ammirava Natalja, lei era stata degna figlia di sua madre: aveva montato un'idea ed era andata fino in fondo. Chi era Ekaterina per impedirle di realizzare i suoi desideri ed obiettivi.
"Per la scelta del futuro io sono per l'autodeterminazione. Quello è un momento in cui il giovane adulto ha a che fare con ciò che gli è stato insegnato, il suo addestramento e, forse, ciò che è cresciuto in lui. Fui molto felice che entrambi i miei figli decidessero di seguire una strada che avrei sperato per loro. "
In realtà finché era rimasta a capo della famiglia non si muoveva foglia senza il suo permesso, non un figlio finché lei tenne lo scettro, con terribile maestà, amministrando la famiglia, come un suo feudo, aveva fatto ciò che voleva. Tutti si muovevano in branco e quando si sposarono le mogli vennero a vivere nella proprietà di famiglia. Fu il crollo della lunga dittatura della madre dispotica a permetter loro, finalmente, l'agognata libertà.
"Immagino lei sarà dell'idea di proseguire la strada intrapresa da suo nonno, fanno sempre comodo degli obliviatori competenti nel nostro settore. " avrebbe voluto dire "obliviatori a poco prezzo" ma pensò che giustamente si sarebbe risentito se si fosse riferito a lui e ad una data categoria intera come a delle signore della notte particolarmente economiche. Tuttavia il giudizio che aveva degli obliviatori era quello e, malgrado ciò, aveva, come ogni buon politico che pubblicamente disprezza e privatamente compra, fatto largo uso della categoria per coprire le sue malefatte. Secondo la sua filosofia anche il più ripugnante essere, se usato per renderla più forte, assurgeva ad uno scopo più ampio e acquistava dignità agli occhi del mondo. "Certo via via la libertà concessa deve crescere, da un certo punto in poi. E' fondamentale per chi voglia veder un figlio realizzarsi in maniera sana." aggiunse riflessiva.
 
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