«Io non so davvero come farò a consegnare il tema su Olivander.» sbottò Evelyn, una Tassorosso non troppo convinta di poter scrivere più di due righe su ordine del Professore di Storia della Magia, nonché Preside di Hogwarts «
Questo è l’anno dei G.U.F.O., non so come fai ad essere così tranquilla.» esclamò allora, scoccandole uno sguardo truce. Fingersi indifferenti non era certo la miglior tattica per superare gli esami finali, eppure era riuscita a trovare il modo efficace per sopportare il peso delle lezioni, senza che l’ansia per la prova decisiva di quell’anno potesse in qualche modo rovinare il lungo periodo di preparazione. «
Eve, io non ci sto pensando.» rispose allora, abbozzando un sorrisetto che sapeva avrebbe dato fastidio alla compagna «
Siamo all’inizio, non pensare di fare così per tutto il tempo. Altrimenti agli esami non ti ci avvicinerai nemmeno. Di sicuro, non sana di mente.» Lo sbuffo della ragazza sancì allora la tregua - e il conseguente abbandono dell’argomento -, proprio quando l’olfatto di entrambe fu attirato da qualcosa di famigliare. «
Salvia Divinorum.» sussurrarono in coro e, a quel punto, Evelyn sorrise sorniona rivolgendosi al Prefetto, canzonandola «
Quella con la spilla sei tu. Le lezioni sono finite e qualcuno si sta esercitando.» che in gergo voleva dire “
Per quel tema di Storia della Magia ti aspetto in Sala Comune mentre tu fai il tuo lavoro”. Annuendo rassegnata, Thalia la salutò e proseguì lungo il corridoio, mentre l’altra svoltava l’angolo e risaliva pochi gradini. Issò la borsa a tracolla sulla spalla, stringendo al petto il libro di Storia e cominciando a chiedersi chi, dopo la fine delle lezioni, avesse voglia di esercitarsi nel laboratorio vuoto. Dal canto suo, Pozioni non era mai stata un grosso problema: le piaceva mescolare i diversi ingredienti, conoscerne le proprietà e mescerli con accuratezza quasi chirurgica. Era la gioia del prodotto finito ad entusiasmarla e, ancor di più, la perfezione del procedimento che l’avrebbe condotta ad imbottigliare una soluzione efficace, contro il raffreddore o altri problemi, senza errori. Sospettava che sua nonna fosse la vera responsabile di quella passione e più si avvicinava al laboratorio, più il profumo della Salvia Divinorum impregnava le pareti e le vesti del Prefetto; il ricordo dell’anziana alle prese con mazzolini di ingredienti, appesi al soffitto del capanno e lasciati a seccare, fu sostituito dalla preghiera silenziosa del Prefetto che si augurava che all’interno dell’aula non vi fosse uno dei suoi Tassorosso. Non ci sarebbe stato nulla di male, naturalmente, ma più si faceva strada nel dedalo di corridoi, più l'idea di una pozione sfuggita di mano andava consolidandosi. Giunta sulla soglia, percepì il lento sobbollire dell’acqua a fiamma lenta, il profumo di giunchiglia e la fragranza che sin lì l’aveva guidata. Attraversando l’intricato labirinto di corridoi sotterranei, Thalia era giunta fino a lì guidata dalla scia di odori e profumi, che sovente impregnava le vesti degli studenti, e poi la puzza di bruciato era arrivata a pizzicarle il naso e la gola. Avrebbe potuto fingere di non essere lì, convincendosi che non fosse affar suo, ma il solo pensiero di uno studente inesperto e della possibile esplosione del sotterraneo - o parte di esso - non era esattamente un fattore trascurabile. Controllare, si disse, non le sarebbe costato nulla e una voce nella sua testa - per assurdo molto simile a quella della Rigos - le suggerì di proseguire in quella missione, con una certa vena ironica ed esagerata che riusciva a rendere perfettamente l'idea, come se l'amica Grifondoro fosse proprio lì insieme a lei. Si sporse appena, sbirciando l’interno della stanza ed individuando tutta una serie di suppellettili che chiunque si sarebbe aspettato di trovare in un'aula di pozioni: banconi, calderoni e sgabelli, alambicchi, provette e armadietti pieni di ingredienti interessanti. Dimenticò per un istante di essere arrivata fin lì per controllare che tutto fosse nella norma, troppo presa all'idea di sperimentare questo o quell'intruglio sbirciato durante il viaggio di ritorno ad Hogwarts; tuttavia, un movimento repentino alla sua destra, poco più avanti dell'ingresso, attirò immediatamente il suo sguardo costringendola a rivolgerlo al bancone incriminato. Il disordine regnava sovrano e quella visione la disturbò più di quanto si fosse aspettata: non solo il calderone era stato adagiato sulla fiamma viva - che aveva iniziato a lambire la parte superiore - ma era anche in bilico; sul piano di lavoro, un coltellino d’argento era stato usato per tagliare qualcosa di diverso da ciò che il giovane - sui quindici anni e di tre quarti - stava apprestandosi a incidere. Metodica per natura e ligia alle regole come se ne fosse andato della propria sopravvivenza, Thalia sentì l'impulso impellente di fermarlo prima che fosse tardi e, al contempo, di mordersi la lingua affinché sbagliasse ed imparasse dai propri errori. Se non fosse stato per quell'innato senso di protezione che così spesso si trovava a dover mitigare nei confronti degli studenti più ingenui e poco accorti, forse avrebbe potuto lasciare che il Serpeverde sperimentasse le gioie di quella che lei stessa definiva "magia pratica"; eppure, proprio quella caratteristica fece in modo di liberare le parole impigliate in gola, esalando un avvertimento pacato, quasi divertito. «
Io non lo farei.» Il ragazzo, dagli evidenti colori dell’uniforme visibili dalla fodera del cappuccio, sollevando lo sguardo l’avrebbe trovata lì sulla soglia, a braccia conserte. L'occhiata penetrante sarebbe bastata a farlo desistere, ma aveva l’impressione che quella non fosse una circostanza come le altre: c’era qualcosa, nell’espressione del ragazzino, da indurla a credere che non l’avrebbe ascoltata facilmente. «
Dovresti pulirlo, prima di usarlo ancora.» spiegò a quel punto, indicando con un cenno del capo il coltello che teneva in mano. Non era certo affar suo se voleva coprirsi le mani di bolle purulente o creare una reazione a dir poco esplosiva; tuttavia, in buona parte per dovere verso la spilla che portava, dove c’era caos sentiva di dover portare ordine.