.. Amber S. .Hydra Hufflepuff Prefect ▾ 18y.o GREENWICH PARK - London |
Smeraldi, annebbiati dai fumi di Londra, fissarono Horus con un'intensità rara perfino per Amber. La ragazza sapeva benissimo cosa comportasse per lui indossare quella spilla ogni giorno. Impegno, dedizione, orgoglio e non poca fatica. Cosa poteva muoverlo a passare il testimone? Era Caposcuola da quando lo conosceva, quasi, e mai una volta aveva smesso di credere in lui. Quando erano più piccoli, forse non dava così tanta importanza al ragazzo dietro il ruolo, ma crescendo molte cose erano cambiate ed il rapporto si era evoluto al punto da vederli avvicinarsi irrimediabilmente. Ignorando i presenti ed i dettami della prossemica - tanto radicati in lei - aveva fatto un passo avanti, a sottolineare come la risposta di Horus a quei quesiti sarebbe stata fondamentale per capire cosa pensare o credere o...
decidere!
La mano stretta attorno alla spilla, le cui scritte erano passate dal genere maschile a quello femminile non appena l'oggetto era entrato in contatto con Amber, venne raggiunta da una seconda mano. La presa, lieve, impose alla strega di non curarsene in prima battuta, ora che tutta l'attenzione possibile era dedicata alle parole che presto avrebbe udito. Come un balsamo, la prima rassicurazione scivolò sulle sue spalle, liberando la ragazza da una gran parte di quella nota di dispiacere che pendeva sui loro sguardo come la spada di Damocle. Ma non ogni parola ebbe il retrogusto dolce di una conquista solida. La mente della Tassorosso, infatti, si fossilizzò su quel pungente "
comincio a vacillare" che mai sarebbe passato inudito. Lo aveva visto, aveva osservato con particolare attenzione i cambiamenti di Horus nell'ultimo anno. Dietro i sorrisi imbarazzati delle situazioni più improbabili che li avevano coinvolti, c'era sempre più spesso un retroscena incognito, qualcosa che la spingeva a chiedere ed al contempo a tacere. Nel dubbio, aveva continuato a scegliere la seconda opzione, ma l'affetto che agitava il cuore, unito all'empatia che per lui provava con maggior intensità, ben presto l'avrebbero portata ad infrangere una barriera, o più d'una. Già così, contro ogni indicazione, contro ogni reticenza, glissava sul tenersi "quasi" per mano, in un parco pubblico di Londra, alla mercé di sguardi indiscreti e supposizioni sciocche. Strinse a sua volta la mano, percependo sempre con più intensità la presenza di un ruolo di cui la spilla era solo il simbolo, che pretendeva da lei un tributo indicibile.
Ma era pronta? Lo lasciò finire, sebbene in più punti avrebbe voluto interromperlo, perché quell'escalation di motivi per cui lei sarebbe stata la guida giusta, aveva velato gli occhi di una commozione tanto sincera quanto difficile da contenere. Non si era mai vista con gli occhi di qualcun altro. Non qualcuno della casata, almeno, e forse nemmeno un amico. A dirla tutta non aveva nemmeno cercato di capire quale fosse l'impressione che dava di sé, si accontentava di sapere di non essere schivata appositamente in corridoio, ma al contempo non compiva grandi sforzi per integrarsi forzosamente. Il carattere di John era riflesso proprio in quei gesti. «
Horus io...» quando finalmente si decise a parlare, alla fine di tutto, abbassando la mano e recidendo il contatto, la voce risuonò come spezzata. Era incerta, sì. Aveva bisogno di fare un passo avanti, figurativamente, verso quello che l'accettare avrebbe comportato, anche se mai avrebbe potuto prevedere l'intero percorso. Però, e doveva ammetterlo, dopo anni come Prefetto, diventare Caposcuola sarebbe stata una gratifica non indifferente. "
Sii la mia Caposcuola", quella frase risuonò con la potenza di cento tamburi tibetani suonati assieme in una sola volta. «
Forse non sono in grado di vedere in me, quello che ci vedi tu.» mosse le labbra in una vago sorriso a metà. «
E... non ho mai pensato di volere questo-» aprì le dita rivelando la spilla dorata, che rubò un raggio di sole al solo scopo di brillare ancora più intensamente. Poi, richiuse la mano. «
- fino ad oggi. Fino.. ad ora.» Era il "si" più sincero che riusciva a dargli, un "sì" che riverberò come un'onda impazzita all'interno della cassa toracica.«
Ma lo farò, e con te al mio fianco - perché ora l'hai detto e non te la scampi - ce la farò.» un sorriso più sincero si aprì, seguito da un sospiro profondo. Non era finita. Lo sguardo, commosso al limite del possibile, finalmente fu distolto da Horus e rivolto al piccolo sentiero del parco. C'erano cose che non gli aveva mai detto e domande che non aveva mai posto e tutte chiedevano a gran voce di uscire dal bozzolo di introversione naturale. *
Una alla volta* si disse, iniziando a camminare lentamente, perché ne aveva bisogno.«
A undici anni speravo di venir smistata a Grifondoro, come mia madre... per poter capire di più com'era stata la sua vita, come-... come si era mossa nel tempo all'interno di Hogwarts. » Horus sapeva che Amber non aveva più una madre da molto tempo, ma la Tassina non era mai scesa nei dettagli. Di lui, però, poteva fidarsi. Un vago riso di scherno venne subito smorzato dal nodo alla gola. «
Ma a Tassorosso ho ritrovato mio padre.» Alzò il capo, l'espressione improvvisamente più seria. «
... e una famiglia che non avevo chiesto, ma di cui ora non posso fare a meno. Non so dove sarei, altrimenti. Tassorosso mi ha salvata, mi ha dato quello di cui non sapevo di aver bisogno. Voglio che rimanga così, che resti la "tana" che non ti aspetti, ma che finisca per rimanerti nel cuore... per sempre.» Solo in quel momento si chiese come avrebbe reagito Johnathan Hydra.
Thank you for being you, in a world full of somebody elses