AMBER SERENITY HYDRACAPOSCUOLA DI TASSOROSSO ✧ 18 Y.O. ✧ O.W.L. ✧ pozioni
Non ebbe il tempo di chiedersi cosa stesse pensando White, con precisione. Rapita dalla sua stessa spiegazione, si concentrò solo su quella, immaginando più o meno vividamente il copione a cui era stata introdotta. Non che avesse grandi intenzioni come Guaritrice, ed ancora meno si figurava un ruolo all'interno del corpo di infermieri del San Mungo, ma una buona strega doveva saper far fronte anche a minacce ignote. Almeno abbastanza da resistere prima dell'intervento di un vero esperto. Meno ripida, scalò anche quella piccola vetta, e la conferma del docente le regalò un pizzico di coraggio extra. Bezoar e sangue di Unicorno rientravano nell'elenco degli antidoti generici, eppure lei sapeva il motivo per cui aveva scelto le lacrime di fenice; troppo semplice il primo, troppo illegale il secondo. Non che quelle non fossero rare, ma visto che le era stato dato ampio terreno su cui muoversi, aveva compiuto il suo balzo. Il tutto era però rimasto in una lunga frase ipotetica, tanto che Amber si chiese dove altro avrebbe potuto portarla quel ragionamento, se non nel punto che già aveva raggiunto.
La risposta, davanti ai suoi occhi. Un angolo da pozionista ben fornito, un armadio con gli ingredienti chiave, e la fiala di quel fantomatico veleno ignoto. Sorrise, sicura di sé.
In petto si agitò la fiammella della conoscenza, che per anni aveva alimentato. Incantesimo dopo incantesimo, apprendimento dopo apprendimento, Amber aveva forgiato il suo stesso arsenale con una cura ed una precisione senza eguali. Non un errore di troppo, non un fallimento rimasto tale tanto a lungo: era sempre riuscita a raggiungere il livello che si era prefissata, e così avrebbe continuato a fare. Mettersi alla prova era quindi, per lei, linfa vitale. «Certamente» fu quanto disse, lasciandosi consegnare la boccetta con il liquido blu violaceo su cui avrebbe dovuto eseguire, per iniziare, l'incantesimo teorizzato poco prima. Ignorò il bicchiere d'acqua sul suo piccolo banco; c'era ben altro al centro della sua attenzione. Curandosi di non aprire la boccetta prematuramente, la strega si mosse fino al tavolo imbandito. Il tacchettio delle suole rinforzate scandì ben dodici passi, prima che lei potesse riunire i propri piedi. Determinazione e concentrazione erano tutto quanto i docenti avrebbero potuto vedere nell'espressione della bionda esaminanda. Tra lei ed i docenti, un intero tavolo di ingredienti, calderoni e materiali utili all'assolvimento del compito affidatole. Avrebbe preferito l'aula di pozioni, ad essere sincera. Più chiusa, più scura e più in grado di riprodurre l'aura di silenzio di in cui volentieri si immergeva quando doveva preparare una pozione, ma l'alternativa in Sala Grande non era da scartare del tutto. Si mosse con precisione e cura, tenendo a freno l'adrenalina che scorreva a fiumi nelle vene. «Va bene, iniziamo.» sussurrò a se stessa, prima di predisporre l'ordine di cui aveva bisogno. Spostò con gesti misurati il materiale per potersi ritagliare un triangolo di spazio utile per lavorare con pulizia. Se c'era una cosa che apprezzava, di quella materia, era proprio la precisione richiesta nella lavorazione di erbe, parti animali, o sieri di vario genere. Maniacale a tratti, e limpida al punto da darle un insolito sollievo. Prese una boccetta in vetro, in cui successivamente vuotò il contenuto della fialetta di veleno. Le precauzioni non erano mai troppe quando si trattava di veleni et similia, difatti si mosse con calma per evitare che il liquido entrasse minimamente in contatto con lei, nemmeno una goccia sarebbe sfuggita al suo controllo. Istintivamente arrotolò le maniche della camicia bianca, prima la sinistra e poi la destra; era arrivato il momento di mettersi all'opera. Fluida, estrasse la bacchetta e la chiarezza del tronchetto in sorbo contrastò con la pietra scura incastonata alla fine dell'impugnatura. Non aveva mai usato il revelio su una pozione, era curiosa. Inspirò, richiamando alla memoria l'esecuzione dell'incanto, appreso ormai quasi un anno prima. Sbagliare non era lontanamente contemplato e la determinazione degli occhi verdi puntati sulla boccetta di fronte a lei, richiamavano l'intensità con cui Amber indagava la sostanza ignota. Non attese più di tanto, era riuscita a placare l'agitazione febbrile solo grazie al fatto di avere un compito da eseguire, e su cui concentrarsi; non avrebbe perso tempo. *Devi dirmi cosa sei*, quello il pensiero principale. Eseguì il cerchietto in senso orario davanti all'oggetto, enunciando con sicurezza e tono imperioso: «Speciàlis», attenta agli accenti. Non spezzò il gesto, rendendo tutto fluido come da copione, e colpì con delicatezza e decisione la boccetta, in cima, indicando con la punta della bacchetta il suo contenuto (non avrebbe rischiato di rovinare il catalizzatore facendolo entrare direttamente in contatto con la sostanza nella fiala, era sconsigliato immergere la propria bacchetta in un veleno). Coincidente al colpetto, la chiusura della formula: «Revèlio», badando nuovamente a porre l'accento sulla seconda "e". Lo sguardo assottigliato non lasciò per un solo istante il liquido violaceo; desiderava ardentemente che questo mostrasse lei la via da seguire. *Avanti, rivelati a me...*
SE avesse eseguito a dovere l'incantesimo, la sua curiosità sarebbe stata appagata. Lenti rivoli di vapore si sarebbero sollevati dalla boccetta di veleno, disegnando con polvere perlata la sagoma di quanto racchiuso al suo interno, uno ad uno i tre grandi componenti si sarebbero rivelati alla giovane studentessa. Il primo: un serpente, la forma indefinita avrebbe assunto un contorno più chiaro, mentre lei osservava con attenzione, rivelandosi con "cobra". L'animale avrebbe poi aperto le fauci e da un dei denti sarebbe scesa una goccia. *Veleno di Cobra*. L'evoluzione della nebbiolina sarebbe poi proseguita, indicando il secondo componente: un demonietto a lei noto, un Doxy. Anche da questi qualche goccia sarebbe ricaduta nella boccetta. *Veleno di Doxy*. E già la sua mente si sarebbe messa in moto; lo aveva appena detto, era una combinazione di più veleni, andava creato almeno un antidoto in più, la cosa era davvero complessa, ma allo stesso tempo stranamente entusiasmante. Infine, prima che l'incanto esaurisse l'effetto, Amber - e così la commissione - avrebbe potuto notare una piantina dai tratti ormai noti, non contava più le volte che aveva avuto a che fare con lei: Basilico, da cui si staccò una foglietta. *Foglie di Basilico*. Poi il liquido avrebbe smesso di dar vita ad indizi di fumo blu violaceo.
Concentrata, Amber non avrebbe emesso un fiato. Allontanata da sé la boccetta, avrebbe posato lo sguardo sui calderoni presenti, nemmeno la loro scelta sarebbe stata banale. Tamburellando con le dita sul bancone, avrebbe richiesto uno sforzo alla propria memoria, affinché cercasse di ricondurre quegli ingredienti ad un veleno noto; qualcosa però era cambiato. Una certezza, l'avrebbe colta per prima: Il basilico serviva solo a coprire l'odore dell'intruglio ed eventualmente il suo gusto, così da confondere l'ignara vittima. Come un archivista, la giovane avrebbe cercato nei ritagli di giornale della sua memoria, un veleno che combinasse Cobra e Basilico, o Doxy e Cobra o Doxy e Basilico, trovando una vaga somiglianza con la Pozione Sanguinaria Velenosa. Grande assente: il veleno della Tarantola, e per fortuna. Ad ogni modo, quella doveva essere una variante a lei ignota e dunque avrebbe dovuto dare proprio il meglio di sé. Avrebbe lanciato una rapida occhiata a White, quasi per assicurarsi che lui fosse abbastanza vicino da vedere cosa stava facendo lei. Poi avrebbe preso un calderone auto rimestante. «Siamo di fronte ad un veleno complesso, composto dall'unione di due veleni animali...» avrebbe detto, spiegando quel che stava per fare, come immaginava fosse doveroso. «Il calderone rimestante aiuterà ad attivare maggiormente la realizzazione di questo antidoto.» avrebbe versato un quantitativo d'acqua sufficiente a raggiungere la tacca di metà calderone. Non sapeva i dosaggi del veleno, ma poteva tentare di fare affidamento su quelli usati nella sanguinaria velenosa, sebbene il veleno fosse più potente del sangue. Acceso il fuoco sotto il calderone, avrebbe iniziato a muoversi con naturalezza all'interno di quei pochi metri quadri a lei dedicati. «Come spiegato, Golpalott ci insegna che per creare un antidoto in grado di contrastare un veleno animale, ne serva uno appartenente allo stesso regno, ma appartenente ad una bestia più in là nella catena alimentare di quella usata per il veleno. In aggiunta, in questo caso, ci dobbiamo avvalere anche della terza legge: trattandosi di due veleni, l'antidoto dovrà contenere tre agenti contrastanti, così da prevedere il blocco anche del veleno generatosi dall'unione dei due presenti.» e dunque? Il momento dell'azione sarebbe presto giunto. All'interno della mente laboriosa, Amber sarebbe sempre stata un passo avanti a quel che stava facendo. Danzando a ritmo di un'aria lirica italiana, la Tassorosso avrebbe iniziato a compiere gesti sicuri; infilare i guanti, prendere il mortaio in marmo, girarsi per selezionare delle boccette in vetro. L'acqua era prossima all'ebollizione, a nemmeno due minuti dall'inizio del processo. «Per contrastare il veleno del cobra...» - avrebbe detto, allungando il braccio fino a quasi il suo massimo, verso uno scaffale molto alto per recuperare un contenitore con del liquido marrone scuro e mostrarlo a chiunque la stesse osservando «... Bile di Clabbert.» avrebbe annunciato, versandone una ventina di gocce. «La quantità di Ordina contenuta al suo interno, riattiva le funzioni vitali ed in questo caso credo possa contrastare efficacemente l'arresto indotto dal veleno del serpente.» un odore nauseante si sarebbe sollevato, mentre la pozione assumeva un colore giallastro. Amber avrebbe indicato al calderone di mescolare la bile con calma, in senso orario. Altra rotazione, altro ingrediente, stavolta contenuto in una fiala sottile e scura. «Sangue di Salamandra, per contrastare il veleno di Doxy. Oltre ad essere più in alto nella scala gerarchica, possiede rinomate proprietà curative. Si utilizzano spesso molte parti di una Salmandra, ma noi affronteremo il veleno con il sangue, in cui è più concentrato il potere curativo.» ne avrebbe preso all'incirca 20 ml con una pipetta, e li avrebbe uniti lentamente alla pozione mentre questa bolliva. Invertendo poi la rotta del calderone. «Aiuterà anche a ripulire la bile da eventuali scorie residue che in questi quattro minuti possono essere state rilasciate», avrebbe così spiegato la scelta di mettere la Bile per prima nel calderone. Dopo aver unito la salamandra, la pozione avrebbe assunto un colorito rosato, dal profumo ancora più sgradevole del precedente. Rapidamente avrebbe preso poi mezzo Bezoar, ed avrebbe iniziato a sbriciolarlo il più finemente possibile. Solo quando fosse riuscita ad ottenere una fine polvere, l'avrebbe riversata nel calderone, cambiando nuovamente giro di rotazione del rimestante. «Polvere di mezzo Bezoar, per affrontare il veleno derivato dall'unione di Cobra e Doxy.» ancora una variazione nel colore della pozione, ora di un pallido rosa trasparente. Dopo circa dieci minuti dall'inizio del tutto, Amber avrebbe estinto la fiamma, e spiegato la motivazione del gesto. «Non deve rapprendersi eccessivamente, ma così è imbevibile.» avrebbe dichiarato, per poi voltarsi ancora ed aggiungere l'ultimo ingrediente : tre rametti pieni di fiori d'arancio. «Fiori d'arancio, in infusione per cinque minuti circa, mentre la pozione intiepidisce.» avrebbe detto, inspirando a pieni polmoni il dolce aroma. Avrebbe imposto al calderone di mescolare lentamente, lasciando agire i fiori con la dovuta quiete. White non avrebbe mai potuto saperlo, ma quel particolare profumo per Amber voleva dire "casa". «... inoltre, i fiori d'arancio hanno proprietà antifebbrili, e potrebbero essere utili affinché anche l'assunzione di questo antidoto complesso non debiliti eccessivamente l'organismo.» Uno sguardo all'orologio da taschino e, trascorsi gli ultimi cinque minuti, se fosse andato come previsto, Amber avrebbe racchiuso l'antidoto in una fialetta di vetro, affinché fosse evidente anche il colorito arancione tendente al trasparente. Poi l'avrebbe consegnato a White, sperando di non aver dimenticato nulla.
G.U.F.O. - Giudizio Unico per Fattucchieri Ordinari
Come dicevamo, i due grandi "SE" avvengono partendo dall'ipotesi che l'incanto vada a buon fine, e di conseguenza anche la rivelazione successiva.