Jolene White
Non era difficile percepire l'intensa emotività di cui era carica la voce del rosso. L'intreccio irriducibile dei sentimenti instillava disordine nelle sensazioni stesse di Jolene, portandola ad empatizzare con un ruolo pur così lontano dalla sua esperienza. Ripensò alla delusione d'amore più cocente che avesse vissuto: da un anno a quella parte, per lei la falsità era il barlume di luce racchiuso in due occhi castani. In essi aveva visto infrangersi le illusioni nutrite in anni di distacco dalla realtà, ma la sofferenza che allora aveva provato portava, di fronte al suo sguardo, gli inconfondibili colori dell'egoismo. Era stato il tradimento di se stessa ad infliggerle il colpo più doloroso, e il ragazzo di cui si era stupidamente infatuata un mero strumento attraverso il quale, prima o poi, la nuova consapevolezza avrebbe dovuto entrare nella sua vita. Non avrebbe neppure saputo classificare quanto avvenuto più tardi, in presenza di un nuovo coprotagonista, l'ultimo che avesse conosciuto. L'assurdità del loro ultimo scambio aveva gettato nell'ombra qualsiasi avvenimento precedente, imprigionandola in un miscuglio di rabbia e disgusto che solo in parte aveva a che spartire col dolore di un cuore infranto. Jolene sentiva che, se anche avesse tentato di raccontare a qualcuno di quei vissuti, la sua voce avrebbe risuonato imperdonabilmente lontana. Era più semplice mostrare partecipazione per le disavventure altrui che per le proprie, e in quella curiosa condizione non sapeva se fosse più sensibile o senza cuore.
Stare ad ascoltare le confidenze di Aiden era sorprendentemente simile all'esperienza della lettura di un romanzo coinvolgente: le sue parole avevano in sé il trasporto degli amanti e la loro stessa disperazione venata di rabbia. Le emozioni che si trasmettevano alla rossa erano ugualmente artificiali, eppure sincere al punto in cui, se in un futuro lontano avesse ripercorso quella passeggiata tra i viottoli di Hogsmeade, entrambe le loro figure sarebbero apparse avvolte nello stesso trasporto.
«Non sei stupido», si ritrovò ad esclamare con parte dell'urgenza dell'uomo stesso. «Sei irrazionale, come tutti di fronte a dei sentimenti forti. Averli ritrovati dopo esserti chiuso li rende preziosi, comunque vadano le cose, credimi.» Preziosi, come tutto ciò che sfuggiva alla sua presa. «Vi serve un confronto, se le parlassi con la stessa sincerità che hai adesso sono convinta che non avrebbe più un'immagine sbagliata di te.» Sarebbe stato un buon passo in avanti, per quanto neppure la volontà di confortare in qualche modo il rosso potesse strapparle l'ingenua affermazione che in quel modo i suoi sentimenti sarebbero stati ricambiati. Per quel che ne sapeva lei, una relazione tra i due poteva semplicemente essere da escludere, e col tempo Aiden avrebbe dovuto farsene una ragione. Ma era convinta che risolvere i malintesi potesse alleviare, almeno in parte, la pesantezza della situazione.
Aveva in mente di proporre di tornare sui loro passi così da entrare a Mielandia: i dolci erano sempre stati dei buoni compagni durante i momenti più sconsolati, al punto che Jolene era arrivata a considerarli come una sorta di rimedio momentaneo a tutti i mali. Non sapeva quanto fosse il caso di azzardare con una fetta di torta – non aveva dimenticato gli effetti dello stomaco scombussolato dall'alcool di Aiden -, ma qualcosa di più leggero lo avrebbe quantomeno impegnato in consumazioni meno dannose rispetto a quelle in cui si era rifugiato. Fu nel considerare quel cambio di rotta che le venne l'improvvisa idea di sbirciare l'orologio: scostò la manica del cappotto scuro, rivelando così la corsa inaspettata delle lancette.
«Oh, per Merlino!» Si bloccò sul posto, alzando sul rosso uno sguardo sconfortato. «È passato più tempo di quanto pensassi, sono in ritardo per il mio turno in infermeria.» Lasciò nuovamente cadere il braccio lungo il fianco. «Scusami, scusami davvero, ma devo scappare. Però sappi che mi ha fatto piacere ascoltarti, non mi hai assolutamente tediato.» Allargò i tratti in un sorriso morbido, negli occhi il barlume di una sincera simpatia. Aiden, intenzionalmente o meno, aveva fatto crollare parte delle barriere che normalmente si frappongono tra due sconosciuti, e Jolene non avrebbe dimenticato il calore e l'istintivo affetto nei confronti di una persona in quel modo esposta. «Starai bene?», domandò, piuttosto apprensiva. Si augurava davvero che non tornasse ad annegare il malumore in altro alcool. «Senti, se mai ti andasse di parlare non farti problemi a mandarmi un Gufo. Hogwarts, Infermeria.» L'esitazione di un momento, prima che si decidesse ad avvicinarsi per un rapido abbraccio. «Per la consulenza accetto pagamenti in Api Frizzole e Cioccorane», affermò trattenendo una risata.
Il Castello la aspettava, a ben pensarci durante la sua assenza c'era stato tempo abbondante per qualche inaspettata catastrofe e decine di ferite. Come al solito, scenari poco rassicuranti testimoniavano un'immaginazione più catastrofica di quanto sarebbe stato opportuno per la sua salute mentale. Un ultimo cenno di saluto, e si sarebbe affrettata verso la scuola.
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