St. Patrick's Fair

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view post Posted on 18/3/2019, 09:29
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We are all immortal until proven otherwise

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kZEZPhy





Decorato a festa, l'intero villaggio di Hogsmeade appariva come un germoglio verde sbucato dalla terra alle prime luci della Primavera. La neve si era sciolta da poco, lasciando nascere dei sottili fili d'erba fra le case, mentre dalla boscaglia nei dintorni proveniva il profumo degli amenti dei noccioli.
La piazza principale del borghetto sarebbe stata il cuore pulsante di quel particolare evento di origini Irlandesi, tra decorazioni verde smeraldo e bianco, stand di ogni genere e fantasiose attrazioni. Piccoli Leprecauni di cartapesta saltellavano qua e là tra le varie panche messe a disposizione per i partecipanti, sventolando nastrini verdi tra risate acute e burlone, e alcuni soffiavano forte nelle loro minuscole pipe per richiamare degli allegri arcobaleni. Pochi, ma comunque sufficienti, furono talmente dispettosi da far scoppiare i palloncini appesi un po’ ovunque, provocando un’esplosione di brillantini bianchi e verdi.
Gli stand erano attrezzati di ogni cosa, non solo di pietanze e bevande, ma anche di alcuni articoli che i negozianti del Mondo Magico inglese avevano deciso di esporre al pubblico. Ognuno, quindi, avrebbe potuto trovare svariate cose di proprio gradimento e non sarebbe mai tornato a casa deluso, ma solo con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.

Il villaggio di Hogsmeade aveva deciso di fornire diversi svaghi ai partecipanti della serata: al centro della piazza era stato infatti eretto un palco in legno con una strampalata band vestita da Lepricani.
I Crazy & Beautiful Leprechauns erano pronti a scatenarsi a ritmo di musica, accompagnando chiunque fosse stato talmente temerario da proporsi come cantante. Dagli altoparlanti con la forma della testa del famigerato folletto irlandese, posti ai lati del palco, veniva infatti annunciata periodicamente la possibilità di poter partecipare alla Gara di Canto, di cui il pubblico sarebbe stato il giudice. Nulla era vietato ai cantanti volenterosi, nemmeno di esibirsi in un pezzo singolo, in un duetto o in un canto di gruppo: sarebbe bastato posizionarsi sul palco, dietro uno dei tanti microfoni messi a disposizione, e sbizzarrirsi. Se vi fossero stati dei canterini per nulla sobri, ci sarebbe stata una golosa ricompensa!

Davanti a Mielandia, invece, si ergeva uno stand assai particolare, totalmente chiuso ma accessibile tramite una tendina verde su cui era stampato a lettere bianche ed eleganti il nome “Pozzo di San Patrizio”. Nessuno era appostato nei pressi dello stand a dispensare informazioni al riguardo, conferendo a quella sorta di “attrazione” un tocco mistico. Solo un piccolo palo in legno, su cui era affisso un volantino poco più avanti dell’entrata, sembrava lasciare un vago indizio su quanto era presente all’interno del tendone. “Se al danno vorrai rimediare, immergi la testa e ti sarà mostrato come l'assoluzione potrai guadagnare!”. Chi mai avrebbe avuto il coraggio di immergersi?

Uno scenario particolare (e probabilmente persino strampalato in un primo momento) si sarebbe materializzato davanti a coloro che avrebbero avuto l’ardire di oltrepassare la soglia: un pozzo in pietra sbucava dal terreno che si sviluppava in profondità, circondato da una stretta scala a chiocciola che si insinuava nel terreno. Attaccato al pozzo era stato affisso un secondo volantino che recitava: “Lancia un Falce e chiedi come poter rimediare ad un errore”. Non vi era nient’altro dentro la struttura mobile, se non quel pozzo che spuntava misteriosamente dal suolo e che, prima di allora, nessuno aveva mai visto.
Dentro al pozzo non vi era traccia d’acqua, ma si potevano intravedere tante piccole nicchie scavate nella pietra e che si estendevano verso un fondo in cui era impossibile scorgerne la fine. Il Mago o la Strega che avrebbe avuto il coraggio di infilare la testa in una nicchia, dopo aver gettato una Falce e posto la domanda, sarebbe stato inghiottito dall’Oblio più assoluto, catapultato in una sorta di sogno ad occhi aperti, ma molto reale e con la piena percezione di quanto si sta vivendo e dell’ambiente circostante. Ognuno sarebbe stato in grado di vedere il tipo di prova che avrebbe potuto - se lo avrebbe desiderato - affrontare per rimediare ad un errore compiuto, trovando così la propria redenzione.
Era una lezione quella che il Pozzo di San Patrizio voleva lasciare a coloro che accettavano di sottoporsi al suo potere, ma avrebbe lasciato nelle mani di tutti la libertà di seguire o ignorare quanto avrebbe mostrato. C’era il libero arbitrio, così come c’erano sempre svariati modi per rimediare ai propri errori. Nulla era veramente perduto se lo si desiderava con tutto il proprio cuore!

Poco più in là, compromettendo la bellissima vista della Stamberga Strillante, un uomo, vestito elegantemente con uno smoking a coda di rondine e un cappello a cilindro verdi, si arricciava i baffi mentre sostava pensieroso di fronte ad un ennesimo tendone, sulla cui cima a caratteri cubitali spiccava la scritta "THEREMIN MAGICO". Muto e dall'accondiscendenza tipica di una maschera dei migliori teatri d'opera, avrebbe aperto galantemente la tenda insonorizzata a chi si sarebbe voluto avventurare al suo interno. Un'occasione unica, quanto quella del Pozzo, era stata messa a disposizione dei maghi. Una volta entrati di fronte a loro avrebbero visto una pedana semicircolare con ringhiera annessa. Attaccati a questa, al centro un leggio con una pergamena pentragrammata vuota, a destra e a sinistra due antenne richiamanti la forma di una bacchetta magica. Oltre alla pedana, di fronte ad essa, un enorme grammofono con una decina di campane dalle forme e dimensioni diverse da cui sarebbe uscita la musica, collegato mediante dei tubi alle "bacchette". In altorilievo sulla cima del leggio, solo una breve indicazione: "A mani nude al centro di questa pedana, sarai il Konzertmeister di te stesso. Dirigi la tua essenza ed essa ti si paleserà in musica".

REGOLAMENTO

Ogni utente potrà autogestire la sua interazione con le varie attrazioni messe a disposizione. Basterà dare una letta alla descrizione di ognuna di esse e si saprà come fare.

☘ Acquisti: gli oggetti presenti nelle bancarelle sono gli stessi che trovate nei negozi del Mondo Magico inglese ma reinterpretati esteticamente a tema San Patrizio. Daranno gli stessi punti statistica e, nel caso dell'acquisto di un doppione presente nel vostro personale inventario, non ve ne darà altre. Per tutta la durata dell'evento saranno scontati del 10%.

☘ Palco: Non c’è niente di meglio, oltre che di divertente, nell’esibirsi in una perfomance canora! Salite sul palco, scegliete la canzone e date sfogo alle corde vocali. Potrete cantare singolarmente, in coppia o in gruppi, basta attendere il proprio turno. E se lo farete da ubriachi vincerete una stecca di cioccolato al gusto Guinness!

☘ Pozzo di San Patrizio: Coloro che scelgono di immergere la testa in una nicchia del Pozzo vedranno in maniera piuttosto nitida e quasi reale cosa dovranno fare per rimediare ad un errore commesso, solo esprimendo una chiara domanda e gettando al suo interno 1 Falce. Il PG potrà dunque vedere dall'esterno, come di fronte ad una pellicola cinematografica, una scena con protagonista "l'atto della redenzione" ma con la consapevolezza di ciò che accade all'esterno. Sulla superficie del Pozzo vi sono moltissime nicchie, raggiungibili tramite la scala a chiocciola che scende in profondità avvolgendo la struttura. Considerato che ad ogni "problema" esistono infinite possibilità di soluzione ogni nicchia fungerà da finestra su una di esse. Il PG ne potrà scegliere una sola e sarete voi a decidere cosa fargli vedere.

☘ Theremin Magico: Il thereminvox è uno strumento babbano inventato nel 1919, il quale si avvale dell'elettricità. E' costituito da un paio di antenne che captano i movimenti della mano ed emanano un suono in base alla distanza da esse. I maghi, che non hanno mai avuto la necessità di usare la scienza e l'elettricità, hanno creato dopo poco tempo un Theremin Magico. E' stato allargato, in modo tale da sembrare più la pedana di un direttore d'orchestra, e invece che due antenne sono presenti due bacchette, collegate ad un immenso apparato acustico con una decina di campane da grammofono. Il mago mettendosi davanti sulla pedana, privo della propria bacchetta, dovrà in solitaria ricreare il gesto di un qualsiasi incantesimo all'inizio, poi lasciarsi andare alla fantasia. In questo modo la macchina magica verrà attivata e dalle campane verrà generata della musica. Il theremin è molto sensibile, ed è in grado di captare l'animo del mago e la sua affinità ad un certo tipo di magia. Il potenziale magico del personaggio dunque verrà tradotto in una melodia, un accordo, un timbro, un suono o una musica che secondo voi possano descriverlo, persino con più suoni contemporaneamente. Potrà essere il timbro di uno strumento conosciuto, oppure di qualcosa creato da voi, una melodia che richiama un paese orientale o una canzone pop, suoni acuti o gravi e chi più ne ha più ne metta. Da tenere in considerazione è la psiche del vostro personaggio. Il PG col gesto della propria mano potrà anche decidere come condurre la "sinfonia" plasmandola. Nel mentre il pentagramma vuoto di fronte a voi scriverà da solo la vostra musica, e a fine "concerto" potrete prenderla e portarla a casa per risuonarla.
Per comprendere meglio il funzionamento del vero thereminvox si consiglia la visualizzazione di questo breve video (non lasciatevi ingannare dalla loop station).

ON OFF




 
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view post Posted on 19/3/2019, 18:03
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
☘ Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 27 anni ☘ St. Patrick Day


☘ ━ Qualche minuto prima. Tana della Volpe.


La gatta osservò Aiden con sguardo confuso e diffidente: c’era qualcosa di strano nel suo padrone, come se davanti avesse un estraneo e questo ciò non le tornava, non la convinceva affatto.
Maowwww. La felina dal manto pezzato bianco e arancione si arrampicò sul lavandino del bagno, dopo aver lanciato un miagolio incerto al fulvo che si stava pettinando la barba davanti allo specchio. Si sedette e inclinò di lato la testa, indecisa se balzare sulla spazzola in modo del tutto dispettoso oppure affondare gli artigli nella carne dell’uomo per potersi così arrampicare su di lui e osservare meglio quel taglio di capelli che lo faceva apparire diverso.
Maowwww.
Scelse la seconda alternativa.
Gli artigli della gatta affondarono saldamente sul petto muscoloso del rosso, per poi arrampicarsi come una arrampicatrice provetta e giungere - infine - sulla spalla sinistra dell’uomo. Non si era minimamente curata dei gemiti di dolore e delle proteste seccate per aver rovinato la camicia nuova di Aiden, pestifera e testarda com’era, pur di fare di testa sua. Allungò una delle zampe su uno dei ciuffi dell’Auror e prese a giocarci, nonostante - e questo bisogna sottolinearlo! - stesse soffiando dal disappunto per quel nuovo look. Era sempre stata abituata nel vedere Aiden con i capelli lunghi, tenuti sciolti o tenuti legati da un manbun, tanto che aveva finito per amarli e usarli come fonte di intrattenimento; constatare quindi che quella massa di capelli rossicci era stata tagliata di netto, come un tosaerba che sfilava minacciosamente sull’erba alta, l’aveva in un qualche modo delusa e offesa. Tolto uno dei suoi giochi, cosa le restava?
«Ma guarda te come mi ha rovinato la camicia!» grugnì l’Auror, abbassando appena il capo per contare i forellini che le unghie di quella bestia di Satana gli aveva stampato sopra. «Vieni qui, gatta malefica! Adesso ti taglio quei rasoi che hai al posto degli artigli!» La afferrò all’improvviso e con poca grazia, guadagnandosi verso acuto seguito a ruota da una serie di graffiate fulminee sulle mani, con tanto di morso finale. Inutile a dirlo, ma la gatta trovò la libertà e si diede alla macchia in uno dei suoi tanti nascondigli in giro per casa.

☘ ━ Tra le vie di Hogsmeade.


Camminava a passo tranquillo, fischiettando un motivetto allegro mentre teneva le mani segregate nei pantaloni dei jeans onde evitare che qualche passante curiosone notasse i novelli segni di guerra che si era guadagnato poco prima con Ginga. La fuggiasca l’aveva avuta vinta, ma il fulvo era ben deciso a darle pan per focaccia il prima possibile, privandola dei suoi strumenti di morte.
Con indosso una sobria maglia di cotone a maniche lunghe e grigia, in sostituzione alla camicia verde che aveva pensato di indossare per San Patrizio, Aiden compensò quella perdita con un cappello a cilindro e un paio di occhiali da sole sempre a tema. Dietro alla schiena, appesa come una sorta di zainetto, aveva una piccola sacca della Guinness in cui aveva messo i suoi Muffin Tornasobrio e alcuni testi di canzoni che adorava e che avrebbe tanto voluto cantare. Non aveva potuto evitare di portarsi dietro quei dolcetti: ad un evento simile, in cui l’alcol scorreva a fiumi, era pressoché impossibile astenersi dal bere così come era un’impresa titanica tornare a casa sulle proprie gambe. Aiden, però, non aveva intenzione di astenersi né di rimanere a dormire all’addiaccio da qualche parte nel villaggio.
La sua attenzione venne attirata da un gruppo di Leprecauni di cartapesta che stavano facendo esplodere alcuni palloncini carichi di brillantini bianchi e verdi. Sghignazzò sommessamente, trovandoli alquanto buffi e dispettosi, per poi avvicinarsi alla zona del palco. Aiden rimase affascinato dalla band e da tutte quelle decorazioni che abbellivano l’area circostante.
Non gli restò altro che sedersi su una delle panchine e godersi un po’ di musica prima di decidere se iniziare a bere o cantare qualcosa. Di per sé fu piuttosto tentato di cantare da ubriaco, in onore dei vecchi tempi!



Chi beve con me? :secret:

 
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view post Posted on 19/3/2019, 22:11
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Emilie Lux
Wilkinson
«Know the explanation of everything, know why it starts, why it ends, why it is.»

► Scheda ► 24 Anni ► Disoccupata ► Ex-Corvonero

Era passato del tempo dalla sua ultima visita ad Hogsmeade. Nulla era cambiato. La High Street tagliava come sempre il sobborgo magico, fino ad arrivare alla piazzetta centrale dove spesso veniva illuminata da candele ed addobbi magici per le festività. Fin da quando frequentava Hogwarts aveva sempre pensato che quel piccolo villaggio di soli maghi e streghe fosse un bel posto dove vivere. Attendeva con ansia l’arrivo dei weekend per poterlo visitare e spedire le sue lettere presso l’ufficio postale, dove allenati e ben nutriti gufi affrontavano lunghi viaggi per recapitare la posta anche nel vicino Galles.

Hogsmeade era sempre la stessa, anche quando con le prime luci della primavera l’intero villaggio si tingeva di verde e dei profumi della vicina boscaglia. In questo periodo dell’anno il sobborgo magico somigliava molto alla sua terra natia, facendola sentire meno sola del solito. Il caldo abbraccio della primavera, ancora acerba, l’aveva spinta ad uscire di casa. Aveva trascorso le ultime settimane dopo il suo ritorno in Galles a cercare un appartamento in affitto e lasciare curriculum in ogni dove per poter guadagnarsi da vivere con ciò che amava fare. Non c’era stato tempo per occuparsi di altro, di prendersi cura un po' di sé. Una necessità che suo padre aveva percepito. A lui non riusciva a nascondere nulla e nonostante l’atteggiamento restio della figlia era riuscita a spingerla a visitare Hogsmeade per una commissione. La Wilkinson dubitava che comprare una Guinness artigianale ed una Apple Tart fosse una questione di vita o di morte. Ma suo padre era stato così persuasivo, manifestando il suo grande desiderio di assaggiare qualcosa d’irlandese al suo ritorno, che la ex-Corvonero non aveva saputo negarglielo.

Consapevole di essere stata raggirata dal padre la Wilkinson si aggirava tra le strade di Hogsmeade con l’aria appena spaesata. Non conosceva nessuno e pensava di aver perso ogni contatto con i suoi ex-compagni di classe, soprattutto dopo anni di viaggi e di assenze. Non era mai stata brava ad offrire un motivo agli altri di rimanere al suo fianco. Era più semplice lasciarli andare via. Era convinta di trascorrere l’intera giornata da sola, o forse rientrare dopo qualche ora con birra e torta alle mele per beccarsi poi lo sguardo indulgente del padre. Il villaggio magico stava celebrando una famosa ricorrenza irlandese: birra, musica e divertimento. Tutto ciò a cui era allergica quando era solo una studentessa Corvonero e a cui non aveva trovato ancora un siero in età adulta. Le piaceva però osservare le persone, i loro volti felice e gli eccentrici Leprecauni di cartapesta che saltellavano tra le panche della piazzetta. Molti avevano indossato il cilindrico cappello di quella creatura magica, che aveva imparato ad apprezzare grazie ai racconti del druido Finn, e lei stessa aveva deciso di omaggiare St. Patrick con una maglietta a maniche lunghe ed un vistoso quadrifoglio sul petto. Quasi si vergognava, coprendo il portafortuna con il primaverile Trench bianco e le braccia conserte davanti al petto. Una gonna nera con calze e stivaletti neri con un po' di tacco completavano il suo essenziale e semplice abbigliamento. Gli occhiali squadrati cadevano sul naso e capelli biondi lisci incorniciavano il viso.

- Forse… - Si bloccò quando notò la piazza già gremita di streghe e maghi. Pensava di trovare gli stand di cibi e bevande in un battito di ciglia, ed invece avrebbe impiegato più del previsto. Le iridi chiare si soffermarono sul palco allestito al centro della piazzetta. Su di esso si stavano esibendo un gruppo musicale che ben s’intonava con il folletto irlandese protagonista di quel giorno. Non aveva intenzione di avvicinarsi troppo al palco. Non amava farsi stordire dalla musica. Si sentiva un po' come un pesce fuor d’acqua. E quelle pestifere creature di cartapesta avevano sorprese per tutti, anche per lei. Uno di loro fece scoppiare un palloncino proprio dietro la Wilkinson, che per lo spavento saltò sul posto. - EH?!? - Non capì più nulla, anche perché le volarono via gli occhiali dal viso e finirono a terra. - I miei occhiali. - Borbottò prima di precipitarsi a terra. Era cieca quanto una talpa senza di essi, sperava di intravedere il luccichio degli occhiali proprio come i folletti irlandesi facevano con i galeoni.



Talpa cerca i propri occhiali :sospetto2:
 
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view post Posted on 20/3/2019, 16:10
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Sebbene la Primavera non fosse ancora ufficialmente arrivata, tutto preannunciava che il risveglio fosse ormai alle porte. Jolene, allenata osservatrice, avvertiva con grande impazienza il mitigarsi delle temperature, il verde dell'erba che faceva capolino dal manto bucherellato della neve candida. La linfa riprendeva a scorrere negli alberi, ancora lenta, nell'accingersi a far sbocciare i primi fiori, che con i loro colori delicati avrebbero presto ornato ritagli di un cielo sempre più azzurro. La giovane trovava sempre più scuse per passeggiare per le strade di Londra e di Hogsmeade, per sedersi sulle rive del Lago nero nei momenti di pausa a lavoro. L'energia che sentiva nella Natura si riversava in lei, tanto che i ragazzi infortunati si vedevano accogliere da un'infermiera White sempre più sorridente e chiacchierona. Sentiva di appartenere a quel periodo dell'anno, al di là delle mere questioni anagrafiche.
Quel giorno non sarebbe rimasta confinata in casa neppure se non vi fosse stata la scusa della festa di San Patrizio. Il patrono d'Irlanda quell'anno aveva allungato il suo braccio anche su Hogsmeade: il villaggio magico avrebbe ospitato, nella sua pittoresca piazzetta centrale, attrazioni che la rossa non vedeva l'ora di sperimentare. Aveva sentito di concerti interattivi, di pozzi misteriosi e curiosi strumenti musicali, e tra poco avrebbe scoperto se quelle voci erano davvero fondate. Alcune erano verosimili, ma certe altre – come i Leprecauni che avrebbero dato vita ad una pioggia di Galeoni sonanti, a libera disposizione del pubblico – parevano più sogni del paese della cuccagna che altro. Di una cosa sola non dubitava: i fiumi di birra avrebbero corso come da tradizione tutta irlandese.
Decise di Smaterializzarsi in una strada poco praticata, giusto per poter dire di essere fisicamente uscita di casa. Una vecchia cabina telefonica, simile a quella da cui si accedeva al Ministero, fece al caso suo: nessuno passava in quel momento per la via, ma preferì disporre della sicurezza ulteriore di quel nascondiglio.
Ed eccola, tre D più tardi, incamminata a passo spedito per la strada principale di Hogsmeade. Bastava lasciarsi guidare dal chiasso, era impossibile non trovare il cuore della festa. Jolene risultava perfettamente a suo agio tra i colori delle decorazioni, con il cappotto verde che ne nascondeva in parte la figura fasciava da un abito piuttosto corto, decorato da trame delicate. Una sciarpa di seta intonata al soprabito la proteggeva ulteriormente dagli aliti di vento meno gentili, mentre per l'occasione aveva lisciato i lunghi capelli rossi, lasciandoli poi liberi sulle spalle.
Un'espressione di beata allegria le aleggiava sul volto, mentre osservava i piccoli Leprecauni che, anziché lanciare monete d'oro, si divertivano a scoppiare palloncini e soffiare in piccole pipe incantate. Cercò dei visi familiari, facendosi spazio verso il palco a piccoli passi. Si interruppe di colpo, appena in tempo per non calpestare degli... occhiali? Strano oggetto da trovare per terra, ma l'incertezza durò solo un secondo, prima di individuare una giovane donna che, inginocchiata, pareva alla ricerca proprio di quella montatura. Senza pensarci due volte, la ragazza si abbassò a sua volta e raccolse l'oggetto prima che, nella calca, qualcun altro rischiasse di finirci sopra. Lo tese poi verso la proprietaria che, a giudicare dal suo modo di procedere a tentoni, doveva avere la vista pesantemente compromessa senza le sue lenti.
«Stai cercando questi?» Domandò con la sua voce sottile, soffermandosi sul volto dell'altra ma senza, per il momento, individuare in esso alcunché di familiare.
Jolene White
Infermiera ○ 20 anni ○ Outfit
wanna more? ➙ Hime©
 
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view post Posted on 20/3/2019, 18:45
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You are not saving this world, you are preparing it for me.

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MAURIZIO PISCIOTTUsquadra antimago ✧ 27 anni ✧ St. Patrick's Fair
San Patrizio! La festa che da anni sperava di poter festeggiare per la prima volta in vita sua. Non sapeva molto del suo significato o cosa volesse rappresentare, del resto non era mai stato una persona credente di suo e già sentire "San" dietro qualcosa lo metteva a disagio. Eppure aveva già sentito parlare di questa festa in particolare per i fiumi di birra che scorrevano a litri. Proprio per questo aveva deciso di prepararsi per bene alla festa, riempì una fiaschetta di laphroaig e si recò ad Hogsmeade dove il clima di festa si iniziava a sentire già prima che avesse raggiunto la città stessa.
Hogsmeade sembrava un' unica grande taverna verde, si sentiva un gran vociare e rumori di calici ovunque, gente ubriaca a destra e sinistra.
"Johnny!"
Un uomo pelato, sulla cinquantina, con una buzza da birra enorme e con una fiaschetta d'acciaio in meno stava urlando proprio verso l'Italiano che, confuso, si avvicinò alla fonte della voce, dove un gruppetto di uomini stava bevendo alcool senza sosta, alcuni di loro visibilmente ubriachi e barcollanti.
L'uomo che lo aveva chiamato gli mise la fiaschetta al petto.
"Whiskey, Johnny?"
Maurizio sorrise e diede un sorso e si aggiunse agli uomini radunati in cerchio, alcuni iniziarono a intonare una canzone alla quale dopo un po' Maurizio si unì una volta imparate le parole.

"Whiskey is the life of man
Whiskey, Johnny!
O, whiskey is the life of man
Whiskey for my Johnny O!

O, I drink whiskey when I can
Whiskey, Johnny!
Whiskey from an old tin can
Whiskey for my Johnny O!

Whiskey gave me a broken nose!
Whiskey, Johnny!
Whiskey made me pawn my clothes
Whiskey for my Johnny O!"

Un poco molesti e vicini alla piazza principale di Hogsmeade Maurizio e l'improvvisato coro di voci urlavano a squarciagola, alcuni ogni tanto tornavano a bere. Particolare che Maurizio avesse iniziato così, Whisky e canti già da sobri, avrebbe chiuso la festa molto male, ad Hogsmeade lo conoscevano già fin troppo bene.

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Edited by Don Medellìn - 21/3/2019, 16:24
 
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view post Posted on 21/3/2019, 10:41
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«Avevi detto di non voler partecipare.»
Il commento giunse stizzito, rapido, come una stilettata tra le peggiori in assoluto; nello stesso momento, una vocina interiore si fece strada tra i pensieri disonesti, sbagliati e peccaminosi di un semplice giovane ragazzo. Non ammazzarlo, suggeriva. Non pietrificarlo, non ferirlo, non fargli del male in alcun modo. L'idea di una Fattura Orcovolante in bella mostra, spiaccicata sul volto dell'altro interlocutore alla meglio, fu a sua volta repentinamente accantonata. Un respiro profondo, la consapevolezza di essere in un luogo pubblico, tutto quello andò a descrivere un rinnovato equilibrio di cuore e spirito di Oliver. «Che poi mi dico, se non hai tempo, allora non ci andiamo. Punto, è tanto semplice. No tempo, Brior - no festa. Chiaro, mi sembra. E invece no, andiamo, andiamo tutti insieme, e che culo, Brior, guarda. Che dannatissimo cu-» *Oh ti prego, Coscienza, al diavolo.*
«Levicorpus» fu tutto ciò che il commesso dello store musicale sussurrò a mezza voce; il movimento pari ad una frusta della bacchetta magica, il rituale compreso nei dettagli, l'Incantesimo plasmato da una ferrea quanto immediata volontà, l'attimo successivo James si ritrovò sospeso per la caviglia, sottosopra, come un salame nella cantina di zio Albert. Un altro colpo del legno d'Abete stretto convulsamente dalle mani del Grifondoro e le grida oscene della vittima, puntellate da parolacce di volta in volta, si spensero all'unisono. Oliver sapeva di aver poco tempo a disposizione, a quel punto, per darsela a gambe. Questione di secondi prima che il collega impugnasse la bacchetta e si vendicasse a sua volta. «James, senti, non venire. D'accordo, è stata colpa mia, ma è una buona occasione per tutti noi, per far conoscere gli strumenti al pubblico e agli studenti soprattutto. Quindi resta qui, vai fuori, fai quello che dannazione vu-»
Fu colto da un capogiro immediato, senza possibilità di fermarsi o di continuare il proprio discorso. Da quando aveva conosciuto James, l'altro commesso di Evviva lo Zufolo, tutto era andato a rotoli. Se da un lato poteva essere sicuro di definire il ragazzino come un amico, dall'altro era ben consapevole di quanto entrambi fossero diversi. Anche il lessico di Oliver era mutato drasticamente, in un gergo piuttosto giovanile per i suoi gusti, da quando aveva sentito il collega ripetere più e più insulti ai danni dei clienti. La Visione, tuttavia, annebbiò ogni sentore di lucidità. La bacchetta magica perse il controllo delle dita della mano destra, mentre il ragazzo sfumava nel tempo e nello spazio in un'altra dimensione. Un battito di ciglia, il corpo remotamente lontano, infine si risvegliò in un punto impreciso, distratto più di quanto potesse credere. James gli stava con il fiato sul collo, la punta della bacchetta gli sfiorava il pomo d'Adamo in modo così forte, ravvicinato e pressante, da sentire la rabbia e la preoccupazione pulsare all'unisono nella mente in panne. «Cosa diamine-»
Sentì il sangue zampillare ancor prima di poter frenare il commesso, ancor prima che qualcuno potesse vedere la scena nella sua interezza, e fu a quel punto che l'autocontrollo si stagliò, netto e limpido, come uno Schiantesimo a fior di labbra. Il corpo di James fu rivoltato all'indietro, cozzò contro una schiera di Tamburi Elementali, e nel rumore assordante di quello scontro, Oliver riaprì gli occhi.
«Brior, e che culo, svegliati che abbiamo da fare.»
Sentì il peso della Visione sciogliersi nei suoi filamenti più vivi, intensi e profondi; le mani corsero al collo, là dove aveva percepito la vicinanza di James - lo stesso ragazzo che aveva appena parlato - in modo asfissiante. Non aveva alcun segno, non sulla pelle, non così visibilmente. Si accorse di essere rimasto in piedi per tutto quel tempo, con la custodia di uno strumento musicale tra le mani, la schiena poggiata alla parete, in bilico tra equilibrio e una caduta. Sospirò, ripristinandosi.
«Per colpa tua.» Si volse di scatto verso il collega.
«Avevi detto di non voler partecipa-»
Corse via, lontano, nel retro dello sgabuzzino. Là dove la Visione non poteva concretizzarsi, là dove il Tempo poteva essere bloccato. Perché se fosse rimasto anche solo un secondo di più, tutto sarebbe accaduto. Lo sapeva, già lo sapeva.

Molte ore dopo, di rientro al castello di Hogwarts, Oliver si disse pronto per uscire dal dormitorio. Un'ultima occhiata alla rinfusa allo Specchio Magico del suo bagno, un commento poco gentile da parte dell'artefatto, infine si chiuse con aria stizzita la porta di legno alle sue spalle. La sciarpa che portava al collo era così lunga da aver dovuto rinchiuderla in più giri su se stessa, ma la temperatura del giorno non era così favorevole - non per i suoi gusti - da spingerlo a vestirsi in modo più leggero. Non era prevista pioggia, neve né vento gelido e lo stesso orizzonte che si scorgeva dai confini della Scuola, appena al di fuori delle finestre circolari della propria camerata, lasciava ben sperare. San Patrizio era arrivato con un tempismo inaudito, prima di quanto lo stesso Caposcuola potesse immaginare. O molto più banalmente, si era ripetuto, prima di quanto creduto. Nell'ultimo periodo il suo livello di concentrazione stava letteralmente scemando, e più impegni si erano accavallati gli uni sugli altri fino a realizzarsi in una pila mentalmente instabile. Quando la notizia dei festeggiamenti irlandesi in Villaggio di Hogsmeade aveva raggiunto addirittura il Castello, in effetti, Oliver aveva pensato a lungo se partecipare di persona o meno. La possibilità di fare qualcosa per lo stesso store musicale in cui lavorava, a Londra, era stata la chiave di svolta per il torpore che da molto lo stava attanagliando. Se avesse fatto qualcosa di concreto, di dinamico e di attivo, si sarebbe sentito meno in colpa del solito. Così aveva scelto di indirizzarsi in più punti, in più scelte, quasi tutte contemporaneamente. Aveva scritto una rapida missiva per Leah, le aveva chiesto di andare alla festa insieme e quando aveva ricevuto la sua risposta, si era sentito alle stelle come sempre. Aveva a quel punto parlato dell'occasione di compravendita al proprietario di Evviva Lo Zufolo e, ad eccezione delle lamentele del suo collega, aveva ricevuto dal capo un certo apprezzamento per la proposta. Quel pomeriggio - non più tardi dell'orario che aveva concordato con James - il carico leggero di strumenti musicali sarebbe giunto al sobborgo magico con il suo palco di eccezione. Prima, però, aveva qualcuno da incontrare. Si diresse a passo rapido verso l'uscita, salutando al volo qualche volto familiare strada facendo, e dopo aver superato il ritratto della Signora Grassa - «Oliver, un Idromele di Rosmerta per me, caro!» - finalmente fu in grado di arrivare ai confini di Hogwarts con pochi minuti di anticipo rispetto all'orario di appuntamento. Attese che un gruppetto di studenti lo superasse, sorridendo con curiosità, mentre infilava entrambe le mani nella giacca di un bel grigio azzurrino che indossava sul semplice maglione blu notte di quel pomeriggio. La sciarpa solleticò le gote, mentre il vento già soffiava gentile.
 
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view post Posted on 21/3/2019, 18:11
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
☘ Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 27 anni ☘ St. Patrick Day


La band stimolò il giovane Weiss a tal punto che volle davvero onorare i vecchi tempi con qualche performance canora da ubriaco, mentre le note del brano folk appena intonato si levarono dal palco per accompagnare la voce di un Mago dall’accento tipico di Dublino. Whiskey in the Jar sarebbe stata intonata molte volte in quella giornata tipicamente irlandese e, di certo, nessuno si sarebbe annoiato nell'ascoltarla. Il repertorio del buon Aiden, tuttavia, era vasto su svariate tipologie di canzoni, perciò aveva solamente l’imbarazzo della scelta.
Il richiamo della Guinness non tardò ad arrivare, facendo smuovere il rosso dalla panchina e portandolo nuovamente a camminare tra le vie affollate del villaggio. Già non vedeva l’ora di inviare un gufo a Samuel per raccontargli ogni cosa, instillando nel fratello una profonda invidia nel non aver potuto partecipare a causa di un’importante cena di lavoro assieme a Kristen, la sua attuale fidanzata e collega al San Mungo. Ridacchiò sommessamente mentre immaginò la faccia di Sam che veniva trasfigurata da un senso di nostalgia al solo ricordo di loro due e Richard durante gli anni scolastici, in cui i tre fratelli passavano in fine settimana nel pub di Madama Rosmerta ad ubriacarsi fino a ballare sui tavoli, guadagnandosi così una bellissima uscita di scena con tanto di calcio nelle amorevoli natiche. Per Sam erano stati gli anni migliori, se si escludevano le scaramucce continue tra Aiden e Richard, in cui aveva reso molto orgogliosi i genitori per il proprio rendimento scolastico; per il fulvo, invece, gli anni ad Hogwarts avevano sempre avuto un sapore agrodolce, in cui gli aspetti positivi e negativi si bilanciavano perfettamente tra loro. La fase adolescenziale era stata piuttosto dura per lui, specialmente in ambito sociale, ma non si poteva di certo lamentare riguardo alle aspettative della vita adulta; aveva infatti sempre avuto le idee chiare su cosa avrebbe fatto nella vita, rispettando così la tradizione di famiglia: essere un Auror.
Cullato dai pensieri su suo fratello maggiore, il rosso di Galway udì all’improvviso un coro di uomini che stavano cantando una canzone che aveva udito in diverse occasioni e di cui aveva imparato le parole dopo aver partecipato in maniera piuttosto attiva a cori di quel genere. Sghignazzò tra i baffi e si avvicinò lentamente a quel gruppo davvero assortito di uomini che tra una parola e l’altra bevevano. Tra questi notò un uomo alto quanto lui e muscoloso, dall’aria molto familiare, e soltanto quando si fu appostato silenziosamente accanto a costui riuscì a riconoscerlo: era Maurizio.
Non gli restò altro che “segnalare” la propria presenza mettendosi a cantare a sua volta.

«Whiskey drove me around Cape Horn
Whiskey, Johnny!
It was many a month when I was gone
Whiskey for my Johnny O!

I thought I heard the old man say:
Whiskey, Johnny!
I'll treat my crew in a decent way
Whiskey for my Johnny O!

A glass of grog for every man!
Whiskey, Johnny!
And a bottle for the shanty Man
Whiskey for my Johnny O!
»
















Agganciò un braccio tra le spalle ampie dell’amico e gli sorrise con fare furbo, finché - dopo un ritornello - non gli sussurrò: «Ehilà! Come butta, zio?»



Mi prendo - giustamente - il caro Mauricio :secret:

 
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view post Posted on 21/3/2019, 20:26
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Emilie Lux
Wilkinson
«Know the explanation of everything, know why it starts, why it ends, why it is.»

► Scheda ► 24 Anni ► Disoccupata ► Ex-Corvonero

Procedeva a tentoni tra la folla. Ciò che rendeva più difficile la ricerca dei suoi occhiali non era la vista compromessa ma la grande quantità di persone presenti nella piazzetta. Come pestiferi Billywig le gambe della folla sfrecciavano davanti ai suoi occhi e intercettavano il recupero della preziosa montatura. Si sentiva incredibilmente nuda, vulnerabile senza i suoi occhiali. Raramente sceglieva d’indossare lenti a contatto ed avvertiva sempre un certo disagio, qualcosa di diverso visibile a tutti. Rimanere senza occhiali sarebbe stato un problema, qualora una di quei frettolosi e distratti piedi sarebbero finiti su di essi. Cercò di raggiungere come poteva gli occhiali, che qualcuno aveva scalciato poco più in là dal punto in cui erano caduti. Anzi era fortunata che nessuno le era caduto addosso, visto che tutti sembravano fin troppo felici e brilli per badare alla Wilkinson strisciare nel bel mezzo della piazza.

Sbuffò indispettita mentre allungava per l’ennesima volta la mano. Pensava di sfiorare la montatura e riappropriarsene trionfante. Non aveva fatto caso ad una giovane donna che si era chinata per aiutarla. Non aveva chiesto l’aiuto di nessuno. Non era abituata a farlo. Chiedeva aiuto raramente, forse per pudore o per convincere se stessa che non aveva bisogno di nessuno per essere forte. Eppure tirò un sospiro di sollievo quando gli occhiali finirono tra le mani della donna e non erano più in balia della folla. Si sollevò rapidamente, provando a ripulire il trench chiaro. Ma la sua attenzione fu catturata principalmente dalla gentile donna. - Si... grazie. -

Sollevata afferrò gli occhiali per riposizionarli sul naso. Aggrottò la fronte ed arricciò il naso in un’espressione forse buffa ma istintiva. Gli indici ed i pollici di entrambe le mani si assicurarono di allineare la montatura sul suo naso, mentre la vista riacquistava la normale nitidezza. La montatura sembrava non aver riportato alcun danno. Tirò un sospiro di sollievo. - Grazie davvero. Con tutte queste persone dubito che sarei riuscita a recuperarli prima che qualcuno ci camminasse sopra. - Stavolta il tono era molto meno asciutto e sbrigativo. Si sentiva decisamente più a suo agio ed accennò un sorriso a fior di labbra verso la rossa. Si soffermò sui suoi lineamenti che trovò insolitamente familiari. - Ci conosciamo forse? - Inarcò un sopracciglio. La giovane donna sembrava avere qualcosa di familiare, quasi come se in passato i loro cammini si fossero già incrociati. Non era sua intenzione insistere.

- Sai da che parte sono gli stand con il cibo e le bibite? - Chiese con un sorriso. Non aveva dimenticato la birra che doveva comprare al padre, sicuramente sarebbe stato contento al suo rientro. Sollevò le spalle per poi lanciare un’occhiata in direzione del palco. Molte persone avevano iniziato a cantare ed alzare il gomito. Un motivo in più per restare lontana dai giganti altoparlanti a forma di folletto. - Ho promesso una birra ad una persona. - Quasi si sentì in dovere di giustificarsi, senza una reale motivazione. Quello non era il suo posto. Non era mai stata l’anima della festa, anzi preferiva frequentare posti ben più tranquilli e silenziosi. E tutti quei canti e schiamazzi le stavano già facendo pulsare le tempie.

 
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Leah‚
view post Posted on 21/3/2019, 22:40





Spring is coming, Spring is coming
It won't be long now, it's just about here

« Leah Rose Elliot; Tassorosso; Scheda »
Senzanome
La festa di San Patrizio era una delle tradizioni irlandesi che a Leah ricordava di più la sua infanzia. Quando era una bambinetta sua nonna le infilava uno scamiciato verde smeraldo, le intrecciava i capelli con un nastro verde e la portava con sè a Dublino a vedere la sfilata. Le piaceva quella festa, perchè era una delle poche feste che Maghi e Babbani condividevano senza troppe differenze e perchè le ricordava la nonna e la sua infanzia. E poi era una festa vivace, allegra, tutta verde e oro, fatta di monete, Leprecauni, trifogli, sidro e birra. E, ultimo ma non meno importante, segnava l'ingresso nella bella stagione, che Leah attendeva da... beh, forse dal primo giorno di pioggia di settembre.
Quando il biglietto di invito di Oliver le era planato nel piatto, a colazione, Leah si era illuminata tutta. Gli aveva risposto subito, scarabocchiando un'entusiasta "ma certamente!" durante la seguente lezione di Incantesimi e all'ora di pranzo era corsa al tavolo dei Grifondoro, consegnando a una delle compagne di Casa di Oliver la risposta.

La mattina della festa il cielo era sereno e turchese, il sole splendeva allegro ma bugiardo, perchè il vento era freddo fuori dalle mura. Sapeva di essersi vestita forse un po' troppo leggera, ma sopra al vestito bianco aveva sentito il bisogno di mettere qualcosa di verde, forse per onorare la festa o forse per onorare la tradizione della sua infanzia. La giacca non era molto pesante, ma aveva ai piedi un paio di stivali di pelle che le tenevano al caldo i piedi. Sarebbe stata una bella giornata, non avrebbe avuto freddo, ne era sicura. E poi c'era sempre la Burrobirra - o il sidro! Quanto desiderava assaggiarlo - per scaldarsi un po'. E poi, magari, con la scusa di avere freddo poteva andare in giro sottobraccio ad Oliver. Aveva raccolto i capelli in una treccia che le circondava il capo, ma correndo giù dalle scale di Hogwarts - in ritardo come al solito - qualche ciocca ribelle aveva già iniziato a disfarsi e le scivolava sulle guance.
Arrivò trafelata al punto in cui Oliver la attendeva e si fermò davanti a lui con un saltello. Aveva le guance rosse per la corsa e gli occhi luccicavano allegri. Il sole si rifletteva sul suo ciondolo a forma di sole, le dita ci giocherellavano mentre sorrideva ad Oliver. Era carino come sempre, sempre elegante e ben vestito. Lei, con i capelli così in disordine, sembrava appena uscita da una battaglia con uno Schiopodo Sparacoda!
Infilò timidamente il braccio nell'incavo del gomito di Oliver e si alzò in piedi per baciarlo sulla guancia.
- Eccomi! - esclamò. - Possiamo andare. Ho visto che ci sono un sacco di cose carine alla festa! Immagino tu abbia letto che c'è anche un palco per esibirsi. - Aggiunse con un sorrisetto.
Oliver avrebbe sicuramente voluto cantare.
"Speriamo solo che non gli venga in mente di invitare anche me."
- Possiamo magari fare merenda e fare un giretto. Non ho capito bene come funziona il Pozzo di San Patrizio, però mi incuriosisce. A te cosa piacerebbe fare? - domandò, stringendosi al suo fianco mentre si avviavano verso il villaggio.
Si sentiva allegra e piena di energia e non vedeva l'ora di sperimentare cosa le avrebbe offerto il pomeriggio. Adorava stare all'aria aperta, adorava San Patrizio e adorava stare con Oliver. Sarebbe stata una giornata meravigliosa!

 
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view post Posted on 22/3/2019, 03:53
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Lo sguardo continuò ad essere rivolto alla parte più alta del Castello, là dove il portone - in un legno scuro, imponente, profondo - diveniva ingresso ed uscita principale della stessa Scuola. Passarono velocemente altri tre gruppetti di studenti, l'uno dietro l'altro, in un ordine tuttavia poco celato, che tradiva una discreta impazienza da parte di tutti loro. Oliver poteva ben capirli, si era sentito spesso in quello stesso modo in occasione dei primi festeggiamenti in giro per il Mondo Magico. Uscire in autonomia al Villaggio di Hogsmeade, poi, aveva un sapore particolare, nuovo, originale. Il senso del proibito che cozzava con il regolamento scolastico, la possibilità di essere sì accompagnati al luogo di festa, per poi essere fortunatamente liberi. Sorrise ai ragazzini che gli rivolsero un saluto, le mani sollevate a mo' di amicizia, fin quando un pizzicore improvviso al polso gli diede prova dell'arrivo di qualcun'altra, della persona che stava attendendo con piacere. La figura di Leah scendeva repentina dal grande edificio, percorreva il Giardino quel giorno così macchiato di colori vivaci, e finalmente giungeva all'appuntamento vero e proprio. Il sorriso di un attimo prima, sul volto del Caposcuola, non poté che allargarsi a dismisura. Luminoso, felice, estasiato, solo accanto alla Tassina poteva sentirsi in quello stato; perfino la consapevolezza di avere la testa tra le nuvole, i piedi senza equilibrio sul terriccio tutto intorno, il cuore in battiti fuorvianti, ogni cosa tra quelle gli lasciava un benessere che da molto stava imparando a rendere proprio. Ancora una volta, gli fu chiaro, si sentì completo. «Stai benissimo.»
Così le si rivolse in principio, le mani fuori dalle tasche della giacca sportiva, ad abbracciare la figura dell'altra finalmente vicina. «Sei molto bella. Un ragazzino della mia Casata mi ha chiesto se ti conoscessi, se fossi libera così da invitarti alla festa al villaggio.» Non precisò se si fosse trattato di uno scherzo o meno, ma nella nota gelosa che sfumò nella sua voce, si cristallizzò a sua volta un interesse maggiore, sempre crescente, nei riguardi della stessa studentessa. «Ora sta raccogliendo code di salamadra nell'aula della Pompadour.» Le strizzò l'occhiolino con espressione stravagante, tra il divertito e il serio. Rimase per un altro istante, un altro lungo momento, in quel modo: abbracciati, fianco a fianco, il petto di Oliver che bruciava dolcemente per il cuore in visibilio. Quando si divisero, le strinse comunque la mano tra la propria, indifferente in ogni caso al freddo del giorno calante. «Sei molto più informata di me sulla festa, temo di non sapere molto. Del palco sì, perché c'è una band che mi interessa vedere. Del resto non so molto, ma giunge voce che ci siano tante cose belle.» Indicò con lo sguardo la stradina acciottolata che portava alla piazza principale del sobborgo di Hogsmeade e in quel modo, tacitamente, chiese a Leah di avviarsi a piedi. L'ultima volta si erano letteralmente sbizzarriti sulla Firebolt, ma non era quello il momento opportuno per un simile mezzo di trasporto. Anche se, Oliver avrebbe dovuto ammetterlo, l'idea di presentarsi nel pieno dei festeggiamenti come un cavaliere in sella alla sua scopa volante, a tutti gli effetti non gli sarebbe dispiaciuto troppo. Sorrise, pensieroso. «Ci saranno gli stand di alcuni negozi, però, tra cui anche quello di Zufolo. Devo assolutamente farti vedere gli strumenti che abbiamo portato.» Si era ripromesso, tuttavia, di lasciare a qualche collega d'occorrenza la possibilità di gestire eventuali clienti; da parte sua, per una volta, non avrebbe sacrificato tutto il suo tempo libero, non a discapito di Leah perlomeno. «Ma parlami del Pozzo, di cosa si tratta? A breve già siamo arrivati, tieniti pronta.»
 
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view post Posted on 22/3/2019, 14:59
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Se c'era una cosa che Ana aveva evitato piu' dell'Inghilterra, quella era la Scozia. Almeno ogni tanto, di quando in quando aveva fatto una capatina ad Oxford per salutare sua madre, ma non aveva rimesso piede in Scozia per quasi vent'anni. Generalmente, una volta che decideva una cosa era estremamente difficile farle cambiare idea, percio' quando diciotto anni prima aveva mollato tutto aveva giurato che che non sarebbe tornata indietro per niente al mondo.
Poi aveva capito che i giuramenti erano parole al vento se suo padre ci si metteva nel mezzo.
Era capitata da quelle parti quasi per sbaglio, qualche settimana prima. Stava cercando indizi su suo padre, anche se oramai qualsiasi traccia era piu' fredda di un cadavere, e su un muro aveva visto appeso il manifesto per la festa di San Patrizio organizzata a Hogsmeade.
Se c'era un posto dove non metteva piede da piu' tempo della Scozia, quello era di sicuro il villaggio di Hogsmeade, ma stava vivendo una situazione logorante. Sul piu' bello che aveva iniziato a impegnarsi seriamente sulla ricerca - da quello ne sarebbero nati almeno due libri - quell'idiota di suo padre spariva nel nulla. Avrebbe potuto lasciarlo ai suoi problemi e concentrarsi sui suoi di casini - fatti da richieste di consultazione, documenti introvabili e una marea di gente incompetente - e invece no! Aveva fermato tutto per tornare nella sua umida madre patria.


*Che imbecille*, si era ritrovata a pensare in piu' di una occasione.

Quello per lei era un periodo maledetto, non sapeva piu' dove andare a sbattere la testa, percio' quando aveva visto la locandina qualcosa nel profondo si era scongelato e aveva protestato. Per una sera aveva voglia di stare in compagnia di altri esseri umani e per un po' non pensare a nulla, godersi una birra e farsi una risata.
E fu cosi' che la sera di San Patrizio si ritrovo' a Hogsmeade, in mezzo ad una marea di gente. Come spesso le accadeva in quel periodo, aveva scelto di vestirsi monocromatica, un vestito corto di lana, gli stivali a tacco alto che le arrivavano sopra al ginocchio e un cappotto lungo, tutto rigorosamente nero. Non aveva pero' rinunciato allo spirito di San Patrizio, scegliendo dalla sua collezione una parrucca color verde irlandese. I capelli - capelli veri, non quelle carnevalate di plastica che detestava - scendevano a meta' schiena in morbide onde e la frangia le dava un po' fastidio, ma con le mani affondate nelle tasche del cappotto camminava tranquilla verso la piazza principale.



AAA Cercasi compagnia :fru:
 
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view post Posted on 22/3/2019, 15:38
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St. Patrick's
Fair
Capitolo I
Vath Remar
28
Purosangue
Dip. Ministeriale V° Livello C.M.I.
Acero, pelle di Runespoor.
Ex Serpeverde
Legilimens Apprendista
«La conoscenza
è potere.»

San Patrizio era una festa che non aveva mai festeggiato, non amava il clima che si creava. Accalcarsi in una marea di gente e incontrare sul proprio cammino bande di ubriachi non era proprio il massimo per lui, ma quando Mìreen lo aveva avvisato che lei e suo fratello si sarebbero recati ad Hogsmeade per festeggiare, le aveva detto che ci sarebbe stato pure lui. Lasciati i figli ai genitori il ventisettenne si vestì con un completo elegante verde, una camicia bianca con ai polsi un paio di gemelli a forma di trifoglio e la vecchia cravatta verde-argento di quando era studente ad Hogwarts. Si sarebbe Materializzato poco fuori il villaggio per poi cercare i due in mezzo alla fiumana di gente. La prima cosa che sentì una volta arrivato sul posto fu il rumore chiassoso della festa in corso, un gruppo suonava qualcosa di allegro ma oltre a quello c'erano degli uomini che cantavano canzoni piratesche. Il ventottenne scosse la testa e, trovandosi vicino ad una delle numerose attrazioni della fiera, decise di indagare su di essa. Si trattava di un theremin, uno strumento di origine Babbana, adattato al mondo dei Maghi. Il ministeriale si sarebbe introdotto all'interno della stanza per non perdersi l'occasione di provarlo. Vath si pose di fronte allo strumento, la mano destra andò a disegnare il classico movimento dell'agitare e colpire dell'incantesimo di levitazione.


Chiuse gli occhi e pose entrambe le mani di fronte a sé, non seppe nemmeno dire come faceva a sapere dove le mani sarebbero andate ma la musica che veniva scaturita dallo strumento si confaceva perfettamente al proprio spirito. Ciò che i propri movimenti creavano erano suoni che venivano tradotti in immagini dalla propria mente. Una marcia stava avendo luogo in lui e, lo stesso suono, si riverberava tra le pareti di quella stanza. Il ventottenne muoveva le mani lasciandosi trasportare dalla musica che creava, la propria immaginazione tradusse quei suoni in immagini: delle navi da guerra battenti bandiera inglese navigavano in formazione nella nebbia, quella patina così spessa da doversi affidare solo alla strumentazione per poter proseguire. Le imbarcazioni continuarono la loro rotta sfidando le onde impetuose della tempesta che si infrangevano sui loro scafi di metallo. Sempre più forte, l'acqua colpiva le paratie della marina militare inglese, fino a quando una serie di esse si stagliarono di fronte alla flotta oscurando l'orizzonte. Le corazzate avrebbero affrontato quelle minacce di prua. Una serie di crescendo nella musica, alti e bassi in sequenza. Tuttavia il ministeriale non aveva terminato la propria composizione e, seguendo la musica che creava, le immagini proseguirono. Una, due, tre e quattro volte le navi si inclinarono verso l'alto e fendettero le onde in quella battaglia antica di millenni tra l'uomo e le forze naturali, uno scontro che, da una parte vedeva l'ingegno e la perseveranza della specie umana nel ricercare nuovi mezzi sempre più sicuri, dall'altra l’impetuosa e implacabile violenza degli elementi. Sopravvissute alla furia del dio del mare le navi sorpassarono i cavalloni e raggiunsero una zona dove la tempesta si era già esaurita. Una nave pirata era stata avvistata dalla strumentazione di bordo e, le navi, non diedero segno di voler cambiare rotta. A quella minaccia i cannoni, scintillanti alla luce dei fulmini, si mossero puntando il nuovo bersaglio. Partì un inseguimento dove, la nave più veloce ed agile, si allontanò dalla formazione che, dopo aver sfidato Poseidone, diede battaglia alla nave. Una serie di colpi vennero scambiati tra le due navi che si produssero in un nulla di fatto. Il rombo dei cannoni si susseguirono per alcuni minuti quando, un colpo da parte della Queen Elizabeth, diede cenno di aver fatto breccia nel metallo della rivale. Lentamente l'oceano entrò dalla breccia che, sofferente per il colpo ricevuto, gemeva e scricchiolava dando inequivocabili segni di cedimento. Come un gigante ferito mortalmente la nave pirata si lasciò andare arrendevolmente inabissandosi sempre più rapidamente. Solo quando l'ultimo pezzo scomparve sotto il pelo dell'acqua la fregata fece un'inversione di rotta per ritornare, vittoriosa, alle proprie compagne. Come un direttore d'orchestra Vath compì una rotazione del braccio, chiudendo il pugno, la sua volontà era di terminare la composizione in quel modo. Ritrasse le mani soddisfatto della propria performance, un sorriso accompagnava l'emozione provata in quel lasso di tempo che non seppe determinare. Prese lo spartito che si era scritto autonomamente durante la sua esecuzione e uscì nuovamente alla luce del sole, solo quando i suoi occhi si furono riabituati alla luminosità della giornata andò a cercare con lo sguardo Mìreen. Nella folla intravide una chioma verde e, conoscendo la passione dell'amica per la colorazione dei capelli si avvicinò e, messa una mano sulla spalla alla donna le rivolse un saluto. «Finalmente ti ho trovata, ciao Mìreen.» Solo che, la donna, non era l'irlandese sua amica. «Perdonami, ti ho scambiata per un'amica che ha l'abitudine di colorarsi i capelli. Sono Vath Remar, molto piacere.»

//OT: La musica inizia dal minuto 0:00 e si interrompe al minuto 4:22.
Interazione con Ana Croft.

Narrato ~ «Parlato» ~ “Pensato”
PS:224/224 ~ PC:151 ~ PM:155 ~ PE:29,5

code © by Vath Remar


 
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view post Posted on 22/3/2019, 17:32
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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Auuuu
Un viaggio a passo spedito attraverso il sentiero della memoria aveva rievocato in Camillo una serie interminabile di ricordi felici. Il periodo in cui si era impegnato nel ruolo di garzone a Nocturn Alley aveva giocato un ruolo di tutto rispetto nella sua formazione. Si sentiva come se Magie Sinister lo avesse adottato quando ancora muoveva i primi passi nel mondo della magia, risputandolo fuori come una gomma masticata una volta impastato a dovere. In effetti, rispetto a quando di anni ne aveva undici, si era reso conto di aver assunto una consistenza del tutto differente. Non era più il ragazzino rigido, insicuro, spaventato dal cliente medio della bottega, ma un adulto più disinvolto, flessibile, in grado di intrattenere dei rapporti più maturi con la clientela e con i suoi superiori. Sarà stata la polvere respirata fra quelle mura, sarà stata la muffa che per anni aveva attecchito alla sua anima, saranno state tutte le accuse degli acquirenti o le ramanzine del proprietario, ma il suo grado di tolleranza per le avversità aveva raggiunto un picco invidiabile. Questo si rifletteva in ogni ambito della vita, non solo in quello commerciale.
Lo sguardo dell’olandese rimbalzò un paio di volte dalla figura della sua stellina - guai a chiamarla così! - a quella del losco imprenditore, passato dall’essere suo mentore ad esserlo per la sua deliziosa e frizzantissima metà. Fantasticava sull’eventuale evoluzione del rapporto fra i due, domandandosi se Casey avesse considerato la prospettiva di imparare qualcosa dal navigatissimo, ed altrettanto orripilante, Sinister o se si limitasse a vederlo solo ed unicamente come un erogatore automatico di banconote. Se ne sarebbe stato zitto sulla questione, fino ad un certo punto non era affar suo; confidava nella capacità della grifondoro di assorbire ciò che le sarebbe tornato utile, lasciando ai vermi gli scarti di una filosofia corrotta, che si ricordava l’uomo fosse solito inculcare nei suoi dipendenti. Se necessario si sarebbe messo d’impegno per bilanciare i pesi, anche se l’ottimismo lo stava impigrendo.
Il proprietario, di rimando, lo pungolava con delle occhiatacce. Breendbergh aveva capito subito che non gliene fregava un galeone bucato della vita privata del suo vecchio dipendente, sentimento condiviso specularmente dallo stesso. Lui, dal canto suo, non era lì per socializzare, bensì per sfacchinare gratuitamente un po’ di articoli, come da accordi stipulati. Si era offerto di aiutare Casey, colto da un mix di galanteria e desiderio di constatare personalmente se la baracca si reggesse ancora in piedi. Nulla era cambiato di una virgola.
Attese quindi che la nanetta sbrigasse le ultime faccende, così da poter iniziare a svolgere il compito che aveva richiesto la sua presenza.
«Se è tutto, Bell-ezza, possiamo partire!»

Lo stand di Casey, alla festa, pian piano aveva iniziato ad assumere un aspetto invitante. La disposizione degli articoli in vendita creava una discreta armonia sulla superficie d’appoggio, semplificando ad un occhio distratto il compito di individuare ciò che andava cercando. L’ex garzone si soffermò per qualche istante su ogni singolo gruppo di oggetti, constatando come la loro estetica - alterata per l’occasione - riuscisse a centrare elegantemente il tema della festa, senza sfumare il fascino oscuro tipico di quelle diavolerie. Per calarsi nello specifico, aveva apprezzato il fatto che i tessuti interno del mantello della disillusione e della cappa elementale fossero stati rifiniti con un motivo a quadrifogli. Augurava grosse botte di fortuna a chi li avesse acquistati! Poi c’erano i ciondoli, sempre deliziosi in tutte le forme, e l’anello con il lepricano al posto della gorgone. Sghignazzó. Adorava l’idea.
«Avete fatto un ottimo lavoro in bottega.»
L’olandese rivolse un commento distratto al Prefetto, mentre ancora si lasciava affascinare dalla precisione con cui erano stati curati i dettagli. Gli erano immediatamente tornati alla mente i ricordi delle due feste di Halloween a cui aveva partecipato in qualità di garzone, ripensando al fatto che il listino standard dell’emporio non era mai mutato, eccezion fatta per quelle occasioni. Lì invece ci si poteva sbizzarrire ed ogni volta i risultati si dimostravano, a suo avviso, superbi. Gli occhi poi scattarono dal banco alla figura della fanciulla, che studiò per qualche istante. Gli piaceva. Tanto. Vederla così impegnata per via del suo lavoro le conferiva un certo fascino, che andava a sommarsi a quello già esercitato su di lui. Per un momento gli balenò per la testa l’idea di interrompere bruscamente qualunque cosa stesse facendo, così da stritolarla in un abbraccio, strapazzandola fino a quando non si fosse completamente spezzata. Un gesto irrazionale, imprevisto, un “adesso ti prendo e ti distruggo” sbocciato nel petto e sfiorito nel cranio. Si dovette trattenere. Non era il luogo più opportuno per farlo, né il momento, ma era certo che ben presto avrebbe avuto la sua occasione di coronare quel minuscolo progetto. Magari più tardi, a festa conclusa. Già assaporava il momento.
Il villaggio si era finalmente animato. Sul palco la band di turno aveva iniziato a scatenarsi, mentre un nutrito gruppo di maghi si godeva la musica. L’attenzione del marmocchio si spostava, a tratti catturata dal chiasso dei palloncini esplosi, che sparavano qua e là i coriandoli di cui erano strapieni, a tratti catturata dalla stravaganza di qualche singolo individuo che si godeva le celebrazioni. Per un istante il giovane diede le spalle alla grifondoro ed inspirò profondamente dal naso, godendosi il profumo delle cibarie che proveniva dagli stand poco distanti, mescolato all’odore di birra che già iniziava ad impregnare l’aria. Chiuse gli occhi, ascoltando gli schiamazzi del pubblico, le risate dei presenti, ritrovandosi ad origliare qualche parola spifferata da chi gli passava accanto. Quell’atmosfera allegra contribuiva ad alleggerire il suo stato d’animo, già in procinto di gasarsi e schiumare gioioso.
Camillo ruotò nuovamente verso Casey, scrocchiandosi il collo con la delicatezza di un pestaggio di gruppo. Spostava la testa a destra e sinistra, avanti e indietro, a ritmo della canzone suonata sul palco. Intanto la osservava, seguendo la sua figura con movimenti rapidi delle pupille. Si fermò.
«Vado a prendere da bere, ti porto qualcosa!»
Lo studente mostrò un sorrisetto divertito e malizioso, mentre con tono giocoso rivelava il suo piano d’azione. Con le dita della destra tamburellava il bordo della superficie che li separava, seguendo il ritmo che la batteria impartiva. Nel mentre si soffermò qualche secondo a studiare il viso di Casey, lasciandole anche il tempo di prepararsi alla sua uscita successiva. In quel paio di mesi trascorsi insieme, ormai doveva aver capito che le pause nei suoi discorsi non conducevano mai a nulla di facile da gestire, specialmente quando l’espressione riservatale si increspava ghignando.
«Ma prima, dici che riesco a rubarti un bacio da oltre il bancone, o preferisci un gesto più discreto?»
Sussurrò, calibrando il volume della voce così che solo lei potesse sentirlo. Quando erano soli tendevano a prendersi la libertà di fare ciò che più gli andava, senza badare al resto. In pubblico, invece, preferivano celarsi dietro uno schermo di riservatezza. Lei, più di lui, trasformava questa abitudine in regola. Al contrario il Tassorosso era dell’opinione che le regole, di tanto in tanto, potessero anche essere infrante, per questo non si faceva scrupoli a provocarla. Così, spinto dalla curiosità, Camillo posò le mani sulla superficie posta tra loro, senza però scaricarvi peso. Si era inclinato leggermente in avanti, rivolgendo alla signorina Bell uno sguardo vivace, mordendosi lievemente il labbro inferiore. Intanto la studiava, ansioso di ricevere un verdetto che dal profondo del suo cuore sperava fosse positivo.




Attendo KC, azioni concordate :fru:
 
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Nonostante fosse immersa tra la folla, la sensazione che provava era di distacco. Non le piacevano le folle, ne i luoghi sovraffollati, ma quel giorno aveva un disperato bisogno di cose vive. Non che questo la rendesse piu' entusiasta del posto in cui si trovava. Anche se era circondata da persone, continuava a sentirsi esclusa, ma a quello oramai ci aveva fatto l'abitudine. La sua mente e di una buona dose di libri era l'unica compagnia che riusciva a tollerare, visto che le persone la annoiavano.
Mentre camminava si guardava attorno, con i colpi secchi dei tacchi inudibili sotto il misto di chiacchiere e musica che proveniva da diversi punti, ma che pero' poteva sentir vibrare nelle ossa. C'erano molte attrattive a disposizione per chiunque avesse voglia di divertirsi, ma ancora non aveva trovato niente che interessasse lei.
Li, su due piedi, l'unica cosa che attirava la sua attenzione erano i boccali pieni di birra portati e rovesciati da tutti. Tutti tranne
lei.
Doveva recuperarne uno per se. Doveva rendere onore a quella giornata, visto che per meta' materna era irlandese - anche se non andava in giro a raccontarlo. E l'altra meta' era scozzese, e neanche quello lo raccontava. Le erano serviti anni per imparare a parlare in inglese "oxfordiano" per non tradire le sue origini. In realta' non sarebbe interessato a nessuno, ma detestava le domande personali e gli accenti ne evocavano a vagonate.
Una mano la afferro' per la spalla e si blocco' a meta' di un passo. Tiro' fuori le mani dalle tasche, paranoica com'era pronta ad una eventuale aggressione - anche se il massimo che avrebbe potuto incontrare era qualche ubriaco. Si volto' cercando il proprietario del braccio e si trovo' davanti un'uomo che non aveva mai visto. Decisamente aveva sbagliato persona, come infatti ammise un attimo dopo.


- Errore comprensibile - gli disse, spostano lo sguardo dalla sua mano sulla sua spalla al suo volto. - Visto il casino di oggi. Ma se l'unico riferimento che hai per trovare la tua amica sono i capelli verdi, beh... tanti auguri. -

Erano circondati dagli accessori piu' disparati tutti tinti di verde. Qualcuno aveva pure cambiato colore ad un povero cagnolino, che adesso scorrazzava in giro con un bel manto verde smeraldo.

- Ana Croft - si presento' dopo un momento di esitazione, porgendogli la mano. - Piacere mio. -
 
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Leah‚
view post Posted on 22/3/2019, 19:32





Spring is coming, Spring is coming
It won't be long now, it's just about here

« Leah Rose Elliot; Tassorosso; Scheda »
Senzanome
Anche se ormai era da un po' che Leah ed Oliver si frequentavano, la ragazza aveva la convinzione che non si sarebbe mai abituata al modo in cui lui la guardava. All'inizio quel suo sguardo innamorato la metteva in imbarazzo, ora la illuminava... ma era sempre una gradevole e imprevista sensazione. Aggiungendo il fatto che l'aveva abbracciata con una tale tenerezza che si era sentita scaldare da dentro. Altro che giacchetta e stivali... bastava la sua vicinanza per sentirsi meravigliosamente.
"Un ragazzino della mia Casata mi ha chiesto se ti conoscessi, se fossi libera così da invitarti alla festa al villaggio. Ora sta raccogliendo code di salamadra nell'aula della Pompadour."
Leah rise, lusingata e divertita da quella storiella. Non si chiese - e non gli chiese - se fosse reale. Non le importava se fosse successo davvero o se fosse solo un modo carino di dirle che lei era la sua ragazza, sua e di nessun altro.
Mentre camminavano verso il villaggio, Oliver le confidò che non sapeva molto della festa. Quella frase le riaccese un minuscolo, fuggevole dubbio che si era insinuato in lei in diversi momenti, da quando conosceva Oliver. Che ci fosse qualcosa che lo preoccupava, che assorbiva i suoi pensieri e gli impediva di essere completamente spensierato come avrebbe dovuto essere. Al netto dei suoi impegni di Caposcuola, ovviamente.
Aveva tentato più volte di trascurare quella sensazione, mettendola da parte per un po' senza tuttavia riuscire a dimenticarla. Forse avrebbe dovuto chiedergli se era tutto a posto? Però non voleva essere invadente. Decise, per l'ennesima volta, di lasciar perdere.
- In realtà ho sentito solo voci varie in Sala Comune. Qualcuno diceva che si poteva cantare... ma se c'è una band sono anche più contenta! -
"Così non mi trascini a cantare, perchè sono già sicura che se me lo chiedi col sorriso non saprò dirti di no," continuò dentro di sè, rivolgendogli solo un sorriso a completare la frase.
- Del Pozzo so che non è uno di quelli normali che si trovano alle feste Babbane, in cui vinci qualche gingillo in cambio di qualche moneta... praticamente ti dà la risposta a come rimediare a un errore. Io in realtà non avrei proprio in mente nessuna domanda da fargli, ma mi incuriosiva il funzionamento... mi sembra una cosa molto strana per la festa di San Patrizio! Per me è sempre stata la sfilata di Dublino, i trifogli e l'odore pungente della birra! -
Si avvicinavano sempre più ad Hogsmeade e il vociare della gente in visita aumentava sempre di più. Superarono una strega vestita di nero, con una fluente chioma di capelli verdi, e Leah si strinse al fianco di Oliver, temendo di venire divisa da qualche Mago alticcio o da un gruppetto di ragazzini esagitati.
- Dov'è lo stand della tua bottega? Possiamo fermarci subito, se ti va. -
Avrebbero potuto dare un'occhiata agli strumenti, prendere magari un dolcetto a Mielandia e poi andare ad ascoltare la band. Mentre camminava si guardava intorno, rendendosi conto di conoscere pochissime persone intorno a lei, forse gli altri Tassorosso non erano ancora arrivati, o magari erano già divisi tra pub e botteghe a godersi la festa. O forse semplicemente nella folla non riusciva a riconoscere nessun viso noto.

 
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