Si accorse un attimo in ritardo di quanto la sua domanda circa i festeggiamenti del giorno fosse apparsa strana perfino alla sua attenzione e per un breve tratto percorso accanto alla Tassina, il ragazzo si ritrovò stranamente a rimuginare sulla forte sensazione che aveva appena provato. Era da sempre stato definito, in giro per il Castello, come il chitarrista di fiducia di Hogwarts, l'artista eccelso, lo studente fuori dagli schemi - senza imbarazzo, senza vergogna, senza timore - che di volta in volta, ad ogni possibilità presentata, si dilettava nella musica e nel canto di fronte un pubblico intero. Le feste gli piacevano più di qualsiasi altra cosa, fin da quando era bambino: non avrebbe potuto dimenticare, infatti, le proteste di sua madre tutte le volte che aveva manifestato, anche con insistenza, il suo desiderio di non tornare a casa, non ancora, perché non aveva ancora finito di esplorare, di visitare, perfino di perdersi tra gli stand colorati e vivaci di ogni momento di celebrazione spensierata. Apprezzava anche i festival con ogni parte di sé e da quando suo zio Albert aveva dimostrato di avere una simile ossessione comune, non di rado entrambi si Materializzavano nei borghi antichi, storici, spesso dimenticati dal soffio della magia, per dilettarsi tra le stradine più trafficate, piene di bancarelle e di chioschi all'occorrenza; il cibo di strada, le piadine della signorina Cattermole nei pressi della Cattedrale di Saint James, il profumo del miele sulle frittelle del buon vecchio Admitri, con quell'accento russo che rendeve tutto più divertente, ogni cosa sfumò nella sua mente, nei suoi pensieri, nel giro di pochi secondi. Si ritrovò per un attimo spaesato, in parte distratto e confuso, mentre si faceva strada in lui la consapevolezza di essere cambiato. In meglio, in peggio, non ne era ancora totalmente sicuro, ma il pensiero di essersi allontanato nettamente - anche drasticamente, sotto diversi aspetti - da quel desiderio di festeggiare e di festeggiarsi, lo sapeva, si era concretizzando fin da tempo addietro. Mai Oliver Brior avrebbe saltato un Ballo Invernale al Castello, e tuttavia pochi mesi prima aveva fatto una rapida e semplice comparsa, aveva ritirato la meritata Coppa delle Case che Grifondoro aveva vinto con successo e con impegno, e subito dopo si era ritirato in Sala Comune con un veloce calice di champagne tra le mani. Non poté fare a meno di chiedersi se anche Leah si fosse accorta di quel cambiamento, lei più di tutti lo conosceva fin dai giorni più giocosi della sua personalità. Si lasciò andare ad un altro sorriso, tacitamente promettendosi di ripristinare quell'allegria di una volta, perlomeno durante quella festa di San Patrizio. Al ricordo della Tassina, a Dublino, il Caposcuola si sentì nuovamente trasportato emotivamente.
«Penso di non aver mai festeggiato questo giorno a Dublino, immagino sia qualcosa di pazzesco, di immenso. Da noi, a Cork, è molto meno esuberante, ma abbiamo ogni anno il premio per la sfilata per il miglior carro incantato e anche la gara della birra verde, mio zio ci tenta ogni volta e alla fine più brillo che mai-» Scosse il capo, leggermente imbarazzato.
«Niente di che, lascia stare. Fa cose strane, mio zio.» Il buon vecchio saggio occhialuto Albert Brior, a pensarci, era tutto fuorché saggio, tra le varie cose principali. Un altro sorriso, un cenno alla festa in avvicinamento, mentre la stradina acciottolata si accorciava al loro cammino.
«Il Pozzo sembra interessante, ma la Band lo è ancora di più. Conosco di nome i cantautori, dicono che siano veri e propri Lepricani musicisti. Sono arrivati ieri sera i loro primi dischi, tra l'altro, e voglio comprarli anch'io. HobyBoby qualcosa è una delle canzoni, il nome promette bene e da quel poco che ho ascoltato, avevano un sound niente male. Zufolo, Zufolo...»Si fermò al centro della piazza, là dove finalmente il palco e le attrazioni principali si espandevano a vista d'occhio. Gli occhi brillarono all'esplosione di brillante, di verde, di smeraldo e di tonalità analoghe e l'espressione dell'Irlandese si illuminò a sua volta in modo esagerato.
«Meraviglioso, Leah. Guarda lì!» Gruppi di studenti, di giovani, di adulti, di creature in giro per gli stand, per la folla sempre più gremita e rumorosa, infine i primi accordi di un brano che Oliver trovò familiare per molti versi. Strinse la mano di Leah nella propria con maggior vigore, indicandole con un cenno del capo di spostarsi alla loro sinistra. Esattamente in dirittura d'arrivo, di fronte l'ampio palco centrale della piazza di Hogsmeade, si notava uno spiazzale vuoto e delimitato da alcuni filamenti verdi che allontanavano il passaggio dei visitatori. Un battito di ciglia al volo, la consapevolezza di essere in perfetto orario, infine prima ancora che quelle stesse strisce divisorie iniziassero a brillare di luce propria e accesa, Oliver puntò l'attenzione verso la postazione libera.
«Zufolo per lei, signorina.»[Evviva Lo Zufolo | stand | articoli in vendita]
Un bagliore più verde del peggior concerto del Mago di Oz - il cantante rinomato, di preciso - attirò fastidiosamente gli sguardi di tutti i più vicini passanti; l'attimo successivo, una schiera di Incantesimi parve attivarsi in contemporanea, all'unisono, sulla scia di una frenesia di movimenti, di aggiunte e di fretta che Oliver non riuscì a fare a meno di osservare con profondo interesse e un pizzico di malcelato nervosismo. I filamenti si strinsero tra di loro, annullando la delimitazione cui erano stati sottoposti, e subito dopo si cancellarono, Evanescendo nel nulla. Al loro posto apparve un banco di legno, prima sottile e stretto come una tavola piatta, poi ingigantitosi di alcuni metri in larghezza; un manto verde tutto intorno, come un prato, cominciò a crescere a dismisura fino ad assumere le fattezze di una cupola, infine di un più semplice gazebo, interamente rivestito di ciuffi di erba; le decorazioni sbocciarono come fiori lungo tutto il prato realizzato dalla magia, concretizzandosi in primule, calendule e trifogli bizzarramente color rosso scarlatto, divenendo note musicali fatte di petali veri e propri; lo striscione
Evviva Lo Zufolo si sciolse dal vuoto cui era stato relegato, andando a svolazzare sulla cima del tendone d'erba, e l'attimo dopo al suo interno, in bella mostra sul pubblico, tre ragazzi si Smaterializzarono con le bacchette già strette tra le mani. Uno svolazzio, gli strumenti all'occorrenza a riempire gli spazi tutto intorno, il quadretto si concluse alla rinfusa e alla meglio, in un tripudio anche eccessivo di sfumature, di decorazioni e di eccentriche realizzazioni. Anche sul bancone, là dove una serie di Armoniche Rallegranti aveva iniziato a sistemarsi per bene, in una sinfonia piacevole per tutti gli ascoltatori negli immediati dintorni, si distribuirono confezioni verdi, in legno, piene di dischi musicali e di trifogli brillanti a fare da contorno. Un passo avanti da parte di Oliver, lo sguardo infastidito e divertito a cercare quello di James. Prima ancora che il collega potesse parlare, il Grifondoro lo interruppe in anticipo.
«Tutto questo spettacolino non era necessario e questo stand, poi, mi sembra la casa dei trifogli allegri.» La risposta pronta, il nervosismo palese sul volto di James, trovarono entrambe ennesimo punto d'arresto quando una Strega di mezza età - che aveva visto tutta la scena e ne sembrava entusiasta per davvero - chiese di acquistare un Banjo lì nello stand.
«A quanto pare, Brior, qualcuno apprezza la mia arte.»«Sei solo un esibizionista, Jam»«Tempo dieci minuti e porta il tuo culo qui a lavorare, che' l'hai voluto tu e-» Si interruppe al volo, un sorriso smagliante improvviso; osservò Leah e corrucciò lo sguardo, incuriosito, ma prima che potesse aprire nuovamente bocca, la Strega chiamò la sua attenzione con impazienza.
«Arrivo, Madème, arrivo.»«È Madame, idiota, non Madème.»Oliver sollevò gli occhi al cielo, stralunato e deliziosamente soddisfatto tutto sommato. Gli altri due colleghi dello store musicale lo salutarono e sparirono via, in una Materializzazione Congiunta. Una volta rimasto solo con Leah, sull'immagine coloratissima di così preziosi strumenti a tema per la festa, Oliver le rivolse un sorriso felice.
«Perdonami, James è il mio collega ed è un po' cretino. Facciamo un giro per lo stand?»