St. Patrick's Fair

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view post Posted on 22/3/2019, 20:42
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La piazzetta, così come le strade immediatamente adiacenti, brulicava di Maghi delle più disparate età. Il chiacchiericcio e le allegre risate si sovrapponevano alla musica che arrivava dal palco, accompagnando una calca che non stava mai ferma e, tendenzialmente, prestava poca attenzione ai dettagli. Insomma, non era il massimo perdere qualcosa in quelle condizioni, e Jolene poté leggere il sollievo sul volto della giovane donna quando ritornò in possesso dei suoi occhiali perfettamente integri. La rossa le rivolse un largo sorriso, solo in parte dovuto ala buffa smorfia con cui si era riappropriata di una vista in HD.
Le lenti, strano a dirsi, cambiarono qualcosa anche nella visione della White. Assottigliò impercettibilmente gli occhi, nel tentativo di mettere a fuoco con maggiore precisione la persona che le stava di fronte. Cercava nei suoi tratti una risposta al senso di familiarità che aveva provato non appena la montatura era tornata al proprio posto, e che faceva presagire che quella non fosse la prima volta che si imbattevano una nell'altra.
«Figurati. Mi sono fermata appena in tempo per non calpestarli io stessa. Immagino siano stati i Leprecauni, hanno qualcosa che mi ricorda Pix.» Le piccole creature di cartapesta sembravano decisamente più innocue del poltergeist di Hogwarts, ma qualcosa nella loro espressione burlona le rendeva naturale quel collegamento.
Aveva dato per scontato che la bionda conoscesse il Castello abbastanza bene da sapere a chi si stesse riferendo, perché era normale supporre che la maggior parte dei presenti avesse studiato – o studiasse tutt'ora, perché i volti ancora immaturi non mancavano – proprio lì. Oltre a quella consapevolezza vi era la sensazione, più impalpabile, che la donna non potesse aver trascorso quei sette anni da nessuna altra parte. Aveva a che vedere con l'impressione di familiarità, che venne sorprendentemente confermata dall'altra.
«Mi stavo chiedendo la stessa cosa!» Esclamò, rimanendo per un attimo a bocca aperta. «Hai studiato anche tu ad Hogwarts, vero? Io sono Jolene White, Corvonero fino a due anni fa.» Le tese dunque la mano, aspettando di venire illuminata da un nome e una Casata, sperando di non essere del tutto fuori strada.
Annuì alla seguente domanda.
«Venendo da questa parte sono passata accanto a degli stand da cui veniva un profumo delizioso.» Indicò con il mento la direzione da cui era venuta, dove si potevano scorgere i tendoni di alcuni stand. Era stata fortemente tentata di fermarsi, ma poi aveva proseguito nella speranza di incontrare qualcuno con cui poter fare gruppo. Avrebbe accompagnato volentieri quella donna a mettere qualcosa sotto i denti e, anzi, si poteva scorgere un genuino entusiasmo nella sua voce. Voleva entrare nello spirito della festa, lasciarsi trascinare dall'allegria che sentiva intorno.
«Ho promesso un barile intero a mio padre.» Commentò con una risata, mentre iniziava a fare strada. In effetti Oscar aveva accennato una battuta del genere, e avrebbe partecipato volentieri ai festeggiamenti, ma Virginia lo aveva convinto che ormai non aveva più l'età per certe cose. I due sarebbero andati a un evento più tranquillo, qualcosa che aveva fatto sgranare gli occhi all'uomo e gli aveva fatto sussurrare in direzione di Jolene: Portami con te.
«Hai mai provato la birra verde?» Domandò quando furono di fronte agli stand, cercando di allungare il collo tra le persone in fila per scorgere ciò che la festa aveva da offrire.
Jolene White
Infermiera ○ 20 anni ○ Outfit
wanna more? ➙ Hime©
 
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view post Posted on 23/3/2019, 01:42
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isshonome
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Era gia' passato un anno da quando lascio' la donazione per gli elfi domestici nella pesca del leprecauno; Hogsmeade, da qualche tempo casa sua, si era vista mutare nel suo intimo. Le strane case, le vie strette e poi larghe, nella loro gioiosa coreografia di luci artificiali e decorazioni sfarzose vedevano adesso una prevalenza del tema del verde e di ogni similare alla tradizione di s.Patrizio: quadrifogli, leprecauni, cappelli cilindrici, cinturoni neri e ...cibo, birra e tanto macello con sottofondo musicale. Cosa si poteva desiderare di meglio per iniziare e concludere una giornata all'insegna del divertimento, dell'alcol e della caciara giosa della gente in preda ai piu' mistici eufori e fumi di quella festa, che oramai aveva trovato posto nel calendario dell'orientale? Quella mattina non tardo' ad arrivare con l'oro in bocca; Issho, sveglio gia' dalle prime ore, aveva perso tempo a sistemare Ambipom per bene in casa...non sarebbe riuscito infatti a rivederlo fino a tarda serata e quindi, come i bambini, toccava fargli trovare tutto pronto e predisposto allo svolgimento della giornata dell'animale che, chiaramente, dormiva strafottente sul suo bonsai incantato. Lascio' la dimora in silenzio, scalpitante peggio dei bambini per l'inizio dell'evento; era infatti sempre un evento spettacolare quello di allestire bancherelle fra aiuti di uomini, donne e bambini; come le fiere, si vedevano anche i commercianti sistemare i propri stand, disposti ordinatamente fino quasi a coronare i vari spiazzali del villaggio, gravitando quasi a un palco principale dove nel clue dell'evento si sarebbero esibiti gruppi folk e gli stessi civili di zona. Pensandoci a freddo, qualche autorizzazione commerciale era passata sotto la sua visione, forse una circolare, per le licenze extra loco di qualche piccolo negoziante. Dalla buon'ora aveva avuto modo di vedere ogni piccolo mutamento e variare del suo circondario, insieme all'aumento della gente che cominciava a saturare le vie di quel luogo ``magico``. Sorriso sempre fisso in volto...quest'anno aveva deciso di partecipare calandosi per bene nell'atmosfera festiva; l'enorme sciarpa e cinturone, solitamente violacei, avevano assunto un colore verde muschio e sfumature di bosco; il cappotto rimaneva sempre quello immenso bianco indossato su una vesta panna abbastanza pesante; un quadrifoglio spuntava quasi come spilla all'altezza del petto sinistro.

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Il mood c'era e non ci volle molto che l'atmosfera tutta attorno prendesse a scaldare. Nelle sue gia' innumerevoli passeggiate di andata e ritorno per la stessa via, notava sempre piu' gente, sempre piu' stand e sempre piu' intrattenimenti/intrattenitori. Aveva adocchiato qualche famoso negozio di oggettistica, vestiario e gadget di natura a tema dell'evento...tuttavia era stato sin da subito attratto dalle vagonate di leccornie, offerte per lo piu', vicino agli stand dove di tutto si poteva notare e mangiare.
Per tutte le braccia del buddha kannon. La moneta battente volo' pesante e desiderosa di compera su quella bancarella di dolciumi e stranezze occidentali. Fece una gran scorta di caramelle gommose e altre diavolerie masticose/zuccherine...e, del tutto stonante, un duo di birra amarissima bionda; strano era quel recipiente a due boccali collegati solo da un unico appiglio che successivamente il commesso gli spiego' andasse condiviso con qualcuno. A bene...lo condivido con me stesso allora. Sorrideva, mentre in maniera goffa avanzava per la piazza principale del borghetto, evitando leprecauni di cartapesta e facendo ben attenzione a scansarli con il bastone, tenuto per giunta male per via dell'enorme quantita' di dolciumi appena presi che trovano spazio fra fianco e braccio, quasi sul modello francese delle baguette...mentre l'altra mano era occupata con il duo di birra. A richiamarlo come un insetto attratto dalla luce, fu il palco centrale dove la locandina portava il nome della band che avrebbe accompagnato con la propria musica gli avventurieri canori: i Crazy & Beautiful Leprechauns. Solo il nome lo faceva ridere, cosi' come del resto tutto era studiato affinche' portasse allo stesso risultato. Tante altre erano le attrattive di quel posto, ma Issho vuoi per la folla oramai palese fra quei spazi del villaggio, vuoi perche' trovava difficolta' a orientarsi con quella confusione, opto' per rimaner fermo dove si trovava; un posto abbastanza vicino al palco e con accanto una bancarella. Ehm... Leggermente imbarazzato per lo stato in cui si trovava, l'occhio unico e abile del giapponese non pote' che tentar di rendersi conto in ritardo della presenza di una sua conoscenza nello stand. Non capiva cosa era in procinto di fare, dato che la visuale era leggermente occupata da un ragazzo di spalle che a sua volta sembrava aspettare qualcosa o qualcuno, non sapeva dirlo...probabilmente stava venendo servito dalla stessa ragazza. Casey-chan! Avrebbe urlato quasi troppo euforico, facendo volare qualche dolciume a terra dalla propria busta di carta traballante e precariamente tenuta. Forse avrebbe avuto problemi a captare le possibili parole dei suoi vicini, dato che fra palco, musica, folla e un gruppo di balordi che urlavano al cielo Whisky e Jonnhy era un totale casino. Solo in seguito si sarebbe avvicinato ulteriormente allo stand, seguendo in fila il ragazzo dinanzi a lui: Sumimasen... rauco e profondo avrebbe detto per farsi spazio.

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view post Posted on 23/3/2019, 11:55
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We can MASTER the future.

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St. Patrick's
Fair
Capitolo II
Vath Remar
28
Purosangue
Dip. Ministeriale V° Livello C.M.I.
Acero, pelle di Runespoor.
Ex Serpeverde
Legilimens Apprendista
«La conoscenza
è potere.»

Una volta constatato il proprio errore il ventottenne ritrasse la mano, lasciando rapidamente la spalla della donna. «In effetti, non vedevo così tanto verde dall'ultimo mio anno ad Hogwarts. Certo, i capelli verdi restringono il campo, come il suo essere irlandese sarà utile per distinguerli ad una festa di San Patrizio.» Un sorriso comparve sul suo volto mentre tese nuovamente la mano verso la donna dai capelli verdi. Avrebbe scambiato con lei una stretta di mano, sicura e decisa, una rapida scrollata e, il contatto tra i loro palmi si sarebbe interrotto rapido. Notò come Ana, a differenza di Mìreen, indossava un cappotto lungo, stivali che arrivavano fin oltre il ginocchio e un vestito corto di lana tutto rigorosamente nero. Il ventottenne si chiese come avesse potuto scambiarla per l'amica dato che lei non avrebbe indossato colori simili. «Senti, mentre venivo in questa direzione ho notato uno stand che vendeva birra. Se me lo permetti, per rimediare all'inconveniente dello scambio di persona, te potrei offrire una.» Il ventottenne era interessato anche ad esplorare le varie bancarelle, alla ricerca di qualche occasione ghiotta per ampliare il proprio "arsenale" di oggetti magici, ma oltre al ritrovamento di Mìreen, era allettato anche per qualche ninnolo a ricordo della giornata.

//Interazione con Ana Croft.

Narrato ~ «Parlato» ~ “Pensato”
PS:224/224 ~ PC:151 ~ PM:155 ~ PE:29,5

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Edited by Vath Remar - 26/3/2019, 08:08
 
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view post Posted on 23/3/2019, 12:34
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We are all immortal until proven otherwise

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St. Patrick's FairPiccola discussione con Sinister. Casey e Millo prendono una passaporta per Hogsmeade da Nocturn Alley. Qualche scambio, poi KC da una pacca sul naso a Millo perché arriva Issho a calpestare il romanticismo.Casey Bell Prefetto outfit (x) negozio (x)
«A-ah».
KC, con un più che nervoso Sinister alle calcagna, percorreva le strettoie del retrobottega fra cataste di scatoloni, cumuli di ossa impolverati e mani di scimmia mummificate appese al soffitto che tentavano di afferrarle i capelli.
«I mantelli vanno messi in primo piano, tutti li devono vedere. Sbarazzatene, soprattutto quello Elementale del Leprinciano. Merlino solo sa in che guaio mi stai facendo finire! Folletti, elfi, trifogli, birra... per tutti i serpenti, se qualcuno versa della birra sulla merce giuro che ti metto alla porta!».
La ragazzina continuò a dare le spalle all'uomo mentre con dei secchi colpi di matita segnava l'inventario della bancarella su un foglio. «A-ah» annuì ancora simulando un'aria condiscendente.
«Il dieci per cento... dimmi tu se la mia merce vale meno di quello che ho stabilito. Faccio già grandi sconti così. Il Mantello della Resistenza e la Scaglia di Drago valgono oro!».
«Direi che qui ho finito. La passaporta sta per partire. Possiamo andare?».
«Aspetta». La mano giallognola di Sinister afferrò Casey per un braccio. Questa rabbrividì e lo guardò, tentando di non cambiare l'espressione di prima con una schifata. «Le mie minacce non saranno vane se tornerai con più della metà della merce». Poi con un cenno del capo la licenziò.
***
«Credo che se continua così dovrò darmi alle droghe pesanti».
Atterrare sul suolo ghiaioso di Hogsmeade con tutti quei pacchi non era stato granché. Era consapevole che prima o poi avrebbe dovuto escogitare nuovi modi magici per rendersi più semplice il lavoro, ma non era abituata a spostarsi con la bancarella "Sinister". Probabilmente quella era addirittura la prima volta che il negozio si avventurava in una fiera all'aria aperta, e con questo motivazione KC si giustificò il nervosismo del suo capo. A Nocturn Alley la maggior parte degli articoli in vendita rasentavano l'illegalità, e i due, garzona e proprietario, avevano passato giorni a scegliere merce appetibile in grado di farli guadagnare per bene senza inculcargli la rogna dei controlli ministeriali. C'era però qualcosa che le metteva ancor più ansia dell'esporre Cappe Oscure in bella vista ad Hogsmeade: quella era la prima vera occasione in cui la coppia Bell-Brendbeergh (sempre se si fossero potuti definire tali) si mostrava in pubblico.
Camillo e Casey erano due adolescenti in pieno sviluppo ormonale. Se si faceva un minimo di attenzione, nelle ore più solitarie del castello era possibile trovarli avvinghiati dietro la statua di Boris il Basito o in mezzo ad un cespuglio nelle zone periferiche del giardino. Ma solo bacetti, nient'altro! Anche se qualche volta KC doveva portare grosse sciarpe coprenti per giorni (e si faceva pagare in cioccolatini per mostrare soddisfatta il collo a delle romantiche e sghignazzanti undicenni). Ad ogni modo la situazione che San Patrizio aveva creato la induceva a restare ad almeno tre passi di distanza da lui e ad evitare di guardarlo negli occhi per più di tre secondi.
«Grazie» disse risistemandosi il cappellino verde sulla testa. L'ansia le faceva sentire i capelli fuori posto, e continuava a mettersi le ciocche chiare dietro le orecchie causando la continua dipartita della posizione perfetta del berretto di lana.
La distrazione più efficace dallo sguardo di Millo perennemente puntato addosso era quella di rimettere per l'ennesima volta a posto lo stand. Ripiegò ancora le cappe per lasciar intravedere il fodero interno decorato coi quadrifogli, risistemò gli anelli in modo tale che gli scintillanti occhi verdi dei Lepricani risaltassero, ma non riuscì ad evitare di vestire il proprio volto col velo rossastro dell'imbarazzo.
«Lo sai che è un'ottima idea?». I suoi occhi si illuminarono al programma del ragazzo di andare a prendere qualcosa da bere per entrambi, non tanto perché aveva sete, ma perché non sarebbe stata tranquilla se prima non avesse vagliato la folla in cerca di volti noti. Se ci fossero stati professori, adulti conoscenti o, peggio, il suo Caposcuola a osservarla scambiare effusioni col Tassorosso, avrebbe indossato una Cappa della Disillusione e se ne sarebbe rimasta seduta e mimetizzata con la ghiaia per tutta la serata. «Scegli tu! Basta che non sia un succhino da diabete».
In maniera molto stupida pensò che fosse finita lì, finché non vide il ragazzo sporgersi sul bancone con sguardo ammiccante. Seguendo i colpi della grancassa che emergeva fra il vociare e i canti stonati dei prematuri ubriachi, il silenzio in mezzo alle frasi di Camillo arrivò a bussarle su una spalla. La Grifondoro si voltò, ancora più rossa e con labbra e palpebre contratte, e squadrò la sua immagine. La richiesta, detta con quel tono e con la mossa finale del "mi mordo il labbro in modo suadente", la fece sghignazzare, un po' per l'imprevedibilità della cosa, un po' perché era riuscito a stuzzicare la sua vanità. Lo fissò con una mano che le ricopriva bocca e naso, quasi convinta ad acconsentire, quando...
«Casey-chan!».
KC sgranò gli occhi e li proiettò oltre le spalle di Millo. «No! Il Signor Fuji-Tora!». Frappose la mano al potenziale scambio di effusioni colpendo leggermente il Tassino sul naso e facendo un salto all'indietro. Cominciò a sbracciarsi goffamente per salutare il giapponese.
«Issho-sama! Quanto tempo!»



Azioni concordate.

Edited by Keyser Söze. - 23/3/2019, 12:56
 
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view post Posted on 23/3/2019, 17:28
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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Auuuu
«Aia.»
Stuzzicare Casey, così da gettarle addosso una punticina di imbarazzo di tanto in tanto, si era rivelato sin da subito uno dei passatempi più deliziosi per l’olandese. La loro relazione, tutt’altro che monotona, vedeva spesso i suoi schemi stravolti. Non aveva tante certezze a cui aggrapparsi, ma ciò non gli impediva di creare le giuste occasioni per aggiungere un po’ di brio ai piccoli momenti di vita quotidiana trascorsi in compagnia l’uno dell’altra. Anche in quel caso, furtivo in mezzo al caos generale, era riuscito a ritagliarsi un breve istante di assoluta dolcezza, in barba alla moderazione. O almeno ci aveva provato. Il desiderio di rubare un bacio alla grifondoro aveva preso vita ed era stato espresso nel giro di un nonnulla, con fare giocoso, neanche si fosse trattato di una sfida rivolta al suo temperamento riservato. Pareva proprio che lei l’avesse accettata, per la gioia del tassino. Il viso della ragazza, coperto da una manina per celare l’imbarazzo, era stato la causa di un piacevole formicolio all’altezza del petto della sua controparte. Camillo aveva riconosciuto in quel gesto qualcosa di incantevole, una delle innumerevoli venature del carattere che tanto apprezzava, comparsa in rilievo perché sollecitata. Soffermarsi sul colorito scarlatto che scaldava le guance, poi, aveva alimentato ancor di più il desiderio di andare fino in fondo, per dare un senso allo partita giocata sul piano sentimentale. E lo avrebbe fatto, se solo qualcuno non fosse arrivato ad interromperli.
Un colpetto sul naso era stato sufficiente per far trasalire impercettibilmente lo studente, che si era ritrovato dinanzi al gradevole spettacolo di una Casey nel panico, intenta a sbracciarsi goffamente. Anche lui aveva ascoltato le parole di chi li aveva disturbati, ma non si era voltato, intenzionato a rivolgere un ultimo paio di occhiatacce alla sua biondina. L’espressione che le aveva mostrato, in pochi attimi, era riuscita a raccontare interamente il rapido flusso di pensieri che gli aveva attraversato il cervello.
Quella zampa te la mangio, se non stai attenta, le aveva detto il suo sguardo vagamente scioccato ed irritato. Poi il suo viso era riuscito ad addolcirsi, mentre il sorriso si arricciava di malizia, come a volerle confessare: Ci rifaremo più tardi, non te la caverai così facilmente. Infine, aggrottando le sopracciglia per l’irritazione e serrando la mandibola in preda alla rabbia, quasi aveva gracchiato: Adesso mi giro e faccio passare a questo tizio la voglia di guardarsi gli anime.
Il tutto seguito da un indecifrabile:
Sumimasen un paio di rasengan, sta a vedere cosa ti combino adesso.
Breendbergh si era quindi risollevato, irrigidendo la schiena per assumere una postura vagamente minacciosa. Si era rapidamente sistemato il maglione, per poi compiere quel mezzo giro che gli avrebbe permesso di essere faccia a faccia con l’uomo. Perché ciò fosse vero, fu costretto a sollevare lo sguardo, così da compensare il divario in altezza. Quel signore era immenso, tanto quanto il tizio che qualche mese prima l’aveva suonato come un tamburo. Il fatto che entrambi avessero - presumeva - origini orientali, gli era parso come una coincidenza interessante. Man mano che gli occhi si erano alzati, Camillo aveva fatto in modo di raccogliere quanti più dettagli possibili sulla sua figura, rimanendo leggermente sorpreso per la stravaganza che lo avvolgeva. Il pacco di dolciumi sotto al braccio, il doppio boccale di birra in mano, il bastone da passeggio, quel vestito così particolare, erano elementi caratteristici della sua personalità che non passavano inosservati. Ma non erano bastati per far scemare il lieve prurito di grigia collera che lo aveva animato, per quanto li avesse trovati divertenti, nel loro insieme. E non era stato sufficiente vedere le cicatrici sugli occhi per stabilizzare il flusso di sangue, che scorreva come un fiume agitato in un argine stretto. A calmare l’olandese erano state le fattezze del suo volto, che sommandosi all’insieme avevano dipinto nella mente del marmocchio un’immagine familiare, di cui conservava un ricordo piacevole. Gli sembrava di avere a che fare con un vecchio amico, ritrovato dopo una vita o due.
*Ma dove l’ho già visto? Fuji-Tora… Issho…* Rimuginò, per assemblare il puzzle.
- Aha, te lo dico io dove lo hai visto! - La voce, beffarda, aveva fatto irruzione nei suoi pensieri, intenzionata a mettere ordine in quel gran caos. Ciò nonostante, il suo intervento non era necessario, Camillo aveva già ottenuto la risposta che voleva.
*Non dirlo, o la Shūeisha ci fa un sedere grande come la Rotta Maggiore con la scusa del copyright!* La zittì.
Lo studente si abbandonò alla calma, raccogliendo le parole giuste per rassicurare sia l’uomo che la strampalata garzoncella alle sue spalle. Due al prezzo di uno.
«Issho, giusto? Non serve scusarsi, è tutto a posto. Gli amici di Casey sono anche amici miei, per proprietà transitiva… credo!»
Sumimasen. Sapeva il significato della parola, a causa della sua infanzia trascorsa sui siti di streaming illegali a papparsi qualunque contenuto il Giappone avesse voluto propinargli.
«Piacere di conoscerti, sono Camillo. Ti darei la mano, ma ti vedo bello indaffarato. Direi che possiamo rimandare ad un secondo momento, se anche per te è ok!»
Cercò una conferma da parte dell’anziano signore, ma se questo avesse deciso di districarsi per osservare le formalità, avrebbe comunque ricambiato il gesto.
Il tassino si spostò di un passo alla sua destra, così da lasciare ai presenti la visuale libera per interagire, dando anche l’opportunità alla nuova conoscenza di avvicinarsi allo stand se fosse stato interessato. Poi avrebbe rivolto un’occhiata alla sua nanetta, per assicurarsi che non ci fosse nulla che non andava.
«Fanciulli, tra pochi istanti mi assento per comprare un paio di birre. Se serve qualcosa ditelo adesso o tacete per sempre!»
Scherzò, trattando entrambi come due coetanei, neanche il gap di età con il signor Fuji-Tora fosse stato trascurabile. Ovviamente, l’offerta era valida, la burla si celava nel suo modo di fare, incurante dei dettagli più ovvi: non tutti i presenti erano giovanissimi. Intanto, tra sé e sé, aveva iniziato a domandarsi dove Jackie-Bell (che era un po’ il contrario di Casey-Chan), avesse potuto incappare nell’Ammiraglio. Quel tipo era assurdo.
Oda sarebbe stato fiero di lui.


 
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view post Posted on 24/3/2019, 00:54
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isshonome
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Forse poteva essere considerato l'inizio di una barzelletta o la fine di un momento romantico...in qualunque degli scenari, Issho si sarebbe presentato sempre come o il distruttore di un momento o lo stesso elemento divertente della comica. Quasi come un fulmine nel sereno, la ragazzina sembrava aver preso un malore alla vista del giapponese, con quel suo salutare goffo quasi in preda al panico e dall'altra parte, quello che poc'anzi aveva scambiato per un ragazzino/cliente, si presento' come un amico della stessa fanciulla grifondoro. Kamirro-kun? Ooooo... avrebbe proseguito sull'onda della lingua natia, in modo curioso, porgendo un mezzo inchino e approfittando dello spazio ritagliato dal ragazzo nei pressi del banco per poggiare le buste e le birre in modo tale da avanzare anche la stretta di mano a lui e provando invece a scombinare delicatamente ma lestamente il ciuffo biondo della strega come se fosse una nipote. Ditemi che non ho interrotto qualcosa. Disse ironico...insomma, non era un genio in matematica come Camillo, ma a determinate azioni della donna una domanda doveva pur nascere spontanea nel vecchio navigato al mondo. Kas-kas - l'aveva appena ribattezzata come un bravo sen-sei Mori dei 3 ragazzi ninja - puoi scommetterci che e' passato un po dalla nostra ultima visita, pero' noto che sei quasi un'altra ragazza dall'estate. Sorrise, come suo solito, per rivolgersi ancora al ragazzo, dallo charme particolare, poli-comportamentale; sembrava molto estroverso e attivo nel socializzare... pane benedetto per il giapponese. Fanciullo, risparmiati questi soldi. Prendi pure quel duo di boccali di birra; e' fatto per esser condiviso ma, ammetto di averlo assaggiato ed e' davvero buono da far schifo, quindi servitevi pure. Dopo la prova l'ho dovuto comprare per forza, insomma, volete mettere il piacere di fregare qualche conoscent- ? Fu bruscamente interrotto dal pianto di un bambino che aveva appena perso di mano un palloncino caricato a elio che prendeva ora il volo fra i tendoni degli stand. Riusci' a malapena ad adocchiarlo per arrivare ad afferrarlo proprio alla fine del filo, con molta fortuna. Ay ay, koko ni... pote' solamente esclamare per riavvicinarsi a calmare il bimbo che non sfiorava nemmeno i 3 anni e che ora lo ringraziava con un sorriso innocente. Una manciata di secondi e avrebbe ripreso li' da dove fu interrotto. Dicevo, davvero buono...strafogatevi anche di queste prelibatezze caloriche, un vero e onesto piacere della vita. Aiutatemi a non cadere nel coma diabetico, ma fatelo senza farmene accorgere. Prese una manciata di quelle leccornie e le mise in bocca tutte assieme, da bravo golosone e da ignorante di raffinatezza. Cosa mi raccontate? Diceva tranquillo per smorzare l' evidente differenza d'eta' con i due ragazzi. E' da una mattinata che faccio vai e vieni per queste vie e ancora non mi sono ne stancato ne perso di entusiasmo... insomma, dovrebbero essere tutti i giorni all'insegna del caotico piacere, per lo meno i pensieri stessi trovano relax fra le sinapsi, neuroni e altri strani organuli del cervello...credo. Sembrava aver predisposto l'indole della giornata sulla modalita': come viene, si racconta. Aveva dedicato quello scorcio di quotidiano alla totale assenza di formalita' e serieta', per lo meno, fino a che qualcosa non avrebbe potuto fargli infrangere quel patto con se stesso. E sapete che vi dico?! Diede una rapida occhiata a lei e a lui, per concludere: Che forse dovremmo scolarci queste due birre dal gusto molto discutibile e andarne a prendere altre sei e vedere dove si arriva!! Si lascio' a una risata piu' ``canora``, incidendo sul finale. E il primo che vomita, vince una scimmia...si, una splendida e simpatica scimmia. Avrebbe ammiccato alla ragazzina, che gia' aveva avuto modo di conoscere la bipolare Ambipom. A chi non piacciono le scimmie? Ok, sicuramente non era un Issho di tutti i giorni, ma doveva ammettere che ci sapeva fare poco con i ragazzi... ancora ancora i giovani adulti, ma con loro, beh, era in fase sperimentale. Il linguaggio poco forbito e piu' alla mano, forse, avrebbe fatto perno sulla nuova conoscenza e allentato eventuali e inutili altri sentimenti d'impiccio fra i tre.

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view post Posted on 24/3/2019, 13:03
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Emilie Lux
Wilkinson
«Know the explanation of everything, know why it starts, why it ends, why it is.»

► Scheda ► 24 Anni ► Disoccupata ► Ex-Corvonero

Sollevata osservò con cristallina riconoscenza la giovane donna. Si sentiva così nuda e vulnerabile senza occhiali, oltre a rischiare di non vedere molto ad una certa distanza. Riappropriatosi del filtro che indossava quotidianamente al naso sorrise verso la sconosciuta. In realtà quella donna aveva qualcosa di familiare. Difficile per ora ricollegare quel volto al suo passato. Pensava di esserselo lasciato alle spalle ed archiviato quei ricordi in un angolo della sua memoria. Non aveva vissuto serenamente gli anni ad Hogwarts. Un po' per colpa sua ed un po' per la superficialità degli altri. Quando aveva ottenuto il suo bel diploma aveva deciso di scappare via, perché era più facile voltare le spalle al passato invece che affrontarlo. Gli anni avevo reso meno nitidi i volti che aveva incontrato in passato.

La conferma che la rossa avesse frequentato anche lei ad Hogwarts arrivò quando nominò il nome del poltergeist del castello scozzese. Roteò lo sguardo al cielo, strappandole un mezzo sorriso. Non ricordava con piacere il dispettoso Pix. - Non ho mai sopportato quel poltergeist, chiassoso ed irrispettoso. - A distanza di tempo non aveva mai cambiato idea sulla malevola entità che si aggirava tra i corridoi del castello. Non lo ricordava con piacere, anche perché era uno dei tanti che disturbavano i suoi pomeriggi di studio o si prendevano gioco della vistosa montatura di lenti che portava all’epoca. Addolcì il volto con un sorriso. Sperava di non aver rovinato l’umore della giovane donna. - Ti confesso un segreto… - Si guardò intorno quasi volesse escludere tutti gli altri da quella rivelazione. In realtà nessuno avrebbe badato alle sue parole in mezzo a quella folla. - I folletti sono anche peggio. Hanno un senso dell’umorismo tutto loro e quando si parla di galeoni sono più pericolosi di un poltergeist! - Lo sapeva per certo. Dopo aver lavorato per loro per circa tre anni aveva conosciuto pregi e difetti di quelle laboriose e petulanti creature.

Assunse un’espressione sorpresa quando la donna le confessò di aver frequentato Hogwarts, ma cosa ben più importante erano compagne di Casa. Cercò di rivedere in quel volto maturo e socievole i tratti dell’undicenne a cui aveva offerto qualche ripetizione. La Wilkinson non era la studentessa più popolare del castello, ma se si voleva recuperare un’insufficienza in qualche materia era il caso di rivolgersi a lei. Raramente aveva negato il suo aiuto. Infondo era il modo più congeniale per farsi accettare, per stabilire un’apparenza di legame. - White, White, White…. Ah ma certo! Jolene White! - Le sorrise. - Emilie Lux Wilkinson, Corvonero proprio come te. Se non sbaglio ti ho aiutata con qualche materia. - Non ricordava quale. Allungò la mano in attesa di stringere quella della ex-concasata. Non era una persona molto espansiva e non sapeva quanto potesse entrare in confidenza con gli altri. Nonostante Jolene le sembrasse una ragazza allegra ed estroversa antepose la formalità e la buona etichetta come di consueto.

Ruotò il capo verso gli stand che la ex-collega stava indicando. Le sembrava d’intravedere qualche bancarella o capannone dove si servivano bibite o prelibatezze tipiche dell’Irlanda, ma il via via di persone rendeva tutto così confuso e caotico. Sorrise all’entusiasmo della ragazza. - A quanto pare abbiamo qualcosa in comune: Anche mio padre mi ha chiesto di portargli una birra. - Non le piaceva ridere. Non perché non volesse, ma perché il volto assumeva un’espressione strana e buffa. Dubbi ed incertezze che l’età adulta non aveva portato via. Eppure non riuscì a trattenere una spontanea risata. Quante probabilità aveva d’incontrare una ragazza con il suo stesso “problema”? Potevano farsi compagnia e comprare la birra insieme per i loro papà. - Mi accompagni? - Chiese. Non sapeva quale ricordo avesse lasciato nella piccola White e quale stava dando in quel momento a Jolene, ma non le sarebbe dispiaciuto trascorrere quella festa in compagnia.

- La birra non mi piace. - Proferì con un filo di voce. Confessare al St. Patrick Day di non apprezzare la birra era come profanare un sito archeologico con dei graffiti.

 
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view post Posted on 24/3/2019, 13:13
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You are not saving this world, you are preparing it for me.

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MAURIZIO PISCIOTTUsquadra antimago ✧ 27 anni ✧ St. Patrick's Fair
Ancora abbracciato al gruppetto, Maurizio avrebbe visto nella calca una giovane chioma rossa e unirsi al canto degli uomini ubriachi. L'Italiano pur essendo ancora perfettamente sobrio aveva già iniziato a entrare nel mood festaiolo della giornata e, come tale, aveva iniziato a pensare a cosa combinare. Amava gli scherzi e aveva la faccia tosta abbastanza da non vergognarsi e metterci la faccia.
Proprio mentre pensava a tutto ciò, vide uno stand che vendeva oggetti con qualche persona attorno ad esso, era perfetto! Al solo guardarlo gli tornarono in mente i mercati ortofrutticoli dei suoi tempi e le urla degli uomini che tentavano di vendere la propria merce urlando ai quattro venti le loro offerte migliori.
Così non salutò nemmeno l'amico, ma si limitò ad osservarlo con uno sguardo malizioso.
"Vieni con me."
Disse col sorriso di chi l'aveva appena pensata grossa. Fingendo interesse per ciò che la ragazzina vendeva si era avvicinato a leggere giusto qualche nome per capire cosa vendevano. Vide qualche anello, alcuni mantelli con dei quadrifogli foderati e anche numerosi ciondoli decorati con delle scaglie di drago.
Si schiar la voce, prestando anche uno sguardo ad Aiden che era un misto tra uno "stai a vedere" e un "reggimi il gioco" e iniziò lo show.
"Signori! Qua abbiamo le offerte migliori del mondo!"
Disse urlando a squarciagola tentando di farsi sentire da quanta più gente possibile, cercava i giochi di parole giusti per attirare quante più persone possibile. Mise la mano accanto la bocca e continuò.
"DA SINISTER COMPRI L'ANELLO, SE VUOI DIVENTARE IL MAGO PIÛ BELLO!"
Sperava che qualcuno gli avrebbe dato retta, altrimenti avrebbe solo fatto una brutta figura e niente più, se non peggio quando avrebbero scoperto che faceva parte della polizia.
"CON IL CIONDOLO DI DRAGO VERDE, LA MAGIA PIÛ POTENTE SI DISPERDE!"
Maurizio si sarebbe preso un secondo per poi continuare.
"CON LA CAPPA DI SAN PATRIZIO, VI TOGLIETE UN BELLO SFIZIO!"
A quel punto l'Italiano si voltò verso quella che verosimilmente era la negoziante dello stand e le riservò un occhiolino facendo ok col pollice, quello era un "ci penso io". MA stava sul serio aiutando?

@ CODE BY SERENITY



Aoh! Se non ci venite mò a comprare da Sinister non ci venite più nella vita :sospetto:
 
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view post Posted on 25/3/2019, 18:01
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
☘ Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 27 anni ☘ St. Patrick Day


Ahhhh Maurizio, ma se mi guardi così mi inviti a nozze! pensò, ricambiando lo sguardo dell’amico dopo un primo momento di stupore. Non si era aspettato da Pisciottu uno sguardo del genere, di uno che la diceva lunga su quanto - di lì a pochi attimi - ne avrebbe combinata una delle sue. I ricordi dei tempi passati, quando non era stato altro che un giovane Grifondoro ribelle e combina guai, lo travolsero in piena e l’immagine di sé stesso poco più che sedicenne ai Tre Manici di Scopa si materializzò nella propria mente; in simili occasioni i suoi fratelli più grandi avevano sempre trovato il modo di eludere lo sguardo di Madama Rosmerta, riuscendo ad ordinare degli alcolici anche per il fratello più piccolo e non ancora maggiorenne secondo la Legge Magica. Ballare ubriaco sui tavoli del pub mezzo vestito - o ancor meno - era stata una tra le bravate minori che aveva compiuto, ma di certo tra le più piacevoli... o quasi, se si escludeva le numerose volte in cui riprendeva i sensi con il naso rotto dopo essersi rovinosamente sfracellato al suolo!
Seguì dunque l’amico verso uno degli stand presenti alla fiera senza fiatare, il sorriso malizioso e da bravo scavezzacollo stampato a trentadue denti sulla faccia. Poi ci fu l’ennesimo sguardo complice tra i due e quando capì che doveva spalleggiarlo, il rosso annuì piano. Si rese conto solo dopo che lo stand in cui si erano fermati era quello di Sinister e i suoi occhi si dilatarono come due uova di gallina: durò pochissimo, finché non si ricompose e maledisse mentalmente Maurizio di non aver scelto un altro stand, come quello del Wizard Store. Si schiarì la voce e decise che sì, avrebbe retto il gioco a Maurizio, ma senza esagerare.
Sembrerò ubriaco ancor prima di aver cominciato!
Una scrollata di spalle e dopo aver dato una rapida occhiata agli articoli esposti, aggiunse la propria voce a quella dell’amico, ma non prima di aver pensato: Mi devi un barile di Guinness! E segnò mentalmente la cosa per quando avrebbero finito quel gioco.
«E IL MANTELLO DELLA DISILLUSIONE E’ UNA VERA RACCOMANDAZIONE!» Stando in rima, Aiden adottò lo stesso tono usato da Maurizio. «UN VERO AFFARONE, VI BASTA ALLUNGARE QUALCHE GALEONE!»
Lo sguardo si spostò sulla persona addetta alle vendite del vecchio Sinister, sul punto di sfoggiare lo sguardo più mortificato che poteva e additando Maurizio come l’unico e vero responsabile, in quello che doveva essere lo scaricabarile dell’ultimo quarto di secolo. Si bloccò quando vide la ragazzina che lo aveva affiancato ad Halloween al Party di Zonko, sbigottito e assumendo un’espressione automatica ma da vero cretino: le labbra, infatti, si arricciarono in una O muta.
La Sgonfianatiche! Poteva andarmi peggio! Si domandò se anche lei si ricordava di lui e della sua folle paura per i clown. Certo, non era una cosa di tutti i giorni imbattersi in un uomo grande e grosso con una fobia del genere, ma - dopotutto - che ne poteva sapere lei? E lo avrebbe perdonato se, in cambio, le avesse gentilmente offerto un panino al prosciutto?



Concordato con Don.
Casey, carissima, arriva Prosciutto Man :secret:

 
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view post Posted on 26/3/2019, 04:15
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Si accorse un attimo in ritardo di quanto la sua domanda circa i festeggiamenti del giorno fosse apparsa strana perfino alla sua attenzione e per un breve tratto percorso accanto alla Tassina, il ragazzo si ritrovò stranamente a rimuginare sulla forte sensazione che aveva appena provato. Era da sempre stato definito, in giro per il Castello, come il chitarrista di fiducia di Hogwarts, l'artista eccelso, lo studente fuori dagli schemi - senza imbarazzo, senza vergogna, senza timore - che di volta in volta, ad ogni possibilità presentata, si dilettava nella musica e nel canto di fronte un pubblico intero. Le feste gli piacevano più di qualsiasi altra cosa, fin da quando era bambino: non avrebbe potuto dimenticare, infatti, le proteste di sua madre tutte le volte che aveva manifestato, anche con insistenza, il suo desiderio di non tornare a casa, non ancora, perché non aveva ancora finito di esplorare, di visitare, perfino di perdersi tra gli stand colorati e vivaci di ogni momento di celebrazione spensierata. Apprezzava anche i festival con ogni parte di sé e da quando suo zio Albert aveva dimostrato di avere una simile ossessione comune, non di rado entrambi si Materializzavano nei borghi antichi, storici, spesso dimenticati dal soffio della magia, per dilettarsi tra le stradine più trafficate, piene di bancarelle e di chioschi all'occorrenza; il cibo di strada, le piadine della signorina Cattermole nei pressi della Cattedrale di Saint James, il profumo del miele sulle frittelle del buon vecchio Admitri, con quell'accento russo che rendeve tutto più divertente, ogni cosa sfumò nella sua mente, nei suoi pensieri, nel giro di pochi secondi. Si ritrovò per un attimo spaesato, in parte distratto e confuso, mentre si faceva strada in lui la consapevolezza di essere cambiato. In meglio, in peggio, non ne era ancora totalmente sicuro, ma il pensiero di essersi allontanato nettamente - anche drasticamente, sotto diversi aspetti - da quel desiderio di festeggiare e di festeggiarsi, lo sapeva, si era concretizzando fin da tempo addietro. Mai Oliver Brior avrebbe saltato un Ballo Invernale al Castello, e tuttavia pochi mesi prima aveva fatto una rapida e semplice comparsa, aveva ritirato la meritata Coppa delle Case che Grifondoro aveva vinto con successo e con impegno, e subito dopo si era ritirato in Sala Comune con un veloce calice di champagne tra le mani. Non poté fare a meno di chiedersi se anche Leah si fosse accorta di quel cambiamento, lei più di tutti lo conosceva fin dai giorni più giocosi della sua personalità. Si lasciò andare ad un altro sorriso, tacitamente promettendosi di ripristinare quell'allegria di una volta, perlomeno durante quella festa di San Patrizio. Al ricordo della Tassina, a Dublino, il Caposcuola si sentì nuovamente trasportato emotivamente. «Penso di non aver mai festeggiato questo giorno a Dublino, immagino sia qualcosa di pazzesco, di immenso. Da noi, a Cork, è molto meno esuberante, ma abbiamo ogni anno il premio per la sfilata per il miglior carro incantato e anche la gara della birra verde, mio zio ci tenta ogni volta e alla fine più brillo che mai-» Scosse il capo, leggermente imbarazzato. «Niente di che, lascia stare. Fa cose strane, mio zio.» Il buon vecchio saggio occhialuto Albert Brior, a pensarci, era tutto fuorché saggio, tra le varie cose principali. Un altro sorriso, un cenno alla festa in avvicinamento, mentre la stradina acciottolata si accorciava al loro cammino. «Il Pozzo sembra interessante, ma la Band lo è ancora di più. Conosco di nome i cantautori, dicono che siano veri e propri Lepricani musicisti. Sono arrivati ieri sera i loro primi dischi, tra l'altro, e voglio comprarli anch'io. HobyBoby qualcosa è una delle canzoni, il nome promette bene e da quel poco che ho ascoltato, avevano un sound niente male. Zufolo, Zufolo...»
Si fermò al centro della piazza, là dove finalmente il palco e le attrazioni principali si espandevano a vista d'occhio. Gli occhi brillarono all'esplosione di brillante, di verde, di smeraldo e di tonalità analoghe e l'espressione dell'Irlandese si illuminò a sua volta in modo esagerato. «Meraviglioso, Leah. Guarda lì!» Gruppi di studenti, di giovani, di adulti, di creature in giro per gli stand, per la folla sempre più gremita e rumorosa, infine i primi accordi di un brano che Oliver trovò familiare per molti versi. Strinse la mano di Leah nella propria con maggior vigore, indicandole con un cenno del capo di spostarsi alla loro sinistra. Esattamente in dirittura d'arrivo, di fronte l'ampio palco centrale della piazza di Hogsmeade, si notava uno spiazzale vuoto e delimitato da alcuni filamenti verdi che allontanavano il passaggio dei visitatori. Un battito di ciglia al volo, la consapevolezza di essere in perfetto orario, infine prima ancora che quelle stesse strisce divisorie iniziassero a brillare di luce propria e accesa, Oliver puntò l'attenzione verso la postazione libera.
«Zufolo per lei, signorina.»

[Evviva Lo Zufolo | stand | articoli in vendita]

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Un bagliore più verde del peggior concerto del Mago di Oz - il cantante rinomato, di preciso - attirò fastidiosamente gli sguardi di tutti i più vicini passanti; l'attimo successivo, una schiera di Incantesimi parve attivarsi in contemporanea, all'unisono, sulla scia di una frenesia di movimenti, di aggiunte e di fretta che Oliver non riuscì a fare a meno di osservare con profondo interesse e un pizzico di malcelato nervosismo. I filamenti si strinsero tra di loro, annullando la delimitazione cui erano stati sottoposti, e subito dopo si cancellarono, Evanescendo nel nulla. Al loro posto apparve un banco di legno, prima sottile e stretto come una tavola piatta, poi ingigantitosi di alcuni metri in larghezza; un manto verde tutto intorno, come un prato, cominciò a crescere a dismisura fino ad assumere le fattezze di una cupola, infine di un più semplice gazebo, interamente rivestito di ciuffi di erba; le decorazioni sbocciarono come fiori lungo tutto il prato realizzato dalla magia, concretizzandosi in primule, calendule e trifogli bizzarramente color rosso scarlatto, divenendo note musicali fatte di petali veri e propri; lo striscione Evviva Lo Zufolo si sciolse dal vuoto cui era stato relegato, andando a svolazzare sulla cima del tendone d'erba, e l'attimo dopo al suo interno, in bella mostra sul pubblico, tre ragazzi si Smaterializzarono con le bacchette già strette tra le mani. Uno svolazzio, gli strumenti all'occorrenza a riempire gli spazi tutto intorno, il quadretto si concluse alla rinfusa e alla meglio, in un tripudio anche eccessivo di sfumature, di decorazioni e di eccentriche realizzazioni. Anche sul bancone, là dove una serie di Armoniche Rallegranti aveva iniziato a sistemarsi per bene, in una sinfonia piacevole per tutti gli ascoltatori negli immediati dintorni, si distribuirono confezioni verdi, in legno, piene di dischi musicali e di trifogli brillanti a fare da contorno. Un passo avanti da parte di Oliver, lo sguardo infastidito e divertito a cercare quello di James. Prima ancora che il collega potesse parlare, il Grifondoro lo interruppe in anticipo. «Tutto questo spettacolino non era necessario e questo stand, poi, mi sembra la casa dei trifogli allegri.» La risposta pronta, il nervosismo palese sul volto di James, trovarono entrambe ennesimo punto d'arresto quando una Strega di mezza età - che aveva visto tutta la scena e ne sembrava entusiasta per davvero - chiese di acquistare un Banjo lì nello stand.
«A quanto pare, Brior, qualcuno apprezza la mia arte.»
«Sei solo un esibizionista, Jam»
«Tempo dieci minuti e porta il tuo culo qui a lavorare, che' l'hai voluto tu e-» Si interruppe al volo, un sorriso smagliante improvviso; osservò Leah e corrucciò lo sguardo, incuriosito, ma prima che potesse aprire nuovamente bocca, la Strega chiamò la sua attenzione con impazienza.
«Arrivo, Madème, arrivo.»
«È Madame, idiota, non Madème
Oliver sollevò gli occhi al cielo, stralunato e deliziosamente soddisfatto tutto sommato. Gli altri due colleghi dello store musicale lo salutarono e sparirono via, in una Materializzazione Congiunta. Una volta rimasto solo con Leah, sull'immagine coloratissima di così preziosi strumenti a tema per la festa, Oliver le rivolse un sorriso felice. «Perdonami, James è il mio collega ed è un po' cretino. Facciamo un giro per lo stand?»

Da questo momento Zufolo è aperto al pubblico, correte ad acquistare i nostri articoli, gli album della band della festa - solo per l'occasione in vendita! - e a sentire la migliore musica
del Mondo Magico. Solo per voi un sorriso sbrilluccicoso in omaggio.
 
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view post Posted on 26/3/2019, 12:55
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nieranth
Susan Gwen
12 anni


Un mese prima da Himiko's Taste ~
«Nieran-chaaan!» l’esile cuoco la chiamava da dietro la porta aperta della cucina, era stata bloccata con uno sgabello del locale per permettere ai camerieri di pulire il pavimento nelle due stanze adiacenti. Le sale erano vuote già da un po’ di tempo, mentre sopra i tavoli riposavano le sedie ormai stanche. La giovane apprendista aveva ancora le mani sopra il secchio dell’acqua, intenta a strizzare un panno, quando udì il suo nome e si spaventò: lasciò cadere lo strumento, provocando una pioggerellina di acqua tutt’intorno alla circonferenza del recipiente con cui stava lavorando. Fece un sospiro per tranquillizzarsi e camminò verso la cucina mentre si asciugava le mani al grembiule della divisa che aveva ancora indosso.
A vederlo quell'uomo non sembrava essere in grado di maneggiare tutti gli strumenti da cui era circondato, pareva potersi spezzare al primo tentativo di tagliare un filetto. Invece era tra gli chef più abili che Gwen avesse mai visto (e la cuoca dell'orfanotrofio ne combinava di tutti i colori).
Era preparato, disponibile e qualche volta anche simpatico, ma era troppo legato all'effettiva proprietaria del locale; ne faceva infatti le veci e chissà cos’altro. Solo pochi dipendenti erano riusciti a vederla di persona e stranamente non tramandavano alcun aneddoto a riguardo. In ogni caso alla piccola Tassorosso non interessava come fosse il proprietario, si incuriosiva nel vedere come il cuoco si dilettava in cucina, come assemblava quelle pietanze per lei sconosciute ed ascoltava con piacere le storie di quel Paese lontano.
«Eccoti, ho una proposta che ti piacerà sicuramente!» Dal suo sorriso si poteva intendere che credeva davvero alle sue parole, ma Gwen attese prima di poter dire qualsiasi cosa. «C’è bisogno di una mano con lo sdeant… stoand…» L’accento inglese non era mai riuscito ad assimilarlo, «...il bancone per la festa di San Patrizio!» Concluse tutto euforico, al contrario di Gwen che non aveva colto il piacere che avrebbe dovuto trarne. «Si terrà ad Hogsmeade» Aggiunse poi con un tono più basso, notando la timida preoccupazione della bambina; a quelle parole assunse un’espressione decisamente più interessata, ma prima che potesse ripetere a voce alta il nome del villaggio, il cuoco la zittì con il dito indice: era un locale frequentato anche da babbani, quasi tutti i dipendenti non erano a conoscenza della magia.
Ottenne altre informazioni col passare del tempo, comprese le idee sulle proposte magiche da inserire nel menù, ed ogni novità era un motivo in più per Gwen di andare ad aiutarlo. C’era un solo problema.

Sala Comune Tassorosso ~
Agli studenti del primo anno non è permesso recarsi ad Hogsmeade da soli, quindi per poter partecipare all’evento Gwen era costretta a chiedere ad uno dei Prefetti di accompagnarla. Non conosceva nel dettaglio la procedura necessaria poiché non aveva mai avuto occasione né motivo di recarsi al villaggio, il suo primo pensiero fu quello di chiedere informazioni alla nuova Caposcuola. Aveva già avuto a che fare con lei: ricordava bene il giorno dello smistamento, quando era ancora un Prefetto e aveva accolto insieme ad Horus, lei e tutti i nuovi studenti, esponendo l’elenco dei regolamenti da rispettare con annessi pericoli di Hogwarts, resi feroci probabilmente per spaventare tutti i primini. Quel giorno le era sembrata una persona inarrivabile.
Il pugno chiuso, un poco tremante, si sollevò all’altezza delle sue spalle pronto per eseguire un paio di colpi sulla porta della camera numero due del dormitorio femminile. In preda all’ansia di doverle chiedere un favore non l’aveva persa di vista per tutto il giorno, quindi era sicura che fosse rientrata. Aveva avuto molte occasioni per parlare con Amber, ma non era mai riuscita a trovare la forza per farlo, fino a quando il sole era tramontato ed era risultato inutile rimandare ancora. Non appena la porta fu aperta, la piccola sollevò leggermente una mano per salutarla, cercando di sorridere con disinvoltura, poi notò che il Caposcuola l’aveva invitata ad entrare e fece qualche passo all’interno della stanza nella sua direzione; portò entrambe le mani dietro la schiena e tentando di non posare gli occhi sul pavimento, parlò: «Posso disturbarti un attimo?» Cercò di far uscire quanta più voce poteva, tenendo le spalle al loro posto. «Ecco… non so se sai che lavoro part-time in un locale a Londra» Fece una breve pausa per capire la reazione della ragazza, «ehm… Mi hanno chiesto di dore una mano allo stand che vogliono organizzare per l'evento di San Patrizio che si terrà ad Hogsmeade» Aveva pronunciato quest’ultima frase in un unico respiro, a quel punto la richiesta doveva essere evidente, ma Gwen si era imposta di proseguire il discorso, senza avere paura di un rifiuto. «Volevo chiederti il permesso di poterci andare oppure… un nome di qualcuno che abbia la possibilità di accompagnarmi?» La prima richiesta non era sicuramente fattibile, ma era comunque il minor giro di parole che aveva trovato per poter raggiungere il dunque del discorso senza sembrare indiscreta. D’altra parte la risposta repentina la lasciò senza parole, le mani dietro la schiena si sciolsero e raggiunsero i fianchi minuti della bambina che in un altro momento avrebbe esultato. Ascoltò il resto del discorso di Amber con entusiasmo, mentre un sorriso compiaciuto andava a delinearsi sul suo volto.

17 marzo, Hogsmeade ~
La divisa scelta per la serata era comoda come quella del locale e le permetteva di indossare il mantello scolastico senza difficoltà, lo avrebbe poi tolto una volta iniziato il suo turno lavorativo.
Si era preparata con largo anticipo e fu costretta ad attendere impaziente nella sua camera, immaginando come si sarebbe evoluta la serata, senza però avere alcuna forma nitida del villaggio che stava per raggiungere. Si recò al luogo dell’appuntamento accordato dal Caposcuola con qualche minuto di anticipo e mentre si sistemava per l’ennesima volta il mantello la vide arrivare; la salutò con un sorriso che mostrava tutto il suo l'entusiasmo attraverso la forma squadrata degli incisivi, esposti per intero.
L'impazienza di scoprire e vedere con i suoi occhi un villaggio tanto rinomato, addobbato per una festa a tema, non le permetteva di riuscire a stare ferma un attimo: prima muoveva un piede, poi la gamba dell'altro, dopo picchiettava con le dita sul mantello, mentre la testa continuava a guardarsi intorno come se la magia dovesse spuntare da un momento all'altro.
«Quanti abitanti conta Hogsmeade?» Chiese poi all'improvviso alla sua accompagnatrice. Tale numero avrebbe potuto dare un’idea generale di quanto fosse grande il villaggio, delineando un contorno all'immagine che la mente della piccola Tassorosso continuava a tentare di creare. Avrebbe voluto sapere anche se ci fossero dei monumenti storici e quali avvenimenti ricordavano, quanti parchi possedeva, se il clima fosse sempre lo stesso a causa di qualche magia particolare lanciata sul villaggio oppure se le stagioni mutavano tranquillamente, ma non voleva stressare ancora la Caposcuola, si sarebbe fatta bastare la dimensione.
Giunte ad Hogsmeade, gli occhi della bambina si illuminarono nel vedere finalmente qualcosa di concreto. Continuava a seguire Amber con rispetto, mentre si guardava attorno con la bocca semiaperta, fino a quando non raggiunsero lo stand di Himiko. Amber le parlò indicandole dove sarebbe stata lei e Gwen si sollevò un po’ sulle punte dei piedi per osservare meglio il posto che puntava l'indice della Caposcuola. Fece cenno di sì con la testa, non aveva ancora smesso di sorridere entusiasta e confermò le ultime parole ripetendo l'ordine che le era appena stato assegnato, «Va bene, ti raggiungerò appena chiudiamo!» In fondo era a lei che doveva la sua possibilità di essere lì, non avrebbe disobbedito per nessun motivo. Prima di voltarsi e correre verso lo stand, voleva fare qualcosa per ringraziarla, ma il contatto corporeo non era il suo forte, quindi si limitò a dirle: «Grazie! A più tardi» sollevando una mano per salutarla.


Preparare e mettere in ordine lo stand non era stato facile, ma per Gwen non c'era cosa più divertente di quella e anche per questo motivo il cuoco, nel fare le veci della proprietaria del ristorante, aveva scelto proprio lei. Lui aveva la divisa dello stesso colore di quella dell'aiutante, ma anziché il classico cappello da chef aveva indossato uno di quei tipici cappelli dei folletti irlandesi, con tanto di quadrifoglio portafortuna in feltro cucito sopra. Non appena vide la piccola corrergli contro, glielo indicò con entrambi gli indici, sorridendo soddisfatto. Gwen iniziò a ridere divertita, rendendosi conto di stare iniziando ad affezionarsi a quell'uomo.
Le diede subito l'ordine di cominciare, aveva altre idee in mente e dovevano sbrigarsi prima dell'orario di apertura. Impaziente di ricevere le disposizioni, la giovane strega si tolse il manetello e lo ripose insieme agli altri oggetti del personale e nel vederla preparata l'uomo le fece un dolce complimento, provacando un leggero rossore sulle guance della piccola, ma per evitare di metterla troppo in imbarazzo, giunse le mani tra loro battendole una volta, per poi intimare ancora sorridendo: «Perfetto, cominciamo!»
Lo chef le fece vedere come fare dei fiori con dei fogli di carta verdi, da utilizzare per addobare i tavoli che avrebbero disposto davanti lo stand; anche se le nuove pietanze proposte era possibile gustarle in piedi, non potevano evitare di concedere ai visitatori l'opportunità di sedersi ed assaggiare i piatti tipici del locale. Gli origami sarebbero stati disposti all'interno di un piccolo vaso bianco posto al centro di ogni tavolo, ogni vaso ne avrebbe dovuti contenere tre e per paura che qualcuno scomparisse per qualsiasi motivo, Gwen decise di farne qualcuno in più.
Il tempo volò senza farsi notare ed il villaggio iniziava sempre più a riempirsi di gente, provocando finalmente nella giovane Tassorosso un po' di timore nella marea di lavoro che avrebbe dovuto sopportare quel giorno.


Tutto era pronto, non restava che servire i clienti!
© Suguni ~ harrypotter.it

Lo stand di Himiko's Taste vi da il benvenuto!
Da adesso potete gustare (senza timore!) i piatti scelti apposta per l'occasione :fru:

~ tutte le azioni sono state concordate con la diretta interessata...e grazie ancora Amber :wub:

 
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view post Posted on 26/3/2019, 14:08
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Dormitorio Tassorosso.
In ritardo su una scala lunga anni, era arrivato anche l'ospite d'onore - assente da tempo immemore. Il sorriso impigliato tra un’espressione quasi seria ed un pensiero accidentale. Un sorriso incorniciato in un quadro dorato che ben si sposava con l’arredo giallo-nero della stanza. Incredibile! Non se ne accorse, troppo intenta a rileggere le frasi d’inchiostro che riempivano la pergamena che aveva tra le mani. Nonna Elise sapeva il fatto suo, in quanto a lettere poi; era la migliore. L’ombra di un rinnovato sollievo permise alla studentessa un sospiro più rilassato, dopo giorni di tensione. Andava tutto bene, alla fine non era niente di grave; così si era imposta di pensare – fallendo – ma cosi era stato anche alla fine. Qualche tisana ben calibrata ed il nonno si era ripreso dal malessere che l’aveva colto in pieno orto. Amber sapeva che l’assenza di comunicazione di suo padre era data dall’apprensione e dal desiderio di non allarmare una figlia ad un bel po’ di miglia di distanza, ma per fortuna Elise aveva ovviato alla mancanza. Era troppo presto perché Johnathan iniziasse a vedere nella Tassorosso quella forza e quella resistenza, maturate con lei? Non che non fosse sempre in fragile e precario equilibrio, ma desiderava più di ogni cosa non essere mai tenuta all’oscuro di nulla o preservata da ansie e timori, che di conseguenza si ingigantivano non appena percepiva la loro presenza, celata volutamente. “Un passo alla volta, fiore” le aveva risposto la nonna. Reduce di quella breve tranquillità acquisita, non impiegò più di un paio di secondi ad aprire la porta dopo il lieve bussare. Era sola, ad eccezione di Eve acciambellata sulla gambe. Il trespolo di Fergus era vuoto proprio perché il pennuto era in viaggio verso Londra, ed in quanto alle compagne di stanza… beh, rispettavano molto di più le sue – nemmeno troppo frequenti – richieste di privacy, soprattutto in previsione degli esami. Non faticò ad identificare nella figura minuta, la giovane Gwen, smistata pochi mesi prima. Aveva avuto modo di parlare con lei, anche se “parlare” era decisamente lusinghiero per come si era comportata, solo la sera stessa della cerimonia, dopo il tutto era diventato piuttosto confuso e frenetico. Killian, Horus, la nomina a Caposcuola, i G.U.F.O. ed una serie di sfortunati incastri familiari, le avevano rubato anima e cuore corpo, trasformandola ancora di più in quella figura fantasma che non poteva permettersi di mantenere tanto a lungo. Era strano, proprio quando aveva imparato a muoversi per il castello con la sicurezza di chi sa sempre cosa fare, un nuovo ruolo l’aveva fatta vacillare: essere Caposcuola voleva dire molte cose, e non era certa di sapersi giostrare bene con tutte. Tutto quel tornado di pensieri non durò che un istante nelle iridi di giada della ragazza che, scostando Eve – la gatta evidenziò il suo sommo disappunto conficcando le unghiette a stiletto nelle gambe della padroncina, prima di acciambellarsi sul copriletto – fece cenno a Gwen di entrare. Corrugò la fronte nel sapere che anche la primina aveva un posto di lavoro a Londra, anche se non ricordava di averla vista in giro più di tanto. Ma tacque, ed ascoltò (almeno quello lo sapeva fare). Seguendo il filo logico di una richiesta nemmeno troppo vaga, Amber capì, ma continuò ad attendere che fosse resa nota. «Ti accompagno io» fu la prima, forse un po’ troppo lapidaria, risposta. Si servì di un tono gentile e particolarmente naturale, impossibile negare la stretta al cuore nell’immaginarsi una situazione opposta. Lei, al primo anno, non era stata poi così diversa… almeno nel modo di porsi. Poi, spiegò: «Anche il Wizard Store ha uno stand lì, quindi non è un problema per me. In caso di fiere di questo calibro, i permessi sono meno problematici, ma data la portata dell’evento… direi che è bene comunque essere accompagnati»

... in viaggio.
In placido silenzio, Amber aveva recuperato Gwen nel punto in cui si erano date appuntamento, constatando con piacere la puntualità della Tassina. In compenso però, non era riuscita a frenare quel fastidio alla bocca dello stomaco che l'aveva colta non appena un chiaro paragone aveva centrato un bersaglio nascosto. Uno dei suoi primi compiti come Prefetto, l'aveva vista accompagnare al villaggio Nieve Rigos ed Amber ancora ricordava come era andata a finire. Un inizio promettente, non voleva dire nulla. La domanda curiosa della ragazzina, però, l'aveva distratta abbastanza da consentirle di scacciare quell'inizio di malumore: quanti abitanti contava il villaggio? «Non ne sono sicura... ma credo che si aggiri intorno ai...» e mentre si esibiva in calcoli che, a spanne, avrebbero potuto dare del filo da torcere ad un matematico, anche la sensazione di non meritare quell'attimo di pace venne lasciata indietro, abbandonata lungo il sentiero. La voce, sfumata dal vociare festaiolo in arrivo, non era riuscita a sovrastare uno scoppiettio di fuochi proprio nei paraggi, sintomo dei preparativi ormai a pieno regime.

San Patrizio.
Un tripudio verde, in pieno stile irlandese. Non v’era il minimo dubbio sul tema che esplodeva ad ogni angolo, in ogni via. Non rientrava propriamente nelle corde di Amber, un livello così intenso di festeggiamento, ma quel giorno il limite del suo livello di accettazione era salito parecchio in alto, tanto che perfino la musica le imponeva un sorriso meno greve. «Bene, direi che le nostre strade si dividono qui…. Ma per qualunque cosa, il mio stand-» si girò appena in cerca del baldacchino con l’insegna del Wizard, per poi indicarlo alla piccola Gwen «- è proprio lì.» Era già sul punto di congedarsi, ma prima di voltare le spalle alla tassina di Himiko (si era sempre ripromessa di assaggiare qualcosa di così distante dai suoi gusti, ma ancora non aveva avuto il tempo, o il coraggio, di farlo) aggiunse per a sicurezza di entrambe.«Quando chiudete, raggiungimi, così torniamo al Castello insieme, credo…» Lei stessa si stupì di quella frase, dal finale interrogativo, tanto istintiva, che premeva il tasto di quella strana premura che il nuovo ruolo voleva imporle. Alla fine dei conti, non era nemmeno troppo innaturale… doveva solo capirlo.

Ferma, dietro al bancone allestito con cura, Amber osservava i passanti. Ogni pezzo esposto era adagiato su un tronchetto in legno ed una particolare luce si diffondeva dai diademi; era tutto pronto, era tutto perfetto.... o quasi. Gli orecchini dorati brillarono appena al contatto con un raggio di sole, uno dei tanti che aveva portato via la neve di un rigido inverno. I capelli biondi raccolti in una morbida coda. Braccia conserte, ammorbidite dalla serenità che sembrava non volerla abbandonare tanto in fretta ed espressione cauta, nascondevano un abbigliamento semplice, ma non eccessivamente leggero. Il maglione, olivastro, non rendeva troppo onore alle sue forme, ma andava bene così, di recente non faceva che strizzare l'occhio alla semplicità. Voltò appena la testa verso le urla che sovrastavano di poco - forse perché la bancarelle non erano poi così distanti - il concerto in piazza. Volti noti?

Anche il Wizard Store ha aperto ufficialmente i battenti. (click)
Azioni concordate con Suguni 🖤

 
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view post Posted on 26/3/2019, 18:20
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All that grows in the skulls of the living are flowers of fear

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Strinse la mano che le offriva. Una volta suo padre le aveva raccontato che si poteva intuire molto dalla stretta di mano di una persona. Lei a quel tempo non aveva prestato molta attenzione, ma noto' che la sua stretta era convinta, non moscia. Oddio, odiava le "mani molli", le davano una sensazione di viscidume, o peggio, di condiscendenza. Del tipo "sei una fragile ragazza, non vorrei farti male". Bah. Vath aveva una stretta sicura e non appiccicosa. Ovviamente esisteva anche il gruppo degli appicciosi, quelli che restano attaccati alla mano - e a buona parte del braccio - come una gomma da masticare sotto le scarpe.
Rispose alla stretta di mano con altrettanta sicurezza, accompagnandola da un sorriso.


- Oh, Serpeverde? - disse piu' come un dato di fatto che come una domanda. - Beh, neanche la discendenza irlandese avrebbe aiutato - aggiunse poi inarcando un sopracciglio.

Quella, dopotutto era la festa irlandese per eccellenza. Anche se la scusa per un buon boccale di birra aveva invaso anche altri stati - o meglio dire, buona parte del pianeta - li, quel giorno, probabilmente c'erano solo irlandesi e scozzesi. E gli scozzesi si riconoscono in fretta, soprattutto dopo due boccali di birra. Sono quelli che schiamazzano piu' forte.

- A dire il vero stavo cercando anch'io una birra per rendere onore alla giornata -gli disse. - E mi piacerebbe avere compagnia. -

// Vath, scusami per il ritardo T_T
 
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Leah‚
view post Posted on 26/3/2019, 21:04





Spring is coming, Spring is coming
It won't be long now, it's just about here

« Leah Rose Elliot; Tassorosso; Scheda »
Senzanome
La festa era chiassosa, luminosa e piena di gente. Leah si guardava intorno con la sensazione di non avere occhi abbastanza per notare tutto quello che la circondava. Dappertutto c'erano trifogli, monete d'oro, arcobaleni e gente allegra. Un sorriso le si era dipinto sul volto e continuava a illuminarle il viso mentre camminava con Oliver tra le bancarelle. La vaga sensazione che lui avesse qualcosa che gli adombrava i pensieri svanì del tutto quando il Caposcuola le raccontò della band e dei nuovi arrivi al suo negozio. Era il solito Oliver di sempre, appassionato di musica e di novità.
«Meraviglioso, Leah. Guarda lì!»
Le aveva stretto più forte la mano e l'aveva guidata davanti al palco che sorgeva in mezzo alla piazza. All'inizio Leah non aveva capito cosa avrebbe dovuto guardare, perché al posto di stand e festoni c'erano solo dei nastri verdi. Alzò gli occhi verso Oliver e aprì la bocca per dire qualcosa, ma in quell'istante fu Oliver a scoccarle un sorriso.
«Zufolo per lei, signorina.»
Un bagliore smeraldino anticipò un incantesimo che fece sorgere dal nulla lo stand del negozio di musica. L'erba si allargò intorno alla merce esposta in vendita, primule, calendule e trifogli rossi sbocciarono qua e là e diventarono note musicali. Leah sgranò gli occhi e spalancò la bocca, colpita, emozionata e rallegrata da quella magia così semplice e così di impatto.
- Ma uao! -
Seguì Oliver verso il bancone e sorrise allo scambio di battute con quel collega così diverso da lui.
«Perdonami, James è il mio collega ed è un po' cretino. Facciamo un giro per lo stand?»
- Molto volentieri! - esclamò, guardandosi intorno. - Ci sono un sacco di belle cose qui! Ti ho mai raccontato che ho un'armonica rallegrante? L'ho vinta a una lotteria in Sala Comune. Funziona bene anche se non la sai suonare. -
Il suo pensiero corse all'unica volta che l'aveva usata davvero, un pomeriggio di malinconia in un corridoio vuoto, e richiamò la sensazione di leggerezza e serenità che si era allargata in lei nonostante le note che aveva suonato fossero state deboli e incerte. Era inusuale per lei sentirsi triste, per quello all'inizio ricevere quel regalo l'aveva delusa un po'. Ma quando se l'era ritrovata tra le mani in quel pomeriggio non ne era mai stata così entusiasta.
Si guardò intorno e poi si avvicinò ai dischi della band che suonava sul palco.
- Potrei comprare un disco a papà, magari! Sono sicura che gli pacerebbe molto ricevere una sorpresa! Cosa mi consigli? -
Si fidava così tanto di Oliver che avrebbe comprato il disco che le avrebbe consigliato senza avanzare obiezioni. E poi al papà la musica piaceva tutta! Preparò il denaro per l'acquisto, tirandolo fuori dalla piccola tracolla che le ondeggiava sul fianco.
Nel frattempo l'apertura dello stand dello Zufolo aveva attirato gente e lo stand si stava facendo più affollato. Leah si aggirava tra la merce, i dischi e i clienti vocianti guardandosi intorno.
- Magari dopo possiamo dare un'occhiata alle altre bancarelle. Oppure possiamo fare merenda insieme, così poi puoi fermarti a lavorare, se vuoi. - Disse. Non sprizzava gioia all'idea di dover salutare Oliver, ma voleva che lui si sentisse libero di fare ciò che preferiva. - C'è uno stand di cose strane da mangiare laggiù in fondo... Non è molto irlandese ma è curioso! -
Indicò con la mano uno stand orientale in un angolo, che pur richiamando l'oro e il verde del resto della festa aveva uno stile tutto suo. Sull'insegna campeggiava la scritta "Himiko's Taste".

 
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view post Posted on 27/3/2019, 13:42
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We can MASTER the future.

Group:
Dipendente Ministero
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2,662
Location:
Canterbury

Status:


St. Patrick's
Fair
Capitolo III
Vath Remar
28
Purosangue
Dip. Ministeriale V° Livello C.M.I.
Acero, pelle di Runespoor.
Ex Serpeverde
Legilimens Apprendista
«La conoscenza
è potere.»

Una leggera e contenuta risata sarebbe scaturita dalle labbra del ventottenne che, sorpreso dall'acutezza mentale della propria interlocutrice, capi che il suo riferimento al verde fu compreso come allusione alla propria casata. L'ex Serpeverde chinò il capo ed annuì. «Una tale capacità di cogliere anche la più sottile sfumatura di un discorso mi fa supporre che ad Hogwarts sei stata un'adepta di Priscilla. Sì, sono stato in Serpeverde e, nel corso degli anni, ho avuto le spille da Prefetto e Caposcuola. Ora invece sono entrato da circa un anno e mezzo al ministero, ufficio C.M.I.» Si mostrava sempre sicuro di sé, rivolgendo un'ulteriore sorriso alla donna. Le avrebbe gentilmente offerto il proprio braccio e, con un gesto della mano, avrebbe indicato il percorso da seguire. Se la Croft avesse accettato si sarebbe fatto strada con tra i vari partecipanti alla fiera. «Perdonami, di solito mi ricordo quasi tutti gli studenti che erano ad Hogwarts con me ma non ti ho mai vista, probabilmente avevi già terminato gli studi quando io sono entrato. Cos'hai fatto dopo Hogwarts? Io ho viaggiato per specializzarmi nelle lingue che ho imparato, osservando molte altre culture magiche.» E, mentre gli faceva quella domanda, sarebbero giunti ad uno stand che vendeva birra irlandese. Tra le tante marche c'erano la Guinness, la Murphy's e la Beamish. Avrebbe fatto la coda e, una volta giunto il proprio turno, si sarebbe rivolto al commesso. «Gentilmente, sarebbe così cortese da darmi tre birre? Una Murphy's, una Guinness e...» Voltando il capo verso la giovane, la guardò interrogativo. «...quale preferisci Ana?»

//Interazione con Ana Croft.

Narrato ~ «Parlato» ~ “Pensato”
PS:224/224 ~ PC:151 ~ PM:155 ~ PE:29,5

code © by Vath Remar




Edited by Vath Remar - 28/3/2019, 12:00
 
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