St. Patrick's Fair

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view post Posted on 27/3/2019, 15:35
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~ It's very rude to disturb attractive people ~

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L'inverno aveva lasciato, lentamente, il passo ad una primavera mite. Le giornate si stavano risvegliando e le gemme, di un brillante verde chiaro, imperlavano i rami grigi degli alberi. Nel giardino della dimora di Ekaterina i fiori stavano, timidamente, sbucando dal terreno ed attraversando le ultime lingue di neve superstite. La donna aveva ricevuto, più per caso che per altro desiderio, un volantino di una fiera che si sarebbe tenuta a Hogsmeade. Ci sarebbero stati alcuni banchetti che venivano lì elencati e vi era una breve descrizione dello svolgersi della festività; un particolare catturò la sua attenzione, durante la lettura, e per quel solo, unico e minimo, dettaglio decise di andarci. Per l'occasione aveva indossato un tailleur di tweed grigio-verde, simile ad una divisa da caccia, e delle scarpe di cuoio marrone, ben lucidate, con un tacco sobrio. Sopra aveva calato un mantello a ruota che le arrivava poco sopra la gonna che si fermava a lambire la caviglia. La chiusura della giacca, piuttosto severa, era stata colmata da una sciarpa di seta scura.

<<rufus, tu verrai con me. Hai un compito da svolgere>> disse senza gentilezza e non guardando nemmeno la creatura che rimaneva appoggiata allo stipite della porta e che pareva, in quella maniera, stesse provando a grattarsi un punto imprecisato della schiena.
Ekaterina, nel mentre, era andata a sedersi al bureau chippendale che aveva nel suo studio. Aperto un cassetto ne trasse fuori un foglio della carta prodotta per lei da una cartiera bavarese. La filigrana, posta al centro del foglio spesso, segnava una àverla, simbolo di Ekaterina, circondata dal motto della famiglia Obraztsov "Vulgus vult decipi, ergo decipiatur". Intinse la penna nel calamaio e cominciò a vergare alcune parole. La grafia antica graffiava il foglio spesso, non vi erano macchie o sovrapposizioni in quel corsivo da manuale pur anche un po' vetusto. Il foglio venne piegato e inserito in una busta su cui scrisse un nome.
Inserì allora la busta nella borsetta in pelle e, con un gesto imperioso, comandò all'elfo di mettersi in marcia con lei verso Hogsmeade. Prima di smaterializzarsi guardò l'essere e gli disse
<<vedi di essere preciso nella consegna, maledetto somaro, non vogliamo testimoni.>> L'elfo sembrò soffrire quelle parole e rispose, comunque, con un convinto <<sissignorina>>

Giunse nel piccolo centro cresciuto all'ombra delle guglie della scuola che, così recentemente, l'aveva ospitata in una interessante festa. La folla di zotici già riempiva le vie e lei era già urtata da questo agglomerato variopinto e confuso. Vi erano tutte le classi di fastidiosi festaioli: gli ubriachi, gli strilloni, i barcollanti. Odiava questo genere di accozzaglie prive di grazia, prive di contegno, ma quando il dovere chiama… Non aveva senso rimandare l'inevitabile, era necessaria una strategia e lei l'aveva trovata. Si fermò nei pressi di un banchetto, oltre la linea della folla in modo che fosse nascosta alla vista di chi si trovava alla bancarella, ed osservò di sfuggita. << Rintracciami quando hai fatto, sarò nei dintorni. Sono stata chiara?>> lui agitò animatamente la testa.
Lo lasciò lì e si incamminò per la via principale facendo attenzione a non venir urtata da nessuno. Quando due persone erano troppo ravvicinate le allontanava urtandole con la testa del bastone e procedendo, senza scusarsi. Tutto era colorato di verde.
* Perché verde, poi? La primavera, forse, o l'assenzio? * era da tanto che non si concedeva un assenzio. Forse, quando sarebbe tornata a casa, avrebbe a Rufus di prepararglielo; adesso non poteva bere, ora era preoccupata e in attesa. Giunta all'incrocio di due vie si fermò e si guardò attorno. Era già abbastanza distante dalla bancarella, guardò se in quel marasma disordinato, quel caotico mischiarsi di teste, riconoscesse qualcuno o qualcuno riconoscesse lei. In cuor suo, forse, sperava che nessuno la riconoscesse, non era in vena di falsità mondane quella sera.


Interagisce con quel somaro dell'elfo domestico.
Poi si sposta verso il centro della festa dopo esser passata per pochi secondi, a suo parere nascostamente, davanti alla sfilata di bancarelle.
 
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view post Posted on 28/3/2019, 01:34
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St. Patrick's FairIssho arrivava allo stand ed offre a KC e Millo le sue pinte di birra. Interazioni con Aiden e Maurizio che gridano per spaventare i clienti, e infine una piccola missiva.Casey Bell Prefetto outfit (x) negozio (x)

Casey, affetta da una sorta di improvviso e violento raptus, aveva imbastito una danza degna di uno sbandieratore. Agitando le braccia sopra la testa in un sovreccitato saluto era riuscita ad evitare, almeno momentaneamente, il pericolo di fare una grossa figura del cavolo di fronte al vecchio giapponese. Nella speranza che il Tassino si concentrasse sulle bevande il prima possibile, era pronta ad accogliere Issho allo stand per una chiacchierata presumibilmente tranquilla, ma questo copione divenne cenere in un millisecondo.
Il ministeriale, spogliato dell'aura reverenziale di cui Kas-Kas l'aveva sempre rivestito, arrancando sotto il peso di due grossi boccali di birra chiara e un pacco confezione famiglia di dolcetti (oltre il pesante pastrano bianco e l'ingombrante bambù da passeggio) giunse allo stand recando con sé l'involontaria minaccia di inondare la merce di Sinister con l'alcol. Dunque le mani della piccola dall'alto si spostarono in avanti, pronte ad afferrare le pinte al volo prima di un danno irreversibile.
«Issho-sama, non ha interrotto proprio nulla! Guardi, Camillo se ne stava proprio andan-» ma la sua dolce metà sembrava avere piani ben diversi «-do».
Mentre i boccali, ancora nelle sue mani, lasciavano evaporare la loro schiuma, KC guardava Camillo esterrefatta. Come poteva rivolgersi ad un anziano di oltre sessantanni in quel modo? Nemmeno lei, che non aveva alcun remore nell'investire un adulto di improperi se se lo meritava, si prendeva determinate confidenze! Nonostante trovasse simpatica la verve piccante del ragazzo (anzi, probabilmente era una delle caratteristiche che l'attraeva di più) talvolta doveva riconoscere che egli sapeva essere piuttosto inopportuno. Gli avrebbe conficcato un gomito nella milza se solo fossero stati più vicini. Inoltre, a quel punto l'ansia di un'eventuale scenata di Issho per una tale mancanza di rispetto - KC non aveva la minima conoscenza della cultura orientale, dunque si aspettava di tutto - si andava sommando a quella iniziale del farsi cogliere in flagrante, avviluppata alla sua fiamma da conoscenti, amici e insegnanti. Tuttavia le sorprese non sembravano essere finite.
Issho-sama, così come aveva cominciato a chiamarlo grazie ad una scarsa infarinatura datale dagli anime - non ne un'amante dei cartoni animati, e Camillo aveva dovuto accettarlo a malincuore - doveva essere ubriaco fracido. Avrebbe dovuto capirlo sin da subito, dall'andamento traballante (o dalle due grosse pinte di birra), ma Casey era fin troppo ingenua per riuscire ad immaginarsi una figura ministeriale come quella in rotta di collisione verso il post-sbornia dell'indomani mattina. E dire che ne aveva visti di beoni quando lavorava al Testa di Porco, e solitamente questi diventavano violenti con chicchessia per una qualsiasi trascurabilissima cosa. Il vecchio invece sembrava esser diventato ancora più mansueto. Aveva cominciato ad offrire la birra ai ragazzi - a lei, che aveva quattordici anni e mezzo - e a spalleggiare Camillo in quel teatrino da "universitari allo sbaraglio". Li fissò attonita, poi, arresa, fece spallucce e buttò giù un sorso di quella amarissima birra. *Ha lo stesso odore di Julius Marvin nel periodo degli amori, ma almeno va giù senza problemi*.
«Non penso che Ambipon possa essere così contento di questa trovata, ma...».
Credeva fosse finita. Credeva che San Patrizio in fin dei conti fosse un'occasione per rilassarsi un po' dietro il proprio banchetto, scambiando quattro chiacchiere col proprio ragazzo, magari sorseggiando della birra verde e ascoltando un po' di musica dal vivo. Invece, quel fatidico 17 Marzo aveva in serbo per lei delle altre sorprese da trasformare in fantastici aneddoti da raccontare agli amici, ma di certo non al suo capo.
«DA SINISTER COMPRI L'ANELLO, SE VUOI DIVENTARE IL MAGO PIÛ BELLO!».
KC non li aveva visti arrivare. Addirittura, immersa nella sua birra appena recuperata e nel discorso fra Millo e Issho, all'inizio non capì nemmeno che i due furfanti avessero preso di mira proprio lei e il suo stand.
«UN VERO AFFARONE, VI BASTA ALLUNGARE QUALCHE GALEONE!»
«Ma che ca-». Posò la birra sul tavolino della cassa e volò immediatamente dall'altro lato della bancarella. Se l'occhio non l'aveva tradita era sicura di aver visto uno dei due, quello bruno, frugare nella merce. «Lo sapevo che dovevo portare le mani di scimmia mummificate! Io vi-» stava per afferrare la spalla di uno dei due ma, quando questo si voltò, rimase di sasso. «Prosciuttino!».
Aiden Weiss! Erano passati almeno tre mesi dall'ultima volta che l'aveva visto, quattro dalla prima e insieme ultima in cui si erano parlati. In un'ondata di improvviso affetto KC gli si gettò addosso e lo stritolò fino a fargli diventare la pelle ancor più paonazza del solito. Dopo alcuni secondi di tentato (ma involontario) soffocamento la ragazzina si separò e cominciò a squadrarlo dalla testa ai piedi, lui e il suo compagno. «Ma cosa diavolo vi salta in mente?! Mi state spaventando tutti i clienti! Mica siamo a Little Italy qui!».
Lo sguardo furente però si era un po' addolcito. Quella giornata le stava dando la possibilità di rincontrare parecchia gente, e l'idea di avere un bel gruppetto con cui festeggiare invece di starsene sola soletta dietro uno stand cominciava a stuzzicarla. Con un rinnovato sorriso sulle labbra dunque si diresse nuovamente dietro il bancone per prendere le birre e i dolcetti e porgerli ai nuovi arrivati. Forse quello poteva essere il perfetto scioglimento di tutte le trame. Forse finalmente la ragazzina poteva ammettere di aver trovato un briciolo di serenità, nonostante tutti tentassero continuamente di metterla in imbarazzo in ogni maniera possibile. Ma mancava un ultimo tocco, quella ciliegina sulla cima della montagnola di panna montata che ci fa capire che la torta è pronta da mangiare.
Casey (o KC, o Kas-Kas o "La Sgonfianatiche", scegliete voi), una volta all'interno del suo stand, intenta a raccogliere il pacco di caramelle caduto sull'acciottolato, sentì improvvisamente un colpo di tosse ravvicinato, proprio alle sue spalle. Si girò di scatto emanando un leggero gridolino per lo spavento e scorse quel nuovo, inaspettato personaggio: due occhi pallati, orecchie enormi, uno straccetto come perizoma e un'espressione perennemente schifata.
La piccola Grifondoro non aveva mai visto un vero elfo domestico in vita sua. Era iscritta al C. R. E. P. A., aveva aderito alla filantropica causa della loro liberazione generale, aveva letto anche scatoli interi di opuscoli, ma mai uno solo di quegli esserini, nemmeno uno di quelli che lavoravano allegramente nelle cucine di Hogwarts, le si era parato davanti agli occhi. Scemato l'iniziale spavento, intuì dal successivo comportamento dell'essere la sua appartenenza a quella comunità. Rufus infatti fece un solenne inchino. Si piegò totalmente in due, tanto da spazzare il terreno con le sue orecchie grige da pipistrello. Poi si rialzò e le porse una lettera. «Questa è per lei» disse.
KC incredula prese la busta e se la rigirò fra le mani. Sopra c'era scritto il suo nome, ma non riusciva a immaginare chi si fosse preso la briga di scriverle e di mandarle un elfo domestico durante una festa di paese. Con uno scatto il sigillo di cera rossa si spezzò in due e il messaggio, scritto con una calligrafia tanto fronzuta da risultare barocca, le si distese sotto gli occhi.

Gentile sig.na Bell,
Sarei felice di averLa mia, graditissima, ospite Domenica p.v. ore 5 p.m. presso il locale di Hogsmeade: Madama Piediburro. Avrà modo di trovare un tavolo già prenotato a nome von Kraus. Potremo, spero, essere nelle condizioni di continuare, in tranquillità, una conversazione già iniziata.
Confidando nella Sua disponibilità, La attendo con trepidazione,
E.v.K

P.s. Non abbia remore ad affidare la sua risposta all'elfo; per quanto, spesso, duro di comprendonio risulta, alla lunga, messaggero affidabile.

v.K

Dovette rileggere più volte per accettarsi di non trovarsi in un sogno, o meglio in un incubo. La sua mente era già implosa alla lettura del cognome "von Kraus", poi era del tutto collassata in un buco nero tornando indietro, al nome "Madama Piediburro". Lei e la signora von Kraus? La signora von Kraus e lei? Al Piediburro?! In quella sorta di confetto fatto casina con coppiette ad ogni angolo intente a passarsi la saliva? La sola domanda, e probabilmente la più lecita, che si faceva era: perché? Improvvisamente provo un'enorme compassione per l'esserino che le stava davanti.
«Allora, cosa risponde?» la incalzò Rufus.
KC spostò lo sguardo - stavolta l'occhio pallato era il suo - dalla lettera all'elfo, incapace di mettere in ordine le idee.
«Io...» provò a concentrarsi, a tentare di capire, a trovare gli addendi di una somma tanto semplice e immediata quanto "due più due", ma fu tutto inutile. «Boh... Cioè...» continuò. L'elfo, nonostante l'impassibilità imposta dal suo impiego, sembrava star per perdere la pazienza. «Sì».
Colto finalmente l'ambito responso, Rufus non perdette tempo: fece un altro solenne e viscido inchino e poi sparì con uno schiocco di dita ed un crack. Casey, ancora incredula di quanto era successo e soprattutto di quanto aveva detto, cercò Millo con lo sguardo.


Azioni concordate.
 
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view post Posted on 28/3/2019, 11:38
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Mireen Fiachran

25 anniP. ANTIMAGO
Sangue BANSHEEEx-Grifondoro
Scheda PG




☘ ...Giorni prima... ☘
Finalmente era arrivato San Patrizio.
Come ogni anno le decorazioni della principale festa Irlandese avevano colorato e rallegrato, con colori e simboli da lei ben conosciuti, strade e negozi di tutta Londra, non solo della sua amata patria.
Ormai quella festa era stata adottata da parecchi altri Stati che la festeggiavano senza saperne il vero significato, ma unicamente come scusa per bere e far baldoria.
A Mìreen certo non dava fastidio, per lei che per lavoro era costretta ad abitare lontano da casa, era bello rivedere i colori dell'Irlanda anche in quella città a lei ancora così sconosciuta, la facevano sentire a suo agio, almeno per quei giorni di festa.
Anche quell'anno, ad Hogmeade, era stata organizzata una bella iniziativa che come quello prima organizzato dal C.R.E.P.A. aveva attirato la sua attenzione, tanto che si era subito informata su cosa avrebbero trovato al villaggio più amato dai maghi di tutte età.
Aveva subito informato gli amici e colleghi al Ministero, tra cui Vath, dicendo loro che l'avrebbero trovata o al chiosco della Guinness o alla novità che più l'aveva esalta: un palco su cui si poteva cantare tipo karaoke.
Mille possibili canzoni le erano vorticate nella testa, indecisa su quale scegliere, ma ce n'erano alcune che le capitava di canticchiare spesso proprio perchè tra le sue più amate. Erano conosciute al suo villaggio perchè facevano parte della loro tradizione, tanto che le si potevano sentire durante le feste soprattutto quelle pagane di cui lei e la sua famiglia si occupavano, ma soprattutto il testo era ancora tutto o per la maggior parte in gaelico.
Bene o male tutti gli irlandesi probabilmente le conoscevano, anche solo perchè sentite durante le celebrazioni, ma non era detto che ne comprendessero le parole visto che ormai la lingua inglese si era radicata nel continente così tanto da essere quasi più utilizzata del gaelico irlandese.
Voleva a tutti i costi cantare una o due delle sue canzoni preferite, una in particolare le premeva più di tutte, era la canzone che cantavano sempre i suoi genitori.
L'adorava, provava un'emozione indescrivibile quando di nascosto li sentiva e restava incantata ad ascoltarli finchè loro continuavano a cantare.
Dopo che era morto suo padre, sua madre non l'aveva più cantata, e lei non aveva mai avuto il coraggio di chiederle se gliela insegnava, così aveva fatto da sola, aveva trovato il testo in soffitta, tra le vecchie cose di Sheryda, e si era allenata al lago. Era stata dura senza una musica ad accompagnarla e una seconda voce che l'aiutasse coi tempi e i toni, ma alla fine ce l'aveva fatta e l'aveva, a sua volta, insegnata a suo fratello, così da duettare insieme quando lui era di buon umore e voleva farla contenta.

Una sera, era il compleanno della madre, lei e suo fratello le avevano già dato il suo regalo, ma poi avevano preso coraggio, e davanti a lei, avevano cantato proprio quella canzone, con la nonna che faceva l'accompagnamento. Quando ebbero finito, la madre era in lacrime, ma al contempo sorrideva, disse che era stata la sorpresa più bella che i suoi figli le potessero fare, che avevano cantato benissimo e che gliela dovevano cantare ad ogni compleanno, per ricordarlo.

Ci teneva così tanto a cantarla su quel palco, ma trattandosi di un duetto doveva per forza chiedere a qualcuno di accompagnarla...
Era una canzone d'amore con un significato profondo per lei, non poteva chiedere al primo che passava o ad un amico, oltre al fatto che non aveva tempo per insegnarla a qualcuno che neanche la conosceva.
Quando le venne in mente l'unica persona che poteva già conoscerla oltre a lei e al fratello, avrebbe voluto darsi uno schiaffo da sola.
LUI era l'ultima persona a cui doveva chiedere un duetto con una canzone d'amore!
Che senso aveva cercare di dimenticare Aiden, cercare di togliere ogni sentimento dal proprio cuore legato a lui, se poi rischiava di dover ricominciare da capo nel momento in cui lo avesse sentito cantare proprio QUELLA canzone, insieme a lei, davanti a tutti?!
Va bè che probabilmente per lui sarebbe stato "un gioco, un karaoke", ma non per lei e non con quella canzone.
No, non poteva correre un simile rischio, doveva trovare qualcun'altro.
L'unica altra persona a cui poteva chiedere era proprio il fratello, ma non avrebbe mai acconsentito ad un simile imbarazzo... Come poteva convincerlo?

L' "illuminazione" le venne proprio la sera stessa, quando suo fratello la chiamò incavolato nero perchè la madre gli aveva negato il permesso di andare alla festa a Lifford dove sarebbero andati tutti i giovani del villaggio e d'intorni, lei compresa coi propri amici.
L'anno prima suo fratello aveva esagerato col bere e sua madre si era parecchio preoccupata, tanto da vietargli altri festeggiamenti come quelli, ma se fosse stato l'unico a non andare, sicuro il suo gruppo lo avrebbe preso in giro per chissà quanto.
Fu in quel momento che le venne l'idea: avrebbe convinto la madre a lasciarlo partecipare, promettendole che sarebbe andata anche lei e lo avrebbe tenuto d'occhio da brava sorella maggiore.
Naturalmente non lo avrebbe fermato dal bere una birra con gli amici, ma considerato che aveva solo 14 anni, avrebbe controllato non passasse il limite, soprattutto che non lo sfidassero a gare alcooliche, visto che se c'era una persona più competitiva di lei, era proprio suo fratello.
Quando gli aveva detto della possibilità, Lyam non era stato esaltato all'idea di avere la sorella appresso tutta la serata, considerato che ad una festa così grande avrebbero potuto perfettamente separarsi e stare ognuno coi propri amici, ma era l'unico modo per convincere la madre, e alla fine si trattava solo di un duetto in cambio di una bella serata passata a divertirsi in giro invece che al suo villaggio o peggio, chiuso in casa con gli esperimenti di sua nonna.
Così alla fine aveva acconsentito e si era messo a ripassare il testo che era dal compleanno della madre che non la cantava.

Altra notizia che aveva fatto saltellare dalla gioia Mìreen, era stato il sapere che alcuni negozi, come il WizardStore che lei tanto adorava, avevano deciso di allestire uno stand dove avrebbero venduto alcuni loro oggetti in "special edition", unicamente per il Saint Patrick's Day.
Per l'occasione aveva prelevato un po' di galeoni e contava di prendere un pensierino al fratello che aveva accettato di duettare con lei, pur sapendo che la sorella avrebbe ugualmente parlato alla madre per lasciarlo uscire, anche senza quella promessa.
Ma che fortuna aveva ad avere una sorella tanto buona e comprensiva?
Mìreen in quei giorni sarebbe andata anche a far spesa, così da ospitarlo la domenica, prima che tornasse ad Hogwarts, sperando non se la passasse tutta nel divano-letto con i sintomi di una post-sbronza.


☘ ...Saint Patrick's Day... ☘
Mìreen non si teneva più dall'eccitazione.
Anche se non ci fosse stato pubblico, la possibilità di duettare col fratello la canzone dei genitori e una musica vera di sottofondo (come avrebbero fatto a trovare la base proprio non lo sapeva) era un sogno che si realizzava.
I capelli erano del colore che avrebbero dovuto essere se fosse stata una "normale" Irlandese, una cascata rosso-arancio, lasciata sciolta, scendeva morbida in semplici onde delicate.
Avendo avuto la fortuna del bel tempo, aveva voluto osare con un vestito corto leggero di un verde acceso, scollato sulle spalle, tanto che se spostava i capelli, le si poteva scorgere il tatuaggio della fenice verde dietro la schiena, e davanti solo l'accenno della cicatrice era visibile, coperta quasi totalmente dall''immancabile cimelio di famiglia che le pendeva dal collo col triquetra, simbolo della sua famiglia, incastonato con pietre preziose.
Per poter passeggiare per tutta Hogmeade e le sue bancarelle, aveva optato per comodi stivaletti neri dal tacco basso, ma alti fino al ginocchio.
Infilò nella borsetta il necessario e con la metropolvere raggiunse il villaggio.
Come ogni anno non rimase delusa, verdi decorazioni davano colore in ogni angolo, piccoli Leprecauni di cartapesta saltellavano qua e là tra le varie panche, sventolando nastrini verdi e alcuni soffiavano in delle minuscole pipe per richiamare dei colorati arcobaleni.
Stava osservando ammirata, quando il rumore di qualcosa che esplodeva la fece letteralmente saltare dallo spavento!
Mentre le cadevano addosso brillantini luccicanti, alzò la testa nella direzione del rumore e vide un Leprecauno ghignante che, salito sopra al palo esattamente sopra la sua testa, si stava divertendo a far scoppiare i palloncini ad esso legati, quelli nell'esplosione non solo facevano un gran baccano, ma spargevano anche brillantini bianchi e verdi a metri di distanza.
Si spostò dalla sua traiettoria, ma le venne un dubbio, tirò fuori uno specchietto dalla borsetta e osservò il proprio riflesso... come sospettava: era ricoperta da quei luccichini colorati.
Si diede una veloce scrollata e fregandosene se la metà le fossero rimasti ancora addosso, si diresse nella zona dove dalla musica si capiva esserci il palco.
Aveva appuntamento lì col fratello che sarebbe venuto direttamente da Hogwarts, per strada si fermò solo per prendere una deliziosa Guinness da uno stand sulla strada principale, per poi piazzarsi in un punto poco affollato dove si poteva vedere ogni lato del palco.
Intanto che lo aspettava, ne approfittò per iscrivere il loro duetto, sperò non tardasse troppo perchè sarebbe stato il loro turno nel giro di poco... per fortuna non c'erano così tanti spettatori, peccato che i partecipanti al karaoke erano ancora meno.

Non dovette attendere molto alla fine, il fratello arrivò insieme ad un gruppetto di Grifondoro suoi coetanei, ridevano e scherzavano, per l'occasione era vestito con un pantalone nero e una maglia verde bottiglia a maniche lunghe ma leggera.
Entrambi avevano avuto l'idea di vestirsi già pronti per tornare in Irlanda dopo la fiera lì ad Hogmeade, tanto se avesse fatto freddo, prima di andare con gli amici a Lifford avevano la cena in famiglia a casa, potevano cambiarsi lì se il tempo fosse peggiorato.






















Visti così, entrambi coi capelli rosso-arancio, benchè la tonalità differente, sembravano proprio fratello e sorella.
Di solito era difficile dirlo avendo lei i capelli neri e lui del tipico colore irlandese, solo i tratti del viso sembravano simili, benchè tendessero lei più alla madre e lui al padre, invece per gli occhi, Mìreen aveva l'azzurro chiaro del padre, invece suo fratello uno molto più scuro, più tendente al blu...
Il cielo e il mare d'Irlanda li chiamava la nonna Kathleen.
Lyam si staccò dagli amici salutandoli e raggiungendo la sorella, non sembrava neanche poi tanto imbarazzato di duettare sul palco, temeva ce l'avesse a morte con lei, invece era parecchio allegro, forse in previsione dei festeggiamenti serali.
La sorella gli allungò la metà rimasta di birra e il fratello se la bevve tutta d'un fiato.


<< Perchè hai dei brillantini tutti sulla testa? Non eri già abbastanza Irlandese coi capelli tinti e il vestito verde?>>

<< Ah ah... molto simpatico. No, ho avuto un incontro ravvicinato con un leprecauno assassino di palloncini sputa brillantini, intenzionato a far prendere infarti ai passanti.>>

<< Oook... Sei sicura di volerlo fare?>>

<< Sicurissima!>>

La ragazza sorrideva, ma un leggero tremore aveva tradito la paura mista ad eccitazione che in quel momento le stava facendo battere il cuore a mille.
Il fratello ridacchiò e prendendola per mano, la portò sul palco nel momento in cui chiamarono il loro nome... e pensare che doveva essere lei quella abituata a parlate e a cantare durante le cerimonie davanti alle persone, ma trovarsi su quel palco a lei sconosciuto, con gli amici e colleghi di Londra che potevano passare e sentirla, era tutt'altra cosa.
Mìreen aveva bisogno di tutto il coraggio e l'esuberanza per la quale era conosciuta, così fece un bel respiro e in pochi passi era già davanti al microfono col fratello affianco.


<< Direttamente dall'Irlanda, fratello e sorella ci portano ben due canzoni.
La prima è originaria della contea di Antrim, nel Nord dell'Irlanda, da cui provengono, mentre l'altra ha un significato speciale perchè dedicata ai genitori.
Un plauso a Lyam e Mìreen! >>


Avevano deciso di portare due canzoni quando alla nonna era tornata in mente quella nata proprio nella loro contea ed era un peccato non approfittarne.
Non avevano neanche bisogno di ripassarla, la cantavano ad ogni festa al villaggio e suo fratello doveva accompagnarla solo nel ritornello, sarebbe servita anche a scioglierli dall'imbarazzo e a preparare la voce per quella dopo che richiedeva più concentrazione per andare in perfetta sincronia.




Nei pezzi di sola musica, come succedeva al villaggio durante i festeggiamenti, Mìreen non resistette e si divertì a improvvisare qualche passo intorno al fratello che, anche se rosso dall'imbarazzo, rideva e provava a muoversi, soprattutto nella parte finale, dove si lasciò prendere a braccetto dalla sorella e piroettarono insieme come alle loro feste di paese.
Quando finì la prima canzone, la "paura da palcoscenico" se n'era andata e la giovane rossa era tornata a divertirsi e a saltellare piena di vita e senza timore.

Non ebbero neanche il tempo di godersi gli applausi che partì subito la base per quella dopo, la più importante, fratello e sorella sta volta si girarono per guardarsi negli occhi.
In quel momento non esisteva ne il palco, ne spettatori, ne festa di San Patrizio, erano solo loro due...




Quando finisce la canzone, ci sono i commenti della coppia che canta, purtroppo non ne ho trovata una senza la parte finale, quindi o fermate o aspettate finiscano per farla ripartire, tanto sono brevi... :hedgehog:


Erano solo Mìreen e Lyam, sorella e fratello, che cantavano la canzone dei loro genitori quando il padre era ancora vivo e la loro vita perfetta.
Anche se Lyam ricordava poco di lui, sprazzi di ricordi gli tornavano ogni volta che la cantava con lei: il viso della madre sorridente che con lui in braccio... mentre guardava il marito e cantavano per farlo addormentare... l'una con la mano intrecciata a quella dell'altro... gli occhi persi in quelli del proprio amato e amata.
L'amore che si percepiva dalle loro voci lo cullava la sera, in quella dolce melodia che ogni pensiero triste e negativo lavava via e lo accompagnava in un pacifico e sereno sonno.
I sentimenti che provavano nel cantarla insieme, mano nella mano, come facevano i loro genitori, non potevano esser descritti a parole...
Era un'emozione che faceva palpitare il cuore di entrambi, era un tornare a quei ricordi felici, ma ormai lontani, un tuffo nel passato per lei ancora chiaro, per lui ormai inconscio, ma che li univa nell'affetto che provavano l'uno per l'altra e per i propri genitori, crudelmente separati nel fiore della loro vita insieme.

Quando ebbero finito, non resistettero dall'abbracciarsi, gli occhi lucidi, intanto che il pubblico applaudiva per la loro performance.
Scesero dal palco, lasciando posto ai partecipanti dopo di loro...


<< Grazie deartháir...
Per aver accettato di cantare con me questa canzone. Sei stato bravissimo!>>


= fratellino


<< Non serve che mi ringrazi, alla fine non è stato poi così male dai, mi sono divertito!
Ma aspetta un po' di tempo prima di richiedermelo, 1 o 2 anni, il necessario perchè i miei amici si dimentichino che ho cantato davanti a tutti, prima in gaelico irlandese poi una canzona romantica, con mia sorella.>>


Mìreen gli diede una leggera spinta scherzosa e scoppiarono a ridere entrambi, per poi salutarsi e darsi appuntamento allo stand della Guinness sul tardi, così da andare a casa in Irlanda insieme.

[E ora... Birra e Shopping, la mia accoppiata preferita!]

©himë


// Mi trovate al palco per chi vuole ruolare e ha riconosciuto la mia voce, ma tra qualche post mi sposto :asd:

Edited by LadyShamy90 - 28/3/2019, 12:05
 
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view post Posted on 29/3/2019, 11:17
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All that grows in the skulls of the living are flowers of fear

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In un divertente fiume di parole, Vath, riassunse tutta la sua breve vita: da Hogwarts fino al suo lavoro al Ministero. E cosi' lavorava al Ministero della Magia, eh? Se Ana fosse stata una che credeva al destino, avrebbe quasi pensato che ci fosse la mano del Fato dietro a quell'incontro. Gli sarebbe tornato di certo utile avere conoscenze sparse per i vari dipartimenti.

- Ufficio...CMI? - chiese esitando. - E' da molto che manco dal mondo magico e molte delle abbreviazioni o dei nomi comuni li ho scordati. -

Sperava non si trattasse di un passacarte come un altro. O almeno che fosse un passacarte utile.
Prese il braccio che le veniva offerto e lo segui' nella folla. Sembrava sapere dove trovare della birra, per fortuna. Lo osservo' con la coda dell'occhio. Era di poco piu' basso di lei, ma visto che aveva i tacchi dovevano essere della stessa altezza all'incirca. Camminava sicuro, come se avesse attraversato quelle strade centinaia di volte. E parlava liberamente, forse anche un po' troppo liberamente.

- Molto acuto - aggiunse poi, chinando leggermente il capo nella sua direzione. - E' vero, sono stata Corvonero praticamente una vita fa. Poi pero' ho lasciato il mondo magico per concentrarmi sui miei studi babbani. -

In fretta raggiunsero un banco dove vendevano birra irlandese. Mentalmente tiro' un respiro di sollievo. Non era una grande appassionata di tradizioni, ma era pur sempre una storica, e ci teneva a fare le cose per bene. La celebrazione liturgica era una festa antica, ma la Paddy's Day - la festa nazionale irlandese - era decisamente piu' recente. Nonostante cio' ci teneva a rendere onore ai suoi antenati nel modo corretto, ovvero annaffiando la giornata con almeno una pinta irlandese.

- Una Guinness andra' benissimo. -

Interazione con Vath
 
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view post Posted on 29/3/2019, 17:33
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Nessuno aveva in simpatia Pix il poltergeist, e non c'era di che stupirsi: per quanto ne sapeva Jolene, aveva tormentato generazioni intere di Maghi con i suoi scherzi al limite del crudele. Non aveva mancato di burlarsi anche di lei, a suo tempo. Ricordava ancora che, appena approdata al mondo sorprendente della scuola di Magia, aveva creduto Pix sulla parola quando la aveva messa in guardia dai quadri parlanti. La loro aggressività era risaputa – così sosteneva lui – e se non si stava attenti si rischiava di rimanere senza sopracciglia per la fiammata di un drago irascibile, oppure di venire pizzicati dalle spade appuntite dei cavalieri in armatura. La piccola White aveva avuto il suo bel daffare a mantenersi esattamente al centro dei corridoi anche quando erano più affollati, prima di essere convinta che le tele fossero innocue. Ciò nonostante, Jolene non aveva mai provato nei confronti del poltergeist la stessa insofferenza che la donna sembrava esprimere nelle sue parole.
«Davvero?» Assunse un'aria perplessa quando i folletti vennero tirati in ballo. «Non mi sono mai sembrati dei simpaticoni, ma li ho sempre visti solo da dietro il bancone alla Gringott.» Si domandò che tipo di esperienza potesse avere quella donna, dato che il modo in cui aveva introdotto l'argomento suggeriva che parlasse su basi più solide del sentito dire o di fugaci impressioni. Forse aveva in serbo delle storie sui folletti e sul loro amore per l'oro: in tal caso sperava che gliene avrebbe raccontata qualcuna.
Le due si rivelarono essere davvero delle vecchie conoscenti. I ricordi affiorarono spontaneamente, come richiamati dalla nuova consapevolezza, e Jolene scorse nel volto che le stava dinanzi inconfondibili tracce di una ragazza sui quindici anni, con un singolare amore per lo studio. Il collegamento non sarebbe stato altrettanto immediato se Emilie avesse rinunciato alle proprie lenti: nella mente della rossa esse erano diventate una parte della persona stessa, e non solo perché allora non l'aveva mai vista senza. La montatura coronava perfettamente l'idea di ragazza studiosa, tranquilla, perfettamente diligente e un po' distaccata che la piccola Jolene si era fatta di lei. Nel suo immaginario da undicenne Emilie non sarebbe stata se stessa senza i suoi occhiali e, per mancato approfondimento della conoscenza, quella convinzione era rimasta intoccata dal tempo.
«Hai ragione, adesso ricordo!» Esclamò, illuminandosi d'un tratto e prendendo la mano di Lux tra le sue per scuoterla con eccessivo entusiasmo. «Mi hai salvato la media di Storia della Magia al primo anno.» Era una materia con cui aveva fatto a pugni nel primo tempo, ma l'aiuto di Emilie era stato fondamentale per non farle gettare la spugna. Grazie a lei aveva addirittura visto la bellezza del sedimento della storia, tanto da farne oggetto di uno dei suoi MAGO. Era uno dei motivi per cui serbava un bel ricordo di lei, che dal canto suo aveva avuto a che fare con una ragazzina timida, che rispondeva allo spaesamento rinchiudendosi nelle storie che si portava appresso ovunque, racchiuse tra copertine consunte e pagine ingiallite. «È un piacere rivederti!» Concluse, e probabilmente i cambiamenti che gli anni avevano portato sul suo carattere avrebbero meravigliato l'altra.
Dopo aver condiviso una risata di fronte alla curiosa coincidenza, Jolene annuì alla richiesta di accompagnare Emilie in missione. Non si sarebbe lasciata sfuggire l'occasione di riscoprire quella figura che, oltre ad incuriosirla, le sembrava anche una piacevole compagnia. Pensò che il tempo avesse cambiato anche lei, facendola aprire con maggiore spontaneità agli altri, anche se per il momento non poteva che essere una lettura superficiale.
Si impegnò in uno sguardo scandalizzato quando l'altra rivelò di non amare la birra.
«Oh, questi sono segreti da dire a bassa voce, qui.» Si sforzò di non scoppiare a ridere. «Ma guarda, hanno anche altro. Ad esempio, questo… ciuiecing non sembra male.» Stava guardando uno stand che proponeva piatti orientali. Forse profanava la tradizione Irlandese a spostarsi verso la terra del Sol Levante, ma Jolene sentiva già l'acquolina in bocca ad osservare le semplici pietanze calde che venivano offerte.
«Credi che a tuo papà possa piacere la birra cinese?» Domandò, prima di avvicinarsi definitivamente allo stand. Se anche Emilie non avesse voluto prendere niente da lì, Jolene le avrebbe chiesto gentilmente di accompagnarla, e poi avrebbero potuto dirigersi altrove.
«Ciao.» Sorrise cordialmente alle due figure che si occupavano dello stand, un uomo e una ragazzina che non doveva avere più di tredici anni. «Potrei avere una porzione di jianbing e una Tsingtao, per piacere?»
Jolene White
Infermiera ○ 20 anni ○ Outfit
wanna more? ➙ Hime©


Interazione con Lux; e inauguriamo il Himiko's Taste! :fru:

 
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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Auuuu
Camillo osservò l’orientale, impegnato nella sua delirante sequenza di parole ed azioni, con una punta di divertimento a piegargli gli angoli della bocca. Il signor Fuji-Tora gli aveva dato sin da subito l’impressione di essere un buon socializzatore, un uomo generoso, sebbene tale benevolenza nei confronti del prossimo venisse espressa nelle modalità più assurde. Vederlo afferrare al volo il palloncino, sfuggito dalle mani di un bimbo, per restituirglielo, aveva confermato la sua teoria. “Ayaya” per inciso, non si poteva più sentire, era un meme vecchio. A questo si doveva sommare l’offerta disinteressata di birre e dolciumi. Il tassino, perché così era stato educato, non poteva accettare. Temeva che lo sconosciuto non avesse messo abbastanza droga nelle caramelle che gli aveva allungato o non ne avesse diluita abbastanza nel boccale – un po’ come sarebbe dovuto succedere in discoteca e invece, anche lì, niente. Lo studente, silenziosamente, aveva iniziato ad annuire e negare con cenni evidenti della testa ciò che Issho proponeva, prendendo parte al dialogo con un approccio del tutto passivo. Doveva ammettere, in cuor suo, di non riuscire a seguire adeguatamente il filo logico con cui l’altro tesseva il racconto della sua giornata, congiungendolo alle sue personalissime considerazioni. Era ok. Gli aveva fatto piacere sapere che si stesse divertendo, già dal mattino, ed aveva apprezzato la matrice festaiola che animava il suo spirito. Per quanto riguardava la scimmia, l’olandese si sentiva già a posto: ideologicamente parlando, quella che sedeva sulla sua spalla era una presenza costante nella sua vita quotidiana.
«Non posso, davvero. Sono legalmente obbligato» Mentì «a provare la birra di Himiko. Però, se il piano è quello di tornare a casa barcollando, sono felice di dare una mano».
Lo sguardo dell’olandese si tuffò rapidamente in direzione della sua biondina, mentre il cervello lavorava a pieno regime per capire quale collegamento potesse esserci tra lei e l’Ammiraglio. Fu proprio quando stava per arrivare alla conclusione più ovvia, quella della casualità delle interazioni sociali, che due tizi molesti fino al midollo piovettero dal cielo come un Buondì. La testa scoppiò. Urla, rime e promesse farlocche, ma quella propaganda aveva anche dei difetti! Il moro ed il rosso, appena giunti da quelle parti, si erano inventati una bella strategia per sponsorizzare la bancarella, riuscendo al contempo ad irritare la signorina Bell. Camillo adorava lo stato di alterazione che, carburando, trasformava la sua personalità in un missile a guida infrarossa. L’unica differenza risiedeva nel fatto che, al posto di rilevare le emissioni di calore, puntava dritta verso le idiozie, così da poterne disintegrare la fonte. La osservava, con l’immancabile sorrisetto divertito a scavargli le labbra, mentre le mani fremevano per il desiderio di essere portate alle tempie. Provava un leggero mal di testa.
Una rapido scambio di battute era preceduto all’introduzione di un nuovo personaggio, sbucato direttamente dalla personalissima schiera di amicizie di Casey: il Prosciuttino. Camillo squadrò sorpreso prima la grifondoro, poi l’uomo-affettato, a cui era stato riservato un calorosissimo abbraccio. Provava una discreta invidia nei suoi confronti: con lui non riusciva a lasciarsi andare a dimostrazioni d’affetto spontanee, almeno non in pubblico, mentre con quel salamaccio non si era posta problemi di sorta. Sebbene non avesse riconosciuto nel rosso un potenziale rivale in amore, per ovvie ragioni, quell’assillo spense un po’ lo sguardo dell’olandese, mentre questo ragionava sul fatto che anche a lui sarebbe piaciuto essere strapazzato in quel modo, ma gli era stata riservata solo una pacca sul naso. La crudeltà di un atto così istintivo e genuino faceva più male di un’indifferenza legittimata.
Si prese qualche altro istante per studiare la stravagantissima coppia di burloni. Sebbene il rosso avesse preso parte alla scenetta, qualcosa nella sua espressione gli aveva fatto intendere che non ne fosse lui il diabolico architetto. Breendbergh cercò lo sguardo dell’altro, riconoscendo la possessione demoniaca in corso. Quando era ora di mettere Casey in imbarazzo, sapeva il fatto suo. Probabilmente condividevano una discreta affinità, almeno per quanto riguardava diversi ambiti della loro sfera psicologica. Trarre certe conclusioni non aveva troppo senso, se ne rese immediatamente conto; aveva così poco da cui partire che costruire un profilo dettagliato lo avrebbe sicuramente condotto fuori dai binari. L’istinto, però, gli suggeriva che a grandi linee ci avesse azzeccato
«Va bene, va bene, giovanotti. Mi avete convinto, comprerò qualcosa!».
Il tassino esordì con un’impostazione teatrale, come a voler prendere parte alla recita. Non scherzava, voleva davvero fare un acquisto, ma l’unica spinta ricevuta dai due era quella di sbrigarsi. Avevano creato una buona occasione. Nel mentre si era massaggiato le tempie con forza, mostrando al mondo un’espressione tanto concentrata che pareva gli stesse per partire un raggio laser dagli occhi.
«Ma prima faccio un salto di là e piglio ste birre, datemi 5 minuti».
Crack. E no, non aveva bisogno di fare un tiro dalla pipetta per relazionarsi alla combriccola. Il crack che si era udito pareva quello di una smaterializzazione. Non che fosse un esperto solo perché aveva un patentino in mano, certo, ma quando ne sentiva uno sapeva riconoscerlo. Divagazioni varie ed eventuali a parte, ricevette una mezza conferma di quanto presunto, volgendo l’attenzione in direzione di Casey. Era proprio da lì che era partito quel suono. Si prese un attimo per accertarsi che fosse tutto a norma, la sua bimba pareva un po’ sconvolta, ma in linea teorica non aveva notato nulla fuori posto. Incrociò i suoi occhi e cercò a suo modo di rassicurarla, alzando un mezzo sorriso. Lo avrebbe verificato in un secondo momento, non pareva una questione urgente.
Un cenno della mano ai presenti gli era servito da saluto generico, poi una pacca leggera sulla spalla di Issho aveva richiamato la sua attenzione, prima che lo studente si dileguasse nella folla.
«A fra poco, ragazzone!».

Da Himiko

In un battibaleno, dopo un breve slalom tra la folla, Camillo si ritrovò nei pressi dello stand di Himiko. Non aveva molto tempo a disposizione, ma riuscì comunque a concedersi qualche istante per ammirare il lavoro svolto dal ristorante. Apprezzava il fatto che avessero dato la possibilità di fermarsi a mangiare ai tavoli a chiunque avesse voluto gustarsi comodamente le pietanze preparate dal cuoco. Conservava un ricordo piacevole delle prelibatezze assaggiate, quindi rimuginò sul fatto di prendersi Casey, Issho, il prosciuttino ed il suo amico e piazzarli comodi in loco per un’abbuffata in compagnia. Sul piano pratico non risultava possibile, ma anche a lui era concesso sognare!
L’olandese si avvicinò frontalmente alla garzona di turno, rispettando il suo turno nella fila. Poi, una volta che questo fosse giunto, si sarebbe finalmente espresso.
«Heilà! Adoro come vi siete organizzati. Non mi aspettavo che un locale orientale potesse integrarsi così bene in una celebrazione tipicamente irlandese, invece mi avete piacevolmente sorpreso».
Non c’era malizia nelle sue parole, sentenziò senza badare alla connotazione pregiudizievole delle sue considerazioni. Amava il ristorante che possedeva quello stand, anche se non era un cliente abituale, già alla sua prima visita ne era rimasto completamente affascinato. Indicò le decorazioni, gli origami in particolare, per stemperare la sua uscita, poi proseguì.
«Aaaadognimodo, prendo 5 birre e due shot del superalcolico, per favore!».
Posò le monete sul tavolo, impilate in modo che fosse facile raccoglierle e contarle.
Le birre per gli amici, gli shot erano per lui. Con molta probabilità lo avrebbero aiutato a sopportare la folla e la stravagante coppia che dal palco si esponeva in quell’assurda performance canora. Non capiva nulla.




Ciao Gwen :abbraccio:
Prendo 5 birre e due shot!

 
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St. Patrick's
Fair
Capitolo IV
Vath Remar
28
Purosangue
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Acero, pelle di Runespoor.
Ex Serpeverde
Legilimens Apprendista
«La conoscenza
è potere.»

La donna al proprio fianco era particolarmente taciturna. Con la coda dell'occhio Vath la studiava senza dar modo all'altra di scoprirlo. Ana era alta tanto quanto lui, slanciata e snella poté notare come, sotto la parrucca verde, ci fosse una capigliatura color platino. «Perdonami, Cooperazione Magica Internazionale.» Un lieve sorriso e avrebbe posto le proprie iridi color acqua marina su di lei. «Grazie.» Un lieve cenno con il capo avrebbe rimarcato quei ringraziamenti. «Molti maghi si stupiscono di ciò che sono in grado di fare i babbani senza magia. Eppure, ci sono menti aperte che, come te e me, cercano di comprenderli. Io mi son più che altro focalizzato sulla loro storia, la loro tecnologia e li ho comparati alla nostra. Sono interessanti sotto un certo punto di vista.» La guardò nuovamente negli occhi e, una volta che espresse la propria preferenza, si sarebbe voltato verso il commesso dicendogli. «Allora, in totale, una Murphy's e due Guinness.» Il tutto fu fatto estraendo alcune decine di Falci. Solo quando ebbe i due boccali Vath alzò quello contenente la scura. «All'Irlanda e agli irlandesi.» Proprio mentre faceva quel brindisi il suo sguardo si fissò sul palco dove i fratelli Fiachran stavano per esibirsi, Mìreen non si era tinta la chioma di verde come aveva pronosticato Vath. Il verde abito rispettava la tradizione di San Patrizio mentre la ragazza per i capelli aveva scelto un rosso arancio. Stava proprio bene, Vath dovette ammetterlo, Mìreen aveva avuto una splendida idea ad accostare quei colori per la festa irlandese. Si distrasse quel tanto per poterla ascoltare duettare con Lyam che Vath aveva conosciuto alla commemorazione ad Hogwarts e, più in dettaglio, alla festa di capodanno a casa del padre di Lia. La prima canzone non la capì, non ne comprendeva le parole, ma la sua melodia ritmata trasmetteva allegria e voglia di ballare proprio come l'amica faceva durante i vari intermezzi musicali. Il piede di Vath si alzava ed abbassava ritmicamente, seguendo la musica. Una volta che Mìreen ebbe finito di cantare in gaelico Vath prese un sorso di birra e ritornando con lo sguardo su Ana le disse. «Ho trovato la mia amica!» Cennò verso il palco con il capo e aggiunse. «Andiamo ad ascoltarla, sono sicuro che ti piacerà!» Vath avrebbe cercato di avvicinarsi il più possibile al palco facendosi strada tra i vari passanti salvando le birre da una rovinosa caduta a terra e, eventualmente, creare un passaggio con il proprio corpo per Ana se lo avesse seguito per sentire la seconda canzone cantata dai due fratelli. Il nuovo pezzo che Mìreen cantò assieme al fratello il ventottenne la conosceva, aveva quel che di romantico che aveva fatto breccia anche nel suo cuore. Sorrise e, se Mìreen avesse guardato nella sua direzione, avrebbe cercato di farsi notare da lei. Una volta terminata la canzone si sarebbe fatto largo nella calca per raggiungerla dalla scaletta dove sarebbe scesa.

//Interazione con Ana Croft. Nota Mìreen, la sente cantare assieme al fratello e si avvicina al palco per la seconda performance.

Narrato ~ «Parlato» ~ “Pensato”
PS:224/224 ~ PC:151 ~ PM:155 ~ PE:29,5

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Edited by Vath Remar - 29/3/2019, 22:27
 
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O si, certo... Avrebbe sorriso e risposto alla ragazza che cercava di sviare discorsi piu' particolari a favore di una generalizzazione del tutto e un divertente e colto riferimento ad Ambipom. Il giapponese lascio' che la discussione andasse cosi' come i due giovani avrebbero deciso di impostarla, adattandosi ai loro modi; fu la intrigante affermazione sull'alcool di quel ragazzo a farlo evidentemente rider maggiormente, negando al giapponese l'accettazione delle bevande e dei dolciumi al contempo. Shonen... ammoni', cercando di fare il serio nonostante fosse evidente il suo troppo furore e divertimento interno: hai un'ottima educazione e senso del rispetto - sorrise, tradendosi - ma se avessi voluto farti qualcosa ti sarebbe gia' arrivato un ``moko`` in bocca. Tento' un approccio molto poco formale, piu' giovanile e con un riferimento alla cultura pop della terra del sol levante e che di diritti d'autore faceva poca considerazione in quella scena precisa. Ammicco', mentre rimaneva li' a godersi qualche altra diavoleria zuccherina e studiando i due nei loro modi di fare e interagire. Sembrava tutto procedere nella massima tranquillita' disturbata dal Fujitora, finche'...urla, rime e confusione cantilenante fecero capolino in quello stand. NANI?! Spontaneamente esclamo' il ribattezzato ``Ragazzone``. Benche' osservando gli occhi furiosi di lei e incerti di lui non avesse potuto coglierne l'esatta origine e modalita', al giapponese venne a far visita un piccolo brivido che piu' di incubo era tinto di sopportazione. Aaaaaarr, Seifu inu (cani del governo). Avrebbe mormorato raucamente fra se' e se' con fare disturbato. Tutto poteva aspettarsi, tranne di esser rovinato la giornata da uno dei due tizi appena riconosciuto. Mr. Pisciottu, Mr. Aka...sollevo' quel boccale amaro che esprimeva perfettamente la sua indole attuale, mentre lascio' che poi venisse preso e offerto ai due che di spettacolo tinsero quella ``bancarella``. In qualche modo cerco' di intromettersi nella scena anche Camillo, ma non attenziono' piu' di tanto lo sguardo su questi due perche' frustato dalla presenza dell'italiano. Se da una parte, opportuno contrappeso, poteva esser rappresentato da Mr. Weiss - che dall'ultimo incontro ricordava aver un buon rapporto con il collega degli antimago - dall'altro non poteva che provare rancore verso i modi di fare e pensare dell'altro ``animale``....si, questo era per il giapponese quell'uomo moro: un frustato e anarchico dipendente di un ministero che non aspettava altro che il casino per proliferare con i propri insani modi di fare in preda ai fumi sociali misti a alcool e solo divertimento. Non gli era mai piaciuto.... l'incontro a casa Remar e le scenate con una sua collega, nonche' le vaghe e infondate parole contro il preside della scuola in occasione del cerimoniale delle ceneri, lo avevano fatto predisporre nella maniera piu' guerrigliera nel suo rapporto. Doveva pensare ad altro e al massimo puntare a una discussione col rosso, per evitare di incrociar troppo le asce di guerra discorsive con l'altro....fu distratto per una manciata di secondi da uno ``Scratch``. Mmmmm... ne cerco' la fonte, ma nulla. Sordo e muto il circondario brevemente e lestamente perforato dal suono. Solo uno sguardo rivolto alla signorina Bell visibilmente pensierosa, per chi o cosa non si sapeva. Non poteva attribuire la questione alla scenata dei due, visto che sembrava averli gia' conosciuti, per lo meno, sicuramente il rosso che gia' con il nomignolo scoperto avrebbe voluto nasconder la dignita' istituzionale sotto metri e metri di terra...quel giorno il ministero sotto tanti punti di vista, non poteva vantare una grande e orgogliosa ideologia, complice lo stesso giapponese probabilmente, ma...a un certo punto, tutti dovevano festeggiar. Mr. prosciutto...sorrise, anche se non celava ancora il fastidio verso l'italiano adocchiato in maniera pessima. Credo che la vostra arte commerciale possa servire anche agli altri stand; non ritengo giusto che solo Magie Sinister ne abbia avuto utilita' e giovamento...il trattamento deve esser uguale per tutti. Cerco' con la testa di far cenno a Weiss di allontanarsi col collega da un'altra parte; eventuali spiegazioni sarebbero giunte in seduta interrogatorio con lo stesso auror che sapeva un giorno sarebbe tornato sulla falsa riga del primo incontro. In tutto cio', senti' qualcuno dargli una pacca sulla spalla; Mr. Camillo si era dileguato alla ricerca delle fonti piu' attendibili per sane e rispettate bevute. Non pote' che ulteriormente rimanere divertito, cercando di immortalare il momento con la stessa Grifondoro. E' davvero un bravo ragazzo... Sarebbe rimasto vago, mentre l'avrebbe fissata curioso portando alla bocca un'altra schifezza, poggiato coi gomiti sul bancone dello stand e tentando di non porre piu' attenzione al duo sopraggiunto.

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view post Posted on 1/4/2019, 09:53
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*Cooperazione Magica Internazionale, molto bene. Non utile nell'immediato ma sempre meglio di niente*, si ritrovo' a pensare.
Preferi' non commentare quello che ritenne il tipico discorso standard da supremazista magico. Lei che era nata con i piedi in due mondi differenti aveva il privilegio di poter capire perfettamente le differenze tra il mondo babbano e il mondo magico, ma soprattutto le carenze di entrambi. I maghi partivano dal presupposto sbagliato che la magia fosse indispensabile, e ridacchiavano della tecnologica babbana, ma Ana era abbastanza convinta che quelli piu' avanzati fossero i babbani. I non-maghi avevano riempito i vuoti lasciati dall'assenza della magia in modi che un mago non avrebbe mai potuto comprendere, ed erano andati molto oltre.
Il mondo magico, d'altro canto, era gia' da un po' che era fermo allo stesso punto.
Il poter trasfigurare oggetti e spostarsi con il pensiero non lo rendeva superiore.
Prese la birra che le porgeva con un sorriso e rispose al brindisi, guardandolo negli occhi come consuetudine voleva.


- Agli irlandesi e alla loro birra - aggiunse divertita.

Segui' lo sguardo di Vath verso il palco, dove una coppia stava cantando. Erano a meta' di una canzone a cui non aveva prestato attenzione, ma che conosceva. La seconda canzone era piu' lenta, un po' troppo per i suoi gusti e per quella festivita' allegra, ma comunque molto bella. Le voci dei due si univano divinamente.
L'esclamazione entusiasta di Vath la distrasse, e sposto' ripetutamente lo sguardo tra lui e il palco.
Quella era la sua amica? Come diavolo aveva fatto a confonderle?
Per quanto avesse gia' raggiunto la sua quota settimanale di attivita' sociali non disdegno' ulteriore compagnia, percio' proteggendo con il suo corpo la sua birra si affretto' a seguirlo verso il palco. La ragazza sembrava appena uscita da Hogwarts, e il suo compagno non sembrava avesse l'eta' per sostenere i suoi esami Gufo. Si senti' quasi anziana a confronto ma segui' comunque Vath.


*La compagnia dei giovani rende giovani dentro*, si prese in giro mentalmente.

//Interazione con Vath, e Mireen se mi degna :fru:
 
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view post Posted on 1/4/2019, 23:54
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Mireen Fiachran

25 anniP. ANTIMAGO
Sangue BANSHEEEx-Grifondoro
Scheda PG




Mìreen aveva appena salutato il fratello e fatto pochi passi quando intravide con la coda dell'occhio una persona a lei ben conosciuta comparire dalla folla.
Vath Remar la stava guardando sorridendo, la faccia era quella di chi aveva ascoltato il loro duetto e non vedeva di commentarlo... Si schiaffò in faccia un enorme sorriso e fingendo di non esser minimamente preoccupata che qualcuno dei suoi amici-colleghi di Londra l'avesse sentita cantare, come temeva, andò nella sua direzione.


<< Bene bene... Cosa ci fai qui in "terra straniera"?
Perchè Sì, oggi al Villaggio di Hogsmeade si festeggia il Saint Patrick's Day, quindi è momentaneamente diventato territorio Irlandese...
- si avvicinò a lui con sguardo provocante e aggiunse divertita - ...ciò significa che te, caro inglesino, sei nel MIO territorio. Stai attento...>>

Ringraziò per la Guinness che le stava offrendo e ne bevve un sorso, rendendosi conto solo in quel momento di quanto la gola le fosse diventata secca con tutto quel cantare.
Notò affianco a lui una donna a cui non aveva prestato attenzione, credendola una passante, ma essendosi fermata lì con loro da quando avevano iniziato a conversare, ipotizzò non fosse una casualità e questa volta non aveva neanche un colore di capelli stravagante, erano di un rosso irlandese normalissimo... Invece quello verde della donna affianco al ministeriale, la fece sorridere, allora non era l'unica a tingersi i capelli di colori stravaganti, strano che non l'avesse già vista in giro, o era tornata a Londra da poco, o forse era la prima volta che osava un colore così particolare.


<< Vath, non mi presenti la tua amica?>> allungò una mano verso di lei sperando che gliela stringesse e disse presentandosi:

<< Piacere di conoscerla. Mi chiamo Mìreen Fiachran e credo si sia capito che sono irlandese e amica, nonchè collega, di questo damerino che si veste elegante pure ad una delle feste più conosciute in cui regna ebrezza, divertimento, e canzoni cantate insieme ad amici e sconosciuti.>>

Ridacchiò mentre lanciava un'occhiata loquace al look di Vath, poi gli prese rapida la birra che aveva in mano e l'assaggiò, dando un piccolo sorso e fregandosene se già l'aveva bevuta anche lui, poi gliela restituì sorridendo...

<< Buona, ma preferisco la mia Guinness. Vuoi? >> gliela avvicinò nel caso ne volesse un assaggio, se ricordava bene le aveva detto alla cena di parecchio tempo fa' di averla già bevuta, ma preferiva altre tipologie di birre.

<< Non so voi, ma io ho prelevato un po' di galeoni e ho qualche spesuccia da fare, sarei felicissima se mi accompagnaste.
La mia prima tappa è qui vicina al palco, allo stand dello Zuffolo.
Voglio comprare l'album della band che ha suonato poco fa', prima del karaoke, che devo dire non erano niente male, e scommetto piacerebbe un sacco a mio fratello.>>


Fece alcuni passi per allontanarsi dal palco, per poi girarsi con una piroetta indietro e controllare che la stessero seguendo, se l'avessero fatto, si sarebbe avvicinata alla donna coi capelli verdi per chiederle curiosa:

<< Lei di dov'è? Posso darle del "Tu"? Che scuola ha fatto e in che casata era?
Io sono ex-Grifondoro, ma sono più piccola di Vath di 2-3 anni.>>


©himë


Interagisce con Vath e con Ana. Va in direzione dello Zuffolo.
// Azioni autoconclusive concordate col player in separata sede.


Edited by LadyShamy90 - 5/4/2019, 17:09
 
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Capitolo V
Vath Remar
28
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Dip. Ministeriale V° Livello C.M.I.
Acero, pelle di Runespoor.
Ex Serpeverde
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«La conoscenza
è potere.»

Quando Mìreen lo notò sorrise e Vath poté forse percepire come lei fosse felice nel vederlo lì. Quando la venticinquenne arrivò vicina a lui Vath non poté trattenersi dallo sfoggiare un sorrisetto di chi la sapeva lunga. «Non sapevo che tra gli agenti Antimago si nascondesse una novella Enya.» Le avrebbe detto passandole la Guinness, il suo era il chiaro intento di complimentarsi con lei per le due esibizioni, ma in special modo per la prima canzone. Poi, al suo dire, Vath le fece un occhiolino avvicinandosi all'orecchio di lei, non voleva scatenare la folla con argomenti pro o contro l'indipendenza Irlandese, sussurrandole. «Mi stupisce che non lo immagini, come membro della Cooperazione Magica Internazionale sono qui a negoziare i termini per riavere Hogsmeade in ostaggio di voi irlandesi. È lei la mia controparte Irlandese in questa trattativa miss Fiachran?» Una leggera risata avrebbe contornato quella piccola ed innocente burla. «In effetti...» Esordì voltandosi verso Ana e, con la mano libera, fece cenno verso di lei. «L'ho conosciuta a causa della tua abitudine di tingerti i capelli, di schiena credevo che fossi tu. Non pensavo che per oggi avessi optato per un sobrio rosso. Ti presento Ana Croft è rientrata da poco, da ciò che ho capito, nel mondo mondo magico.» Solo quando lei commentò il suo look Vath si portò la mano libera al petto recitando un espressione di dolore. «Suvvia, questo damerino ha dei sentimenti e poi, che male c'è ad essere eleganti?» Le disse fintamente risentito, ma subito dopo contrattaccò rispolverando una vecchia faida. «Sei solo invidiosa del fatto che oggi posso sfoggiare senza problemi i colori della mia ex Casata.» Gli piaceva battibeccare su cose stupide una volta tanto e Mìreen gliene offriva sempre l'occasione. La vecchia rivalità tra Grifondoro e Serpeverde si faceva sentire spesso assieme a lei e, a differenza di altri rosso-oro, aveva l'onestà intellettuale di saper stare allo scherzo o accettare una battuta. Prese un sorso della sua scura e, per farla assaggiare a Mìreen, le offri il boccale. «Ti ringrazio.» Prese un sorso della Guinness e gliela restituì. «Preferisco la mia, se noti è più leggera e amara della tua e il suo gusto richiama quello del caramello e del malto anche se io a volte sento anche il cioccolato al latte.» La rossa venticinquenne espresse la volontà di andare da "Lo Zufolo" e a Vath gli parve una fortunata coincidenza. Rise e disse in modo da farsi sentire da entrambe. «Va bene, anche io ero intenzionato ad acquistarlo, in più dovrei parlare ad Oliver a riguardo del piano che ho comprato quasi un paio di anni fa. Tu vieni Ana?» Si sarebbe voltato verso la trentacinquenne e, se avesse espresso l'intenzione di seguirli si sarebbe avviato seguendo Mìreen verso lo stand del giovane Caposcuola Grifondoro.

//Interazione con Ana Croft e Mìreen.

Narrato ~ «Parlato» ~ “Pensato”
PS:224/224 ~ PC:151 ~ PM:155 ~ PE:29,5

code © by Vath Remar


 
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view post Posted on 2/4/2019, 19:03
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Emilie Lux
Wilkinson
«Know the explanation of everything, know why it starts, why it ends, why it is.»

► Scheda ► 24 Anni ► Disoccupata ► Ex-Corvonero

Forse era stata fin troppo asciutta nel parlare di Pix il poltergeist, ma non aveva mai avuto una certa simpatia per gli spiriti. Fin da bambina le incutevano timore e ad Hogwarts non faceva altro che evitarli. In particolare il dispettoso poltergeist non aveva mai ottenuto le simpatie della Wilkinson. Era rumoroso, fastidioso. Non era infrequente che Pix disturbasse il luogo più sacro e silenzioso del Castello: La biblioteca. Si divertiva a far cadere pesanti tomi sulle teste degli studenti ed una volta la stessa Emilie aveva trascorso un fine settimana in infermeria per qualche burla di cattivo gusto. Per non parlare poi di come il poltergeist si divertisse a mettere in disordine i suoi appunti o spostare rumorosamente la scala mobile.

Abbozzò un sorriso alla perplessità di Jolene. Pochi erano a conoscenza di quanto potessero essere fastidiosi e petulanti i folletti in merito ai galeoni. Aveva imparato ad apprezzarli e tollerarli nei suoi anni trascorsi alla Gringotts di Giza. Tutto sommato erano degli ottimi alleati. La storia insegnava che erano più preziosi come amichi che come nemici. - Impossibile sottrarre una proprietà ad un Goblin. Anche dopo aver acquistato un oggetto o un’arma magica di fattura goblin il proprietario resterà sempre il folletto che l’ha forgiata. - Era un po' come una sorta di prestito, un concetto molto diverso dal tradizionale commercio. Tutto ciò che veniva creato dalle mani dei folletti restava indissolubilmente legato ad esse. - Ho lavorato con loro per alcuni anni come spezzaincantesimi. Ho imparato a conoscerli molto bene in Egitto. - Sorrise. Tutto sommato era cresciuta molto sotto l’ala dei goblin, più di quanto sperava.

Si sentì stringere le mani con entusiasmo. Abbassò appena lo sguardo verso gli intrecci delle loro mani, riscoprendo negli occhi dell’altra un ricordo che diventava sempre più nitido e piacevole. Non pensava di aver lasciato un bel ricordo in nessuno dei suoi ex-compagni di corso. Troppo distaccata, troppo ermetica ed interessata alla lettura. Amava perdersi nel dedalo di libri che la biblioteca offriva, senza sentire la necessità di seguire il filo di Arianna per uscirne. - Il piacere è tutto mio! - Di riflesso strinse le mani della ex-compagna di Casa. Riuscì a nascondere l’imbarazzo, provocato dall’improvvisa e piacevole reazione di Jolene. Tirò in su le labbra, indecisa se lasciarsi andare ad un libero sorriso oppure non abbassare la guardia. Negli occhi della White non rivedeva più l’undicenne spaventata e confusa a cui aveva dato qualche ripetizione in Storia della Magia. Sembrava quasi che dal loro primo incontro fosse cambiata più la White che lei. - Sei… - Cercò di trovare il termine giusto. Diversa? - … cresciuta. - Quasi non l’aveva riconosciuta. Si vergognò per non aver trovato una parola migliore. Si morse il labbro inferiore ed abbassò impercettibilmente li sguardo. Non sapeva mai come comportarsi, bloccata nei suoi schemi, nella consuetudine del suo essere. Era come portare con sé una corazza. Fortuna che Jolene era molto più loquace e propositiva della Wilkinson. Ciò la spronò ad accompagnarla verso gli stand.

La saliva quasi le andò di traverso quando la White le fece notare di aver proferito quella blasfemia con troppa leggerezza. Forse non andava nemmeno sussurrato. La Festa di San Patrizio sembrava l’occasione perfetta per alzare il gomito e lasciar uscire la parte più leggera di sé. Purtroppo non guardava di buon occhio gli uomini che andavano urlando per le bancarelle già brilli, oppure le chiassose performance canore che si alternavano sul palco. Forse era nel posto meno indicato per lei. Ma forse aveva trovato la persona giusta con cui trascorrere quel tempo. - Non ho mai visitato i paesi orientali sai? E non mi è capitato spesso di assaggiare i loro piatti tipici. - Lei si nutriva della cultura dei popoli non assaggiando i loro piatti, ma immergendosi in una buona lettura sulla loro storia. Abbozzò un sorriso. Forse non stava dando una buona immagine di sé.
- Ha espressamente chiesto una Guinness. - Precisò sollevando le spalle. Nonostante non avesse intenzione di ordinare nulla dallo stand orientale la Wilkinson accompagnò volentieri la ragazza. La ragazza individuò un venditore di piatti tipici irlandesi. Il profumo fu davvero invitante e la Wilkinson sfiorò con la mano la spalla della White per attirare la sua attenzione. - Vado a compare qualcosa anche io. Penso di occupare quel posto lì, dopo raggiungimi. - Con l’indice mostrò il primo di una lunga serie di tavoli in legno con due grosse panche, che ospitavano intere famiglie magiche.

Con la promessa di rincontrarsi la Wilkinson si avvicinò allo stand con i piatti tipici irlandesi. Un cuoco con grembiule verde ed un cappello a forma di quadrifoglio si apprestava ad accontentare i vari clienti, affiancato dalla cassiera che prendeva ordinazioni e smistava le varie richieste. Si mise in fila e non dovette attendere molto. Il servizio era veloce e quando Emilie fu davanti al bancone osservò con curiosità tutto ciò che la cucina irlandese aveva da offrire. - Salve! - Non staccò lo sguardo dal bancone. Le mano massaggiavano il mento ancora indecisa. - Una porzione di Crisp Sandwich. - Quando la cassiera le mostrò le infinite varietà di birra e sidro che offrivano la Wilkinson sollevò una mano per placare quella carrellata di nomi. - Va benissimo un calice di acquaviola, grazie! - Ignorò il cenno di disapprovazione della donna. Con tanta birra perché scegliere una bibita che poteva assaggiare anche nel più comune pub magico di Londra?

Frugò nelle tasche, sollevando con l’indice gli occhiali sul naso, e recuperò qualche moneta per pagare la donna. Poco dopo il paffuto cuoco dai lunghi baffi rossicci le consegnò il vassoio con le sue ordinazioni. Come promesso a Jolene la ex-corvonero occupò il tavolo ed attese il ritorno della ragazza.

 
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view post Posted on 3/4/2019, 14:06
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
☘ Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 27 anni ☘ St. Patrick Day


Iniziò ad immaginarsi mentre correva come un pazzo tra la calca di persone, maledicendosi nell’aver seguito Maurizio in quella folle impresa ed evitando così di incorrere nelle ire della Bell, munita di scopa e mulinandola in aria nel disperato tentativo di spaccargliela sulla sua testa bacata. Invece, accadde ben altro…
Lo slancio affettivo che Casey riservò al rosso, lo lasciò letteralmente senza fiato: percepì quelle esili braccia avvinghiarsi come un koala ad una pianta di eucalipto, con una forza inaudita che per Aiden fu davvero sorprendente. Si domandò se quella testolina bionda facesse palestra o se semplicemente facesse uso di steroidi, perché non seppe spiegarsi come fosse riuscita a strizzare la sua sacra tartaruga privandolo del respiro, mentre la pelle - già piuttosto arrossata - divenne di un rosso più acceso. «Casey....» rantolò. «Non c’è bisogno delle mani di scimmia mummificate...» Implicitamente, senza rendersene pienamente conto a seguito dello scarso apporto di ossigeno al cervello, Aiden considerò Casey molto più efficiente di quelle schifezze oscure - che avrebbe provveduto a far togliere a Sinister in quattro e quattr'otto! - oltre che più affettuosa.
Non passò molto che la ragazza lo mollò per poterlo squadrare meglio, assieme al proprio complice. «Non so cosa sia Little Italy ma è stato troppo elettrizzante!» esclamò tutto d’un fiato, un sorriso accattivante stampato sulla faccia, per poi puntare il dito contro Maurizio mentre ridacchiava da sotto i baffi. «Pensa, ho pure convinto me stesso a comprare qualcosa!» E si mise le mani sui fianchi mentre sfoggiava lo sguardo più affascinante che avesse nel proprio repertorio, ma ne uscì qualcosa di decisamente troppo comico, specialmente quando mosse le sopracciglia.
La sensazione di essere osservato non solo da KC ma da altre persone nei paraggi si fece più pesante, tant’è che il rosso volse appena il capo verso il ragazzo (Camillo) decisamente più alto di Casey. Non lo aveva mai visto prima d’ora e si domandò come mai lo stesse fissando con così tanta intensità: aveva detto o fatto qualcosa di male? Stava disapprovando la scenetta partorita con Maurizio? Era a causa dello slancio emotivo di KC nei suoi riguardi? Se quell’ultima ipotesi fosse stata la vera ragione di quella serie di sguardi, Aiden avrebbe riso di gusto molto volentieri, specialmente in virtù del fatto che Casey poteva essere più paragonata ad una sorellina minore o ad una figlia piuttosto che ad altro.
«Aye!» esclamò con entusiasmo all’idea di una bella bevuta di gruppo. Gli era bastato udire la parola “birra” per provare stima per quel ragazzo: a San Patrizio si doveva bere e se lo si faceva in compagnia era decisamente meglio. «E’ così che si parla!»
Il saluto che però il giovane pronunciò non fu diretto a lui, ma ad un altro. Fu solo in quel momento che si rese conto della presenza di una persona a lui familiare e con cui aveva già avuto modo di parlare, l’outfit inconfondibile ma che in mezzo a tutta quella calca di persone non era saltato subito all’occhio; Issho Fuji-Tora, infatti, gli stava fissando ma rimase perplesso quando notò una strana espressione sul viso dell’asiatico quando intercettò la figura di Maurizio. Tirò su col naso e fece una scrollata di spalle, non volendo assolutamente dire nulla a riguardo. Non voleva assolutamente palesare di conoscere il Giapponese, perciò fece in modo che quel “Mr. Aka” venisse interpretato come un “Signor Sconosciuto”.
«Ah, buongiorno signore!» lo salutò con un piccolo inchino. «Le piace la fiera?» Cortese e ben educato, cercò di intavolare una piccola conversazione affinché la quiete calma e gioiosa potesse rimanere tale e quale.
Non si accorse che Casey si era allontanata, finché il suono tipico di una Smaterializzazione risuonò secco, ma ovattato per via del cicaleccio della folla, nelle sue orecchie. Alzò appena un sopracciglio e si guardò in giro, finché l’attenzione non tornò su Issho. Sorrise affabile all’uomo, capendo di doversi portare dietro Maurizio. «Ma certo! Ho intenzione di fare un salto tra i vari stand prima di ubriacarmi pesantemente e cantare sul palco! Ora però mi servirebbe Casey per...» La frase si interruppe, cercando la ragazza con lo sguardo, per poi sventolarle davanti uno dei Mantelli Leprecaunici della Disillusione. «Pronto? Terra chiama Casey: Aiden ha bisogno di te!» Dopo di che le sorrise furbescamente. «Allora fanciullina, quel ragazzo di prima è...» Lasciò volutamente la frase in sospeso, facendole capire con il proprio sguardo dove volesse andare a parare: voleva infatti stuzzicare la ragazza insinuando che il ragazzo che lo aveva fissato, prima di dileguarsi a prendere le birre, fosse il suo fidanzatino. Nel mentre le allungò l’articolo. «Mi fai lo sconto abbraccio? Magari senza soffocamento… Diavolo, ma che ti danno da mangiare gli elfi della scuola?»



Un Mantellino per me KCbella :fru:
Chiedo venia se nel caso ho dimenticato delle cose.

Interazioni con KC, Millino, Issho e Maurì.

 
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view post Posted on 4/4/2019, 15:43
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All that grows in the skulls of the living are flowers of fear

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Histra caput mundi

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All'improvviso, le torno' alla mente il perche' in genere preferisse il silenzio della solitudine: la gente aveva la pessima abitudine di parlare troppo. Ma si sa, l'uomo e' un animale sociale, e pure lei, nonostante fosse una mezza eremita, ogni tanto aveva bisogno di un minimo di contatti sociali. Tra Vath e la rossa Mireen, pero', avrebbe riempito la quota di relazioni umane fino al prossimo Natale.

- Ana Croft - si presento' nuovamente, stringendo la mano che la ragazza le porgeva. - Nata e cresciuta a Londra, percio' sono un'imbucata pure io - menti' con naturalezza.

Ripeteva quella bugia da quando aveva iniziato a parlare, percio' per lei era quasi la verita'. Era nata e cresciuta a Londra, ma poteva chiedere a uno qualsiasi dei suoi due genitori ed entrambi avrebbero protestato che non c'era una goccia di sangue inglese nelle sue vene. Ma mentire era la sua specialita', e neanche un test della verita' se ne sarebbe accorto.


Hogwarts, fiera Corvonero, classe molto vecchia, ma non cosi' vecchia da richiedere il "lei". - aggiunse poi con un sorriso divertito.

Nonostante l'entusiasmo, o forse proprio per quello, provo' un'immediata simpatia per quella giovane donna. E la serata si stava rivelando ricca di sorprese. Chi l'avrebbe mai detto che ad una festa irlandese in Scozia avrebbe incrociato mezzo Ministero della Magia?

- Visto che rischio di rompermi una caviglia se bevo un bicchiere di troppo, mi sento in dovere di difendere la sua scelta di abbigliamento -disse dando a Vath una pacca sulla spalla. - Pero' sono daccordo con Mireen - posso chiamarti Mireen? - La vita e' troppo breve per un solo colore di capelli, per di piu' noioso. Mi piace molto il rosso. -

Bevve un sorso dal bicchiere ancora intollerabilmente quasi pieno. Sua madre l'avrebbe presa a calci, se l'avesse vista. Non aveva mai vissuto in Irlanda ma "il sangue e' sangue, e le tradizioni sono tradizioni", come ripeteva fino alla nausea, e quella tradizione in particolare richiedeva di consumare almeno il proprio peso in pura birra irlandese. Riuscire a tornare a casa sulle proprie gambe era facoltativo.

- Mi piace ficcare il naso in giro - disse, decidendo di seguirli.

// Interazione con Vath e Mireen
 
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view post Posted on 4/4/2019, 17:48
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nieranth
Susan Gwen
12 anni

Himiko's price$←



Più tempo passava e più la piccola Tassorosso si chiedeva per quale assurda ragione un locale che non aveva nulla a che fare con la festa in corso, avesse deciso di parteciparvi. E non perché se ne stava lì con le mani in mano a sperare che qualcuno li considerasse, magari! Evidentemente il richiamo del cibo era indipendente dall'evento in corso, oppure erano le mille movenze dell'esile chef ad attirare clienti. Nessuno si sarebbe mai aspettato che un uomo così mingherlino e gracile potesse utilizzare coltelli e bacchette cinesi in quel modo: la sua era come una danza tra lui e il bancone. Chiunque si fermava a curiosare, anche solo per capire cosa proponesse lo stand, rimaneva rapito dai movimenti a volte sinuosi e a volte ferrei del cuoco. E anche Gwen, doveva ammetterlo, spesso si distraeva a guardarlo emozionata; si distraeva per pochi attimi, prima di ritornare a concentrarsi sul lavoro. Qualche volta era lo chef stesso che le sorrideva divertito e le indicava con gli occhi i clienti da servire.

Quel giorno non era come al ristorante, non c'erano ordini da prendere e portare in cucina, i clienti chiedevano direttamente a lei o allo chef: "quello che ha appena finito di preparare!" Oppure indicando la pietanza: "quello lì", evitando così di pronunciarne il nome. Di conseguenza era molto meno stancante che fare avanti e indietro in continuazione. Si spostava soltanto per ripulire i tavoli e soprattutto per riempire gli spazi vuoti lasciati dagli origami nei centrotavola: ne scompariva sempre qualcuno, sia richiesto con garbo che trafugato con gioia. Ormai Gwen aveva imparato i passaggi di quei fiori a memoria e nei momenti di quiete si divertiva a ricolmare i vuoti lasciati nei vasi.
Era appena andata via una formosa signora con una porzione di you tiao, quando le sue spalle lasciarono il posto ad una figura delicata (Jolene), la carnagione cerea risaltava in una cornice di capelli rossi e con un sorriso gentile accompagnò un saluto amichevole. «Benvenuta da Himiko's!» Rispose prontamente la giovane strega, mentre lo chef si divertiva con un cliente curioso e alquanto invadente. Gwen aveva faticato tanto ad imparare i termini orientali più semplici per salutare i clienti, ma quel giorno si era imposta di non utilizzarne nessuno, per cercare di rimanere il più possibile -paradossalmente- in tema irlandese. La giovane donna non esitò un attimo nell'esporre la sua richiesta e questo non faceva che facilitare il compito dell'aiutante. «Subito!» Sorrise in risposta e si voltò verso il bancone frigorifero in cui si trovavano le bevande. Stappò una Tsingtao e la porse sul ripiano più vicino alla cliente, in modo che avrebbe potuto iniziare a berla se avesse voluto, diede una rapida occhiata allo chef che si stava occupando di un altro cliente e decise di non disturbarlo. Prese una delle piadine già pronte e la posò delicatamente su una padella già calda e piena di olio di mais, come le era stato spiegato dallo chef durante i preparativi dello stand, attese la cottura necessaria e contemporaneamente rifletteva sul prezzo finale dell’ordine, facendosi un paio di conti a mente. Quando girò la pietanza dall’altra parte, rivelò sul lato appena scoperta la presenza di una delle idee dello chef: dei piccoli trifogli a tema con la festa! Quando girò la piadina, sorrise e guardò la ragazza che l’aveva ordinata, per capire se si fosse resa conto della piccola magia in corso; non appena fu pronta la prese con delle pinze e la avvolse in un paio di fogli di carta semi-trasparente e gliela porse accompagnata da altrettanti tovaglioli verdi. «Ecco a lei! Se siete fortunata, tra i vari trifogli potrebbe esserne comparso uno a quattro petali!» Disse soddisfatta, prima di aggiungere: «In totale sono 13 Falci» Avrebbe atteso di ricevere il pagamento e poi le avrebbe augurato buon appetito.

Nel frattempo lo chef si era liberato di un altro cliente e si stava concedendo un attimo di riposo, bevendo anche lui un po’ di birra cinese. Sembrava pienamente soddisfatto di come stessero andando le cose, i compiti che aveva affidato alla piccola aiutante erano i più semplici, si occupava lui di tutto il resto e sperava anche di lasciarle un po’ di tempo per andare a farsi un giro per gli altri stand. La fila oltre a non essere mai troppo lunga, scorreva velocemente poiché le richieste dei clienti venivano soddisfatte senza troppe attese. Dietro un paio di bambine, curiose di assaggiare e provare gli spiedini di carne, si avvicinò un ragazzo abbastanza alto (Camillo), di corporatura robusta e dai lineamenti ben definiti. Non era un volto totalmente nuovo per la giovane Tassorosso, si ricordava di averlo visto da qualche parte, ma non riusciva a ricordare esattamente dove. Salutò con confidenza facendo un complimento allo stand, non era il primo della giornata e ciò non faceva altro che rendere lo chef sempre più fiducioso. «Grazie!» Rispose Gwen con un sorriso, «È insolita la nostra presenza qui, ma è sicuramente divertente unire due cose che sono tanto lontane! Siamo lieti di essere di vostro gradimento» Inclinò leggermente il capo come riflesso incondizionato causato dalle abitudini acquisite nel ristorante, dove si salutava sempre con un leggero inchino. «Desidera ordinare qualcosa?» Chiese subito dopo e non appena il ragazzo chiese da bere lo chef si intromise nella conversazione: «Sei abbastanza grande per tutto questo alcool?» Anche se aveva un’espressione severa, rise subito dopo continuando: «È San Patrikkk! Divertiti ora che sei ancora giovane!» E mentre parlava stava già preparando due bicchierini per il liquore. Gwen guardò il ragazzo con un lieve sorriso, cercando di nascondere il rossore che si stava formando sulle sue guance. Forse avrebbe dovuto annacquare la prossima birra stappata dal cuoco. Si voltò subito per prendere le bottiglie richieste e gliele porse una per una sul bancone. «Il totale è di 1 Galeone e 12 Falci. Preferisce che le metta in un sacchetto?» Chiese indicando le birre, mentre ne stava già prendendo uno, era ovvio che non le avrebbe di certo portate tutte a mano.
Contò i soldi che le erano stati lasciati mentre il cuoco gli porse i due shot: «Ecco a te! Goditeli, lo chu-ye-ching è una prelibatezza, il retrogusto di bambù gli dona una freschezza e una dolcezza uniche!» E concluse la frase con un occhiolino verso il ragazzo.
«Grazie per la visita!» Terminò Gwen.

© Suguni ~ harrypotter.it

Grazie ancora per essere passati :sbrill:

~ Giusto per rifare i conti:
Jolene → 5F (tsingtao) + 8F (jianbing) = 13F
Camillo → 5F×5 (tsingtao) + 2F×2 (chu ye ching) = 29F = 1G e 12F

 
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