.. Amber S. .Hydra Hufflepuff Headgirl ▾ 18y.o PS 232_PC 215_PM 234_EX 49.5 |
Quel giorno era nato come tutti gli altri, conseguenza di un'estate ormai a pieno regime e di una prospettiva per le imminenti ore future, piuttosto piatta. Stanca di tutto l'impegno profuso per affrontare i G.U.F.O, Amber si era imposta di non toccare un libro, a meno che questo non servisse a rendere meno infruttuosa la giornata. Tra i suoi progetti, in realtà, c'era ben più di una passeggiata per il grande giardino, considerato soprattutto che nonni materni e paterni non c'erano; chiedere all'autista un passaggio per Londra sarebbe stato semplice come bere un bicchiere d'acqua, dato che per una volta gli Hydra non se n'erano serviti. Nonostante il sottile desiderio di non vagare come un fantasma nullafacente, la giovane strega non poté fare a meno di appiattirsi al muro del corridoio delle camere, al secondo piano, nell'udire il suo nome sussurrato. Erano passati appena due giorni dal suo arrivo a Villa Hydra, e già l'atmosfera era sensibilmente cambiata negli appartamenti dei domestici. Non poteva saperlo, Amber, poiché non vi metteva mai piede, ma i preparativi per il suo ritorno si erano fatti esponenzialmente più complessi dopo le ultime disposizioni di Constantine. E, tra uno sguardo truce del Maggiordomo -
che mal sopportava alcuni atteggiamenti delle più giovani cameriere - ed un parlottare conciso di domestiche e lavandaie, molti di quei disagi venivano attribuiti proprio alla giovane ragazza. Ignara, ma non per questo indifferente, la biondina si aggirava come una silenziosa gazzella tra i corridoi della tenuta, alternando momenti di noia a momenti di assoluto e totale relax. «
Figurati se si degna, Amber. » un sibilo di Nole, la figlia della Governante, e la strega si appiattì ancora di più al muro, incastrandosi alla perfezione tra una piccola colonna e un'armatura lucidata di recente. Il cuore in gola. C'era del veleno nascosto senza grande abilità nel nome pronunciato a denti stretti, e lei sapeva benissimo -
dopo la strana caccia della primavera precedente - il perché di quell'astio malcelato. Come tutti i domestici, e come la ragazzina di cui ora vedeva solo mezza immagine, ma che doveva essere un recente acquisto tra le cameriere, Nole era una magonò. Nata senza magia all'interno del Mondo Magico, e senza alcuna possibilità di farvi appello. Consapevole di non avere tutte le colpe che si attribuiva, Amber cercava di evitarla il più possibile, poiché tra tutti, Magnolia sembrava la più colpita da una natura che non si poteva accettare con tranquillità. «
La chiami per nome?! Ma... la conosci? Cioè, dimmi, com'è?!» un chiaro sbuffo rispose alle domande insistenti della novellina, a cui venne affidato un secondo carico di lenzuola da ripulire. «
No. E non mi interessa. Stai lontana da lei e fai quello che ti dico. Stai lontana dai maghi, questi qui sono la razza peggiore. Hydra. Se mia madre non tenesse così tanto al suo lavoro, credimi che non sarei qui ora.» e sull'onda di quell'ultima coltellata, Nole riprese a camminare, superando il punto in cui Amber si era nascosta come la peggiore delle ladre, seguita dall'agitato passo della ragazza nuova. Involontariamente aveva chiuso gli occhi nell'udire quella serie di raccomandazioni, chiedendosi se mai sarebbe valso lo sforzo di dare una diversa immagine di sé, o se fosse tardi per chi nasceva con una quantità di pregiudizi tanto alta. Non voleva provare pietà per loro, ma nel riassettarsi la gonna del vestito leggero, non riuscì a non chiedersi se avrebbero mai potuto stringere un qualche legame più sincero, se le situazioni fossero state diverse in partenza.
Impossibile.Ancora qualche passo, nel più desolato silenzio, ed una voce ben più familiare spense i pensieri in totale subbuglio. Era quella di Herbert Chapman, il maggiordomo. «
Miss Amber.», poche parole in grado di chetare il cuore agitato ancora dalle frasi di Nole. Convinta dal sorriso buono del magonò, Amber rispose ripagandolo con la stessa moneta. La livrea estiva non era poi diversa da quella invernale, più leggera ma non meno elegante. «
Tutto bene? Posso fare qualcosa per lei?» chiese, prima ancora di ricevere il saluto di cortesia. Come facesse, lui, a scovare perfino dietro le maschere meglio realizzate, una crepa, ancora non sapeva dirlo. Nell'avvicinarsi, il sorriso gentile della biondina si spense, le labbra morbide si incurvarono in direzione opposta, e lo sguardo vagò oltre le finestre ad arco del corridoio. «
Non ne sono molto sicura » ammise. Non avrebbe mai mentito all'uomo che, per tutte quelle estati più lievi, l'aveva sempre coccolata come fosse un membro della sua famiglia, promettendole viaggi ai confini del mondo ed impartendole lezioni di vita che mai avrebbe dimenticato. Nell'udire i passi dell'uomo farsi più vicini, si chiese se non fosse il momento migliore per esporre i dubbi proprio su quella natura di magonò che sempre aveva schivato, ma che da più di un anno non smettevano di assillarla. Ma non lo fece, perché uno strano agitarsi di pennuti catturò la sua vista. In lontananza, ma visibile, il cottage degli Snow -
ricoperto d'edera - si stagliava in tutto il suo piccolo splendore, ma a catturare l'intensità delle iridi chiare, fu la concatenazione di svariati volati di dimensioni differenti, che lo sorvolarono. «
Credo di dover... andare» sussurrò, assorta, senza neppure notare lo sguardo d'assenso di Chapman che, spostandosi a lato, le diede modo di passare oltre l'arco, invadere il salotto e uscire dal portone principale, aperto per arieggiare l'androne.
Da quando il giardino era diventato così difficile da percorrere? I piedi di Amber tentarono svariate accelerazioni, mentre attraversava la tenuta trasversalmente, per passare dalla lussuosa villa degli Hydra al ben più modesto ed apprezzabile, cottage degli Snow. Elise e Dustin -
consapevoli di cosa avesse bisogno la nipote - le avevano dato libero accesso alla dimora, concedendole senza indugi di servirsene come meglio credeva, qualora le aspettative racchiuse tra le alte e candide mura, fossero state opprimenti.
Quanta ragione ! Rallentando, in dirittura d'arrivo, la ragazza calpestò con cura il breve viale di ciottoli, alzando lo sguardo verso il comignolo e la struttura che fungeva da tetto; in cui zompettavano barbagianni e allocchi, tutti inconsapevoli dell'assenza dei Nonni di Amber. A distrarla, un miagolio grasso e pretenzioso, che le impose di direzionare le iridi curiose verso un tronchetto vicino al muro esterno, su cui sedeva il massiccio
Castore. Pelo rossiccio, rischiarato dal sole estivo, occhi azzurri come il cielo più terso e unghie decisamente affilate. Era il famiglio di casa Snow da una decina di anni, e nonostante l'aspetto e la mole, era il gatto più buono che Amber avesse mai conosciuto... ed anche uno dei più esigenti se si trattava di grattini e pasticcini al salmone. Un secondo "
meow" stizzito, si levò a far agitare un gufo nero, che sbatté le ali con veemenza. Vinta, Amber allungò la mano, destra verso la bestiola, che colse l'occasione ghiotta per appoggiarvisi con tutto il peso del testone largo.
«Ok ok.. ti senti solo eh? » un rivolo di empatia scivolò lungo le spalle della Tassorosso, prima che il passo successivo la portasse lì dove una missiva era scivolata. Non stava bene leggere la posta altrui, lo sapeva, e l'incedere più incerto ne era un chiaro indizio. Gli scarponcini beige, fermi ad un passo dal tappetino d'ingresso, dichiaravano la semplicità di quell'abbigliamento estivo. Risalendo lungo le gambe magre e appena meno pallide di qualche mese prima, a fasciare la figura c'era un
vestitino bianco panna. Al collo, il ciondolo acquistato pochi mesi prima. Solo Morgana sapeva quanto aveva impiegato a scegliere quale runa sentisse più affine al suo spirito, e non era neppure certa di aver compito la scelta migliore. Un solo anellino a stringere l'anulare destro, che alternava l'argento della struttura ad una fessura di pura colorazione oceanica. L'aveva sempre trovato meraviglioso. Fu proprio quello a brillare a contatto con un raggio diretto del sole d'agosto, mentre con la scusa del "
non si offenderanno" la strega allungava la mano e srotolava la pergamena. Lesse d'un fiato, nonostante la grafia frettolosa, tre volte. Una prima analisi la convinse di aver fatto bene a leggere la missiva non indirizzata a lei, ma la seconda analisi la allarmò. I nonni non sarebbe rientrati prima di Domenica, e mancavano quattro giorni a Domenica. Se davvero la signora Daliah richiedeva una presenza urgente, forse attendere non avrebbe fatto che aggravare le cose. Rughe d'espressione si rincorsero per la quarta rilettura, atta ad estrarre i punti chiave del testo. Il
Camelia, quel negozietto di cui Elise le aveva accennato saltuariamente, chiuso da chissà quanto anni, era ancora aperto? Ricordava distintamente come i nonni avessero spiegato che era stato chiuso, e lo sarebbe rimasto per gli anni a venire, anche se pochi erano i dettagli con cui avevano infarcito quella storia. E lei non aveva mai chiesto di più, purtroppo. Sceso dal tronco, Castore appoggiò la schiena alla caviglia di Amber, strusciando il fianco con l'eleganza tipica di un gatto troppo cresciuto. Sì, si sentiva decisamente solo! In altre circostanze, la ragazza avrebbe aperto la porta di casa, lasciato entrare il re incontrastato dei soprammobili e preso posto sul divanetto, dichiarando quel posto come sua "tana" per qualche ora; ma l'urgenza evidenziata dalla lettera richiedeva un'azione. Sotto la manica larga, il porta bacchetta in cuoio scattò, rilasciando il catalizzatore, prontamente afferrato dalla mano dominante. Prima ancora che il pensiero razionale emergesse, Amber aveva deciso. Riassunse tutto in maniera limpida: I nonni non c'erano, sarebbe andata a controllare, avrebbe avvisato Daliah che Elise non era disponibile e se ci fosse stato bisogno di aiuto... beh, avrebbe aiutato laddove possibile.
Semplice. Conosceva Cinnamon Street, non l'aveva attraversata tante volte, ma l'aveva fatto abbastanza da individuare un punto, al suo inizio, in cui materializzarsi. Era ora di far fruttare il patentino chiuso nel porta documenti. Con la missiva stretta in mano e la bacchetta ben salda, si figurò con più precisione possibile il punto in cui atterrare, il cartello chiaro appeso al muro in mattoni di un negozio, i ciottoli a comporre la via magica, ed il sole estivo che ne illuminava i contorni. Immaginò il corpo svanire dal tappetino di Casa Snow, e ricomporsi proprio lì, all'inizio di Cinnamon Street. Impresse tutta la propria volontà in quell'immagine, richiamando la determinazione in suo possesso e convogliando ogni fibra di quel pensiero -
mai avrebbe tentennato, o rischiato di spezzarsi - affinché la decisione si imponesse ligia. Scacciò i timori e si avvolse nella sicurezza di chi sapeva quel che stava per fare, e solo quanto i tre capisaldi risuonarono come unica melodia, ruotò su se stessa; pronta a far luce sulla faccenda. Se fosse andato per il verso giusto, con uno schiocco Amber sarebbe svanita anche alla vista acuta di Chapman, che non aveva smesso di seguirla con fare attento, e di Castore, che invece avrebbe disapprovato.
ARSENALE INCANTI
1-2-3-4 Classe (no proibiti)
+ Repsi Genitum
5° Classe
Homovox, Candens,
Candens Missile, Nebula, Exhalo, Stupeficium, Incanto Patronus, Heolo Benedici, Defodio, Resetka.
6° Classe
Specialis Revelio, Veritas, Illudo Camaleontide, Sicamen, Homenum Revelio.
7° Classe
Legilimens, Imber Sagittae.
EQUIPAGGIAMENTO
Anello mistico delle sirene→ Direttamente dal lago di Hogwarts, rende più resistente alle fatture chi lo indossa.
Bacchetta magica → Legno di Sorbo, Crine di Thestral, dodici pollici e tre quarti, leggermente flessibile.
Ciondolo Runa Mannaz→ Runa della mente che controlla la comunicazione verbale e le capacità intellettive.