Lo Speciale di Natale, a Giugno

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view post Posted on 17/6/2019, 19:52
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AMBER SERENITY HYDRAPREFETTO TASSOROSSO ✧ 18 Y.O. ✧ Hydra Manor Rosegarden Street, n°9 → Villa Hydra

Con le spalle al muro, le braccia conserte e lo sguardo vitreo perso nel vuoto, Amber avrebbe potuto facilmente somigliare ad una statua di ghiaccio; un ornamento da interni. Probabilmente, se non avesse indossato l'abito rosso che la sarta si era tanto raccomandata di non - "assolutamente non" - trascinare per terra, il successivo cameriere non si sarebbe mai fermato davanti a lei. Il poverino fu comunque bellamente ignorato, dato che la giovane ereditiera non era minimamente incline ad uscire dal vortice di ricordi a cui si era dolcemente aggrappata. Aiutata dal sottofondo musicale gentilmente offerto da un pianista d'eccezione, Zio William, si era lentamente isolata dal contesto, troppo incapace di concentrarsi su quell'occasione che tanto aveva atteso. La Vigilia dagli Hydra era davvero qualcosa da non perdere, e lei per prima l'aveva sempre tanto apprezzata fin da quando i suoi occhi grandi si erano spalancati e con una mela caramellata in mano aveva mosso i primi passi verso l'abete incantato del salotto. Era l'unico giorno in cui i grandi muri candidi non la spaventavano; ornati fino al midollo di festoni e drappi eleganti. Ogni singola decorazione era stata scelta, convalidata e posizionata da Cordelia, che impiegava settimane a discutere con la governante ed il maggiordomo. Amber non aveva potuto, né voluto, rinunciare alla festa, ma al contempo, quando Killian l'aveva invitata - ed ecco il pensiero ricorrente - a trascorrere parte della Vigilia assieme, promettendo di andare anche oltre la mezzanotte, aveva accettato senza rimorsi, ritrovandosi così per la prima volta a doversi dividere in quei due mondi, entrambi parti di sé. Stare lì era un compromesso con le proprie tradizioni, in un giorno alternato, tra festeggiare in famiglia ed immergersi nel Natale sfarzoso a cui si era affezionata negli anni, e passare la serata con Killian, l'unico in grado di strapparle un sospiro anche a chilometri di distanza. Ogni memoria, ogni lettera e quei pochi istanti rubati al Wizard Store, stavano rendendo l'attesa delle cinque del pomeriggio, una semi agonia. «Forse dovresti tornare su questo pianeta... ». La voce rauca di Kaius, cugino di secondo grado con accento tedesco ben marcato, scalfì appena la superficie dei pensieri della biondina, prima che questi le provocassero un tuffo al cuore. Oh, avrebbe dovuto fare di meglio per riportarla a terra.

"PS: Ah, quasi dimenticavo... "Mister F. Resween", io lavoro al Wizard Store ora." aveva vergato quelle parole senza impedirsi di sorridere. Non aveva pensato di avvisarlo prima di quel cambio e del suo abbandono di Fortebraccio perché... beh, perché era avvenuto in quel periodo di profondi scossoni che li aveva visti allontanarsi quasi irrimediabilmente, e la sola idea di rincorrere quei pensieri la rabbuiava un po'. Aveva poco senso fossilizzarsi sul passato, ora che il futuro aveva preso vita dopo quella sera d'autunno. Avvisato del cambio, Killian si era presentato proprio in quel negozio di Londra, probabilmente più accessibile anche dal Ministero, per trascorrere qualche minuto assieme. Il turno era appena finito, toccava a lei chiudere il negozio, non v'erano clienti in giro e Niahndra non si sarebbe vista; era quindi il momento perfetto. Il cuore aveva comunque battuto diversi colpi a vuoto nel rivedere la figura scura che più volte aveva minacciato di portarselo via, con discreto successo di recente. Gli aveva sorriso, per nulla incline a nascondere quel che provava quando erano da soli. Qualche vaga chiacchiera, legata agli ultimi gufo che erano riusciti a scambiarsi, fu quanto Killian concesse, prima che il suo tono si facesse più serio, e così anche l'espressione."... sai, non ci sarebbero né Persephone, né Azalea..." aveva detto, alludendo alla possibilità di vedersi la sera della Vigilia di Natale. Illuminati, gli occhi di Amber avevano risposto da soli, annunciando un'affermazione che difficilmente sarebbe passata inosservata a lui che decifrava ogni cosa. Per non dismettere l'alone scherzoso, lei aveva comunque finto - doveva migliorare la sua capacità, perché sorrideva troppo per essere credibile - di dover controllare l'agenda immaginaria che non aveva in mano prima di concordare che sarebbe stato bene vedersi dopo la festa dagli Hydra, così da non fare un torto alla sua famiglia ed al contempo non negarsi quelle ore con lui che tanto agognava. Anche lì, a pochi passi di distanza, non si era sentita sufficientemente soddisfatta perché aveva dovuto tenere a freno il desiderio di muovere un piede di mezzo metro più avanti, per più di una ragione: il luogo in cui si trovavano, in primis. Un "ok, passo da te alle sei allora", seguito da un "ci vediamo presto" sussurrato a bassa voce, un sorriso scaltro da parte dell'Auror ed in un battibaleno le Nubi di Londra avevano lasciato lei ed il suo cuore in balia di una nuova tempesta e di un negozio da chiudere! Sistemandosi una ciocca ribellE, aveva seguito con lo sguardo l'allontanarsi del mago, che non si era esentato dal coglierla sul fatto, appena al di là della vetrata, imponendole istintivamente di sorridere ancora. Doveva ammetterlo, un po' le erano tremare le mani, strette dietro la schiena, quando lui si era avvicinato per sussurrarle quell'arrivederci così dolcemente minaccioso. Ancora meno poteva essere certa di non essere arrossita dopo l'incastro delle iridi complici, sempre pronte a mettere in dubbio le sicurezze che credeva di aver acquisito, per il solo gusto di vederla oltre il velo di una di quelle vecchie maschere.

L'ennesimo cameriere pronto a inciampare sul breve strascico per offrirle un calice, la risvegliò del tutto. Con i riflessi più pronti di quanto avrebbe creduto, liberò la mano dall'incastro con l'altra, dietro la schiena, ed afferrò il prezioso bicchiere in vetro, prima che questo scivolasse oltre il vassoio. Non aveva più toccato un goccio di alcool da quando la McCramble aveva corretto il suo succo - non poteva dire di non esserne stata cosciente, sapeva benissimo che conteneva vodka, glielo aveva detto - ed era finita dritta distesa sul suo pavimento! Ancora si vergognava da morire. Uno sguardo intenso si posò sul cugino, che le sorrise con l'aria di chi credeva di aver vinto dopo anni di assedio. «E quindi sei viva; buono a sapersi perché mi annoio a morte! Paul si è perso con una tipa e mio padre.. beh, non è che io sia venuto qui per seguirlo come un'ombra!» Con dolcezza, Amber rassicurò il magonò, probabilmente terrorizzato dall'idea che una sola parola critica su di lui, alla Griffiths, potesse significare un immediato licenziamento, ignorando inizialmente la sfilza di lamentele del cugino. Non aveva tutti i torti, ovviamente la governante avrebbe impiegato meno di un secondo a sbarazzarsi di lui, se l'avesse visto... ma la bionda non avrebbe mai detto nulla. Attese che il ragazzo si ricomponesse e riprendesse il giro del salone, prima di rivolgersi a Kaius. «Scusa.. sono un po'...» distratta? asociale? per niente interessata? in logorante attesa di andarmene? pronta a fuggire alla velocità di uno schiantesimo? «...Impegnata» Trattenendo a stento una risata di scherno, il tedesco non arretrò di un passò. «Sì certo, sei impegnata a fare la bella statuina qui; caspita, questo sì che ti terrà occupata tutta la notte.» la canzonò, nella speranza di ricevere una spintarella sul fianco o uno sguardo corrucciato, tipico di Amber, ma lei al contrario sorrise, avvalendosi di una certezza che avrebbe cancellato l'espressione sorniona di Kaius come un secchio d'acqua gelida. Aveva già vinto. Si premurò di abbassare il tono di voce abbastanza affinché solo lui udisse. «Kai... io tra mezz'ora me ne vado» rispose, ignara della propria espressione «Quest'anno te la cavi da solo, stavolta è..» meraviglioso? felice? strano? assurdo? incredibile? «... diverso» ammise, tenendo a freno le labbra a fatica. Nessuno sapeva di Killian, ed il cugino - per quanto tenesse a lui - non sarebbe stato il primo ad essere messo al corrente del movente tacito della sua felicità. Non era felice all'idea di abbandonare il tedesco in balia di una serie di parenti di un'antipatia atroce, ma era felice per tutt'altra ragione e quella veniva gelosamente custodita. «Non lo dire nemmeno per scherzo! Intendi lasciarmi da solo con... tuo nonno???» Serissimo, Kaius recitò alla perfezione l'espressione dell'affranto ed abbandonato viandante.. senza suscitare altro che una risata sincera di Amber. L'idea di vederlo disquisire con Constantine di miniere e minerali per ore intere, era tanto comica quanto drammatica! «Credo tu sia ancora in tempo per nasconderti al piano di sop-» ma non finì la frase, perché una lontana prozia incastrò con lo sguardo il povero biondo, immobilizzandolo sul posto con la promessa di una discussione filosofica perfino peggiore. Libera da ogni vincolo, Amber scivolò dietro le sue spalle, sussurrando un lievissimo "mi dispiace" appena più sentito, a cui seguì un ringhio basso che sapeva di "sei la peggiore cugina del mondo". Due minuti dopo, le scarpe affondavano nella neve.

→ Dulwich Village, n°23
Sulla gruccia, appeso all'armadio, il vestito sfarzoso che Cordelia aveva fatto cucire per lei, era stato relegato a mero spettatore. Impotente, aveva visto Amber disfarsi diligentemente di lui, infilarsi in doccia, ravvivare i capelli con un colpo di bacchetta ed indossare abiti puramente babbani. In silenzio, aveva assistito alla collisione di due mondi apparentemente distanti, ora uniti da una confessione che i due giovani si erano scambiati al lume di un sole calante. Davanti allo specchio appannato dal vapore alla lavanda, la strega si era concessa più di un sospiro di sollievo, vibrante di un sentimento che ancora difficilmente conteneva e, in effetti, perché farlo? Inclinando il capo si era chiesta se fosse solo un vaneggio di una mente stanca, o se stessa accadendo sul serio...Lei e Killian... era tutto vero? Ma il pacchettino scuro avvolto da un nastro candido, a cui scoccò l'occhiata successiva, le ricordò che era tutto vero: compreso il regalo che aveva scelto per Killian. La neve cadeva a grandi fiocchi su Londra e su tutti i suoi abitanti, compreso quello che con un schiocco si era appena materializzato sul piccolo sentierino del numero 23. Inutile dire che - una volta pronta - Amber aveva sostato alla finestra della sua camera, che dava giusto sull'ingresso, con la tenda scostata e che quando l'aveva visto aveva stretto con più forza la tenda, arretrando in un istante per non farsi scoprire. Sarebbe stato superfluo perfino dire che lui in realtà l'aveva vista benissimo e che l'idea che lo stesse aspettando potesse anche per lui significare qualcosa di più. Nel vortice del caos che la sola presenza dell'Auror stava provocando, Fergus bubbolò con un certo disappunto. Nemmeno si contavano le volte in cui la sua padroncina era passata ad un soffio dal trespolo - prendi la borsetta, indossa il cappotto, dove hai messo il regalo? - prima di imporgli di andare fino a Rosegarden Street, di nuovo. In verità quello era un ordine Johnathan che, benché non avesse creduto pienamente ad una "semplicissima cioccolata calda da Eloise", aveva chiesto alla figlia di portarsi via il gufo, affinché lo avvisasse per qualsiasi esigenza o emergenza. Un piccolo prezzo da pagare per Amigdala. Pronta, Amber scese gli scalini quasi di corsa, per poi arrestarsi a dieci centimetri dal pomello in ottone. Sollevò la mano, ancora incredula, avvolta nel mantello bianco che nascondeva il maglioncino acquistato ad un mercatino babbano la settimana prima. Sapeva chi si celava oltre il legno scuro, ma era tutto così bello da spaventarla. Per una volta, dopo anni, si erano trovati a volere la stessa cosa... nello stesso momento, e quando uscì all'aria gelida di Londra, non si curò più delle mani fredde o della punta del naso che già si arrossava, perché Killian era lì e valeva più di ogni altra cosa. Lo accolse con un sorriso candido come i fiocchi che si posavano a tratti anche sulla figura scura. «Andiamo?» chiese, avvicinandosi a lui e ricambiando il primo sguardo indagatore, degno di quel "ciao" che non si dicevano quasi mai. Al suo cenno si sarebbe preparata alla smaterializzazione.

24 Dicembre - Lo speciale di Natale

 
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Killian Friedrich Resweenispettore auror ✧ 25 Y.O. ✧ Rosegarden Street, n°9
L’Inverno era arrivato solo da qualche giorno ma la neve si era resa sua bianca ambasciatrice ormai da tempo. Non v’era superficie esterna che non risentisse della sua silenziosa e quieta presenza: il vialetto in cui Killian era appena apparso non faceva eccezione e al crack della materializzazione seguì quello meno sonoro della neve che affonda sotto a spessi scarponi. Libero dal senso di oppressione della magia eseguita per raggiungere il villaggio magico, l’uomo inalò l’aria gelida della notte puntellata di minuti e candidi fiocchi. Forse proprio il loro lento scendere aveva giocato agli occhi grigi del mago uno scherzo, ma lui si convinse comunque di aver colto un rapido movimento alla finestra al primo piano della villetta che aveva davanti. Le labbra scure si sollevarono in un sorrisetto soddisfatto: era il genere di accoglienza che si era aspettato, per non dire che aveva sperato. La sua anziana padrona di casa lo aveva un po’ viziato in questo, ma sapere che ad attenderlo stavolta era Amber e non un’ultraottantenne che voleva arruolarlo per qualche commissione aveva tutto un altro sapore.
Non ci fu nemmeno bisogno di bussare o suonare il campanello (avevano un campanello? Nemmeno lo sapeva, non c’era mai stato) perché il portone si aprì qualche istante dopo, assecondando la muta richiesta che la sua stessa presenza esprimeva. Nelle intenzioni del Resween vi era quella di mantenere il ghigno scaltro come saluto, ma vedendo apparire la strega gli fu praticamente impossibile non aprirsi in un sorriso più naturale e felice. Il fatto di incontrarla per periodi lunghissimi aveva certo un ruolo cruciale, ma non poteva essere solamente il fattore-lontananza a rendere la giovane donna sempre più bella e radiosa di volta in volta che la vedeva. L’oro dei capelli risaltava persino con la scarsa illuminazione del quartiere, ma mai quanto gli occhi pieni di vita e gioia. Erano così radicalmente diversi dalla loro versione arrossata a velata di lacrime… Credere di essere parte del motivo del cambiamento lo faceva stare bene come mai prima di allora. Non sapeva nemmeno come fosse possibile.

«Farò finta di non averti vista ad aspettarmi», le disse salutandola con un leggero buffetto sul naso che già prometteva una colorazione degna di Rudolf. Anche le labbra erano di un rosso invitante, ma il venticinquenne non poteva permettersi di finire già in quella trappola senza vie di uscita. Non lì, non ancora. Si concentrò piuttosto sulla neve che continuava a calare con calma e che si stava accumulando anche sopra le loro teste e spalle. Annuì alla proposta di Amber e avvolgendole le mani con le proprie, protette dai mezzi guanti, aggiunse: «Come desidera, signorina».

Il paesaggio innevato di Dulwich Village venne sostituito dal meno raffinato ma altrettanto bianco vicolo a lato del n. 9 di Rosegarden Street. L’unica luce della deserta viuzza era fornita dalle finestre del proprio appartamento, qualche metro sopra di loro. Killian ne usufruì per controllare che la ragazza stesse bene: spendeva sempre particolarmente attenzione quando eseguiva una materializzazione congiunta, ma la prudenza non era mai troppa. Una spaccatura non sarebbe stato un bel passatempo con cui occupare la Vigilia, né nessun’altra serata. Quel pericolo sembrava scongiurato ad una prima occhiata, ora non restava che cercare di non rompersi l’osso del collo per colpa della lastra di ghiaccio che li separava dal portone. Il ragazzo la avvertì della scivolosità e le liberò una sola mano dalla precedente stretta per guidarla fino alla salvezza rappresentata dall’ingresso verde dell’edificio che raggiunsero incolumi qualche risata dopo. Una volta all’interno, l’assenza della McCramble sarebbe risultata evidente alla ragazza. Meno piante (ebbene sì, se le era portate in vacanza facendole sparire chissà in quale valigia), meno colore, meno impicciosaggine. E anche meno tempo perso per il transito sulle scale. La fretta che aveva mostrato Amber ora la condivideva anche Killian. Non appena si chiuse la porta dell’appartamento alle spalle tirò a sé la giovane attraverso la mano che non le aveva mai lasciato. Raggiunta la “zona safe”, non aveva alcun motivo per trattenere la voglia di stringerla come gli era stato impossibile fare per troppo tempo. Nel bacio ritrovò la sensazione dolce e avvolgente del primo, ma anche quella famelica e bisognosa di contatto del secondo. Non voleva fermarsi, non prima di essere sazio della sua presenza dopo il distacco forzato di quei mesi, ma fu costretto da qualcosa a lasciare andare le labbra di Amber. Più che da qualcosa, da qualcuno. Milkshake era arrivato al galoppo per reclamare l’attenzione della giovane strega che gli spettava. Prese a saltellare intorno ai due invadendo il momento di intimità come solo un cucciolo vivace può fare senza rischiare il linciaggio. Controvoglia, Killian si allontanò dalla figura della ragazza ancora avvolta dal mantello per permettere al rivale di farle le feste.

«Azalea me l’ha lasciato in custodia senza nemmeno chiedermi il permesso. » si lamentò senza essere indispettito sul serio osservando la frenesia con cui il cagnolino dimenava l'intero corpo. Quella era solo una tregua momentanea. Aveva un’intera serata da passare con la strega, perciò non era così inaccettabile pensare di “condividerla” un po’. Sorrise a se stesso quando si ritrovò a specificare mentalmente “Solo un pochino, però” .

24 Dicembre - Lo speciale di Natale

 
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view post Posted on 20/6/2019, 07:29
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AMBER SERENITY HYDRAPREFETTO TASSOROSSO ✧ 18 Y.O. ✧ Hydra Manor Rosegarden Street, n°9 Le aveva dato il tempo di un respiro, a porta chiusa sul mondo, prima di annullare la distanza a cui erano stati obbligati e ricordarle quanto e come potesse essere infinitamente meglio stringersi a lui dal vivo e non solo in sogno. Tremò, nel rendersi conto di quanto fosse reale. Il sorriso, rimasto ad illuminare l'espressione della strega lungo tutto il tragitto, dalla rocambolesca accelerata sul tratto ghiacciato ed il percorrere le scale a due a due, si perse in un bacio che ne prometteva una serie infinita. Sentì il cuore esploderle in petto e le gambe cedere al primo contatto con le labbra di Killian. La sicurezza con cui aveva agito, parlava ancora più dello sguardo che le aveva rivolto appena si erano incontrati sul vialetto di Dulwich. Rapido, aveva sfruttato il contatto rimasto saldo tra la mano guantata a metà e quella gelida ed affusolata, per garantirsi di non posticipare i saluti, quelli importanti. Ed Amber aveva aspettato quel momento così tanto, che il primo guizzo di disorientamento - lampante in quegli occhi sinceri - era stato spazzato via dalla certezza di voler rimanere in quell'abbraccio finché non avesse deciso di aver recuperato mesi di arretrati. Il che, sfortunatamente per lui, avrebbe voluto dire molto... molto tempo. Non si oppose al naturale arroventarsi dei pensieri e dei baci. Agganciata una mano in vita, l'altra ricercò i lineamenti precisi del collo, trasformando la pressione delle labbra da dolce ad urgente, in un'escalation di stadi intermedi che minacciava di surclassare quel primo vero contatto avuto mesi fa. Impressi nei gesti, incastrati alla perfezione, c'erano anni passati a imporsi di non sfiorarsi, non pensarsi...ed ancora meno avvicinarsi. Killian era qualcosa di talmente travolgente, ora, che la giovane aveva temuto scioccamente di aver immaginato ogni cosa come una pazza svitata. Ma quei respiri affannati dalla voglia di continuare a colmare l'assenza e la distanza, erano la cosa più vicina che avesse ad una conferma, e la più dolce. Si era chiesta per settimane cosa avrebbe fatto nel rivederlo, come si sarebbe comportata o cosa gli avrebbe detto, a volte contraddicendosi, ma tutto era servito solo a condurla tra le braccia dell'unica persona che sapeva come mandarla in panne ed uscirne vivo. Nemmeno la più credibile delle fantasie avrebbe mai potuto prepararla alla paralizzante felicità che accelerava i battiti dei loro cuori, così vicini che-... erano altri passi quelli che scivolavano sul pavimento di gran carriera? Galoppando con la goffaggine di un cucciolo con un corpo in continua accelerazione, e le orecchie più lunghe del muso, Milkshake comparve in tutta la sua agitazione, costringendo i due a separarsi ed Amber a riprendere fiato. «Oh...e quindi sono già di troppo...» asserì, divertita. Avrebbe potuto giurare che se Killian le fosse rimasto accanto, avrebbe percepito con chiarezza i battiti del suo tamburo cardiaco. Istintivamente, dopo aver scoccato uno sguardo a metà tra il felice e l'amareggiato al mago, si abbassò sulle ginocchia quel tanto che bastava a dare al cane il chiaro messaggio di "sono qui, fammi tutte le feste che vuoi" e che il piccolo interpretò come un "ora ti bacio fino allo sfinimento". Fortunatamente la biondina agì prima che il tartufo umido e nero si appropriasse del suo volto, frapponendo una mano tra lei ed il suo nuovo pretendente; non avrebbe condiviso le sue labbra con nessun altro non fosse Killian... neppure se si trattava di un cucciolo dal soffice pelo candido e con un fiocco da far invidia alle bambole più elaborate. Non c'era bisogno di chiedere chi lo avesse agghindato così, lo zampino di Azalea era riconoscibilissimo! Ed Amber rise.

Spogliatosi del cappotto, il mago richiamò l'attenzione della strega, intenta a tenere a bada Milky, che in compenso sembrava gradire particolarmente i grattini dietro l'orecchio destro. "So che vorresti passare tutta la sera con lui, ma dovresti aiutarmi ad apparecchiare", concordando, Amber riprese una posizione più umana, e lasciò che il ragazzo le indicasse le stoviglie riposte in massa sul tavolo che - contrariamente a come ricordava - era stato spostato in salotto. Senza bisogno di pensare, estrasse il catalizzatore in sorbo, pronta ad agitarlo un paio di volte ed assolvere al compito, ma quel gesto venne bloccato sul nascere proprio da Killian. Esattamente con la destrezza di qualche tempo prima, quando doveva impedirle di tranciarsi la mano in due, ma con un'espressione che lasciava intendere la totale bontà del gesto, le sfilò la bacchetta di mano, con l'intento annunciato di sequestrarla. "No no no, questa la prendo io. Confiscata fino a nuovo ordine", disse, guadagnandosi un sorriso stupito di Amber. Reggendo il gioco, ancora inconsapevole di quanto le avrebbe fatto bene una totale immersione nella realtà più babbana del numero 9, la biondina ammiccò a Milky, ancora zompettante ai suoi piedi e sussurrò ad alta voce un : «Hai sentito Milky?...mai contraddire un Ispettore», sul finale lo sguardo tornò a Killian, furbo e volutamente giocoso. E solo quando il mago indossò le vesti del cuoco, senza minimamente dirle cosa aveva preparato, lei inspirò profondamente l'aria Natalizia che aleggiava anche lì. Sebbene non avesse niente a che vedere con lo sfarzo degli Hydra, l'appartamento suscitava in lei più interesse ancora. Qualche luce, un albero spoglio e non proprio al massimo della sua forma ed altri piccoli addobbi, avrebbero fatto storcere il naso a Cordelia, ma riuscirono a scaldare il cuore di Amber sbiadendo perfino la bellezza del grande abete del salone principale. Non poteva prendersi in giro, erano veramente due mondi diversi, ma dal momento in cui si era tolta il mantello, aveva abbracciato totalmente quello più umile e sincero. Pronta a viverci una serata magica senza bisogno di magia. Appesa la mantellina candida all'appendiabiti, la strega impiegò poco a capire come incastrare le tovagliette rosse e i piatti spiccatamente floreali - anche lì c'era lo zampino della padrona di casa - che le ricordarono le variopinte ciotole di un altro dei loro incontri. L'indecisione la colse, maledetta, nel dover decidere se posizionare le vettovaglie frontali, laterali o ad angolo. Era ovvio quanto volesse stargli accanto, ma al contempo voleva perdersi il meno possibile gli sguardi che ora Killian non censurava più. L'abile mossa della mano fece scivolare le tovagliette affinché una fosse al lato opposto dell'altra. Soddisfatta, fece un passo indietro e per poco non si ritrovò seduta a terra! Milkshake aveva infatti deciso di passarle alle spalle proprio in quel momento, facendo pericolosamente vacillare il suo equilibrio. Poteva avercela con un batuffolo ingrandito che la guardava nel vano tentativo di tenere dritte entrambe le orecchie? Proprio no. A braccia conserte, osservò assorta l'arredamento globale, con indosso un maglione nero lungo tanto da farle anche da gonna e delle spesse calze grigie. Milkshake si era appoggiato alla sua gamba destra ed una buffo pupazzo di neve improvvisato Disc jockey ammiccava a tre suoi compari, dal centro del maglione. Raccolse i capelli biondi in una coda morbida e imprecisa, prima di affacciarsi in cucina.

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view post Posted on 24/6/2019, 16:59
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Killian Friedrich Resweenispettore auror ✧ 25 Y.O. ✧ Rosegarden Street, n°9
Quando la ragazza fece una battuta riferendosi al titolo di Ispettore, Killian non le diede la soddisfazione di farsi vedere a ridacchiare per essa. Mantenne invece lo sguardo minaccioso (decisamente mal riuscito) indossato per requisirle la fine bacchetta e liberò il sorriso divertito solamente quando ormai aveva la biondina alle spalle. Le aveva affidato il compito di apparecchiare la tavola senza magia non per qualche strana mania o ripicca, ma lo scopo della serata - oltre a quello di passare insieme più di qualche istante rubato al tempo - era farle sperimentare qualcosa di nuovo. La tranquillità e la semplicità di attività prettamente babbane rientravano nella vita quotidiana del Resween ed era giusto che Amber venisse messa al corrente e resa partecipe: c’erano talmente tante cose che non sapevano l’uno dell’altro che ogni occasione per rimediare andava sfruttata a pieno. Proprio in virtù di questo buon proposito, Killian aveva deciso di cimentarsi ai fornelli così che la strega venisse a conoscenza subito di come la cucina non fosse la sua specialità. Raggiunto il piccolo ambiente dove la confusione di ingredienti, canovacci e posate testimoniava una preparazione lasciata a metà, il mago posò il legnetto magico in cima al frigorifero dove la proprietaria avrebbe potuto facilmente raggiungerlo in caso di reale necessità. A quel punto non aveva più scusanti per rimandare il momento della verità e verificare i frutti dei propri sforzi e quelli a distanza di Azalea che aveva spiegato almeno una decina di volte i vari passaggi della ricetta di sua creazione. L’aveva anche chiamato ad intervalli regolari di mezz’ora per sapere come stava procedendo, nemmeno si trattasse di un delicato intervento chirurgico, ma da quanto era andato a prendere Amber il venticinquenne aveva staccato il telefono per evitare che l’anziana interrompesse con la sua petulanza la cena. Riaccese il fuoco sotto la pentola bassa e il forno che aveva spento per la breve assenza. Non mancava molto alla cottura e dei profumi piuttosto promettenti già invadevano la cucina, ma non voleva montarsi la testa o illudersi. Le patate arrosto sembravano ancora pallide per i suoi gusti, ma il roast beef era in dirittura di arrivo. Appena il fornello riprese ad ardere, la pancetta che avvolgeva la carne inizió a sfrigolare. Il ragazzo sollevò lo sguardo sulla collezione di post-it lasciati dalla McCrambe come pseudo-ricetta attaccati ai sportelli più alti. Rilesse velocemente gli ultimi passaggi che gli interessavano e ne dedusse che mancava una manciata di minuti alla cottura ottimale garantita “McC”. Con perfetto tempismo, Amber apparve sulla soglia della cucina e avvertendo la sua presenza, l’Auror spostó lo sguardo su di lei per poi scoppiare a ridere sommessamente. Con un ampio sorriso ancora impigliato tra la barba folta decise di prenderla in giro ancora un po’: «Quello cos’è? ».

Si stava ovviamente riferendo al singolare maglione natalizio che la Tassorosso indossava con orgoglio. Apprezzava molto la scelta informale dato che anche lui aveva optato, senza nemmeno pensarci su, una delle sue numerose tute. Si accorse che la bellezza della giovane risentiva poco o nulla degli abiti che le facevano da cornice: riusciva ad incantare sia con i sontuosi abiti delle feste, sia con quella tenuta più dimessa. Ricacciò quel pensiero indietro prima che potesse uscirgli di bocca e si concentrò piuttosto sulla portata principale ormai pronta per essere tolta dal fuoco e servita. Girò la manopola del gas e afferrò la pentola ai due manici laterali, senza pensare alla temperatura che questi potevano aver raggiunto. Tuttavia la percepì qualche istante dopo e anche piuttosto bene.

«Attenzione!», esclamò mentre si precipitava verso la sala sfrecciando davanti ad Amber per liberarsi il prima possibile del bollente fardello che quasi lanciò sul tavolo. Non c’era un sottopentola né un vassoio, strumenti che rappresentavano per l’uomo un optional di cui fare tranquillamente a meno, così come le presine. Come se non avesse appena dato spettacolo con un esempio di pura disorganizzazione, Killian si voltò con un’espressione soddisfatta verso l’ospite.

«La cena è servita, se vuole accomodarsi», dicendo questo mostrò con una mano la tavola scarsamente imbandita ma perfettamente apparecchiata.
La parte difficile era andata, ora doveva soltanto ricordarsi le patate in forno. E se proprio tutto quello sulla quale aveva messo mano si fosse rivelato deludente, sapeva che il suo ristorante cinese di fiducia era aperto anche per le feste, perciò non voleva preoccuparsi. Bastava la vista della ragazza a sollevarlo da qualsiasi pensiero negativo. Anche da quello di una possibile intossicazione alimentare.

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view post Posted on 25/6/2019, 07:34
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AMBER SERENITY HYDRAPREFETTO TASSOROSSO ✧ 18 Y.O. ✧ Hydra Manor Rosegarden Street, n°9 Il caos aveva fatto della cucina di Killian, il suo regno. Ogni singolo oggetto fuori posto richiamava in Amber il contrasto netto con la cura - fin troppo maniacale - di Johnathan nello stesso ambiente. Non fosse stato per l'attenzione alle tempistiche, suo padre sarebbe stato capace di riporre subito ogni oggetto dopo un primo utilizzo, ed un gratta e netta. Lì però c'era qualcun altro ai fornelli e questo non poté che consolidare il sorriso sulle labbra morbide, anche quando lo sguardo dell'Auror tornò alla sua ospite ed un profumo incredibilmente incoraggiante riempì le narici. Subito, però, l'apostrofo accentuato sul maglione di Amber, e la relativa e cristallina presa in giro che ne seguì, le imporporarono le guance ed il gioco ebbe inizio. Riguardò l'acquisto che aveva fatto in un momento di profondo sconforto. Scegliere come vestirti quando doveva incontrare lui era particolarmente spinoso, e l'aveva capito nel momento in cui non aveva trovato niente di idoneo in armadio. Era facile mostrarsi in abiti da ballo, nelle occasioni scolastiche, o con le semplici vesti della commessa del Wizard, totalmente integrata con la vita magica. Ma i babbani. Oh, quelli sì che erano complessi e non poteva permettersi di essere troppo strana perfino per loro. «Ehi! questo» provò a dire, falsamente offesa dalla reazione di Killian, ma non riuscì a non ridere di sé ugualmente, mentre agitava il dito in aria imitando il gesto dell'abile venditrice babbana «è la miglior alternativa alla cosa che indossavo dai nonni qualche ora fa» Non si sarebbe mai presentata da lui con un abito praticamente da cerimonia rosso cremisi e scomodo da morire. «Mi sembrava carino...e a tema» aggiunse pensierosa, «... anche se non sono sicura si usi così lungo» ammise, poi. Il fatto che fungesse anche da gonna probabilmente non era contemplato nel concetto di chi l'aveva ideato, ma da una Amber che aveva passato ore avanti e indietro per i mercatini per trovare qualcosa di comodo e babbano, non ci si poteva aspettare di più.

Persa in un mondo di foglietti appiccicati ovunque, ma abbastanza sicura che alla fine lui stesse ridendo più con lei che di lei, per poco non venne travolta quando lo slancio del cuoco provetto la sfiorò di pochissimo. A poco valse l'avviso, un centimetro più a destra e sarebbe stata centrata in pieno dalla pentola. Seguì con lo sguardo, soffocando l'ennesima risata - da quando non era così felice? - il mago farsi largo in salotto ad una velocità tale da prevenire ogni gesto del cagnolino, che invece era rimasto accucciato sotto l'abete. Un ultimo sguardo alla grafia ignota che aveva imbrattato ogni quadratino di carta e si ritrovò a seguire le indicazioni del maître, accomodandosi e lasciando che un silenzioso crampo cogliesse in fallo il suo stomaco. Aveva fame, e quello forse avrebbe aiutato la strega a fare gli onori al cuoco! «Ha un aspetto... invitante!» La convinzione con cui condì l'ultima affermazione, era così sincera che chiunque avesse realmente assaggiato il risultato, si sarebbe chiesto se - dopo un'ora - fosse ancora della stessa idea. In realtà ad Amber della cena importava poco, se anche le avesse servito un pomodoro al forno, sarebbe andato benissimo, perché lo sguardo acquamarina passava più tempo a ispezionare il ragazzo che il piatto, e così pensava fosse dall'altra parte del tavolo. Tra un sorriso e lo stridere sommesso delle posate sul piatto, altre parole riempirono la stanza. Pensieri, tradizione che di famiglia in famiglia, laddove presenti si tramandavano, e forse un racconto un po' troppo dettagliato su come il cugino di Amber aveva cercato di convincerla a non abbandonarlo in balia di Costa, e la parentesi culinaria vide la sua natura fine. Eppure la ragazza era quasi sicura di aver letto qualcosa riguardo delle patate al forno? Forse in un post-it giallo vicino ai fornelli? In ogni caso non indagò oltre, facendosi bastare una cena tutto sommato nemmeno così tragica. Certo, lei era abituata a standard molto elevati, ma dopo il primo istante si era convinta profondamente che avrebbe barattato l'Agnello alla Wellington di Chapman, con qualunque nome avesse l'arrosto di Killian, se non altro per il clima impagabile e l'atmosfera emozionante che solo Le nubi grigie di Londra sapevano allestire.

Il tempo di un lieve tamponarsi le labbra con il tovagliolo piacevolmente scoordinato, e gli sguardi si incastrarono ancora, procurandole un brivido lungo la spina dorsale. Non ebbe modo di attuare il piano di riorganizzazione del salone - l'educazione di John le imponeva di sistemare prima di qualsiasi altra cosa - perché al suono di "non ci pensare nemmeno", la sua mano venne nuovamente rapita e trascinata con garbo e fermezza verso il divano. Un lampo scuro allora si impadronì dello sguardo di Amber, quando rivide l'ombra di una versione triste di sé, rannicchiata proprio in quell'angolo a destra. Scelse il lato sinistro, così, per non soffermarsi troppo su qualcosa di realmente sbagliato. Ora stava con Killian, sul serio, non c'era niente che dovesse temere. Spalla contro spalla, vennero illuminati dal bagliore azzurro del televisore - una versione decisamente moderna dell'aggeggio di Dustin, quello che Camillo aveva aiutato a sistemare anni prima - e la bionda non poté impedirsi di chiedere al mago: «Anche questa è una tradizione?» pronta ad abbracciare la scelta di un film per lei inedito ma che, avrebbe scoperto nel tempo, era un ritorno a volte ingombrante per chi aveva spesso a che fare con quell'aggeggio. Osservò il cambio rapido dei canali e quando fu posta davanti alla scelta di due "grandi capolavori" inclinò la testa e sciolse la coda alta, lasciando che i capelli scendessero morbidi ed un po' invadessero lo spazio vitale di Killian. «... Si è perso?» chiese, in riferimento ad un primo spezzone già in onda di un film, ma lo sguardo venne inevitabilmente rapito dal quello che dava il canale successivo. Verde, con un odio per il Natale. «E' una specie di Goblin, vero?» scelse.

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view post Posted on 3/7/2019, 17:04
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Killian Friedrich Resweenispettore auror ✧ 25 Y.O. ✧ Rosegarden Street, n°9
«Una tradizione inviolabile» asserì con tono solenne, salvo poi ridacchiare e aggiungere un «Più o meno» di fronte alla curiosa associazione che la strega aveva compiuto tra il Grinch e un goblin. Per lei anche le cose più banali come un film mandato in onda con puntualità ad ogni Natale costituivano una novità a cui reagire con interesse. Killian non la biasimava affatto, anzi: ogni scintilla di entusiasmo mal celato da parte della ragazza veniva da lui vissuta come una personale conquista, una riuscita dei propri piani. Già la commestibilità del pasto era stata un grosso - e per nulla scontato - traguardo; la soddisfazione che ne era derivata faticava ad affievolirsi persino adesso che nella sua mente tornava il ricordo delle patate arrosto lasciate dentro ad un forno ormai tiepido (quella santa donna della sua padrona di casa gli aveva imposto di inserire il timer dell’elettrodomestico per assicurare la perfetta cottura della pietanza, ma invece l’accortezza era servita per evitare qualcosa di molto peggio come un incendio divampato per la dimenticanza del mago).
Una volta designato il film che li avrebbe intrattenuti fino allo scoccare della mezzanotte, il venticinquenne ebbe un’altra folgorazione: al quadretto televisione - caminetto acceso- luci soffuse mancava un elemento imprescindibile.

«Aspetta un attimo» le disse prima di rialzarsi dalla comoda seduta per dirigersi verso il buio corridoio e sparire per qualche minuto nella stanza di sua sorella alla ricerca dell’oggetto interessato, seguito a ruota da un assonnato Milkshake. Dopo vari rumori di ante e cassetti che venivano aperti e richiusi quasi istantaneamente, l’uomo riapparve nel salottino con un ingombrante ammasso di stoffa in mano. Si piazzò davanti alla giovane intralciando volutamente la sua visuale e con un gesto teatrale aprì quella che si rivelò essere una coperta di lana blu fatta a mano. Gigante, tanto che l’apertura completa delle braccia dell’uomo non riusciva comunque a dispiegarla tutta.

«Sarà la prima volta che uso il regalo di Natale della McCramble dell’anno scorso. Finora mi sono rifiutato per preservare la mia reputazione, ma stasera farò un’eccezione. Tanto mi sono già compromesso con la cena e tutto il resto».

A mettere a repentaglio il suo orgoglio non era la coperta in sè, ma i disegni ottenuti dalle sapienti mani dell’anziana che avevano intrecciato i fili così da ottenere il profilo stilizzato e geometrico di due gattini dal manto verde pisello e giallo limone. Sprofondò di nuovo nel divano accanto alla ragazza e coprì entrambi con quel caldo obbrobrio. Ora sì che potevano godersi il film in perfetto spirito natalizio!
In realtà, questo non piacque alla strega quanto Killian si era aspettato. Lo capiva dall’espressione sconcertata e scettica che le si dipingeva sulla pelle pallida ogni due per tre e dalle domande dubbiose che gli rivolgeva con altrettanta frequenza. L’invito a prendere la faccenda meno sul serio gli morì in gola quando lei commentò con un “non ci crederanno mai...” l’ingresso in scena del cagnolino con le corna da renna. L’Auror le spiegò pazientemente che non voleva essere una simulazione di trasfigurazione, ma continuò a sghignazzare per tutto il resto della visione senza potersi contenere. Era bello averla lì accanto e ancora di più lo era il poterla tormentare affettuosamente quanto e come voleva. Al termine della trasmissione e dell’immancabile lieto fine, mancavano ancora una manciata di minuti al termine della Vigilia e allo scattare del venticinque, ma il padrone di casa era ormai in preda all’impazienza. Aveva sempre preferito fare regali piuttosto che riceverne, convinto com’era di avere l’innata capacità di azzeccare esattamente ciò di cui i destinatari avevano bisogno. Ed era così anche stavolta, per questo non vedeva l’ora di mostrare ad Amber la sua trovata geniale. Con un gesto ad effetto (sapeva che sarebbero stati sul divano a quel punto della serata, nulla era stato lasciato al caso.... a parte le patate) recuperò un pacchetto dalle dimensioni contenute da sotto il divano dove l’aveva strategicamente posizionato prima dell’arrivo della Tassorosso. Glielo mise sotto al naso senza alcun tipo di preavviso così che lo stupore cominciasse da subito. Perché Amber sarebbe stata molto sorpresa una volta sciolto il fiocco dorato e strappata la carta regalo rossa.
Molto, molto sorpresa.

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view post Posted on 4/7/2019, 09:09
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AMBER SERENITY HYDRAPREFETTO TASSOROSSO ✧ 18 Y.O. ✧ Hydra Manor Rosegarden Street, n°9 La biondina si prese un secondo per ispezionare la disastrosa scelta cromatica attuata sulla coperta che occupava tutta la sua visuale, e ne prese un secondo per apprezzare invece l’idea di accoccolarsi con Killian, che trascendeva l’aspetto esteticamente inquietante. “E poi parlavi del mio maglione!” Sembravano apostrofare gli occhi chiari, ma quello che invece le labbra si lasciarono sfuggire fu un: «Quella donna è piena di risorse.... » tra il trattenere una risata ed il fingersi seria, seguito da:«Ormai la tua reputazione è totalmente rovinata» ed un'alzata di spalle ancora meno credibile. Illuminati solo dalle lucine intermittenti avvolte amorevolmente a casaccio sull'abete e dall'azzurro dello schermo, i tratti di Amber si arrossarono per l'aver osato avvicinarsi ancora un po' a Killian. Doveva prendere le misure con la vicinanza legittima, perché il cuore palpitava come un folle ogni volta che il cervello realizzava dove fosse, e soprattutto "con chi". Era felice. Ed anche se lui tentava di metterla in guardia su quella che i non magici definivano recitazione ma che lei trovava più “pessima imitazione di magia mal riuscita”, molte scene rimasero incomprensibili per la bionda. Sentirlo incapace di contenere il risolino ogni tanto, però, la contagiò più volte di quante avrebbe voluto. Un sospiro, ad indicare quanto tranquilla fosse, e sullo schermo nero si sollevarono i nomi di chi, probabilmente, aveva messo in atto la recita. Senza esserne propriamente consapevole, Amber aveva appena deciso che non le piacevano i film in cui c’era troppa finzione, troppo sfoggio di una simil-magia che a volte ci prendeva ed a volte no. Al contempo aveva anche appena deciso che avrebbe voluto vederne altri con lui, più che altro per i tentativi fin troppo onesti di convincerla di quale fosse il migliore modo per guardali e comprenderli.

Vinta dalla curiosità di conoscere un altro frammento di Killian, era già sul punto di chiedergli qualcosa di più sulle sue preferenze cinematografiche quando, con la rapidità di un felino, lui la sorprese. Un pacchetto rosso acceso con un fiocco dorato stava ora sotto il suo naso e faceva impallidire quello più piccino celato nella tasca della lunga mantella candida. Forse era stato un errore scegliere un cartoncino nero? Non era scoccata la mezzanotte, ma non ci voleva un genio per immaginare che fosse il suo regalo di Natale. Niente però le impedì di stupirsi e spostare lo sguardo tra il fiocco e Killian un paio di volte. L'aveva a portata di mano... aveva programmato tutto per lei? Si appoggiò lentamente allo schienale e raddrizzò la schiena per godersi il momento. Aveva ricevuto talmente tanti regali in vita sua - e non se ne sarebbe mai vantata perché molti di quelli giacevano in stanze chiuse di Villa Hydra - che aveva sviluppato un’immunità anche solo all’aspettativa che questi suscitavano in altre persone, scoprendosi più interessata a farli che a riceverli. Quel dono però non veniva da un conoscente noioso o da un amico dell’amico di Constantine. Veniva da Killian e lei non stava più bella pelle. «Questo è barare» lo canzonò osservando il mutismo dell’orologio appeso al muro, indicandolo con la mano libera «...ma...» lasciò sospendere la parola, imponendosi di non passare tutto il tempo a fissare l’Auror, che sapeva avere gli occhi nebulosi fissi su di lei. Con calma voluta e precisione degna delle sue più naturali ossessioni, Amber si concentrò finalmente sul regalo e, passo dopo passo, ripercorse l'incarto dalle basi, svelando un'altra scatola candida. Le iridi di giada si fecero più concentrate mentre anche il sottile velo di plastica finiva accartocciato ed il telefono grande quanto il palmo della sua mano le scivolava in grembo. Le spalancò, incapace di decidere se fosse più sorpresa o incuriosita. Ad onor del vero non era del tutto certa di cosa fosse, ma era piuttosto noto che quel genere di tecnologia non funzionasse ad Hogwarts, e quindi a cosa le sarebbe servito? Eppure, sebbene stranita, si voltò verso Killian e con voce sottile chiese lumi su cosa esattamente fosse e come avrebbe potuto... iniziare ad usarlo? Non si perse una sillaba delle prime istruzioni, dal pulsantino laterale per l'accensione e lo spegnimento, al numero di telefono salvato in rubrica, fino alla funzione fotografica che - sebbene non riportasse foto in movimento - si avvicinava molto ad un'idea di "conservazione del ricordo" che le piaceva. Il vero senso del regalo era quello? Un mezzo di comunicazione più avanzato per rimanere in contatto nel mondo fuori Hogwarts senza dover per forza usare Fergus o Amigdala. Tra le righe, poteva essere un modo per sentirsi più vicini. La realizzazione del concetto basilare trasformò la sua espressione. Emozionata, non vide i propri occhi brillare quando la mezzanotte rintoccò nel salone ed un nuovo sorriso venne letteralmente assorbito da Killian. «Lo porterò sempre con me. Ecco, forse avrò bisogno di qualche altra ripetizione ma.. AH!» Si ricordò di respirare solo alla fine quando aggiunse, improvvisamente illuminata: «Ho anche io qualcosa per te». Il tono appena più incerto.

Alzarsi di scatto le permise di sgranchirsi le gambe e dargli le spalle, affinché il mago non vedesse la preoccupazione rabbuiare la strega. E se il suo regalo fosse stato sciocco? E se alla fine avesse avuto senso solo per lei? Possibile? Insomma si erano scambiati quella battuta ormai due anni prima, poteva benissimo non ricordarla più. Era lei quella con la memoria di ferro... non poteva pretendere che per tutti fosse così. Infilò la mano tremolante nella tasca del mantello e dopo un respiro estrasse il sottile pacchetto nero e lucido. Il filo bianco creava un fiocco elegante e semplice. L'aveva impacchettato da sola, ma il tutto assumeva poca importanza in confronto ai dubbi che l'assalivano. Si sedette accanto a lui e, quasi scusandosi con lo sguardo che gli rivolse, allungò il piccolo regalo allo scoccare del dodicesimo rintocco. Ruppe il silenzio con un lievissimo: «Ehm... Buon Natale, Killian» che si perse nell'eco dei battiti lenti del cuore. Avrebbe voluto spiegargli cosa fosse, o perché avesse scelto proprio quel medaglione, o anche sparire, ma tacque in favore della speranza di sorprenderlo. Lui era indubbiamente riuscito a farlo con lei, che tutto si sarebbe aspettata tranne un cellulare!

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Medaglione Pirata (copia)
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... e Buon Natale :flower:

 
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view post Posted on 8/7/2019, 18:17
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Killian Friedrich Resweenispettore auror ✧ 25 Y.O. ✧ Rosegarden Street, n°9
Un telefono cellulare di ultima generazione! Un regalo gradito dalla stragrande maggioranza delle coetanee della strega, ma per ovvie ragioni lei non poteva essere paragonata alle altre, non solo per il potere magico. Killian non era certo così sciocco da credere di poterla entusiasmare con qualche diavoleria babbana della quale sapeva ben poco e il suo ottimismo non si affievolì nemmeno davanti all’espressione interdetta di Amber una volta finito di scartare l’apparecchio dai numerosi involucri. Prese a spiegarle le funzioni principali assicurandosi di rendere le istruzioni chiare e semplici anche per una purosangue totalmente estranea alla tecnologia odierna. Come primo numero salvò il proprio e per darle una dimostrazione pratica effettuò una chiamata. Peccato che a causa della McCramble aveva spento il proprio cellulare, ma comunque l’esempio servì allo scopo perchè quando esplicitò che in quel modo potevano parlare a qualsiasi distanza, gli occhi acquamarina si illuminarono di nuova comprensione. Certo, trovare un momento in cui entrambi erano liberi dall’interferenza dei luoghi magici non sarebbe stato affatto semplice, ma i messaggi potevano risultare più efficaci e utili delle lettere. Soprattutto perchè Fergus e Amigdala non sembravano così vogliosi di recapitare le loro lettere che – inutile negarlo – si erano intensificate parecchio negli ultimi tempi. A quel pensiero, Killian si chiese che fine avesse fatto l’antipatico gufo della Tassorosso. Non che volesse lamentarsi dell’assenza, ovviamente. Milky era già per certi versi un ospite incomodo, ma che per fortuna si era appisolato sul tappeto ai loro piedi solo a metà film. Quando Amber scattò in piedi, il cucciolo non aprì nemmeno gli occhi ma si limitò a sollevare un’orecchia floscia. Il Resween la osservò dirigersi verso la mantella ed estrarre quello che sicuramente era il suo regalo, come lei stessa aveva annunciato. Anche senza avere il pacchetto ancora in mano, tra le labbra scure dell’uomo emerse il sorrisetto tipico di chi è in pace con il mondo e con se stesso. Tornata seduta vicino a lui, il venticinquenne ebbe la sensazione che in lei albergasse una sottile ansia. La spiò sottecchi mentre gli porgeva il dono accuratamente incartato e dovette trattenere una risata. Era così buffa alle prese con qualcosa che chiaramente non le era mai capitato prima di poter o dover fare! Le iridi cristalline non nascondevano l’apprensione e il mago avrebbe voluto assestare un altro gentile buffetto sul nasino dritto assicurandole che la sua presenza lì era già tutto ciò di cui aveva bisogno per un perfetto Natale. Poi tornò in se stesso, stupendosi della sciocchezza sentimentale che la sua mente aveva appena partorito e che per poco non aveva lasciato la sua bocca. Prima che potesse far danni irreparabili come una dichiarazione del genere, le mani tatuate scartarono il pacchettino senza difficoltà e poi ancora la scatola lucida. Fissò per alcuni attimi l’oggetto metallico al suo interno e attratto da esso lo sollevò dal contenitore per poterlo osservare meglio alle fioche luci della sala. L’ispezione visiva durò relativamente poco e al termine di essa, il sorriso tranquillo e soddisfatto si tinse di sfumature più... più da Killian. Tenendo il medaglione ancora sollevato tra il suo volto e quello della ragazza, gli occhi nuvolosi passarono immediatamente ad intrappolare i complementari. Non c’era bisogno di aggiungere altro rispetto l’espressione assunta dall’Auror affinché la mittente capisse di aver colto nel segno. Indossando quel ghigno obliquo che lo aveva rappresentato agli inizi della loro conoscenza e che ancora gli apparteneva, trovò il modo di pungolarla anche di fronte a quel regalo pensato:

«L’ho sempre sostenuto che le principesse preferiscono i pirati ai principi».

Il tono scaltro e colmo di saggezza da strapazzo terminò quasi in un mormorio. Erano una coppia così giovane, eppure potevano già vantare una serie di episodi passati che sarebbero tornati nelle loro memorie per farli sorridere e scherzare. Avevano interpretato molti ruoli nelle loro fughe dalla realtà e il regalo della strega mirava evidentemente a ricordarlo. Al mago era sempre piaciuto quel gioco, ma la cosa che ora glielo faceva apprezzare ancora di più era il poter immedesimare tutte le parti pur rimanendo se stesso e avere la certezza che ad Amber andasse bene così. Voleva un pirata? Un ladro di scarpette? Un confidente? Un amico? Un ragazzo? Lui sentiva di poter soddisfare tutte le richieste, senza mai discostarsi dal vero Killian. Ed infatti, fu nelle vesti di un cuoco incapace che aveva organizzato una delle serate più semplici della storia che scese in picchiata sulle labbra della giovane, provando la stessa libertà di quando lo faceva nel cielo sotto forma di Falco.
Anche quell’aspetto ora era una parte di lui a cui non avrebbe rinunciato tanto facilmente.

24 Dicembre - Lo speciale di Natale




//Buon Natale, socia! Oh... aspetta... è davvero Luglio?!
 
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