AMBER SERENITY HYDRAPREFETTO TASSOROSSO ✧ 18 Y.O. ✧ Hydra Manor Rosegarden Street, n°9 → Villa Hydra
Con le spalle al muro, le braccia conserte e lo sguardo vitreo perso nel vuoto, Amber avrebbe potuto facilmente somigliare ad una statua di ghiaccio; un ornamento da interni. Probabilmente, se non avesse indossato l'abito rosso che la sarta si era tanto raccomandata di non - "assolutamente non" - trascinare per terra, il successivo cameriere non si sarebbe mai fermato davanti a lei. Il poverino fu comunque bellamente ignorato, dato che la giovane ereditiera non era minimamente incline ad uscire dal vortice di ricordi a cui si era dolcemente aggrappata. Aiutata dal sottofondo musicale gentilmente offerto da un pianista d'eccezione, Zio William, si era lentamente isolata dal contesto, troppo incapace di concentrarsi su quell'occasione che tanto aveva atteso. La Vigilia dagli Hydra era davvero qualcosa da non perdere, e lei per prima l'aveva sempre tanto apprezzata fin da quando i suoi occhi grandi si erano spalancati e con una mela caramellata in mano aveva mosso i primi passi verso l'abete incantato del salotto. Era l'unico giorno in cui i grandi muri candidi non la spaventavano; ornati fino al midollo di festoni e drappi eleganti. Ogni singola decorazione era stata scelta, convalidata e posizionata da Cordelia, che impiegava settimane a discutere con la governante ed il maggiordomo. Amber non aveva potuto, né voluto, rinunciare alla festa, ma al contempo, quando Killian l'aveva invitata - ed ecco il pensiero ricorrente - a trascorrere parte della Vigilia assieme, promettendo di andare anche oltre la mezzanotte, aveva accettato senza rimorsi, ritrovandosi così per la prima volta a doversi dividere in quei due mondi, entrambi parti di sé. Stare lì era un compromesso con le proprie tradizioni, in un giorno alternato, tra festeggiare in famiglia ed immergersi nel Natale sfarzoso a cui si era affezionata negli anni, e passare la serata con Killian, l'unico in grado di strapparle un sospiro anche a chilometri di distanza. Ogni memoria, ogni lettera e quei pochi istanti rubati al Wizard Store, stavano rendendo l'attesa delle cinque del pomeriggio, una semi agonia. «Forse dovresti tornare su questo pianeta... ». La voce rauca di Kaius, cugino di secondo grado con accento tedesco ben marcato, scalfì appena la superficie dei pensieri della biondina, prima che questi le provocassero un tuffo al cuore. Oh, avrebbe dovuto fare di meglio per riportarla a terra.
"PS: Ah, quasi dimenticavo... "Mister F. Resween", io lavoro al Wizard Store ora." aveva vergato quelle parole senza impedirsi di sorridere. Non aveva pensato di avvisarlo prima di quel cambio e del suo abbandono di Fortebraccio perché... beh, perché era avvenuto in quel periodo di profondi scossoni che li aveva visti allontanarsi quasi irrimediabilmente, e la sola idea di rincorrere quei pensieri la rabbuiava un po'. Aveva poco senso fossilizzarsi sul passato, ora che il futuro aveva preso vita dopo quella sera d'autunno. Avvisato del cambio, Killian si era presentato proprio in quel negozio di Londra, probabilmente più accessibile anche dal Ministero, per trascorrere qualche minuto assieme. Il turno era appena finito, toccava a lei chiudere il negozio, non v'erano clienti in giro e Niahndra non si sarebbe vista; era quindi il momento perfetto. Il cuore aveva comunque battuto diversi colpi a vuoto nel rivedere la figura scura che più volte aveva minacciato di portarselo via, con discreto successo di recente. Gli aveva sorriso, per nulla incline a nascondere quel che provava quando erano da soli. Qualche vaga chiacchiera, legata agli ultimi gufo che erano riusciti a scambiarsi, fu quanto Killian concesse, prima che il suo tono si facesse più serio, e così anche l'espressione."... sai, non ci sarebbero né Persephone, né Azalea..." aveva detto, alludendo alla possibilità di vedersi la sera della Vigilia di Natale. Illuminati, gli occhi di Amber avevano risposto da soli, annunciando un'affermazione che difficilmente sarebbe passata inosservata a lui che decifrava ogni cosa. Per non dismettere l'alone scherzoso, lei aveva comunque finto - doveva migliorare la sua capacità, perché sorrideva troppo per essere credibile - di dover controllare l'agenda immaginaria che non aveva in mano prima di concordare che sarebbe stato bene vedersi dopo la festa dagli Hydra, così da non fare un torto alla sua famiglia ed al contempo non negarsi quelle ore con lui che tanto agognava. Anche lì, a pochi passi di distanza, non si era sentita sufficientemente soddisfatta perché aveva dovuto tenere a freno il desiderio di muovere un piede di mezzo metro più avanti, per più di una ragione: il luogo in cui si trovavano, in primis. Un "ok, passo da te alle sei allora", seguito da un "ci vediamo presto" sussurrato a bassa voce, un sorriso scaltro da parte dell'Auror ed in un battibaleno le Nubi di Londra avevano lasciato lei ed il suo cuore in balia di una nuova tempesta e di un negozio da chiudere! Sistemandosi una ciocca ribellE, aveva seguito con lo sguardo l'allontanarsi del mago, che non si era esentato dal coglierla sul fatto, appena al di là della vetrata, imponendole istintivamente di sorridere ancora. Doveva ammetterlo, un po' le erano tremare le mani, strette dietro la schiena, quando lui si era avvicinato per sussurrarle quell'arrivederci così dolcemente minaccioso. Ancora meno poteva essere certa di non essere arrossita dopo l'incastro delle iridi complici, sempre pronte a mettere in dubbio le sicurezze che credeva di aver acquisito, per il solo gusto di vederla oltre il velo di una di quelle vecchie maschere.
L'ennesimo cameriere pronto a inciampare sul breve strascico per offrirle un calice, la risvegliò del tutto. Con i riflessi più pronti di quanto avrebbe creduto, liberò la mano dall'incastro con l'altra, dietro la schiena, ed afferrò il prezioso bicchiere in vetro, prima che questo scivolasse oltre il vassoio. Non aveva più toccato un goccio di alcool da quando la McCramble aveva corretto il suo succo - non poteva dire di non esserne stata cosciente, sapeva benissimo che conteneva vodka, glielo aveva detto - ed era finita dritta distesa sul suo pavimento! Ancora si vergognava da morire. Uno sguardo intenso si posò sul cugino, che le sorrise con l'aria di chi credeva di aver vinto dopo anni di assedio. «E quindi sei viva; buono a sapersi perché mi annoio a morte! Paul si è perso con una tipa e mio padre.. beh, non è che io sia venuto qui per seguirlo come un'ombra!» Con dolcezza, Amber rassicurò il magonò, probabilmente terrorizzato dall'idea che una sola parola critica su di lui, alla Griffiths, potesse significare un immediato licenziamento, ignorando inizialmente la sfilza di lamentele del cugino. Non aveva tutti i torti, ovviamente la governante avrebbe impiegato meno di un secondo a sbarazzarsi di lui, se l'avesse visto... ma la bionda non avrebbe mai detto nulla. Attese che il ragazzo si ricomponesse e riprendesse il giro del salone, prima di rivolgersi a Kaius. «Scusa.. sono un po'...» distratta? asociale? per niente interessata? in logorante attesa di andarmene? pronta a fuggire alla velocità di uno schiantesimo? «...Impegnata» Trattenendo a stento una risata di scherno, il tedesco non arretrò di un passò. «Sì certo, sei impegnata a fare la bella statuina qui; caspita, questo sì che ti terrà occupata tutta la notte.» la canzonò, nella speranza di ricevere una spintarella sul fianco o uno sguardo corrucciato, tipico di Amber, ma lei al contrario sorrise, avvalendosi di una certezza che avrebbe cancellato l'espressione sorniona di Kaius come un secchio d'acqua gelida. Aveva già vinto. Si premurò di abbassare il tono di voce abbastanza affinché solo lui udisse. «Kai... io tra mezz'ora me ne vado» rispose, ignara della propria espressione «Quest'anno te la cavi da solo, stavolta è..» meraviglioso? felice? strano? assurdo? incredibile? «... diverso» ammise, tenendo a freno le labbra a fatica. Nessuno sapeva di Killian, ed il cugino - per quanto tenesse a lui - non sarebbe stato il primo ad essere messo al corrente del movente tacito della sua felicità. Non era felice all'idea di abbandonare il tedesco in balia di una serie di parenti di un'antipatia atroce, ma era felice per tutt'altra ragione e quella veniva gelosamente custodita. «Non lo dire nemmeno per scherzo! Intendi lasciarmi da solo con... tuo nonno???» Serissimo, Kaius recitò alla perfezione l'espressione dell'affranto ed abbandonato viandante.. senza suscitare altro che una risata sincera di Amber. L'idea di vederlo disquisire con Constantine di miniere e minerali per ore intere, era tanto comica quanto drammatica! «Credo tu sia ancora in tempo per nasconderti al piano di sop-» ma non finì la frase, perché una lontana prozia incastrò con lo sguardo il povero biondo, immobilizzandolo sul posto con la promessa di una discussione filosofica perfino peggiore. Libera da ogni vincolo, Amber scivolò dietro le sue spalle, sussurrando un lievissimo "mi dispiace" appena più sentito, a cui seguì un ringhio basso che sapeva di "sei la peggiore cugina del mondo". Due minuti dopo, le scarpe affondavano nella neve.
→ Dulwich Village, n°23
Sulla gruccia, appeso all'armadio, il vestito sfarzoso che Cordelia aveva fatto cucire per lei, era stato relegato a mero spettatore. Impotente, aveva visto Amber disfarsi diligentemente di lui, infilarsi in doccia, ravvivare i capelli con un colpo di bacchetta ed indossare abiti puramente babbani. In silenzio, aveva assistito alla collisione di due mondi apparentemente distanti, ora uniti da una confessione che i due giovani si erano scambiati al lume di un sole calante. Davanti allo specchio appannato dal vapore alla lavanda, la strega si era concessa più di un sospiro di sollievo, vibrante di un sentimento che ancora difficilmente conteneva e, in effetti, perché farlo? Inclinando il capo si era chiesta se fosse solo un vaneggio di una mente stanca, o se stessa accadendo sul serio...Lei e Killian... era tutto vero? Ma il pacchettino scuro avvolto da un nastro candido, a cui scoccò l'occhiata successiva, le ricordò che era tutto vero: compreso il regalo che aveva scelto per Killian. La neve cadeva a grandi fiocchi su Londra e su tutti i suoi abitanti, compreso quello che con un schiocco si era appena materializzato sul piccolo sentierino del numero 23. Inutile dire che - una volta pronta - Amber aveva sostato alla finestra della sua camera, che dava giusto sull'ingresso, con la tenda scostata e che quando l'aveva visto aveva stretto con più forza la tenda, arretrando in un istante per non farsi scoprire. Sarebbe stato superfluo perfino dire che lui in realtà l'aveva vista benissimo e che l'idea che lo stesse aspettando potesse anche per lui significare qualcosa di più. Nel vortice del caos che la sola presenza dell'Auror stava provocando, Fergus bubbolò con un certo disappunto. Nemmeno si contavano le volte in cui la sua padroncina era passata ad un soffio dal trespolo - prendi la borsetta, indossa il cappotto, dove hai messo il regalo? - prima di imporgli di andare fino a Rosegarden Street, di nuovo. In verità quello era un ordine Johnathan che, benché non avesse creduto pienamente ad una "semplicissima cioccolata calda da Eloise", aveva chiesto alla figlia di portarsi via il gufo, affinché lo avvisasse per qualsiasi esigenza o emergenza. Un piccolo prezzo da pagare per Amigdala. Pronta, Amber scese gli scalini quasi di corsa, per poi arrestarsi a dieci centimetri dal pomello in ottone. Sollevò la mano, ancora incredula, avvolta nel mantello bianco che nascondeva il maglioncino acquistato ad un mercatino babbano la settimana prima. Sapeva chi si celava oltre il legno scuro, ma era tutto così bello da spaventarla. Per una volta, dopo anni, si erano trovati a volere la stessa cosa... nello stesso momento, e quando uscì all'aria gelida di Londra, non si curò più delle mani fredde o della punta del naso che già si arrossava, perché Killian era lì e valeva più di ogni altra cosa. Lo accolse con un sorriso candido come i fiocchi che si posavano a tratti anche sulla figura scura. «Andiamo?» chiese, avvicinandosi a lui e ricambiando il primo sguardo indagatore, degno di quel "ciao" che non si dicevano quasi mai. Al suo cenno si sarebbe preparata alla smaterializzazione.
24 Dicembre - Lo speciale di Natale