Two Worlds, Privata

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 26/6/2019, 13:58
Avatar

When the snow falls, the fox tries to survive.

Group:
Auror
Posts:
3,876

Status:



Aiden Weiss
‹ Auror ‹ Ex Grifondoro ‹ 27 anni ‹ Irlandese


R0XNYoR
What kind of man do you think I am?

KKGivow

La Volpe era furba e intelligente: misteriosa, essa si muoveva con agilità tra i sentieri selvaggi che sceglieva appositamente di percorrere, adottando misure e strategie che andavano esclusivamente a proprio vantaggio. Ma Aiden Weiss non era una Volpe qualunque e non sempre si comportava come un perfetto opportunista, proprio come l’animale che lo rappresentava.
Aveva un piano!

Nascosto tra le ombre degli edifici posti di fronte a Zarathustra, e avvolto nel proprio Mantello Leprecaunico della Disillusione, l’Auror osservò il proprio target alle prese con una lettura appassionata. Come un perfetto topo di biblioteca, Thalia Moran sembrava intenta a studiare, piuttosto che sprecare il proprio tempo nell'ozio quando non vi era anima viva all'interno del negozio, eccetto che lei stessa. Anche le strade non erano molto trafficate quel giorno, specialmente da persone a passeggio o in bicicletta, piuttosto fluivano lungo le corsie autobus, qualche automobile e - di tanto in tanto - qualche camion. Faceva abbastanza caldo e le persone o erano a lavoro oppure in giro da qualche parte a godersi la giornata all’aperto.
Fu un bene che non vi fosse molta gente nei dintorni, ma preferì agire indisturbato da sotto al Mantello, benché stesse sudando copiosamente a causa della calura; i capelli umidicci si incollarono alla sua fronte imperlata di sudore mentre si avvicinò al negozio con circospezione, finché non si appostò accanto ad una delle vetrine e osservò la rossa di Cork da oltre la lucida superficie trasparente. Sembrava piuttosto presa, zelante, tant’è che la trovò bella oltre ogni misura, certo come non mai che l’avrebbe osservata per ore e ore in quella posizione.
Si ritrovò a pensare se essere lì fosse la cosa giusta, se stava facendo la scelta più consona alla situazione. Da quando l’aveva vista nel boschetto attorno alla Tana della Volpe, intenta a cercare un modo per accedere alla sua dimora, aveva saggiamente scelto di lasciarla andare e aspettare, pazientemente, l’occasione migliore per avvicinarsi nuovamente a lei. Ci aveva pensato una miriade di volte, con svariate sfumature e ipotesi, tra mille “ma” e “se”, ma alla fine aveva ceduto al proprio cuore ed era stato condotto fin lì, in cerca di Lei e del suo aiuto. Già, il suo aiuto, una merce di scambio che forse Thalia non avrebbe ceduto tanto volentieri; eppure Weiss aveva bisogno di lei e sentiva che doveva tentare di stabilire un approccio e chiederglielo. Lui - dopotutto - le aveva promesso che ci sarebbe stato per lei, ma Thalia avrebbe fatto lo stesso per lui?
Per quanto il loro rapporto fosse piuttosto complesso, agli antipodi in un certo senso, tra alti e bassi, Aiden sentiva di non poter negare, spezzare o contestare quel legame invisibile che li vedeva incatenati l’uno all’altra.
No, sto facendo la cosa giusta. Ho bisogno di lei. pensò, infine, con decisione.
E in quell’esatto momento la fortuna sembrò giungere con tempestività: una Strega giunse dinanzi al negozio e ne aprì i battenti, rivelando all’Auror il sentiero di congiunzione con Thalia. Estrasse la bacchetta con la destra e si tenne pronto ad agire nel momento in cui la donna fosse stata in procinto di uscire: in questo modo avrebbe fatto passare una sorta di origami, un giglio di carta, tra lo spiraglio.
Passò qualche minuto, finché non vide la Strega dirigersi verso l'uscita e, quando la porta si fu finalmente spalancata, con la sinistra lasciò cadere a terra il fiore di carta: un colpo di bacchetta e il Wingardium Leviosa guidò quell’origami alla destinataria, una volta passato sotto un lembo del Mantello leggermente sollevato. Lo vide posarsi poco lontano dal tomo che ella stava leggendo e sorrise pienamente soddisfatto, mentre un pizzico di divertimento sembrò scaldargli il cuore. Il giglio: sarebbe bastato quello a farle capire chi era il mittente.
Era una lettera, in realtà, che aveva deciso di recapitarle in negozio piuttosto che inviare Merlino e rischiare che Nieve venisse a conoscenza di quel suo ennesimo tentativo di avvicinare Thalia. Non che temesse la ragazza e la sua possibile violenta reazione, non aveva di certo dimenticato le sue minacce e non gliene importavano affatto: semplicemente non voleva che litigasse con Thalia tanto da convincerla a non vedersi con lui, causando così una frattura tra loro.

Aveva davvero bisogno di lei.

La vide lasciar cadere il fiore di carta sul bancone e questo, in tutta risposta, si aprì per rivelarle il contenuto della missiva.

Cara Thalia,
avrei voluto contattarti nel modo più comune possibile, ma - ahimé - mi è impossibile. E’ successa una cosa di cui vorrei parlarti e, magari, avere un po’ del tuo aiuto. So a cosa stai pensando: quale uomo chiederebbe mai aiuto ad una studentessa sempre più vicina all’età adulta? O, anche tu, pensi che non abbia poi così importanza?
Ho promesso che ci sarei stato per te, ora però io ti chiedo di ricambiare, almeno per una volta. Si trattava di Nieve, dopotutto.
Te ne prego, non fare menzione a nessuno di questa missiva, nemmeno a lei; semmai bruciala o sbarazzatene in una qualsiasi maniera che reputi più opportuna. Ma per favore, incontriamoci per parlare.
Ritorna dove i tuoi passi si sono interrotti, nel punto in cui ha scagliato via quel ramo, e osserva bene. Sì, io ti ho vista quel giorno e non posso negare di essere rammaricato da quella tua resa. Solo perché non vedi una cosa non vuol dire che questa non ci sia. Apri gli occhi, esplora, cerca, trova. Esamina il terreno in cui ti trovi, sempre.
Io sarò lì ad aspettarti, questo weekend, nel pomeriggio.


Non vi era nessuna firma, semmai una specie di codice, un anagramma.

S-P-O-R-A la T-E-B-L-U-L-A



Azioni concordate con la fanciulla :flower:
Si può avere un titolo grassoccio e con questo colore #08705f?
Font usato: click



Edited by Aiden Weiss - 19/7/2019, 16:05
 
Top
view post Posted on 26/6/2019, 14:56
Avatar

You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

Group:
Caposcuola
Posts:
4,407

Status:



Thalia J. Moran ⚜ 18 Anni


Prefetto ⚜ Tassorosso


Accarezzò la pagina del manuale di Storia della Magia, piegandola con precisione affinché il margine interno le fosse ben visibile; nonostante la scarsa luce all'interno del negozio, riusciva sempre a leggere chiaramente le indicazioni dei tomi più o meno voluminosi che decideva di portare con sé durante i turni da Zarathustra. Quel giorno aveva scelto di dedicarsi all'arte delle bacchette e alla loro storia, benché affermare di aver propriamente scelto di dedicare il proprio tempo "libero" a quella specifica disciplina fosse di per sé una contraddizione bella e buona. Storia della Magia le aveva sempre permesso di curiosare là dove era certa non sarebbe mai riuscita ad arrivare, una consapevolezza che aveva guadagnato di volta in volta con le peripezie organizzate da Peverell nella più completa segretezza del suo studio. Doveva ammettere, tuttavia, che l'ebbrezza di finire nel passato col proprio corpo aveva reso insignificanti ai suoi occhi i tentativi cartacei di instillare una mera conoscenza sui più svariati argomenti. Viaggiare nel Tempo era - e sarebbe rimasto - per lei il più straordinario degli eventi vissuti ad Hogwarts.
La mano destra reggeva delicatamente una piuma che - in apparenza - aveva visto giorni migliori, la punta appena intinta in una boccetta di inchiostro nero come la pece; l'indice della sinistra l'aiutava a tenere traccia delle date e degli avvenimenti da riportare sul foglio di pergamena già riempito per più della metà della sua lunghezza. I compiti di Storia della Magia non erano certo la parte migliore della disciplina insegnata dal Preside, eppure la risposta alle domande era sempre facile, almeno all'inizio. Con la sua calligrafia tondeggiante, il Prefetto prese nota dell'ennesima data, apponendo un piccolo asterisco tra parentesi, come faceva sempre per ricordare di ricercare ulteriori approfondimenti. *E anche stasera si salta la cena. Evviva.* pensò ironica, adagiando piano la piuma sul bancone.

Il cigolio dei cardini favorì l'ingresso di una folata d'aria umida, portando con sé un vago profumo di fiori e una nuova cliente. Messa da parte Storia della Magia, sgusciò al di là della propria postazione per aggirarsi in prossimità dell'ingresso con una finta aria distratta. Sulla strada, attraverso i vetri della porta, non s'intravedeva anima viva, ad eccezione di un taxi babbano in sosta a una decina di metri. Sospirò, gemendo per l'impazienza e gettando uno sguardo sconsolato all'orologio da polso: ancora due ore e quell'agonia sarebbe finita. Si sarebbe Smaterializzata volentieri ad Hogsmeade, pur di non doversi mescolare alla clientela del Paiolo per usufruire del caminetto della Sala principale. Se solo pensava all'odore della zuppa servita lì ogni sera, il suo stomaco si esibiva in piroette da vero professionista... salvo attorcigliarsi in modo inspiegabile e pressoché duraturo, impedendole qualsiasi tentativo di cibarsi delle delizie preparate sapientemente dagli Elfi del castello. La strega terminò il proprio giro in silenzio e rispettando quello che doveva essere un rituale dettato dalla personalità introversa della donna, Thalia impiegò il minor tempo possibile per comunicarle il prezzo totale, darle il resto e augurarle una buona giornata.
Voltando le spalle alla porta, udì il ben noto cigolio e un nuovo refolo d'aria umida, ma calda. Sistemò meglio la piuma nell'incavo della mano destra, dosando la pressione della punta sulla pagina dell'inventario pronto per essere aggiornato. Sulle prime non vi fece troppo caso, ma una specie di volantino accartocciato si era adagiato con delicatezza poco lontano dal tomo chiuso di Storia. Lo degnò di uno sguardo in tralice, decisa a non distrarsi durante la compilazione della lista di articoli; se avesse anche solo osato compilare erroneamente uno dei campi obbligatori, chi avrebbe potuto sopportare le invettive del proprietario? Di certo non lei. Eppure, per quanto orgoglio e disciplina fossero parte del suo modo d'essere, Thalia continuò a riempire gli spazi della lista con solerzia e precisione, scoccando sguardi sempre più frequenti a quel foglietto ripiegato - ora lo vedeva chiaramente - in modo non così casuale come aveva creduto in principio. La curiosità uccide il gatto, avrebbe asserito qualcuno, ma in quell'istante l'unica a rodersi il fegato per la curiosità era solo e soltanto lei. S'impose di resistere all'impulso di scartare quell'involto accattivante, senza tuttavia averne studiato con cura le forme. Se l'avesse fatto, probabilmente, l'avrebbe esiliato con un colpetto di bacchetta, chiudendo la questione con un nulla di fatto.

*Oh al diavolo!* sbottò tra sé, mettendo giù la piuma senza troppe cerimonie ed attirando a sé l'involto di pergamena. Non era un volantino, di questo era abbastanza certa, ora che il tatto era riuscito a confermarle la natura della carta. Pergamena, non di qualità eccellente, ma pur sempre adatta alla scrittura di lettere e brevi missive. Nessuna parola o lettera s'intravedeva attraverso le pieghe precise, ciascuna progettata per creare nell'insieme la forma di un fiore. Se lo rigirò tra le mani, insospettita e chiaramente sorpresa. Non cercò nemmeno di comprendere chi fosse il mittente, giacché nessuno - ad eccezione della sua cliente - aveva fatto capolino nel negozio di chincaglieria. La sua conoscenza dei fiori comuni, poi, lasciava parecchio a desiderare: zia Ellen ne andava pazza e benché fosse riuscita ad instillarle un briciolo di passione per l'Erbologia in generale, d'altra parte aveva fallito miseramente nella sua opera di educazione sulla flora comune. Non avrebbe saputo distinguere un'ortensia da una genziana, questo era poco ma sicuro, e quand'anche la differenza le fosse stata chiara, avrebbe saputo confonderle comunque. Ciò che il suo occhio attento, però, non aveva dimenticato era una scatolina, contenente un esemplare vero e proprio di quel fiore. Ne aveva ricevuti due o tre ed il mittente, questa volta, non aveva bisogno di presentazioni. Lasciò cadere il giglio di carta sul bancone, ritraendo la mano come se, all'improvviso, quello avesse iniziato ad emanare un calore insopportabile. Per tutta risposta, il giglio schiuse i petali rivelando finalmente il proprio contenuto. Lo lesse in silenzio, dosando l'ossigeno inspirato lentamente dal naso come se ne fosse dipesa la propria esistenza. Pensò che Weiss fosse il più testardo e il più meschino degli uomini sulla Terra. Come poteva pretendere che capisse i suoi stupidi giochi di parole? E poi che cos'era quello? Un rebus? *Per le mutande di Merlino se lo odio!* pensò, stringendo le labbra e mordicchiandone un angolo, il cuore già preda dei sensi di colpa. Se da un lato sentiva di aver deluso Nieve per aver cercato Aiden ad Hogsmeade, dall'altro la sua natura le impediva di lasciare qualcosa di intentato. In fondo, ragionò, se quei due erano arrivati ai ferri corti la colpa era soltanto sua. *Oh beh, non del tutto.* aggiunse mentalmente. Strinse il foglietto tra le dita, dimentica del proprio timore, e ne rilesse le poche righe lentamente. Se ciò che aveva scritto era vero - l'aveva vista e non aveva fatto nulla per farsi notare - allora Aiden Weiss aveva assistito ad un nuovo episodio di perdita di controllo. Non ne era affatto lieta, specialmente perché - ora - subentrava il fattore della vergogna. Quanto aveva visto? Da dove? E per quanto tempo aveva riso di lei? Si sentì avvampare dall'imbarazzo, mentre si allungava oltre il libro a prendere la bacchetta sul bancone. Il riflesso della vetrina in cui erano esposti gli anelli le restituì un'immagine distorta di se stessa: i capelli sciolti sulle spalle e l'incarnato più roseo, l'aria di chi ha qualcosa da nascondere e non abbia idea di come riuscirci. Stringere il legnetto di Salice le restituì parte del coraggio necessario per fare ciò che doveva essere fatto; prima di distruggere ogni prova, volle esser certa di aver colto il messaggio nascosto. Sbuffò, tra il divertito e l'incredulo, scuotendo il capo al pensiero di quelle accortezze da principianti. Per quanto si fosse impegnato a nasconderlo, le coordinate del loro incontro erano per lei chiare come la luce del sole. La punta della bacchetta sfiorò ogni riga della missiva, fino a raggiungere l'anagramma. Prese le distanze dal testo, tanto per non rischiare, e fece quanto le era stato chiesto ruotando il polso lentamente ma senza interrompere il movimento. *E-va-nesco.* Ora che non le restava più alcuna traccia di Aiden, Thalia si permise di sospirare. Avrebbe soppesato con cura il da farsi, prima di decidere.

La curiosità uccide il gatto, dicevano.
Tre giorni più tardi - in attesa davanti al tronco argentato di una betulla, Thalia dovette ammettere che il detto rispecchiasse davvero la realtà.
The real voyage of discovery consists not in seeing new sights, but in looking with new eyes.

© Thalia | harrypotter.it

 
Top
view post Posted on 1/7/2019, 20:00
Avatar

When the snow falls, the fox tries to survive.

Group:
Auror
Posts:
3,876

Status:



Aiden Weiss
‹ Auror ‹ Ex Grifondoro ‹ 27 anni ‹ Irlandese


R0XNYoR
What kind of man do you think I am?

KKGivow

Una flebile brezza fresca filtrò attraverso gli alberi del boschetto poco fuori Hogsmeade, rendendo quel clima, sempre più estivo, decisamente più tollerabile. Godeva di una notevole frescura, dovuta anche alle ombre che gli imponenti alberi gettavano all’interno di quel luogo inviolato dall’uomo, sebbene la pelliccia fosse - in un certo senso - di troppo in un periodo come quello.
La testolina della volpe emerse dal buco che aveva iniziato a scavare nei pressi della propria dimora umana, emettendo un sommesso latrato e muovendo ritmicamente le orecchie. Aveva percepito dei rumori in lontananza, dei passi che via via presero ad avvicinarsi verso la Tana della Volpe. Il corpo uscì da quella piccola apertura nel terreno con uno scatto agile e, dopo essere balzata su un blocco di legna accatastata, la creaturina dal manto rossiccio alzò il muso verso l’alto e annusò con intensità. Le narici si dilatarono ritmicamente, sensibili e sviluppate come non mai rispetto alla propria controparte umana, finché non percepì una moltitudine di odori mischiati tra loro provenire da Ovest, dal villaggio. Erano ancora decisamente troppo lontani per poterli distinguere con chiarezza o riconoscerli, ma sapeva solo che c’erano e questo lo mise in uno stato sia di allerta che di curiosità.
Non era trasformato da molto ed era emerso quasi subito dal buco una volta percepite i rumori attraverso le vibrazioni del terreno: aveva sicuramente diversi minuti buoni per andarsene in avanscoperta e scoprire la fonte di simili aromi, prima di riprendere le proprie forme umane. Alzò una delle zampe posteriori e svuotò la propria vescica sulla pila di legna, marcandola come sua proprietà, per poi saltare giù con un rapido balzo e si mise a correre nel sottobosco.
Più si avvicinava al punto in cui aveva avvertito l’odore, più si fece silenzioso e attento, interrompendo la corsa e procedendo con cautela quando si fece sempre più vicino, riparandosi dietro a grossi cespugli e felci, mentre i propri organi sensoriali cercavano di dare un’identità al possessore di un simile e strano odore in largo anticipo. L’udito percepiva i passi e il respiro regolare, l’olfatto invece venne investito da una raffica di odori intensi e pungenti. Erano davvero inconsueti, mai percepiti prima d’ora, e questo sembrò allarmarlo ancora di più, reprimendo quella curiosità che lo aveva spinto fin lì. Percepì l’odore di pelle, come quella che spesso veniva usata per rilegare i vecchi tomi di magia, così come quello della pergamena intrisa di inchiostro; a questi vi era mischiato un profumo che cozzava decisamente con il punto in cui si trovava, poiché l’unica fonte d’acqua presente nel boschetto si trovava a diversi chilometri di distanza da lì, e si trattava proprio del luogo in cui aveva visto la propria nascita come Animagus. Rizzò le orecchie, vigile, mentre la propria mente animale decretava che quell’odore non era né di un mare e né di lago, ma di un fiume, in cui l’acqua scorreva impetuosa lungo gli argini e accarezza le pietre sul fondale; ardesia, questo sembrò percepire mischiato all’odore dell’acqua.
Che strani profumi…
Poi, però, un odore più piacevole e a lui noto sembrò fare capolino, all’improvviso, mentre si avvicinava sempre di più: cibo. Percepì il dolce profumo del cibo. La testa della creaturina si sporse da dietro il tronco di una betulla, la piccola lingua ruvida che uscì fuori dal muso in un chiaro gesto di avida fame, e poi - infine - la vide: una creatura alta e dal corpo esile, con una folta peluria ondulata sul quella che doveva essere la parte del muso, eretta su due sole zampe. Per la volpe poteva sembrare il più mostruoso dei giganti, ma in realtà si trattava di un essere umano. La sua vista animale, in una scala tendente al grigio, con zone più o meno scure in base alla fonte luminosa, con anche l’ausilio dell’olfatto, riuscì a capire che si trattasse di un esemplare femmina ed era girata di spalle.
L’odore del cibo proveniva da una strana protuberanza che aveva al fianco, ma che comunque era assai forte e invitava la volpe a farsi avanti, a tentare un’impresa temeraria, quasi titanica: rubare il cibo a quella creatura da sotto al suo naso. Dopotutto - si disse nella sua mente semplice - era nel suo territorio.
Si avvicinò lentamente, guardinga, pronta a infilare il muso in quella strana protuberanza e afferrare il cibo, ma quando vide la strana e bizzarra creatura muoversi sul posto, la suggestione della stazza e dal rischio di farsi scoprire presero il sopravvento, inducendo la volpe a scattare come un fulmine in cerca di un riparo. Il cuoricino prese a martellare con potenza, mentre il proprio corpo produceva un tale frastuono che avrebbe attirato facilmente l’attenzione della creatura; ma la volpe aveva troppa paura per badarci, voleva solamente trovare un rifugio sicuro. Si nascose dietro un cespuglio di more, tremante, con solo il naso che si intravedeva negli spazi vuoti lasciati tra i rametti.

Aiden aveva predisposto tutto il giorno prima dell’appuntamento con Thalia. Per quanto non sapesse se si sarebbe presentata o meno, aveva comunque fatto in modo che la ragazza potesse trovare la parola d’ordine che le sarebbe servita per individuare la Tana della Volpe.
Appeso ad un filo da pesca su uno dei rami della betulla, vi era un piccolo involucro di nylon contenente una minuscola pergamena arrotolata e sigillata da un nastrino rosso. Non sapendo se avrebbe piovuto nelle ore successive, Weiss aveva deciso di proteggere la pergamena dalle intemperie usando quel particolare involucro. Il filo, d’altro canto, sottile e appena percettibile, scendeva dal ramo fino ad agganciarsi ad una radice sporgente.
Thalia sarebbe stata capace di individuare il filo e impossessarsi così della pergamena? O la propria vista l’avrebbe tradita?

L’uomo sapeva del possibile arrivo della rossa di Cork, ma la volpe lo ignorava…



Edited by Aiden Weiss - 19/7/2019, 16:06
 
Top
view post Posted on 3/7/2019, 14:37
Avatar

You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

Group:
Caposcuola
Posts:
4,407

Status:



Thalia J. Moran ⚜ 18 Anni


Prefetto ⚜ Tassorosso


Non c'era motivo per lei di trovarsi in quei luoghi, ancora una volta, con la piena consapevolezza di essere sola nel bel mezzo del nulla. La Scozia aveva la fortuna di essere una regione temperata persino d'estate, un lusso che in molte zone della Gran Bretagna sarebbe stato accolto con estrema benevolenza dagli abitanti; la brezza leggera le solleticava il viso, accarezzando le foglie dei rami più alti e creando piacevoli giochi di luce ed ombra sul terreno brulicante di vita. Insetti di ogni genere si aggiravano con noncuranza, passando da una pianta all'altra con l'incedere deciso di chi abbia una tabella di marcia serrata da seguire, mentre il cinguettio di piccoli passerotti echeggiava da un ramo all'altro, risultando soffuso al suo udito grazie allo stormire delle foglie. C'era pace e, in un certo qual modo, un silenzio invidiabile. La cacofonia della Sala Grande in cui si era trovata soltanto mezz'ora prima era un ricordo lontano, ben più di quanto la sua mente riuscisse davvero a realizzare. Aveva lasciato il Castello con l'intenzione di trovare Weiss una volta per tutte e - per colpa della tipica curiosità femminile -.per capire quale guaio il grande e grosso Auror avesse combinato. Ci aveva riflettuto a lungo, durante il percorso a ritroso in quei luoghi ormai noti, e non era riuscita a giungere ad una conclusione attendibile; benché fosse cosciente del motivo principale del litigio tra i due, Thalia ignorava la dinamica che aveva indotto Weiss a chiederle udienza. In un certo senso - e questo non migliorò l'opinione che la strega aveva dell'uomo - Aiden la stava usando per raggiungere uno scopo ben preciso. Tornare nelle grazie di Nieve Rigos era un lusso altrettanto desiderabile quanto il calore bruciante del sole sulla pelle per uno scozzese abituato al classico tepore primaverile in piena estate: un obiettivo impossibile che nessuno sarebbe riuscito a raggiungere.

Giunta al ben noto tronco sottile e liscio della betulla incisa - un pensiero che le accapponò la pelle per lo sconcerto ed il fastidio - Thalia rimase immobile ad osservare le linee marcate con forza da una mano che lei ben conosceva.
Senza dubbio, Weiss aveva un lato artistico che se avesse impiegato diversamente forse avrebbe guadagnato la sua benevolenza. *Ma no, lui deve deturpare degli alberi. Mi pare ovvio.* pensò rabbiosa, accarezzando il tronco poco più in basso rispetto all'incisione. Quel gesto la fece sentire meglio, sebbene il ricordo del bosco ridotto in cenere nei pressi dello Shournagh riuscisse ancora a turbarla profondamente. Passò oltre, incamminandosi svelta all'albero successivo - l'ennesima betulla - finché la memoria, infallibile compagna, non si trovò completamente spaesata. Lo sguardo corse ai passi appena compiuti, certa di non aver saltato alcun crocevia e di aver tenuto a mente ogni cespuglio di more e qualsiasi punto che potesse aiutarla a ricordare il percorso. Era sulla strada giusta, eppure dinanzi a lei non v'era altro che una distesa di sottobosco fitta e all'apparenza invalicabile. Maledì Weiss ancora una volta, senza eccedere tuttavia in una rabbia manifesta. *Non sia mai che si prenda gioco di me, nascosto da qualche parte.* Il suo ego non l'avrebbe sopportato e di certo l'Auror non sarebbe sopravvissuto per raccontare ad anima viva quanto accaduto nell'isolamento del boschetto. Era rimasta lì in silenzio a lungo, domandandosi se non fosse stato il caso di tornare indietro; alla fine, visto che di una sorta di appuntamento si trattava - seppur all'ombra della betulla sbagliata - la strega aveva finito per sedersi ai piedi dell'albero, sbocconcellando un paio di biscotti allo zenzero che uno degli Elfi Domestici le aveva infilato a forza tra le mani. Creature difficili da convincere per natura, gli Elfi di Hogwarts avevano imparato ben presto a garantire piccole scorte extra di cibo a coloro che più si accostavano all'idea di un amico-salvatore. Sgranocchiando un compenso che non pensava di meritare, il Prefetto si guardava attorno incuriosita, immaginando di veder sbucare dal nulla la zazzera di capelli rossi dell'Auror, con la sua solita espressione dipinta in volto. Probabilmente, se l'avesse vista lì, si sarebbe profuso in prese in giro sul suo scarso senso dell'orientamento; un pensiero non esattamente confortante né gratificante. Col senno di poi si sarebbe dovuta interrogare sulla reale motivazione dietro quelle preoccupazioni, ma in quell'istante - avvolta dal silenzio e dal vento carezzevole sulla pelle - la sua mente non volle sentire ragioni. Aveva ben altro per la testa, un pensiero fisso e costante che ruotava attorno alla figura minuta e slanciata di Nieve. Che cosa le aveva detto Aiden? Cosa aveva potuto fare quell'uomo per scatenare ulteriormente l'ira della sua più cara amica? Se lo chiese con timore, scoprendosi spaventata dalle implicazioni di quell'incontro arrangiato alla bell'e meglio. Che cosa si aspettava da lei? Comprensione? Rammarico per essere stata la causa scatenante di un litigio ben lungi dall'essere superabile? In cuor proprio si augurava che Aiden Weiss non la supplicasse di essere un tramite scomodo per messaggi altrettanto spiacevoli. Egoisticamente, forse per la prima volta in vita sua, Thalia desiderò essere qualcun altro. Non avrebbe mai voluto trovarsi tra due fuochi né avrebbe gradito essere oggetto dell'ira di Nieve. Aveva visto il suo sguardo mutare, il velo di sarcasmo sparire risucchiato da un'oscurità latente di cui aveva voluto ignorare l'esistenza troppo a lungo; l'aveva privata di un punto fermo e, se avesse scoperto di quell'incontro, avrebbe perso anche lei. Teneva troppo a Nieve per rinunciare alla sua amicizia e pur sapendo di averla già tradita trovandosi in quei luoghi, non fu in grado di sentirsi davvero in colpa. Si sentiva naturalmente responsabile per l'accaduto, avendo l'impressione che tutti intorno a lei sapessero della vicenda in questione; era, se possibile, paragonabile ad uno stigma che non sarebbe mai sparito, come una macchia troppo resistente.

L'ennesimo refolo d'aria fresca mosse i capelli vermigli sciolti sulle spalle, che le solleticarono il collo. Rialzandosi e scacciandoli con la mano libera, pulì dalle briciole le dita dell'altra sui jeans, l'udito attirato da qualcosa di diverso, tutt'altro che naturale. Un tramestio poco lontano, forse un animale, aveva smosso il fogliame del basso sottobosco. Non se ne stupì né sentì il bisogno di estrarre la bacchetta per difendersi: aveva trascorso poco tempo in quel boschetto, ma aveva capito ben presto che nessuna creatura si sarebbe avventurata così vicino al Villaggio. Maghi e streghe non erano certo uno spettacolo interessante né si sarebbero mai dimostrati vicini cordiali. Scelse dunque di ignorare il proprio sesto senso, voltando le spalle allo scricchiolio di un rametto spezzato per guardarsi attorno con rinnovato spirito d'intraprendenza. *Se Weiss non arriva me ne vado.* sentenziò risoluta, la linea delle labbra stretta in un'espressione offesa. Odiava il ritardo a prescindere, ma se si trattava di Aiden, quel fastidio si decuplicava esponenzialmente per ogni minuto che trascorreva da sola. Aveva chiesto il suo aiuto e, ora, si permetteva anche di tergiversare? Aveva l'impressione - sempre la stessa - di essere stata presa in giro e di essersi messa nel sacco con le proprie mani. Quel pensiero l'accompagnò per altri brevi istanti, finché un soffio di vento più deciso non ebbe smosso il fogliame sopra la sua testa, costringendola a sollevare lo sguardo. I raggi del sole che filtravano tra i rami sottili s'infransero su una superficie minuscola e lineare. Se solo quel ramo non avesse invaso il suo campo visivo, seguendo la traiettoria di quello strano filamento teso, Thalia avrebbe visto il biglietto legato con cura e arrotolato con un nastrino di un rosso brillante. Avrebbe impiegato meno tempo per ritrovare il brillio temporaneo del filo se, oltretutto, il tramestio di rami spezzati e foglie calpestate, come se qualcuno - o qualcosa - vi si fosse gettato sopra di peso, non avesse richiamato totalmente la sua attenzione. Stavolta la strega non avrebbe esitato ad estrarre il legnetto di salice che, lucido, si trovò teso lungo il fianco della ragazza, pronta a sferrare la propria difesa. Non c'era dubbio che il cuore adesso le battesse nel petto e che quella sensazione di panico si fosse espansa fino a mozzarle il respiro. Qualunque cosa sarebbe potuta uscire dai bassi cespugli di felci o da quelli intricati di more selvatiche. Poteva essere una qualunque bestia comune oppure una Creatura di cui lei, per quanto sagace e curiosa, avrebbe potuto ignorare l'esistenza. Un ulteriore spostamento invisibile le confermò la presenza di qualcosa e dovette concentrarsi parecchio, prima di riuscire a scorgere quello che le sembrava il muso di un cane. Un naso piccolo e nero, peluria rossiccia e scura sulla parte superiore del muso e qualche ciuffetto bianco attorno alla bocca. Non si vedeva di certo un granché, ma spostandosi a propria volta, a piccoli passi malfermi, aveva costretto l'animale a spostarsi piano piano a propria volta. Nulla che lo mettesse davvero in risalto, ma qualcosa le suggeriva che la bacchetta non le sarebbe più servita. Indietreggiando e mantenendo lo sguardo fisso tra i cespugli - dove il musetto sottile era scomparso - Thalia ripose la bacchetta nella tasca posteriore dei jeans. La caviglia urtò una delle radici della betulla, che sporgeva malamente dal terreno, costringendola a distogliere definitivamente lo sguardo dal punto, ora imprecisato, in mezzo agli arbusti. *Eccolo!* Seguendo la traiettoria del filamento trasparente, con cui la sua mano libera era entrata in contatto, il Prefetto aveva finalmente trovato il biglietto. Senza indugio, allungandosi per arrivare là dove Weiss avrebbe impiegato la metà delle sue energie, protese le dita affusolate verso l'oggetto del suo desiderio.
*Sopra la betulla. Pff.* pensò, srotolandolo velocemente. Non appena ebbe letto il messaggio, Thalia sollevò gli occhi al cielo: la caccia al tesoro non le era mai piaciuta, nemmeno da bambina, figurarsi la cosiddetta caccia alla volpe.
The real voyage of discovery consists not in seeing new sights, but in looking with new eyes.

© Thalia | harrypotter.it

 
Top
view post Posted on 5/7/2019, 17:25
Avatar

When the snow falls, the fox tries to survive.

Group:
Auror
Posts:
3,876

Status:



Aiden Weiss
‹ Auror ‹ Ex Grifondoro ‹ 27 anni ‹ Irlandese


R0XNYoR
What kind of man do you think I am?

KKGivow

Attenta, la creaturina mosse le orecchie quando percepì dei movimenti dalla parte opposta. Attraverso il fogliame del cespuglio, gli occhi blu della volpe scorsero alcuni dei lineamenti del Gigante femmina farsi sempre più vicini al proprio rifugio sicuro. Istintivamente indietreggiò, ingranando una velocità tale da indurre l’Animagus a sbattere con il posteriore contro la corteccia della betulla alle proprie spalle e provocando un piccolo tonfo.
Tonk!
Frettolosa e bramosa di mantenere una certa distanza da quella strana creatura molto più grossa, la volpe cercò di scartare dalla parte opposta in cui percepì un tentativo di aggiramento dell’ostacolo che si frapponeva tra loro, sempre più guardinga e poco incline a farsi avvicinare. Anche se la razionalità umana di Aiden era ancora presente, seppure in modo piuttosto latente e remoto, la natura dell’animale era più forte e difficile da gestire, priva di qualsiasi freno o limiti. Puro istinto in netto contrasto con l’animo coraggioso dell’Auror. Se fosse stato in grado di far emergere alcune delle proprie caratteristiche umane, sicuramente sarebbe stata l’audacia di voler affrontare perfino i predatori più feroci. Ma ancora quella prospettiva di sancire un certo controllo sul suo lato animale era pressoché impossibile: la volpe conosceva la paura e ciò la induceva a trovare ogni mezzo possibile per preservare la propria vita.
Riuscì a trovare una certa calma, una dose di sangue freddo, che permise alla creaturina di sgattaiolare con cautela e mantenere la distanza di sicurezza dal Gigante femmina. Sospettosa, mantenendosi sull'attenti, la volpe notò quanto l’attenzione della Straniera si fosse focalizzata altrove e non più sul nascondiglio in cui aveva trovato riparo poco prima. Annusò l’aria e percepì l’aroma pungente dello zenzero sparso qua e là nel terreno, a poca distanza da dove ora si trovava, e ciò fece riemergere l’impulso vorace dell’animale, inducendolo a ritentare l’azzardo. Il Gigante femmina non aveva occhi se non per altro ed era tornata a rivolgere le spalle alla volpe, segnando un via libera che la fulva creaturina non si lasciò sfuggire.
Acquattandosi al terreno, il ventre quasi a contatto con l’erba, si mosse lentamente e silenziosamente verso il punto in cui aveva avvertito l’odore. Anche se ora era deliberatamente in piena vista, la volpe era talmente temeraria quanto affamata nel voler raggiungere il proprio obiettivo: prendere possesso del cibo della Straniera. Ma solo così la piccola ladra avrebbe affermato la propria supremazia, dimostrando a quello strano essere che vi era un solo sovrano in quel bosco: la volpe stessa. Per lei tutto era lecito, persino il furto, dato che era parte della sua stessa natura.
Annusò il terreno una volta arrivata, le narici esplosero deliziate per quell’odore così gradevole, la lingua ruvida venne allora prontamente strofinata sulla punta del muso, per poi passarla sull’erba nel disperato tentativo di raccogliere i resti del pasto della Straniera. Le papille rimasero estasiate dal sapore delle briciole di biscotti allo zenzero che gli strapparono un grugnito. Mmmhhh. Chiuse gli occhi e agitò la coda voluminosa, incurante di essere stata udita o meno, per poi sbatterla a terra e rilasciare i propri odori, marchiando il proprio territorio. Per il Gigante femmina sarebbe dovuto apparire come un chiaro messaggio: “Questo posto è mio e non ti appartiene nemmeno un po’.”

Poi l’ennesimo rumore di rametti calpestati e la volpe rizzò le orecchie, attenta, spalancando gli occhi di colpo e a quel punto i loro sguardi si incrociarono: il blu della volpe persi in quelli ardesia della Straniera. Ci fu un misero e brevissimo istante in cui la razionalità di Aiden sembrò emergere e riconobbe Thalia, ma l’istinto animale lottò contro quell’impulso, come se volesse scacciare via ogni traccia di umanità, relegando l’uomo che dimorava dentro di sé in un angolino solitario. Anche se nutriva diffidenza verso quella strana creatura che aveva davanti, la volpe ne rimase ipnotizzata e allungò appena il muso verso di lei, dilatando appena le narici per cercare di carpire le intenzioni dell’altra attraverso gli odori; ma sopraggiunse un fievole profumo piacevole, un tocco floreale che fino a quel momento non aveva avuto modo di percepire a causa dell’intensità della spezia contenuta nei biscotti.
Rimase immobile sul posto, pronta a scattare al minimo segno di minaccia. Poi l’ennesimo grugnito fece vibrare il corpo leggermente più robusto di quell’esemplare di volpe maschio. Mmmhhh. Provava una certa curiosità nei suoi confronti ora che erano faccia a faccia, ma era ancora sospettosa e non sapeva esattamente se considerarla un pericolo o meno; per questo - in un certo senso - sembrò quasi rimanere sulle sue, ma non smise di tenerla d’occhio.



Edited by Aiden Weiss - 19/7/2019, 16:06
 
Top
view post Posted on 11/7/2019, 15:03
Avatar

You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

Group:
Caposcuola
Posts:
4,407

Status:



Thalia J. Moran ⚜ 18 Anni


Prefetto ⚜ Tassorosso


Un'altra.

Fu il primo spiazzante pensiero alla vista dell'espressione dell'animale, curiosa e sospettosa insieme. Prima che la sua mente potesse anche solo soffermarsi sull'atipico colore degli occhi - una riflessione tutt'altro che scontata dopotutto - Thalia si convinse di averne avuto abbastanza di Weiss, delle volpi incise sui tronchi di betulla e persino degli esemplari veri e propri. Si rifiutava di credere di trovarsi dinanzi ad una serie di coincidenze fortuite, ma non poteva sottrarsi allo stupore di condividere uno spazio tanto ridotto, forse mezzo metro o poco più, con un animale tanto schivo per natura. Le orecchie ritte sulla testolina fremevano impercettibilmente, captando i rumori attorno a loro e, con ogni logica, cercando una via di fuga facile e veloce. Come biasimarla, d'altro canto? A pensarci bene, lei stessa avrebbe dovuto provare a fare un passo indietro. *In fondo sono carnivore* realizzò con orrore. Non aveva intenzione di dare adito alle dicerie sulle volpi pronte a fare incetta di soffici carni succulente, ma non cercava nemmeno il pretesto per provare che fossero, dopotutto, veritiere. L'istinto di indietreggiare ebbe la meglio quando l'animale protese il muso, annusando l'aria davanti a sé contro ogni aspettativa. Stringendo il foglietto che Weiss le aveva lasciato, desiderò che quella bestiaccia se ne andasse via lasciandola sola con i propri insulti inespressi contro l'Auror. «Vattene! Non c'è niente per te!» sbottò improvvisamente, sventolando le mani in avanti con la convinzione di terrorizzarla più di quanto, probabilmente, già non fosse. Per tutta risposta, lo sguardo puntato su di lei senza alcuna intenzione di distoglierlo, l'animale si acquattò sulle zampe posteriori, sfidandola fin troppo apertamente. Al suo "invito" a levare le tende, però, le orecchie avevano vibrato ancora, il corpo e lo sguardo tesi a non cedere di un millimetro. Non avrebbe certo sprecato il proprio tempo prezioso in un soliloquio con una volpe selvatica e forse affamata. *Non voglio essere la sua merenda.* pensò a quel punto, allibita di dover lasciare campo libero ad un'inutile bestia come quella. «Ok. Hai vinto. Me ne vado io.» borbottò a denti stretti, indietreggiando e scivolando tra i ciuffi di erba alta lì intorno. La aggirò quasi completamente, mantenendosi vigile nei suoi confronti nel caso avesse pensato di inseguirla. «Tanto ho quel che mi serve.» *In teoria.* aggiunse mentalmente, sventolando il foglietto di Weiss. Non le era ancora chiaro il significato delle parole lette, ma ben presto si sarebbe stancata persino di porsi domande di cui, evidentemente, non avrebbe avuto alcuna risposta se non dal diretto interessato.

Dimentica del proposito di guardarsi le spalle, qualche minuto più tardi e non troppo lontana dalla betulla, Thalia percepì il classico quanto fastidioso pizzicore alla nuca tipico di chi si senta lungamente, e segretamente, osservato. Non volle credere all'eventualità, stupida e malsana, di quella volpe in procinto di pedinarla come il detective più ostinato. Non si voltò né la prima né la seconda volta che il tramestio di fuscelli spezzati e calpestati accompagnò i suoi passi, ma la terza volta - solo per accertarsi di non essersi addentrata troppo nel folto della boscaglia - la ragazza ebbe cuore di fermarsi, sospirando. Percepì il moto dell'animale arrestarsi all'unisono e, per qualche ragione, l'idea della bestiola acquattata tra i cespugli con lo sguardo vivo e bluastro puntato su di lei la fece sorridere. Un divertimento ben lontano dall'essere puro apprezzamento per una natura ostinata e territoriale; forse, finalmente, capiva l'ossessione di Weiss per le volpi - una simpatia che andava ben oltre i soprannomi affibiatigli nell'età adolescenziale. Senza voltarsi totalmente, ne scorse la coda soffice spuntare al di là di un basso cespuglietto di rovi, dapprima tesa e, poi, pronta a sferzare l'aria nervosamente. Quale che fosse la ragione di quel pedinamento, iniziava quasi a piacerle. *Almeno non sono sola ad aspettare quel cialtrone ritardatario.* e l'idea di oppugnargli la volpe contro, quand'anche fosse arrivato a scovarla tra gli alberi, le fu di estremo conforto. Prima di quello, però, avrebbe dovuto guadagnarne la fiducia. A tentoni raggiunse il sacchetto di biscotti nella borsa: una volta aperto, il profumo di zenzero si sprigionò senza sforzo, mentre la mano lesta si appropriava dell'ultimo pezzetto rimasto. Lo tenne in mano per qualche istante, persa ad osservare l'intrico di rami sopra di sé, chiedendosi se esistesse un luogo più quieto e rasserenante. Nonostante il suo amore viscerale per Cork e i suoi angoli di natura incontaminata, Thalia giunse alla conclusione che niente avrebbe potuto eguagliare il silenzio e la pace in quel boschetto di querce, pini e ontani. Ben presto, dunque, al profumo di resina degli abeti lì intorno, si aggiunse nuovamente quello dello zenzero; le briciole caddero dal biscotto farinoso sul terreno scuro e leggermente umido, ma Thalia non si curò affatto dell'istinto famelico dell'animale nascosto. Prima o poi la testolina dal pelo morbido sarebbe uscita allo scoperto, convinta di non esser vista, così come in precedenza. Gliel'avrebbe lasciato credere con la magnanimità dell'essere umano, certo di poter dettar legge in un regno dalle regole ben diverse. Sospirando appagata, mise l'ultimo pezzetto di biscotto in bocca, assaporandone il gusto - non troppo deciso, proprio come piaceva a lei; poi, nel bel mezzo del silenzio, uno sniff sniff curioso alla sua destra la costrinse ad abbassare lo sguardo. Le labbra si curvarono appena in un sorriso dolce, mentre la creatura cominciava a coprire a passi incerti lo spazio rimasto tra loro. Non ebbe di che aver paura, pensò vedendola, giacché le occasioni per artigliarle una caviglia con i denti aguzzi non gli erano mancate. C'era qualcosa, poi, in quegli occhi blu - così strani ed anomali - da farle supporre che quell'animale fosse, in fondo, diverso. Gli permise dunque di avvicinarsi, dapprima in modo incerto e poi via via più deciso, finché pochi centimetri non separarono il musetto affilato, intento a sondare le particolarità del terreno dinanzi a lei, e la sua mano tesa. Istintivamente, aveva lasciato che la razionalità cedesse il posto alla curiosità e - come si farebbe con un cane di cui non si conosca l'indole - gli aveva porto il dorso della mano, nuda e affusolata. Stabilire un contatto con una creatura tanto schiva e calcolatrice sarebbe stata la cosa più difficile ed emozionante dell'intera giornata. Immobile, quasi trattenendo il respiro, Thalia percepì il naso umido sfiorarle le nocche della mano destra, con una delicatezza - in realtà pura circospezione da parte della bestia - che non avrebbe creduto possibile. Si scoprì a sorridere incredula, lasciandolo indagare a fondo sulla sua natura attraverso l'olfatto. *Non ti azzardare a mordermi, ok?*

«Aiden Weiss.» sentenziò ad un certo punto, il tono più alto di quanto avrebbe voluto «Se non ti muovi giuro sulla Strega Orba che me ne vado.» e l'avrebbe fatto davvero se avesse avuto la minima idea di come andarsene da lì. La magia le sarebbe anche potuta venire in soccorso, ma non avrebbe voluto usarla per una sciocchezza simile. A quella frase, forse per il tono accorato o forse per la realizzazione del rischio corso ad avvicinarsi ad un essere umano, la volpe rizzò le orecchie allontanandosi di scatto. Un guizzo nello sguardo, persino, e in un fruscio di foglie e un tramestio di rametti spezzati, quella scomparve tra i rovi. Poi, per l'ennesima volta, un tonfo sordo e un lamento - non del tutto animale - accompagnarono lo sconcerto della strega, che si alzò di scatto dalla radice nodosa di un ontano col cuore in gola e lo sguardo fisso al cespuglio nel quale era sparita.
The real voyage of discovery consists not in seeing new sights, but in looking with new eyes.

© Thalia | harrypotter.it

 
Top
view post Posted on 15/7/2019, 17:02
Avatar

When the snow falls, the fox tries to survive.

Group:
Auror
Posts:
3,876

Status:



Aiden Weiss
‹ Auror ‹ Ex Grifondoro ‹ 27 anni ‹ Irlandese


R0XNYoR
What kind of man do you think I am?

KKGivow

La testolina della volpe si inclinò leggermente di lato quando dalla bocca della strana creatura di sesso femminile uscirono degli strani versi, agitando le proprie “zampe” affusolate verso la sua direzione, in un linguaggio che a stento capiva; certo, la sua parte umana provò a suggerirgli qualcosa come “equivale ad un vattene”, ma la controparte animale sembrò sorda sia alla razionalità sia alla richiesta del Gigante femmina. Anche se il suono prodotto da quest’ultima fu di una tonalità alquanto fastidiosa e acuta, la volpe - testarda com’era, nonché un riflesso della propria versione umana - non si mosse, ma si limitò a sbadigliare sonoramente. Yawnnnn.
La fissò mentre produceva altri suoni, finché non decise di indietreggiare e allora associò i versi della Straniera come un modo per comunicarle la propria resa, abbandonando quel territorio ormai conquistato. Gli occhi blu della creaturina dal manto rossiccio si fecero più attenti quando vide l'essere agitare qualcosa che aveva stretto in una zampa, risvegliando la propria parte umana che le inviò un impulso chiaro e conciso: Inseguire. La volpe, stranamente, sembrò dello stesso avviso e si rialzò una volta che la Straniera fu scomparsa dalla propria visuale, ma ancora udibile e facilmente rintracciabile attraverso l’olfatto.

Era la prima volta, la prima presa di controllo, che Aiden era riuscito a stabilire da quando era diventato Animagus. Un piccolo passo, ma pur sempre un traguardo, che prima o poi lo avrebbe condotto ad instaurare una maggior presa di posizione su quel corpo e su quell’istinto animale che - al momento - non voleva saperne di essere domato.
Le zampe della volpe, esili ma agili, trotterellarono in silenzio tra la fitta vegetazione, sebbene a volte calpestasse diversi rametti secchi e smuovesse diversi cespugli. Anche se fosse stato percepito dalla strana creatura continuò a mantenere una certa distanza di sicurezza tra loro, senza palesarsi alla vista, dato che ancora non aveva la certezza se potesse trattarsi di una minaccia o meno; tale divario era tenuto sotto stretto controllo dall'olfatto, mentre i propri passi erano direttamente proporzionali a quelli della Straniera. Quando poi si fermò, anche la volpe arrestò la propria marcia, nascosta dietro un basso cespuglio di rovi. Alzò la coda verso l’alto, come una sorta di antenna, agitandola nervosamente di tanto in tanto, frustando l’aria con indecisione; nel mentre abbassò appena il busto per poterla osservare meglio attraverso le fessure del cespuglio e le narici percepirono l’aroma dello zenzero. Sniff sniff. Annusò dunque con più insistenza, passandosi la lingua sul muso, provando un forte senso di fame: aveva già l'acquolina in bocca al solo pensiero di avere quel fantastico biscotto speziato allo zenzero. Cibo! Mio! Una semplice constatazione, una reazione fisica e spontanea che indussero la bestiolina a rivelarsi alla Straniera; sgusciò quindi dal proprio riparo sicuro, lentamente, con passi misurati e guardinghi, le narici che si dilatarono ritmicamente verso il punto in cui aveva percepito l’odore. Indugiò diversi istanti, inquadrando la figura grigia del Gigante che si era come accovacciata, riducendo le proprie dimensioni e inducendo la volpe a provare meno soggezione, percependo molti altri odori oltre allo zenzero. La scia floreale che aveva percepito diversi minuti prima nella strana creatura si era fatta più marcata e intensa, permettendo all’animale dal pelo rossiccio di associare quel profumo a quello di un giglio. Era strano, ma non percepì più la traccia di paura che aveva avvertito nella Straniera in precedenza, e a cui non aveva dato molto peso, trovandola più sicura di sé e in un atteggiamento amichevole. Aveva infatti proteso un pezzo di quella delizia verso la volpe dopo averla addentata lei stessa, e questo strappò al piccolo animale un verso sommesso che avrebbe potuto equivalere al disappunto, come se volesse dirle: “Ehi, ti stai mangiando il mio cibo?”. Anche se quello della Straniera era un gesto di pace, offrendosi di condividere il proprio cibo, per la volpe quel biscotto era già come suo e ben presto se lo sarebbe preso, sfilandolo dalla zampa tesa dell’altra.
Si avvicinò sempre di più, diffidente, e quando fu a pochi passi dalla strana creatura, la volpe arcuò la schiena verso il basso e fece risalire gradualmente il muso verso l’arto teso della Straniera, sfiorandone la pelle con il naso umido e registrandone gli odori. Non era ostile, non era una nemica, non voleva nuocerle in alcun modo. Agitò appena la coda, per poi rilassare la propria postura e risalire con il muso verso il lato della zampa in cui giaceva il tanto agognato cibo dalla quantità molto più consistente delle briciole sul terreno. Istintivamente portò una zampa su quella dell’altra, come per impedirle di ritrarsi e negarle così il cibo; la lingua ruvida guizzò e attirò il pezzo di biscotto, per poi masticarlo con pura soddisfazione. Emise alcuni versi acuti e gioiosi, agitando la coda con più energia, quando prese a leccare l’arto della sua novella amica.[1]
Non c’era più la stessa diffidenza di prima, non si sentiva più così impaurito da lei, ma ora vigeva una strana sorta di attrazione, quella di due mondi che si incontravano e stabilivano un legame che pochi avrebbero compreso. C’era pace tra loro.

La volpe fu sul punto di bramare una maggiore dose di attenzioni da parte dell’umana - mettendosi a pancia all’aria -, oltre che di cibo dopo aver leccato via le briciole presenti sul terreno; ma le improvvise parole che la ragazza proferì furono dette con un tono fin troppo elevato per le orecchie della bestiolina, che la fece scattare sull'attenti. Udire quel nome riportò la mente umana di Aiden a galla e la paura di veder cessare la magia che lo teneva coeso al proprio aspetto animale proprio davanti a lei fu troppa, tanto quanto lo spavento che la volpe si prese per quei suoni che erano giunti alle sue orecchie con innata prepotenza.
Corse via ad una velocità sorprendente, sparendo tra i cespugli di rovi in pochi istanti, e cercando un rifugio sicuro, mentre Aiden spariva nuovamente sotto il peso della mente animale. Durò poco, pochissimo, che la fuga venne brutalmente interrotta a seguito di una violenta collisione contro un pino: la volpe picchiò il muso e al posto del consueto guaito di dolore, un lamento umano si levò oltre quel groviglio secco e colmo di spine appuntite. Gli effetti del Mutas erano cessati e la pelle della volpe era scomparsa, riportando Aiden al suo aspetto originario con tanto del consueto dolore da trasformazione, seppure in modo lieve rispetto al passaggio da umano a animale. Si ritrovò con la faccia premuta contro il tronco dell’albero, la bacchetta ancora serrata nella mano destra, i rovi che si erano avvinghiati dolorosamente attorno alle sue braccia e busto, mentre il naso pulsava dolorosamente per la botta subita, rotto e sanguinante.
«Maledizione!» sbottò quando cercò di liberarsi dalle spine che stavano incidendo sulla sua pelle graffi di lieve o media profondità. Puntò la bacchetta contro il groviglio di rovi e sibilò diversi Diffindo prima di liberarsi del tutto. Quando riuscì ad alzarsi in piedi, constatò anche di non avere più le scarpe e che i jeans a vita bassa che aveva indosso presentavano diverse lacerazioni dalle ginocchia in giù.
Si voltò lentamente e procedette con cautela in modo tale da poter uscire definitivamente da quella zona ed evitare di ferirsi anche i piedi con le spine, finché il suo sguardo incrociò quello incredulo della Tassorosso. «Thalia...» mormorò con voce nasale, mentre il sangue si perdeva nella barba rossiccia. Il petto si abbassava e alzava ritmicamente, facendo risaltare maggiormente il proprio fisico muscoloso e tempestato da svariati tatuaggi, oltre ad un corto e rado strato di peluria. Un pendente d’argento brillò a contatto con i raggi solari che filtrarono dalle fronde degli alberi, rivelando la testa di volpe.
Aiden Weiss era stato chiamato e il suo Dio, probabilmente, aveva fatto in modo che potesse rispondere al richiamo della ragazza. Era in piedi davanti a lei, fissandola con lo stesso sguardo terrorizzato della volpe, incapace di dire altro.



[1] Per far capire che versi fa appena prende il biscotto click.



Edited by Aiden Weiss - 19/7/2019, 16:06
 
Top
view post Posted on 19/7/2019, 14:39
Avatar

You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

Group:
Caposcuola
Posts:
4,407

Status:



Thalia J. Moran ⚜ 18 Anni

Prefetto ⚜ Tassorosso



Lo scenario era cambiato troppo rapidamente perché potesse restare al passo con quanto le sue orecchie udirono e, dopo qualche momento, i suoi occhi videro.
Il grugnito di disappunto, decisamente umano e colorito da una sottile rabbia di sottofondo, non fu sufficiente a farle presagire quanto sarebbe accaduto. Era una voce maschile inframmezzata al guaito di un animale dolorante, almeno in principio, ed indietreggiando appena non ebbe remore ad estrarre la bacchetta dalla tasca dei pantaloni. Il fruscio del cespuglio di rovi e lampi di luce colorata appena visibili dal punto in cui si trovava le fecero perdere un battito, mentre la sua testa cominciava a fantasticare - intimorita e anche un po' emozionata - su che cosa si celasse al di là di ciò che il suo sguardo poteva catturare. Non faceva segreto della propria curiosità e l'aggettivo "pavido" non si sarebbe di certo adattato al suo carattere o alla sua personalità. Nulla faceva presagire che la ragazza, con una certa dose di impulsività, non si sarebbe volentieri gettata nella mischia se la situazione l'avesse richiesto: sua madre si era spesso stupita - conoscendola meglio di quanto Thalia osasse ammettere - della sua mancata affiliazione ai Grifondoro, impavidi per natura e spesso imprudenti. Così, in attesa di un qualche mutamento nello scenario che potesse darle un indizio sul decorso della situazione, si domandò che cosa ne fosse stato della volpe. Era fuggita dopo essersi scontrata con qualcosa - o qualcuno - lasciandola sola ad affrontare chiunque si trovasse lì? *Bell'amica che sei.* pensò, scuotendo lentamente il capo e fermandosi solamente per seguire i movimenti all'interno del cespuglio. «Ti conviene uscire...» mormorò dopo pochi istanti di apparente silenzio, incerta se darsi della pazza per aver parlato da sola o, peggio, con qualche animale. A quelle parole, seguirono un brusco movimento e un fruscio caotico, finché da quell'intrico di rovi e spine non uscirono un essere umano in carne ed ossa - una previsione fuori da ogni schema possibile - ed una zazzera di capelli rossi che la Moran ben conosceva e non si aspettava di trovare lì.

Non poté far altro se non schiudere le labbra in un'espressione sorpresa, incapace di controllare il braccio destro, armato di bacchetta, che si allineò nuovamente al fianco, inerme. Aiden Weiss era in piedi davanti a lei, con piccole foglioline scure tra i capelli corti e rossi come il fuoco. Lo aveva visto in svariate occasioni, ma mai come in quel momento si chiese che diavolo combinasse quell'uomo nel proprio tempo libero. Il naso sanguinava copiosamente, i rivoletti rappresi che dalle narici scendevano a nascondersi tra la barba ispida; persino gli occhi, di un blu particolare, stavano cominciando a gonfiarsi per l'impatto e la rottura del setto nasale. «Cos'è, hai fatto a pugni con una Chimera?» Lo chiese senza voler davvero una risposta, il tono sarcastico velato di lieve preoccupazione, muovendo un primo passo incerto verso di lui. La fissava come aveva sempre fatto, studiandone le reazioni; era chiaro, ormai, che se ne sarebbe rimasto lì, con la sua classica espressione inebetita, a dissanguarsi per un naso rotto. Ciò che, tuttavia, la stupì non fu certo la prestanza fisica dell'Auror - ben nota a chiunque avesse un paio di occhi funzionanti a dovere -, bensì il numero di tatuaggi presenti sulle braccia e parte del petto. Aveva visto le prime tracce di inchiostro sulla pelle chiara delle sue braccia a Limerick - l'estate precedente - e non l'aveva turbata affatto. Lei stessa nutriva il desiderio, un giorno o l'altro, di seguire la medesima strada, seppur con una minor incidenza. Ciò che la sorprese e la turbò, tuttavia, non furono il muso della volpe sull'avambraccio sinistro o le rune norrene sparse qua e là. Sul petto campeggiava qualcosa in grado di gelarle il sangue nelle vene, incentivandola a scappare di nuovo verso il centro abitato. *Corvi? Mi prendi in giro, Weiss..?*

«Non inclinare la testa in quel modo...» mormorò dopo un istante troppo lungo di attenta osservazione del suo interlocutore. La voce arrochita la costrinse a schiarirsela con un colpetto di tosse, virando opportunamente lo sguardo sulla propria borsa. Aprendola e cercando un po', Thalia ne trovò un fazzoletto pulito - profumava di lavanda e non era certo suo, come si poteva evincere dalle iniziali ricamate sull'angolo inferiore; glielo porse senza troppe cerimonie e si preoccupò di aspettare che fosse pronto, prima di intervenire. Il cespuglio di ginepro li separava ancora, una barriera necessaria in un certo senso, ad evitare quelli che - già in passato - si erano rivelati spiacevoli inconvenienti. Al suo cenno, il braccio risalì con la presa morbida sulla bacchetta di salice; Aiden ne seguì preoccupato la traiettoria e, accertandosi di colpire il punto giusto, Thalia mirò alla radice del naso. Il gonfiore si dipanava proprio da quel punto, sarebbe stato difficile sbagliarsi, dopotutto. «Non ti muovere.» espirò e aggiunse in fretta «Epismendo»
Udì il crack di osso spezzato riunirsi in un sol colpo, l'ultima goccia di sangue in bilico sulla punta del naso dritto. Il gonfiore sarebbe presto sparito, ma l'imbarazzo di Thalia - le guance di una piacevole tonalità rosea - sarebbe rimasto con lei per un po'. C'era modo e modo per comparire a gamba tesa nella vita di qualcuno, ma Weiss trovava sempre il modo di sorprenderla ben oltre le più candide aspettative. Lo aveva invocato e lui aveva risposto, ma di certo non si sarebbe data pace finché non avesse capito come fosse giunto sino a lì in quelle pessime condizioni.
The real voyage of discovery consists not in seeing new sights, but in looking with new eyes.

© Thalia | harrypotter.it

 
Top
view post Posted on 23/7/2019, 19:31
Avatar

When the snow falls, the fox tries to survive.

Group:
Auror
Posts:
3,876

Status:



Aiden Weiss
‹ Auror ‹ Ex Grifondoro ‹ 27 anni ‹ Irlandese


R0XNYoR
What kind of man do you think I am?

KKGivow

Il cuore batteva all’impazzata nel petto, mentre il respiro pesante - a seguito della post-trasformazione e dello shock iniziale nel trovarsi faccia a faccia con Thalia - andava via via a regolarizzarsi. Aveva sempre covato un certo timore nel rivelarsi a lei in modo molto più diretto e spudorato, mostrandole quindi ogni centimetri di pelle, rispetto a quanto invece era avvenuto, ma il solo pensiero di essere stato chiamato da lei, dalla potenza della sua voce, inducendolo ad abbandonare la pelle della volpe per quella umana, lo aveva lasciato sensibilmente scosso. E non c’era maschera al mondo che potesse aiutarlo a celarsi allo sguardo della Moran, vigile e sorpreso al tempo stesso, anche se in quel momento poco gli importava davvero: era l’ascendente che lei esercitava su di lui a preoccuparlo, a spronarlo maggiormente a fuggire via tra la fitta boscaglia e trovare un rifugio sicuro.
Ma lo sguardo di Thalia lo immobilizzò dov’era e i suoi occhi blu e lucidi per il dolore si posarono, guardinghi, sulla bacchetta della ragazza che andò - nonostante tutto - ad allinearsi lungo il suo fianco snello. Aiden esalò un altro profondo respiro, come leggermente affannato, per poi guardarla negli occhi color ardesia. Un contatto visivo che era stato stabilito da entrambe le due facce della medaglia di Weiss: prima l’animale, poi l’uomo.
«Ma tu hai idea di quanto sia acuta la tua voce? Mi hai sfondato i timpani e per lo spavento ho sbattuto il naso!» grugnì, ancora visibilmente stordito e dolorante. Dannazione, donna! pensò, senza dare una voce ad una simile imprecazione. Sapeva fin troppo bene come l’avrebbe presa la Moran: si sarebbe offesa, partendo all’attacco per quell’ennesimo commento maschilista. Non che lo fosse - pensarlo fu più forte di lui -, ma per lo meno fu abbastanza accorto e furbo dal non dirlo spudoratamente ad alta voce.
Il naso pulsava dolorosamente, mentre avvertiva distintamente i rivoli di sangue rigargli la pelle e la barba cespugliosa. Era tutto in disordine, sia la barba che i capelli, come se un uragano l’avesse investito con tutta la propria potenza; stessa cosa poteva dirsi dei miseri stracci che coprivano buona parte del bacino e delle gambe. Ciò nonostante, anche se era solamente a petto nudo davanti a lei, si sentiva comunque a disagio; arrossì vistosamente e abbassò lo sguardo al terreno, poiché tentare di coprirsi il petto avrebbe reso ancora più evidente la sua fragilità in presenza di lei.
«Non guardarmi così...» mormorò, dopo essersi accorto di come lei lo stava fissando, probabilmente a causa dei suoi molteplici tatuaggi.
Fece appena un passo incerto all’indietro, ancora terrorizzato da quella fragile atmosfera che si era venuta a creare tra loro, ma si fermò quasi subito, appellandosi totalmente al cespuglio di ginepro, una barriera divisoria tra loro. Fu un bene che ci fosse, perché Aiden temeva con tutto se stesso quali sorprese sarebbero potute venire fuori se solo vi fossero rimaste ancora tracce degli istinti della volpe.

La voce di Thalia attirò la sua attenzione e sollevò la testa, tornando a fissarla. Non era stato il contenuto della frase ad averlo spinto ad “ubbidire” a tale richiesta, semmai il timbro che aveva dominato la sua voce nel pronunciare simili parole.
Benché ella fosse alle prese con la propria borsa, Aiden capì perfettamente quanto la rossa di Cork fosse a sua volta a disagio in sua presenza. Forse non si era mai trovata in una situazione simile, imbattendosi in un Animagus ancora inesperto e con un pessimo controllo sulla trasformazione; o peggio ancora, in uno status di semi denudamento tanto da farlo sembrare una sottospecie di Groviera.
Allungò lentamente la mano e afferrò il fazzolettino che sapeva di lavanda dalle mani di lei, borbottando un sommesso «Grazie...», per poi portarlo al naso. Continuò a fissarla con una sorta di diffidenza, per poi scansare il fazzolettino una volta che avvertì il flusso del sangue rallentare. Le concesse un piccolo cenno del capo, più di rassicurazione che per altro, ma la sorte volle che lei interpretasse il gesto con un significato tutt’altro che piacevole. Quando la punta della bacchetta della rossa andò all’altezza del proprio naso, Weiss spalancò gli occhi come due uova di gallina.
«Che vuoi fare?» chiese, scattando sulla difensiva. «E chi si muove? Non sarà mai peggio di ----» La frase venne bruscamente interrotta dalla magia scaturita dalla bacchetta di Thalia, con un sonoro crack in cui l’osso del naso sembrò andare a rimettersi in asse con il resto del setto nasale. Ciò gli strappò una sorta di ululato di dolore, mentre la sua schiena si piegò in avanti e le mani andarono a coprire il naso.
«Santissima Morrigan! E meno male che non vuoi fare il Medimago!» Sarcastico, Aiden lanciò - in un primo momento - uno sguardo in tralice a Thalia, ma poi sembrò ammorbidirsi. «Per quello che vale… grazie...»
Si sfregò il naso diverse volte, come a volerlo massaggiare dalle ultime fitte intense di dolore, per poi far schioccare le labbra con la stessa aria di una persona che stava cercando di riprendersi dallo stordimento; nel compiere un simile gesto, avvertì sulle proprie papille il retrogusto di zenzero.
«Uhm… biscotto allo zenzero...» biascicò infine, all’improvviso, dopo aver ripulito il fazzolettino che la ragazza gli aveva passato con un colpo di bacchetta. Una volta che il Tergeo ebbe svolto il proprio lavoro, Aiden allungò nuovamente la mano verso di lei per renderle l’oggetto, fissandola con un'intensità disarmante. Avrebbe capito da sola che in realtà era lui la volpe con cui era riuscita a stabilire un contatto o lo avrebbe tempestato di domande? I suoi occhi e la cicatrice sarebbero stati sufficienti nel collegare l'animale all'uomo?



Edited by Aiden Weiss - 25/7/2019, 17:50
 
Top
view post Posted on 25/7/2019, 17:34
Avatar

You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

Group:
Caposcuola
Posts:
4,407

Status:



Thalia J. Moran ⚜ 18 Anni

Prefetto ⚜ Tassorosso



In circostanze normali, Thalia avrebbe chiesto al paziente di fortuna se il suo intervento gli avesse giovato o arrecato danno, ma i presenti sapevano fin troppo bene quanto quella situazione fosse anormale, letteralmente. Dal canto suo, non era riuscita a fare a meno di notare l'incongruenza tra le parole dell'uomo e le circostanze del suo arrivo; men che meno riusciva a ritrovare il bandolo della matassa se rifletteva meglio sul fatto che nessun rumore avesse saputo farle presagire il suo arrivo. «Quindi hai sentito tutto. Le maledizioni e le promesse.» disse dopo un po', rinfoderando la bacchetta con un'espressione di sadica soddisfazione negli occhi. Se da un lato era incerta sugli esiti del proprio incanto, dall'altro il Prefetto era abbastanza sicuro che l'Auror avesse patito una quantità sufficiente di dolore a non mettere in dubbio le sue capacità. *Oggi un naso riassestato e domani chissà*. «Potrei aver appena cambiato idea sul mio futuro.» gli fece eco, sollevata di aver posto fine all'epistassi con discreto successo. Abbozzò un sorriso, quel tanto che fosse bastato a fargli cogliere lo scherno celato dalle ultime parole, e si stupì nel vederlo retrocedere ancora un po', approfittando del cespuglio per aumentare la già significativa distanza tra loro. Avrebbe potuto persino comprendere maggiormente il suo pudore improvviso se ne avesse avuto l'occasione, ma tra i due c'era soltanto una persona ad avere il diritto di sentirsi in imbarazzo e quella persona era lei. L'eventualità di trasfigurare la propria borsa in una maglia da prestare a quello sciagurato non era mai stata tanto reale e benché non avesse alcuna intenzione di rinunciarvi, quella sembrava l'unica soluzione possibile. Lo sguardo seguiva i movimenti di Aiden come se si aspettasse da un momento all'altro che dicesse o facesse qualcosa che l'avrebbe gettata ancor di più nello sconcerto. Ora che l'aveva guarito, si aspettava il ritorno dell'uomo che era sempre stato - a tratti impacciato e troppo impulsivo -, ma quello tardò ad arrivare. Come un secchio d'acqua gelida, si sentì nuovamente preda dello sguardo dei corvi tatuati sul petto di Weiss, preda di ciò che lei sapeva e che lui di certo ignorava. Non passava giorno senza che il ricordo della storia di Cordelia Moran le offuscasse i pensieri e la vista; senza sforzo aveva preferito rimandare ciò che sapeva dovesse essere fatto e più tergiversava, meno si sentiva pronta ad agire. Quel monito d'inchiostro, del tutto involontario - di questo era certa -, non faceva che aumentare esponenzialmente il suo malessere, il senso d'incompetenza nel risolvere un enigma tutt'altro che semplice. Aiden era entrato a farne parte per errore, uno stupido sbaglio dettato dalla sua sciocca ed inutile emotività. Le brecce che lui aveva aperto, incontro dopo incontro, avevano finito per spingerla là dove si era promessa di non andare mai. I suoi princìpi e la sua fermezza erano stati spazzati via dalla semplicità con cui Aiden si era reso disponibile all'ascolto. Non passava giorno senza che Thalia si pentisse di averlo coinvolto e non perché tenesse particolarmente a lui - la questione era ben diversa, ne era consapevole -, ma perché in fondo lui era davvero l'ultima persona ad aver diritto di sapere. A rigor di logica, la sua famiglia avrebbe meritato la verità già da tempo, così come Mike avrebbe dovuto sapere che la testa tra le nuvole della sua ragazza non era dettata dall'improbabile noia della sua compagnia, bensì da questioni troppo grandi per essere discusse nei rari momenti di tenerezza. Persino in quegli istanti, quando erano soli, Thalia non riusciva a scacciare del tutto il pensiero di quella donna e per certi versi non poteva smettere di interrogarsi sulle ragioni di quegli atti persecutori. E poi c'era Nieve. Lei, che era come una sorella, alla quale avrebbe rivelato ogni cosa pur sapendo che per proteggerla da se stessa sarebbe bastato semplicemente tacere. Il silenzio non era stato concesso ad Aiden Weiss e sembrava che quei corvi fossero lì in bella vista per ricordarglielo costantemente.

«Cos'hai detto?» venne strappata ai propri pensieri con violenza dall'ultima frase biascicata, mentre le porgeva il fazzoletto che meccanicamente si protese a prendere. Lui non disse nulla, limitandosi ad osservarla e questo fu sufficiente a spronarla a ripercorrere gli ultimi secondi di quell'incontro alla ricerca delle esatte parole di Aiden. Quando il cervello richiamò l'unica informazione degna di nota, la parola zenzero fu come un campanello d'allarme. Tacque, incapace di collegare le informazioni che via via si ammassavano nella sua testa; la confusione divenne ben presto chiarezza, ma non se la sentì di dire alcunché. Poté ricambiare solamente il suo sguardo, ipnotizzata dal blu intenso delle iridi che, immancabilmente, le ricordarono qualcosa che la lasciò totalmente disarmata. *Possibile?* Strinse il fazzoletto tra le dita, il ricamo delle lettere sotto ai polpastrelli, e si limitò a tacere.

«Dovresti metterti qualcosa addosso.» sentenziò dopo un attimo, schiarendosi la voce e mettendo via il fazzoletto. Qualunque cosa fosse stata in grado di distrarla dal pensiero di essere stata in sua presenza per tutto il tempo sarebbe andata bene, anche litigare con la cerniera e i bottoni della borsa a tracolla. Non fu certo per pudore che glielo consigliò, quanto più il desiderio di muoversi rapidamente verso l'abitazione dell'Auror o un luogo qualunque in cui parlare di Nieve. Ciò che la spaventava di più di tutta quella faccenda non era certo incamminarsi nella tana di uno scapolo - per quanto ne sapesse - quanto più la richiesta che sembrava aleggiare come uno spettro nella lettera che aveva fatto Evanescere da Zarathustra. Non aveva bisogno della copia cartacea di quella lettera per ricordarne ogni dettaglio a memoria. Sapeva che sarebbe stata una richiesta d'aiuto che quasi certamente non avrebbe potuto accogliere o soddisfare, tale era il legame con la Grifondoro. Definirlo simbiotico sarebbe stato sbagliato, eppure si sentiva collegata a lei da qualcosa di diverso dagli Anelli dei Gemelli di cui facevano uso quotidiano. Era una questione che esulava persino i legami di sangue, perché quell'amicizia era stata una promessa ben più che consapevole, dalla quale Thalia Moran non si sarebbe tirata indietro. Aiden doveva saperlo, non avrebbe potuto ignorare il profondo legame tra le due ragazze e se l'avesse fatto davvero, sarebbe stato uno stupido a credere che l'una avrebbe deluso l'altra. *Lei non sa che sono qui.* e quel pensiero la sconcertò al punto da non consentirle di mettere ancora la mano sul fuoco sulle promesse fatte a Nieve e mai infrante. Aiden sarebbe dovuto sparire dalla sua vita, gliel'aveva promesso nuovamente il giorno in cui si erano salutate per le vacanze di Natale. *Lo sto facendo per lei.* e nel pensarci, Thalia seppe di aver mentito a se stessa. Una parte di lei era curiosa di sapere che cos'avesse scaturito la richiesta dell'Auror e, dall'altra, percepiva il terrore che lui potesse averle detto o fatto qualcosa di cui lei non aveva avuto cuore di parlarle. Si era innescato così, in pochi secondi, quel meccanismo così tipico del suo carattere da farle credere di odiarsi, tale era la spinta a proteggere le persone che amava. Nieve rientrava nel novero e non poté impedirsi di scoccare uno sguardo minaccioso alle spalle di Aiden, quando questi la oltrepassò facendole strada. Non si scostò troppo al suo passaggio, sintomo di quanto fosse immersa nelle proprie macchinazioni e non si mise a seguirlo immediatamente, conscia di un segreto più grande di quanto lei potesse immaginare. Non poté esimersi dal tornare sull'argomento, almeno con la mente, e proprio quando Aiden sembrava aver cominciato ad accelerare il passo verso la meta ancora incerta, Thalia smise di trattenersi - «Da quanto?» - lasciando cadere la domanda nel silenzio di una risposta che non accennò ad arrivare.
The real voyage of discovery consists not in seeing new sights, but in looking with new eyes.

© Thalia | harrypotter.it

 
Top
view post Posted on 1/8/2019, 14:13
Avatar

When the snow falls, the fox tries to survive.

Group:
Auror
Posts:
3,876

Status:



Aiden Weiss
‹ Auror ‹ Ex Grifondoro ‹ 27 anni ‹ Irlandese


R0XNYoR
What kind of man do you think I am?

KKGivow

«Più o meno...» asserì con una leggera scrollata di spalle, dopo aver studiato la figura di Thalia e le rispettive reazioni nel rendersi conto che lui l’aveva sentita lanciare ingiurie, in quelli che erano stati gli ultimi istanti della volpe. E nel notare una sadica soddisfazione sul viso di lei, l’Auror percepì un insano desiderio di vendetta crescergli nel petto, deciso a non rivelarle altro sulla sua natura di Animagus, lasciandola così a brancolare nel buio.
Occhio per occhio, dente per dente.
Quindi non solo sei una carogna vendicativa, ma pure sadica! Che il cielo mi fulmini, come sono riuscito a provare qualcosa per una simile piaga? Dannazione donna, mi stai rincoglionendo! Al contrario di lei, Aiden non le concesse l’opportunità di udire tali ingiurie, sigillandole invece all’interno della sua mente consolidata dai primi studi da Occlumante. Ciò nonostante, benché non l’avesse resa partecipe dei propri pensieri, le riservò uno sguardo carico di disappunto, specialmente quando la ragazza gli fece eco del possibile cambio di rotta nel voler intraprendere, invece, una carriera fondata sulla Medimagia. Disappunto che poi accentuò nel notare la nota di scherno su quelle labbra che desiderava immensamente assaporare, zittendola come un solo uomo infatuato sapeva fare, tra mille e mille ancora baci appassionati; un desiderio che però si ritrovò a sopprimere a causa di quella rabbia che sentiva ribollire nelle vene, fino a salirgli nel cervello, ma senza eliminare del tutto la ragione. Forse fu per quello che Aiden riuscì a mantenere il controllo di sé, a tenere a freno il proprio animo focoso e irascibile, avvolgendosi in una cappa fatta di calma e trovando quindi le forze necessarie per rilassarsi.
Si focalizzò nel pensare al retrogusto di zenzero che ancora avvertiva sulla lingua, deciso più che mai nel voler negare a Thalia la possibilità di ripetersi, ribellandosi strenuamente a quel giogo che lo teneva alla mercé della ragazza. Uno strattone invisibile, atto a ricercare la propria libertà perduta e spezzare per sempre quei sentimenti che lo legavano a lei. Eppure, per quanto lo negasse, per quanto lottasse nel volersene sbarazzare, ciò che nutriva per la Moran era lì, vivo e più solido che mai, rafforzato da quello strano e non premeditato incontro tra lui in forma di volpe e lei. Una consapevolezza che lo indusse a provare disprezzo nei confronti della ragazza, fino a fargli salire la nausea.

Nel momento in cui vide la mano di Thalia allungarsi per riprendersi il fazzolettino, gli occhi vigili e attenti dell’uomo notarono una cruda realtà che lo indusse a ritrarre l’arto il prima possibile, come se una fonte di calore fosse stata sul punto di ustionarlo: il polso della Moran era spoglio del dono natalizio che le aveva lasciato a seguito della loro riconciliazione; al che lo sguardo scattò velocemente verso l’altro polso, constatando la mancanza di quel braccialetto che con tanta stupidità le aveva ceduto in buona fede. Si sentiva un vero idiota nell’aver consegnato un simile oggetto dal profondo significato proprio a lei, una ragazza che lo disprezzava nonostante quella chiarificazione che, come unico prezzo, gli aveva strappato via Nieve. A quel punto il viso di Weiss tradì le proprie emozioni e mostrò a Thalia l’ombra di una tempesta pronta ad abbattersi.
Poi i suoi lineamenti, improvvisamente, si ammorbidirono e permisero a Thalia di notare quanto fosse deluso in realtà. La tempesta scemò, quindi, con la stessa rapidità con la quale aveva cercato di manifestarsi: non c’era più nessuna traccia di furore in lui, solo un enorme vuoto.

Prese a camminare all’improvviso, incapace di guardarla in faccia dopo quel senso di amarezza che ella aveva instillato in lui, con il suo disprezzo o il senso di vergogna che un simile gingillo avrebbe potuto provocarle nell’indossare qualcosa che non proveniva dal suo vero ragazzo. Era davvero quella la ragione che aveva spinto la Moran a gettare il dono che le aveva fatto in un angolo buio del dormitorio femminile di Tassorosso? Si vergognava di lui?
Con un sospiro profondo, rassegnato all’evidenza di trovarsi davanti ad un vicolo cieco, procedette spedito verso la Tana della Volpe, intenzionato a portare avanti la ragione per la quale l’aveva convocata, ovvero Nieve Rigos. Aveva perso un’amica per inseguire qualcosa che non avrebbe mai visto luce, che mai avrebbe avuto, ma che ora voleva disperatamente riprendersi. La voce della rossa di Cork, tuttavia, spinsero l’Auror a fermarsi bruscamente e a girarsi lentamente verso di lei.
La studiò per dei lunghi istanti, le braccia rilassate lungo i fianchi, mentre la mano destra rigirò la bacchetta con fare distratto. Infine, dopo un lungo silenzio tra loro, dopo aver intravisto il senso di quella domanda riflesso negli occhi grigi di lei, si concesse di risponderle. «Da questo inverno.» La sua voce venne incrinata da una nota dolente, accompagnata dal triste ricordo del corpo senza vita di sua nonna. «Camminiamo...» aggiunse con un cenno del capo, verso la direzione che dapprima aveva iniziato a percorrere; un invito che avrebbe fatto capire alla ragazza che ne avrebbero parlato strada facendo, anche se in principio si era detto deciso nel volerla lasciare da sola in quella ricerca della verità.
L’animo gentile, tuttavia, mischiato a quello tormentato, lo avevano indotto a cambiare rapidamente registro: non l’avrebbe mai realmente lasciata sola. Era più forte di lui, così come i sentimenti che provava per lei, i quali tornarono a galla con prepotenza, straziandolo in silenzio come un cappio intorno al collo.
«Dovresti apprezzare di più i doni che ti vengono fatti.» grugnì sommessamente, rievocando l’amarezza provata nello scoprire la mancanza del braccialetto con l’ancora d’argento in uno dei polsi della ragazza. Gli era stato difficile trattenersi, spinto da un senso d’urgenza nel voler sapere il perché. «Mi disprezzi così tanto, Moran? Pensavo avessimo chiarito, che ci fossimo lasciati alle spalle le divergenze… Possibile che abbia sbagliato ancora?»



Edited by Aiden Weiss - 1/8/2019, 20:29
 
Top
view post Posted on 2/8/2019, 14:34
Avatar

You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

Group:
Caposcuola
Posts:
4,407

Status:



Thalia J. Moran ⚜ 18 Anni

Prefetto ⚜ Tassorosso



Perché esitava? Se lo chiese, la mano protesa al fazzoletto immacolato. Se da un lato Aiden Weiss le aveva insegnato il significato dell'imprevedibilità, Thalia pensava di aver capito i meccanismi celati dietro quello sguardo. Ogni battito di ciglia aveva cominciato ad assumere un valore diverso di volta in volta, segnalando aspetti nuovi e ripetendo i vecchi; li annotava nella sua memoria, come se - in caso di bisogno - il taccuino nella sua testa potesse darle le risposte che cercava. Era certa che Aiden fosse avvezzo allo stesso comportamento nei suoi confronti, ma qualcosa era diverso, ora. L'aveva studiata a lungo, poco prima, senza battere ciglio. Nulla era riuscito a turbarlo ad una distanza di sicurezza, qualcosa che lei stessa aveva cominciato a ricercare per evitare il ripetersi di vecchi schemi. Nel momento in cui le loro mani si erano quasi sfiorate, private di quell'eventualità dal tessuto candido, la sua attenzione era virata improvvisamente altrove. Istintivamente si osservò da sotto in su, cercando degli indizi che potessero aiutarla a decifrare quell'espressione. Senza trovarne i segni, chiusa nel silenzio che l'accomunava all'Auror, Thalia non si crucciò più del necessario sullo strano momento. Forse lo scontro con l'albero l'aveva intontito a sufficienza da farle sospettare di non aver nulla di sbagliato. Non lei, almeno. Ebbe persino l'istinto di assicurarsi che stesse bene, ma la premura - mescolata al sarcasmo - non avrebbe fatto altro che vanificare ogni sforzo di cortesia. Ed ecco che, ancora, subentrava il bisogno di giustificarsi, di non dover - ma soprattutto, di non voler - comportarsi come una madre apprensiva; era un mago adulto, grande e grosso abbastanza da saper gestire il dolore e le proprie disavventure. Ciò che Thalia voleva ignorare fortemente era, tuttavia, il bisogno a dir poco patologico di accertarsi che nessun male potesse tangere chi le stava intorno, persino Aiden Weiss. I loro sguardi s'incrociarono ancora una volta e la tentazione di entrare nella testa del giovane fu così forte da ringraziare il cielo quando lui decise di oltrepassarla. Era un Occlumante e non le avrebbe permesso di giocare una partita solitaria, non senza il suo permesso; ed anche allora, Thalia sapeva di non poter far molto per scoprire la verità celata sotto gli strati di ricordi di una vita intera. Per un momento, l'idea che lui fosse la volpe passò in secondo piano, troppo concentrata a cercare una spiegazione alla tempesta intravista per un istante e svanita nel nulla in un attimo.

Si aspettava che temporeggiasse, che non le concedesse alcunché. Lei stessa l'avrebbe fatto e sapeva quanto lui ne fosse consapevole. Aveva ventilato l'ipotesi di essere una Legilimens e l'aveva accontentato con una manciata di frasi vuote, più vaghe persino dei suoi standard. Aiden non aveva ottenuto risposte e Thalia aveva gioito per pochi secondi di una falsa superiorità. Ora, a ruoli invertiti, si chiedeva perché non divagasse, perché non alzasse un muro a proteggerlo da colei che non si era fatta scrupoli a sminuirlo; aveva plagiato il suo animo affinché le risposte fossero del tutto insoddisfacenti, laciandola oscillare tra l'eventualità di aver esagerato e la frustrazione di non aver rincarato abbastanza la dose. Non era forse lui ad essersi preso gioco di lei? Chi mai si sarebbe trasfigurato a quel modo, soltanto per avvicinarla? Il dubbio che fosse cosciente dei suoi momenti nella pelle animale la colse impreparata. Dopotutto, poteva dirsi certa della premeditazione? Il dubbio l'assalì, atroce nemico della sua patologica superbia, facendole dimenticare la domanda e il desiderio di ricevere una risposta. Osservandolo davanti a lei, si chiese che cosa si celasse dietro quell'incedere a tratti furioso, come se lei - al pari di una bambina capricciosa - avesse commesso il più atroce dei dispetti o avesse posto una domanda in modo troppo invadente per pensare di poter ricevere risposta. Non lo capiva affatto e forse non ci sarebbe mai riuscita: le parole non dette galleggiavano tra loro, sospese come spettri nella distanza che li separava. Aiden spostava i rami sporgenti per facilitarle il passaggio ed ogniqualvolta si avvicinavano, lui accelerava il passo, in preda a pensieri soltanto suoi. Avrebbe voluto sapere quali riflessioni lo tormentassero, se ne fosse lei la vera causa o se, al contrario, si trattasse di Nieve. Una parte di lei, a cui scoprì di non poter dare un nome o una descrizione accurata, si sentì offesa al pensiero che - dopo settimane di serrata corrispondenza senza esito - lui avesse mollato la presa su di lei. Che Nieve fosse nei suoi pensieri era evidente e non c'era ombra di dubbio che dovesse essere così: lei li aveva separati e ora, certamente, si aspettava che li avrebbe riuniti. E a quanto pareva, quell'inverno aveva cambiato molte cose.

↟↡↟

Finalmente sola, Thalia aveva cominciato a riflettere con maggior lucidità sull'accaduto. Aveva scelto di cedere, una decisione così stupida e dettata dai sentimenti da stupirsi lei stessa di quel cambiamento improvviso; per settimane aveva evitato Aiden Weiss, le sue scuse e i suoi doni, ed ora, seduta sul letto a baldacchino del proprio dormitorio, ne stringeva uno tra le mani.
Lo aveva nascosto, non ne aveva fatto parola con nessuno e si era detta convinta di poter dimenticare quella serata lasciando quel bracciale in un angolo del suo baule per il resto dei suoi giorni ad Hogwarts. Indossarlo, avrebbe significato tener conto di lui, fare tesoro delle sue parole. Lo voleva davvero? L'aveva ferita e umiliata, si era abbassata ad un tale livello di follia da non riconoscersi affatto. D'altro canto, aveva imparato da tempo immemore a custodire i segreti propri e quelli altrui, divenendo esperta nell'arte dell'omissione tanto da gioirne, quasi. Ora, però, che la traccia materiale di un legame era stato portato di nuovo alla luce, Thalia non poteva fare a meno di chiedersi: e adesso?

↟↡↟

«Sei serio?» chiese, la voce rotta dal prolungato silenzio. Se la schiarì in fretta, prima che lui potesse aprir bocca ed interromperla. Non avrebbe sopportato di dover rivivere la sera della Danza delle Ceneri, non ancora. Non così.
«Se non avessi messo da parte i miei pregiudizi, ora non sarei qui, ti pare?» gli fece eco, le braccia spalancate ad indicare la vegetazione brulicante attorno a loro. Erano gli stessi luoghi testimoni dei loro trascorsi, delle incomprensioni e delle vessazioni dell'uno ad opera dell'altro. Tutto era cominciato lì e pareva che lì sarebbe finito. Quel pensiero la tormentava, benché le promesse di non cedere alle provocazioni fossero state appena sufficienti da non farle girare i tacchi e tornare al Castello. L'espressione dura nello sguardo, le labbra strette e i pugni chiusi, ora lungo i fianchi, esprimevano un turbamento diverso, figlio dell'offesa non troppo velata nelle parole di lui. Possibile che la credesse così infantile? Possibile che non capisse? *Come potrebbe?* le suggerì la voce interiore, lasciandola in preda all'istinto di mordersi la lingua per non dire nulla di cui si sarebbe pentita.
«Le ho promesso che non ti avrei mai più rivisto.» sibilò a denti stretti, muovendo un passo verso di lui. La fronteggiava come aveva sempre fatto, a testa alta da buon testardo qual era, convinto che la ragione fosse sempre dalla sua parte. Non importava quanti errori commettesse: Aiden era sempre convinto di avere tutte le risposte. *Anche tu.* completò per lei la voce della mente. «Se non fossi entrato nel mio negozio, avrei mantenuto la promessa.» e quelle parole le costarono un autocontrollo difficile da mascherare ancora. Il suo perdono era stata la concessione più grande che avesse potuto fargli, a fronte di una reazione da parte di Nieve che Thalia aveva temuto con ogni cellula del proprio corpo: non era avvezza a subire l'ira della Grifondoro, in qualche modo riuscivano a soppesare con cura i termini e i toni, anche nelle discussioni più accese; eppure, quella sera le aveva visto il disappunto dipinto sul volto in un modo che mai, mai Thalia avrebbe pensato di vedere. L'aveva perdonato, se non sul momento perlomeno col tempo e la distanza. Si era convinta di poterlo fare poiché si fidava del suo istinto: Aiden aveva imparato la lezione - si era detta - non l'avrebbe rifatto una seconda volta. Eppure, per lui i suoi sforzi non erano mai sufficienti. Persino un bracciale, ora, cambiava l'assetto del gioco pericoloso di cui erano protagonisti. Non avrebbe certo cercato di rassicurarlo, non era compito suo nutrire un'autostima che vacillava da tempo per mano sua. La vergogna, se ne avesse mai provata davvero, era la sua; lei aveva ceduto ad un'ira fuori controllo, incurante dei solenni festeggiamenti e delle persone che l'accompagnavano. Lei aveva cercato di far pace con le proprie sensazioni, rabbonendo l'istinto che le suggeriva di scappare ogni volta che quegli occhi blu la incrociavano anche solo per errore. Lei si sentiva responsabile della lite tra l'Auror e l'amica. Lei aveva fatto i conti con l'ennesimo tradimento subito da Nieve. Non lui. Lei. Dirottò lo sguardo altrove, prima che la furia montasse incontrollata e la istigasse ad agire con meno fermezza; Aiden era un'anima in subbuglio, pronta ad esplodere ogni volta che i loro cammini s'incrociavano. Non le era bastato il tempo di quei mesi per accettare il fatto che l'Auror avesse ragione: si sarebbero incontrati ancora, legati dal filo invisibile dell'amore per Nieve Rigos e, forse, per il non tanto incerto Futuro che sembrava attenderli entrambi. Via via che il silenzio s'insinuava tra loro come una presenza gradita, il respiro si regolarizzò finché la voce del Prefetto non strappò quel velo immobile. «Che ti importa del bracciale? Io sono qui, proprio come hai chiesto.» e, nel dirlo, non proseguì oltre, ferma ad un paio di passi da lui.

The real voyage of discovery consists not in seeing new sights, but in looking with new eyes.

© Thalia | harrypotter.it

 
Top
view post Posted on 3/8/2019, 14:18
Avatar

When the snow falls, the fox tries to survive.

Group:
Auror
Posts:
3,876

Status:



Aiden Weiss
‹ Auror ‹ Ex Grifondoro ‹ 27 anni ‹ Irlandese


R0XNYoR
What kind of man do you think I am?

KKGivow

Il peso di quella sua stessa domanda iniziò a gravare sulle sue spalle, una volta resosi conto della propria stupidità nell’aver dato corda all’ennesima offesa partorita dai propri dubbi, nutrita poi da quel senso di incomprensione e nervosismo che aleggiava costantemente su di loro come una sorta di Spada di Damocle. Ingiustificata, guidata da un forte senso di inadeguatezza, quella terribile onta che si era tirato addosso infranse, per la prima volta, la solida sicurezza dell’Auror. Non vi erano più dubbi di quanto egli la desiderasse, di quanto quella infatuazione lo stesse confondendo a tal punto da non vedere più le cose con la stessa lucidità; eppure era pienamente consapevole degli innumerevoli ostacoli tra loro, di quelle differenze di carattere che sapevano come contrastare le similitudini che li accomunavano, e che via via andavano a formare un vasto oceano impossibile da navigare. Sentiva, quindi, di non avere alcuna possibilità, di doversi arrendere dinanzi al legame che legava la Moran a quel ragazzo che aveva avuto modo di conoscere al Ballo delle Ceneri, sebbene una parte di sé urlasse disperatamente di lottare per lei. Ma si era esposto troppo parlandole in quel modo, comportandosi come un corteggiatore risentito dinanzi alla scoperta di aver fatto un dono sgradito alla propria amata, e questo lo indusse a provare un forte senso di vergogna.
Ciò nonostante, fino a quel momento, Aiden non aveva smesso di mostrarsi risoluto, sfoggiando la propria testardaggine nel fronteggiarla come aveva sempre fatto, a testa alta. La nausea, però, non ebbe pietà di lui e si fece più insistente: Aiden si sentì proprio come se un pugno di cenere gli fosse stato infilato a forza in bocca, impedendogli persino di respirare. Una paura dal volto sconosciuto si impossessò di lui e avvertì le proprie viscere contorcersi dolorosamente, mentre la pelle del proprio volto iniziava ad arrossire per il pentimento. Abbassò gli occhi, incapace di sostenere quello sguardo duro che sapeva di essersi meritato. Thalia aveva ragione, lui torto marcio.
Cedette una volta per tutte, incapace di controbattere, difendendosi con le unghie e con i denti come solo lui sapeva fare; ma Weiss, per la prima volta in assoluto, si ritrovò a riconoscere i propri limiti, sbattendo il muso contro una porta invisibile, proprio come la volpe aveva sbattuto contro l’albero. «Perdonami, sono stato uno sciocco ad insinuare...» prese a mormorare a voce talmente bassa che, se non fosse per via dell’innaturale silenzio che aleggiava tra loro, sarebbe stata impossibile da udire. «che tu fossi ancora adirata con me. Dai tuoi sguardi ho temuto che volessi farmela pagare...» Si ritrovò rincuorato, ovviamente, nell’apprendere che ella avesse messo da parte i pregiudizi nei suoi confronti; una cosa che, invece, era ancora molto forte in Nieve ed era anche per questo che aveva bisogno di lei, di Thalia.
All’udire della promessa infranta ai danni di Nieve, Aiden avrebbe tanto voluto correre dalla Moran e abbracciarla come aveva fatto alla radura che dava sul laghetto nascosto, cercando di rassicurarla e scusandosi per essere stato l’artefice del suo fallimento. Era più forte di lui cercare delle forme di contatto con lei, ma la sua razionalità sembrò mostrarsi risoluta nel tenerlo bloccato sul posto: Thalia era una meta impossibile da raggiungere, questo doveva capirlo.
«Non mi sorprende che te lo abbia fatto promettere...» sospirò, infine. «Ma è anche vero che avresti potuto ignorare la mia richiesta e riprendere a mantenere la parola data come se niente fosse. Certo, sarebbe stato come barare, ma avresti potuto…» Cercò di abbozzare un sorriso, un poco forzato, nel disperato tentativo di allentare la tensione sempre più opprimente tra loro. In fin dei conti, dopotutto, lui e Thalia avevano da sempre giocato in un campo minato, totalmente incapaci di prevedere in quale punto avrebbero calpestato la bomba fatale; e continuavano a farlo, sondando costantemente il terreno, affinché potessero trovare un compromesso che consentisse ad entrambi di percorrere lo stesso lembo di terra senza dover saltare in aria. «Sei qui, è vero. E mi basta. Scusami per prima, ho interpretato male il linguaggio del tuo corpo.» Si morse l’interno della guancia, a disagio, finché non si costrinse a farle un cenno e riprendere la marcia verso la Tana della Volpe.

I primi passi che fecero furono scanditi dal silenzio che ancora regnava tra loro, come un tiranno dispotico, finché non fu Weiss a decretarne la fine, all’improvviso.
«So che sei parecchio confusa dal modo con cui sono arrivato...» Rallentò il passo e permise alla ragazza di fiancheggiarlo, come suo pari, proprio come avevano fatto la volta precedente, in cui era stata lei a convocare lui. Era una concessione che sapeva di doverle dare, non solo perché se lo meritava o se l’era guadagnato, ma anche per dimostrarle che la rispettava e si fidava di lei. «Ma sono sempre stato con te, fin dal momento in cui ti ho sentita arrivare. E’ che purtroppo non sono ancora in grado di controllarlo a piacimento e la mia coscienza viene per lo più soggiogata dall’istinto selvaggio della volpe. Ho solo dei brevi momenti in cui la mia parte umana emerge e riesce a comprendere cosa sto facendo in forma animale.» spiegò brevemente. «La cosa ti… spaventa?» E nel chiederglielo, il rosso prese a guardarla di sottecchi, aspettandosi una reazione sincera.

 
Top
view post Posted on 5/8/2019, 16:28
Avatar

You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

Group:
Caposcuola
Posts:
4,407

Status:



Thalia J. Moran ⚜ 18 Anni

Prefetto ⚜ Tassorosso



Thalia non era abituata ad essere messa in discussione nella sua lealtà o nella capacità di giudicare con estrema razionalità quanto si svolgeva attorno a lei; mai aveva sentito la necessità di giustificare le proprie scelte, specialmente nei luoghi in cui esercitava una forma di controllo a lei congeniale. Il suo rapporto coi compagni era equilibrato in ogni circostanza - ad eccezione di alcune antipatie a pelle - e l’autorità assumeva per lei l’unico limite al suo libero pensiero. Nei suoi rapporti più stretti, la Moran aveva sempre provato ad instaurare un legame di rispetto e fiducia reciproche, indissolubili al punto da non poter rimanere scottata dalle cocenti delusioni dettate dall’indole in continuo mutamento tipica negli adolescenti; confidava persino, una volta superata quella fase, di potersi riconciliare con la madre - la figura che, tra tutte, aveva inciso sul suo temperamento e nel portamento. Leanne non avrebbe approvato quella sorta di sottomissione a Weiss. No, la donna che l’aveva cresciuta per essere una strega abile, ambiziosa e discreta, non avrebbe accettato di buon grado che sua figlia - quella in cui aveva riposto le migliori speranze e la stessa che puntualmente trovava il modo di disobbedirle senza mai scadere nell’eccesso - si riducesse a scenate di rabbia e frustrazione incontrollate o che si piegasse alla volontà e ai desideri di chiunque in base alle circostanze. Thalia si trovava a fare così i conti con lo sguardo vuoto di Weiss, consapevole di aver esagerato, senza poter aggiungere nulla di più rispetto a quanto non fosse già stato detto e ripetuto, immaginando il disappunto dipinto vividamente sul volto della madre lontana. Immobile e senza pretese, aveva accantonato ogni ripicca ed ogni eccesso, in attesa che fosse lui ad accettare o meno la realtà dei fatti. Le insinuazioni di Aiden non avevano smesso di ferire il suo orgoglio, ma si sarebbe fatta bastare quelle scuse per un obiettivo più ambizioso. Il benessere di Nieve dipendeva da quell’incontro e, per una volta soltanto, Thalia avrebbe cercato di non essere la figlia perfetta, la studentessa migliore o la compagna di banco ideale, ma il ponte tra due animi testardi e capricciosi, troppo passionali e feriti nel profondo. *Sempre che ci riesca.*

«Potrei fare molte cose.» - si azzardò a rispondere di getto - «E nessuna di queste sarebbe coerente con quello che ho già fatto per te. O per lei.»
Si morse il labbro, distogliendo lo sguardo dal volto chino dell’Auror, incapace di decifrarne l’espressione. Poteva fingere di non voler ammettere quanto stupida si fosse sentita nell’essere giudicata da Nieve per il suo comportamento e sarebbe persino riuscita a farla franca se solo la sua coscienza non avesse gridato a gran voce quanta ipocrisia si celasse nelle sue scelte. Non aveva voluto perdere la Rigos perché in lei scorgeva i tratti di una sua pari, un’amica fedele su cui contare in ogni momento; dall'altra parte non voleva interrompere i suoi rapporti con Weiss, poiché si trattava dell’unica persona a sapere quanto grave fosse il peso di una Profezia. Naturalmente, Thalia non avrebbe mai espresso quei concetti ad alta voce, ma il solo fatto di pensarli la dispensò dal cruccio di dover trovare qualcosa su cui virare la propria attenzione. «Sono tutto ciò che le resta.» - rispose alla fine, dopo qualche istante di silenzio. Nieve non esprimeva certo a parole i propri sentimenti, ma il suo volto ne lasciava trasparire le sfumature in modi sempre uguali, che Thalia aveva imparato - non senza fatica - a decifrare piano piano. «Vuole solo proteggermi.» spiegò. Non credeva di dover scendere nei dettagli. In fondo, anche Aiden era stato parte della sua vita e immaginò che avessero condiviso ben più di semplici chiacchiere da pub. Per certi versi, continuava a chiedersi come si fossero incontrati in principio, se Nieve avesse omesso piccoli dettagli a quella storia sussurrata tra gli scaffali della Biblioteca. Nemmeno lei era stata del tutto onesta con lei sulle ragioni che li avevano condotti a percorrere quel sentiero invisibile nella boscaglia. Aiden, in definitiva, rimaneva un problema su più livelli e Thalia non sapeva proprio come farvi fronte senza incappare in una spirale di riflessioni senza fine. Non ci voleva pensare più del necessario e quell'impasse momentanea non faceva che acuire il suo malessere. «Possiamo proseguire?» chiese dopo un po', sorvolando sulle scuse e avviandosi con lui.

«Non sono affatto confusa.» decretò dopo un lungo silenzio. Immaginava che l'unico modo per superare l'imbarazzo - affatto nuovo tra loro - delle accuse infondate fosse quello di riprendere le fila di un discorso interrotto bruscamente.
«So che cosa... sei.» - aggiunse in tono grave, senza voler del tutto intendere che quello fosse necessariamente un male. «Non ho idea di come funzioni, ma ho svolto una piccola ricerca per Trasfigurazione... o forse era Difesa?» si interruppe, pensandoci «Ad ogni modo, ne so quanto basta per non dubitarne.»
Sospirò, memore dello sconcerto provato nel trovare un Aiden Weiss mezzo nudo e sanguinante nel bosco intorno ad Hogsmeade. L'ingenuità l'aveva tenuta lontana dalla verità e, del resto, l'Auror non aveva fatto nulla per nascondere il proprio stato; a conti fatti, non riusciva quasi più a sentirsi in collera con lui per essersi avvicinato a lei di soppiatto nella sua forma animale. Era evidente - ormai - che la premeditazione di cui l'aveva accusato mentalmente fosse del tutto inesistente. «No, affatto.» mormorò a mezza voce «Questo perché sei imprevedibile anche da umano, perciò...» - sorrise, non senza ombra di un lieve rossore sulle guance per quell'ironia pungente e confidenziale. Sentiva di non poter continuare a sostenere i suoi sguardi e le sue parole senza tentare, in minima parte, di sminuire la severità dell'incontro. *Ciò non significa che puoi fare come ti pare, Aiden Weiss.*
The real voyage of discovery consists not in seeing new sights, but in looking with new eyes.

© Thalia | harrypotter.it

 
Top
view post Posted on 5/8/2019, 18:20
Avatar

When the snow falls, the fox tries to survive.

Group:
Auror
Posts:
3,876

Status:



Aiden Weiss
‹ Auror ‹ Ex Grifondoro ‹ 27 anni ‹ Irlandese


R0XNYoR
What kind of man do you think I am?

KKGivow

Le parole pronunciate di getto da Thalia ebbero il potere di smuovere l’animo in pieno tumulto di Aiden, come un terremoto che scuote la montagna più imponente. Fece talmente breccia in lui che l’uomo percepì distintamente il proprio cuore iniziare a martellare con insistenza nella gabbia toracica, scandendo un ritmo che pareva una marcia di guerra. Il respiro rimase in sospeso per qualche secondo, mentre il cervello prendeva ad elaborare pensieri oltre ogni rosea aspettativa. Immaginò dunque che la Tassorosso avesse fatto di tutto per amore di Nieve, ma poteva dire lo stesso di lui, dato che l’aveva incluso in quella dichiarazione? Cosa provava Thalia Moran per lui? Cos’altro aveva fatto oltre a perdonarlo?
Se lo chiese più e più volte, ma la razionalità - ora divenuta la sovrana, dopo aver strenuamente piegato l’impulsività - lo indusse a non avanzare domande a riguardo. Conosceva fin troppo bene i sentimenti che nutriva per lei, ma conosceva allo stesso modo gli impedimenti e la ragione per cui non se la sentiva minimamente di esporsi totalmente; aveva rischiato innumerevoli volte di farlo, anche troppo spesso per i suoi gusti, terrorizzato com’era dalla remota possibilità di subire un clamoroso rifiuto, che era proprio ciò che voleva evitare a tutti i costi. Non poteva sopportare l’idea di vivere una vita vuota, privato da qualsiasi forma di amore, specialmente con il cuore spezzato a seguito di un rifiuto. Proprio per tale motivo, Aiden Weiss scelse di non dire nulla a Thalia che si ricollegasse alle parole che ella aveva proferito.

«Avrei voluto esserci anch’io in quel tutto...» esordì, socchiudendo gli occhi per il dolore che stava provando nel dire simili parole. Gli costava moltissimo esprimere quanto affetto ancora nutriva per Nieve, sebbene la delusione che provava era superiore a qualsiasi altro sentimento nei confronti della Grifondoro. «ma è solo colpa mia se ora lei mi considera meno di zero.» aggiunse, infine, con una nota talmente amara da palesare tutta la frustrazione che aveva iniziato a covare nel momento esatto in cui la Rigos aveva osato colpirlo per davvero, un'acredine talmente solida e netta che ci sarebbero voluti anni prima di grattarla via.
Si domandò se Thalia sapesse dell’accaduto, di quanto era successo quel giorno ad Hogsmeade quando si era imbattuto in Nieve per puro caso e di come quest'ultima si fosse scagliata su di lui verbalmente, quando ognuno avrebbe potuto benissimo volgere lo sguardo altrove e proseguire per la propria strada. Si chiese quindi se la Grifondoro avesse quanto meno avvisato la Moran di essersi investita del ruolo di Paladina in suo nome, anche se - per come si erano svolti i fatti - Nieve aveva per lo più indossato le vesti di una Vendicatrice che di una Giustiziera.
Lanciò uno sguardo di sottecchi in direzione della rossa e iniziò a sospettare che non fosse stata messa al corrente di nulla. Sospetti che volle saggiare con una semplice ed innocente domanda: «Ti ha più parlato di me dopo il Ballo?» Cercò di restare calmo, misurato, impassibile. Non voleva allarmare Thalia prima ancora di aver trovato comodità e privacy tra le quattro mura della Tana della Volpe, ma doveva sapere se i suoi sospetti erano fondati o meno. Già con quel quesito avrebbe iniziato a capirci qualcosa, scoprendo se i segreti erano una qualità esclusiva di Thalia o lo erano anche per Nieve, perché in tal caso la faccenda si sarebbe complicata ulteriormente, facendo così emergere degli scheletri dall’armadio che entrambi - lui compreso - avrebbero rimpianto per sempre. E il dettaglio più inquietante era che era stato lui a metterceli quegli scheletri, senza nemmeno volerlo.
E’ colpa mia. E’ tutta colpa mia... pensò, sconsolato, mentre camminavano.

Spostò diversi rami durante quel loro lento incedere, prestando attenzione a non mettere i piedi nudi in mezzo alle ortiche o, peggio ancora, a calpestare rametti pieni di spine. Per quanto fossero stretti in quel sentiero naturale creato dal passaggio degli animali, Aiden cercò di lasciare più spazio a Thalia, così che potesse muoversi con più libertà in quell’ambiente che le era del tutto estraneo.
Sorrise flebilmente quando la ragazza esclamò di aver capito cosa lui fosse, sorvolando sul tipo di tono da lei usato, immaginando che qualcosa nella natura da Animagus non le fosse del tutto congeniale; forse aveva scoperto in quelle sue ricerche per la scuola quanto forte fosse il legame spirituale che un Mago stipulava con Cernunnos una volta appresa la propria forma animale, e Weiss ricordava molto bene quanto la rossa fosse distante e disinteressata dall’aspetto religioso.
«Trasfigurazione!» puntualizzò con una nota divertita. Per la prima volta, da quando era tornato nelle proprie fattezze umane e si era trovato faccia a faccia con lei, non doveva più temere l’imbarazzo tra loro. «Fa parte di una branca molto pericolosa e dolorosa della Trasfigurazione. Un Animagus non si trasforma nel primo animale che gli viene in mente, ma deve scoprirlo con l’aiuto di Cernunnos, poiché solo il Dio può rivelarti l’altra faccia di te stesso. Non so quanto tu possa capire se ti spiegassi cosa ho visto durante il mio viaggio onirico, però ti posso assicurare che il mio primo approccio con la trasformazione è stato doloroso oltre ogni immaginazione. Fa sempre male, ma arrendersi al dolore è l’unico modo.» spiegò brevemente.
Aiden fece svoltare Thalia a sinistra, affinché tornassero su quello che per lui era il sentiero principale che li avrebbe condotti alla radura della Tana della Volpe, costeggiando quindi gli alberi con le incisioni. Ma quando ella disse quella frase, Aiden volse lo sguardo verso di lei e la fissò con serietà. «Imprevedibile, aye. Ma opportunista con te mai.» Parlò con tutta la calma e onestà che aveva: non c’era ragione di mentirle e - probabilmente - non lo avrebbe mai fatto. Sentiva infatti di potersi concedere il lusso di parlarle apertamente e con genuina sincerità, aborrendo di conseguenza la possibilità di avvalersi della menzogna, poiché sapeva di potersi fidare di lei. «Non ho mai avuto l’intenzione di usarti per i miei personali scopi o di prendermi gioco di te, e di certo non ho alcuna intenzione di iniziare proprio ora. So che a volte quello che dico e quello che faccio potrebbero far pensare al contrario. Forse a volte l’ho fatto senza volerlo, ma credimi se ti dico che non l’ho mai voluto. Non con te. Quindi voglio che tu sappia che non ti costringerò mai a fare una scelta contro la tua volontà e io la rispetterò in ogni caso.» Si schiarì la voce e poi sospirò profondamente: sperava solamente che Thalia iniziasse a vederlo come l’uomo che era veramente, non come gli altri lo dipingevano.

Tornò a guardare davanti a sé, accorgendosi di essere ormai arrivati a destinazione. A pochi metri da loro si apriva una piccola radura in cui gli alberi non erano completamente ammassati tra loro, permettendo quindi alla luce di filtrare tra le fitte fronde. Si fermò di colpo e incrociò le braccia sul petto muscoloso. «Suppongo tu abbia trovato il foglietto che ti avevo lasciato. Aprilo e leggilo ad alta voce.» mormorò, mentre l’ombra di un sorriso furbo andò ad aprirsi sulle sue labbra.

 
Top
30 replies since 26/6/2019, 13:58   653 views
  Share