di narcisi e di fiamme, evento post-profezia

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view post Posted on 28/9/2019, 22:32
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Era stata una forza singolare, una misteriosa attrattiva, forse una sensazione che piano piano assumeva i caratteri della certezza. La profezia? Il desiderio di evadere? Sirius non lo sapeva. Ormai Sirius non capiva e non sapeva più niente. Perché era solo, perché era perso, perché aveva davvero poco per cui combattere tranne che i suoi doveri, tranne che per lui, l’unica persona che dopo Persefone lo aveva fatto sentire amato. La sua era una patologia, di questo era stranamente e maledettamente conscio. Capiva tutto, comprendeva l’origine della sua malattia interiore, le forme di quel dolore che serpeggiava nell’ombra facendolo sentire la sua morsa intorno al cuore. Eppure aveva ignorato ogni cosa, lo aveva seguito, lo aveva abbracciato, lo aveva capito perché non sapeva fare altro. Sirius aveva paura, ne aveva sempre avuta ma la paura non era mai riuscita a trattenerlo dall’essere presente per gli altri. E non avrebbe fatto di meno per Oliver che in quel frangente, in quel preciso momento storico aveva maledettamente bisogno di lui. Oliver faceva parte della sua vita e di questa costituiva una parte importante. Affermare il contrario era una bugia.
Lo aveva seguito, facendogli la scorta nei giorni seguenti la sua incursione in infermeria. Glielo aveva promesso, lo avrebbe protetto e aiutato e lui manteneva sempre le sue promesse. E lo aveva fatto anche quel giorno, quando in quel 31 agosto, in una giornata d’estate, i due passeggiavano per il centro di Hogsmeade. Sirius ancora non sapeva, forse la speranza che l’amico avesse torto era più forte di tutto quanto il resto, ma qualcosa si stava muovendo, qualcosa si stava per consumare. La profezia stava per avvisarsi.
E fu trambusto e rumore di vetri infranti, un esplosione proveniente da un edificio a cinque piani. La sua reazione, quella che ormai gli eventi e le circostanze avevano reso ormai un riflesso automatico. La mano che avrebbe serrato la spalla dell’amico per fermarlo e proteggerlo, la dominante repentinamente a far presa sulla bacchetta.
Il pericolo, qualunque cosa portasse con sé era arrivato.
E loro dovevano essere pronti ad affrontarlo.



Statistiche

Punti Salute: 160 + 4 (Duello) + 1 (La scienza di Ipparco: Conoscenze per curare malanni gravi o ferite profonde) +2 (L'Ospite della Sala Comune ") +5 (studente anziano) + 2 (duello) + 5 (guanti eroe caduto) + 1 (sovra pantaloni in pelle) + 1 (Potion's Achievement) + 3 (La strada Verso La Luce) +3 (Mission To Dulwitch) + 2 (Il negozietto Clandestino) + 2 (Scarabocchio su Pietra) + 5 (GUFO) + 3 (quest ordine ) + 32 (votazioni) + 3 (La ricerca infinita continua) + 65 (oggetti) + 20 (Docenza) + 4 (GUFO Patrick Swan) + 2 (Mi La Terza Nota) = 325

Punti Corpo: 110 + 4 (Duello) + 1 (La scienza di Ipparco: Conoscenze per curare malanni gravi o ferite profonde) +2 (L'Ospite della Sala Comune ) + 10 ( Medaglione Infuocato) + 2 ( cinturone dorato) + 8 (mantello di disillusione) + 5 (studente anziano) + 8 ( mantello) + 2 (duello) + 10 (veste oscuro predatore) + 5 (guanti eroe caduto) + 2 (sovra pantaloni in pelle) + 5 (Guanti "Duel" DeWizard®) + 1 (Potion's Achievement) + 4 (La strada Verso La Luce) + 3 (Mission To Dulwitch) + 2 (Il negozietto Clandestino) + 5 (camicia della forza) + 20 (veste della forza) + 10 (veste oscuro predatore) + 7 (camicia magica di Ad Non) + 3 (Scarabocchio su Pietra) + 5 (GUFO) + 16 oggetti + 3 (quest ordine) + 3 (La ricerca infinita continua) + 1 (Mago in Trasfigurazione) +1 (Mago in DADA) + 112 (oggetti) + 30 (Docenza )+ 3 (GUFO Patrick Swan) + 2 (Mi La Terza Nota) = 406

Punti Mana: 110 +1 (Antichi stregamenti ed incanti obliati) + 1 (Grande Falò) + 4 (Duello) + 1 (Grifondoro alle prese con il Natale) +2 L'Ospite della Sala Comune + 1 ( Anello Fortebraccio) + 10 (veste della concentrazione) + 18 (cinturone e punto luce mana) + 10 ( pietra di Luna) + 5 (mantello di disillusione) + 5 (studente anziano) + 2 ( mantello) + 2 (duello) + 4 (ciondolo scaglia di balisco) + 5 (perla del mistero) + 6 (perla del fuoco) + 10 (veste oscuro predatore) + 7 (stivali drow) + 5 (calzatura elfi) + 5 (guanti eroe caduto) + 1 (Potion's Achievement) + 5 (La strada Verso La Luce) + 3 (Mission To Dulwitch) + 2 (Il negozietto Clandestino) + 10 (veste oscuro predatore) + 10 (divina armatura) + 3 (Scarabocchio su Pietra) + 5 (GUFO) + 3 (quest ordine) + 3 (La ricerca infinita continua) + 2 (Mago in Trasfigurazione) + 125 (oggetti) + 30 (Docenza )+ 3 (GUFO Patrick Swan) + 1 (In una assolata Spiaggia del Kent) + 2 (Mi La Terza Nota)= 422

Punti Esperienza: 23 + 1 (Grifondoro vs Serpeverde) + 1 (Duello) + 3 (Passaggio di anno) + 1 (Corvonero vs Grifondoro) + 1 (Prefetto) + 1 (Grifondoro vs Tassorosso) +1 (L'Ospite della Sala Comune ) + 2 (Caposcuola) + 1 (Tassorosso vs Grifondoro) + 1 (Mary vs Sirius) + 6,5 (Quidditch) + 1 (duello) + 9 (Passaggio di anno) + 2 (torneo duellanti) + 2 (La strada Verso La Luce) + 1 ( Sirius vs Luna) + 1,5 (Mission To Dulwitch) + 1 (Il negozietto Clandestino) + 10,5 (Masteraggio) + 2 (Scarabocchio su Pietra) + 3 (GUFO) + 3 (passaggio di Anno) + 1 (quest ordine) + 5 (votazioni) + 2 (La ricerca infinita continua) +1 (Mago in CURA) +1 (Mago in Incantesimi) + 2 (Gufo Patrick Swan) + 1.5 (Mi La Terza Nota) = 92
 
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view post Posted on 28/9/2019, 22:57
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Dicono sia l'inizio. Per me, Loras, sarà sempre la fine
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«Tu non capisci, papà.»
«Allora aiutami a capire, Oliver.»
Bloccò un tremito alle mani proprio sul nascere, mentre le gote si screziavano di vermiglio; le sue parole erano come polvere al vento, e più si accorgeva di quanto il discorso stesse prendendo una piega non desiderata, più diveniva consapevole di aver ormai perso l'attenzione del genitore da lungo andare. Provò a ragionare, trattenne il respiro, e già il petto si alzava e abbassava in difficoltà crescente. La certezza di essere ad un bivio, senza alcuna via d'uscita, si era cristallizzata in modo tanto nitido da far saltare ogni anelito di pazienza. Indietreggiò di un passo, ancora una volta, e si chiese se suo padre considerasse perfino quell'atteggiamento come una conferma remissiva: non erano mai stati in rapporti negativi, ma nell'ultimo periodo i litigi avevano assunto una descrizione costante alla quale Oliver non era mai stato così abituato. Sospirò.
«Cosa c'è da capire» riprovò a quel punto; pretese da se stesso un tono gentile, la carica di un nervosismo represso fin sottopelle. L'assalto fisico che aveva subito a fine Giugno, durante la festa di fine anno al Castello di Hogwarts, altro non aveva fatto che rendere suo padre e sua madre ancor più apprensivi del solito. Giustamente, continuava a ripetersi - e giustamente insisteva ad allontanarsi dall'uno e dall'altra. «Ci siamo già passati, papà. Loras, la mamma di Loras, la signorina Charlotte, tutti loro. Ora c'è di mezzo lui, ci siamo tutti noi di mezzo. Per favore.»
Puntò un dito verso il volto di Emmett Brior, prendendo posto sul bracciolo del divanetto in pelle dietro di sé. Non avrebbe capito, la sensazione era più forte del solito. Nessuno di loro avrebbe potuto, e tutto sommato vi erano già passati, c'erano stati già episodi simili. Rincarò la dose, all'accenno infastidito del padre: tra tutte le reazioni che avrebbe voluto o scelto di vedere, lo scetticismo era la peggiore in assoluto. Se anche suo padre non credeva alle sue parole, quale potere avrebbe mai potuto avere nei confronti del Mondo Magico. «La nonna lo sa, lei capisce.»
«La nonna sottolinea di non intervenire, l'azione potrebbe ritorcersi contro e la visione è incerta, Oliver, anche tu l'hai detto. Da quando- insomma, è tutto così confuso. Ripeto, se Adeline dice di non preoccuparci, non lo faremo. Non parlarne con tuo zio, noi- Oliver, torna subito qui!»
Il rumore della porta di casa fu così forte da far tremare i cardini in basso.
Non ha capito, non ha ancora capito.
L'ultimo pensiero del Veggente fu una consolazione spenta.

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Le calendule si discostano al tuo ricordo, sgusciano avanti i narcisi, li ho riconosciuti, li riconoscerei sempre. Ma c'è qualcosa di più, c'è un altro odore, un profumo aspro, dolciastro, che percepisco e che non riconosco subito. [...] La Visione si espande al mio potere, si fortifica secondo dopo secondo, mi annienta, mi annienta dolcemente. Come una vecchia conoscenza, come un saluto interrotto a metà. Avvicinati, Oliver. Mi invita, la Visione. Mi invita al contatto, alla sua presenza, al suo abbraccio. E non posso fare a meno di notare quanto sia eccitante.

Amaro, Il Resto del Mondo Magico [x]


PrwrPHH
Si era stancato di tutto: il tepore della porcellana colma di camomilla che stringeva tra le mani tutte le sere, il ciuffetto di valeriana che gli era stato portato come cura allinsonnia, perfino l'asticella di calendula come portafortuna, tutto sembrava uno scherzo variopinto del destino e ogni cosa era stata posta in bella mostra come un dipinto surreale. Oliver aveva permesso alla madre di seguire i suoi spostamenti, di essergli accanto e di prendersi cura di ogni suo ricovero: ad Hogwarts, in Infermeria, tutto era andato per il meglio, e se riportava la mente a quella sera di inizio estate, ogni ricordo sfumava in una serie di volti. In primo piano, Jolene White: il suo intervento tempestivo, la sua accurata freddezza, il suo operato, l'uno e l'altro aspetto gli avevano salvato la vita; ma era stato il seguito - la dolcezza delle sue parole, la gentilezza dei piccoli gesti - a fare ancor più la differenza per lui. Non aveva avuto bisogno di altro per la lunga degenza, e quando socchiudeva gli occhi, sentiva nuovamente la carezza delle mani della donna sulla sua fronte. Aveva parlato di lei a sua madre e Louise Sanchéz ne era stata grata, aveva saputo apprezzare. Quando le forze erano state ripristinate, Oliver si era lasciato andare ad una sensazione di torpore, all'incertezza di ogni trama non del tutto concretizzatasi. Non aveva modo di cambiare quello che aveva Visto, e più tentava di affidarsi alla Veggenza, più ne veniva paradossalmente respinto: si era premurato di porre domande a sua nonna, Veggente come lui, e non aveva ottenuto le risposte pretese; Adeline Brior coltivava un rapporto diverso con quell'aspetto della sua vita e a dispetto dei ripetuti tentativi da parte di Oliver di coglierne un senso comune, il silenzio - spesso accompagnato dalla diffidenza - era da sempre stato tutto quello che aveva potuto ricevere in cambio. Aveva insistito con gli strumenti mantici che aveva con sé, ma la sfera di cristallo continuava a brillare in solitaria e i tarocchi erano tornati ad essere semplici tarocchi perfino per lui. Alla dissolutezza di ogni speranza, una parte di sé cominciava a temere di essere stato compromesso: forse, essere stato vittima di una profezia vera e propria, come mai gli era capitato fino a quel momento, aveva intaccato qualcosa, arrivando a spezzare la Veggenza innata. Non aveva modo di confrontarsi con nessun altro ed era un fardello che faceva da compagnia disprezzata, e tuttavia presente. I capillari si erano riparati con il corso dei giorni, le macchie di sangue si erano così ritratte, e il senso della vista si era infine ristabilito alla buona: di tanto in tanto, Oliver aveva ancora difficoltà nel mettere a fuoco le scene circostanti e un paio di occhiali semplici, dalla montatura sottile e scura, era stata prontamente una soluzione ancor prima della magia. Nessun altro Incanto avrebbe intaccato il suo corpo, così aveva deciso, poiché il timore che la stregoneria avesse agito in contrasto alla propria Divinazione spaventava in modo superstizioso, e senza ombra di dubbio purtroppo anche vivo. Le sue vacanze non erano state propriamente felici: la permanenza in Infermeria lo aveva costretto al riposo anche quando il sonno era sparito di nuovo, il campeggio con la sua famiglia era stato rimandato, perfino il viaggio in Spagna - al quale aveva pensato di invitare Leah - era saltato in fretta. Al ritrovo della sua famiglia, tutto era andato anche peggio di quanto immaginato, e la consapevolezza di essere sfuggito ai suoi genitori con una giustifica qualsiasi gli era apparsa come una benedizione. Suo padre non percepiva il pericolo della sua Visione e se dall'altro lato sua madre ne era intimorita più di quanto non mostrasse per davvero, la sua azione si era limitata ad un abbraccio e alla promessa di parlarne con suo marito e lo zio che viveva con loro. Più di una persona sarebbe stata coinvolta, Oliver lo aveva chiarito, e tenersi sul vago gli aveva ricordato il momento in cui tanti anni addietro aveva preferito tacere, per incertezza, all'accenno della fine del suo migliore amico. Non avrebbe compiuto lo stesso errore, lo aveva confermato a se stesso, e la serie di lettere che aveva inviato - una perfino al Quartier Generale degli Auror, arrivando ad esporre ogni suo segreto più intimo come mai prima di allora - avrebbe potuto infine compiere un passo di svolta. Mentre si avviava per i tornanti che conducevano al centro di Hogsmeade, in solitaria, il mantello che rivestiva interamente la sua figura solleticava la strada come un sottile fruscio; a dispetto della calura estiva, all'ultimo giorno del mese di Agosto, il Caposcuola infatti soffriva di un brivido intenso di freddo: un lungo abito leggermente più spesso scivolava sulla felpa leggera e si attorcigliava delicatamente ai pantaloni neri indossati, ai piedi un paio di stivaletti altrettanto scuri. La borsa a tracolla in pelle chiara era l'unica cosa che nascondeva, insieme alla bacchetta nella manica destra, e si chiese se gli artefatti portati con sé avrebbero avuto valore o meno di lì a breve. La profezia vagava tra i suoi pensieri nelle sue frasi più disparate e sebbene il senso preciso di ogni verso non era nitido neanche per lui, quello generico preoccupava più di qualsiasi altra cosa. Distratto, si fermò ad un angolo di passaggio, senza porre attenzione: il respiro era di nuovo sottile, il corpo tremava, e il senso di spossatezza tardava ad abbandonarlo come avrebbe dovuto; anche se riusciva a stare in piedi, Oliver percepiva di non essere al pieno delle sue forze. Si passò una mano sulla fronte, sistemò distrattamente i capelli all'indietro e attese pazientemente. Aveva avuto direttive specifiche, sapeva chi incontrare. Si domandò quanto il suo aiuto potesse essere solido, quanto la sua presenza potesse essere significativa: mentre lo sguardo cercava la figura di Sirius, ricordando l'appuntamento concordato con l'amico, un altro pensiero già spintonava tra gli altri fino alla sua attenzione. Non l'aveva detto ancora a nessuno, ma la Vista era bloccata - per un attimo, il freddo divenne insopportabile, il cuore riprese a battere all'impazzata, e di scatto Oliver sollevò il cappuccio sulla testa, lasciando il volto tuttavia ben scoperto. Individuò Sirius poco più distante e gli fece cenno: da quando gli aveva parlato a cuore aperto, il suo mentore aveva saputo essergli accanto nel più intenso dei modi. La fiducia che Oliver custodiva nei suoi confronti era di gran lunga il bene più prezioso per lui e l'affetto era stato testimonianza di una vicinanza, di un sostegno e di una presenza che il giovane ragazzo non avrebbe mai dimenticato. Al cenno di un saluto preoccupato, Oliver non aprì bocca, non aggiunse altro: la sintonia che viveva nei riguardi di Sirius valeva anche in quel caso come la più accurata spiegazione. Aveva capito, aveva accettato, sorpsttutto aveva dimostrato di essergli accanto, dall'inizio alla fine senza reticenza, e per Oliver tutto quello aveva immenso valore. Ripreso il percorso, si sentì così più sollevato. Aveva promesso di incontrare Jolene in piazzetta, e già rimpiangeva di dover fare ancora tutta quella strada: forse, avrebbe dovuto imparare a chiedere aiuto a sua volta, ancor più di quanto non fosse stato costretto a fare. Forse, si ritrovò a riflettere, quello che desiderava era qualcuno che sapeva prendersi cura di ogni sua parte - qualcuno come Sirius, qualcuno come Jolene, qualcuno come Leah, qualcuno come Aiden. Non poteva farcela da solo e anche se nell'ultimo periodo aveva percepito la solitudine così tristemente, aveva saputo allo stesso modo comprendere chi fosse dalla sua parte ancora una volta. Non c'era nulla di più importante e la stessa riflessione aumentava la speranza del momento. Il suo contributo - si augurava - avrebbe salvato qualcuno, ma più ci pensava, più si pentiva: perché fra tutti coloro in futuro pericolo, la sua attenzione convergeva verso una sola persona. Sfilando la mano dall'abito scuro, un bastoncino di cannella gli scivolò via: al contatto con la strada, si spezzò in due parti. Quando il ragazzo si chinò per raccoglierlo, un nuovo presentimento cominciò a realizzarsi con più insistenza. Non era un buon segno, avrebbe detto sua madre. La cannella indicava protezione e con il respiro irregolare, il Veggente ne aveva appena perso ogni confine. Il suono vicino del vetro spezzato parve raggiungerlo come un tornado in piena.

riassunto la partecipazione di Oliver è previo accordo con il Capo Auror, le sue condizioni fisiche non sono ancora del tutto buone e ne risente tuttora; il post è solo introduttivo, su accordo con Sirius e Jolene incontra prima l'uno per arrivare al Villaggio e poi cercherà l'altra il prima possibile. Il suo obiettivo è quello di arrivare agli Auror, infine.

inventario bacchetta magica, galeone ES, spilla C.r.e.p.a., specchi comunicanti (Aiden, Sirius), amuleto propiziatorio; sfera di cristallo, tarocchi.
 
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view post Posted on 16/10/2019, 11:17
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Il Fato

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Schiera, l'Accolito.
Lo scoppio di una finestra giunse come inaspettato, un colpo premeditato e così duraturo da propagarsi nel misero appartamento più del dovuto. La stanza affacciava sulla piazza centrale del Sobborgo Magico e di gran lunga la stessa posizione custodiva logica per l'abitante, ancor più che per l'ambiente. Mentre sul pavimento in mattonelle si accumulavano frammenti lucidi, il gruppetto di tre intrusi si arrestava di scatto; ad eccezione dell'uomo sull'estrema destra, accanto alla finestra pochi attimi prima, nessun altro era stato ferito: uno scintillio scarlatto, il sangue già rappreso all'ordine di una Guarigione, non appena la bacchetta del Mago vi si adagiò impercettibilmente, e tutto parve passare in secondo piano. Seguì uno scambio incerto di sguardi, la rabbia pulsante sul volto del più alto dei tre. «Cosa diamine hai fatto?»
La domanda sospesa, il triumvirato bloccato.
Non una risposta, alla confusione crescente si stirò un tremito di fastidio; non era stato lui, non avrebbe potuto. «Non sono così idiota.» Continuò in quel senso, l'espressione offesa. Non era arrivato fin lì inutilmente, non avrebbe compromesso la visita per sua colpa. Un fruscio spento, appena leggero, superò il cicaleccio di voci che già si alzava all'esterno della finestra divelta; la bacchetta dello Stregone apparentemente a capo del gruppetto si rivolse verso l'alto, ad altezza viso. Intimò il silenzio con la mano libera, e nella pausa l'unico suono che giunse parve quello di un singhiozzo.
«Revelio.»
Scandì la formula lentamente, ad alta voce, ai movimenti esatti richiesti. Apparve come un'illusione infranta, un velo sfilato in delicata misura: lentamente, come una sposa, fino a rivelarsi in modo pieno. Tra la mobilia spicciola e il divanetto scucito, una coperta piegata alla rinfusa e un paio di piatti in ceramica su un tavolino in legno, ovunque nel giro di quei pochi metri si rese nitida una schiera di candele: le une accanto alle altre, in processione e traboccanti di cera, dalle forme disparate - alcune lunghe e tozze, altre più corte e larghe, in bicchieri o in ciotole di porcellana, piegate e sospese. Facevano da panorama ad un appartamentino di poche monete, e lo innalzavano all'onta di un tacito sacrilegio, di un simulacro, di un luogo malcelato. C'era qualcosa, nell'aria. Qualcosa di percettibile fin nel profondo. L'uomo al centro si strinse nelle spalle, era un movimento convulso, affrettato.
«Non - muovetevi
Una richiesta che si impose come necessità,
ancor prima di essere ordine.

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Oceano, l'Amante.
Si lasciò spogliare al riverbero dei baci sulla pelle. Prima le braccia, dalle spalle ai polsi, mentre la bocca dell'altro diveniva scintilla; raccolse le mani, le piegò a coppa, e le strofinò sul volto tranquillo, mentre il proprio assumeva i contorni rigidi dell'imbarazzo. Avvampò pienamente, le gote scarlatte, non appena la camicia spiegazzata scivolò via dal busto, e la schiena accolse un tremito come di freddo, un brivido che aveva imparato a conoscere, e ancor più ad apprezzare. Quando tutto il resto fu dimenticato - la borsa a tracolla, gli abiti, perfino la giacca che aveva portato elegantemente con sé -, si sentì ad un tratto vulnerabile come mai prima di allora. In difetto, alla presenza dell'altro; in crescente disagio, al riflesso della sua figura nell'unico specchio avvolto tra le pareti del bagno. Piegò le braccia al petto, nascondendosi alla vista dell'amante, e quando lo sguardo dell'altro punse il suo orgoglio, rivelando la peccaminosa sensazione dell'insofferenza in quei momenti, finalmente trasse un respiro di sollievo a sua volta. Strinse la mano del ragazzo e si lasciò guidare nella vasca da bagno, mentre il profumo di fiori e candele, di miele e di essenze primaverili, interamente avvolgeva ogni più intima parte del proprio corpo. L'estensione dell'acqua permeò ogni lembo di pelle e così si concesse al sentore di essere nel giusto, di non essere sbagliato, di non essere più una delusione. «Sei così-»
Non si pentì di aver interrotto le parole dell'altro, l'indice sulle sue labbra. Calarono insieme, nell'acqua già in onde disparate, e in quell'equilibrio spezzato riuscirono a ritrovarsi, l'uno con l'altro. Lo scoppio di vetri al piano inferiore nulla poté contro la loro attenzione, e il secondo - e il successivo ancora - li colse impreparati. Riemersero insieme, dall'ampia vasca, e si mostrarono distrattamente abbracciati: la mano dell'altro contro la sua schiena, le sue dita adagiate sul velo dell'acqua. Il vetro impazzì così distante, ma quando se ne accorsero, iniziò ad essere troppo tardi.


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Caos, il Preludio.
«Via da qui, subito
La voce del primo uomo si frappose nella confusione al seguito dell'esplosione del palazzo. I pochi passanti riunitisi in quell'angolo della piazzetta di Hogsmeade si allontanarono in fretta, ignari di cosa fosse accaduto, ancor più inconsapevoli di cosa stesse tuttora prendendo vita. Forse il preavviso mutava in conferma per alcuni presenti, ma non era propriamente finito. Dal piano superiore di un palazzo apparentemente vecchio, e tuttavia non in disuso, risaltò nuovamente uno scoppio di vetri. Altri frammenti piombarono a picco, dall'alto di metri e metri, e questa volta non tutti furono così veloci da restarne illesi. Una giovane donna correva lontana, la mano stretta convulsamente a quella di una bambina, ma quando il vetro colse la sua fuga impreparata, si pose con il corpo a protezione della piccola. Una lastra perlacea le si conficcò nella schiena e cadde così supina, il sangue a macchiare la pelle, il tessuto, la camicetta azzurra. Boccheggiò, perdendo il contatto con la figlia.
«Serve un Medico, serve ora!»

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Un'altra esplosione, dall'alto, dal secondo piano. Il palazzo si sgretolava su se stesso, come un Domino ormai intimamente compromesso. I primi feriti furono trasportati d'urgenza agli angoli più protetti, mentre qualcuno chiamava tra la folla ancora un Guaritore. «Maledizione, cosa-»
Nel frattempo, la bambina non parve accorgersi della lontananza della madre. Correva, correva ancora. Così le era stato detto. Corri, bambina mia. Corri a più non posso.
«Mamma»
Si bloccò di scatto, il grido disumano da una bocca così minuta. L'espressione le si gelò in una morsa senza tempo, la paura primordiale di un abbandono. «Mamma!» Ripeté ancora, muovendosi senza direzione, mentre la folla si indirizzava ai suoi lati. Ne era travolta, la bambina. Come un tornado in piena, mentre il vetro scoppiava, spezzava, strideva alle sue spalle. Le finestre del terzo piano andarono a quel punto tutte in pezzi, in una pioggia perlacea che attirò ormai l'attenzione dell'intera piazza. Si distribuì il panico, inerme e vivido, pulsante come non si sentiva da lungo andare.
La folla si disperse e amalgamò come un formicaio preso d'assalto: i negozi aprirono i battenti e accolsero i viandanti da ogni direzione. Entrate, dicevano tutti. Al riparo, al riparo. Un grido comune, la voce di un richiamo. Non c'era tempo, non c'era spazio.
«Mamma»
La bimba si bloccò al centro della piazza e cominciò a piangere. La voce era flebile, appena un sussurro. Il corpo scosso dai singhiozzi, nascose il volto tra le mani. Apparve come una preghiera, una richiesta d'aiuto, e fra tutti una coppia di studentesse Tassorosso avrebbe potuto notarla prima di chiunque altri. Un atto di coraggio, un tuffo tra la folla, forse, era quello che già veniva loro richiesto.

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Gli Angeli volsero il capo verso quel punto disparato, le ali piegate verso il basso, il piumaggio ad un tratto spento di luce propria: il servizio fotografico non avrebbe dovuto riscontrare ostacoli e fu il Mago a capo della troupe a correre verso una Strega, Rowena, per chiederle se ci fossero problemi, se fosse un effetto speciale, se anche lei - in comune conoscenza - sapesse qualcosa.
«Dannazione Le statue animate si accasciarono ancora, raccolte su se stesse. Il pianto divenne silenzioso, e divenne principio.

«Protego» «Protego Maxima»
La schiera di Maghi e Streghe, uomini e donne qualunque, già si univa compatta. Al centro della piazza, le bacchette spianate, lo scintillio di una Protezione che assumeva tratti crescenti, a cupola, argentea e dal tepore sicuro. C'era qualcosa, il palazzo era una mina vagante.
«Serve una mano, serve protezione!»
Era l'azione del pronto intervento, l'empatia governava l'animo umano al momento opportuno. Fin quando le finestre avessero colpito in vetro i passanti, fin quando la folla non si fosse del tutto spostata da quel raggio d'azione, nessuno di loro sarebbe stato al sicuro. Occorreva una mano, una mano da parte di tutti.

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«Capo Resween.»
La prima di tre voci, seguite da altre lì nell'immediato. La pattuglia si rivelava all'ordine di un solo uomo,
vi si avvicinava, si proponeva all'azione. Videro l'Auror dirigersi in fretta verso il palazzo e corsero a loro volta, in modo silenzioso, disparato, e tuttavia attento. In anonimato, così era stato chiesto e così sarebbe stato per il momento. Alle direttive di Resween, sarebbero stati pronti. L'impatto appariva vivido, ma c'erano stati incontri peggiori, momenti perfino più pericolosi. Il vero problema, lo sapevano, era la folla in delirio. «Il ragazzo è arrivato, Capo.» Un'ultima voce, un'ultima preoccupazione. C'erano state indicazioni anche per quell'aspetto, al primario attecchirsi del tempo in divenire.


«Prima del fischio del Treno in arrivo, la Cera esigerà il pegno di un patto;
tra le dolcezze del vecchio Sobborgo, ciò che è pagato resterà pagato,
così il solo Edificio dai cinque e più piani sarà preso d'assalto,
di pietra viva sarà profanato, e di cenere a fondo rivestirà i suoi abitanti.



Ci siamo, si entra da questo momento nel vivo dell'evento. Ringrazio i partecipanti e prego tutti di segnare dal prossimo turno statistiche e eventuale oggettistica. Ricapitolando, il palazzo attira nelle sue ripetute esplosioni di vetri e finestre la folla intera, ormai. Ci sono diverse scene in atto, alcune hanno richiesto l'intervento più o meno diretto di partecipanti, altre sono spunti generici, in ogni caso tutti ne siete coinvolti. Come sempre, avete scelta propria di azione o meno.

@Killian, hai a disposizione una pattuglia di tre Auror e tre Antimago, hai libertà assoluta circa la loro descrizione e gestione. Dal prossimo turno seguirà anche una mappa per tutti.

Resto a disposizione.
Prossima scadenza: 24 Ottobre, 23.59
 
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view post Posted on 16/10/2019, 22:45
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LA MANGIAMORTE

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Abbassò lentamente il braccio dal viso, tornando a roteare il busto e volgendo la sua figura sulla piazza, osservando la gente che veniva fagocitata nei negozi in cerca di un riparo, che scappava in ogni dove dimenticando della persona che fino ad un attimo prima le stava accanto, totalmente terrorizzati. Il cielo rimaneva pulito, la giornata luminosa e i raggi riflettevano sui vetri infranti, lanciando sprazzi scintillanti un po’ lí e un po’ là, come una palla da discoteca anni settanta. Eppure l’ambiente non poteva essere più diverso: vi erano urla, pianti, persone che scalpitavano in ogni direzione, vi era sangue e il bieco spettro della morte che aleggiava su tutto e tutti e infine, una nuova esplosione.Sollevando il viso verso l'alto vide una nuova vetrata spaccarsi e nuovi scintillanti e mortali coriandoli, cadere in avanti su chi ancora non era riuscito a trovare una via di fuga. Era una situazione che sembrava conoscere, qualcosa che aveva già vissuto, qualcosa che le apparteneva di diritto da quando aveva quel marchio sull’avambraccio ma questa volta lei non c’entrava. Si era ritrovata a fare da spettatrice e probabilmente, non avrebbe fatto altro che osservare a annotare mentalmente quanto stava accadendo per scrivere un articolo succulento da presentare al capo redattore. Già sentiva gli elogi, già poteva vedere il sorriso raggiante di Bagley mentre con la manona le sventolava sotto il viso l’articolo che avrebbe scritto. Scrivere della sofferenza di altri, gettare fango sugli auror, sull’operato del ministero e raccontare la morte. Le piaceva incredibilmente il suo lavoro, infido e sporco come la propria anima.
La voce di qualcuno la ridestò dai suoi pensieri, era il mago a capo della troupe che si era avvicinato e parlava con fare concitato. Lo guardò, corrugando la fronte e assumendo un espressione arcigna. Le stava facendo delle domande alquanto bislacche dato che non le sembrava né cieco, né sordo.

-Davvero mi fa questa domanda? Non vede la gente che scappa? Credo che per oggi il suo servizio fotografico non si possa fare e mi creda, dispiace a me quanto a lei…-

il tono di voce era piatto e forse, fin troppo calmo in una situazione simile, ma non le importava. Allungò lo sguardo oltre la figura dell’uomo, sulla manica di angeli che osservavano la situazione. Non potè non notare le statue animate vicine a loro che si accasciavano su loro stesse. Probabilmente l'omino aveva seguito la lunga occhiata di Rowena perché un "dannazione" venne sputato rapidamente fuori dalle labbra o forse, era per la situazione in generale che si era creata.

-Credo che qui siamo al sicuro, ma sarà meglio spostarsi in caso arrivino gli auror o qualcuno se la senta d'intervenire...-

disse quasi a modo di saluto, allontanandosi quindi da lui e dal gruppo di angeli, sempre che questo non avesse deciso di attaccarsi come una patella allo scoglio. Una decina di passi di distanza, ovviamente facendo ben attenzione a non avvicinarsi al caos che accadeva poco più in la e tentando nel mentre di estrarre la bacchetta. Si sentiva decisamente più sicura con la sua diletta in mano e probabilmente non sarebbe stata l’unica lì in mezzo a farlo, ma mentre altri l’avrebbero levata per salvare qualcuno, lei l’avrebbe mossa solo per se stessa in caso di pericolo. Riportò lo sguardo in avanti, abbassandolo rispetto al palazzo, osservando la piazza e i suoi presenti. Attendeva di vedere qualche volto noto, qualche auror conosciuto, casomai quel bel tigrotto del monocolo, giusto per capire come avrebbe affrontato una situazione simile e come si sarebbero mosse le forze dell’ordine davanti a così tanto distruzione.
_____________________________________

Punti Salute: 350
Punti Corpo: 351
Punti Mana: 363
Punti Esperienza: 49

Inventario:
bacchetta
12 galeoni
Anello con un’armatura elaborata di colore nero, che richiama a se la bacchetta (dono di voldemort)
Anello del potere: blocca l'avversario per un turno
Orecchino del drago: penalizza l’avversario per un turno
spilla luna calante: Appannaggio degli oscuri, la spilla della luna calante pare essere in grado di evocare al tocco una coltre di fumo nero che circonda e immobilizza l’avversario. Molto indicato se in caso di pericolo o cattura l’adepto del male non possiede alcuna
possibilità di fuga. (1 turno)


riassunto
Rowe parla con il capo della troupe e poi prova a spostarsi di lato, mentendo comunque una distanza di sicurezza dal fulcro dell'azione. Tenta di estrarre la bacchetta.
 
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view post Posted on 18/10/2019, 16:40
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isshonome
Dipendente Ministeriale ☯ C.M.I. ☯ 67 anni ☯ Giapponese
PS: 196 ☯ PC: 132 ☯ PM: 126 ☯ EXP: 29


Tutto cominciava a procedere troppo velocemente come un fiume inarrestabile che nel suo letto non guarda sponde o argini ma pensa solo a scender giù a valle quanto più ingrossato tanto più potente. Quello che fu il primo segno di rumore sibilante veniva ora seguito da molti più assordanti e malevoli, del tutto sconosciuti fino ad ‘ora, fino al momento che il giapponese prese forza per dirigersi verso tali disturbi, vinto dalla propria natura curiosa e forse, nell’azione, ingenua… doveva sapere, doveva capire e scoprire cosa aveva creato tutto questo caos e da dove potesse derivare. Avrebbe tentato di portarsi avanti quanto più poteva ma ben presto avrebbe conosciuto la difficoltà di tale avvicinamento. Come insetti in fuga dai veleni, come le formiche disturbate nel loro lavoro ordinario da un passo umano, la gente a flotte prese vita in più vie in totale panico e movimento spasmodico. Chi a destra e chi a sinistra, le persone cercavano riparo da qualcosa…ma cosa? E bene, il giapponese nei suoi ultimi tentati avvicinamenti avrebbe potuto assistere a uno spettacolo disastroso. Fra le voci, le urla e le attenzioni dei tanti in moto, l’unico occhio abile alla vista cadde sulle finestre di un palazzo in lontananza su più piani, frammentate, distrutte e in caduta libera, non programmata e potenzialmente mortale. Non avrebbe avuto il coraggio di muoversi ulteriormente dinanzi a quella vista, non tanto per paura ma per stupore; quanto potevano nascondere le parole? Davvero era un evento da rimandare a qualcosa di profetizzato, sognato? O forse era puro incidente? Avrebbe cercato di ricordare le parole di quelle maledettissime frasi avute in consegna da qualcuno per qualcun altro, ma ecco che le urla disperate di una infante lo distrassero da quel pensiero veloce per riportarlo con i fatti al pericolo attuale. Fu sconcertante udire quella voce chiamare e cercare la propria madre. Un cucciolo di animale lasciato e abbandonato al mondo solo perché il mondo sapeva essere crudele. Osservava la gente accavallarsi per tentar di trovar riparo fra i locali che offrivano posto e copertura da quella “neve” letale, ma della fanciullina nessuna vista; procedeva controcorrente al popolo, cercando di seguire le voci della piccola che cercava probabilmente la propria donna della vita, sua madre, protettrice, in maniera disperata e lacrimosa; una stretta al cuore quella scena che, purtroppo, non poteva chiedere del tempo per essere metabolizzata e che vedeva partecipe l’orientale… avrebbe potuto osservare possibilmente altri giovani o soccorritori nei pressi, ma il focus e attenzione sarebbe stata rivolta alla ricerca di quella bambina, carburante del coraggio che fu ritrovato per farle giungere il prima possibile un aiuto innocentemente e forse, con così poca analisi, altrettanto ingenuamente. Il bambù cadde, lasciato per le priorità che da lì a poco avrebbero potuto trovare posto per il soccorso; la bacchetta, sfilata dalla tasca interna del proprio giubbo bianco che era solito indossare soprattutto con quel meteo, fu saldamente afferrata e puntata in alto pronta a proteggere sé stessa e chi sotto sé da altri possibili pericoli aerei. La corsa che avrebbe preso vigore, per quel che fosse consentito a un vecchio come lui, avrebbe avuto come obiettivo il raggiungimento della pargola e la sua tutela dinanzi a uno scempio di gente in fuga che non ebbe nemmeno la più scarsa solidarietà di darle una mano a quanto poteva immaginare. Se fosse riuscito a scovarla ed avvicinarsi a questa, certamente avrebbe fatto di tutto per calmarla e confortarla, nonché ad aiutarla a trovare la madre, tanto chiamata in quello strazio; una moltitudine di voci, di passi, di spintoni e di screzi sarebbero potuti solamente essere i suoi ostacoli per raggiungerla… non ci sarebbero stati “permesso” o “ mi scusi”; erano questi eventi che facevano emergere la natura degli uomini, le loro indoli e premure. Tanti fuggivano e pensavano a sé, pochi agivano e mettevano gli altri davanti a sé stessi… forse il giapponese era stufo dell’egoismo e inefficienza degli adulti, preferendo agire per il bene d’altri prima che suo. Un mondo cieco e inaffidabile, da riformare e rieducare… gli esempi, i simboli, gli eroi erano forse le figure da riscoprire e rifondare nonché ricercare in ogni angolo di terra, anche all'interno delle istituzioni. Una spallata a qualcuno, un’occhiataccia a qualcun altro e nient’altro che attenzione; urlare, segnalare … in quel momento si sarebbe potuto mostrare solo inutile e ulteriormente confusionario. Emanare ordini, pregare la calma e l’ordine… cose futili dinanzi a una mandria impazzita.

simbolo2issho




Statistiche:
PS: 196 ☯ PC: 132 ☯ PM: 126 ☯ EXP: 29

Inventario Attivo:
Bastone, Bacchetta,Guanti dell'eroe caduto, Giaccone in pelle di Erumpent , Sovrapantaloni in pelle, Cintura samurai, Calzature degli elfi



Riassunto:
Issho tenta di avvicinarsi ulteriormente alla fonte dei rumori scoprendo uno scenario inquietante. Sente le voci di una bambina piangere e cercare la madre e tenta di scovarla in quella mandria impazzita di gente nel panico.

 
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KILLIAN Friedrich RESWEENLa rapidità con la quale una tranquilla mattina in un paesino altrettanto placido poteva trasformarsi in un incubo di boati e schegge era sorprendente. L’Ispettore Resween avrebbe potuto spendere gomitoli interminabili di pensieri per riflettere sulla fragile precarietà della pace, ma ora che era precipitato in una situazione all’antitesi aveva tempo solo per estraniarsi abbastanza da ragionare in modo lucido ed agire di conseguenza.
La folla sciamava in varie direzioni, gridando, chiedendo aiuto, spintonandosi l’un l’altro. Il venticinquenne aveva iniziato ad avvicinarsi all’edificio interessato dalle esplosioni per rendersi meglio conto di ciò che stava avvenendo e nel mentre venne raggiunto dagli altri agenti in servizio che fino ad allora si erano confusi tra i passanti per non dare nell’occhio. Prima gli Auror Trevis, Betterson e Kim, poi gli Antimago Jerkins, Raves e Magalli. Attendevano indicazioni. Le sue.

Killian frenò i passi veloci e spinse gli occhi grigi sopra la confusione che regnava nella piazza alla ricerca degli altri alleati che mancavano all’appello. Li individuò proprio mentre Jerkins lo informava dell’arrivo di Oliver Brior, il ragazzo che aveva reso possibile la loro presenza lì. Un tassello fondamentale che non era rimasto negletto nei piani del Capo Auror e di conseguenza lui sapeva esattamente cosa fare in merito al Grifondoro e alla sua incolumità. «Va' da lui» rispose allo stesso incrociandone per un istante gli occhi di pece e completando così ciò che non aveva espresso a parole. Jerkins era un Antimago di grande esperienza e Killian confidava che avrebbe fatto di tutto pur di tenere al sicuro Brior. Originariamente il giovane Ispettore aveva valutato di incaricare Aiden del ruolo per la stessa motivazione, ma poi riflessioni sul coinvolgimento eccessivo dell’Irlandese lo avevano condotto ad optare per l’altro uomo. Il fulvo collega teneva molto al ragazzo – Killian lo aveva visto piangere sul suo corpo esanime all’ultimo Ballo studentesco – e per lui si trattava di una questione “di cuore”. Al Resween invece ora serviva una mente abbastanza fredda da ragionare in modo lucido senza interferenze di sorta.

Risolta quella questione, rimaneva ancora il delirio da contenere e fronteggiare. I feriti erano la sua preoccupazione principale, sia quelli già colpiti che i potenziali. «Raves, avvisa il San Mungo che c’è bisogno di supporto medico immediato. Torna prima che puoi » ordinò alla giovane donna alla sua destra. «Trevis, Kim. Procedete verso il palazzo. Cercate una via d’ingresso». Non aggiunse banalità come il prestare attenzione e agire solo in condizioni di sicurezza. I due uomini erano addestrati abbastanza da sapere le precauzioni senza che lui gliele ripetesse come una madre apprensiva.

Nel frattempo che le disposizioni venivano date ai quattro, il braccio armato si sollevò ben teso fino all’altezza della fronte. L’ennesima pioggia di vetri si stava abbattendo verso il basso dove uomini, donne e bambini rischiavano di essere trafitti dagli affilati proiettili. Doveva fare qualcosa, unirsi a chi già stava mettendo in atto uno scudo protettivo al centro della piazza nella prossimità della quale si trovava anche lui. Iniziò a disegnare con la bacchetta in senso orario i tre cerchi che l’esecuzione dell’incanto richiedeva. Dovevano essere ampi, misurati, uguali. Nonostante l’urgenza, il mago si costrinse a raccogliere la concentrazione necessaria e a prestare attenzione ai più piccoli dettagli così da ottenere il massimo risultato. La bacchetta scese in verticale verso il basso, tracciando una semicirconferenza e poi, ripartendo da un punto immaginario molto vicino ai suoi piedi, tracciò la parte mancante. «Protego» disse accompagnando i movimenti controllati e fluidi che facevano di lui, del legnetto e della magia che vi scorreva un tutt'uno. «Totà-» accentò la sillaba e la mantenne a lungo, fin quasi alla fine del terzo cerchio. «-Lus» concluse. Aveva immaginato lo scudo scaturire dalla punta del catalizzatore, visualizzandolo come qualcosa di forte, impenetrabile e incorruttibile. E Killian si era impegnato affinché anche l’estensione fosse più ampia possibile, tanta era la volontà di mettere al riparo quante più persone fosse in grado di proteggere dai detriti in caduta libera.
Betterson e Magalli avevano fatto lo stesso, più per senso del dovere e prontezza di spirito che per reale imitazione dell’Ispettore. Era evidente quale fosse la priorità, ciononostante dopo aver castato il Protego avanzato sperando di ottenere l’effetto che desiderava, Killian gridò delle indicazioni esplicitandola affinché fosse ineluttabile per tutti i presenti.
«Tutti dentro negozi e abitazioni! Aiutate i feriti che non riescono a muoversi da soli a mettersi al riparo! »
La sua voce solitamente si presentava come bassa e roca, un mormorio. Stavolta invece cercò di renderla chiara e squillante come fosse aiutata da un sonorus. Si stava rivolgendo a chiunque in grado di udirlo e con buone intenzioni, ma soprattutto la seconda frase era indirizzata ai colleghi che riconoscendo la sua voce dovevano prendere le disposizioni come un vero e proprio ordine.

ISPETTORE AUROR ✧ 25 Y.O.

Azioni di Killian: dà ordini alla sua squadra e casta il Protego Totalus nel tentativo di difendere i presenti dall'ondata di schegge.
Azioni PNG: Romund Jerkins (Antimago) che lo aveva avvisato della presenza di Oliver viene mandato ad assicurare la sua incolumità; Petra Raves (Antimago) è incaricata di cercare soccorso medico; Lia Trevis e Hyungjin Kim (Auor) procedono verso il palazzo in cerca di una via di ingresso; Ford Betterson (Auror) e Luis Magalli (Antimago) si uniscono al tentativo di formare la barriera protettiva con dei Protego.

Inventario:
- Bacchetta (e portabacchetta);
- Distintivo Auror;
- Borsello con galeoni;
- Mantello della Resistenza;
- Anello Vegvisir;
- Pantaloni scuri;
- Cappello della Nebbia;
- Carillon Soporifero;
- Polvere Buiopesto Peruviana;
- Appunti consegnati da Aiden (X).

Statistiche:
PS: 234
PC: 201
PM: 196
PE: 34

Stato psicofisico attuale: illeso.


 
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
Di Narcisi e di Fiamme

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Aiden-evento

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Ora che la propria mano aveva finalmente raggiunto l’impugnatura della stecca di Biancospino, l’adrenalina prese a scorrere nelle proprie vene come un torrente in piena. L’ennesima imprecazione sembrò fluire dalle sue labbra rese ancora più sottili quando giunse alla piena consapevolezza del Caos scaturito con tutti quegli scoppi di vetri ad intermittenza, come sotto l’effetto di un catastrofico effetto domino. «Merda!» sibilò, ancora, a denti stretti.
L’Irlandese era pronto a scattare come una molla, a tuffarsi in mezzo alla folla e tentare con ogni mezzo a propria disposizione di arrestare la corsa di quei vetri che minacciavano l’incolumità dei civili; eppure una vocina nella propria testa soppresse tale iniziativa, istintiva e naturale, lasciando così spazio ad una strana e pacata razionalità. Fu sorprendente per lui riuscire a mantenere un così ferreo controllo di sé in una situazione così disperata e - all’apparenza - incontenibile, ma il ricordo della propria sospensione fu talmente travolgente e bruciante che non poté fare a meno di rammentare quanto fosse necessario non ricadere nuovamente nel medesimo errore. Così, freddo e calcolatore, oltre che prudente e riflessivo, Weiss rivolse nuovamente lo sguardo verso il punto in cui ricordava aver visto appostato il giovane Resween. E, nel momento stesso in cui vide gli altri membri della pattuglia di Auror e Antimago, prese a correre tra la folla in subbuglio, con la chiara intenzione di ricongiungersi con la propria squadra, ma prestando attenzione ai vetri in caduta libera.
Giunse nel momento stesso in cui Jerkins, uno degli Antimago, subentrò annunciando l’arrivo di Oliver Brior. Per quanto fosse profondamente legato al ragazzo, il rosso riconobbe che la decisione presa da Killian giorni prima sul suo ruolo sul campo era più che giustificata: non poteva concedersi il lusso di avere la mente offuscata dagli affetti personali, per quanto avesse dato la propria parola nel voler proteggere il ragazzo; ma i due Auror avevano convenuto che poteva essere benissimo fatto anche in altri modi, contenendo la minaccia e lottando per neutralizzarla.
Subito dopo l’ordine dell’Ispettore all’Antimago, l’Irlandese aggiunse: «Comunica a Brior che lo Specchio comunicante lo avrà l’Ispettore Resween.» Era giusto che Oliver sapesse con chi mettersi in contatto, poiché non stava a lui coordinare le difese. Dunque si accinse a rovistare con la mano libera nella borsetta a tracolla che aveva con sé, estraendo infine quello che era a tutti gli effetti uno Specchio. Lo porse senza troppe cerimonie a Killian, il volto granitico e scambiandosi uno sguardo d’intesa.

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‹ PS: 242 ‹ PC: 192 ‹ PM: 215 ‹ EXP: 35

Inventario

› Bacchetta in legno di biancospino, piuma di Ippogrifo, 12 pollici e mezzo, flessibile;
› Distintivo Auror;
› Ciondolo "Giada delle Fate" ─ Ciondolo creato dalle Fate con le loro magiche mani, dona forza e sicurezza in sé.;
› Cinturone d'argento con incastonate Perla Mistero, Punto Luce del Corpo e Punto Luce del Mana;
› Bracciale Celtico originale;
› Veste della Metamorfosi ─ Veste che aiuta chi la possiede a compiere trasformazioni. Facilitato il cambiamento in Animagus, possibilità maggiori di trasformarsi in ciò che si vuole per i Metamorfomagus e modesta facilitazione per l'utilizzo di incantesimi Trasfigurativi che hanno impatto su chi lancia l'incanto (come quelli di camuffamento). Utilizzabile solo in Quest ed Eventi.;
› Cappello della Nebbia ─ Anche se sembra sgualcito e un po' usato, questo cappello comodo è utile anche per nascondersi fra i babbani; scherma leggermente il capo dai cambiamenti di temperatura e dai danni da incantesimo grazie ad alcuni incanti di protezione;
› Bracciale di Damocle ─ Chi indossa questo oggetto avrà la possibilità di lanciare un "doppio incanto", ovvero due incantesimi in un solo post/azione, ma non più di una volta ogni 6 post di Quest/Evento (non portabile in duello del Club);
All'interno di una borsetta a tracolla (oggetto comune):
› Mantello Leprecaunico della Disillusione ─ Realizzato con pelliccia di camaleonte, il Mantello della Disillusione rende una buona, anzi ottima mimetizzazione: se il tuo corpo è ben avvolto in questo tessuto, esso sembrerà donarti l'invisibilità. Se l'esterno del mantello, quando utilizzato, acquisisce il colore di ciò che lo circonda per mimetizzarvi, il suo interno sarà foderato in seta finemente decorata da tanti piccoli quadrifogli verdi;
› Coppia di Specchi ─ in collegamento con Oliver Brior; ─ Consegnato a Killian Resween.
All'interno di una piccola scarsella (oggetto comune) appesa al cinturone, contenente:
› 1 x Fiala di Dittamo;
› 1 x Fiala di Puzzalinfa ─ La Puzzalinfa è un liquido che proviene dalle bolle rosse delle Mimbulus Milmbletonia (piante molto simili a cactus, ma senza spine). Una fialetta di Puzzalinfa impedisce all'avversario di respirare aria pulita e può metterlo in condizione di non riuscire ad attaccare;
› 1 x Caramella dell'Illusione ─ Chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario riconoscere quello vero.

Incantesimi & Abilità

Classe I, II, III, IV complete, esclusi i proibiti;
Proibiti: Iracundia (Classe III), Ignimenti (Classe IV), Claudo/Parclaudo e Nebula Demitto (Classe V);
Classe VI: Incarceramus;
Incantesimi da Auror: Stupeficium, Expecto Patronum, Rompisigillo, Nego Negligetiam, Homenum Revelio, Deletrius.
Incantesimi da Animagus: Mutas/Immūtas.

Vocazione: Occlumante Apprendista, Animagus Apprendista (Volpe Rossa).


Riassunto & Status delle Ferite

Aiden sopprime il proprio lato istintivo e si accinge a raggiungere Killian, con il quale scambia uno sguardo d’intesa e gli consegna il proprio Specchio in collegamento con quello di Oliver. Chiede a Jerkins di avvisare il Caposcuola di Grifondoro che l’oggetto è stato consegnato all’Ispettore.
Nessun danno subito.

Post concordato con la squadra Auror-Antimago.























 
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view post Posted on 24/10/2019, 11:05
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Jolene White
‣ Infermiera‣ Ex Corvonero‣ 20 anni‣ Outfit

Jolene
Rumori. Urla. La assalirono impietosi, e in risposta non avrebbe potuto tapparsi le orecchie così come aveva chiuso gli occhi. Premeva contro la costruzione alle sue spalle, Jolene, e la solidità del muro accentuava, per contrasto, la percezione del proprio tremore. Credeva di essersi ormai preparata a qualsiasi evenienza, durante quei due mesi di elucubrazioni; scenari di pericolo avevano popolato la sua mente – evocati volontariamente in un primo momento, poi tramutatisi in spettri che era impossibile scacciare –, e come suo solito si era illusa che una simulazione potesse attutire l'impatto con la realtà.
Non era così. Per sorprendete che fosse, il disorientamento nato da quella constatazione la colpiva ancora con forza. La folla correva al riparo, qualcuno la urtò a dispetto della posizione marginale; un turbine disordinato incalzava chiunque al panico, era diventato legittimo perdere il controllo. Nemmeno Jolene era più padrona di se stessa, ma la sua reazione era l'immobilità. Quando finalmente aprì gli occhi e sollevò lo sguardo di fronte a sé, ciò che vide le parve così privo di senso, così caotico da non lasciarle un solo spiraglio per intervenire. Si sentì pervadere dalla stessa agitazione che tramutava chiunque altro in una creatura spaventata e inerme. Che cosa aveva creduto di fare, lì? Non aveva l'indole giusta per poter essere d'aiuto in un contesto di pericolo così sentito. La sua non era una personalità d'azione, sarebbe stata solo d'intralcio.
Questo si diceva – questo le comunicavano gli arti rigidi e il freddo che aveva iniziato a ghermirla dalle estremità –, ma allo stesso tempo vi era, in lei, una corrente contraria. Ancora sotterranea, era ciò che l'avrebbe sempre spinta in soccorso di chi ne avesse avuto bisogno; la parte di cui non si vergognava, quella che ingenuamente credeva non avrebbe mai tentennato. Fu necessario un richiamo diretto, per risvegliarla: qualcuno invocava l'intervento di un Medimago.
Jolene si scosse e, d'un tratto, si lanciò nella mischia. Camminava controcorrente, incapace di evitare ogni urto, e cercava di essere il più spedita possibile, nonostante non sapesse con precisione dove stesse andando. Tentò di sgusciare tra i corpi che spingevano nella direzione opposta, stringendosi nel mantello come a cercarvi protezione. I volti le scorrevano intorno come sfocati, era preda della confusione di chi si ritrovi catapultato in uno scenario totalmente alieno. La decisione era stata repentina, ma consapevole: uno sforzo di volontà aiutato anche dalle recenti esperienze. Conosceva fin troppo bene il fiele del fallimento, e sapeva quanto dolore provocasse la fiducia tradita. Non poteva dimenticare la promessa che aveva fatto ad Oliver, a se stessa e a chiunque altro. Un momento di pura convinzione era stato sufficiente a farle compiere il primo passo, dal quale divenne impossibile tornare indietro.
«Serve un medico, serve ora!»
Fu quella nuova voce a guidarla, fino a quando non sarebbe infine giunta là dove il suo intervento era richiesto. Non avrebbe saputo dire quanta strada avesse fatto, la confusione era troppa per potersi orientare con precisione. Non potendo focalizzare l'intero scenario, Jolene lasciava entrare nel suo campo di attenzione solo immagini isolate: l'intera panoramica dei feriti sarebbe stata troppo vasta per non lasciarsene sopraffare.
«Sono un'infermiera!», si ritrovò a scandire, e la sua voce era sottile e fragile nel trambusto generale. Qualora avesse individuato la sagoma della donna riversa a terra, Jolene vi si sarebbe precipitata, ripetendo quell'unica dichiarazione come un lasciapassare.
Nel mezzo della fiumana preda del panico, la caduta costituiva una sorta di ammonimento per chiunque l'avesse notata, l'ennesimo incitamento a scappare. Anziché allontanarsi, Jolene vi si sarebbe inginocchiata accanto. «Sono un'infermiera. Signora, mi sente?» Parole che avrebbe ritenuto stupide non appena le fossero uscite dalle labbra. Avrebbe tentato di individuare una ferita, che infine si sarebbe rivelata sulla schiena – là dove il sangue si spandeva come un fiore lugubre, inzuppando il tessuto chiaro a partire dal punto in cui un proiettile di vetro doveva aver terminato la sua corsa impazzita. «Cerchi di non muoversi, mi occupo subito di lei», avrebbe tentato di farsi sentire, una mano premuta sul braccio della donna dopo che l'aveva voltata quanto più delicatamente possibile. Si era premurata di mettere la bacchetta in una custodia di pelle in vita, così avrebbe potuto raggiungerla con facilità – qualcuno con i riflessi più pronti ne sarebbe già stato munito, ma la giovane aveva ancora molto da imparare. Intorno a lei, numerose voci pronunciavano la formula che avrebbe scongiurato il pericolo di un'altra esplosione. Jolene decise di affidarsi a loro ed intervenire immediatamente, vista l'urgenza della ferita.
Non sarebbe stato semplice richiamare a sé la concentrazione in quel frangente. Si sentiva provata, ma l'adrenalina che le scorreva nelle vene avrebbe potuto giocare a suo favore. Aveva un compito chiaro e, per quanto possa apparire contraddittorio, la vista del sangue faceva acquisire alla sua posizione una preziosa stabilità. Era il suo lavoro sapere cosa fare di fronte alle ferite, qualcosa che nel tempo e attraverso l'esercizio costante era diventato addirittura naturale. Focalizzarsi unicamente sulla tecnica dell'azione sarebbe stato d'aiuto. Avrebbe stretto la bacchetta quanto più saldamente possibile, e ripetuto alla donna un'altra volta come dovesse tenere duro ancora per un po', il tempo di estrarre il vetro e rimarginare i tessuti. Puntato il catalizzatore contro la carne danneggiata, Jolene avrebbe dunque tracciato una x sopra di essa, e tuttavia senza sfiorarla. Si sarebbe sforzata di compiere un gesto fluido, regolare, perfezionato in innumerevoli altre occasioni e ora messo alla prova. Mundovùlnus, avrebbe pensato in contemporanea. Si sarebbe affidata all'incanto non verbale per scongiurare qualsiasi possibilità di tremore nella voce, trovando che fosse più semplice scandire le lettere in quel modo, con la cadenza perfettamente familiare. Focalizzato nella sua mente, infine, vi era l'intento di ripulire e disinfettare alla perfezione, estraendo fino all'ultima scheggia di vetro.


‹ PS: 196 ‹ PC: 140 ‹ PM: 156 ‹ EXP: 27

Riassunto & Status delle Ferite

Superato il panico iniziale, Jolene cerca di raggiungere la zona dove l'esplosione ha causato dei feriti. Una volta individuata la donna riversa a terra (master permettendo, naturalmente) tenta un primo incantesimo per pulire e disinfettare la ferita causata dal vetro.

Nessun danno subito.


Inventario

‣ Bacchetta: legno di Larice, piuma di Abraxas, 13 pollici, flessibile
‣ Cappa della resistenza: resiste a moltissimi colpi e folate di calore o di gelo (indossata)
‣ Anello difensivo: protegge da danni fisici e incantesimi; anche da Avada Kedavra, ma poi si spezza. Usabile una volta per quest (anulare destro)
‣ Patente di Smaterializzazione e qualche Galeone (tasche)

Conoscenze

‣ Classi di Incantesimi I, II, III, IV (esclusi i proibiti)
‣ Classe VI:
Adduco Maxima















 
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MAURIZIO PISCIOTTUsquadra antimago ✧ 28 anni ✧ Take it away
Lo scenario che mi si para di fronte è sconvolgente, un palazzo sembra aver preso vita e sta vomitando le proprie interiora sui passanti. Vedo un'enorme pioggia di vetri iniziare a piombare contro uno sciame di malcapitati. Sento qualche urlo. Sento il rumore della disperazione piovermi addosso proprio come i vetri stanno facendo con loro.
Per un attimo sono bloccato, impietrito, indeciso su chi aiutare prima o come aiutare. Subito dopo la mente vola al mio capo. So per certo che è nei paraggi e so anche meglio che il suo primo e immediato pensiero sarà il mio stesso: ha una posizione da proteggere, una splendida carriera davanti e questa non va macchiata. Nel frattempo vedo i primi maghi iniziare a scatenare un'onda di incantesimi proprio verso i vetri, con l'intento di proteggere i presenti.
Forse è proprio in quel momento che l'idiota si traveste da eroe e io sono sempre pronto a giocare la mia parte. Stringo meglio la bacchetta nel pugno della mano sinistra mentre porto il braccio sopra la mia testa per proteggerla dalle schegge e inizio a correre in avanti verso la porta del palazzo. C'è già abbastanza gente e sono sicuro che Killian sarà con loro... E chi pensa a colui che tutto questo casino l'ha causato?
L'idiota: io.
Sgomito tra la gente con forza, oramai completamente preda del mio istinto. Sento già l'odore del sangue dei nemici nelle narici. In mezzo alla folla mi sembra persino di vederlo il capo Auror, forse ci ho pure scambiato lo sguardo, ma l'istante e la situazione non mi permettono di pensarci troppo su. Il mio unico obiettivo è prendere colui che si è reso responsabile di questo pandemonio.
Se riesco a superare la folla provo ad entrare nel palazzo in ogni modo, come se fosse l'ultimo giorno della mia vita e avessi deciso di spenderlo così, sprezzante del pericolo e della salvaguardia mio stesso lavoro, degli ordini che ho ricevuto, di Killian e di tutto il fottutissimo Ministero. So quale sarebbe la cosa giusta da fare, ma non la faccio!

@ CODE BY SERENITY




Maurizio Pisciottu:

PS 225
PM 194
PC 183

Inventario:
-Cuore della Banshee
-Bacchetta con pietra incastonata
-Tabacco
-Pipa
 
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view post Posted on 24/10/2019, 17:36
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Se quello fosse stato un ballo, il caos ne sarebbe divenuto il re.
Abile si era insinuato nelle membra fredde delle persone, inermi, concentrate a vedere cosa sarebbe successo al palazzo.
Non ci voleva molto a capire l'evolversi degli eventi, l'approssimarsi delle situazioni ovvie, ma l'uomo spesse volte si crogiola nel nulla con orgoglio per scampare dalla mesta quotidianeitá che gli dona la vita.
Un passo indietro, poi un altro.
La folla aveva percepito l'approssimarsi della distruzione e della violenza e come un topo cercava di scappare in un luogo sicuro.
Senza starci troppo a pensare, vedendo i vetri cadere inesorabilmente al suolo, aprì la porta del negozio di Zonko per dire agli spaventati


-Svelti, entrate. Ora!-

Non che gliene interessasse, anzi, gliene fregava meno di zero, ma meno gente era vicino a lui e più per lui era facile muoversi e capire cosa fare per portare la situazione alla tranquillità originaria.
Osservò con interesse il procedere dei rumori, degli sguardi delle persone attorno a lui, incapaci di entrare in quello stato psichico che gli permettesse di fare realmente qualcosa.
Passo dopo passo si provava ad avvicinare alla zona di pericolo, mentre la mano entrava nella tasca del pantalone per prendere la bacchetta che gli serviva.
Mancava poco al vedere qualcosa di interessante. Bisognava solamente aspettare.




Stat:

- Punti salute: 308

-Punti Corpo: 267

-Punti Mana: 282

-Punti Esperienza: 72,5

- Vocazioni: Legilimens , Elementalista Inesperto

- Abilità: Smaterializzazione

Attivo (tasche, mani)

1 bacchetta Corniolo, corde di cuore di drago, dieci pollici, rigida
1 sacchetto di caccabombe
1 cariche di topi finti
1 Pozione dell'invisibilitá:Rende colui che la beve invisibile.
(Durata: 20 minuti per ogni boccetta)
1 paio di Orecchie oblunghe
1 sacchetto di super palle gomme Drooble.
1 caramella dell'illusione
1 polvere Buiopesto
1 Pacchetto di Sigarette alle Erbe Magiche alla Belladonna


Vestiario:
Divisa Corvonero, Spilla da Caposcuola


Oggettistica://
 
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view post Posted on 24/10/2019, 18:40
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Dicono sia l'inizio. Per me, Loras, sarà sempre la fine
fNJiqHi
Apparve in un fruscio di foglie secche, al tepore di un sole pacato; lo sguardo si stabilizzò sulle tempre scure intorno, sul baluginio del nero oltreconfine, e pian piano - districandosi l'uno dall'altro - i colori più vividi cominciarono ad accogliere la sua attenzione. Arrivò prima l'arancio, tra le striature dei pioppi vicini e i tronchi macchiati di resina; poi l'ocra, come i granelli di sabbia che resistevano sulla felpa larga; infine il bianco, un bagliore incessante, a sfigurare una visione d'insieme che Oliver conosceva, e che mai aveva saputo accettare. Quando la Materializzazione si concretizzò pienamente, l'Irlandese si piegò impercettibilmente su se stesso: interpretò quel vago sentore di fastidio allo stomaco come una diretta conseguenza della pratica magica appena conclusa; sebbene avesse superato l'esame pienamente, non avrebbe potuto dire di esserne totalmente esperto, non come avrebbe desiderato. Tutto sommato, quei rapidi spostamenti da un punto all'altro - dalla villetta solitaria in cui abitava fino ai luoghi più familiari della Contea di Cork - favorivano la giusta accortezza al riguardo, e tanto bastava per quel momento. Si riprese prontamente, infilò così le mani nelle tasche della felpa nera indossata quel giorno alla svelta e infine si diresse a passo rapido in avanti. Non si guardò indietro né ai lati, la meta era già delineata tra i suoi pensieri, e se solo avesse lasciato spazio alla titubanza, sapeva per certo di non aver di lì a breve alcuna possibilità di uscita. Calò il cappuccio fino alla fronte, lasciando liberi un paio ci ciuffi di capelli, mentre il Cimitero di Cork accoglieva di buon grado un suo fedele. Non vi metteva piede da anni, ne era consapevole: una piccola comunità magica riposava in quel fazzoletto di terra libera, aperta, infinitamente solitaria. Avrebbe potuto dire di non aver avuto tempo: fra le lezioni al Castello di Hogwarts, la sua permanenza quasi tutto l'anno tra quelle mura, i pochi incontri estivi e feriali presso la sua famiglia, e tanto altro in successione; avrebbe certamente potuto sfruttare l'una e l'altra scusa, e all'ascolto del prossimo sarebbe stato più che sufficiente. La verità, invece, era per lui assolutamente nitida: mancava l'intenzione, mancava il desiderio, mancava ogni cosa. Il volto appena calato ad inseguire la sua stessa ombra sul sentiero in sampietrini, lo sguardo basso, così Oliver scivolava tra tombe in marmo lucido. Si sentì violato fin nel profondo, mentre il candore delle lastre granitiche sfigurava ogni suo autocontrollo: un altro passo, si disse, un altro passo ancora. Era trascorso così tanto, e quel posto restava identico, immutabile nel tempo come una fortezza di valore. Anche a digiuno della più semplice osservazione, Oliver non avrebbe impiegato molto per portare alla memoria la schiera di cipressi, e di pioppi, e di cespugli dalle bacche bianche come la neve. Il silenzio strideva in ogni dove, mentre avanzava, avanzava continuamente. Percepì l'essenza dei fiori, del biancospino e della terra bagnata, delle preghiere e delle lacrime, e i sussurri - l'uno e l'altro, sconosciuti e vicini insieme - invasero e spensero ogni suo battito. Si costrinse ad arrestarsi in pieno, al centro dell'ultimo sentiero che avrebbe condotto alla Cappella cui era destinato; doveva sembrare strano, immaginò, mentre sfilava la felpa fin sopra al naso: perché quel profumo, quel sentore, quell'odore, tutto in quel luogo influiva drasticamente verso se stesso. «Perdonami». Come un sibilo tra tessuto e respiro, in un filo di voce a schiudere la bocca; riuscì a fuggire dall'ampio cancello in ferro del cimitero appena in tempo per rimettere sull'asfalto, al suo esterno. Colombe disturbate si alzarono in volo quando lo videro, in una scintilla così accesa da ferire l'attenzione del ragazzo. Lo stomaco nuovamente in subbuglio, Oliver si chiese quanto a lungo avrebbe impiegato prima di tornare dall'amico: perché Loras attendeva, attendeva tuttora. In una bara di nocciolo, circondato da un tappeto di petali d'oro; tra le calendule che lo stesso Irlandese aveva piantato, la sua persona riposava in eterno.

KJ3yALf
Boccheggiò, gli occhi tumefatti dal buio, le mani che perdevano - ora insieme, unite, vicine - il contatto sul muro di lato. Oliver stava scivolando verso il basso, ne era sicuro per via del corpo che precipitava senza più freni nel suo breve percorso, ma si fece forza fino a punirsi per colpe che mai aveva commesso per davvero. Un olezzo fastidioso, l'usuale sentore di bruciato che in quei giorni lo seguiva al pari di un'ombra, solleticò le sue narici fino a spingersi nel respiro, compromettendo il rinnovato funzionamento dei suoi polmoni; e fu aria, fu salvezza, fu libertà; e tutto divenne rapidamente inquinato: il fuoco divampava, il fumo pure.

Trame di fumo, Ufficio Prof. Astaroth [x]


PrwrPHH
Il respiro contratto, il cuore in un battito silenzioso, Oliver soppesò con lo sguardo l'ambiente che aveva appena raggiunto. Vide la folla in crescendo, il turbinio di colori e di abiti disparati, le figure più solitarie congiungersi e perdersi, ritrovarsi e dividersi ancora, mentre tutto diveniva confusione e trambusto. L'aveva saputo, fin dal principio; viverlo per davvero, in carne ed ossa, con i suoi stessi occhi più attenti, tutto quello risultava impossibile anche per lui. Con un cenno verso Sirius, al suo fianco, riprese il cammino. Non aveva idea di dove potessero essere dislocati gli Auror, se fossero effettivamente arrivati e se la pattuglia che aveva richiesto con una lettera a cuore aperto al Capo del Quartier Generale fosse stata pienamente e concretamente posta a disposizione; quello che sapeva, fin sottopelle, era di voler trovare l'uno e l'altro: volti conosciuti, volti familiari, volti che avrebbero potuto fare la differenza. Percepì come d'assalto i primi lamenti, le grida umane, infine la distrazione di un'incertezza, di un'incomprensione, di un'eventualità che nessuno aveva programmato nell'immediato, e che per lui al contrario assumeva il valore di una conferma. «Non è l'inizio.» Parve un sussurro, un altro ancora, mentre il petto si sollevava e abbassava difficoltosamente: non aveva ancora ripreso tutte le sue energie, e in quel lasso di sforzo dal Castello al Villaggio, così semplice e così abituale per lui, si sentì terribilmente in difetto. Lasciò spazio ad una coppia di anziani in corsa, passo dopo passo, e si fermò subito dopo accanto la parete di un negozio. Boccheggiava, stringendo i denti; la bacchetta premeva contro la manica della tunica che aveva scelto per quel giorno, mentre la testa implodeva di ricordi. Distinguere quali fossero avvenuti e quali fossero in divenire, tuttavia, si mostrò più complicato del solito. Mentre le esplosioni si susseguivano, il fragore della folla e dei vetri in frammenti giunse anche a lui. Sollevò lo sguardo, avanti e lontano, e lo riconobbe all'immediato: il palazzo, alto e antico, come una condanna in cemento e magia. Le labbra vibrarono al comando di una parola, e fu assente, mentre il naso si arricciava al sentore usuale di una visione spezzata. Pregò in un assaggio del tempo, in un mutamento, in qualsiasi cosa: nulla, non accadde nulla, e in quel Presente percepì la solitudine ancor più di quanto non avesse fatto fino a quel momento. Cercò nuovamente Sirius e comprese fin da subito come agire. «Devi aiutarli.» Respiro, pausa, respiro; le gambe tremavano, un altro brivido di freddo percosse lentamente il corpo fino al soffio di un battito estremo. «Sarò al sicuro, Sir. Io non-»
Lo sguardo si adombrò in una nota di delusione, e la scintilla dell'insofferenza si rischiarò tuttora sotto le occhiaie scure, sul volto spento. «Ho lo Specchio.»
Sirius avrebbe capito, l'avrebbe sempre fatto. Dividersi, quello Oliver gli stava chiedendo: per il bene del prossimo, per il baluginio delle Protezioni in corso, per fare la differenza in sua assenza. Profondamente scosso, Oliver non avrebbe potuto essere d'aiuto, non come avrebbe voluto e non in quelle condizioni; avanzò di un passo, tenendosi ancora stretto alla parete alle sue spalle, come un aggancio. «Sirius» - lo avrebbe fermato, un'ultima volta - «ti prego, devi salvarlo.»
Perché sapeva. Nella confessione di un'amicizia e di una fiducia infinita, Sirius già sapeva. Non fu certo che il Docente seguisse la sua richiesta, ma con lui, in quel punto, non avrebbe potuto fare molto; lui avrebbe saputo prendersi cura di se stesso, lo aveva fatto in autonomia da sempre. Avrebbe così insistito: la promessa dell'altro di essergli accanto, di non abbandonarlo, tutto diveniva in secondo piano a quel punto. Il potenziale dell'amico non doveva restare ad uso esclusivo del ragazzo, Oliver lo comprendeva a sua volta, e si augurava di un atto di fiducia da parte dell'ex Grifondoro per l'ennesima volta. C'erano altri che avevano bisogno di aiuto, ancor più di quanto non servisse a lui. Se Sirius gli avesse dato ascolto, un ultimo sguardo del Veggente lo avrebbe accompagnato. Avvicinatosi, gli avrebbe stretto il braccio in un leggero contatto, e rapido gli avrebbe affidato lo stesso bastoncino di cannella che aveva portato come buon auspicio con lui. «Abbi cura di te.»
Lentamente, lo sguardo sarebbe tornato sulla folla. Jolene, avrebbe ripetuto.
Il respiro stretto, le mani gelide, il cuore animato in modo drastico; e l'affetto, la vicinanza, infine un presentimento. Jolene, di nuovo. Aveva bisogno di lei.

riassunto in stato fisico tuttora compromesso, Oliver percepisce l'impatto circostante in modo più intenso e vivido del previsto, mentre sprazzi di Visioni e di memorie influiscono sulla sua perdita di controllo. Si ferma così ad un muro, tenta di convincere Sirius a lasciarlo da solo per intervenire a favore della folla. Se così sarà, cercherà quindi Jolene per dirigersi quanto prima da lei.

inventario bacchetta magica, galeone ES, spilla C.r.e.p.a., specchi comunicanti (Aiden, Sirius), amuleto propiziatorio; sfera di cristallo, tarocchi.

salute 278/278 corpo 248/248 mana 285/285 exp 56

abilità Divinatore, Maridese, Materializzazione
 
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view post Posted on 24/10/2019, 20:37
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Si rivelò arduo per lui comprendere nell’immediato cosa stesse accadendo. La sua vicinanza all’amico, la sua volontà di proteggerlo gli impedivano di pensare a tutto quanto il resto. Sirius lo aveva accompagnato proprio per questo, per tenerlo al sicuro, supportarlo, aiutarlo a superare quel momento, la profezia dopotutto poteva anche non avverarsi. Lo aveva sperato, con forza, sebbene l’istinto gli avesse suggerito fin dal primo momento il contrario. L’attacco contro di lui su quelle montagne ne era stata la prova. Allora perché dubitare? Non aveva voluto essere pessimista, fasciarsi la testa prima del tempo. Ancora una volta aveva avuto del torto marcio. Con quell’infrangersi di vetri, le esplosioni, le urla, il ferimento dei passanti le sue speranza si erano infrante come fragile cristallo. Era in pericolo, Oliver era in pericolo. Lo erano tutti.
Aveva già tentato di estrarre la bacchetta, avrebbe perseverato nel tentativo mentre estendendo l’arto controlaterale cercava di proteggere e allontanare l’amico sofferente. Era lì per lui ma per Oliver le priorità sembravano altre. Lo implorava di allontanarsi da lui, di aiutare la folla. Era questa la volontà dell’amico? L’avrebbe assecondata?
<< Oliver….>>
In un tentativo di opporre resistenza a una tale richiesta la voce gli si era spezzata in gola. Il volto fin troppo eloquente dell’amico, la speranza che in lui poneva erano più forti di qualsiasi altro tentativo di contraddirlo.
E allora lo avrebbe fatto. Per lui, solo per lui. Perché lo aveva promesso.
<< Farò come dici….>>
Un ultimo contatto lo avrebbe poi separato dall’amico. Si sarebbe mosso, con cautela, cercando di capire come muoversi. E come poter aiutare. Ma prima doveva capire. Prima doveva comprendere come poter agire. Prima di poter aiutare doveva pensare a come tenersi al sicuro.



Statistiche

Punti Salute: 160 + 4 (Duello) + 1 (La scienza di Ipparco: Conoscenze per curare malanni gravi o ferite profonde) +2 (L'Ospite della Sala Comune ") +5 (studente anziano) + 2 (duello) + 5 (guanti eroe caduto) + 1 (sovra pantaloni in pelle) + 1 (Potion's Achievement) + 3 (La strada Verso La Luce) +3 (Mission To Dulwitch) + 2 (Il negozietto Clandestino) + 2 (Scarabocchio su Pietra) + 5 (GUFO) + 3 (quest ordine ) + 32 (votazioni) + 3 (La ricerca infinita continua) + 65 (oggetti) + 20 (Docenza) + 4 (GUFO Patrick Swan) + 2 (Mi La Terza Nota) = 325

Punti Corpo: 110 + 4 (Duello) + 1 (La scienza di Ipparco: Conoscenze per curare malanni gravi o ferite profonde) +2 (L'Ospite della Sala Comune ) + 10 ( Medaglione Infuocato) + 2 ( cinturone dorato) + 8 (mantello di disillusione) + 5 (studente anziano) + 8 ( mantello) + 2 (duello) + 10 (veste oscuro predatore) + 5 (guanti eroe caduto) + 2 (sovra pantaloni in pelle) + 5 (Guanti "Duel" DeWizard®) + 1 (Potion's Achievement) + 4 (La strada Verso La Luce) + 3 (Mission To Dulwitch) + 2 (Il negozietto Clandestino) + 5 (camicia della forza) + 20 (veste della forza) + 10 (veste oscuro predatore) + 7 (camicia magica di Ad Non) + 3 (Scarabocchio su Pietra) + 5 (GUFO) + 16 oggetti + 3 (quest ordine) + 3 (La ricerca infinita continua) + 1 (Mago in Trasfigurazione) +1 (Mago in DADA) + 112 (oggetti) + 30 (Docenza )+ 3 (GUFO Patrick Swan) + 2 (Mi La Terza Nota) = 406

Punti Mana: 110 +1 (Antichi stregamenti ed incanti obliati) + 1 (Grande Falò) + 4 (Duello) + 1 (Grifondoro alle prese con il Natale) +2 L'Ospite della Sala Comune + 1 ( Anello Fortebraccio) + 10 (veste della concentrazione) + 18 (cinturone e punto luce mana) + 10 ( pietra di Luna) + 5 (mantello di disillusione) + 5 (studente anziano) + 2 ( mantello) + 2 (duello) + 4 (ciondolo scaglia di balisco) + 5 (perla del mistero) + 6 (perla del fuoco) + 10 (veste oscuro predatore) + 7 (stivali drow) + 5 (calzatura elfi) + 5 (guanti eroe caduto) + 1 (Potion's Achievement) + 5 (La strada Verso La Luce) + 3 (Mission To Dulwitch) + 2 (Il negozietto Clandestino) + 10 (veste oscuro predatore) + 10 (divina armatura) + 3 (Scarabocchio su Pietra) + 5 (GUFO) + 3 (quest ordine) + 3 (La ricerca infinita continua) + 2 (Mago in Trasfigurazione) + 125 (oggetti) + 30 (Docenza )+ 3 (GUFO Patrick Swan) + 1 (In una assolata Spiaggia del Kent) + 2 (Mi La Terza Nota)= 422

Punti Esperienza: 23 + 1 (Grifondoro vs Serpeverde) + 1 (Duello) + 3 (Passaggio di anno) + 1 (Corvonero vs Grifondoro) + 1 (Prefetto) + 1 (Grifondoro vs Tassorosso) +1 (L'Ospite della Sala Comune ) + 2 (Caposcuola) + 1 (Tassorosso vs Grifondoro) + 1 (Mary vs Sirius) + 6,5 (Quidditch) + 1 (duello) + 9 (Passaggio di anno) + 2 (torneo duellanti) + 2 (La strada Verso La Luce) + 1 ( Sirius vs Luna) + 1,5 (Mission To Dulwitch) + 1 (Il negozietto Clandestino) + 10,5 (Masteraggio) + 2 (Scarabocchio su Pietra) + 3 (GUFO) + 3 (passaggio di Anno) + 1 (quest ordine) + 5 (votazioni) + 2 (La ricerca infinita continua) +1 (Mago in CURA) +1 (Mago in Incantesimi) + 2 (Gufo Patrick Swan) + 1.5 (Mi La Terza Nota) = 92
 
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view post Posted on 24/10/2019, 22:09
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Mireen Fiachran

◆ 25 ◆ Sangue BANSHEE ◆ P. Antimago

Quest "di Narcisi e di Fiamme"
Il boato aveva portato con sé la distruzione di un intero palazzo poco distante.
Si aspettava che anche la vetrata alle sua spalle si frantumasse per l’onda d’urto causata dall'esplosione, ma forse era troppo distante per danneggiarla e la forza distruttrice si era fermata prima, limitandosi a vibrazioni e brutti scricchiolii che le parve di sentire.
Forse era stato il rametto portafortuna di sua nonna, forse suo padre l’aveva protetta dal mondo degli Spiriti, ma dalla prima ondata di distruzione ne uscì miracolosamente indenne.
Non volle giocare troppo col fato e la buona sorte.
Con la bacchetta stretta nella mano destra, corse verso dove era esploso il finimondo.
Il cuore che batteva veloce, pompava l’aria in quella corsa verso dove c’era bisogno di lei.
Per sua fortuna la zona dove stava facendo la ronda era ancora abbastanza deserta, con più negozi che abitazioni, di prima mattina poche persone facevano compere e a parte i negozianti che si preparavano ad aprire, era piuttosto deserto.
Ciò le permise di raggiungere veloce la sua destinazione in pochissimo tempo, allenata com’era a correre nel parco ogni mattina.
Appena superò la via ed entrò nella piazza, una visione orribile, quasi inverosimile, la lasciò un attimo scossa... La piazza si era trasformata in uno scenario di puro dolore e distruzione: vetri e maceria ovunque, gente ferita e corpi distesi a terra immobili, circondati da pozze di sangue più o meno grandi.
Urla, grida, pianti.
Sembrava una delle rappresentazioni dell’Apocalisse trovata in uno dei libri antichi di sua nonna.
Perfettamente conscia che, fatti i passi che l’avrebbero portata sempre più in quell’Inferno in Terra, non sarebbe più potuta tornare indietro, fece un bel respiro...


[Respira. Mìreen respira... Puoi farcela.]

Un passo. Un altro passo.
E più velocemente di quanto potesse credere, ritrovò la fredda lucidità necessaria in quella situazione.


[Puoi farcela. Sei stata cresciuta dall’Auror migliore che ci potesse esser in tutta Londra.
E’ giunto il momento di mostrarlo!]


Si buttò letteralmente in quel caos, senza paura e senza il minimo dubbio.

[Hai visto Rhaegar?
Non sono più emotiva e sensibile come prima.
Non sono più l’ingenua e innocente ragazza che più di un anno fa’ si presentò nel tuo ufficio per entrare negli Auror.]


Si guardò intorno alla ricerca dei suoi compagni, ma soprattutto dell’Ispettore Auror Resween.
Era stato detto loro, con estrema chiarezza, che sarebbe stato lui a dirigere la missione, e sia auror sia antimago avrebbero seguito ogni sua direttiva e ordine.
Doveva ammettere di esser rimasta parecchio stupita di scoprire che l’uomo incontrato al ballo di fine anno ad Hogwarts, quando c’era stata la profezia di Oliver lasciandolo in fin di vita, non solo era un auror come Aiden, ma addirittura l’ispettore, la carica subito dopo il Capo Auror.
Chissà la pessima figura che aveva fatto davanti a lui, ma in sua difesa, non poteva sapere chi fosse…
Per lei non era un problema prendere ordini da Killian, se Rhaegar lo aveva nominato ispettore a suo tempo, e gli aveva affidato l’intera gestione della missione, significava che si fidava ciecamente di lui e lei avrebbe fatto lo stesso, sempre che i suoi ordini non si contrapponessero ai suoi principi e moralità.
Proprio la sua voce la raggiunse, più alta e squillante di quanto la ricordasse.
Si girò verso il punto dove l’aveva sentita e lo vide, l’Ispettore Resween stava dando ordini a quelli che riconobbe esser auror, non dovette neanche avvicinarsi per sentirlo urlare di aiutare i feriti, ma prima ancora lo vide lanciare quello che le parve un “Protego” ma molto più potente.
Intorno a lei vetro e macerie ancora cadevano dal palazzo che piano piano crollava su sé stesso.
Altri maghi e streghe avevano già iniziato a lanciare protezioni per salvare chi, perché ferito o per aiutare, era ancora per strada, in pericolo sotto quella pioggia crudele e letale.
Il suo primo pensiero era corso ad un “Immobilus”, ma sentendo tutti quei “Protego” lanciati intorno a lei, un’immagine, una possibilità le balenò nella testa…
Che i vari scudi potessero unirsi in uno enorme e perfetto?
Provò ad alzare lo sguardo, se avesse visto veramente tanti scudi magici sulla loro testa, avrebbe cercato il punto dove vi era necessaria "un’aggiunta" per unirne il più possibile.
Cercò di concentrarsi sul punto dove voleva creare il proprio scudo, a liberare la mente... non era facile con tutto quel caos, e la situazione in cui si trovava non era certo delle più rilassanti, ma era importante, doveva farlo.Provò a fare un altro respiro, più profondo del precedente, il cuore che forse aveva ritrovato un po’ di stabilità nel ritmo.
Con la bacchetta stretta in mano, cercò di disegnare un cerchio in senso orario, davanti a sé, a dove stava guardando, sperando che l’incanto capisse la sua muta richiesta su dove avrebbe voluto farlo comparire.
Infine tentò di pronunciare
<< Protego>>
Se avesse funzionato, dove le era sembrato di vedere tanti scudi magici, si sarebbe aggiunto il suo, unendoli per creare un’enorme, meravigliosa cupola protettiva magica, contro quella seconda tempesta di schegge e detriti, questa volta proveniente dalle finestre del terzo piano.


PS: 218 PC: 163 PM: 181 EXP: 31
◆ codice role Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT


INVENTARIO
Attivo (tasche, mani)
Bacchetta: Legno di noce nero, baffo di troll, polvere di papavero, 11 pollici e 3/4, semi-flessibile.
Distintivo di riconoscimento della P. ANTIMAGO
Spilla del C.R.E.P.A.
Collana con ciondolo "Triquetra" incastonato di pietre preziose e rametti rosmarino e tiglio


Oggetti:

Orecchini di Drago
Consente di avere successo in un’azione e di far fallire l’avversario. Usabile una volta per Quest

Anello Luminoso
Anello che acceca l'avversario per 2 turni, facendo scaturire dalla pietra incastonata in esso, un raggio di luce molto chiaro ed abbagliante.
Sull'anello sono presenti incisioni non ancora decifrate.

Anello del Coraggio
Attacco e Difesa raddoppiati nei confronti di un unico avversario – 2/5 azioni

Anello del Potere
Blocca l'avversario per 2 turni. Utilizzabile solo in Quest.

Polvere Buiopesto Peruviana (dentro tracolla)
Polvere finissima e nera come la pece, proveniente dal Perù, è’ in grado di creare un buio intenso e impenetrabile per la durata di 5 minuti. Ottima in caso di pericolo per una fuga immediata.
Ogni scatola contiene polvere sufficiente per un solo utilizzo.

Caramella d’Illusione (dentro tracolla)
Chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario riconoscere quello vero!

Vestiti&Accessori

Mantello Lepricanico della Disillusione
Realizzato con pelliccia di camaleonte, il Mantello della Disillusione rende una buona, anzi ottima mimetizzazione: se il tuo corpo è ben avvolto in questo tessuto, esso sembrerà donarti l'invisibilità. Se l'esterno del mantello, quando utilizzato, acquisisce il colore di ciò che lo circonda per mimetizzarvi, il suo interno sarà foderato in seta finemente decorata da tanti piccoli quadrifogli verdi.

INCANTESIMI
- QUARTA Classe di Incantesimi (COMPLETA) esclusi i Proibiti
- INCANTESIMI BONUS per "Squadra Antimago"

 
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view post Posted on 24/10/2019, 22:15
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‖ PS: 118/118 ‖ PC: 53/53 ‖ PM: 55/55 ‖ EXP: 4 ‖
Il caos aveva riempito tutta la piazza, e non solo quella. Grida, scoppi e vari indefiniti rumori riempivano le orecchie della giovane Tassorosso, giunta ingenuamente fino a lì con aspettative totalmente diverse. Correva dietro Memory cercando disperatamente di non perderla tra la folla e gli spintoni che si ritrovava a subire non attenuavano in alcuna maniera la paura, che dilaniava ogni cellula del suo essere. La giovane strega non poteva accorgersi che degli Auror erano già in azione, da quel poco che percepiva intorno a sé poteva constatare che scappavano tutti indistintamente e che non sembrava esserci via di fuga. Non capiva quei boati da dove provenissero e tentava di ignorare i proiettili di vetro che vedeva, concentrandosi esclusivamente su Memory per scacciare tutto quello sconforto. Una volta scappate potevano dirsi al sicuro?
Dove le due studentesse avevano trovato un barlume di riparo, non passarono i minuti necessari per poter dire di essersi tranquillizzate, ma notare che Memory avesse estratto la sua bacchetta infuse molto coraggio in Gwen, che la guardò con uno sguardo in bilico tra decisione e timore, prima di provare a tirare avanti a sé lo zaino e prendere il proprio legno di quercia. La velocità, soprattutto in situazioni del genere, non era un punto forte della Tassina, ma qualcosa catturò l’attenzione di entrambe le ragazzine prima di qualsiasi altra cosa: una voce, un grido disperato, sembrava talmente vicino da essere quasi tangibile. Gwen si voltò istintivamente verso il punto in cui credeva di averlo sentito e i suoi occhi videro l’angoscia di una piccola bambina ferma in mezzo alla confusione. Aveva perso la cosa a lei più importante ed era quasi impossibile capire dove fosse, o soprattutto quale; quale tra quei corpi poteva dirsi appartenere alla persona più cara a quella piccola bambina disperata? Dovevano cercare tra le persone che correvano o tra quelle ferme e ferite? La bambina si strinse il volto tra le mani, mentre continuava a piangere ed a chiamare inutilmente la presenza dispersa. Gwen non riuscì a reggere uno sguardo di più e si voltò verso Memory per trovare un appoggio. Constatò subito che anche la concasata aveva notato la stessa cosa e che soprattutto avesse intenzione di fare qualcosa: nei suoi occhi brillavano, lucidi, i residui di quello spavento, ma il chiarore che assumevano ricolmavano la situazione di coraggio. Non servivano parole per confermare quello che entrambe stavano pensando, l’intesa scoperta a Cadair Idris era tornata e la forza di Tosca era ancora, e sempre, presente in loro.

Cercavano di muoversi tra la folla il più in fretta possibile, allontanandosi e riavvicinandosi tra loro per scansare gli ostacoli, puntando un’unica meta.
Una volta raggiunta la bambina, Gwen si abbassò con le gambe, ponendo il volto alla sua stessa altezza.
«Ciao piccina» Anche se la voce di Gwen tremava, era dolce e cordiale come sempre, sperava di riuscire ad ottenere l’attenzione della piccola figura davanti a sé senza impaurirla ancora di più, «ti serve aiuto per trovare tua mamma?» Non aveva idea di cosa poterle dire per riuscire a spostarla da quel punto pericoloso, soprattutto considerando che potesse aver ricevuto il corretto insegnamento di non accettare le caramelle dagli sconosciuti, «Sicuramente è ancora qui vicino, possiamo aiutarti» Proseguì cercando di sorridere, ignorando tutto quello che le circondava. Voleva concentrarsi solo sulla bambina e fare in modo che anch’essa si concentrasse solo su di lei, per trasmetterle quanta più fiducia possibile così da riuscire a convincerla a spostarsi da lì, a mettersi al riparo. «Anche mia madre è qui intorno» Mentì per porsi quanto più possibile allo stesso livello della piccola. Istintivamente allungò la mano verso la figura minuta ancora in lacrime, il palmo rivolto verso l’alto; non le avrebbe fatto notare il pericolo di quelle circostanze, né le grida di chi chiamava un medico, doveva rendere solo lei e Memory il centro del suo interesse per riuscire ad ottenere una qualche possibilità. «Andiamo a cercarla insieme» Concluse sperando che la bambina si fosse convinta ed avesse posato la manina sulla sua, l’avrebbe persino sollevata di peso se fosse stato necessario.
Gwen e Memory (tutte le azioni sono state concordate) notano la bambina che piange e decidono di avvicinarsi a lei. Una volta raggiunta (Master permettendo), Gwen tenta di convincerla a seguirle, per spostarla in un luogo più sicuro.
Indosso / in mano
Outfit; sotto la maglietta: Catena della Notte; al polso sinistro: un bracciale con inciso il suo nome (non se ne conosce l'origine né il valore).
Nello zaino
Bacchetta; divisa scolastica ben ripiegata (pronta per il giorno successivo); Occhi di Fenice; borsello con 27 Galeoni.
Conoscenze
Prima classe di incantesimi (completa), Confundo, Evanesco, Expelliarmus, Inversum, Muffliato, Riddikulus, Silencio.
 
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view post Posted on 24/10/2019, 22:17
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Nemo me impune lacessit Nessuno mi aggredisce impunemente.

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Memory MacWood 12 anni - II anno


La fatica non fu tanto correre, cercando il più possibile di scansare la gente senza farsi travolgere, quanto piuttosto non lasciare indietro l'amica senza cedere alla tentazione di cercare la fonte del dirompente tintinnio.
Quando toccò il muro che le parve distante dallo scroscio e vide che, a sua volta a fatica, Gwen l'ebbe raggiunta, accompagnò il lungo respiro con cui riprese fiato. Senza indugio, estrasse il suo Legno e si concesse allora di far caso allo stridente scenario.
Si voltò. Era davvero vetro, quello che scintillando ricadeva sulla folla, che si sparpagliava alla rinfusa in ogni direzione. I suoi occhi correvano in lungo e in largo in mezzo a tutta quella illogica confusione, mentre la mandibola si serrava nell'agghiacciante constatazione che nulla poteva andar bene in quel momento.
Pur non sentendosi direttamente in pericolo, non ancora, appoggiata a quel muro, le viscere le si aggrovigliarono, nella cupa sensazione che già altre volte s'era agitata dentro di lei.
Le mille voci le rimbombavano nelle orecchie e si volse verso Gwen, come per trovare un appiglio, come per poter capire.
Solo un momento per sentire la vicinanza della compagna, in un rapidissimo sguardo, chè non serviva dire per forza a parole che non era così che s'erano immaginate… Chissà che s'erano immaginate, poi!
Tornò sulle corse precipitose, cercando di pensare in mezzo al tutto, al da farsi. E se non fosse finita lì, avrebbero potuto restare attaccate a quel muro per sempre?
E mentre il vortice acquistava velocità dentro di lei, lo sguardo scorse un movimento basso tra corpi che avrebbero potuto urtare senza neanche vedere. Erano i passettini veloci e lenti allo stesso tempo, che muovevano un corpo più piccolo di altri. L'intermittenza dell'mmagine non fece desistere la Tassina, anzi, non mollò affatto.
Fu invece la piccola ad arrestarsi. Inerme in mezzo alla via. Esposta, ancora più fragile. Sola. E a rendersi conto d'esserlo.
L'acuto arrivò ai timpani con tutto il suo carico di strazio. Aveva perso la sua mamma e le labbra di Memory si serrarono ancora di più.
Stava stringendo il Legno così forte che le nocche le fecero male.
Urlò ancora, la bambina, colpendo come un pugno.
Memory cercò Gwen. Non poteva riuscire a star lì a guardare la bimba senza far niente. Non sapeva chi fosse la madre, non le sembrava di aver notato prima le due figurette. Ricordava solo la bambina. Da sola, come se non ci fosse stato niente prima di vedere lei.
Gwen non ebbe bisogno di molti giri, fu chiaro che anche lei non vedeva l'ora di accorrere al disperato tono dell'innocente.
Non fu necessario dire nemmeno chi scattò per prima e chi seguì l'altra.
Il movimento delle gambe sembrò risvegliare anche l'istinto di Memory. Non ragionò granché; c'era ancora gente che correndo poteva travolgere tutte tre, ancor prima di poter raggiungere l'obiettivo di aiutare la piccolina; agì ancor prima di pensare. Quindi, appena avvicinatesi alla bambina, i pensieri si fecero più fluidi fino a scivolare gli uni sugli altri e lasciare che l'intento e la determinazione della ragazzina si fortificassero. Quello che contava era dare consistenza al gesto compiuto dalla mano libera, con la quale quasi sembrava volesse stringere a protezione sia la bimba che l'amica che le stava parlando. Con l'arto armato, invece, puntò davanti a sé. Si concentrò sullo spazio che loro tre occupavano, perché attorno a loro tre voleva porre la difesa. Tenendo stretta la sensazione e la volontà di proteggere le due che appena dietro di lei cercavano in un qualche modo di giungere ad un compromesso, disegnò un ampio cerchio verso la destra. Fu con convinzione che caricò la parola: Protego
Con tutta se stessa, cercò di provare a costruire il solido ostacolo; a beneficio della compagna; per poter infine, portare un po' più al riparo la piccola.





STATS
PS 177/177 | PC 78/78 | PM 88/88 | EXP 16.5


Incantesimi conosciuti:
Prima Classe ~ tutti
Seconda Classe ~ tutti eccetto Orcolevitas / Monstrum
Terza Classe ~ tutti i "normali"
Innati: Acclario, Aparecium, Ardesco, Illegibilus, Lapsus, Luminarium, Manina, Orchideus, Veronesi, Vitreo.

Attivo/borsetta
Bacchetta e monete varie
Anello del Giusto. Caduceo. Bracciocchio.

 
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118 replies since 8/9/2019, 21:55   4869 views
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