di narcisi e di fiamme, evento post-profezia

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view post Posted on 2/11/2019, 19:54
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Il Fato

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XoPxCTh
Sangue, il Disperso.
[Jolene, Medimaghi, Raves]
Erano stati avvisati, tutti loro; dal primo all'ultimo, chi più e chi meno, ma non c'era anticipo del tempo così abile da colmare ogni evento. Il Villaggio di Hogsmeade si dissolse in un via vai di corpi in movimento, l'uno verso l'altro, fino a compattarsi in una folla all'assalto; apparvero come spaesati, in principio, mentre i frammenti di vetro calavano a picco e il palazzo perdeva quell'aurea di fortezza imponente. Divelto dall'alto, ancor più che dai suoi cardini, si sgretolava alle finestre come nel peggiore degli epiloghi in corso; la piazzetta principale del sobborgo si tingeva così di sfumature accese, a tratti fuori dall'ordinario, in un turbinio di grida e richiami sempre più indefiniti. Non c'era spazio per le supposizioni, per il rientro, per un cambio di programma: la fuga, come necessità tangibile, era il pensiero fuorviante di ogni altro presente. Quando i feriti aumentarono a dismisura - vinti dal vetro, il sangue di punto in bianco copioso, in parte già pienamente rappreso -, un paio di Maghi si fecero largo a più non posso, indicando con le braccia i punti liberi dove tutti gli altri avrebbero potuto sistemarsi. Bacchetta alla mano, il primo dei due Stregoni si avvicinò all'Infermiera di Hogwarts (J). La donna che stava curando aveva perso i sensi, giaceva infine riversa sull'asfalto, una scheggia di vetro le aveva perforato la schiena fin nel profondo. L'Incanto di Guarigione d'esordio di Jolene giunse in pronto soccorso, la ferita si stirò su se stessa in un bagliore sinistro, flebile e dal tepore tuttavia sicuro, cominciando a pulirsi, sanarsi e curarsi in rapida successione. Non bastava, tuttavia, era solo il principio: se la paziente parve risvegliarsi in modo confusionario, ancor priva della capacità di movimento, altri tutto intorno giungevano a frotte. Il vetro si era piegato a fondo nelle braccia di un ragazzino, immobile in piedi e con lo sguardo perso nel vuoto; un frammento di medie dimensioni, quanto una lastra, aveva invece aperto un infido taglio sulla spalla di un anziano mago, infermo sulle proprie gambe; e ancora, distesa sul cemento, una studentessa - la divisa scura e la cravatta dai colori Corvonero al collo - non dava accenno alla vita, mentre il cuoio capelluto si tingeva di rosso per la presenza di un ennesimo incastro di vetro proprio sul capo. «Jolene, Jolene White!»
La coppia di Maghi (mx1, mx2) iniziò a correre verso l'Infermiera del Castello, il primo parve riconoscerla e le indicò altri feriti in arrivo, trasportati da Mobilicorpus di volontari comuni.
«Sono il Dottor Helmut, lui è il Dottor Pierce. Forse si ricorderà di me, al San Mungo, è una benedizione ritrovarla qui. Una squadra di Medimaghi è in arrivo, dobbiamo trasportare tutti i feriti al limite della piazzetta, stanno allestendo una tenda di soccorso.
Lei è dei nostri, Dottoressa White?»

Gli ordini alla pattuglia di Antimaghi e Auror, nel frattempo, erano stati designati con efficienza, senza alcuna perdita di tempo; Raves (an2) non oppose infatti resistenza, il San Mungo aveva la priorità in quelle circostanze, ancor più ad un avvicinarsi continuo del pericolo, come immaginava. La Strega strinse la bacchetta tra le dita della mano destra, si Smaterializzò con un compito ben definito.

WPumm8i
Gemelli, il Ritrovo.
[Issho, Memory, Gwen]
Poco distante dal raggruppamento dei primi feriti, nei pressi di Jolene e della coppia di Medimaghi già di passaggio, una bambina piangeva tutte le sue lacrime. Il corpicino scosso da brividi, la preoccupazione di aver perso il genitore netta sul proprio volto arrossato, si portava avanti e indietro senza più controllo. Quando il Ministeriale (I) le si avvicinò, la sua voce parve riportarla ad una parvenza di lucidità; un'altra studentessa (G) si affrettò verso il triste richiamo, e fu un momento di ritrovo ancor prima di poter conoscersi insieme. Stretta convulsamente alla gamba sinistra di Issho, la bimba singhiozzò ancora: non poteva essere così grande d'età, a stento riusciva a sostenersi sulle proprie gambe, e le parole le uscivano in un ripetersi di mamma senza più fermarsi. «Priscilla, Priscilla!» Un'altra voce, imponente e preoccupata, riuscì a stagliarsi netta fino a quel punto; un ragazzo dai capelli castani e ricci correva verso la bambina, muoveva le braccia in alto e sembrava gravemente ferito. La piccola non parve accorgersene, ma per Issho e Gwen non sarebbe stato un problema. Era forse una familiare, forse avrebbe potuto offrire più di una risposta, di fatto si faceva largo, ma era indietro e continuamente sbalzato via dai passanti. A dispetto dei tagli lungo il volto e le mani ben visibili, nella furia della fuga nessuno aveva saputo fermarlo; vacillò così su se stesso, a pochi metri di distanza, sotto l'attenzione del Dipendente del Ministero e della Tassina al suo fianco. Un Mago, invece, si era avvicinato all'altra studentessa (Y) e le aveva chiesto di non spezzare il suo Protego, di farsi coraggio, perché in quel momento ogni sostegno risultava fondamentale. Con la scintilla della protezione sulla punta della bacchetta, Memory evocava uno scudo perlaceo, ad amalgamarsi ai restanti alla perfezione. Il Mago tuttavia non si fermò e si rivolse a tutti i presenti. «Bisogna spostarsi, bisogna farlo subito, qui non è sicuro. I negozi sono pieni, non c'è più spazio. Solo Rosmerta è libera, Zonko pure, via verso quelle direzioni.» Prese fiato, la bacchetta alla bocca in un Sonorus appena accentuato. «Un campo allestito per feriti è al limite della piazza, tutti lì.» A passo svelto verso Issho, spostando la bacchetta riprese il discorso in via più personale. «Signore, deve portare via i suoi figli, qui non è più-»

Così Tiresia, il Vaticinante, portava cenere e miele ai suoi occhi, e vi bagnava l'uno e l'altro con l'ambrosia segreta; vibrava in lui la scintilla di un cambio di rotta, l'anelito di compassione divina, sì che i suoi occhi potessero di nuovo osservare, e non soltanto vedere. Socchiuse il cuore alle proteste della dolce Liriope, e quando il più bel fiore giunse alla vita, la morte fu il primo tassello allo sguardo del Cieco. Reciso ogni petalo, Tiresia chiedeva riposo, mentre tra le onde domestiche, la Naiade sollevava macerie e poi guerra, e l'uno attingeva all'altro continuamente.

plLoacB
Cupola, il Bagliore.
[Killian, Aiden, Mìreen, Magalli, Betterson][tutti]
Lungo tutto il perimetro che delimitava la parte antistante il Palazzo preso inaspettatamente d'assalto, una schiera di Maghi e Streghe si era già posta alle difensive nel migliore e più tempestivo dei modi; Incantesimi di Protezione zampillavano dalla punta di ogni bacchetta, e parve un gioco di incastri, prima un baluginio solitario e poi una luce compatta e sempre più alta. Si creò una cupola argentea, un reticolo luminescente che copriva la maggior parte dei passanti, e fu proprio l'aiuto comune - la pattuglia ministeriale in prima linea, altri interventi di sconosciuti in prossimità - a sfuggire agli ultimi scoppi di vetro dalle finestre dei piani superiori dell'edificio. Al contatto con l'estensione magica, i frammenti si dissolsero di scatto e i presenti, lì nei dintorni, ne restarono illesi: i primi feriti che ne avevano subito le conseguenze erano in buone mani, altri Medimaghi erano in arrivo. Proprio quando la folla si stava disperdendo, favorita da Maghi dalla tempra solida e dalle loro direzioni, un sentore di pericolo parve distribuirsi lentamente lungo tutta la piazza: gli scudi erano tuttora attivi, un barlume di silenzio - il tempo di comprendere che le esplosioni delle finestre erano apparentemente finite - si propagò inaspettatamente. Risultò una questione di secondi, il cicaleccio di voci in crescendo ancora nelle vicinanze, quando un boato spinse i presenti a sollevare lo sguardo. In alto, quasi allo spiazzale libero del palazzo, sostava il quinto ed ultimo piano: non era così nettamente visibile dal basso della piazzetta, ma il suono che giunse da quel punto apparve come una detonazione vera e propria. «Al riparo!» Il grido di qualcuno andò perduto nei primi momenti, e la terra stessa si scosse di un tremore inopportuno. Caddero, i primi passanti: l'uno contro l'altro, l'uno sull'altro, mentre i sampietrini della piazzetta centrale sfrigolavano sotto i piedi di ognuno. Dalla parte superiore, qualcosa era appena scoppiato: il quinto piano si sgretolò come creta, pezzo dopo pezzo, e quasi apparve ritrarsi all'interno prima di implodere su se stesso. Cemento e pietra, le macerie scivolarono come assalti fuori da ogni equilibrio, mentre la polvere si innalzava come minaccia oscura, ancor più delle schegge di vetro. Il palazzo era stato preso di mira, non c'era più dubbio: nonostante la ragione restasse ad ora sconosciuta, le conseguenze si ripercuotevano in modo continuo. Qualcosa era stato azionato, qualcosa di folle, e non c'era più spazio per nessuno di loro: i primi blocchi si riversarono in orrido precipizio, sommersero alcuni passanti sotto le pietre e nell'impatto si spezzarono ancora e ancora una volta. Sferzarono così, in detriti appuntiti, l'uno e l'altro presente, arrivando a ledere gambe e braccia perfino della pattuglia nei dintorni (K, A, L, A2, an3); a dispetto dei pochi tagli, erano salvi: la maggior parte della folla pure, il merito si rinnovava nella schiera di Protego in comunione perenne. Ma sotto il peso continuo delle rovine, la prima crepa si stirò sulla superficie perlacea degli incanti protettivi, a riprova che non avrebbero retto a sufficienza. In volo, dai picchi, perfino le allodole fuggivano quel luogo con striduli versi di timore. La terra tremava, l'equilibrio era compromesso: il quinto piano in esplosione, blocchi sempre più grandi iniziavano a cadere dall'alto. Dalle finestre del quarto, terzo e secondo piano, nuovi volti si affacciarono in fretta. Perché il pericolo non era soltanto all'esterno, e al suo interno le prime vittime si risvegliavano in un autentico incubo.
Dovevano essere recuperate, e in fretta.

LAjcBiF
Profetica, la Scala.
[Maurizio, Trevis, Kim]
Poco prima che l'esplosione del quinto piano interrompesse ogni attivismo nei pressi dell'edificio, prima l'uno in solitaria (M) e poi gli altri (A1, A3) all'ordine dell'Ispettore Auror, nuove figure riuscirono ad entrare attraverso l'ampio portone battuto. Se all'esterno il palazzo risultava in stato decadente come la peggiore delle rovine moderne, il suo interno non offriva un'impressione migliore: la pareti avevano perso una grande battaglia nei riguardi dell'umidità, la muffa cresceva rigogliosa in più punti e lentamente si percepiva un sentore di chiuso e di polvere, a dispetto dell'ampia apertura alle spalle. Non c'era presenza di un custode come di consueto, e ad eccezione di una serie di cassette per la posta - alcune vuote, altre tuttora traboccanti di giornali e di lettere -, l'unica forma scenica di quel luogo era rappresentata dal semplice blocco di scale in marmo esattamente all'imbocco varcato; gradini dimessi, sporchi e in parte spezzati, conducevano così ai piani superiori, ma fin dal basso si scorgevano le due porte - l'una opposta all'altra - di appartamenti circondati dall'onta della negligenza. Fra gli insetti attaccati come ombre alle mura, il legno dei corrimani mangiucchiati dalle termiti, nulla di quell'edificio lasciava immaginare che potesse a tutti gli effetti trovarsi al centro di Hogsmeade, in una delle piazzette più in voga del villaggio. Maurizio, in ogni caso, fu il primo ad accorgersi di un suono ripetuto più e più volte, un ticchettio come di un colpo contro una parete: proveniva dai piani superiori e scivolava lungo tutta la rampa fino all'ingresso. Salire non sarebbe stato un problema: se anche traballanti, i gradini avrebbero potuto reggere la sua persona. Fu raggiunto dalla coppia di Auror, uno scambio curioso tra l'uno e l'altro. «Saliamo. Cautamente Un solo commento da parte di Travis, nulla di più: avevano riconosciuto l'Antimago come parte della pattuglia e si preparavano così ad avanzare verso la minaccia più palese. Questione di poche rampe percorse, prima del boato ancor più vigoroso degli strappi alle finestre: l'esplosione del quinto piano raggiunse anche loro, il palazzo tremò su se stesso e i presenti rovinarono sulle scale l'uno dopo l'altro. Dall'alto, parte delle murature si ritrovò compromessa, detriti e polvere cominciarono a cadere in una foga continua e sempre più crescente. Di lì a breve, la visibilità fu pari a zero, mentre una scossa profonda spingeva nella bocca del ciclone Antimago e Auror a più non posso. Le grida di aiuto che si frapposero alla scena caotica furono tuttavia nitide anche per loro.

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Corteccia, il Fondamento.
[Daddy, Sirius, Oliver, Jerkins]
All'esterno, mentre l'esplosione impazziva nei suoi primi numerosi danni, la folla cominciò a capire di essere in un attacco a tutti gli effetti; se in principio avevano pensato di essere alle prese con uno scoppio qualsiasi, frutto della magia, nei momenti seguenti il pericolo si era fatto costante e terribile. I primi passanti si strinsero insieme, le bacchette apparivano convulsamente come i soli agganci sicuri, e di lì a breve cominciarono a sparire nelle rispettive Materializzazione. La piazza si fece meno gremita, chi più e chi meno, ma anche se le stradine laterali erano state interrotte ai margini per evitare che curiosi giungessero in quel punto a loro rischio, le persone in giro risultavano tuttora eccessive. Era un giorno di festa, una stagione frizzante in conclusione, il pensiero di un giro in sobborgo non avrebbe potuto considerare una simile piega. Il venditore di fiori si era portato all'indietro, la bacchetta guidava il suo stesso banchetto in legno, mentre gli ultimi narcisi scivolavano via dalle braccia. In fretta, aveva compreso a sua volta di non essere al riparo dagli scoppi: qualsiasi cosa stesse davvero accadendo, non avrebbe voluto rimetterci la pelle. Cominciò a correre, carretto alle spalle, e si districò dei passanti per raggiungere il limitare della piazzetta, verso Zonko. Di sfuggita, quasi senza accorgersene, alcuni fiori continuavano a cadere dai bouquet dalle sue mani: prima l'uno, poi l'altro, i narcisi volarono nelle sue vicinanze allo stesso incedere dell'uomo, mentre nuovi passanti ne calpestavano le corolle d'ocra. Daddy (D) non si trovava troppo lontano, il venditore stava procedendo verso quella parte della piazzetta. Colto da una vertigine improvvisa, un pizzicore all'altezza degli occhi, il Caposcuola Corvonero sentì le orecchie fischiare al suono dell'esplosione frontale. Prima ancora di poter intervenire, la mente fu attraversata da una voce - forte, decisa, spaventata.
*Narcisi... prometto... al loro segnale*
Risaltò come un sussurro violento tra i suoi pensieri, ma fu questione di secondi prima di tornare al presente, sottratto così ad un assaggio involontario di una conoscenza a lui singolare.

«Professor White, Professore!»
Una coppia di studentesse, le divise ad indicare l'una l'appartenenza alle schiere di Godric e l'altra a quelle di Salazar, raggiunse pochi secondi dopo un Docente di Hogwarts (S); non impiegarono molto per riconoscerlo e quando furono vicine, apparvero illese - soltanto le loro espressioni tradivano una tensione inusuale. La prima alunna indicò alle sue spalle, verso l'edificio abbattuto istante dopo istante dalle esplosioni sconosciute. «Betty è proprio in quel palazzo, Professor White. Non riusciamo a sentirla, gli Anelli-» La ragazza al suo fianco prese parola al singhiozzo che aveva interrotto l'amica.
«I nostri Anelli Comunicanti non funzionano, Professore, la prego... dobbiamo salvarla.» Al boato del quinto piano, come a tutta velocità, una lastra di pietra si stagliò netta nel cielo al di sopra delle macerie e del fumo. Volteggiò come dotata di vita propria, mentre riguadagnava forza verso il basso: a quella vista, le studentesse tremarono ancora una volta. «Serve aiuto, gli Incanti non reggono!» fu il grido immediato di qualcuno, dalla folla poco più avanti. Se Sirius voleva intervenire, avrebbe dovuto farlo in fretta: non c'era più tempo, e più di una vita andava salvata. Alle sue spalle, l'Antimago (an1) Jerkins aveva invece finalmente raggiunto il ragazzo (O) come da ordine precedente; gli chiese di spostarsi da quel raggio d'azione, si presentò come parte della pattuglia di Killian Resween - a riprova del fatto che sì, il Capo Auror aveva ascoltato le parole del giovane - e si augurò che al nome di Weiss la confidenza del Caposcuola Grifondoro potesse favorire una certa collaborazione. «Stai bene? Dobbiamo spostarci, stanno allestendo un campo. Vieni, da questa parte.»

Szt4PaI
Appannaggio, il Velato.
[Rowena]
Tra gli Angeli al seguito della troupe del servizio fotografico, le lamentele seguenti del direttore di scena e il dramma ormai in corso, al limitare della piazzetta finalmente erano giunti i primi soccorsi. In una serie di Materializzazioni l'una subito dopo l'altra, i Medimaghi erano apparsi per rispondere all'appello. Vinti dall'esperienza, favoriti da una presa ferrea in situazioni di cure perfino peggiori, si erano così adoperati nei riguardi dei pazienti trasportati sotto un ampio tendone bianco, evocato prontamente pochi attimi prima. Mentre barelle, lettini e secchi d'acqua si stipavano ai lati, il perimetro della piazzetta si riempiva in linea orizzontale di più tendoni. Rowena (R) fu fermata all'improvviso da uno dei passanti, mentre le macerie schizzavano verso il centro del sobborgo. La polvere, alcuni detriti, infine il fumo, ogni cosa sarebbe arrivata anche in quella parte. «Signorina, è ferita?» Uno sguardo veloce, la rassicurazione sul volto già teso dell'uomo. «Non sembra, la prego di prestare il suo aiuto. Dobbiamo erigere tende, trasportare feriti, accogliere quelli che verranno.» A colpi di bacchetta tutto intorno si fortificava un ospedale itinerante. «Deve essere fatto ora
Le tende attendevano vicine, distese in solitaria, pronte per essere sollevate con la magia; in successione invece arrivavano da lontano i primi caduti, mentre gli Angeli si stringevano in un cerchio senza inizio né fine. Ai piedi della Strega, un narciso brillò di un bagliore proprio prima di essere calpestato dalla stessa frenesia ormai in corso.

«Prima del fischio del Treno in arrivo, la Cera esigerà il pegno di un patto;
tra le dolcezze del vecchio Sobborgo, ciò che è pagato resterà pagato,
così il solo Edificio dai cinque e più piani sarà preso d'assalto,
di pietra viva sarà profanato, e di cenere a fondo rivestirà i suoi abitanti.

XFYSJ6E
Perdonerete le mie facoltà grafiche, di seguito una prima generica mappa, risoluzione maggiore (x). Tutti i partecipanti - PNG inclusi - hanno una lettera identificativa, la ritrovate sulla mappa come indice di postazione così come nelle seguenti statistiche. In merito alla mappa, considerate che Hogsmeade sia un Villaggio e come tale stiamo considerando, nel nostro caso, soltanto un suo spazio circoscritto: eventuali negozi quali Ufficio Postale, Tre Manici di Scopa, Oggetti&Accessori ecc. possono essere nelle vicinanze o meno, i soli richiami - Mielandia, Zonko - sulla mappa sono stati segnati per spostamenti di alcuni personaggi. Nulla vieta una descrizione più personale e liberatoria della piazzetta. In ogni caso, il palazzo preso d'assalto è quello bucherellato (?), il più alto - cinque piani, come da profezia. La mappa è indicativa, vi offre chiarezza in gioco, NON vi blocca in un dato spazio per tutta la durata delle azioni. Per dire, a causa dell'esplosione e della breve scossa di terremoto nulla vieta che chi vicino si sia spinto di corsa all'indietro: la mappa generica verrà aggiornata di volta in volta, arriveranno se necessarie anche mappe più circoscritte (@Maurizio, nel tuo caso al prossimo turno avrai una mappa dell'interno edificio).

Non si pretende la lettura dell'intero masteraggio, ma delle zone pressoché vicine alla propria postazione - in rosso "[tutti]" è invece un riferimento ad un evento che riguarda ogni partecipante, vicino o meno che sia. I cerchi rossi indicano un raggio d'azione di diversi metri, formano raggruppamenti. Le x rosse indicano le persone, la folla crescente, così da mostrare un'intensità maggiore o meno in alcuni punti più che in altri; il fiore stilizzato è il venditore ambulante di narcisi, i quadratini viola sono altri png non in lista, quali bambina, gemelli, feriti ecc. Le lettere in bianco siete voi.

Di volta in volta verranno aggiornate anche le statistiche, a voi la comprensione dei danni in base al realismo di gioco: come siete stati colpiti, in che punti, siamo flessibili in questo se non quando precisato. Il motivo dei danni è invece nel testo, come terremoto, detriti ecc. Il cerchio rosso più ampio, a raccoglimento di tutta la mappa, è il limitare della piazzetta centrale del villaggio, è palese che di punto in punto possano esserci stradine laterali.

Dovrebbe essere tutto.
Resto a disposizione come sempre per chiarimenti.
Prossima scadenza: 10 Novembre, 23.59

Statistiche

Killian (K)
Punti Salute: 224/234
Punti Corpo: 195/201
Punti Mana: 116/196
Exp: 34
Aiden (A)
Punti Salute: 232/242
Punti Corpo: 188/192
Punti Mana: 215/215
Exp: 35
Mìreen (L)
Punti Salute: 208/218
Punti Corpo: 155/163
Punti Mana: 181/181
Exp: 31
Magalli (an3)
Punti Salute: 150/170
Punti Corpo: 125/130
Punti Mana: 130/130
Exp: 30
Betterson (A2)
Punti Salute: 170/180
Punti Corpo: 220/220
Punti Mana: 220/220
Exp: 32
Trevis (A1)
Punti Salute: 150/180
Punti Corpo: 200/220
Punti Mana: 220/220
Exp: 32
Kim (A3)
Punti Salute: 140/160
Punti Corpo: 150/170
Punti Mana: 170/170
Exp: 28
Maurizio (M)
Punti Salute: 220/225
Punti Corpo: 184/194
Punti Mana: 183/183
Exp: 35
Raves (an2)
Punti Salute: 170/170
Punti Corpo: 130/130
Punti Mana: 130/130
Exp: 30
Jolene (J)
Punti Salute: 186/196
Punti Corpo: 140/140
Punti Mana: 156/156
Exp: 27
Medimago1 (mx1)
Punti Salute: 155/170
Punti Corpo: 110/120
Punti Mana: 120/120
Exp: 23
Medimago2 (mx2)
Punti Salute: 165/170
Punti Corpo: 110/120
Punti Mana: 120/120
Exp: 23
Issho (I)
Punti Salute: 190/196
Punti Corpo: 132/132
Punti Mana: 126/126
Exp: 29
Gwen (G)
Punti Salute: 110/118
Punti Corpo: 53/53
Punti Mana: 55/55
Exp: 4
Memory (Y)
Punti Salute: 170/177
Punti Corpo: 78/78
Punti Mana: 88/88
Exp: 16,5
Daddy (D)
Punti Salute: 308/308
Punti Corpo: 267/267
Punti Mana: 282/282
Exp: 72,5
Rowena (R)
Punti Salute: 350/350
Punti Corpo: 351/351
Punti Mana:363/363
Exp: 49
Jerkins (an1)
Punti Salute: 170/170
Punti Corpo: 130/130
Punti Mana: 130/130
Exp: 30
Oliver (O)
Punti Salute: 278/278
Punti Corpo: 248/248
Punti Mana: 285/285
Exp: 56
Sirius (S)
Punti Salute: 325/325
Punti Corpo: 406/406
Punti Mana: 422/422
Exp: 92
 
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view post Posted on 7/11/2019, 17:29
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isshonome
Dipendente Ministeriale ☯ C.M.I. ☯ 67 anni ☯ Giapponese
PS: 196 ☯ PC: 132 ☯ PM: 126 ☯ EXP: 29


Capita delle volte che la vita ti metta in situazione di estremo pericolo e difficoltà; non è per forza una cattiveria o un macabro destino indifferente e maligno, tutt'altro… capita che il mondo abbia bisogno di prodigi, miracoli e soluzioni; quel mondo stesso tuttavia non riconosce idoli o divinità ma sfrutta i suoi ospiti, amici, colleghi, familiari. Capita che l’uomo sappia trovare in sé quell'innata e divina forza per fronteggiare quei nefasti problemi… e l’uomo, per sopravvivenza, darà tutto ciò che è nel suo spirito, nelle sue vene, nel suo pensiero per uscirne bene e al meglio delle proprie possibilità. Disastro inevitabile? Sicuramente… prova difficile? Vero. Si chiedevano sacrifici e avrebbero dovuto fare di tutto per uscirne indenni. Questo era il giorno che chiamava all'audacia, alla sopravvivenza, al coraggio, all'impresa… Uomini, donne, bambini o anziani, non vi era differenza, solo un compito: vivere e superare la prova. Protego venivano castati da ogni lato, formando quelle cupole protettive che in potenza avrebbero potuto salvare disperati innocenti in continuo e perenne scappare selvaggio. Mature figure dettavano, o forse, dispensavano saggiamente le vie di fuga per trovare in quel breve scorcio di tempo ottenuto dalla magica protezione eventuali vie di salvezza: Zonko, Mielandia…lontane dalla catastrofe al momento ma: Qui bellissima. L’asiatico sorrideva in totale innaturalezza con la situazione di contorno. Le braccia aperte per accoglierla, per offrirle protezione, per darle conforto; la bella bimba le si scagliò contro, attaccandosi alla gamba sinistra. Lui in ginocchio per raccogliersi attorno a lei per evitarle eventuali schegge o detriti cadenti dall'alto ma, in maggior possibilità, per evitarle il pestaggio della mandria di persone in corsa. Chi avrebbe mai potuto vedere un bel fiore come quello in mezzo alla polvere, alla confusione e al panico? Un occhio chiuso non vedeva per fortuna le nefandezze del mondo ma quello che rimaneva aperto non poteva prendersi il lusso di evitare richiami di aiuto, soccorso come lamentava la stessa bambina che a malapena si reggeva in piedi e sembrava ancora poco partecipata al mondo. Piccolina, ora cerchiamo la mamma ok? Continuava a sorridere per nascondere la stessa tensione che forte scorreva in lui e sentendo nel mentre degli occhi fissi sulla sua figura; uno sguardo lesto avrebbe ritrovato la figura di un’altra ragazzina a fianco: capelli a caschetto, di un lucido nero e alleati con i scuri occhi. Le fece segno con le mani di avvicinarsi, non sembrava in pericolo ma era sempre bene raggruppare i più piccoli sotto le ali protettrici degli adulti; certo, Issho non era esattamente il perfetto eroe dalle 7 fatiche superate, tutto muscoli e spavalderia ma avrebbe fatto ciò che era in suo potere per garantire sicurezza nel piccolo ai piccoli. Se si fosse avvicinata, le avrebbe ricordato qualcuno la ragazza, tanto da farlo riflettere ad‘ alta voce: Son sicuro di averti già conosciuto…a Hogwarts? Sarebbe stato interrotto quel non calcolato dialogo da un terzo richiamo maschile e dai tratti tragici. Nuovamente un voltarsi da un’altra parte ed ecco che in lontananza vedeva correre, per quanto possibile, verso lui un signore dai ricci castani; portava alte le braccia, per farsi evidentemente vedere e mentre urlava imponentemente il nome di qualcuno: Ti chiami Priscilla piccolina? Fece eco verso la piccolina per capire se fosse imparentata con il tipo in folle corsa verso loro. Continuava a osservarlo, in quei secondi di tensione e dove tutto si confondeva fra urla e rumori, e notava sempre più i dettagli del signore: ferite al collo e non prettamente lucido, continuamente sbalzato da una parte e l’altra dalla folla in movimento… non era sicuro che fosse arrivato integro dai tre; fu a quel punto che la voce di un uomo, gentil signore che aiutava a tener alta la protezione magica, lo attirò e rese noto le vie più sicure per chi si trovava nei dintorni. Fu utile l’intervento dell’adulto, dato che ebbe modo di far scoprire a Issho la figura leggermente piu’ distante di un’altra ragazza, forse coetanea della prima che si ritrovò a fissare, castante un protego come il resto dei partecipanti. Avrebbe cercato di prendere in braccio la bimba, stringendola forte, per tenere invece la sinistra libera e armata di bacchetta. Focalizzò momentaneamente l’adulto impartente ordini e poi… ancora il disastro. Tutti qui! Avrebbe esclamato alle due ragazze nei dintorni, inarcandosi leggermente in basso per eventualmente coprire la più piccola in braccio e tentando di fare quei passi permessi per raggiunger l’uomo urlante ``Priscilla``.
Fu tutto molto strano…un attimo prima stava cercando di calmare la bambina, di riconoscere la ragazza e di rispondere all'adulto, il tutto in una illusoria ricetta protettiva somministrata dalla piazza; dopo… il silenzio, di quelli pesanti, possenti e fuorvianti. Il collasso, il finale. Una simil scossa di terremoto lo portò a guardare in alto invece che in basso e fu in quell'attimo che osservò il quinto piano dell’alto edificio più avanti esplodere.
AL RIPARO! Si sentiva echeggiare per quella piazza e poi: gente che si calpestava, cemento e pietra le loro tombe e pioggia di lame in nubi di polvere; quest’ultime, in particolare, non permisero al giapponese di evitare qualche leggero taglio al braccio sinistro decisamente esposto in confronto al resto del corpo intento a cercare di proteggere la piccina ed eventualmente le ragazze momentaneamente perse di vista. C’era poco da pensare, doveva aiutare a tener su quella protezione argentea che vedeva piano sgretolarsi; avrebbe provato a portare in alto il ciliegio, sopra di lui e poi un cerchio in senso orario sarebbe stato eseguito, enunciando un: Protego! La priorità sarebbe stata coprire quanto possibile sé, la piccina e le altre ragazze che potevano star dietro di lui. Se erano streghe, sarebbe stato il momento più opportuno per giungere in aiuto a una più solida barriera con il giapponese, per garantirsi quanto più possibile dei danni limitati. Non sapeva se sarebbe riuscito ad avvicinarsi all'uomo dai capelli castani, era pur sempre un anziano limitato; solo e se fossero riusciti a reggere eventuali urti o calcinacci cadenti avrebbe cercato eventualmente di raggiungerlo nuovamente per vedere come aiutare o soccorrere, folla permettendo. Urla, pianto e stridori vari erano la colonna sonora del momento.

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Statistiche:
PS: 190/196 ☯ PC: 132 ☯ PM: 126 ☯ EXP: 29

Inventario Attivo:
Bastone, Bacchetta,Guanti dell'eroe caduto, Giaccone in pelle di Erumpent , Sovrapantaloni in pelle, Cintura samurai, Calzature degli elfi



Riassunto:
Issho, raggiunta la bimba, si accorge di aver vicino Gwen. Cerca di confortare la più piccola e di ricordare dove ha visto Gwen, ma viene interrotto dall'uomo urlante ``Priscilla`` e successivamente dal mago adulto che consiglia di andare via di lì. Si accorge a quel punto di Memory e, in seguito al terremoto e collasso del palazzo, tenta di avvicinarsi all'uomo dai capelli ricci, urlando nel mentre a tutti lì nei pressi di avvicinarsi a lui per coprirsi. Cerca di eseguire un protego e spera di esser aiutato dalle giovani streghe quanto più possibile.

 
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view post Posted on 8/11/2019, 17:03
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
Di Narcisi e di Fiamme

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Pericolosa, terrificante e difficile quella serie di eventi catastrofici proseguì inesorabile come un effetto domino che non voleva saperne di essere controllato. Il Caos regnava ovunque e l’Auror assistette nella propria umana impotenza al terrore e alla sofferenza che dimorava negli sguardi dei civili che fuggivano disperati in cerca di una via d’uscita da quell’Inferno piombato in Terra; le urla di dolore, di paura, le richieste d’aiuto vennero fagocitate dal proprio cervello, finché non sopraggiunse l’impulso di fare qualcosa, di dare un senso a quel Distintivo che aveva scelto di ottenere e che ora possedeva, affinché Hogsmeade potesse ancora percepire un barlume di speranza.
Pochi attimi dopo aver consegnato lo Specchio a Killian, il fulvo agitò il braccio sinistro verso la direzione opposta al palazzo in cui tutto era partito. «Via di lì, presto!» urlò agli abitanti del villaggio magico, pensando prima a loro che a sé stesso. L’eco del proprio urlo, infatti, morì con il sopraggiungere di fitte dolorose agli arti, notando solo qualche istante dopo della presenza di diverse schegge vetrose conficcate nelle braccia e nelle gambe, mentre altre ancora sembravano averlo preso di striscio. Per lo meno non era stato colpito all’addome o peggio ancora in viso, ma a riguardo dovette ringraziare della presenza del Cappello della Nebbia che con il proprio bordo aveva un poco schermato gli occhi dalla furia dei frammenti.
La pioggia di vetro cessò, ma non passò molto tempo che seguì l’ennesima catastrofe: un boato riempì l’aria circostante e lo sguardo di Aiden andò a posarsi sull’intera struttura dinanzi a sé, compromessa da quella detonazione in piena regola. Gli abitati al suo interno erano in grave pericolo, ma per fortuna Killian aveva già mandato Kim e Trevis in avanscoperta, quindi i propri pensieri e priorità andarono verso le persone presenti nella piazza, specialmente nei pressi del palazzo, e di conseguenza a rischio di rimanere schiacciate dai detriti in volo.
Quella eventualità lo spinse ad agire, a compiere un rapido scatto verso sinistra affinché avesse una visuale più pulita e concedesse allo stesso tempo un po’ più di spazio ai propri colleghi con lui. Levò dunque la propria stecca di Biancospino verso una buona porzione di detriti in caduta libera, deciso più che mai a fermarli a mezz’aria e dare così tempo prezioso alle persone di evacuare la zona in tutta sicurezza, oltre che a dare modo al resto dei soccorsi di trasportare via i feriti senza restare compromessi a loro volta. Il braccio era ben disteso e perpendicolare rispetto al proprio corpo, mentre la propria determinazione si aggrappò a quanta più concentrazione possibile, estraniandosi da qualsiasi fonte di distrazione, affinché riuscisse nel proprio intento. Regolarizzò il respiro e non si lasciò guidare dalla fretta, nemica suprema della concentrazione, mentre la mente andò a visualizzare una chiara e perfetta immagine del tipo di effetto che voleva ottenere: desiderava, infatti, bloccare una maggior quantità possibile di detriti per aria e tenendoli fermi in quel medesimo spazio, come se una robusta mano invisibile si fosse intromessa tra i blocchi e il terreno, stringendosi poi a pugno ed impedendo così che quella minacciosa corsa verso i civili si fermasse in tempo. Un’ordine dunque, un imperativo, che avrebbe dovuto dettare con forza a quelle letali macerie. «Immòbilus!» scandì, con i giusti accenti, con una tale decisione che apparve come un comando vero e proprio, mentre il Mago cercò di infondere quanta più potenza possibile affinché i propri sforzi dessero i frutti tanti sperati. Sperò di farcela, di essere stato abbastanza lesto ed energico da dare così modo alle persone di scappare e permettere ai propri compagni di sbarazzarsi una volta per tutte di quel pericolo fatto di cemento e pietra.

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‹ PS: 232/242 ‹ PC: 188/192 ‹ PM: 215 ‹ EXP: 35

Inventario

› Bacchetta in legno di biancospino, piuma di Ippogrifo, 12 pollici e mezzo, flessibile;
› Distintivo Auror;
› Ciondolo "Giada delle Fate" ─ Ciondolo creato dalle Fate con le loro magiche mani, dona forza e sicurezza in sé.;
› Cinturone d'argento con incastonate Perla Mistero, Punto Luce del Corpo e Punto Luce del Mana;
› Bracciale Celtico originale;
› Veste della Metamorfosi ─ Veste che aiuta chi la possiede a compiere trasformazioni. Facilitato il cambiamento in Animagus, possibilità maggiori di trasformarsi in ciò che si vuole per i Metamorfomagus e modesta facilitazione per l'utilizzo di incantesimi Trasfigurativi che hanno impatto su chi lancia l'incanto (come quelli di camuffamento). Utilizzabile solo in Quest ed Eventi.;
› Cappello della Nebbia ─ Anche se sembra sgualcito e un po' usato, questo cappello comodo è utile anche per nascondersi fra i babbani; scherma leggermente il capo dai cambiamenti di temperatura e dai danni da incantesimo grazie ad alcuni incanti di protezione;
› Bracciale di Damocle ─ Chi indossa questo oggetto avrà la possibilità di lanciare un "doppio incanto", ovvero due incantesimi in un solo post/azione, ma non più di una volta ogni 6 post di Quest/Evento (non portabile in duello del Club);
All'interno di una borsetta a tracolla (oggetto comune):
› Mantello Leprecaunico della Disillusione ─ Realizzato con pelliccia di camaleonte, il Mantello della Disillusione rende una buona, anzi ottima mimetizzazione: se il tuo corpo è ben avvolto in questo tessuto, esso sembrerà donarti l'invisibilità. Se l'esterno del mantello, quando utilizzato, acquisisce il colore di ciò che lo circonda per mimetizzarvi, il suo interno sarà foderato in seta finemente decorata da tanti piccoli quadrifogli verdi;
› Coppia di Specchi ─ in collegamento con Oliver Brior; ─ Consegnato a Killian Resween.
All'interno di una piccola scarsella (oggetto comune) appesa al cinturone, contenente:
› 1 x Fiala di Dittamo;
› 1 x Fiala di Puzzalinfa ─ La Puzzalinfa è un liquido che proviene dalle bolle rosse delle Mimbulus Milmbletonia (piante molto simili a cactus, ma senza spine). Una fialetta di Puzzalinfa impedisce all'avversario di respirare aria pulita e può metterlo in condizione di non riuscire ad attaccare;
› 1 x Caramella dell'Illusione ─ Chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario riconoscere quello vero.

Incantesimi & Abilità

Classe I, II, III, IV complete, esclusi i proibiti;
Proibiti: Iracundia (Classe III), Ignimenti (Classe IV), Claudo/Parclaudo e Nebula Demitto (Classe V);
Classe VI: Incarceramus;
Incantesimi da Auror: Stupeficium, Expecto Patronum, Rompisigillo, Nego Negligetiam, Homenum Revelio, Deletrius.
Incantesimi da Animagus: Mutas/Immūtas.

Vocazione: Occlumante Apprendista, Animagus Apprendista (Volpe Rossa).


Riassunto & Status delle Ferite

Aiden urla alla folla mentre i vetri cadono e lo feriscono. A seguito della detonazione, Aiden è deciso ad intervenire per arrestare la corsa dei detriti. Tenta di eseguire un Immobilus.
Diversi tagli e schegge di vetro conficcati lungo braccia e gambe.

Post concordato con la squadra Auror-Antimago.























 
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LA MANGIAMORTE

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La distruzione regnava in quella piazza. Non solo il palazzo continuava a sgretolarsi, a lanciare sulla folla dapprima vetri, poi pietre, a scuotere la terra sotto i piedi di tuttii, ma anche le persone si perdevano, chi correndo in cerca di un riparo, chi soccombeva nel bieco abbraccio della morte. Già, vi era morte e a Rowena non serviva vedere per saperlo, le bastava sentire le urla, i pianti disperati e la devastazione che la circondava per rendersi conto che la nera dama era scesa in quel luogo.

Uno scossone, la terra che andò a tremarle sotto i piedi, obbligandola ad allargare le gambe e fletterle, abbassando di conseguenza il baricentro, divaricando istintivamente le braccia per mantenere l'equilibrio, oscillando pericolosamente sul posto avanti e indietro per una manciata di secondi. Dalla posizione in cui stava, distaccata e lontana rispetto al clou della vicenda, poteva osservare il susseguirsi delle cose. Il cielo brillante venne oscurato a chiazze da san pietrini e calcinacci che volavano da tutte le parti, frantumandosi sulla cupola argentea che sovrastava la piazza e che per sfortuna di chi vi stava sotto, mostrava i primi segni di cedimento. Alcuni detriti si fecero vicini, pericolosamente vicini, tanto che provò a fare ancora un passo indietro, cercare un riparo oltre a qualche mago che osservava frastornato la scena, sempre se vi fosse stato. La polvere la raggiunse infine, obbligandola a lasciarsi andare in un colpo di tosse

-Coff! Coff!-

e stringere lo sguardo per evitare che granelli fastidiosi le raggiungessero gli occhi. Non poteva perdersi l’atto, il colpo d’affondo al ministero e all’amministrazione Pompadour.
In quel momento, un uomo, apparentemente sbucato dal nulla ma che probabilmente era solo poco più in la e che Rowena si era premunita dal considerare, la raggiunse.

-Mhm?-

questo ebbe in risposta, osservandolo in maniera distaccata. Il susseguirsi di eventi che le stavano accadendo davanti era qualcosa di orrendamente magnifico e distogliere la propria attenzione da quello per concentrarsi su altro le stava chiedendo uno sforzo notevole.

-Si, bene…-

disse per confermare che effettivamente non si era fatta alcun male. Se fosse stata una persona normale, con un minimo d’empatia capace di attraversarle il cuore probabilmente avrebbe detto o fatto qualcosa di utile ma non voleva, Rowena Abyss non voleva fare assolutamente nulla che potesse aiutare qualcuno, non era sua intenzione salvare vite. Per quel che le importava potevano crepare tutti.
Però, sollevato lo sguardo in direzione dell’uomo, si ritrovò a compiere un cenno d’assenso. Se avesse fatto come le veniva detto, nessuno in teoria si sarebbe curato di lei nè prestato importanza alla sua assenza. Secondo suo modesto parere, vi erano troppi feriti da salvare e corpi da raccogliere per prestare attenzione ad una persona che scompariva. Un paio di passi in direzione delle tende, deviando leggermente verso sinistra, allontanandosi se poteva dalla piazza, concentrandosi non tanto su quello che avrebbe dovuto fare ma sull’incantesimo che aveva in mente: conosceva a menadito l’ambiente di Hogsemde, in quel luogo anni prima aveva aperto il suo negozio, in quel luogo vi aveva camminato innumerevoli volte e ogni anfratto, ogni sasso traballante del selciato, ogni pianta e ogni palazzo li conosceva come se fossero una parte di lei. Aveva vissuto Hogsmede al mattino, al tramonto, in un assolato pomeriggio estivo o in mezzo alla neve, l’aveva visto brillare di notte alle luci delle lanterne e spegnersi al mattino quando la rugiada impreziosiva ogni filo d’erba, ogni foglia, ogni ramo. Di quel luogo ora doveva farne parte più che mai, doveva fondersi con esso come un camaleonte in mezzo alla foresta, illudere lo sguardo altrui che in quel punto, non vi fosse altro che Hogsmede e i suoi abitanti spaventati. Si sarebbe premunita ovviamente di tenersi fuori dal flusso della battaglia, della gente, continuando ad osservare senza che nessuno potesse osservare lei. Una volta che si sentí a suo agio con l’idea, che fosse concentrata a sufficienza, fermò il suo incedere, si guardò rapidamente attorno, controllando che nessuno si preoccupasse di lei e SE COSI FOSSE STATO dandosi un colpo in testa con la punta della bacchetta, avrebbe pensato intensamente alla formula dell’incanto.

"Illùdo Camaleontide”

premunendosi di pronunciarlo nel suo cervello come se lo stesse urlando al mondo, ponendo particolare attenzione sulla lettera ù.
IN CASO vi fosse stato uno sguardo di troppo indugiante sulla sua figura, si sarebbe avvicinata per davvero alle costruzioni da ergere, intenzionata apparentemente ad aiutare

____________________________________________

Punti Salute: 350
Punti Corpo: 351
Punti Mana: 363
Punti Esperienza: 49

Inventario:
bacchetta
12 galeoni
Anello con un’armatura elaborata di colore nero, che richiama a se la bacchetta (dono di voldemort)
Anello del potere: blocca l'avversario per un turno
Orecchino del drago: penalizza l’avversario per un turno
spilla luna calante: Appannaggio degli oscuri, la spilla della luna calante pare essere in grado di evocare al tocco una coltre di fumo nero che circonda e immobilizza l’avversario. Molto indicato se in caso di pericolo o cattura l’adepto del male non possiede alcuna
possibilità di fuga. (1 turno)


//riassunto: Rowe dopo aver apparentemente accettato di aiutare cerca di lanciare su se stessa un Illudo, ma solo se non vi fosse nessuno intento a fissarla. In quel caso si avvicinerà alle tendere da erigere forse con un po' troppa flemma//



 
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You are not saving this world, you are preparing it for me.

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MAURIZIO PISCIOTTUsquadra antimago ✧ 28 anni ✧ Anxiety
Entro nel palazzo e noto come dietro di me ci sono due Auror che fanno parte della pattuglia, la situazione è ancora salvabile nonostante il tutto sembri decisamente compromesso. Li ho già conosciuti, ricordo a fatica i loro nomi, ma quantomeno so per certo che ho supporto in questa situazione delicata.
Sento uno strano suono provenire dal piano superiore, troppo leggero per ricordare dei passi, che prosegue dal piano superiore fino alla rampa di scale. L'idea che sfiora tutti e tre è subito quella di fiondarsi ai piani superiori, dobbiamo categoricamente capire cosa ha originato tutto quel trambusto.
L'idea si materializza quando uno dei due Auror suggerisce ciò che tutti avevamo pensato, mi limito ad annuire con un breve cenno e tutti e tre iniziamo a salire.
Saliamo solo qualche rampa e, subito dopo, un boato. Un rombo proveniente probabilmente dalla cima del palazzo torna a generare panico in tutta Hogsmeade, la profezia si sta realizzando sotto i nostri occhi e noi sembriamo impotenti di fronte ad essa.
Gli effetti dell'esplosione ci raggiungono poco dopo e tutti e tre veniamo investiti dalle macerie, i polmoni iniziano a riempirsi di polvere. Il primo e categorico allarme fa partire il mio istinto di sopravvivenza nel tentativo di evitare le macerie che sarebbero potute arrivarmi addosso e, contemporaneamente, raggiungere i piani alti per trovare l'artefice di tutto questo casino.
E allora cerco di essere il più rapido possibile mentre piego il braccio armato e punto la bacchetta verso il corpo, conosco molto bene l'incantesimo e so che è estremamente difficile trovare il punto giusto verso cui proiettarmi, ma sembra essere la via più rapida. Successivamente sposto il braccio che prima indicava il mio corpo e poi lo punto verso l'alto nel tentativo di raggiungere i piani superiori ed evitare le macerie, la visibilità è scarsa ma punto tutto sul mio istinto e spero vivamente che questo possa salvare la mia pelle.
"Proiècto!"
Lo urlo a squarciagola proprio per far sentire ai miei compagni quali sono le mie intenzioni, sperando che possano seguirmi.
Nel caso in cui il mio incantesimo ha esito positivo il mio primo interesse sono proprio i due auror e a quel punto li cerco con la voce.
"Tutto bene voi due?"

@ CODE BY SERENITY



Maurizio Pisciottu:

PS 220/225
PM 184/194
PC 183
Note://

Inventario:
-Cuore della Banshee
-Bacchetta con pietra incastonata
-Tabacco
-Pipa
 
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view post Posted on 9/11/2019, 17:15
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Jolene White
‣ Infermiera‣ Ex Corvonero‣ 20 anni‣ Outfit

Jolene
«Andrà tutto bene, signora, adesso ci allontaniamo da qui...» Parole che esalò quasi senza rendersene conto, non appena la donna parve dare segni di conoscenza. La guarigione stava facendo il suo corso, ma quando Jolene sollevò lo sguardo, quello che vide fece sprofondare qualcosa all'interno del suo petto. Il sangue fioriva copioso, impregnando l'aria con il suo sentore di disperazione; volti pallidi si contorcevano dal dolore, altri rimanevano sinistramente impassibili. Erano quelli rimasti indietro, troppo deboli per reggere la corsa ai ripari, e rimanevano immobili mentre urla e lamenti scivolavano tra i loro corpi feriti.
Jolene aveva sempre immaginato che l'orrore intenso delle situazioni di pericolo collettivo fosse fiancheggiato da una altrettanto dirompente bellezza, data dall'eroismo di chi, a dispetto del rischio, rimaneva a lottare e sostenere compagni, perfetti sconosciuti, semplicemente persone in quanto tali. Ma non scorgeva tracce di bellezza in quello scenario di massacro, nemmeno la solida cupola argentea che innumerevoli volontà avevano contribuito a forgiare riusciva a smuovere il profondo intorpidimento della sua sensibilità. E se rimaneva al centro del disastro, se non approfittava del fatto di essere illesa semplicemente per fuggire il più lontano possibile, non si sentiva tuttavia eroica, e per la verità non sentiva nulla oltre all'urgenza di mettersi in azione.
In quel momento si accorse di un paio di uomini che correvano nella sua direzione: uno si sbracciava in ampi gesti, ma sul momento non comprese che cosa volesse comunicarle. Si alzò in piedi, sentendo le gambe e il resto del corpo insensibili, e accolse i nuovi arrivati con un'espressione indecifrabile. Comprese che la conoscevano, comprese i loro nomi, ma tutto ciò era ben lontano dal possedere un vero significato. Le diceva qualcosa, il nome Helmut? Probabilmente sì, credeva di riconoscerne il volto, incontrato moltissimo tempo addietro. Le informazioni principali, ad ogni modo, riuscirono a scalfire il nuovo torpore, e Jolene annuì: certo che era dei loro, che cosa credevano che ci facesse lì? «Vi seguo», affermò semplicemente, bacchetta alla mano per trasportare qualche ferito insieme a lei.
Il silenzio attirò l'attenzione di tutti i presenti; Jolene ne sentì il cattivo presagio, portava con sé un'inquietudine serpeggiante che sapeva di sangue e polvere. Mai aveva sentito con tanta chiarezza qualcosa di simile, e fu anzi stupita del fatto che i propri sensi potessero comunicarle qualcosa del genere. Con lo sguardo sondò la folla, alla ricerca di qualche volto familiare. Si domandò dove fosse Oliver, che non aveva fatto in tempo ad incontrare, e sperò che fosse al riparo da quella frazione di silenzio e dalla sua minaccia. Avrebbe voluto cercarlo, ma appariva quasi impossibile in mezzo a tanta confusione. Oltre a tutto, non poteva abbandonare i soccorsi, ora che qualsiasi aiuto era vitale.
Poi la terra tremò, e le gambe non la ressero. Cadde a terra, i palmi raschiarono contro il suolo lastricato in un bruciore intenso. Riuscì a proteggere la bacchetta, che rimase indenne, ma una fitta al braccio le fece storcere le labbra in una smorfia di dolore. I detriti la avevano colpita, graffiando e tagliando, e qualcosa di caldo le scorreva sulla guancia, appena sotto l'orecchio. Erano però ferite superficiali, e non faticò a rialzarsi in fretta. Un unico sguardo verso il palazzo colpito, e la vista di come si stesse sgretolando, una maceria mortale dopo l'altra, la riempì di orrore.
«Via», mormorò, prima di ripetere a voce più sostenuta, in direzione di chiunque potesse sentirla: «Via! E portate chi non può muoversi!» Stringere la bacchetta le provocò una fitta di dolore che decise di ignorare. Puntò il catalizzatore verso la donna che già aveva iniziato a curare, convinta che i due Medimaghi si stessero mobilitando a loro volta con altri feriti. Il polso non aveva risentito della caduta, e non sarebbe stata impedita nel movimento continuo dal basso verso l'alto, come se volesse sollevare il corpo inerte della donna. Lo sguardo era concentrato su di lei, ferma la volontà di vederla sostenuta da tanti fili bianchi, incredibilmente robusti a dispetto di quanto fossero sottili. Mobilicorpus: la formula avrebbe riecheggiato in contemporanea al movimento, anche se limitata alla sua sola mente. Non c'era tempo per tentennare, e anche Jolene agiva di conseguenza, per quanto fosse spaventata come mai prima d'allora. L'intera situazione si traduceva nel silenzio di qualsiasi pensiero non immediatamente necessario, una riduzione del superfluo rara nella sua mente che tanto amava divagare.
Qualora il suo incanto avesse sortito l'effetto sperato, e la donna dalla camicetta azzurra si fosse ritrovata sollevata da terra e al controllo del minimo movimento della bacchetta dell'infermiera, quest'ultima avrebbe infine rivolto lo sguardo ai dottori Helmut e Pierce. Non avrebbe esitato ad allontanarsi verso i margini della piazza, rapida tanto quanto le avrebbe consentito dover mantenere stabile la Magia.


‹ PS: 186/196 ‹ PC: 140 ‹ PM: 156 ‹ EXP: 27

Riassunto & Status delle Ferite

Jolene, seppure scossa, garantisce il proprio aiuto ai Medimaghi. Tuttavia il terreno trema prima che possa fare niente: cade a terra, ed alcuni detriti le causano delle ferite. Riesce poi a rialzarsi e, dopo aver richiesto l'aiuto di chi sta intorno per trasportare i feriti, tenta di usare un Mobilicorpus sulla stessa donna che ha già iniziato a curare. È intenzionata a seguire i Medimaghi ai margini della piazza.

Danni:
- sbucciature su entrambe le mani a causa della caduta;
- graffi e tagli sul braccio e sulla guancia sinistri, a causa dei detriti.


Inventario

‣ Bacchetta: legno di Larice, piuma di Abraxas, 13 pollici, flessibile
‣ Cappa della resistenza: resiste a moltissimi colpi e folate di calore o di gelo (indossata)
‣ Anello difensivo: protegge da danni fisici e incantesimi; anche da Avada Kedavra, ma poi si spezza. Usabile una volta per quest (anulare destro)
‣ Patente di Smaterializzazione e qualche Galeone (tasche)

Conoscenze

‣ Classi di Incantesimi I, II, III, IV (esclusi i proibiti)
‣ Classe VI:
Adduco Maxima















 
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view post Posted on 10/11/2019, 11:51
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KILLIAN Friedrich RESWEENLa cupola difensiva che lo sforzo congiunto di ministeriali e volontari aveva fatto sbocciare come il più bello dei fiori si era dimostrato indispensabile contro le ultime piogge di schegge. Killian la guardò espandersi con l’argento che si rifletteva e si mescolava all'acciaio dei suoi occhi. Approfittò degli attimi di stasi concessi dall’intervento tempestivo per mettere al sicuro l’oggetto consegnatogli da Aiden: dall’altro capo del legame magico, Oliver. Merlino solo sapeva se nel futuro quel contato stabilito avrebbe fatto la differenza tra la vita e la morte di molti, o anche soltanto di uno.
Insieme agli incantesimi protettivi multipli e al calare dell’aurea di sicurezza da essi portata, a Killian parve scendere anche il silenzio. Non sul serio; il rumore della paura, della confusione e del dolore rimanevano lì ad impregnare ogni respiro. Ad essere cambiato era semplicemente lui, la sua percezione. Paradossalmente, per gestire al meglio una situazione ad alto rischio occorre agire come se non si fosse realmente coinvolti. Il corpo alla stregua di una pedina soggetta al comando di un intelletto lucido ed estraneo a tutto ciò che porta distrazioni ed impulsività. E proprio quella ragione sulla quale l’Ispettore non poteva allentare la presa lo portò a fare un istantaneo riepilogo della situazione. Raves si era appena smaterializzata in cerca di supporto medico, ma una voce sconosciuta aveva tonato comunque una notizia rassicurante: Un campo per i feriti, ottimo, pensò il giovane. Spingendo la vista oltre la folla che si aggregava e disgregava in numerosi gruppetti, non riusciva più a scorgere Trevis e Kim nei pressi dell’ingresso dello stabile interessato. Ne dedusse che fossero riusciti a farsi strada all’interno e dedicò un rapido pensiero – una preghiera? – ai due, per invocarne l’estrema prudenza, ignaro in quei frangenti concitati che un terzo uomo si fosse introdotto nel palazzo di personale iniziativa.
Nella calma apparente che si erano procurati, venne spontaneo al venticinquenne allestire rapidamente un nuovo piano d’azione. C’erano ancora feriti da aiutare e gente da mettere al riparo tra quelli che non si stavano smaterializzando guadagnandosi la salvezza da soli. E poi, raggiungere i due agenti in avanscoperta per indagare la causa delle esplosioni e affrontare in numero l’eventuale minaccia. Milioni di possibilità che la mente dell’Ispettore sondava con maniacale precisione e celerità si sgretolarono per il tremore che scosse la terra sotto i piedi dei presenti. Seguì una prima caduta di massi e senza che loro potessero fare nulla questi si scagliarono al suolo. Frammenti schizzarono come proiettili e ferirono Killian agli arti. La lesione maggiore la subì il braccio sinistro con un taglio che dilaniò la stoffa scura della manica, ma fu più clemente con la carne sottostante. Il sangue usciva, ma non copiosamente da richiedere cure immediate. E anche se lo avesse fatto, non ci sarebbe stato comunque il tempo di occuparsene perché i detriti che li avevano colpiti erano soltanto un preludio a qualcosa di ben peggiore. Il quinto piano diede l’impressione a Killian di accartocciarsi, poi blocchi di dimensioni sempre più allarmanti iniziarono la folle corsa verso il basso. La barriera evocata non avrebbe retto a quel nuovo attacco, al mago era bastato uno sguardo alla crepa vistosa che si stava aprendo per rendersene conto.
Il braccio armato già disteso per il precedente incantesimo non esitò a spostarsi leggermente per ottenere una traiettoria diversa. Il Resween ora stava puntando con la bacchetta un masso in caduta libera particolarmente ingombrante. Esiliò dalla propria mente qualsiasi pensiero sulle conseguenze che questo avrebbe avuto abbattendosi sulla piazzetta sottostante: aveva bisogno della massima concentrazione e quel silenzio interiore a cui si era votato ora tornava in aiuto concedendogli di ritagliarsi uno spazio personale di calma e determinazione.

«Arresto momentum» scandì con voce profonda e sicura mentre la presa sul legnetto si faceva ancor più salda.

Per salvare delle vite sarebbe bastato rallentare la caduta del macigno per permettere agli sfortunati di evitare la sua parabola verso terra, ma l’Auror visualizzò con chiarezza l’arresto totale del masso come se a bloccarlo dallo schianto si interponesse la sua stessa ferrea volontà. Forse stava pretendendo troppo da se stesso, ma l’impegno nel castare l’incanto era stato tanto che non volle dare per impossibile l’eventualità di riuscire a frenare altri bersagli… ammesso di riuscire anche solo con il principale, il più grande a cui aveva mirato.
Da qualche parte nei suoi pressi, anche i colleghi si erano mossi in fretta. Sentì in particolare Betterson, il più vicino, lanciare lo stesso incantesimo quasi in coro con il proprio. Più in là Magalli, invece, aveva variato formula ma non l’intento di ridimensionare i danni quanto più possibile. Era l’istinto di sopravvivenza e il dovere di proteggere i più a dettar legge, ora.

ISPETTORE AUROR ✧ 25 Y.O.

Azioni di Killian: casta l'incantesimo "Arresto momentum" mirando ad un blocco di grandi dimensioni. Sa che la magia ha effetto su un unico bersaglio, ma spera comunque e prova ad ottenere il rallentamento anche di altri detriti.
Azioni PNG: Romund Jerkins (Antimago) rimane a protezione di Oliver Brior; Petra Raves (Antimago) è attualmente in cerca di soccorso al S.Mungo; Ford Betterson (Auror) e Luis Magalli (Antimago) si uniscono al tentativo di arrestare i massi che stanno cadendo; Lia Trevis e Hyungjin Kim (Auror) seguono l'esempio di Maurizio e cercano di sfuggire alle macerie con un "Proiècto" verso i piani superiori.

Inventario:
- Bacchetta (e portabacchetta);
- Distintivo Auror;
- Borsello con galeoni;
- Mantello della Resistenza;
- Anello Vegvisir;
- Pantaloni scuri;
- Cappello della Nebbia;
- Carillon Soporifero;
- Polvere Buiopesto Peruviana;
- Appunti consegnati da Aiden (X);
- Specchio collegato a quello di Oliver consegnato da Aiden.

Statistiche:
PS: 224/234
PC: 195/201
PM: 196/196
PE: 34

Stato psicofisico attuale: lesioni - soprattutto tagli - agli arti.


 
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view post Posted on 10/11/2019, 18:17
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Il panico dilagava e fu presto e altrettanto semplice intuire quale nefasta piega avrebbe preso la situazione. Con le esplosioni che si facevano sempre più frequenti, l’incedere di passi, il naturale istinto di sopravvivenza avrebbe piegato tutti all’unica, impellente necessità di mettersi in salvo, anche a discapito di altri. Scena già viste, episodi già vissuti ma alcun rimedio per porvi fine, tranne quello di aiutare o fuggire. Aveva imparato a sue spese quanto caro potesse essere il prezzo del coraggio ma lo aveva promesso ad Oliver e non poteva tirarsi indietro. Nel bel mezzo di quel maledetto gioco l’unica cosa che poteva fare era giocare duro e salvare più vite possibili senza farsi ammazzare.
Sirius trasalì. Lo scoppio del quinto piano attirò al cielo lo sguardo di tutti gli astanti mentre i detriti e le macerie cadevano al suolo facendo breccia tra le barriere che alcuni avevano già evocato. Oscuro e incomprensibile il motivo di un attacco del genere. Non i mangiamorte, nemmeno più l’orchestra che ormai si era estinta avrebbe potuto attuare e mettere in piedi un attacco del genere. Oscuro il senso, ancora più inspiegabile il come ma era il momento di indugiarvi. Il pericolo imponeva una azione immediata. E fu il grido di aiuto, l’accorata richiesta di intervenire di alcune studentesse che nel frattempo lo avevan riconosciuto, a spingerlo finalmente ad agire. In quel palazzo qualcuno rischiava la vita. Gli incanti protettivi cedevano. Era necessario il contribuito di tutto.
La sua attenzione si rivolse alla lastra di pietra in caduta libera e così la sua mente vagò cercando di fare spazio tra i pensieri allontanando qualsiasi altro elemento che non fosse il suo obiettivo. Voleva davvero aiutare in quella situazione, contribuire, fare ammenda. Oliver sarebbe stato fiero di lui.
La mano già ferma alla bacchetta si mosse rapida muovendosi dal basso verso l’alto come a creare un’onda continua in direzione della lastra di pietra. Non sapeva se sarebbe bastato ma sperava in cuor suo che l’azione combinata con altri maghi, gli incanti protettivi già in moto riuscissero ad ottenere l’effetto sperato. E un successo anche se parziale avrebbe potuto rivelarsi prezioso in un frangente come quello.
Il cuore rallentò cercando di ottenere la serenità necessaria a lanciare il suo incantesimo. Doveva restare calmo. concentrarsi. Avrebbe raccolto tutte le energie, focalizzato la sua magia in quell’ atto sperando di riuscire. E le prime immagini di quella lastra di pietra si fecero via via più nitide.
* LI *
Doveva riuscire quanto meno a ridurne le dimensione, annullarle così la devastante forza distruttrice in quella rovinosa e violenta caduta verso il suolo. Nella posizione in cui si trovava sperava esattamente in una azione sinergica ed additiva.
A quel punto avrebbe ripetuto nuovamente il movimento ma questa volta d’alto verso il fatto enunciando non verbalmente il resto della forma magica.
* QUE *
Immaginò la lastra frantumarsi, dissolversi in quei legami che la rendevano solida, minacciosa, foriera di morte sicura. La sua energia quella che sarebbe giunta dalla sua bacchetta avrebbe annullato la chimica, dissolti i ponti.
E infine sarebbe giunta la stocca rapida ancora verso la lastra, suo unico obiettivo. L’esplosione magica che nella sua mente si era materializza si sarebbe avverata?
Determinazione, forza di volontà certo non mancavano. Era solo questione di tempo. Sperava di farcela.
* FACIO *

 
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view post Posted on 10/11/2019, 20:53
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Dicono sia l'inizio. Per me, Loras, sarà sempre la fine
XKe5912
«Incendio»
Il polso destro si piega su se stesso, conduce la bacchetta verso l'elemento più temuto in assoluto; è questione di pochi secondi, il respiro trattenuto, le dita della mano strette convulsamente attorno la bacchetta magica: un attimo, si dice, prima di scorgere la scintilla originaria. Si adagia come in una danza tribale, così ancestrale da portare alla perdita dei sensi, mentre di scatto i tronchi spezzati prendono vita, e fuoco, e zampillano di luce propria. In un bagliore così crescente, Oliver trova costanza: è disordine, è caotico, è l'antitesi di ogni sua tempra più preziosa; al pari del suo equilibrio compromesso, le fiamme divorano il legno ai suoi piedi: rapide, voraci, assetate. Il ragazzo è all'esterno, nascosto dietro l'ultima serra d'erbologia - la lezione è appena conclusa, ha le mani ancora sporche di terriccio, le unghie incrostate, i palmi tuttavia già sudati. Sente il tepore del piccolo fuoco sulle sue gambe, scivola dalle caviglie ai polpacci, quasi a superare il tessuto dei pantaloni; un cenno del capo a destra, un altro a sinistra, è forte ormai la certezza di essere completamente da solo. Quando le prime volute di fumo si innalzano al cielo, è un contrasto di azzurro e di rosso, di bianco e di grigio, in una visione d'insieme che attinge ad una bellezza a stento sopita; il Veggente socchiude gli occhi, lascia al corpo il tempo di abituarsi al calore, e ne percepisce l'uno e l'altra fiammella: incautamente, sposta la mano sinistra - senza bacchetta - alla fiammella più alta nel ballo profetico, e la bocca del Sacerdote si crogiola in un ultimo, tangibile sorriso. Deve fare in fretta, ne è consapevole. L'attimo successivo, ritrae così ogni contatto.
«Rivelati Spalanca gli occhi, è iride smeraldo contro il legno che arde, è l'infinito reticolo di capillari spezzati, è la cornea bianca di un incarnato pallido; è sangue acceso, vivo, vibrante, mentre apre la bocca, aspira e respira, infine acconsente all'asfissia. Il fumo perfora in una sola boccata ogni suo respiro, ne compromette la funzionalità, è il principio di uno scontro, è una battaglia destinata a perdersi e perdere allo stesso modo. Quando sviene, riverso al suolo, è un cozzare forte contro la terra, e le scintille di fuoco brillano tra i ricci del capo vicino; la Visione si esprime nelle tempre della capnomanzia, è fumo e futuro, è l'uno e l'altra cosa, mentre il volto - quel volto - grida alla morte. Al risveglio, Oliver abbandona i resti di un focolare pericoloso; è un condannato ancor prima del tempo.

umfzkPt
Ma la sfera brucia, ora più che mai. Scotta, dannazione. Scotta così tanto. La sposto alla mano destra, ancora una volta. Non c'è nessuno in Sala Comune, sono rimasto completamente da solo. Torno a scrutare il Tempo [...]; là dove ombre, nebbia e fumo si dissolvono privi di ordine a qualsiasi altro osservatore, là per me mutano in forme, in figure, in Futuro. [...] La donna stringe a sé il ragazzo con una mano, mentre l'altra solleva in alto, troppo in alto la bacchetta magica. Un'esplosione silenziosa, attutita, muta rispolvera la confusione, dal piano superiore compare fumo, altro fumo, e poi detriti, frammenti, intonaco e muro. Un'esplosione che vedo senza sentire, senza subire, senza percepire altro che quell'immagine pari ad un palese disastro senza ragione di esistere. [...] Non è possibile, mi ripeto. Ma la donna, l'esplosione, il palazzo in fiamme e cenere, il ricordo di esserci già stato con lui. Ora ho capito, l'ho riconosciuto. Spingo la testa all'indietro, preda di sconforto e di rabbia, la stessa rabbia che ancora mi coglie attivamente mentre scrivo queste parole. Lo vedo, Diario. Lo vedo in pericolo, lo vedo mentre tutto si annienta, lo vedo morire.

Calendule, Diari [x]


PrwrPHH
Le mani solleticavano la parete che aveva saputo raggiungere; avrebbe voluto affidarsi ad una presa diretta, ma più insisteva con la forza fisica e più si accorgeva di come le dita scivolavano sulla superficie grezza. Agli occhi socchiusi, si accorse di essere in difficoltà crescente: spossato, stanco a più non posso, percepiva l'onta del freddo e del caldo, l'uno in contrasto dell'altro, e non c'era né ordine né armonia di vantaggio. Provò a stringersi nel lungo mantello che aveva scelto per quel giorno, e se al ripercuotersi dei brividi parve esserne sollevato, bastò un paio di secondi per sentirne nuovamente un peso insopportabile: era forse un accenno di febbre, la conferma di non essere nel pieno delle forze. Sua madre aveva insistito per restare un'altra settimana in Infermeria, quando gli aveva fatto visita; ma c'era troppo in palio, e Louise Sanchéz non sapeva che una minima parte di tutta la storia. Mentre imponeva alle proprie gambe di non cedere, si passò una mano sulla fronte e si asciugò un'impercettibile velo di sudore; aveva pensato di arrivare al centro del Sobborgo, di lasciarsi andare ad un'analisi più accurata, infine di insistere nei riguardi del palazzo con tutta la pazienza di cui era dotato; aveva creduto, per un attimo, di avere un simile privilegio, e sempre per un breve andare aveva immaginato di esserne autonomo: la Vista si cristallizzava così con prepotenza, senza possibilità di controllo né di compromessi, e Oliver si ritrovava ancora una volta alla sua mercé assoluta. Quando una figura sconosciuta chiamò il suo nome, il Caposcuola non comprese fin da subito da dove provenisse, chi fosse, e in particolare perché fosse lì per lui; l'identità dell'Antimago fu prontamente rivelata, e lentamente Oliver comprese di essere sollevato - per un minimo sentore -, perché le sue parole erano state ascoltate dal Quartier Generale del Ministero, e ne aveva ad ora conferma. Stai bene, sentì chiedersi. Stai bene, ripeté in silenzio. Sollevò il volto di poco, abbandonò di scatto la presa dalla parete e annuì, senza troppe spiegazioni. Il Mago era stato mandato dalla pattuglia che Oliver stesso aveva sperato di ritrovare al Villaggio, in quei giorni; e se da un lato ne fu rassicurato, dall'altro impiegò pochissimo per scoprire il pericolo sempre più crescente di una trama che aveva già vissuto sottopelle, fin nel profondo.
«Non è possibile» fu tutto quello che mormorò. Non fu sicuro di aver parlato ad alta voce, mentre le mani si spingevano repentinamente sulle orecchie; l'esplosione si realizzò in un boato vertiginoso, e Oliver si ritrovò vinto da un lungo fischio, acuto e ronzante. Aveva gli occhi chiusi, ancora una volta, quando Jerkins gli impose di spostarsi. Ma c'era altro, lo sapeva. Se le sue Visioni erano corrette almeno in parte, tutto quello non era che l'inizio; il cuore si strinse in una morsa, mentre spostava lo sguardo lungo le vicinanze. «Mielandia» sussurrò, e poi ripeté il nome del negozio a voce un po' più alta. «Mielandia, è lì che dobbiamo andare.» Strinse i denti, la bocca piegata in una smorfia, mentre la stanchezza si propagava lungo tutto il volto. Se Aiden fosse stato con lui, l'altro avrebbe capito: senza domande, senza spiegazioni, sulla scia di un atto di fiducia. Osservò così l'Antimago con serietà e lentamente cercò la sua mano: nel più semplice, primordiali gesti d'affetto, si instaurava in quell'intento la scelta di non andare via e di credere prima ancora di certezze autentiche. «Fa parte delle mie Visioni, ho bisogno di andare lì. La prego, Jerkins.» Sospirò, mentre l'udito riprendeva il suo controllo e il corpo si piegava all'ennesimo capogiro; chiuse gli occhi e per un attimo sperò di ritrovarsi in balia delle trame in divenire: a dispetto di ogni altra cosa, l'assenza del percuotersi del suo Dono dall'ultima profezia lo destabilizzava più del dovuto. Quando li riaprì, scrutò intensamente il volto dell'altro. «Non la lascerò per un solo istante, lo prometto. Ma dobbiamo andare, e dobbiamo andare adesso.» La donna, la vetrina, il sobborgo. Al solo ricordo, il Veggente tremò da capo a piedi.

riassunto affaticato, spossato e preoccupato, Oliver si accorge di come le sue Visioni nel corso dei mesi precedenti stiano ora prendendo forma; teme per il prosieguo degli eventi e maledice la consapevolezza di non avere più Visioni dall'ultima profezia al ballo estivo. Cerca un equilibrio e sa di dover raggiungere Mielandia, è a Jerkins infatti che pone la richiesta come un atto di fiducia.

inventario bacchetta magica, galeone ES, spilla C.r.e.p.a., specchi comunicanti (Aiden, Sirius), amuleto propiziatorio; sfera di cristallo, tarocchi.

salute 278/278 corpo 248/248 mana 285/285 exp 56

abilità Divinatore, Maridese, Materializzazione
 
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view post Posted on 10/11/2019, 21:53
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Mireen Fiachran

◆ 25 ◆ Sangue BANSHEE ◆ P. Antimago

Quest "di Narcisi e di Fiamme"
Un sospiro di sollievo le sfuggì quando vide il suo Protego materializzarsi e andare ad unirsi a quelli degli altri maghi creando uno scudo argentato sopra di loro, che li salvò dagli ultimi frammenti di vetro dei piani intermedi.
Scorse Maurizio correre dentro l'edificio, e il suo primo impulso fu quello di corrergli dietro per dargli mano forte, ma riconobbe alcuni auror che lo seguirono dubito dopo.
Era in buone mani, poteva restare fuori a soccorrere i feriti con gli altri colleghi o nel caso ci fossero bisogno del suo intervento.
Poteva forse tornare a respirare?
No. Non era finita, non poteva certo esserlo.
Un singolo respiro era stato loro concesso, un piccolo barlume di speranza che l'Inferno fosse finito... ma il Destino, tanto crudele e capriccioso, decidesse di continuare a giocare con le loro vite.
Il 5° piano del palazzo, che sembrava esser miracolosamente resistito all'esplosione dei vetri del 3°, si sgretolò sotto i loro occhi, ma soprattutto sulle loro teste.
Quel momento di pace dove tutto sembrava finito, si spezzò come l'edificio stesso, e paura, dolore e orrore tornarono ad essere l'unico sentimento ad attanagliare i presenti.
Mìreen, aveva provato a fare alcuni passi verso l'ispettore Killian, aveva notato esserci anche Aiden affianco a lui, forse poteva esser più utile se li avesse raggiunti, così da sentir meglio gli ordini e nel caso avessero bisogno di un aiuto più nello specifico... ma una specie di terremoto improvviso quasi la fece cadere e la successiva ultima esplosione con ulteriore pioggia di macerie la colsero di sorpresa.
Detriti appuntiti le volarono affianco ma anche contro, tagliando tessuto e lacerandole la pelle sottostante.
Un grido di dolore le uscì dalla bocca, forse più per lo spavento che per le ferite in sè.
Rapida si girò verso il palazzo e nel vederlo cadere piano per piano come un castello di carte dopo una folata di vento, il suo cervello reagì di rimando.
Cercò di muovere un poco la bacchetta, in modo fluido, e di pronunciare in modo chiaro:


<< Papiliofors! >>

Nella sua mente, provò a concentrarsi sull'immagine di mille e mila farfalle multicolori, di ogni forma e dimensione, ne aveva viste di enormi in un documentario sulla TV babbana, così sperò che vetri, pezzi di mattoni e massi, tutti i detriti che poteva influenzare col suo incantesimo, si trasfigurassero in meravigliose farfalle.

PS: 208/218 PC: 155/163 PM: 181 EXP: 31
◆ codice role Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT


INVENTARIO
Attivo (tasche, mani)
Bacchetta: Legno di noce nero, baffo di troll, polvere di papavero, 11 pollici e 3/4, semi-flessibile.
Distintivo di riconoscimento della P. ANTIMAGO
Spilla del C.R.E.P.A.
Collana con ciondolo "Triquetra" incastonato di pietre preziose e rametti rosmarino e tiglio


Oggetti:

Orecchini di Drago
Consente di avere successo in un’azione e di far fallire l’avversario. Usabile una volta per Quest

Anello Luminoso
Anello che acceca l'avversario per 2 turni, facendo scaturire dalla pietra incastonata in esso, un raggio di luce molto chiaro ed abbagliante.
Sull'anello sono presenti incisioni non ancora decifrate.

Anello del Coraggio
Attacco e Difesa raddoppiati nei confronti di un unico avversario – 2/5 azioni

Anello del Potere
Blocca l'avversario per 2 turni. Utilizzabile solo in Quest.

Polvere Buiopesto Peruviana (dentro tracolla)
Polvere finissima e nera come la pece, proveniente dal Perù, è’ in grado di creare un buio intenso e impenetrabile per la durata di 5 minuti. Ottima in caso di pericolo per una fuga immediata.
Ogni scatola contiene polvere sufficiente per un solo utilizzo.

Caramella d’Illusione (dentro tracolla)
Chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario riconoscere quello vero!

Vestiti&Accessori

Mantello Lepricanico della Disillusione
Realizzato con pelliccia di camaleonte, il Mantello della Disillusione rende una buona, anzi ottima mimetizzazione: se il tuo corpo è ben avvolto in questo tessuto, esso sembrerà donarti l'invisibilità. Se l'esterno del mantello, quando utilizzato, acquisisce il colore di ciò che lo circonda per mimetizzarvi, il suo interno sarà foderato in seta finemente decorata da tanti piccoli quadrifogli verdi.

INCANTESIMI
- QUARTA Classe di Incantesimi (COMPLETA) esclusi i Proibiti
- INCANTESIMI BONUS per "Squadra Antimago"



Post concordato con la squadra Auror-Antimago.
 
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view post Posted on 10/11/2019, 22:02
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Mi vedi? Mi senti Dio?
Cosa sta succedendo in questo luogo? Che diamine sta accadendo qui attorno a noi?
Non riesco più a vedere nulla, sento solo rumori, voci e paura scorrere tra queste vie.
E come pensi che posso fare? Come credi che io possa dare una mano se c’è questo tripudio di strilla, di
vetri, di gente forsennata che scappa?
L’ho avvertito, l’ho sentito, il tremore della mia mano che avida di magia è propensa ad agire a darsi da fare per sbloccare qualcosa, per dare modo a chiunque di vivere.
Che il mio impegno possa cambiare il Mondo? Che il mio sacrificio possa evitare che persone caschino all’incedere del terrore?
Sono strabiliato, senza parole al vedere gli eventi concatenarsi tra di loro e portare in me qualcosa di sconosciuto.
Cosa è? Paura? Terrore? Ansia? Apprensione? Credo sia l’ultima sensazione quella più vicina al mio essere che oramai è smanioso di agire.
Passo tra la folla o meglio, provo a passare tra le persone presenti davanti a me così da crearmi un varco, ma c’è qualcosa che sta arrivando alla mia testa, al mio petto, al mio cuore.
La mano destra va alla tempia mentre cerco di percepire quanto accaduto.
Che la Legilimanzia si fosse espansa in quel modo? Che avesse percepito quanto mi era fino a poco tempo prima impossibile fare?
Cerco di evitare di mettermi in ginocchio perché non voglio, non ce ne è tempo, non ne ho bisogno. Tutto quello che ora mi arreca danno è rimediabile rispetto ai danni che possono essere causati alle persone nei paraggi e a quelli presenti nel palazzo.
Alzo lo sguardo, cerco di arrivare alla mia risposta e finalmente noto che qualcosa di ancora poco identificabile si appresta al colpirci.
Possibile che quel carretto possa essere un attentatore? Possibile che un venditore di fiori potesse fare qualcosa di avventato?
Digrigno i denti, consapevole che il tempo a mia disposizione sta finendo. Ho poco tempo per agire, pochi istanti per fare qualcosa di utile per quelle persone e non posso star troppo a rimuginare sulla correttezza delle mie azioni.
Cerco di spostarmi, di avere la migliore visuale possibile per sfruttare la potenza della mia bacchetta. Lo sento che il legno di Corniolo me lo chiede, che le corde di drago mi implorano di fare quello che io voglio fare.
Provo a gridare a tutti di allontanarsi da me, dal getto che voglio creare, dal dolore che voglio causare.
Non so cosa sta succedendo, chi è quella persona ma ora non mi interessa, ora cerco di pensare che sia qualcuno voglioso di fare di male a noi e il resto è irrilevante.
Provo con tutte le mie forze ad indirizzare la bacchetta dove voglio, proprio lì su quel dannato carretto, su quel folle che non sembra volersi fermare.
Il mio intelletto mi dice che è la cosa migliore da fare, il danno minore in tutta quella storia per evitare che i passanti si facciano del male.
E’ finita.


- Bombàrda -

 
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view post Posted on 10/11/2019, 22:57
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‖ PS: 110/118 ‖ PC: 53/53 ‖ PM: 55/55 ‖ EXP: 4 ‖
Correre nel verso opposto al flusso disordinato delle persone sembrava allontanare la bambina dalla loro meta, piuttosto che avvicinarla; se si consideravano poi le schegge e i detriti che piovevano sulla folla, poteva dirsi un’impresa ancora più impossibile. Miracolosamente riuscirono a raggiungere la destinazione, anche se qualcuno sembrava averle anticipate: un uomo era accovacciato dolcemente vicino alla bambina che fino a poco prima piangeva disperata, le due grosse cicatrici su quel volto non lasciarono dubbi nella mente di Gwen, aveva già visto quella persona e anzi, ci aveva addirittura parlato, seppure il ricordo di quell’incontro la imbarazzava parecchio. Se frugava nei documenti stranamente poco ordinati della sua mente, poteva addirittura risalire ad un nome, ma in quella circostanza le emozioni non lasciavano spazio né tempo per la ricerca di quell’informazione, si limitò ad osservare il giapponese che rassicurava la bambina come avrebbe voluto fare lei. Quel sorriso ed il tono di voce rasserenarono persino la giovane Tassorosso, che fiduciosa spostò lo sguardo verso la compagna: Memory aveva evocato uno scudo, per lei a dir poco perfetto, che fece comparire sul suo volto un sorriso speranzoso. Gli istanti successivi non furono però sufficienti a rilassare i nervi impauriti della Tassorosso e vedere la concasata utilizzare la bacchetta con tanta destrezza le fece subito tornare in mente che la sua era ancora riposta nello zaino.

Una breve riflessione a lei rivolta da parte del giapponese, alla quale non ci fu tempo per confermare o imbarazzarsi dato che entrambi furono distratti da un ragazzo incauto che si muoveva strepitando tra la folla: sembrava diretto proprio verso di loro, ma aveva ovvie difficoltà nel farlo. Mentre Gwen tentava di sfilarsi una bretella dello zaino, così da avere la tasca principale il più accessibile possibile, un rapido pensiero fu rivolto al fatto che, se il ragazzo aveva a che fare con la bambina, bisognava aiutarli a riunirsi, ma le circostanze continuavano ad essere precipitose, sembrava non esserci tempo di fare nulla e avere sotto gli occhi tutto quel caos non aiutava la giovane strega a fare mente locale, non le sembrava permesso neanche di raccogliere le idee, aveva la mente offuscata dalla paura e non si rese subito conto dell’ordine di raccolta intimato dal giapponese, il quale tentò di spostarsi per raggiungere il ragazzo con i riccioli scuri. L’area libera lasciata dalla figura larga dell’uomo rese il corpo esile di Gwen scoperto rispetto agli spintoni della gente e non ci volle molto a farle perdere l’equilibrio. Il dolore procuratole dall’urto con il suolo fu forte abbastanza da farle stringere i denti, ma cercò di non darsi per vinta e si rialzò mettendosi in ginocchio; mentre stringeva saldamente la bretella dello zaino si rese conto di un improvviso cambio dell'acustica della piazza: niente più scoppi e vetri infranti, solo grida e folla urlante e poi lo udì, il boato del palazzo che crollava. Tutti i muscoli della Tassina si irrigidirono prima di rendersi conto che era ancora inginocchiata per terra. Non aveva il coraggio di guardare la causa di ciò che aveva sentito e abbassò lo sguardo; i suoi occhi si posarono sulla tasca aperta dello zaino e quella rapida occhiata bastò per intravedere le forme del suo stimato legno di quercia fra gli altri oggetti accuratamente riposti nella sacca: era la sua ancora di salvezza, l'unica che poteva aiutarla a rialzarsi in quel momento, fu infatti quando finalmente riuscì ad afferrarla che il coraggio tornò a farsi vivo, partendo proprio dalle sue dita e raggiungendo le gambe che improvvisamente sembravano acquisire energia. Aveva imparato ad affidarsi totalmente alla sua bacchetta, considerandola una delle cause di tutti i traguardi raggiunti quel primo anno trascorso ad Hogwarts, certa che con le sue sole capacità non ci sarebbe mai potuta riuscire.
Si rivolse subito a Memory, con il poco coraggio appena riacquisito, quasi certa che di primo impatto, per delle ragazzine di quell’età, non sarebbe stato facile affidarsi ad un volto come quello del giapponese, voleva quindi tranquillizzare la compagna:
«Possiamo fidarci di lui!» le disse mentre faceva cenno di eseguire l’ordine di avvicinarsi ad esso, porgendole la mano libera invitandola a seguirla. Non poteva dire di conoscere a pieno quell’uomo, non era certa di ricordare persino il suo nome e non poteva neanche sapere quali fossero le sue intenzioni, ma da quel poco che aveva percepito non le aveva fatto una cattiva impressione -se mai al contrario- e il modo in cui si era rivolto alla bambina poco prima non aveva che rafforzato tale pensiero positivo. In ogni caso, Gwen non si sarebbe mossa se anche Memory non avesse deciso di seguire il giapponese.
Gwen riconosce il giapponese e apprezza il modo in cui si rivolge alla bambina. Vede Memory eseguire un ottimo incantesimo e pensa di afferrare la sua bacchetta, ma cade tra la folla quando Issho si sposta per andare verso il ragazzo che grida "Priscilla". Riesce a prendere la sua bacchetta dopo il crollo del palazzo e grazie ad essa ottiene indirettamente l'energia per rialzarsi. Prova a tranquillizzare Memory per convincerla a seguire Issho.

Indosso / in mano
Outfit; Bacchetta; sotto la maglietta: Catena della Notte; al polso sinistro: un bracciale con inciso il suo nome (non se ne conosce l'origine né il valore).
Nello zaino
Divisa scolastica ben ripiegata (pronta per il giorno successivo); Occhi di Fenice; borsello con 27 Galeoni.
Conoscenze
Prima classe di incantesimi (completa), Confundo, Evanesco, Expelliarmus, Inversum, Muffliato, Riddikulus, Silencio.
 
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view post Posted on 10/11/2019, 22:59
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Nemo me impune lacessit Nessuno mi aggredisce impunemente.

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Memory MacWood 12 anni - II anno


Dalla Bacchetta scaturì uno scudo di perla che la rincuorò. Ancora una volta aveva riposto la sua fiducia nel proprio Legno e prontamente non l'aveva delusa.
La ragazzina forte dell'energia che scambiava con il Larice, restò concentrata sulla volontà di tenere al riparo i suoi. Anche se tutto intorno era caos, lei non voleva mollare. Assimilava le immagini in modo meccanico. E allo stesso modo registrò l'esortazione di un uomo che la incoraggiò a restare salda nella difesa. Non c'era spazio per le emozioni: Memory a labbra serrate fece cenno di aver compreso e persistette nella propria intenzione.
Mentre la mente era tutta in quel riflesso perlaceo, cercò la compagna poco oltre. La vide parlare con un altro adulto, che s'era avvicinato anch'egli al richiamo spaventato della piccolina. Memory raddoppiò lo sforzo per spostarsi, piano e con attenzione più vicino all'altra Tassina.
Il cuore pulsava insieme al suo scudo e la mente elaborava fugacemente le altre informazioni. D'altro canto il corpo poteva seguire l'istinto senza distrarre troppo il pensiero.
Avvicinandosi ebbe modo di acquisire un nuovo punto di vista e poter associare il nuovo urlo che le era sembrato farsi più imponente in mezzo alla folla. Un nome. Era un nome. E la voce si confondeva tra gli spintoni che sembravano voler allontanare la ricciuta figura dalla sua meta.
Per Memory, in quegli istanti, contavano davvero poco le circostanze e le identità: l'urgenza a cui s'era votata era la difesa e non voleva affatto vacillare. Anche per quel nuovo grido disperato.
D'un tratto sembrò che l'aria si fosse addensata, perché il volume dei suoni si ridusse. Fu un attimo e la coscienza della ragazzina insistette per non pensare a niente se non all'immagine di un Protego ancora integro. Non c'era spazio per pensare.
Poi boati e grida tornarono più dirompenti. Mentre la Terra minava la stabilità con l'improvviso vibrare, tra la folla il suggerimento di affrettarsi per fuggire al sicuro.
Loro non erano al sicuro.
Memory cercò al meglio di piegarsi un po' sulle ginocchia e muoversi piano con il corpo, alla ricerca dell'equilibrio; mentre continuava a sforzarsi di convogliare energie e forze in una protezione efficiente. Sentì però una sensazione nuova provenire dalla caviglia sinistra. Strinse ancor più i denti, non era il momento di lasciar passare il dolore fisico. C'era ben altro dolore da evitare, da prevenire. Non si preoccupò neanche di verificare cosa fosse la causa, adesso contava restare in piedi e concentrata.
In realtà l'udito aveva già cominciato a seguire le indicazioni dell'uomo che era lì con loro. Non poteva permettersi di ragionare e fu inconsciamente grata all'amica che si premurò di rassicurarla.
Quindi a braccio ancora teso, nel tentativo ostinato di non venir meno al dovere che s'era assunta, provò a mantenere ancora saldo il pensiero di proteggere le persone a lei vicine. Annuì a Gwen e, facendo attenzione anche al ragazzo dai neri ricci, che in qualche modo capì essere accolto anche dall'uomo col bastone, cercò di muoversi col resto dell'improbabile gruppetto.





STATS
PS 170/177 | PC 78/78 | PM 88/88 | EXP 16.5
Danni subiti:

Taglio superficiale poco sopra i malleoli della caviglia sinistra, causato dallo sfregamento ad alta velocità di una pietra aguzza, proveniente in volo dal crollo delle mura dell'edificio.

Incantesimi conosciuti:
Prima Classe ~ tutti
Seconda Classe ~ tutti eccetto Orcolevitas / Monstrum
Terza Classe ~ tutti i "normali"
Innati: Acclario, Aparecium, Ardesco, Illegibilus, Lapsus, Luminarium, Manina, Orchideus, Veronesi, Vitreo.

Attivo/borsetta
Bacchetta e monete varie
Anello del Giusto. Caduceo. Bracciocchio.

 
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view post Posted on 29/11/2019, 10:21
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Il Fato

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Armonia, il Naufragio
L'acqua della vasca aveva perso ogni tepore iniziale, il vapore aleggiava lentamente come l'ultimo tra i sopravvissuti e quando prima l'uno e poi l'altro bagnante salirono in superficie, perfino la scintilla di un incanto romantico si era disciolta al pari di una perla di sapone rappreso. Si ritrovarono insieme, a sostegno comune, mentre la calma dei loro corpi veniva a mancare: come un brivido di freddo sulla pelle scoperta, come l'accappatoio troppo distante, come la confusione fra i detriti di un tetto in cedimento. Seguì lo sguardo verso l'alto, la struttura dell'appartamento vibrava di un'onda d'urto che non aveva mai sperimentato fino a quel giorno; di pari passo giunsero le prime voci, le grida tuttora ovattate, e il pericolo scivolò nella stanzetta da bagno come il peggiore tra gli invitati. «Resta vicino.» Il commento in un sussurro, il proprietario del monolocale già guardava tutto intorno; cercava il sentore di origine, l'oltraggio al suo incontro più atteso, e in fretta le pareti rivelavano alla sua attenzione una ragnatela di crepe fin sotto il cemento smacchiato. Si piegò leggermente in avanti, superò la vasca da bagno ancora colma di schiuma e di petali in fiore, e quando l'indice sfiorò il muro frontale, si accorse di come l'increspatura fosse reale a tutti gli effetti.
«Non so cosa diamine stia accadendo, ma dobbiamo andare via.» Colpì con la bacchetta il proprio petto, asciugandosi all'istante e attirando a sé i primi abiti; stava per compiere lo stesso nei riguardi dell'altro ragazzo, quando le sue mani furono strette convulsamente. L'espressione di sorpresa del proprio volto fu immediata e a dispetto del dramma che si stava concretizzando, il Mago perse ogni cognizione alla consapevolezza finale di aver ottenuto un primo gesto spontaneo da parte dell'amante. «Stringimi.» Ascoltò la voce del ragazzo, la bocca si increspò in un sorriso prezioso, e quando i loro corpi si ritrovarono, lasciò che il palazzo cedesse su se stesso pezzo dopo pezzo: perché lui, con il volto poggiato sulla spalla della persona più cara, non chiedeva altro. Mentre il pavimento scuoteva le fondamenta dell'appartamento, i suoi occhi si chiusero delicatamente per un solo lungo andare, e la vista del narciso tatuato sulla pelle del suo ragazzo divenne l'ultimo tra i ricordi più belli.

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Santuario, l'Arcano
Giaceva disteso a terra in una pozza di sangue: la testa reclinata di lato, gli occhi spalancati e fissi sul vuoto, la pelle scottata in più punti. Scomposto, come una bambola di porcellana pienamente infranta, il primo dei tre intrusi annullava se stesso e si lasciava andare lentamente all'oblio più sicuro. A pochi passi indietro, gli altri due Stregoni stringevano le bacchette magiche fino a vedersi le nocche sbiancare; un ampio scudo perlaceo attingeva alle loro energie come autentica barriera e tuttora si chiedevano, agli sguardi comuni, come avessero potuto intaccare in un errore così da principiante. Abbandonarono il corpo dell'amico alle loro spalle, avanzando cautamente. Continuarono in silenzio, il tempo di gridare si era appena dissolto, e il timore di cadere vittime delle trappole di quel misero appartamento pulsava nel petto come la più infida sensazione. L'esplosione delle finestre, il boato di una miccia, il tetto ancor più in alto di tutti loro, ogni cosa diventava meschina nel suo insieme; la confusione, invece, cresceva di pari intensità. Conoscevano Aminia fin dal primo giorno, e già all'incontro di un accordo tenuto in segreto avevano imparato a non sottovalutarlo: più si spostavano nel suo appartamento, più avevano certezza di come quasi ogni angolo tra quelle pareti fosse stato compromesso con protezioni, scudi e insidie magiche. Ovunque era un tappeto di detriti, frammenti di vetro e cera disciolta, e le candele - alcune accese, altre tuttora spente - circondavano ogni più piccolo movimento. Il Mago sulla destra si arrestò improvvisamente e strinse il braccio del vicino; l'ultima stanza di quel luogo avrebbe dovuto mostrare il bagno e quando la serratura scattò all'avvicinarsi della bacchetta dello Stregone, la porta scomparve su se stessa in uno scricchiolio appena percettibile. Al suo posto, una sola imponente parete, a cancellare ogni precedente ingresso.
«Maledetto bastardo.» Il secondo Mago si liberò dalla presa del compagno e sferzò l'aria con la bacchetta. «Reducto»
Il pavimento tremò, il tetto cominciò a cedere a sua volta, e le grida all'esterno - lungo tutto il piano - arrivarono anche in quel punto. Il muro di fronte, come previsto, si sgretolò su se stesso e al suo posto apparve una soglia a condurre ad uno stanzino pari ad un laboratorio. L'odore di cera si consumava alle restanti fiammelle, sembrava di primo acchito fra tutte le sue candele un altare di una religione profana, ma ad un fascio di luce dalla bacchetta dei Maghi fu chiaro ad entrambi che quel posto fosse tutt'altro che una cantina. La cera scivolava in ogni punto, fino a ricoprire lo stesso pavimento. La luce soffusa, al velo leggiadro di incantesimi degli intrusi e dei moccoli tutto intorno, rischiarava un ambiente di per sé sinistro, stretto e sorprendente: scaffali pieni di ogni forma di candela, poca mobilia, un tavolo da lavoro al centro; un baule dai ricami dorati in superficie attirò l'attenzione dei Maghi. Trattennero entrambi il fiato, puntarono la bacchetta verso la struttura, ma si accorsero repentinamente di come fosse loro impossibile attirarla con la magia. «L'abbiamo trovato.»
«A costo di distruggere tutto, quella torna con noi.»
Il primo Mago strofinò con l'indice un anello che aveva alla mano, dopo un'occhiata con il collega. Si affrettarono così verso la scatola. Poco più dietro, nessuno dei due aveva ancora notato un corpo disteso, in penombra: un ragazzo di aspetto giovanissimo, con un abito scuro lungo tutto il corpo, gli occhi chiusi, la mano destra scoperta; sulla stessa, una candela bruciava la sua cera in un folgore stregato.

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Nebbia, il Richiamo
[Maurizio, Trevis, Kim]
Le volute di fumo si propagavano ormai a vista d'occhio, si stringevano l'una all'altra come amanti in dissolutezza e lentamente salivano al soffitto, scivolavano sulle pareti, spiravano ovunque. Era un soffio persistente, dal baluginio biancastro e poi grigio, mentre altri detriti si staccavano lungo le mura e il palazzo invitava insistentemente alla fuga. Maurizio (M) riuscì a teletrasportare se stesso in un punto ben più in alto - e distante - di quanto fosse stato possibile considerare senza l'ausilio della magia: quando rinnovò il proprio equilibrio, scoprì che gli altri due colleghi della pattuglia di Auror e Antimaghi avevano seguito il suo esempio. Alle loro spalle, una parte della parete rovinò su se stessa, spinta da una scossa tanto vivida da scuotere le fondamenta; non era il caso di restare in quel luogo più di quanto non fosse strettamente necessario e mentre il fumo dell'esplosione ripetuta giungeva dai piani superiori ad inondare tutto il pianerottolo raggiunto, i Maghi avrebbero potuto notare di essere ormai in prossimità di nuove porte: la più vicina era già spalancata, affacciava su un salotto tappezzato di fiori dove non sembrava che ci fosse più qualcuno. Sulla sinistra, di lato opposto, un'altra porta era già aperta e un corridoio al buio era tutto quello che si vedeva di primo acchito. Si stagliava infatti una riflessione ancora involontariamente tenuta in disparte rispetto al resto: il palazzo era a tutti gli effetti abitato. Ad un movimento di bacchetta da parte di Trevis (A1), si ripristinò così una migliore visibilità e il fumo cominciò a ritirarsi su se stesso: rivelò i contorni più prossimi dei gradini delle scale al centro esatto della struttura e subito dopo le restanti abitazioni lungo il pianerottolo sulla destra e quello sulla sinistra; tra l'uno e l'altro si contavano ben più di cinque porte, ad occhio e croce, ma sembravano tuttora in silenzio. Il fumo dei piani superiori si stava ancor più ritirando, ben presto la visuale sarebbe stata ottimale, e già dalle scale più in alto si intravedeva una figura piegata su se stessa: il braccio sollevato a copertura di bocca e naso, si vide presto essere un ragazzo piuttosto giovane. Un passo fuori da ogni controllo, il corpo scosso dai colpi di tosse e di scatto rovinò sulle scale, perdendo conoscenza. Quasi come se il fumo avesse ovattato le voci restanti, finalmente i suoni cominciarono a distinguersi al calare dell'esplosione e dei detriti in dissolvenza, e il palazzo cominciò a scuotersi - questa volta - di grida di aiuto: dai piani superiori, perlopiù, si sentivano passi di corsa. Kim (A3) portò lo sguardo verso l'alto e nell'esatto momento un odore acre, asettico e così simile al gas cominciò a scivolare lungo tutto l'ambiente. Dall'ultimo appartamento sulla sinistra di quello stesso piano, invece, un'esplosione attirò immediata attenzione.

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Ofide, il Tradito
[Killian, Aiden, Mìreen, Magalli, Sirius] [tutti]
La cupola intrisa di magia difensiva fu vinta da un ultimo bagliore e lentamente, portandosi all'estremo di ogni potenziale, governò la minaccia peggiore in pioggia dai cieli: le prime macerie si dissolsero come al soffio del vento, i detriti più piccoli scivolarono sull'insieme di scudi fino ad eclissarsi al vuoto, e i blocchi più grandi ne intaccarono la superficie istante dopo istante. Si spezzò in uno scatto fulmineo, e tuttavia così atteso: il peso era eccessivo anche per tutti loro, per l'uno e l'altro Stregone in adempimento costante, e quando l'esplosione parve acquietarsi dalla cima del palazzo frontale, lo stesso discorso non giunse in valore per la folla più in basso. La piazzetta tremò su se stessa, fino alle fondamenta, mentre le pietre cedevano e cozzavano tra di loro, l'una verso l'altra in una corsa frenetica sempre più nitida. I primi sortilegi si adagiarono come soluzioni altrettanto immediate e quando le macerie si arrestarono in cielo (K; A), in parte scomparvero (an3), mutarono in farfalle (L) destinate ad un primo e ultimo volo, altrove scivolarono in una cascata improvvisata (S), finalmente l'ambiente circostante parve trarre sollievo vero e proprio. Le ultime ferite da parte delle macerie non riuscirono a scalfire - sui corpi già scossi dei liberatori - la certezza di aver salvato più di una vita: qualcuno era stato colpito in pieno, altri di poco, in generale i passanti al centro del Villaggio stavano finalmente diminuendo. Il campo improvvisato per feriti sul limitare della piazza, il via vai di fuga veloce, infine il pronto soccorso di molti tra i presenti, i negozi con le porte aperte, tutto continuava a favorire una vera e propria sicurezza. Poco più indietro dal punto in cui la cupola protettiva aveva saputo reggere fino a quel momento, un'ulteriore esplosione attirò l'attenzione dei molti: un carretto veniva divelto su se stesso, i petali di narcisi abbandonati alla rinfusa. Ma prima ancora di poter prendere provvedimenti e cercare di capirvi qualcosa, il palazzo si pose nuovamente in risalto: il fumo si disperdeva sempre più e favoriva una visuale migliore fino ai piani più in alto; tra gli ultimi detriti in caduta, dalle finestre - distrutte o meno che fossero - si affacciarono i primi volti. Apparvero come spiriti abbandonati, perfino da quella distanza già nitidamente pallidi, la paura come filo d'insieme assoluto: si sporgevano oltre, stringevano le mani al davanzale delle loro stesse abitazioni, qualcuno si affacciava perfino più del dovuto.
«Aiuto» gridava il primo.
«Aiutateci, per favore» suggellava il secondo.
«Siamo qui, vi prego.»
Invocavano soccorso immediato, qualcuno già correva verso le scale e qualcuno, intrappolato sui gradini più compromessi, si accorgeva di come la strada principale fosse stata compromessa. La magia avrebbe potuto essere soluzione per tutti loro, ma la paura diveniva costrizione vivida. Il pianto di un bambino, e di un altro, e di un altro ancora; il pianto si disperse come l'anticipo di una tragedia. Ma il palazzo, al suo interno, esigeva controllo: più di una promessa era stata compiuta.

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Pensiero, il Gomitolo
[Daddy, Betterson]
Apparve come una geometria d'incastri, le macchie di colore desertiche, il giallo a rimirare il ricordo di un sole in pieno potere: i narcisi furono i primi a volare dalle braccia del suo venditore, poi toccò alle delie e infine alle fresie più accese; quando il profumo intenso - dolciastro e amaro di pari percezione -pizzicò il naso dell'ambulante lì di corsa, l'ultimo suo pensiero andò ad una bambina dagli occhi dello stesso colore del mare, i boccoli d'oro lucente, la bocca rossa e piena. «Piccola mia» fu tutto quello che salì in gola, e le parole morirono lì, proprio sul nascere. L'esplosione (D) giunse come inaspettata, fuori da ogni controllo - il palazzo, già pensava qualcuno, era da tutt'altra parte. Quando il carretto andò in pezzi, il legno bruciò sotto l'onda d'urto della magia più combattiva e il sangue si propagò a vista lungo il petto del venditore. Perse i sensi, capitombolando al suolo insieme ai suoi fiori, e c'era del sorprendente in quell'ultima scena. Qualcuno nei dintorni ne rimase colpito a sua volta, qualcuno già ferito, mentre rapidamente le voci gridavano al pericolo perfino in quel punto, non troppo distante dalle porte di Zonko. Così si poneva una prima domanda: Daddy aveva agito d'istinto o di riflessione? Si ritrovò al centro di una folla, sotto gli occhi di molti, e quando il primo sortilegio giunse di spalle - come il più meschino tra gli attacchi -, una serie di catene si strinse velocemente alle gambe, al petto e alle braccia, fino a spingerlo a terra. Senza preavviso, senza chiarimenti, la sua azione era stata tanto tempestiva quanto fuori controllo: alla mercé del palazzo compromesso, l'allerta era cresciuta nel giro di pochi istanti. Betterson (A2), infatti, aveva abbandonato di scatto la postazione poco più avanti e puntava tuttora la bacchetta contro il Caposcuola Corvonero.
«Cosa ti prende?» fu tutto quello che chiese, osservando il venditore gravemente ferito. Ma la domanda dell'Auror giunse come da lontano, quasi ad un fil di voce; al suo posto, un tono familiare tra i pensieri del Legilimens. Risultò come un discorso spezzato, in principio: «...distribuire» fu l'unica chiara parola.
«...prima che ci scoprano tutti... entro io... tocca a voi»
Più di una parola avrebbe fatto la differenza. E in effetti, era poi stato così in errore? Oppure c'era più di una spiegazione?
La vocazione attingeva al suo volere, questo da sempre,
mentre le catene strisciavano al petto.

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Carnefice, l'Invocato
[Jolene, Medimaghi, Raves]
La conferma di prendere parte ai salvataggi parve tanto irrisoria quanto passeggera, per l'una e l'altro già all'opera; nella frenesia della fuga in corso, mentre più di un passante si stringeva al vicino e mentre le prime ricerche dei dispersi riprendevano nell'infinita confusione, la coppia di Medimaghi (mx1; mx2) si era già portata oltre, il cenno di assenso della collega era stato sufficiente.
Da parte propria, Jolene (J) aveva saputo trovare una via libera fra le figure che la circondavano e lentamente, sempre più a fatica, avanzava verso la promessa dei campi allestiti sui limitare della piazzetta del Villaggio. La bacchetta si poneva a guida propria e del ferito al suo fianco, ma quando le macerie alle sue spalle violarono in parte la protezione di scudi, apparve chiaro per molti tra i presenti che il più imponente tra i massi avrebbe presto guadagnato nuove vittime. Il blocco di pietra - rettangolare, smussato, una parte di tetto con ogni probabilità - era una lastra così spessa da raggiungere i tre metri di larghezza: ad un attimo dal proprio impatto al suolo, fu involontario - del tutto istintivo - l'azionarsi di un manufatto della stessa Infermiera di Hogwarts. Si realizzò nell'espressione di un sortilegio incauto, in espansione costante, al pari di un reticolo appena percettibile: l'Anello Difensivo agiva di per sé, a sfidare il pericolo prossimo. Il cemento rovinò su se stesso, comprimendosi e ritirandosi fino ad un ultimo scintillio di polvere e detriti. Poco più avanti, Jolene si imbatté a quel punto in un gruppetto di Maghi in camice: il verde chiaro, lo stemma ricucito sulla divisa, le mani velate da guanti, le bacchette impugnate come bisturi: la pattuglia di Medimaghi - tre, quattro, se ne contarono infine sei in tutto per il momento - era infine arrivata.
Una donna poco più avanti (an2) chiamò in fretta.
«Da questa parte, da questa parte, la prego»
Un Medimago seguiva l'Antimago di rientro dal San Mungo - l'ordine dell'Ispettore Resween era stato così ultimato - e ad un cenno rapido cominciò ad occuparsi del ferito trasportato da Jolene: apparve come una scena strana, tutto sommato, fin quando pochi passi più avanti fu chiaro che quel paziente non fosse così grave. La schiera di Medici era alle prese, infatti, con feriti ben più complessi: distesi su brandine improvvisate, ancora al centro della piazzetta, si vedevano due donne, tre uomini e due bambine, tutti privi di sensi. Un velo bianco andò a coprire l'ultima delle due e così il Fato cominciò il conto delle sue vittime. «Serve aiuto!» Il grido di un Medimago incontrò l'attenzione di Jolene. Ai suoi piedi, pezzi di un carretto distrutto; tra le sue braccia, invece, un ragazzo completamente insanguinato, il petto squarciato da un'asta di legno, il corpo in convulsioni continue.

DbEuBXq
Mortifero, il Solo
[Issho, Memory, Gwen]
Priscilla, in tutta risposta alla gentilezza del Mago (I) si strinse con più forza al corpo dell'altro; non piangeva più, il volto era una maschera di terrore e si era spinta con tutta se stessa tra i vestiti del Ministeriale: aveva il respiro difficoltoso, tremava tuttora. Sembrava dire qualcosa, l'una e l'altra parola in ripetizione costante, e quando fu chiaro il discorso che stava compiendo, la sola frase parve stabilizzarsi come un motivetto di una canzone senza fascino.
«Non aprire gli occhi, non aprire gli occhi, non aprire gli occhi» recitava la piccola, e di pari modo premeva il viso sul corpo di Issho. Non aprire gli occhi, così spiegava sempre suo fratello: e se funzionava per il buio, avrebbe potuto valere anche per tutto quello che stava accadendo, ne era convinta. Non aprire gli occhi, diceva.
«Priscilla!»
Un grido, un suono, una voce più forte di ogni detrito, di ogni materia, di ogni esplosione: il sostegno delle due Tassine (G; Y) risultò necessario in quei momenti, e quando il gruppetto si uniformò per raggiungere il più in fretta possibile le tende in sicurezza, il nome della bambina fu chiamato ancora e ancora una volta. Tra la folla, ora che tutti loro si erano spostati maggiormente, si scorgeva un corpo di un giovane disteso tra i passanti. Una donna cercava di tirarlo verso l'alto, ma il ragazzo era fin troppo compromesso per riuscirvi. Aveva allungato così una mano e con le ultime forze - colpito dalle macerie, insanguinato e spossato - attirava attenzione della bambina.
«Priscilla, Priscilla!»
Non aprire gli occhi, ripeteva la bambina. Quando la voce raggiunse anche lei, si staccò di scatto da Issho e si guardò attorno con l'espressione più preoccupata. Aprì gli occhi, questa volta, e ritrovò tra la folla a qualche metro di distanza la figura del ragazzo. «Jamie» gridò a sua volta. Si strinse il vestitino che indossava quel giorno e guardò con insistenza Issho, Memory e Gwen.
«Mio fratello, è mio fratello!»
Non c'era più tempo e si delineava così una scelta evidente: procedere dritti verso i campi allestiti oppure virare di lato, a proprio rischio e pericolo. Il palazzo non era ancora al sicuro.

Andava fatto, si era ripetuta. Non era seguace di nessuno se non di se stessa e il Fato aveva comunicato il suo verdetto già prima dei tempi. Cassandra lo sapeva. Cassandra vedeva. E tanto bastava per rendere meno pesante quel fardello che portava con sé,
a scorticare anima e corpo.

Vestiva di rosso, eccentrica, sibillina, lei che era profanatrice di vite.
Ma le donne non erano innocenti, quelle donne non erano vittime.
E vinte che furono, per Cassandra non ci sarebbe stato motivo di riepilogo, non una revisione dei conti. Avanzò, con gli strascichi di sortilegi e malefici che ancora avvinghiavano la sua esile figura.

Mancava poco, mancava relativamente poco.
Mormorò una formula che si stagliò, netta e dolce, al pari di una litania, mentre le dita della mano destra sfioravano il petto.


Estratto, il Passato



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Corteccia, il Fondamento
[Oliver, Jerkins, Rowena]
L'Antimago (an1) aveva ricevuto un compito ben preciso: proteggere il ragazzo, stare al suo fianco a dispetto di ogni cosa, non perderlo di vista. Il suo Ispettore era stato chiaro e fino a quel momento, mentre il palazzo implodeva nei suoi piani superiori, l'onda d'urto non aveva effettivamente colpito lì dove si ritrovavano: scorgere il Veggente tra la folla non era stato difficile, la pattuglia ne era al corrente e il corso aveva posto i suoi incontri. Alle parole insistenti del ragazzo (O), tuttavia, per Jerkins fu chiaro di dover prendere una decisione da sé, nell'immediato: l'istinto iniziale lo obbligava al controllo assoluto, a porsi come un ostacolo vero e proprio, dirigendosi - come da programma - verso il campo dei feriti; ma c'era una parte di sé che aveva timore e rispetto di un potere che non aveva modo di comprendere e quando si guardò attorno, alla folla in dissolvenza crescente, la risposta di diniego morì in gola. Strinse il braccio del ragazzo e ad un cenno del capo cominciò a camminare in tutt'altra direzione: poco più avanti, il negozio di Mielandia accoglieva l'ultimo dei passanti con uno scampanellio delle porte così atipico in quella situazione. «Stammi vicino, per qualsiasi ragione al mondo. E spiegami meglio.»
C'era un filo da tirare, un altro da stilare, infine l'ultimo da tagliare di netto; un filo superiore, un ordine insistente, l'uno e l'altro a richiamare quanto ormai in corso. Il palazzo, lì vicino, finalmente apparve più silenzioso, le esplosioni erano finite, i crolli pure; raggiunta Mielandia, non c'era altro che una folla affacciata alle vetrine dall'interno, l'uno stretto all'altro. Era un posto sicuro, protetto magicamente, e il signor Ambrosius - il proprietario - ne era al corrente. Il profumo dolce del cioccolato parve altrettanto fuorviante in quei momenti e Jerkins cominciò a guardarsi attorno, come alla ricerca di una spiegazione. Non c'era nulla, tutto sommato, né per l'Antimago né per il Caposcuola. Dalla vetrina, una serie di facce seguì i loro movimenti, qualcuno già chiedeva di aprire le porte per far entrare nuovi passanti alla ricerca di riparo. Mentre una signora si spostava all'interno del locale, un'altra la superava di poco e si portava alle vetrina: capelli lunghi e di un rosso vivido, stretti da una corona di rametti e bacche di tempra vivida; un abito lungo e scarlatto le cingeva la figura minuta, le braccia erano scoperte ad eccezione di qualche bracciale dorato, e quando sollevò lo sguardo sulla coppia di maghi al di fuori del negozietto, la mano destra salì a sfiorare la vetrina.
Li stava aspettando.

«Erecto»
Un colpo di bacchetta, la magia così gonfiava una tenda dopo l'altra, e il campo per i feriti si realizzava sempre più velocemente; le brandine erano ormai di numero sufficiente, i Medimaghi erano già all'opera verso le prime postazioni, e con loro arrivavano in volo anche maghi e streghe colpiti dalle macerie di poco prima. Rowena (R) poteva avanzare liberamente, scivolare tra l'uno e l'altro nei dintorni, la disillusione la rendeva impercettibile - per il momento - nella confusione crescente; tuttora non erano chiare le sue intenzioni, ma se fosse stata alla ricerca o meno di qualcosa, la strada allora era già più solitaria nel suo caso: c'era bisogno di aiuto, lo si vedeva, a maggior ragione con il palazzo tornato stabile sul fondo della piazzetta. Ai suoi piedi, ovunque spingesse lo sguardo nei dintorni più vicini, la Strega avrebbe potuto vedere tanti fiori - perlopiù narcisi gialli - dispersi senza ordine apparente: il passaggio del venditore aveva ottenuto un punto d'arresto poco più avanti. I narcisi erano già stati calpestati più volte e il loro profumo si era disperso all'aria, ma c'era qualcosa che attirava l'attenzione: i petali custodivano una lucentezza tutta propria, erano di un'ocra sempre più intenso e parve per un attimo che brillassero appena.

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[tutti]
Mentre più di un'azione avveniva allo stesso tempo, il palazzo si spegneva su se stesso e tornava ad essere un blocco di terra e cemento; i visitatori del Villaggio si erano ormai quasi tutti ritirati, ne restavano pochi, i feriti continuavano ad essere portati al sicuro. L'aiuto era stato favorito da un intervento tempestivo dei più e c'era del sorprendente per quel minuto gruppetto di soccorritori: se non fosse stato per un olezzo fastidioso, crescente, sempre più forte a pizzicare le narici dei più, ci sarebbe stato quasi da festeggiare. Ma ogni cosa era in divenire, il Futuro intrecciava e liberava le sue trame, infine già scriveva se stesso: chi di dovuto, avrebbe capito; chi aveva ascoltato quelle parole, chi aveva vissuto la Profezia, sapeva. L'odore di gas si propagò in fretta: all'interno del palazzo era sempre più intenso, fuori l'ingresso cominciava appena a percepirsi, sul limitare della piazzetta non era ancora arrivato. Il nastro si riavvolgeva e la terra già insanguinata tremò su se stessa alla scossa di un terremoto senza ragione: l'asfalto cominciò a vibrare fino a rivelarsi nelle sue prime crepe, senza un apparente punto d'origine; alcuni cadevano, altri resistevano, era un terremoto che coinvolgeva l'intera piazzetta, estremo ancor più al suo nodo centrale. Non era possibile, non era previsto. I primi a sprofondare furono i bambini, le mani così piccole scioglievano l'intreccio con quelle degli adulti; seguirono gli altri, il disordine raggiungeva perfino i confini più distanti.
Fino a quanto, sembravano chiedersi.
Non aprire gli occhi, sussurrava qualcuno.

«Prima del fischio del Treno in arrivo, la Cera esigerà il pegno di un patto;
tra le dolcezze del vecchio Sobborgo, ciò che è pagato resterà pagato,
così il solo Edificio dai cinque e più piani sarà preso d'assalto,
di pietra viva sarà profanato, e di cenere a fondo rivestirà i suoi abitanti.

Mappa generale
Risoluzione maggiore (x).
lltsZtO
Le posizioni sono in parte cambiate, i riferimenti restano tuttavia gli stessi: i fiori, i puntini viola come i PNG principali di riferimento, le x rosse come le persone, i triangoli come le tende per feriti, i cerchi come le zone d'azione - in linea generale - e così via. Per qualsiasi dubbio, resto a disposizione. Quanto accaduto dovrebbe essere lineare, che sia la quiete prima della tempesta è da vedere, in ogni caso: [tutti] è il riferimento che attira la lettura comune. @Jolene, al pari di Killian, hai il mio permesso per gestire la coppia di Medimaghi, qualora tu lo ritenga necessario. Tutti gli incanti sono andati a buon fine, nei limiti del possibile: il pericolo delle macerie appare superato.

Mappa palazzo interno
Risoluzione maggiore (x)
gQLlH1p
@Maurizio, insieme alla coppia di Auror sei all'interno del palazzo: la mappa per voi è più indicativa sebbene graficamente opinabile; siete al secondo piano, fumo e detriti si stanno ritirando, ma avete qualcosa (e qualcuno) da fronteggiare. Le x rappresentano gli abitanti che potreste vedere, i rettangolini rossi indicano le porte degli appartamenti, i cerchi gialli al momento sembrano essere solo la fonte del rumore sentito.

Come sempre, qualora abbiate perso delle statistiche, gestite consapevolmente eventuali ferite.
Prossima scadenza: 7 Dicembre, 23.59

Statistiche

Killian (K)
Punti Salute: 210/234
Punti Corpo: 185/201
Punti Mana: 196/196
Exp: 34
Aiden (A)
Punti Salute: 222/242
Punti Corpo: 175/192
Punti Mana: 215/215
Exp: 35
Mìreen (L)
Punti Salute: 200/218
Punti Corpo: 150/163
Punti Mana: 181/181
Exp: 31
Magalli (an3)
Punti Salute: 145/170
Punti Corpo: 125/130
Punti Mana: 130/130
Exp: 30
Betterson (A2)
Punti Salute: 160/180
Punti Corpo: 210/220
Punti Mana: 220/220
Exp: 32
Trevis (A1)
Punti Salute: 140/180
Punti Corpo: 190/220
Punti Mana: 200/220
Exp: 32
Kim (A3)
Punti Salute: 130/160
Punti Corpo: 140/170
Punti Mana: 150/170
Exp: 28
Maurizio (M)
Punti Salute: 215/225
Punti Corpo: 184/194
Punti Mana: 170/183
Exp: 35
Raves (an2)
Punti Salute: 160/170
Punti Corpo: 130/130
Punti Mana: 130/130
Exp: 30
Jolene (J)
Punti Salute: 180/196
Punti Corpo: 135/140
Punti Mana: 156/156
Exp: 27
Medimago1 (mx1)
Punti Salute: 140/170
Punti Corpo: 110/120
Punti Mana: 120/120
Exp: 23
Medimago2 (mx2)
Punti Salute: 150/170
Punti Corpo: 110/120
Punti Mana: 120/120
Exp: 23
Issho (I)
Punti Salute: 180/196
Punti Corpo: 125/132
Punti Mana: 126/126
Exp: 29
Gwen (G)
Punti Salute: 107/118
Punti Corpo: 50/53
Punti Mana: 55/55
Exp: 4
Memory (Y)
Punti Salute: 170/177
Punti Corpo: 70/78
Punti Mana: 88/88
Exp: 16,5
Daddy (D)
Punti Salute: 290/308
Punti Corpo: 250/267
Punti Mana: 270/282
Exp: 72,5
Rowena (R)
Punti Salute: 340/350
Punti Corpo: 351/351
Punti Mana: 363/363
Exp: 49
Jerkins (an1)
Punti Salute: 165/170
Punti Corpo: 130/130
Punti Mana: 130/130
Exp: 30
Oliver (O)
Punti Salute: 270/278
Punti Corpo: 248/248
Punti Mana: 285/285
Exp: 56
Sirius (S)
Punti Salute: 300/325
Punti Corpo: 400/406
Punti Mana: 422/422
Exp: 92
 
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view post Posted on 1/12/2019, 22:30
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isshonome
Dipendente Ministeriale ☯ C.M.I. ☯ 67 anni ☯ Giapponese
PS: 196 ☯ PC: 132 ☯ PM: 126 ☯ EXP: 29


La stringeva come se fosse la cosa più cara della propria vita; l’avvolgeva come se fosse una nipote di chissà quale preziosità; l’accoglieva come se fosse la più fragile e stravolta anima pura in quell'inferno di polvere e macerie. Qualcuno, forse, dall'alto li stava osservando e, metaforicamente, li aiutava a superar l’ardua sfida tonante una sentenza su un caso ancora ignoto e inaspettato. Quanto crudele sapeva essere il mondo? Tanto quanto bastava a consumar le lacrime e le grida di tanti in quella piazza e tanto da poter ridurre l’armonia e la ``magia`` di un posto come Hogsmeade in mera fuliggine. Con l’unico occhio cercava e contava gli sguardi di chi si trovò insieme a lui in quelle circostanze e in quello spiazzo, trovando le due ragazze assieme e vicino. Yokatta! (grazie al cielo). Gli venne istintivamente da esclamare, mezzo tono e rauco, come un genitore che ritrovava i figli… le aveva perse d’occhio durante l’erigere del proprio protego a scanso di ulteriori danni che si, nuovamente, lo presero di svista all'altezza del fianco destro, poco male. Sentiva ronzii nell'aria, mescolate al continuo acclamar disagiato e disperato della gente ancora rimasta in quell'Ade di cemento e mattoni e ai pianti delle prime fallite ricerche o vite spezzate …facciamo un gioco Priscilla. Non sapeva al momento come calmare ulteriormente quella bontà di fanciullina che assiduamente gli si attaccava alle vesti, spingendo forte con la testa e auto-motivandosi a non veder la fallimentare opera dell’uomo che sa viver e far male, mantenendo gli occhi chiusi. Il primo ch- PRISCILLA!!! Tornò alla mente e all'udito la figura del ragazzo stramazzante al suolo; era stato così rapido il susseguirsi dei fatti che Issho non ebbe modo di focalizzare la figura del giovane che istanti prima camminava e si trascinava fra le fughe di altri passanti. Si voltò come se avesse visto il diavolo, alla ricerca del volto esasperato che chiamava la protetta bambina. Ai successivi richiami, aguzzando la vista dell’occhio sinistro, trovò la fonte dell’urlo. Non poteva affermare che fosse la stessa persona di poc’anzi, essendo in quel momento disteso al suolo e non essendosi ancora del tutto diradata la cappa di polvere, tuttavia osservava un’altra donna che stava cercando di soccorrerlo probabilmente, aiutandolo ad alzarsi senza successo…era messo evidentemente male quell'uomo, compromesso al punto tale da doversi lasciare andare tra un momento e l’altro. Incerto sul da farsi, sul cosa dare la priorità tra una bambina indifesa con due giovani streghe e un sofferente e bisognoso uomo nei pressi di un palazzo fatiscente e in potenza Tomba di una moltitudine di corpi. Fu la più piccola a dettare la sua priorità, rendendo noto al gruppetto improvvisato e molto fortunato che il tipo accasciato a terra era suo fratello. Visibilmente preoccupata, la bambina sembrava pregare, supplicare con una certa compostezza, ritrovata il più possibile per quella situazione, di andare a salvarlo e ricondurlo da lei. La situazione era critica: Come poteva Issho voltarsi dall'altra parte, in quel momento, per portar in salvo la bambina che già aveva perso la mamma, sparita chissà dove, e che avrebbe assistito con certezza alla disfatta del fratello? Come si sarebbe potuto guardare allo specchio dopo simili scelte che delle volte ti mettevano al disopra di un dio col potere di decider la vita o la morte di una persona? Non era nello spirito dell’orientale che di tutta la vita fece il motivo del dover aiutare la dove si poteva aiutare. Nulla, in quel frangente, lo metteva in condizioni di non poterlo fare e, dunque, era chiamato a svolgere anche un possibile sacrificio, se era per il bene dei più giovani: era il suo lavoro come rappresentate di un’istituzione che doveva salvaguardare la salute dei cittadini; era il suo senso di onore e rispetto ed era la sua chiamata del momento, aumentata in convinzione dalla stessa bambina che la chiedeva. Non c’era tempo per tante chiacchiere… il tempo di una lesta analisi e di squadrare quel corpicino che aveva espresso un desiderio con un solo dire ``è mio fratello`` per poi posare possibilmente lo sguardo sulle due ragazze. Dovete portare la bambina lontano da qui. Il signore di prima parlava di un campo medico allestito ai limiti della piazza. Andate tutte e tre lì e mandate appena possibile una squadra soccorso da questa parte. Non badò tanto al tono quando si rivolse alle due possibili studentesse, non era il momento. Andava scandita e concretizzata la difficoltà della situazione e non era per nulla un gioco quello che si stava consumando in quei minuti. Un ultimo sospiro lesto verso le due ragazze, terminando di proferire: La lascio nelle vostre sagge;Dopo aspettateci al campo... per favore. Non sapeva in che altro modo raccomandarsi, se non con un sorriso forzato ma dalle mille parole atte a non aumentare ulteriormente la tensione ma, al contrario, a mozzarla, invocando senso di responsabilità'. Voltò le spalle e cercò subito dopo di dirigersi dal ragazzo a terra; avrebbe fatto a malapena qualche metro prima di cadere sul ginocchio in seguito a un anomalo terremoto, diverso dai precedenti finora provati: portatore di crepe, di ulteriori gemiti e … morte. Il terreno sembrava franare sotto ai piedi, come se volesse inghiottire chiunque vi fosse nei limiti, per punire così buoni e cattivi nel modo più neutrale e naturale che la natura conosca. Il bastone perso sarebbe tornato utile in quel momento, ma la forza di volontà era il suo nutrimento per la salvezza propria e di quella del fratello di Priscilla. Avrebbe cercato di mettersi in piedi e anche se non fosse riuscito avrebbe tentato di avvicinare il ragazzo a gattoni… aveva bisogno di cure e riparo e la donna da sola non poteva farcela da sola, non dopo quell'ultimo cataclisma. Ancora lo sguardo attento, di chi cerca le mine in un campo sconosciuto per attenzionar a non metter il piede in una voragine che si sarebbe potuta palesare dal nulla… solo se fosse riuscito a raggiunger il suo obiettivo avrebbe cercato di calmarlo con aria frettolosa e di chi si aspetta l'apoteosi del cataclisma in atto: Ti chiami Jamie giusto? La sorellina sta bene, andiamo a raggiungerla. A quel punto avrebbe potuto cercare solo di sollevare il ragazzo da terra, anche con la forza della donna se fosse rimasta ancora lì, per trascinarselo di peso lontano dalle ulteriori macerie e tenendo sempre la bacchetta ben stretta alla mano per possibili imprevisti dall'alto o, adesso, da terra. Il mondo sembrava chiedere ancora sacrifici e il Giapponese non era pronto a offrirli sul piatto d’argento… un leggero olezzo sarebbe soggiunto in tutto quel divenire di cose inaspettate, simil al puzzo di gas ma, Issho, non avrebbe saputo soffermarsi sul perché o sul come… non era nella situazione per farlo. Forza, in piedi. Avrebbe in ultimo detto, aiutandosi con le parole al possibile salvataggio.

simbolo2issho




Statistiche:
PS: 180/196 ☯ PC: 125 ☯ PM: 126 ☯ EXP: 29

Inventario Attivo:
Bastone, Bacchetta,Guanti dell'eroe caduto, Giaccone in pelle di Erumpent , Sovrapantaloni in pelle, Cintura samurai, Calzature degli elfi



Riassunto:
Issho, per il momento in salvo con la bambina e le due ragazze, calma ulteriormente la bambina e si accorge del tizio in lontananza che chiama il nome di Priscilla. La bambina si stacca da lui e dice che e’ suo fratello. Chiede, dunque, alle ragazze di scortare la bambina al campo medico mentre lui tenta di raggiunger il fratello piu’ distante. SI fa male cadendo durante il terremoto. Se riesce a raggiungerlo, cerca di alzarlo (possibilmente con la donna png nei pressi se ancora presente) e trascinarlo di peso verso un posto piu’ sicuro.

 
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118 replies since 8/9/2019, 21:55   4869 views
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