Giungerà di nuovo Natale, privata

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view post Posted on 22/9/2019, 16:06
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Ho preferito ambientare (in accordo con la cara Miss Effe.♥) questa role all’inverno dell’anno scorso, il primo anno di Gwen ad Hogwarts, dopo il Ballo della Fenice, con la vittoria dei Grifi e la stanza dello specchio; in particolare è la prima volta che Gwen sceglie di non tornare all’orfanotrofio per le vacanze di Natale.

Attendiamo un mod per confermare il nostro ingresso nella pista di pattinaggio sul ghiaccio (e relativo aggiornamento del conto-10F!)
Solo un appunto: entreremo separatamente, i nostri pg ancora non si conoscono :caffè:

PS: potrei avere il titolo in questo colore #0086b3 ? E grazie! :flower:

E
ra una fresca giornata di dicembre, la maggior parte degli studenti era tornata a casa per le vacanze di Natale e la giovane Tassorosso era stata tentata moltissimo dal voler tornare all’orfanotrofio, per partecipare al tradizionale allestimento dell’albero, con tutte le giornate di creazione delle decorazioni inerenti. Gli istitutori si davano un gran da fare per tenere tutti i bambini impegnati fisicamente ma, soprattutto, mentalmente, allontanandoli dai tipici pensieri che quella festa comportava e preparando queste attività ricreative, era l’unico periodo dell’anno in cui le organizzavano, in fondo era Natale. Ad ogni classe fornivano il materiale per creare decorazioni da spargere per tutto l’istituto. I bambini più piccoli si divertivano un mondo, con la carta costruivano fiocchi di neve asimmetrici e di colori stravaganti, con i colori a tempera riempivano le palline di polistirolo facendo contrasti assurdi, mentre i più grandi si facevano stupidi scherzi a vicenda, attaccando qualsiasi cosa nei posti più impensabili; ma tutti sorridevano, tutti erano felici. In fondo era Natale.

Tornare all’orfanotrofio, però, significava anche tornare ad essere Susan, la bambina abbandonata da un padre spaventoso. Gwen era molto più avvincente, energica, allegra e in qualche modo anche affascinante; essere lei le dava molte più soddisfazioni, aveva ancora tante esperienze da fare e cose da scoprire; non come Susan, che ormai aveva già trovato quasi tutti i posti più nascosti dell’orfanotrofio, che non riusciva a rimanere legata ad un’amica più a lungo di un anno, quella su cui avevano sempre tutti qualcosa da ridire. Se proprio dobbiamo parlare di tutto, bisogna ammettere che si era davvero stufata di essere Susan, di dover rispettare le regole
-o evitare di essere scoperta ad infrangerle- per non subire punizioni o turni di lavoro raddoppiati, di dover aiutare con le raccolte o con il bestiame perché “altrimenti cosa ci preparerebbe la cuoca Iona?”. Non sopportava più di dover entrare nel recinto con quelle orribili galline a recuperare le uova, rischiando pure di venire beccata da quelle dispettose, o forse solo amorevoli per la propria progenie; e non sopportava più anche di dover pulire e lavare la sporcizia di tutti quelli che non erano in grado di tenere le cose in ordine come le teneva lei.
Seguire le lezioni di Incantesimi, preparare Pozioni, ascoltare le storie di Peverell, erano tutte attività molto più piacevoli, forse difficili, ma sicuramente più interessanti. Perché sarebbe dovuta tornare?
Q
uindi eccola qui, una giornata di dicembre ormai inoltrata, alla fine dell’ennesimo turno da Himiko’s. Sarebbe dovuta rientrare ad Hogwarts, ma aveva ancora un po’ di tempo, con questo freddo il locale non si era mai del tutto riempito ed i pochi clienti che avevano avuto il coraggio di uscire di casa si erano trattenuti lo stretto indispensabile, quindi il cuoco l’aveva delegata con qualche ora di anticipo; in fondo stava arrivando il Natale.
Aveva una meta ben precisa in mente, di quel periodo se ne parlava spesso: la pista di pattinaggio sul ghiaccio. A quanto pare c’era un incantesimo che la rendeva utilizzabile anche durante i periodi estivi, ma non c’era dubbio che l’inverno fosse la stagione ideale per recarvisi ed era ovvio che fossero aumentati i discorsi a riguardo. Come non poteva Gwen, la curiosa studentessa di Hogwarts, provare ad andare a pattinare?
La pista era magnifica, circondata da alberi e con delle fontane vicino ai cespugli, aveva l’eleganza tipica del mondo magico, quella che incanta con tutte le cose straordinarie in grado di creare e, prevedibilmente, Gwen rimase totalmente affascinata da quel posto, camminava lentamente verso la casupola dove supponeva di poter noleggiare dei pattini, mentre si guardava intorno con gli occhi luccicanti, un po' anche per il riflesso del ghiaccio della pista. Dietro il bancone in legno c'erano due ragazze identiche, come fatte da uno stampino, nel vederle la ragazzina schiuse la bocca incredula, senza però smettere di sorridere. Chiese cortesemente informazioni e si fece dare un paio di pattini da ghiaccio normali, anche se era la prima volta non aveva intenzione di utilizzare incantesimi per restare in piedi, preferiva riuscirci con le sue sole forze. Nel caso in cui le avessero proposto qualcos'altro avrebbe gentilmente rifiutato, ansiosa di entrare in pista.
 
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view post Posted on 23/9/2019, 19:29
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Era una gelida serata di dicembre, Natale era alle porte e io stavo finendo di acquistare gli ultimi regali. Più tardi sarei dovuta andare a pattinare con la mia migliore amica Emily, ma all'ultimo momento mi diede buca. Passai davanti ad una vetrina dove vi era esposto un maglioncino di lana verde con una renna dal naso rosso ricamata. Quest'anno avevo deciso di fare a Carlos un regalo scherzoso, così non appena vidi quel maglioncino, pensai che fosse perfetto per lui ed entrai in negozio per comprarlo.

Buonasera! Esclami una volta dentro. Vorrei avere quel maglioncino esposto in vetrina. Comunicai alla commessa dopo che si avvicinò sorridendo, chiedendomi cosa potesse fare per me.
La commessa iniziò ad impacchettare il maglioncino destinato a Elliot e mentre provai ad immaginare la faccia che avrebbe fatto nel vederla, venni interrotta da una voce che aimè conoscevo benissimo nonostante non la sentissi da anni.

Guarda un po' chi si rivede dopo... Quanti anni sono passati?

Avvertii un'improvvisa morsa allo stomaco che mi strinse ancora di più quando mi voltai e mi ritrovai davanti Zayn. Zayn è stato il mio primo amore, anzi, direi l'unico. Ero al terzo anno lui invece era all'ultimo. Nonostante avesse qualche anno più di me e appartenesse ad un'altra casata, ovvero serpeverde... Me ne innamorai follemente. Era il ragazzo più affascinante, carismatico e intelligente di tutta Hogwarts. Ne prima, tantomeno dopo di lui, un ragazzo aveva mai posato le sue labbra sulle mie, ne dormito nel mio stesso letto; e questo non perché non riuscissi a dimenticarlo, ma perché mai nessuno è stato alla sua altezza fino ad'ora. Questo però non significava che provavo ancora sentimenti per lui.

*Certo, come no. A chi vuoi darla a bere?* Disse la mia immaginaria e fastidiosa voce interiore che tutti chiamano coscienza.

Non lo so. Non ho mai portato il conto. Ammisi con un tono di acidità cercando di sembrare calma. Non volevo che si accorgesse di avere il potere di mettermi a disagio dopo tutto questo tempo.

Ti trovo bene. Sentenziò con un'espressione che mi fece venire voglia di prenderlo a schiaffi e saltargli addosso per baciarlo contemporaneamente. Scossi la testa come se fosse servito a mandare via quel pensiero.

Grazie. Anche io ti trovo bene.

*Molto più che bene!* ammisi a me stessa.

In quel momento fece capolino dal colletto del mio cappotto, Harry; il mio Asticello.

Oh, che carino! Disse Zayn guardandolo con i suoi occhi scuri.

Harry lo scrutò prima per qualche secondo e poi gli dedicò una sonora pernacchia.

Harry, non si fa! Esclamai. Non credo che ti trovi simpatico. Dissi poi, rivolta a Zayn.

Esilarante. Credo che nemmeno la sua dolce padroncina mi trovi simpatico. Ho questa strana sensazione. Ammiccò.

A quel punto la commessa ci interruppe per fortuna, e mi consegnò il pacchetto incartato alla perfezione.

Beh, ci si vede in giro... Mormorò mentre io ero intenta a pagare il maglioncino.
Si allontanò prima che riuscissi a rispondergli. Lo osservai allontanarsi e uscire dal negozio avvertendo una strana tristezza nel cuore. Averlo di nuovo davanti agli occhi, riaprì vecchie ferite che credevo si fossero cicatrizzate da tempo.

Uscii dal negozio, avevo bisogno di distrarmi così mi incamminai verso la pista di pattinaggio.

Ci sarei andata da sola.

Una volta arrivata alla pista mi guardai intorno. Non era cambiata per niente dall'ultima volta: gli alberi, le fontane, i cespugli erano sempre lì.
Ricordai che nemmeno la prima volta mi colpì più di tanto. E' difficile lasciarmi senza parole, però fu molto divertente pattinare. Mi scappò un sorriso ripensando alle cadute che presi quella sera e mi diressi verso il bancone con l'intento di noleggiare un paio di pattini.

©Jolene



Edited by Miss Fortune - 16/4/2020, 23:53
 
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Le lanterne oscillavano nel blu intenso del cielo. I fiocchi di neve si posavano sui loro tettucci, ma si scioglievano subito, senza lasciar traccia del loro passaggio. Qualche fatina infreddolita roteava sopra di esse, spiccando il volo in una danza fatta di ali tremanti scandita da leggeri e acuti starnuti.
I clienti della pista di pattinaggio era sempre i soliti quattro gatti. Qualche coppia che la trovava particolarmente romantica da passarci buona parte dei loro fine settimana, qualche tata coi bambini amanti delle ripetizioni e, ovviamente e senza eccezioni, i pattinatori, gli appassionati del genere che si lanciavano in corse sfrenate con tanto di piroette. Un applauso dei passanti e poi via, ancora un giro.
Le due gemelle non erano stanche di quella vita, nonostante l'apparente monotonia. Era il loro mondo, la loro di passione. E non si trattava di pattinare - per carità, l'ultima volta che Dany ci aveva tentato aveva dovuto passare un'intera settimana al San Mungo per farsi sfilare un incantesimo di congelamento dalla milza - ma di osservare le persone: erano il segreto del loro sorriso.
Osservavano dalla loro piccola edicola, una finestra di legno sull'intera pista. Osservavano i loro gesti, la loro goffaggine nei movimenti, l'espressione di chi cade e poi ricade ma si vuole rialzare e compiere un giro di pista per forza fino allo scadere della loro ora, e anche quella di chi si aiuta a vicenda tenendosi la mano ogni volta che si ritrovava a pancia in giù. Era o non era un sogno? Era o non era un'immensa fonte di ispirazione?

«Ne sei sicura?»
«Sicura, sicura, sicura?»
«Sicurissimissimissima?»


Le due gemelle osservavano Gwen con aria preoccupata. Era così piccola, così tenera, perché rischiare di farsi male con dei semplici e pericolosissimi e taglientissimi pattini babbani?

«Sta attenta alle fatine però.»
«Oh, sì sì. Le fatine! Sono cattivissime!»
«Dispettosissime!»
«Ti tratteranno come un Lobalug senza la sua sacca di veleno!»
«Solo se cadi però.»
«Sì, sì, solo se cadi!»


Insomma, Gwen si sarebbe dovuta sentire tranquillizzata, al sicuro da possibili figuracce e derisioni - l'ambiente artistico è sempre una gran noia.

«Sono dieci falci!» dissero insieme.


Quando Cordelia si avvicinò all'edicoletta delle gemelle, entrambe erano indaffarate a tener sotto controllo Gwen per capire un po' che intenzione avesse con quei pattini babbani. Magari lei aveva dimestichezza con quegli oggettini. Forse era una mezzosangue. O una nata babbana.

«Oh, oh eccoci!»
«Oh, sì! Ci siamo!»

Accorsero subito al banco per dare il bigliettino a Cordelia.

«Dieci falci per l'ingresso...»
«... e serviti pure con tutti gli accessori che vuoi!»
«Buona pattinata!»




Scuscusucusucuscusssss il ritarddddddddddddddddddddddd!

Continuate pure, io vi spiosissimo! :ph34r:

Agg.
 
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view post Posted on 13/10/2019, 15:47
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Mille grazie KC :wub:

A
scoltare quelle due gemelle parlare l’una dietro l’altra riempì Gwen di altro buonumore, più di quanto ne avesse già avuto ad inizio giornata; continuava a confermare con evidenti sì, sia visivi muovendo il capo, sia sonori pronunciando conferme l’una dietro l’altra, «Sì!»
«Sono sicurissima!»
«Certo!»

Come se in realtà stesse rispondendo a molteplici persone diverse, anziché due sole gemelle. L’accoglienza le fece subito pensare che ci sarebbe tornata, avrebbe portato qualcuno per condividere tale piacere. Una volta imparato a pattinare!

In fretta e furia, con l’ansia mista al desiderio di provare qualcosa di nuovo, si allacciò gli stivaletti dei pattini e barcollando si diresse all’ingresso della pista: tutto quel ghiaccio le riportava alla mente i ricordi tra le stoviglie delle cucine in orfanotrofio, i giochi con cui si divertiva da sola ed i relativi rimproveri di essere in un luogo dove non doveva essere. Ancora una volta si ritrovò a tornare tra i ricordi di Susan, persistenti come tarli del legno e difficili da mandare via; tentò di scacciare quegli insetti scuotendo la testa, poi fece un bel respiro per darsi coraggio e fare il fatidico passo che avrebbe avvicinato il metallo dei pattini al ghiaccio della pista.
Insicuro, lo stivale toccò il suolo e non accadde nulla, quindi più sicuro l’altro stivale si avvicinò al compagno e di nuovo non accadde nulla, era stato facile! Ma adesso?
Si guardò intorno per capire i movimenti da effettuare per riuscire a spostarsi da lì e si rese conto che un ragazzino la stava indicando, mentre alcune fatine le si stavano avvicinando emettendo striduli fastidiosi. Non diede peso a nulla e tentò di fare strisciare la lama del pattino, prima una e poi l’altra sempre più in fretta, miracolosamente iniziò a muoversi, anche se forse i suoi movimenti erano troppo impacciati; il resto dei pattinatori sembrava cavarsela molto meglio, che avessero tutti i pattini semprinpiedi? E non fece in tempo a chiederselo che qualcosa andò storto, si ritrovò a gelarsi il sedere e soprattutto le mani, che ritrasse subito dal ghiaccio e se le portò vicino alla bocca per riscaldarle.
*Cavolo che botta* pensò, mentre con lo sguardo si accertava che nessuno l’avesse vista. Per fortuna era ancora vicino al bordo della pista e riuscì ad alzarsi senza troppe difficoltà, ma quando tornò a guardarsi intorno lo stesso ragazzino di poco prima stava ridendo insieme ad uno più grande. Gwen prese un altro respiro e tentò di nuovo, cercando di ignorare qualsiasi pensiero che giustificasse la risata dei due ragazzi, *non stanno ridendo di te. Non stanno ridendo di te.* La voglia di riuscire nell'impresa era ancora ad alti livelli e una semplice caduta non l'avrebbe di certo scoraggiata, neppure quelle fatine moleste sarebbero riuscite a farla demordere, pensava che sicuramente anche qualcun altro aveva constatato la solidità del ghiaccio, non era mica facile anzi, era giustificabile, d'altronde si aspettava già che qualche volta sarebbe caduta e si era imposta di non arrendersi, Gwen aveva imparato a non farlo.
P
iù rimaneva vicina al bordo e più cadeva o rischiava di perdere l'equilibrio, la staccionata ormai era la sua unica ancora di salvezza, mentre le mani avevano perso qualsiasi sensibilità e per questo cominciò a rimproverarsi di non aver chiesto anche un paio di guanti alle due gemelle. Esausta decise di fermarsi un attimo, forse i suoi pattini erano difettosi?
«Sei stanca di cadere?» Una voce maschile si fece sentire alle sue spalle, «Oppure è troppo freddo il ghiaccio?», con tanto di risata derisoria. Gwen si voltò a guardare il ragazzino che poco prima stava ridendo con il suo compagno e che, a quanto pare, non aveva ancora smesso di farlo. Non sapeva cosa rispondere e decise di sorridergli prendendosi in giro anche lei, come faceva spesso per evitare di starci troppo male: «Faccio una pausa e riprendo tra poco!» Ma in tutta risposta i due iniziarono a ridere ancora più sonoramente, «Si vede lontano un miglio che non sei una purosangue, potevi usare i sempreimpiedi per imparare a pattinare.»
«Quelli come voi sono stupidi»
disse poi l’altro con aria disgustata. A quel punto Gwen non sapeva come rispondere, era la prima volta che veniva etichettata in quel modo e non aveva idea di cosa dire né di cosa fare. Possibile che fosse davvero così impossibile che babbani e maghi andassero d'accordo? Rimase spaventata ad osservare i due, mentre tendeva a nascondere sempre più il volto nella sciarpa.
 
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view post Posted on 13/10/2019, 19:12
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Dopo aver ricevuto il biglietto dalle due gemelle che lavoravano lì, entrai e mi attrezzai per bene. Avrei potuto usare i sempreinpiedi per pattinare ma, a me non piaceva rendermi le cose facili, così optai anche questa volta per dei pattini normalissimi da babbani. Inizia a pattinare, non era la prima volta che lo facevo, ma non ero sicuramente un'esperta così un paio di volte rischiai di scivolare riuscendo a rimettermi in equilibrio, per fortuna.
Sentii qualcuno ridere e pensai che stessero ridendo per la mia "quasi scivolata", ma mi accorsi che stavano ridendo per qualcun altro. Una ragazzina magra con i capelli scuri continuava a rimettersi in piedi per ritrovarsi nuovamente di sedere sul ghiaccio poco dopo istanti. Vidi quei due tizi che sghignazzavano, avvicinarsi a lei, sicuramente per prenderla in giro. Il mio istinto da crocerossina si attivó immediatamente e mi avviai anch'io verso di loro.

Le diedero della stupida perché stava usando dei pattini babbani e poi scoppiarono a ridere in una fragorosa risata.

La ragazzina rispose sarcasticamente alle loro battutacce, cercando di mascherare il suo evidente disagio.

C'erano parecchie cose che odiavo nel mondo. Il maschilismo, l'inquinamento, il maltrattamento degli animali... Una lista infinita... e la discriminazione che avevano molti purosangue nei confronti dei babbani o mezzibabbani, faceva senz'altro parte di questa. La parola "mezzosangue" se pronunciata in mia presenza, soprattutto se nei confronti di qualcuno apparentemente indifeso, innescava in me una bomba che non si poteva disinnescare nemmeno con l'aiuto della magia di Merlino.

Ormai li avevo raggiunti già da un po' e mi ero tenuta a un paio di metri dalla ragazza, che dandomi le spalle, probabilmente non mi aveva notata.

Tu che cosa stai guardando da prima? Perché non ti fai gli affari tuoi, biondina? Disse coraggiosamente uno dei due. Quasi mi dispiaceva per loro, ignari di che tipo di ragazza avessero incontrato e provocato.

Prima di farmi due risate... iniziai a dire dopo essermi schiarita la voce Ci tenevo a dirvi, anche se sembrate così ottusi da non capire nulla, che gli stupidi qui siete voi due. Ed è proprio per questo che usate i sempreinpiedi per restare in equilibrio. Scommetto che non siete nemmeno in grado di restare in piedi da scalzi. Sentenziai pacatamente. Harry era sulla mia spalla e sicuramente poteva avvertire la mia tensione dovuta alla rabbia, nonostante stessi cercando di sembrare calma.

Cos'hai detto brutta scema!? Esclamò uno dei due venendo verso di me.

Frenonectio! Esclamai dopo avergli puntato contro la mia bacchetta. Dopodiché l'idiota cadde disteso a terra con i lacci dei pattini allacciati fra loro. Il mio piccolo Harry gli fece una pernacchia per aggiunta.

Come hai osato fare questo al mio amico!? Ebbe il coraggio di chiedere l'altro idiota mentre il suo amico si lamentava per i dolori della recente caduta, steso sul ghiaccio come un sacco di patate.

Fornunculus! Scagliai, contro di lui, facendo crescere grosse orribili bolle sul suo viso già bruttino. Che orrore! Io e Harry facemmo entrambi una smorfia. A te è andata peggio del tuo amico steso sul ghiaccio, direi.

Abbastanza soddisfatta mi voltai verso la ragazza che quei due stavano prendendo in giro e mi resi conto che era ancora umidiccia per le cadute prese sul ghiaccio. Indirizzai la mia bacchetta verso di lei... Arefacio! Dissi con dolcezza, asciugandole il cappotto e i pantaloni. Dopodiché le porsi la mia mano.

Io sono Cordelia. Spero di non averti dato una brutta impressione. Solitamente non sono così aggressiva. La informai mentre il piagnucolio dei due malcapitati, facevano da un'esilarante colonna sonora.

©Jolene



Edited by Miss Fortune - 29/2/2020, 10:34
 
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L
a testolina della ragazzina era ormai per metà nascosta dalla sua sciarpa e mentre uno dei due presenti poco gentili rideva, l’altro sembrava essersi distratto da qualcos'altro alle sue spalle. Gwen non ebbe il coraggio di voltarsi, soprattutto per non rischiare di cadere nuovamente, ma le circostanze le si palesarono in fretta: un singolare, forse anche spaventoso, battibecco si concluse con uno dei due ragazzini che cadde ai suoi piedi. Gwen si spostò subito verso la staccionata, in modo da poter guardare tutti i volti dei presenti e capire cosa stesse succedendo, credendosi più sicura aggrappandosi ad essa; quando vide la furia -oltre che la destrezza, bisogna ammetterlo- con la quale quella ragazza scagliava incantesimi, si sarebbe potuto dire che avrebbe preferito essere una tartaruga.
I due furono evidentemente troppo lenti ad estrarre le loro bacchette, probabilmente anche spaventati dalle abilità delle ragazza e come ogni buon disturbatore che si rispetti, una volta umiliati non osarono rispondere con la stessa moneta. Il primo per i dolori della caduta si lamentava uscendo dalla pista, il secondo nascondeva il volto tra le mani per la vergogna, intanto il resto dei pattinatori era diviso in schiere: chi rideva per le stranezze appena viste, chi si scandalizzava e chi invece, disinteressato, ignorava del tutto la situazione. Gwen invece, continuando ancora ad essere una tartaruga, aveva gli occhi sgranati, totalmente inconsapevole di cosa avrebbe dovuto trarre da quegli avvenimenti, praticamente incredula di cosa aveva appena visto.
Le sue labbra erano coperte, ma non potevano essere più serrate di così; a denti stretti seguì i movimenti della ragazza che l’aveva, apparentemente, salvata e che le si avvicinava con uno strano esserino verde che le spuntava da una spalla. Quando puntò la bacchetta anche verso di lei, gli occhi della giovane Tassorosso si chiusero, aspettando chissà quale altra vendetta, ma percepì solo una piacevole sensazione di calore e si ritrovò con i vestiti asciutti e morbidi. La testolina della tartaruga si alzò piano, più sicura dell’ambiente creatosi e dopo una rapida controllata ai vestiti, spostò lo sguardo verso la mano della ragazza e poi verso il suo volto, si stava presentando. Ancora un poco turbata Gwen fece un respiro ed allungò la mano in risposta, incerta se sorridere o meno.
«Io sono... Gwen» Il suono della sua voce fu prima basso e lento, poi crebbe più deciso e forte, «Ti ringrazio per gli abiti.» Fece una brevissima pausa prima di correggersi in fretta: «Per tutto!» E questa volta comparve un leggero sorriso, decisamente più naturale e sincero. Non si poteva di certo negare che l’avesse liberata dalla presenza di quei due figurini, doveva considerarsi in debito?

Osservava la ragazza per brevi istanti poiché i suoi occhi si spostavano spesso su quello strano esserino verde per poi tornare sul suo volto, non aveva mai visto nulla del genere: sembrava un rametto animato da una qualche magia. Forse la ragazza, Cordelia, era così brava da riuscire a dare vita ad oggetti inanimati? Era possibile una cosa del genere? Quanta esperienza le occorreva ancora per riuscirci? Sembrava divertente.
«Cosa-è quella... cosa?» La curiosità prevalse sulle buone maniere e la domanda venne pronunciata spontaneamente, insieme all’indice destro alzatosi dolcemente per indicare l'oggetto-essere(?)-cosa(!) della sua attenzione.
~Considera la domanda di Gwen dopo un'eventuale risposta di Cordelia, nel bel mezzo della conversazione in pratica
:ph34r:
 
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Mi ero resa conto che forse il mio comportamento avventato aveva intimorito quella ragazzina dall'aria tanto innocente e adesso anche spaventata. Era successo come quella volta che soccorsi un ragazzino che all'epoca avrebbe potuto avere una decina di anni: avevo sentito quel bambino piangere dopo che dei bulletti di quartiere gli avevano dato del "Mezzosangue". Odiavo quella parola più di qualsiasi altra e ovviamente il mio comportamento quella volta fu simile a questo… ok, d'accordo, forse anche un pochino peggio. Sorrisi al ricordo del bulletto che continuava a vomitare lumache, poi il mio sguardo tornò serio non appena riportai gli occhi sulla ragazzina. Gwen, disse di chiamarsi. Mi ringraziò per averla aiutata ma notai una nota incerta nel suo tono di voce, anche se subito dopo apparve un sorriso che sembrava sinceramente sentito, e non un sorriso di cortesia, magari dovuto alla paura che potessi fare qualcosa di "poco gentile" anche a lei, come avevo appena fatto con gli altri due, che tra l'altro si stavano ancora lamentando. Sicuramente si sarebbero ricordati di questo giorno e del viso della sottoscritta molto a lungo.

Notai che il suo sguardo era caduto sulla mia spalla dove Harry se ne stava beato ad osservare ogni cosa. Dal suo sguardo sembrava sorpresa e incuriosita, e dedussi che molto probabilmente la giovane non aveva mai visto un Asticello.
Mi venne alla mente quando fui io a vedere per la prima volta uno di loro. Apparteneva a mia cugina Melany, che mi permise subito di prenderlo. Si chiamava Barry e ricordai di averlo tenuto tra le mani con tutta la delicatezza che non mi aspettavo nemmeno di possedere e mi ci affezionai subito, tanto da andare a casa di Melany almeno tre volte a settimana per poterci giocare insieme. Purtroppo dopo circa un anno a quella parte, Berry morì. Scossi la testa come se quel gesto fosse in grado di scacciare via quel triste ricordo.

Questo è un Asticello, mia cara. E si chiama Harry. Non ne avevi mai visto uno prima d'ora, vero?

Lo presi sul palmo della mano, e lo portai davanti al mio viso per poterci parlare a quattrocchi.

Ti va di conoscere una nuova amica? chiesi sapendo già che ne sarebbe stato felice, e dopo averlo visto annuire come conferma dei miei pensieri, allungai il braccio verso la giovanissima ragazza appena conosciuta. Lui è Harry! Ti piacerebbe vederlo più da vicino? Puoi prenderlo in mano se ti va!

Harry se ne stava sul mio palmo in attesa di quella che sarebbe stata la reazione di Gwen.

©Jolene



Edited by Miss Fortune - 27/2/2020, 10:49
 
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L
a situazione si era decisamente tranquillizzata, la testa di Gwen infatti, spuntava fuori dalla sua sciarpa con molta più sicurezza. In fondo quella ragazza, Cordelia, l’aveva tirata fuori da una situazione diventata piuttosto scomoda, certo con dei modi che Gwen non sarebbe neanche riuscita a pensare -un po’ per inesperienza e di più per insicurezza- ma il sunto della situazione era palese, quindi dei ringraziamenti potevano essere considerati piuttosto miseri. Forse avrebbe dovuto ripagarla offrendole qualcosa? Tipo qualcosa da mangiare o, magari più convenientemente, qualcosa da bere. Oppure doveva solo chiederle di pattinare insieme, anche se in quest’ultimo caso non avrebbe fatto una bella figura.
Tra i vari pensieri e le parole di Cordelia, quell’esserino verde che spuntava dalla sua spalla sembrava intenzionato a curiosare su ogni cosa, tra cui proprio la giovane Tassorosso, per questo Gwen si era sentita quasi esaminata, come se quel piccoletto stesse studiando ogni suo dettaglio fisico; per quanto ne sapeva, poteva persino essere in grado di leggerle la mente! Le parole della sua domanda le erano così scappate via, spesso le succedeva e se ne pentiva subito perché risuonavano inappropriate alle sue orecchie, ma questa volta non accadde dato che Cordelia le rispose cordialmente, spiegando che si trattava di un Asticello.
«Un asticello...» Ripeté curiosa la giovane strega; si chiamava Harry, *che nome buffo*.

«No, non ne avevo mai visto uno...» Rispose poi, continuando a chiedersi cosa fosse, mentre la ragazza lo fece salire sulla sua mano e se lo portò davanti al volto per parlarci. Era un esserino davvero strano, poteva essere paragonato agli insetti? Chissà, forse c'era qualche categoria specifica per gli insetti nel mondo magico, oppure le classificazioni delle creature venivano effettuate in maniera diversa da quelle babbane, cosa ne poteva sapere lei, che a malapena aveva frequentato il primo anno.
Notò comunque, che l'esserino non aveva risposto a parole, dedusse che probabilmente non era in grado di parlare, però capire sembrava farlo benissimo visti i cenni di conferma, dopo i quali Cordelia avvicinò la mano sulla quale troneggiava l'insetto stecco e lo presentò chiedendole addirittura di prenderlo. Dopo tale richiesta Gwen si ritrovò a trattenere il respiro per qualche istante:
*e se nascondesse dei denti affilatissimi o, peggio, velenosi?!*
«È- è... Fatto di foglie?» Azzardò a chiedere, mantenendo ancora le mani distanti. Domanda stupida che non le avrebbe di certo rassicurata sul da farsi, però era davvero curiosa di provare a prenderlo, non aveva portato i guanti quindi avrebbe potuto percepirne il tocco senza alcun filtro e la cosa la entusiasmava parecchio. Attese però la risposta della nuova conoscenza prima di provare ad alzare lentamente la mano.
 
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view post Posted on 28/2/2020, 11:12
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La ragazzina sembrò essersi rassicurata, anche se mostrava un'evidente titubanza nel toccare Harry.

Non è aggressivo! Provai a dire ma, come poteva fidarsi di una persona che non conosceva e che si era comportata come avevo fatto poco prima con quei due tizi. Certo, se lo erano meritat, ma infondo io non ero così…

Ho esagerato, lo ammetto. Ma posso rimediare. Adagiai Harry di nuovo sulla mia spalla e scivolai in direzione dei due malcapitati. Mi protesi verso il ragazzino ancora a terra offrendogli la mia mano per aiutarlo a rimettersi in piedi. Inizialmente dal suo suo sguardo sembrò impaurito, poi la sua espressione divenne titubante.

Forza. Non mordo mica. Quella frase aveva un non so che di ironico dopo il modo in cui li avevo trattati.

La mia impulsività spesso mi portava a pentirmi di quello che facevo. Non ero per nulla riflessiva, quella dote l'avevo lasciata a mio padre, prendendo invece da mia madre i mille difetti caratteriali che mi ritrovo. E infine mi ritrovavo a pentirmi del mio comportamento.
Il ragazzino allungò lentamente la sua mano verso la mia e lo aiutai a tirarsi su.

Mi dispiace per come mi ho trattati. Mormorai non riuscendo a guardarli negli occhi per via del mio orgoglio. Adesso chiederete scusa a quella ragazza, però! A quel punto i miei occhi non esitarono più e incontarono quelli azzurri e impauriti del ragazzino di fronte a me. E siate convincenti. Quell'ultima frase aveva una nota minacciosa che non ero riuscita ad evitare.

Raggiungemmo Gwen che aveva aspettato in disparte. Questi gentili signori hanno delle cose da dirti. Incrociai le braccia guardandoli come una professoressa che aspettava che i suoi alunni le dicessero quello che avevano studiato.

Quello con i foruncoli sembrò sul punto di scusarsi. Fottetevi! esclamò prima di iniziare a pattinare velocemente verso l'uscita. Avevo avuto la tentazione di lanciargli un altro incantesimo ma provai ad evitarlo. In fondo stavo cercando di dimostrare a Gwen che non ero la strega cattiva delle favole.

A me dispiace. Dispiace sul serio. cominciò a dire l'altro. Non è stato molto carino da parte nostra darti della babbana. Non avremmo dovuto ridere di te! sembrava seriamente dispiaciuto.

Posso andare adesso?

Certo… non ti ho preso mica in ostaggio!

Osservai il ragazzino mentre raggiungeva in fretta l'uscita. Riportai gli occhi su Gwen, mi sembrarono difficili da decifrare e mi chiesi cosa le passasse per la testa in quel momento.

©Jolene



Edited by Miss Fortune - 16/4/2020, 23:49
 
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view post Posted on 19/3/2020, 22:57
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nche se poteva sembrare che tutto si fosse risolto, c'era ancora qualcosa che bloccava il corpo della giovane Tassorosso. Lo stesso qualcosa che iniziava a farle sentire lo stomaco che si aggrovigliava in un piccolo nodo, preoccupato forse per la propria incolumità. Non azzardò quindi, a toccare lo strano esserino verde che Cordelia le stava presentando, ma non furono necessari altri atti di titubanza poiché la ragazza sembrò essersi spiegata tutto: si allontanò poco più dietro, pattinando con estrema padronanza dei propri strumenti, per aiutare uno dei due malcapitati a rimettersi in piedi.
Fu un istante, un attimo in cui nessuno aveva più gli occhi puntati sulla giovane studentessa. Era il mento esatto per scappare! In quel preciso momento, non doveva fare altro che voltarsi e scappare via da quella situazione assurda e spaventosa. Sarebbe bastato davvero un attimo, ma alle sue spalle c'era ancora il cornicione della pista, senza il quale forse non sarebbe neanche riuscita a rimanere in piedi. Come poteva sperare di correre in quelle condizioni? Avrebbe dovuto pattinare e i suoi piedi stavano praticamente rifiutando di muoversi. Per non parlare del suo fondoschiena. Erano di certo tutti più tranquilli lì, senza rischiare nessun’altra brutta caduta.
Ancora impietrita, quindi, Gwen osservò Cordelia mentre si scusava con i due ragazzini e anche se non riusciva bene a capire cosa stessero dicendo, capì di essere ancora al centro dei loro discorsi. Uno dei due preferì andarsene, con un’uscita di scena degna dell’essere che era, mentre l’altro si avvicinò parlandole con un tono di voce decisamente diverso da quello precedentemente utilizzato. Gwen lo osservò con sempre parte del volto coperta dalla sua sciarpa, non aveva il coraggio di tirarla fuori, la situazione le sembrava ancora del tutto assurda. Pensò che forse avrebbe dovuto fare almeno un cenno del capo, dire di non preoccuparsi o qualche altro convenevole simile, ma non ci riuscì. Essere definita in quel modo non le era mai capitato e non aveva neppure idea di come avrebbe dovuto reagire, né di come avrebbe dovuto prenderla. Era un’accusa veramente così eclatante? Non poteva avere idea di come certi maghi fossero legati alla purezza del sangue.
Quando andò via anche il ragazzino che si era scusato, Cordelia non disse né fece altro, attendendo qualcosa da lei. Gwen la osservò iniziando a respirare con poca regolarità. Cosa avrebbe dovuto dirle ora? Doveva ringraziarla di nuovo? Doveva chiederle consiglio su cosa fare la prossima volta che le fosse capitata una cosa del genere? Sarebbe mai riuscita a lanciare incantesimi sulla gente con tanta facilità?

«Ti ringrazio... di nuovo! Ma..» Disse poi titubante, abbassando la sciarpa con la mano destra, in modo da tirare fuori per intero la sua testa. «Non c'era bisogno di...» Non si era cercata proprio la frase più semplice da dire, non sapeva neanche come concludere. Ci fu qualche attimo di esitazione, sicuramente Cordelia attendeva il resto del discorso.
«Ma anche tu sei una mezzosangue?»
*Oh no, l’ho detto ad alta voce*
Che domanda idiota.
Però non le veniva proprio nulla di sensato da dire.
So che coglierai al volo la citazione <3
 
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view post Posted on 17/4/2020, 00:11
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Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno.

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Gwen restò in silenzio per tutto il tempo, anche quando uno dei due stronzi scappò via, mentre l'altro invece si era scusato; lei si era limitata semplicemente a guardarli con l'aria ancora impaurita e con il viso coperto per metà dalla sciarpa che indossava. Quando eravamo rimaste sole, mi ringraziò di nuovo e di seguito mi sorprese con una domanda che non mi sarei aspettata.

No. I miei genitori sono entrambi dei maghi... come anche i miei nonni. Quella parola mi dava un senso di ribrezzo, non la sopportavo. Detestavo il modo in cui si sentivano superiori certi maghi, semplicemente perché nella loro dinastia non erano presenti babbani. Era un termine spregevole, e lo si usava con intenzione di ferire i sentimenti altrui, anche se non era questo il caso. Evidentemente per Gwen, quella non era nemmeno una parola così tanto offensiva. Non mi sembra che tu abbia dato molto peso alle parole di quei due sciocchi. Magari ho veramente esagerato a trattarli come ho fatto... Ci ripensai un attimo. O anche no! Se li sono meritati senz'altro i dispiaceri che gli ho procurato questa sera. Improvvisamente mi venne un'idea. L'avevo vista cadere ripetutamente a terra mentre cercava di pattinare e io... forse avrei potuto darle una mano ad imparare. Se ti va, posso insegnarti a pattinare. Che ne pensi? Mi avvicinai e protesi le mie braccia verso di lei. Afferra le mie mani, coraggio!

Era stato Zayn ad insegnarmi a pattinare. Non erano di certo mancate le cadute e i lividi, ma era un bellissimo ricordo che portavo ancora nel cuore. Era stato un insegnante paziente e determinato con me, e sarei stata anch'io paziente e determinata con Gwen se sarebbe stata d'accordo.

©Jolene



Come abbiamo accordato... questa è la mia ultima mossa, Sugu ♡
 
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view post Posted on 19/5/2020, 23:43
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T
utta quella faida tra maghi e babbani era qualcosa senza consistenza per la giovane Tassorosso. Lei era abituata ad altri tipi di discriminazione, come per esempio "quel giocattolo l'ho trovato io, quindi è mio". Certo, non poteva negare di aver udito parole molto più accusatorie, l'arroganza è evidente anche nei bambini, ma il concetto rimaneva banalmente quello. Inoltre, all'orfanotrofio, c'era anche quella frazione di ragazzini più grandi che deteneva ciò che poteva essere definito "potere", come delle guardie carcerarie a cui non serve molto per fare spaventare i detenuti; si sentivano superiori e per questo esigevano rispetto dai più piccoli. Quando si arrivava ad usare la forza per picchiarsi, o lanciare qualsiasi oggetto nei dintorni per raggiungere la prestanza dei più grandi, si finiva per far piangere qualcuno e questa era una cosa parecchio detestabile, a maggior ragione per gli adulti nei dintorni. Doveva pur esserci un motivo se esistevano le punizioni, anche se una piccola parte di ogni bambino crede che gli adulti le abbiano inventate solo per procurare problemi, soprattutto quando ritenute ingiustificate.
In ogni caso, Gwen si era spesso isolata dai suoi coetanei, la sua cerchia di amici si contava su una sola mano e quegli stessi numeri potevano ridursi se si prendevano in considerazione solamente quelli con cui aveva davvero un legame così stretto. Quindi si può dire che non era abituata a quel tipo di accuse, restandosene sempre per i fatti suoi il massimo che aveva sentito rivolto a lei era "la stramba asociale", ma era pur sempre un'ingenua undicenne. Inoltre stava ancora imparando il significato di magia, quei concetti sullo stato di sangue non facevano proprio presa.
Cordelia invece, era tutt'altra storia: pratica con la bacchetta magica quanto con i suoi pattini. Probabilmente era anche una brava studentessa ad Hogwarts. Quanti anni poteva avere? Studiava ancora?
R
ispondendo alla domanda della Tassina, la ragazza aveva rivelato il suo stato di sangue, che doveva definirsi superiore al suo? Forse quelli come Cordelia non venivano additati come era successo a lei poco prima. Gwen rimase a guardarla con la testa finalmente fuori dal suo guscio, mentre la ragazza stava pensando a voce alta riguardo come avesse trattato quei giovani furfanti e a quelle parole, istintivamente, la Tassorosso sorrise. Poteva non avere ben chiara la differenza tra purosangue e non, poteva anche essere che la ragazza avesse esagerato, ma i modi che stava assumendo in quel momento non la spaventavano più, anzi era chiaro che l'istinto avesse preso il sopravvento e che se ne stava già pentendo...ma cavolo l'avevano insultata! Tutto l'accaduto stava già assumendo una valenza completamente diversa, del tipo "ricordi la prima volta che ci siamo conosciute?" In futuro avrebbe solo procurato risate.
La successiva proposta lasciò Gwen incredula. Si era recata alla pista di pattinaggio con l'intenzione di imparare e, visti i pochi progressi compiuti, una guida non poteva che essere l'ideale. Osservò le mani che Cordelia le stava porgendo, trattenne il respiro e le afferrò con decisione:
«Sono doppiamente in debito!»
Ce l'ho fatta! :<31:

Avanti col prossimo step! :ue:
 
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