Reckoning, Privata

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view post Posted on 2/10/2019, 14:14
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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» Reckoning

Si trovava a Londra già da qualche giorno ormai, ospite della nonna Martha e del suo vecchio gatto malandato. Si diceva che l’avesse accolto un po’ per caso, spinta dalla pietà suscitata dai suoi miagolii insistenti davanti all’uscio di casa; nessuno sapeva quanti anni avesse o se avesse mai avuto un padrone. Si poteva supporre che qualcuno l’avesse ammaestrato a dovere nei suoi anni migliori e - a dispetto di tutte le previsioni - si comportava sin dal primo giorno come un bravo animale domestico. Martha ne era così orgogliosa da tenerlo sempre con sé e quello la seguiva ovunque, come un fedele compagno di vita. Persino a colazione quel mattino Martha sbocconcellava un panino al burro, sfogliando le pagine del Profeta sospeso a mezz’aria con l’enorme gatto accoccolato sulle ginocchia ossute. Non prestava affatto attenzione all’espressione assorta della nipote seduta di fronte a lei e che non aveva ancora osato toccare cibo.
Rifletteva, Thalia. Ripensava agli ultimi mesi, alle incombenze che l’anno scolastico ormai agli esordi avrebbe portato con sé, alle sue ricerche e a tutto ciò a cui non aveva prestato importanza per far spazio ad altro. Si era detta convinta di poter far quadrare ogni cosa, incastrando ogni pezzetto senza perdere nulla; eppure, sapeva di aver dato priorità a qualcosa - ma soprattutto a qualcuno - tralasciando dell’altro.
Finalmente, Martha sollevò lo sguardo dal quotidiano e rimase in silenzio, contemplando l’espressione della nipote. Riusciva a leggerle il pensiero senza essere una Legilimens e, soprattutto, conosceva i sintomi di quel malessere che l’attanagliava. Del resto, l’aveva sperimentato lei stessa. «Anche se è domenica, vorrei passare in redazione.»
Ruppe il silenzio senza troppe cerimonie, sorseggiando il suo tè con aria compiaciuta. Thalia conosceva quell’espressione: era solamente il preludio di una domanda scomoda, una di quelle precedute da altre più circostanziali. L’unico metodo per sopravvivere al terzo grado in arrivo sarebbe stato quello di defilarsi.
«Vuoi venire con me? Possiamo parlare un po’...» aggiunse «Sempre che tu non abbia di meglio da fare.»
«In verità dovrei incontrare un’amica stamattina.» rispose lesta, cominciando a sparecchiare «Dobbiamo comprare i libri per la scuola, rifornirci di ingredienti per pozioni… le solite cose, nonna. Mi spiace.»
Se Nieve avesse saputo di essere stata tirata in ballo per degli sciocchi acquisti da Misurino, di certo le avrebbe negato il saluto in questa vita e - se fosse esistita - anche in quella successiva. Si erano viste solo poche settimane prima e non avevano certo concordato di vedersi ancora, non prima di trovarsi nello stesso scompartimento dell’Hogwarts Express. «Sento puzza di bugie, Thalia, ma voglio darti il beneficio del dubbio.»
Le labbra sottili si curvarono in un sorriso sardonico, prima di tornare ad una forma di serietà tutt’altro che austera. «Temo di non poter godere della tua compagnia per pranzo, ma spero che sarai di ritorno per l’ora del tè.» e così dicendo, dopo che il gatto l’ebbe preceduta, la donna si avvolse nella sua vestaglia di seta e uscì dalla cucina. Sospirò senza sapere perché non riuscisse a sentirsi davvero sollevata e si avviò per la medesima strada, costretta dalle sue stesse menzogne ad imboccare la via di Diagon Alley.

Non aveva raggiunto il sobborgo magico come previsto, ma si era fermata a prender fiato su una panchina. Le braccia strette attorno al corpo e il capo reclinato di lato riuscivano a dare ai passanti la vaga idea che qualcosa stesse frullando in quella testolina. C’erano cose che nonna Martha poteva facilmente intuire ed altre, più assurde e misteriose, che mai le sarebbero state chiare. Ad esempio, perché l’anello dei gemelli di Mike e quello di Nieve giacessero nel suo palmo destro. Non li indossava da giorni, ignorando così la magia che li rendeva così speciali. La Rigos la conosceva troppo bene per non sapere che, quando la sua voce non giungeva al destinatario, Thalia desiderava rimanere sola coi propri pensieri. Per certi versi, l’amica rispettava i suoi spazi in un modo che la rossa apprezzava intimamente, come se il loro rapporto non necessitasse di vere e proprie spiegazioni. Il silenzio, del resto, era già di per sé una risposta sufficiente.
E poi c'era Mike.

Quand’era tornata nella Sala Grande gremita di studenti festanti per la vittoria di Grifondoro, Thalia si era sentita completamente svuotata. Provava un tremendo fastidio per tutte quelle persone ammassate nello stesso posto e, al contempo, ne apprezzava il grande numero: più ostacoli si fossero frapposti tra lei e Mike e minore sarebbe stato il rischio di incorrere in domande alle quali lei non voleva rispondere. Muovendosi lentamente tra i compagni, aveva cercato di stamparsi in volto il sorriso più radioso di cui fosse stata capace e, quand’ebbe trovato Mike non troppo lontano da dove l’aveva lasciato, una morsa allo stomaco le impedì di respirare, di sorridere e di restare. Avrebbe delegato volentieri alla faccia tosta di Nieve il compito di scusarsi al posto suo per l’improvviso malessere che sembrava averla colta mentre andava alla ricerca di un bagno, ma Mike - per come lo conosceva - sarebbe stato in grado di buttare giù qualsiasi porta li avesse separati. Farsi coraggio e scusarsi per l’assenza dell’anello gemello non fu semplice, specialmente perché sapeva quanto fosse vera la sua versione dei fatti - almeno in quel caso. Li aveva semplicemente dimenticati, fine della storia.
L’aria della festa e della rinascita di Hogwarts le aveva fornito il pretesto per proseguire la serata socializzando coi compagni, distraendo Mike dai suoi pensieri e dai suoi dubbi, dimostrandosi amabile e allegra più di quanto in realtà non si sentisse d’essere.

Nei mesi successivi, Thalia dovette ringraziare il cielo per i G.U.F.O. e per la Rigos, per il Barnabus e per la mole di compiti e ricerche assegnate da Midnight. Ogni pretesto per chiudersi nella Sala Comune o nell’Ufficio Vuoto insieme a Nieve sarebbe andato bene, purché Mike non potesse anche solo pensare di chiedere come mai, all’improvviso, il suo sguardo si fosse velato senza ragione alla vista di Weiss al Ballo delle Ceneri. Si diceva di aver taciuto la verità per il bene del Serpeverde, per far sì che la gelosia non intaccasse il loro rapporto e che a Mike non saltasse per la testa di sfidare Aiden. Era quasi certa che, in virtù di quell’affetto che l’Auror diceva di provare per lei, Weiss non gli avrebbe torto un capello, ma non voleva sperimentare il Caso né le abilità di un mago adulto nell’insegnare qualcosa ad un adolescente sulle cause perse. Se ci pensava meglio, Thalia non era nemmeno sicura che Mike si sarebbe spinto tanto oltre e la sua mente elaborava congetture persino nel sonno, nelle poche ore in cui si concedeva di abbandonarsi al richiamo di Morfeo. Quella situazione tremenda era stata cagionata da lei solamente in parte e per qualche assurda ragione non era riuscita a porre un freno alle proprie sensazioni ed emozioni; per certi versi, era lieta di essersi lasciata andare allo stupore, alla rabbia e - persino - alla vergogna. L’unica nota positiva di quella sera d’inverno era stata proprio la liberazione dalla propria frustrazione. Così, giorno dopo giorno e settimana dopo settimana, Thalia aveva evitato di passare da Bibliomagic - e se l’aveva fatto si era assicurata che fosse Alice a servirla, non Mike - così come aveva imparato a glissare su specifici argomenti nelle rare occasioni in cui accettava di vederlo dopo cena o nel fine settimana. Col senno di poi avrebbe fatto meglio a vuotare il sacco e lasciare che la vicenda seguisse il suo corso naturale; scambiare i suoi turni di ronda con Nieve era servito davvero a poco se, quando toccava a lei, Mike poteva usufruire del medesimo escamotage per parlarle.

Immersa in quella spirale di pensieri e ricordi, con lo sguardo fisso e vuoto sulla strada sgombra, sobbalzò nell’udire la voce appartenente al protagonista delle sue preoccupazioni. Senza rendersene conto, aveva indossato l’anello gemello - preda di un’abitudine dura a morire - e Mike le stava parlando, forse addirittura proponendole qualcosa.
«C-ci sono...ehm… cosa stavi dicendo? Ero distratta...» trattenne il respiro e strinse le braccia attorno al corpo, come se si aspettasse di ricevere un pugno allo stomaco e cercasse di ripararsi. Sentiva che il momento della verità fosse finalmente giunto, che non sarebbe più riuscita a scappare come aveva fatto per tutti quei mesi, baciata da una fortuna che nessuno mai avrebbe osato sperare di avere. Si sentì mancare, insomma, quando lui le chiese di vederla.
«O-oggi? D’a--D’accordo.»
La voce di Mike si dissolse piano piano e non le rimase che guardare l'Anello Gemello sull'anulare per realizzare di essere davvero spacciata. La magia dell'anello funzionava, i suoi sentimenti non erano certo cambiati, eppure dai loro incontri percepiva - e conosceva bene - le avvisaglie della gelosia di lui, il suo modo educato per farle capire che qualcosa, o meglio il suo comportamento, l'aveva indispettito.
Ora l’idea di accompagnare Martha nella redazione del Settimanale delle Streghe non le sembrava più così malvagia.


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view post Posted on 30/10/2019, 23:39
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Solo, con la schiena appoggiata al tronco di un enorme Salice che ne nascondeva la figura, Mike era intento a giochicchiare con la punta della sua bacchetta.
Da giorni, oramai, preferiva nascondersi nel silenzio di quel posto, non distante da casa, piuttosto che imporre la propria eterea presenza tra le mura domestiche.
Di umore sempre più variabile e introverso, il giovane inglese preferiva il silenzio di quel luogo per riflettere su alcune situazioni che, sempre di più, assillavano i suoi pensieri anche nel corso della notte.
Dopo quello che aveva vissuto nel corso dell’ultimo ballo di fine anno, vecchie e nuove paure erano tornate a rincorrersi in una gara senza fine, alimentate da quelle oscure e potenti forze magiche l’avevano fatto sentire insicuro e vulnerabile all’interno delle stesse mura di Hogwarts.
Ora che era rimasto solo, il peso delle responsabilità si era fatto più gravoso e pressante che mai; come avrebbe potuto fungere da guida per gli studenti più giovani se il suo stesso animo era in subbuglio e senza alcun riferimento?
Ma era davvero così? O si trattava solo di una sua impressione?
Nel distogliere lo sguardo da un mucchietto di terra con cui stava giochicchiando, l’immaginazione gli ritornò il riflesso di un’elegante e leggera figura dai capelli raccolti che, osservandolo con occhi grigi e divertiti, sorrideva mordicchiandosi il labbro inferiore.
Un lungo sospiro accompagnò quel momento, in un sentimento di struggente nostalgia. Da quanto tempo, ormai, non la sentiva così vicina? In molte occasioni sarebbe bastato un sussurro, un cenno di vicinanza, la consapevolezza di tornare ad affrontare in due qualsiasi preoccupazione, come si erano ripromessi di fare e com’era sempre stato fino a qualche mese prima…

Nonostante Mike cercasse di fare del proprio meglio per minimizzare la situazione, sempre più spesso sentiva dentro di sé un enorme vuoto che rischiava di cambiarne l’animo e il carattere.
Da quel maledetto ballo delle Ceneri, la confusione sembrava aver ceduto il passo al caos, rendendo impossibile qualsiasi visione d’insieme da parte della ragione.
Così, come in un dipinto dai contorni cupi e indefiniti, le tracce disegnate dall’artista sembravano essere mutate nel corso del tempo. Da un grande sentimento di unione e di complicità si era via via passati ad un atteggiamento più formale e distaccato, come se Mike avesse avvertito un problema dall’origine ignota. Possibile?
Si trattava forse di un difetto di comunicazione? Di una difformità caratteriale?

L’idea che la Tassorosso lo stesse bellamente evitando, in particolar modo nell’ultimo periodo estivo, stava iniziando ad insinuarsi là dove prima risiedeva una granitica fiducia.
Angoscia, preoccupazione e dubbio stavano via via crescendo e, solo l’agitarsi delle foglie al vento distolse Mike da quel vortice di frenetiche riflessioni.
Ma cos’andava fatto? In cuor suo, il giovane Serpeverde aveva già la risposta.
Gli occhi si socchiusero mentre il cuore trasmetteva la giusta adrenalina a tutto il corpo. Attimi di apprensione accompagnarono la decisione di affidarsi, ancora una volta, alla magia insita nell’anello che portava al dito.
Se era vero che Thalia lo portava sempre con sé, come un simbolo di unione e di affinità, a Mike sarebbero bastate poche parole per mettersi in contatto con lei.
Doveva farsi coraggio e parlarle, già nel corso di quella giornata.


Thalia, Thalia? Dopo aver portato l’indice della mano sinistra verso le labbra, Mike le dischiuse appena pronunciando alcune semplici parole.
Tra un paio d’ore, al massimo, sarò a Londra nei pressi dell’Hyde Park. Nel fare una breve pausa, il giovane inglese avrebbe cercato di capire come meglio proseguire in quel disegno che, ormai, aveva scelto di portare a termine.
Possiamo vederci, se non hai altri impegni? Ho bisogno… in quel momento, emozioni contrastanti iniziarono ad incrociarsi nel suo petto, mentre il respiro tradiva la formalità e l’apprensione insita in quella richiesta. Pur non suonando come un imperativo, quella domanda rappresentava una richiesta d’attenzione, un’ultima opportunità per tornare a parlare liberamente di tutti e di tutto, così come era sempre stato.
Il cuore vibrò, come a voler sfuggire dal suo petto. Come avrebbe reagito Thalia a quella richiesta? Avrebbe compreso l’essenza di quel messaggio? Imprimendo l’ultimo tratto in quella rappresentazione, Mike calò la mano pronunciando quattro semplici parole in grado di chiudere il cerchio di quell’impellente richiesta.

Ho bisogno di parlarti.
Incapace di proseguire oltre e con la gola ormai secca dalla tensione, il giovane Serpeverde si preparò all’imminente responso, certo che di lì a poco avrebbe dovuto compiere la più difficile e importante smaterializzazione della sua vita.

 
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view post Posted on 8/11/2019, 18:27
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» Reckoning

Si era detta disposta a resistere all'impulso di scappare, di evitare con tutte le forze di sbagliare strada, imboccare il vicolo sbagliato e perdere l'appuntamento col Serpeverde. Si era cacciata in quel genere di guai che, per deformazione caratteriale, aveva sempre provato a rifuggire, affrontando le situazioni di petto - anche quando un minimo di ragionamento e calma interiore si sarebbero potute rivelare cosa gradita. Alla fine aveva capito come doveva sentirsi Nieve ogni volta che, in preda all'estro del momento, accettava di buon grado di gettarsi nella mischia, salvo poi vivere gli istanti successivi soffocata dal peso delle proprie scelte azzardate. Per una volta, la Grifondoro aveva avuto ragione su tutta la linea: se solo avesse avuto il coraggio di parlare sinceramente a Mike la sera del ballo, la situazione non sarebbe stata tanto irrecuperabile. Nella sua testa affollata di pensieri si rincorrevano gli improperi verso se stessa, in quel modo quasi paternalistico della voce fuoricampo della coscienza. "Avresti dovuto dirglielo subito. Inutile piangere sulla pozione versata. Ora ci devi andare." e cosucce di quel genere. Torturandosi le mani strette in grembo e osservando i passanti incuranti delle sue pene, Thalia si risolse a sospirare affranta, con la voglia, sempre più impellente, di Smaterializzarsi altrove e di non poter presenziare all'incontro temuto. Già si immaginava il modo in cui Mike le sarebbe venuto incontro, magari a testa bassa e pensando a che cosa dire. Al posto suo si sarebbe insultata pesantemente, ma ciò che letteralmente amava di lui era la compostezza; non c'era tempesta che potesse scostarlo dalla buona educazione ricevuta e mai in vita sua avrebbe osato rivolgerle insulti o accuse volgari. Se quel pensiero da un lato la confortava, dall'altro glielo faceva temere ancor di più: le anime quiete e compassate riuscivano a tessere argomentazioni inoppugnabili, lacerando la sicurezza dell'altro come artigli affilati su tenere carni. Non sarebbe servito essere offensivi per dimostrare quanto fosse stata in fallo nei suoi confronti. La verità era dinanzi ai suoi occhi e a quelli di una manciata di altre persone, streghe e maghi che la conoscevano bene e sapevano quanto poco quell'atteggiamento fosse stato estraneo al suo consueto modo di agire. Mike avrebbe vinto qualsiasi tipo di scontro e cospargersi il capo di cenere forse non sarebbe mai bastato. Fiona le avrebbe suggerito di affrontare la situazione con quel cipiglio pentito tanto in voga coi genitori furiosi, dimostrando la contrizione per quanto avvenuto anche se - di fatto - era passata talmente tanta acqua sotto ai ponti da non ricordare più la ragione del proprio torto; probabilmente avrebbe aggiunto qualcosa sul fatto di sbattere le ciglia e sorridere, cercando di accaparrarsi la benevolenza del ragazzo. Eppure, benché l'idea di Fiona coincidesse in parte con la sua, Thalia sapeva fin troppo bene di non potersi permettere quel genere di lusso. Sorrisi e smancerie non avrebbero riportato la pace tra loro, nemmeno dopo tanti anni passati insieme. Se ci pensava, al tempo trascorso con quell'anello al dito, Thalia sapeva di aver commesso un grave errore di valutazione: Mike non aveva meritato di essere lasciato solo, ma soprattutto non avrebbe mai dovuto accettare di essere messo da parte senza possibilità di replica. Erano anni, letteralmente, che Thalia si ostinava ad escluderlo dai grandi eventi della sua vita: la profezia, Cordelia, la famiglia in lotta, le sue abilità e i suoi sogni nel cassetto. C'era così tanto di lei che Mike ignorava da farle credere che fosse giunto il momento di svelargli ogni cosa. Aveva superato da tempo, ormai, il cruccio di invischiare le persone amate nella tela intessuta dal Destino - quel Destino che Weiss tanto decantava - e se, come sosteneva Peverell, le profezie erano sciocchezze vere solo in determinate circostanze esenti da tempo e spazio, allora avrebbe potuto cercare di appianare quella distanza cresciuta tra lei e Mike come una montagna insormontabile. "Un pezzo alla volta." le suggerì la coscienza "Non aver fretta."
Eppure, più ci pensava e più capiva di non poter cedere alle proprie convinzioni: se quel giorno gli avesse rivelato tutte le ragioni per cui era svanita nel nulla dal ballo e il perché sotteso a quella fuga continua da lui nei mesi successivi, avrebbe dovuto anche spiegare di come - per tutto quel tempo - lei gli avesse nascosto ogni cosa. Il peso sullo stomaco si era così ingigantito al punto da renderla irrequieta, facendola alzare di scatto e spaventando un nugolo di piccioni atterrati poco lontano dalla sua panchina. Il Tamigi scorreva placido alle sue spalle, con le sue acque limacciose e oscure. Osservandolo, Thalia non si sentì molto diversa dal fondale fangoso, coi detriti e rifiuti incagliati nel corso dei secoli; come pesanti fardelli le menzogne del suo passato - il passato dei Moran - la stavano trascinando a fondo lentamente e inesorabilmente. E che cos'aveva fatto, lei, se non complicare ulteriormente le cose? Un gorgo si originò nell'acqua, nel punto in cui il suo sguardo si era perso, e distogliendo l'attenzione dai propri problemi e dal fiume, tutto tornò alla normalità. In cuor proprio si augurava che sarebbe stato così anche per lei e Mike.

Hyde Park non era esattamente il luogo ideale per discussioni accorate, ma era un posto come un altro in quella grande metropoli. Certo, l'estensione del parco avrebbe reso difficile ad entrambi di ritrovarsi, ma quando Thalia vi giunse non riuscì a pensare ad altro che alla quiete che ivi regnava. C'era ancora tempo prima della resa dei conti e approssimandosi al centro del parco, si disse fortunata a poterne godere in piena libertà. Ebbe la tentazione di fornire delle coordinate a Mike, affinché potesse trovarla più agilmente, ma ancora una volta il suo istinto innaturale la spinse a fuggire dall'incombenza. C'era stato un tempo in cui lo sguardo del Prefetto riusciva a calmarla, dandole la forza necessaria ad affrontare ogni problema. Le missioni del Comitato lo avevano turbato, ma insieme avevano pattuito un modo per agire senza rischiare. Questo, ovviamente, prima che uno sconosciuto tentasse di accoltellarla in un cimitero in pieno giorno. Quel fatto, non troppo sbiadito nella sua memoria, le fece ricordare quanto ancora - prima di esserne davvero consapevole - avesse omesso. Del resto, si giustificò, Ministeriali e Auror mentivano ed omettevano una quantità spropositata di informazioni al solo scopo di portare avanti la propria missione ed il proprio operato. "Tu non sei né l'uno né l'altro" le fece notare la coscienza, dandole l'ennesima stoccata in grado di farla accasciare - metaforicamente - sulle proprie gambe. C'era stato un periodo in cui Mike era stato in tutto e per tutto il centro del suo mondo - e in un certo senso lo era ancora -, ma vicissitudini diverse e ben più urgenti avevano contribuito ad allontanarli; mano a mano che il tempo passava, Thalia sentiva di non potersi più concedere il lusso di perdere tempo in sciocche passeggiate dopo cena, prima delle ronde serali, o di fantasticare insieme a lui su quel futuro incerto. E così era venuta meno anche la capacità di Mike di quietare il suo animo in subbuglio, scacciandone le paure più profonde, facendola sentire più al sicuro da sola, piuttosto che insieme a lui. Ed era quella sensazione a renderla colpevole - si disse - di una mancanza di onestà e trasparenza nei suoi confronti. Non poteva pensare di meritare il suo perdono se, lei per prima, non poteva perdonarsi. La redenzione era per lei di vitale importanza, quasi quanto l'ossigeno necessario per respirare, eppure si sentiva così indegna di quella benevolenza da non voler far nulla in più dello stretto necessario per riceverla a piene mani. Più i minuti passavano e più si sentiva sospesa sull'orlo di un precipizio, una fine annunciata che sapeva sarebbe giunta senza che lei lo volesse o meno. Una parte di lei sentiva di meritare ogni singola stilla di odio e rabbia che Mike le avrebbe rivolto, ma l'altra - quella consapevole della difficoltà di trascinarlo a picco con sé - anelava alla conclusione più terribile e meno auspicabile per un'anima innamorata come la sua. Perché, pur essendo conscia delle proprie omissioni, Thalia non aveva mutato i propri sentimenti; anzi, quelli erano andati a rafforzarsi giorno dopo giorno, inspiegabilmente, istigandola a compiere azioni al di là della propria umana comprensione. E se pensava di poter fuggire dalla propria coscienza, pronta a presentarle il conto salato delle proprie mancanze, Thalia si sbagliava di grosso. Se possibile, il suo sentimento per Mike aveva raggiunto un livello impossibile da prevedere: sarebbe stata disposta a sacrificare quell'amore nato per caso, purché lui fosse per sempre al sicuro. "Al sicuro da te. E da lei."

Nonostante le omissioni e, a volte, le bugie, Thalia sentiva la sua mancanza ed il bisogno quasi fisico di vederlo. Era come se, dopotutto, il cuore percepisse di doversi accostare al suo solo per un momento, di sentirsi in pace con se stessa e con lui solamente per un attimo. Poi ci sarebbe stata la discussione, forse la lite, ma per una manciata di secondi si sarebbe sentita felice ed appagata se solo Mike avesse ricambiato il suo abbraccio. La delusione che sentiva di avergli causato le premeva sullo stomaco e su quella coscienza che - per tutta la durata del percorso - non aveva voluto lasciarla in pace. Eppure, nonostante lo desiderasse con ogni fibra del proprio essere, sapeva di non meritare alcuno sconto o carezza da parte sua: aveva rifuggito la resa dei conti come la persona più codarda sulla faccia della terra e si vergognava, una sensazione orribile per lei più che per chiunque altro, di essere arrivata a tanto. Che cosa ci sarebbe stato di tanto complicato da spiegare? Poteva inventare una scusa, appianare ogni divergenza e dissolvere qualsiasi dubbio, con buona pace della propria coscienza, resa sporca dalle proprie menzogne. Smise allora di camminare, stanca di doversi rifugiare in quelle elucubrazioni inutili senza Mike ad ascoltarle; si guardò attorno e cominciò a cercare dei punti di riferimento per farsi trovare. "Via il dente, via il dolore." le aveva suggerito la coscienza.
A forza di camminare e riflettere aveva compiuto nuovamente il percorso a ritroso, fino all'ingresso monumentale del grande parco. Non se ne stupì, giacché per tutta la sua esistenza ogni riflessione e tentativo di cambiare le proprie sorti non aveva fatto altro che condurla ai blocchi di partenza con un pugno di mosche.
«Ti aspetto all'ingresso.» sussurrò all'anello gemello, pensando a Mike con intensità e una fitta al cuore. Poi, quasi fosse una promessa, ripeté: «Ti aspetto.»


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view post Posted on 29/3/2020, 20:16
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Due ore. Ma come gli era venuto in mente di indicare un intervallo temporale così lungo?
Irrequieto, Mike si alzò di scatto iniziando a compiere una serie di passaggi attorno al Salice che in precedenza aveva scelto come punto di riflessione.
Cos’avrebbe provato nel rivederla dopo così tanto tempo?
Dubbi e perplessità iniziarono ad addensarsi nel suo animo mentre, con rinnovato vigore, avrebbe continuato quell’unico moto circolare. Prima di poter anche solo pensare a quell’incontro, il giovane inglese avrebbe dovuto mettere ordine tra le sue emozioni che, proprio in quel momento, gli stavano opprimendo la mente e lo stomaco.
Così, come un enorme cumulonembo che arriva a contrastare la luce del Sole, anche il candido sentimento di Mike sembrava ormai irrimediabilmente offuscato da uno strato di pura diffidenza.
Certo, negli ultimi mesi la qualità e la quantità di tempo trascorso con Thalia non avrebbe fatto presagire nulla di buono anche al più grande ottimista del mondo magico ma, fino a quel giorno, nel cuore del Serpeverde aveva sempre trovato spazio la fragile fiammella della speranza. Poteva forse trattarsi di un mero refuso? Di una semplice illusione destinata a scontrarsi con una nuova e dura realtà?
Difficile comprendere le dinamiche di quei concitati momenti, ma l’incertezza dettata dal momento avrebbe visto l’inglese sprofondare sempre di più in un acquitrino fatto di ansia e di nervosismo.
Poi, all’improvviso, un brivido gli corse lungo la schiena in un moto di sofferenza. Cos’avrebbe dovuto fare in quel momento?
Il dado era ormai tratto e il giovane Prefetto avrebbe dovuto prendere la sua decisione nel poco tempo che ormai gli rimaneva a disposizione.
Prima di lasciarsi andare a quanto era stato e a quanto gli avrebbe potuto riservare quella giornata, Mike inspirò a pieni polmoni restando per qualche attimo in apnea.
Cos’era successo di così sbagliato tra lui e la Thalia? E perché una sorta di muro invisibile si stava pian piano frapponendo tra i rispettivi destini? Ci sarebbe stato il tempo e il modo per trovare un ultimo accordo?
Espirò lentamente quanto aveva in precedenza accumulato, cercando di svuotare il suo corpo da parte di quell’energia negativa che lo stava pian piano opprimendo.


Pur restio a liberarsi del tutto di alcuni eventi del passato che continuavano a balenare nella sua mente, Mike si ritrovò a camminare nel lungo viale che l’avrebbe condotto al luogo dell’appuntamento, non distante dalla quiete della cappella di Grosvenor.
Lì, davanti ai suoi occhi, tra i ben curati quartieri del centro londinese, già si iniziavano a intravedere i primi alberi di quell’immenso spazio verde che era l’Hyde Park.
Il parco era infatti uno dei più grandi spazi verdi urbani della capitale e con i suoi 250 ettari era in grado di garantire il giusto anonimato e la completa riservatezza a qualsiasi coppietta, nonostante l’ingente mole di visitatori che l’affollava ogni giorno.
Messo il primo passo sulle strisce pedonali che l’avrebbero condotto all’ingresso, una fitta al cuore lo raggiunse nel sentire il debole richiamo della Tassorosso provenire dall’anello.
Thalia era già arrivata.
In quell’attimo di immobilismo il cuore di Mike diventò d’improvviso pesantissimo, come colpito da un potente incantesimo di scambio. Nervoso, deglutì velocemente prima che l’arrivo di una vettura lo costringesse a muoversi da lì.
Come colpite da un incantesimo di ostacolo, le sue gambe reagirono con estremo ritardo a quella sollecitazione e il percorrere quegli ultimi metri gli costò uno sforzo davvero notevole.
Ma giunto a quel punto, cos’avrebbe provato nel corso di quell’incontro?
Varcato a fatica il cancello, Mike la vide lì, nei pressi di una delle prime panchine del giardino. In un interminabile momento i suoi occhi scuri si sarebbero stretti sul viso di Thalia, osservandola in maniera apparentemente imperscrutabile.
Ed in quel momento capì.
Visibilmente scosso, il corpo del giovane Serpeverde rabbrividì, ritrovandosi incapace di colmare l’enorme lontananza che ormai si era creata con la giovane irlandese.
Nella sua immaginazione quel momento avrebbe dovuto rappresentare l’apice della felicità, un momento nel quale la fiammella della speranza, alimentata dalla passione del momento, si sarebbe dovuta trasformare in un ardente fuoco.
La realtà, tuttavia, si mostrò ben diversa.
Colmo di un terribile vuoto, l’inglese sentì esplodere dentro di sé l’enorme sofferenza che aveva accumulato nel corso di quegli ultimi mesi.
Così, come nel corso di una violenta frana, le ragioni di quell’incontro vennero meno come i suoi candidi sentimenti iniziali.
Corrotto da quelle lunghe contraddizioni e dall’ambiguità degli ultimi mesi, Mike fissò un’ultima volta il viso di Thalia con gli occhi ridotti ormai a due gelide fessure.
Le loro strade si erano ormai divise e il giovane Serpeverde stava già iniziando ad ambientarsi in quel nuovo percorso fatto di dolore e di colori cupi.
Voltandosi per tornare sui suoi passi, con enorme tribolazione si sfilò l’anello che fino a quel momento aveva rappresentato la felicità di quegli ultimi anni; quel freddo oggettino avrebbe trovato una nuova dimora in una delle tante tasche dei suoi pantaloni.

 
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