Si trovava a Londra già da qualche giorno ormai, ospite della nonna Martha e del suo vecchio gatto malandato. Si diceva che l’avesse accolto un po’ per caso, spinta dalla pietà suscitata dai suoi miagolii insistenti davanti all’uscio di casa; nessuno sapeva quanti anni avesse o se avesse mai avuto un padrone. Si poteva supporre che qualcuno l’avesse ammaestrato a dovere nei suoi anni migliori e - a dispetto di tutte le previsioni - si comportava sin dal primo giorno come un bravo animale domestico. Martha ne era così orgogliosa da tenerlo sempre con sé e quello la seguiva ovunque, come un fedele compagno di vita. Persino a colazione quel mattino Martha sbocconcellava un panino al burro, sfogliando le pagine del Profeta sospeso a mezz’aria con l’enorme gatto accoccolato sulle ginocchia ossute. Non prestava affatto attenzione all’espressione assorta della nipote seduta di fronte a lei e che non aveva ancora osato toccare cibo.
Rifletteva, Thalia. Ripensava agli ultimi mesi, alle incombenze che l’anno scolastico ormai agli esordi avrebbe portato con sé, alle sue ricerche e a tutto ciò a cui non aveva prestato importanza per far spazio ad altro. Si era detta convinta di poter far quadrare ogni cosa, incastrando ogni pezzetto senza perdere nulla; eppure, sapeva di aver dato priorità a qualcosa - ma soprattutto a qualcuno - tralasciando dell’altro.
Finalmente, Martha sollevò lo sguardo dal quotidiano e rimase in silenzio, contemplando l’espressione della nipote. Riusciva a leggerle il pensiero senza essere una Legilimens e, soprattutto, conosceva i sintomi di quel malessere che l’attanagliava. Del resto, l’aveva sperimentato lei stessa. «
Anche se è domenica, vorrei passare in redazione.»
Ruppe il silenzio senza troppe cerimonie, sorseggiando il suo tè con aria compiaciuta. Thalia conosceva quell’espressione: era solamente il preludio di una domanda scomoda, una di quelle precedute da altre più circostanziali. L’unico metodo per sopravvivere al terzo grado in arrivo sarebbe stato quello di defilarsi.
«
Vuoi venire con me? Possiamo parlare un po’...» aggiunse «
Sempre che tu non abbia di meglio da fare.»
«
In verità dovrei incontrare un’amica stamattina.» rispose lesta, cominciando a sparecchiare «
Dobbiamo comprare i libri per la scuola, rifornirci di ingredienti per pozioni… le solite cose, nonna. Mi spiace.»
Se Nieve avesse saputo di essere stata tirata in ballo per degli sciocchi acquisti da Misurino, di certo le avrebbe negato il saluto in questa vita e - se fosse esistita - anche in quella successiva. Si erano viste solo poche settimane prima e non avevano certo concordato di vedersi ancora, non prima di trovarsi nello stesso scompartimento dell’Hogwarts Express. «
Sento puzza di bugie, Thalia, ma voglio darti il beneficio del dubbio.»
Le labbra sottili si curvarono in un sorriso sardonico, prima di tornare ad una forma di serietà tutt’altro che austera. «
Temo di non poter godere della tua compagnia per pranzo, ma spero che sarai di ritorno per l’ora del tè.» e così dicendo, dopo che il gatto l’ebbe preceduta, la donna si avvolse nella sua vestaglia di seta e uscì dalla cucina. Sospirò senza sapere perché non riuscisse a sentirsi davvero sollevata e si avviò per la medesima strada, costretta dalle sue stesse menzogne ad imboccare la via di Diagon Alley.
Non aveva raggiunto il sobborgo magico come previsto, ma si era fermata a prender fiato su una panchina. Le braccia strette attorno al corpo e il capo reclinato di lato riuscivano a dare ai passanti la vaga idea che qualcosa stesse frullando in quella testolina. C’erano cose che nonna Martha poteva facilmente intuire ed altre, più assurde e misteriose, che mai le sarebbero state chiare. Ad esempio, perché l’anello dei gemelli di Mike e quello di Nieve giacessero nel suo palmo destro. Non li indossava da giorni, ignorando così la magia che li rendeva così speciali. La Rigos la conosceva troppo bene per non sapere che, quando la sua voce non giungeva al destinatario, Thalia desiderava rimanere sola coi propri pensieri. Per certi versi, l’amica rispettava i suoi spazi in un modo che la rossa apprezzava intimamente, come se il loro rapporto non necessitasse di vere e proprie spiegazioni. Il silenzio, del resto, era già di per sé una risposta sufficiente.
E poi c'era Mike.
Quand’era tornata nella Sala Grande gremita di studenti festanti per la vittoria di Grifondoro, Thalia si era sentita completamente svuotata. Provava un tremendo fastidio per tutte quelle persone ammassate nello stesso posto e, al contempo, ne apprezzava il grande numero: più ostacoli si fossero frapposti tra lei e Mike e minore sarebbe stato il rischio di incorrere in domande alle quali lei non voleva rispondere. Muovendosi lentamente tra i compagni, aveva cercato di stamparsi in volto il sorriso più radioso di cui fosse stata capace e, quand’ebbe trovato Mike non troppo lontano da dove l’aveva lasciato, una morsa allo stomaco le impedì di respirare, di sorridere e di restare. Avrebbe delegato volentieri alla faccia tosta di Nieve il compito di scusarsi al posto suo per l’improvviso malessere che sembrava averla colta mentre andava alla ricerca di un bagno, ma Mike - per come lo conosceva - sarebbe stato in grado di buttare giù qualsiasi porta li avesse separati. Farsi coraggio e scusarsi per l’assenza dell’anello gemello non fu semplice, specialmente perché sapeva quanto fosse vera la sua versione dei fatti - almeno in quel caso. Li aveva semplicemente dimenticati, fine della storia.
L’aria della festa e della rinascita di Hogwarts le aveva fornito il pretesto per proseguire la serata socializzando coi compagni, distraendo Mike dai suoi pensieri e dai suoi dubbi, dimostrandosi amabile e allegra più di quanto in realtà non si sentisse d’essere.
Nei mesi successivi, Thalia dovette ringraziare il cielo per i G.U.F.O. e per la Rigos, per il Barnabus e per la mole di compiti e ricerche assegnate da Midnight. Ogni pretesto per chiudersi nella Sala Comune o nell’Ufficio Vuoto insieme a Nieve sarebbe andato bene, purché Mike non potesse anche solo pensare di chiedere come mai, all’improvviso, il suo sguardo si fosse velato senza ragione alla vista di Weiss al Ballo delle Ceneri. Si diceva di aver taciuto la verità per il bene del Serpeverde, per far sì che la gelosia non intaccasse il loro rapporto e che a Mike non saltasse per la testa di sfidare Aiden. Era quasi certa che, in virtù di quell’affetto che l’Auror diceva di provare per lei, Weiss non gli avrebbe torto un capello, ma non voleva sperimentare il Caso né le abilità di un mago adulto nell’insegnare qualcosa ad un adolescente sulle cause perse. Se ci pensava meglio, Thalia non era nemmeno sicura che Mike si sarebbe spinto tanto oltre e la sua mente elaborava congetture persino nel sonno, nelle poche ore in cui si concedeva di abbandonarsi al richiamo di Morfeo. Quella situazione tremenda era stata cagionata da lei solamente in parte e per qualche assurda ragione non era riuscita a porre un freno alle proprie sensazioni ed emozioni; per certi versi, era lieta di essersi lasciata andare allo stupore, alla rabbia e - persino - alla vergogna. L’unica nota positiva di quella sera d’inverno era stata proprio la liberazione dalla propria frustrazione. Così, giorno dopo giorno e settimana dopo settimana, Thalia aveva evitato di passare da Bibliomagic - e se l’aveva fatto si era assicurata che fosse Alice a servirla, non Mike - così come aveva imparato a glissare su specifici argomenti nelle rare occasioni in cui accettava di vederlo dopo cena o nel fine settimana. Col senno di poi avrebbe fatto meglio a vuotare il sacco e lasciare che la vicenda seguisse il suo corso naturale; scambiare i suoi turni di ronda con Nieve era servito davvero a poco se, quando toccava a lei, Mike poteva usufruire del medesimo escamotage per parlarle.
Immersa in quella spirale di pensieri e ricordi, con lo sguardo fisso e vuoto sulla strada sgombra, sobbalzò nell’udire la voce appartenente al protagonista delle sue preoccupazioni. Senza rendersene conto, aveva indossato l’anello gemello - preda di un’abitudine dura a morire - e Mike le stava parlando, forse addirittura proponendole qualcosa.
«
C-ci sono...ehm… cosa stavi dicendo? Ero distratta...» trattenne il respiro e strinse le braccia attorno al corpo, come se si aspettasse di ricevere un pugno allo stomaco e cercasse di ripararsi. Sentiva che il momento della verità fosse finalmente giunto, che non sarebbe più riuscita a scappare come aveva fatto per tutti quei mesi, baciata da una fortuna che nessuno mai avrebbe osato sperare di avere. Si sentì mancare, insomma, quando lui le chiese di vederla.
«
O-oggi? D’a--D’accordo.»
La voce di Mike si dissolse piano piano e non le rimase che guardare l'Anello Gemello sull'anulare per realizzare di essere davvero spacciata. La magia dell'anello funzionava, i suoi sentimenti non erano certo cambiati, eppure dai loro incontri percepiva - e conosceva bene - le avvisaglie della gelosia di lui, il suo modo educato per farle capire che qualcosa, o meglio il suo comportamento, l'aveva indispettito.
Ora l’idea di accompagnare Martha nella redazione del Settimanale delle Streghe non le sembrava più così malvagia.