Ninna Nanna per Antimago Disattenti, Private Business, you fool!

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view post Posted on 9/10/2019, 19:08
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MAURIZIO PISCIOTTUsquadra antimago ✧ 28 anni ✧ Ninna Nanna
Forse è la paura di essere scoperto che mi fa andare avanti, forse è semplicemente il fatto di andare contro delle direttive...o semplicemente perché funziona! Sta di fatto che mi ritrovo con dieci sacchetti pieni di Hamburger, patatine, bevande zuccherate e acqua.
Attraverso la strada carico di cibo per avviarmi sotto il Regent's Canal, a Little Venice. (Maurizio non si rende conto ma dalla tasca posteriore dei Jeans gli cade il distintivo.)
Sotto il canale trovo una dozzina di clochard cui cedo i pasti uno per uno tra loro, anche se quasi impercettibile, c'è uno con cui scambio un cenno d'intesa. Mi ha aiutato a risolvere il caso del furto di insalate e questo ne è il risultato.
Non sto molto con loro, è diventata prassi oramai passare il meno tempo possibile coi miei informatori, in modo che sembri tutto più naturale e che sia difficile fare i dovuti collegamenti. Col brutto periodo che sta attraversando il Ministero non vorrei ritrovarmi nei guai proprio ora.
Salgo sul marciapiede del Number One Bridge e ammiro i canali di Little Venice, sono stato pochissime volte a Venezia ma improvvisamente mi sale una certa malinconia nei confronti dell'Italia.
Perché se c'è una cosa di cui non ci si può lamentare è la diversità di bellezze che puoi ammirare nel Bel Paese, mentre all'estero (forse proprio per la malinconia) sembra essere sempre tutto uguale, tutto troppo monotono.
Prendo il tabacco dalla giacca e carico la pipa, subito dopo l'accendo e traggo un profondo, lento e nostalgico respiro prima di accasciarmi sulle spallette del ponte stesso mentre guardo quella sporca laguna che mi ricorda casa.

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Ringraziamo Nieve per le insalate :patpat:


Edited by Don Trashellín - 17/10/2019, 23:06
 
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ELOISE LYNCH PREFETTO TASSOROSSO 17 ANNI
Sull’incrocio tra Ashworth Road ed Elgin Ave, a un passo dai giardini di Paddington, non tirava un filo d’aria. Il canale non era molto distante, ma la sua larghezza non era sufficiente a smuovere le correnti che tipicamente accompagnano i fiumi. E tuttavia, improvviso e inaspettato, venne un soffio leggero, capace di scuotere le tenebre e di destabilizzare l’atmosfera stagnante, subito seguito da un pop che sarebbe stato udibile soltanto a chi fosse stato già in ascolto.
La Lynch fece la sua comparsa in un turbinio disordinato, generando attorno a sé un vortice di foglie secche. Dopo essersi passata una mano fra i capelli con l’unico risultato di ingarbugliarli ulteriormente, osservò quelle amiche fluttuanti scivolare verso terra con sguardo giocoso, e solo quando toccarono terra decise che era tempo di avviarsi.
Era una fortuna che non ci fosse stato nessuno nei paraggi, ma la zona era sufficientemente tranquilla da garantirle un atterraggio sicuro. Non c’era altro che case e cancelletti, e sebbene le luci oltre le finestre mandassero una luce calda, nessuno sguardo sembrava essere focalizzato sul mondo esterno. Prese a camminare per Ashworth Road con decisione, gettando uno sguardo rapido al foglietto che stringeva tra le dita: recitava le poche parole che l'avrebbero condotta al 15 di Cirencester Street, vergate nella grafia familiare di sua cugina. Era stata lei a consigliarle di Smaterializzarsi in quel punto, a suggerirle che in quella zona non avrebbe avuto problemi con Babbani troppo curiosi.
Raggiunse una rotonda e prese una strada curva, esattamente come le era stato detto di fare, godendosi la frescura sulle guance accaldate. Era uscita dai Tiri Vispi poco prima, e la mattina successiva sarebbe dovuta tornarci, e un po’ di silenzio, pace e aria fresca non potevano che giovarle. Inspirò profondamente, socchiuse gli occhi, e subito dopo sbuffò, scocciata. Ma a chi voleva darla a bere?
Aveva cercato di scacciar via il fastidio, ma la verità era che aveva passato la giornata con addosso un nervosismo che non era troppo da lei. Con il fatto dei doppi turni da coprire ai Tiri Vispi - possibile che in tutto il mondo magico non si trovasse un secondo garzone adatto al ruolo? - avrebbe dovuto presenziare in negozio per tutto il fine settimana. E se in un primo momento organizzare di dormire da sua cugina le era sembrata una splendida idea, tutto l’entusiasmo era crollato quando i Tassini avevano deciso di mettere su un sabato sera intensivo in Sala Comune. Tornei idioti e caciara notturna li avrebbero tenuti arzilli per tutta la serata, e oltre, e lei si era trovata incastrata in una situazione scomoda senza la vera possibilità di cambiare i piani secondo le sue preferenze. Una fiamma dal sapore adolescenziale la faceva ardere di fastidio, e sebbene sapesse che sarebbe bastato poco per estinguerla, era come se provasse un piacere spontaneo nell’attaccarsi alle sensazioni negative, e coltivarle quel suo ruolo di vittima. A tutto dire, si era fatta grasse risate con i gemelli, quel pomeriggio, ma da quando aveva messo piede fuori dal negozio si era ricordata di cosa si stava perdendo, ed era tornata a incupirsi. Calciò una castagna solitaria che stava lì a terra, affidandole il compito di esorcizzare un po’ della sua rabbia. O almeno, di manifestarla al mondo esterno.
Proseguì il cammino osservando gli edifici che la circondavano, un mezzo broncio accuratamente montato in volto. Si distrasse da quel prezioso compito solo nel momento in cui i suoi occhi si posarono su una placca che marchiava il luogo di nascita di un certo Alan Turing, che pareva essere stato un celebre Rompi-Codice (strani mestieri, quelli Babbani!). Dopo esserselo immaginato come uno Spezzaincantesimi senza magia, aveva proseguito, guidata verso i canali dal pigro gorgoglio dell’acqua sugli argini.
Stava attraversando la strada, curiosa di cosa le avrebbe offerto la vista completa sulla suggestiva Little Venice, quando il suo sguardo cadde su un oggetto dall’aria familiare. Era a terra, ai suoi piedi, tra il bianco e il grigio di un striscia pedonale, e se a un primo impatto non seppe dire perché aveva attirato la sua attenzione, quando lo osservò meglio riconobbe con chiarezza la M che identificava il Ministero della Magia, con tanto di bacchetta che la spaccava sulla metà. Chinatasi per raccoglierlo, si accorse all'ultimo di una macchina che aveva svoltato l’angolo a tutta velocità, le ruote che grattavano l’asfalto. Eloise balzò indietro, in allarme, mentre un clacson suonato con insolenza e una voce raggiunse le sue orecchie «Levati di torno, ritardata!», lasciandola sufficientemente imbambolata. E così rimase per una buona manciata di istanti, il distintivo stretto al petto.
Controllò che non ci fossero altri pericoli in arrivo, e azzerò i metri che la separavano dal marciapiede opposto. Solo allora si concesse di eseguire un'analisi più completa del reperto ritrovato: era un distintivo tondo, in metallo, piuttosto pesante, e sembrava appartenere a tutti gli effetti a qualche ministeriale. Non aveva idea di quale fosse l’ufficio di riferimento, ma una cosa era certa: c'erano maghi nei paraggi.
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view post Posted on 17/10/2019, 22:07
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MAURIZIO PISCIOTTUsquadra antimago ✧ 28 anni ✧ Ninna Nanna
Rispondo d'istinto senza pensare niente, come se un'informazione del genere non potesse compromettere l'intera comunità magica.
Oh, sta vicino a Dia...
Fortunatamente rinsavisco in tempo, forse sottovaluto la mia lucidità ogni tanto.
"...go Alli, un negozio di cianfrusaglie varie gestito da un mio amico nato in Italia."
La scusa non regge per niente ma almeno è qualcosa, in effetti a meno che la ragazza non avesse sentito il nome da qualcun'altro ero più che al sicuro.
Lo statuto di segretezza dei maghi non mi è mai stato molto chiaro e fortunatamente i babbani sono molto facili da abbindolare.
Poi tutto accade in un istante, noto le pupille della ragazza dilatarsi mentre questa si sporge verso la stradina sotto il ponte, quasi in contemporanea metto mano alla bacchetta dentro la giacca e inizio a tirare fuori la bacchetta mentre il mio occhio va verso il punto che ha attirato lo sguardo della ragazza. Vedo un movimento ma ho la sensazione che questa sia solo suggestione.
La ascolto con interesse mentre cerco di capire che cosa possa essere successo di sotto.
"No, non sono riuscito a vedere nulla ma ho visto i tuoi occhi preoccupati."
Probabilmente la ragazza mi prenderà per un falso sensitivo o qualcosa del genere, nemmeno i maghi sanno che sono un Licantropo e che i miei sensi sono molto più sviluppati di quelli umani.
Il problema è solo uno, che fare? Portarla con me è particolarmente invalidante, e se di sotto c'erano dei maghi? Violo lo statuto. Se la lascio qui sul ponte e i banditi si smaterializzano di sopra e la uccidono? Forse è peggio.
"Andiamo a vedere...ho un passato da Detective."
Le dico abbozzando bugie su bugie

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Edited by Don Trashellín - 7/2/2020, 20:57
 
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view post Posted on 27/10/2019, 23:33
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ELOISE LYNCH PREFETTO TASSOROSSO 17 ANNI
Attente e minuziose, le pupille di Eloise avevano seguito i solchi del distintivo con scrupolo, cercando in ogni piega del metallo qualche indizio sugli eventi che ne avevano portato allo smarrimento. Aveva osservato i simboli e passato il pollice sulla superficie irregolare, aveva letto le parole incise sul bordo - Ignorantia iuris neminem excusat - ma nessuna di queste informazioni aveva potuto fornirle un significato chiaro, perché il latino che andava oltre le formule degli incanti le era completamente sconosciuto. Saggiantone il peso, che poteva essere comparabile a quello di un Galeone, l’aveva rigirato fra le dita solo per scoprire che il retro non mostrava niente di diverso da una superficie concava e grezza. Né un nome, né un ruolo, niente che suggerisse dove andare a cercare il proprietario: solo metallo grezzo e impersonale, che come unica identità aveva l’appartenenza al mondo magico.
Si interpellò sul da farsi, continuando ad osservarlo con precisione. Doveva consegnarlo a qualche autorità competente del Ministero (esisteva un Ufficio Oggetti Smarriti in uno degli articolati piani sotterranei?), o darlo a sua cugina, che lavorava all’Ufficio di Regolamentazione delle Creature Magiche? Erano entrambe opzioni valide, ma c’era una sensazione che non l’aveva abbandonata da quando l’aveva raccolto da terra: era stata graziata, aveva ricevuto un dono generoso, e almeno in un primo momento se lo sarebbe tenuta per sé. Si sarebbe potuto rivelare utile un giorno, qualora si fosse trovata a ficcanasare da qualche parte, e magari avrebbe potuto usarlo come stampo per qualche nuovo articolo dei Tiri Vispi.
Quale che fosse la sua scelta finale, si ritrovò costretta a ficcarsi il distintivo in tasca nel preciso istante in cui si rendeva conto che una voce si era rivolta a lei, sollecitando la sua attenzione. Era più esposta che in qualsiasi punto del Mondo Magico, e farsi scoprire con un oggetto così compromettente non era una delle idee migliori. Così, celato l’oggetto nelle profondità della felpa, sollevò lo sguardo e assunse un’aria sorpresa, cercando di collegare il cervello e comprendere ciò che la voce le aveva appena detto.
Lo spiccato accento straniero fu la prima informazione che registrò: si sentiva una chiara cadenza cantilenante, un’impronta dalla parvenza neolatina. L’analisi visiva le restituì la figura imponente di un ragazzo nerboruto, l’unico presente a portata di voce, piazzato sotto il cono di uno dei lampioni del ponte. La luce zenitale tracciava sul suo viso delle ombre lunghe e scure, che le impedivano di cogliere chiaramente i tratti del volto e fare un bilancio sbrigativo della sua espressione. La voce, tuttavia, sembrava amichevole. «E tu di che metà fai parte?» Aveva azzerato le distanze tra se stessa e il ponte, e sebbene un qualsiasi moto di buonsenso l’avrebbe potuta avvisare di stare attenta e non familiarizzare con gli sconosciuti, Eloise sembrava non curarsene. Quegli allarmi di coscienza non erano particolarmente vigorosi, e il più delle volte era la sua spiccata curiosità a imporsi su di essi. Era sera, era sola, e la situazione era compromettente, ma la bacchetta a portata di mano le dava sicurezza, e cacciarsi nei guai era tra le sue specialità.
Aveva quasi conquistato la vista sul canale, e presto si sarebbe concessa l’occhiata che una vista così suggestiva si meritava, ma per ora la piena attenzione era attirata dal suo interlocutore. Lo stava studiando con sguardo palese, incuriosita, senza neanche realizzare che il proprietario del distintivo ritrovato da poco si trovasse precisamente davanti ai suoi occhi.
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view post Posted on 23/11/2019, 00:39
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MAURIZIO PISCIOTTUsquadra antimago ✧ 28 anni ✧ Ninna Nanna
QQuesta situazione è particolarmente divertente, per la prima volta incontro una babbana a Londra e la cosa mi stuzzica parecchio. Nella mia vita ho da sempre avuto a che fare con un mondo più collegato a quello dei babbani che magico, la criminalità organizzata magica in Italia molto spesso si maschera da una semplice gang oppure una famiglia mafiosa e riesce a mescolarsi per bene con loro, il mio lavoro di conseguenza era anch'esso a stretto contatto con i non-magici.
Mi diverte ancora di più il fatto che sia proprio una ragazzina, mi chiedo se anche gli adolescenti babbani sono forzati a crescere prima del tempo...perché sì, se c'è una cosa che ho notato della Londra Magica è che si viene subito catapultati nel mondo degli adulti, nessuno risparmia nessuno.
Quasi come la famosa Rossana dei cartoni animati la ragazza si fionda verso il ponte con una risposta degna della protagonista sopracitata.
Mi fermo un attimo, sto quasi per iniziare a dirle la solita manfrina del Ministero, ma penso che non avrò ancora una volta la possibilità di
"Oh beh, sono il migliore italiano che puoi beccare a Londra! Senza ombra di dubbio."
Mi fermo un secondo per voltarmi verso di lei e tenderle la mano.
"Joe D'Angelo, al suo servizio. Canto in un localino qui vicino, si chiama "Pasquino's". Ho ricevuto i complimenti persino dal grande Fred Bongusto, il quale mi ha definito come una delle più grandi voci di tutta l'Europa."
Ma chi l'ha mai visto Fred Buongusto?!?

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e mò tiettelo il distintivo :secret: skus per il post corto :flower:
 
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view post Posted on 14/12/2019, 15:07
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ELOISE LYNCH PREFETTO TASSOROSSO 17 ANNI
Le sopracciglia della Lynch si sollevarono di sospetto, mentre l'incredulità di trovarsi effettivamente davanti al migliore degli italiani dipingeva sul suo volto un divertimento un po' sghembo. «Addirittura!» fece con enfasi, decisa a dare corda alla messinscena. Le piaceva quando la comunicazione si sviluppava su due piani paralleli, mentre ricami e fantasiosi e realtà concreta prendevano due binari leggermente scostati. E soprattutto le piaceva quando non c'era bisogno di esplicitare che si stesse scherzando, o esagerando.
Si concesse la meritata occhiata al canale, nel tentativo di abbracciare con lo sguardo l'interezza del panorama. I colorati battelli stavano posteggiati sulle sponde, e ondeggiavano in armonia con l'acqua scura. Fugaci riflessi puntellavano le creste delle ondine timide, specchio distorto delle luci di lampioni e finestre. Apparentemente non c'era anima viva, e né umani né babbani solcavano quelle strade. Tuttavia, uno sguardo esperto come quello di Maurizio avrebbe saputo additare i chiari segni della vita sotterranea che si sviluppava lontana dall’attenzione distratta della gente di passaggio come Eloise. Non badò allo scricchiolio su un'asse di legno, o alla luce intermittente sulla prua di un battello, né si lasciò distrarre da un lembo di cappotto scomparso oltre un cespuglio: si limitò a pensare che era un bello spettacolo, e si promise di ritornarci di giorno, prima o poi.
«Non conosco Pasquino's...» Una breve analisi dei suoi ricordi le suggerì che non aveva neanche mai sentito quel nome. «Beh, in verità non conosco molto nemmeno Londra. È la prima volta che passo da qui.» Allungò la mano per stringere quella del suo interlocutore e si concesse finalmente di dargli una buona occhiata. I capelli e gli occhi scuri avrebbero tradito le sue origini anche se non le avesse dichiarate apertamente, e lo sguardo amichevole si abbinava perfettamente al tono che aveva usato fin dall'inizio della conversazione. La stretta era solida, e la mano era gigantesca, in proporzione alla sua. «Lizzie Fynch» disse senza esitazioni, utilizzando lo pseudonimo che si era inventata come copertura da usare con la Bisca Clandestina. Assonante al suo stesso nome, facile da ricordare, faceva il suo lavoro in casi come quello.
«Allora, Joe, con che cosa delizi gli spettatori di Pasquino’s?» Sovrappensiero, si appese alla ringhiera del ponte e si dondolò leggermente, abbandonando il peso all'indietro. L’aria che accompagnava la corrente del canale era vivace e frizzatina, e se ne sentiva accarezzata con la solita familiarità. Era curiosa di conoscere le tendenze musicali del mondo babbano, di cui aveva una panoramica limitata alle ballate tradizionali di Galway, e soprattutto non aveva la più pallida idea di cosa potesse trovare apprezzamento nel gusto italiano. E chissà, magari nelle corde di Joe c’era anche una passione per busking, e avrebbe apprezzato l’occasione di proporre una performance di strada all’unico passante che attraversava il Number One Bridge a quell’ora della sera.
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view post Posted on 11/1/2020, 13:21
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MAURIZIO PISCIOTTUsquadra antimago ✧ 28 anni ✧ Ninna Nanna
"Certo!"
Le dico ancora più convinto, mostrandole una evidente finta pomposità.
"Mia madre diceva persino che discendevamo dai Savoia in persona, non nego che probabilmente scorre sangue blu nelle mie vene."
Dico spostando una ciocca di capelli inesistente lontano dagli occhi. Guardando verso il canale, ancora prevalentemente vuoto riesco ad intravedere il punto in cui prima ho consegnato il cibo ai clochard, gruppo di persone dimenticate da tutto il resto del mondo eppure, utili come non mai. "Le persone che passano inosservate sono la tua più grande arma Maurizio, ricordalo." Mi tornano in mente le parole del mio superiore e, a modo mio, credo di essere riuscito ad afferrare appieno quel discorso. Forse i miei superiori non mi vedrebbero di buon occhio se mi scoprissero, eppure come ho già detto a Rhaegar, se loro giocano sporco, perché noi no?
"Pasquino's? O beh ovviamente non lo conosci, non tutti i baa...mbini possono vederlo. Sai servono alcolici, e le regole qui sono più ferree che in Italia."
Mi salvo in corner. Stavo per chiamare un babbano come tale, al Ministero mi avrebbero probabilmente degradato nel reparto pulizie, per la felicità di Rhaegar immagino.
Mi gratto la fronte come per pungolarmi per la cavolata ma subito dopo penso che effettivamente Joe D'Angelo non lo conosceva nessuno nella comunità magica, magari era un pazzo.
"Oh beh, i Londinesi richiedono la stessa cosa da più o meno quarant'anni. Fred Buongusto, Battiato, sai la musica Italiana degli anni '70 era famosissima ai suoi tempi."

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view post Posted on 23/1/2020, 19:55
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Mh, sì, certo...«» Annuì confusa, fingendo che quei nomi risvegliassero nella sua mente qualche ricordo, quando in realtà brancolava nel buio. A dirla tutta, la confusione era palese, e Maurizio avrebbe potuto agilmente rendersi conto del fare menzognero. Era tanto approfondita la sua conoscenza di ballate irlandesi e band del mondo magico, quanto era superficiale lo studio della restante parte della musica. Certi giri di chitarra, pizzichii di corde di basso, rullate forsennate o melodiose sviolinate non erano mai state oggetto delle sue analisi. «E dov’è, questo Pasquino’s? Magari una sera ci capito.» Ed era precisamente quello che sarebbe potuto succedere, visto che difficilmente Eloise Lynch stilava dei piani precisi per le sue serate e le sue uscite. Magari, in futuro, in una serata come quella, avrebbe potuto trascinarci Virginia e i suoi amici, e scoprire com’erano le nottate tipiche dei babbani londinesi. Sarebbe stato divertente, e le avrebbe permesso di eclissare il pensiero dei Tassini e delle feste in Sala Comune.
Non c’era modo di arginare la curiosità di Eloise: qualunque piega avesse preso il discorso, qualsiasi argomento avessero affrontato, ci sarebbe stato un appiglio per nuove investigazioni, nuove domande e nuova ricerca. Il solo immaginarsi il quadro - una giovane strega in compagnia di un babbano adulto - rendeva intrigante quell’incontro. Era un’opportunità ghiottissima di scoprire più cose sui Babbani, specialmente sui londinesi, visto che a Galway ne frequentava dei gruppetti. Come la musica, c’era una miriade di argomenti su cui non aveva ancora posato lo sguardo: e solo Merlino sapeva quanti tesori avrebbe potuto scoprire nei luoghi più impensati!
Ma proprio quando l’incontro stava per trasformarsi in un’intervista, e la Lynch rischiava di diventare una noiosona, qualcosa accadde. Un movimento in basso attirò la sua attenzione, un fulgore improvviso al livello del fiume che rifulse e si estinse un paio di volte, il movimento di qualche ombra rapida, e poi più niente. Poteva essere stato un inganno della mente, o un riflesso sull’acqua, ma le era parso talmente pregno di significato che non era riuscita a ignorarlo, a lasciarlo scorrere via dai pensieri.
Solo in quel momento si accorse di essersi sporta in avanti sulla ringhiera del ponte, totalmente proiettata verso quello che stava accadendo là sotto, e improvvisamente scollegata dalla situazione in cui era immersa. Si raddrizzò, lisciandosi la felpa, e si voltò verso l’uomo. «L’hai visto? Cos’è stato?» Il suo indice puntava alla zona colpevole, mentre la sua mente galoppava tra le ipotesi più sconclusionate. «C’era una luce, là sotto, e… E movimenti!»
Tra tutti gli istinti a cui poteva pensare di dare seguito, era fondamentale tenere a mente che non doveva usare la magia. La vicinanza con il Babbano avrebbe inibito parecchie delle sue abilità, ma se avesse ignorato la sacralità del galateo dello Statuto di Segretezza sarebbe successo qualcosa di spiacevole (era ancora sconvolta dalla storia di un amico di Jared che era stato allontanato dal Mondo Magico per una brutta faccenda con delle piante magiche, ma cercò di non darci troppo peso). Insomma, se le cose avessero preso una piega inaspettata, avrebbe dovuto dimostrare di riuscirsela a cavare senza magia, qualsiasi fosse l’origine di quegli strani movimenti al piano terra. Voltatasi verso Maurizio, studiò la sua reazione: essendo della zona, forse avrebbe saputo dirle qualcosa in più di quel che stava succedendo.
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view post Posted on 7/2/2020, 20:57
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Poi tutto accade in un istante, noto le pupille della ragazza dilatarsi mentre questa si sporge verso la stradina sotto il ponte, quasi in contemporanea metto mano alla bacchetta dentro la giacca e inizio a tirare fuori la bacchetta mentre il mio occhio va verso il punto che ha attirato lo sguardo della ragazza. Vedo un movimento ma ho la sensazione che questa sia solo suggestione.
La ascolto con interesse mentre cerco di capire che cosa possa essere successo di sotto.
"No, non sono riuscito a vedere nulla ma ho visto i tuoi occhi preoccupati."
Probabilmente la ragazza mi prenderà per un falso sensitivo o qualcosa del genere, nemmeno i maghi sanno che sono un Licantropo e che i miei sensi sono molto più sviluppati di quelli umani.
Il problema è solo uno, che fare? Portarla con me è particolarmente invalidante, e se di sotto c'erano dei maghi? Violo lo statuto. Se la lascio qui sul ponte e i banditi si smaterializzano di sopra e la uccidono? Forse è peggio.
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Edited by Don Trashellín - 20/4/2020, 18:40
 
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Con il mento spinto all’infuori e un’espressione interrogativa dipinta nello sguardo, Eloise osservava sospetta il suo interlocutore. Aveva detto Diagon Alley? O Diago? Come poteva, un babbano come lui, conoscere un posto così celato agli occhi della sua metà di popolazione? Era possibile che la notizia si fosse diffusa, o che esistesse un luogo babbano con nome analogo?
Più che focalizzarsi sulla possibilità che Joe appartenesse effettivamente al mondo magico - e il distintivo reperito da poco avrebbe potuto farglielo intuire in modo lampante - Eloise, o Lizzie, considerava quanto fosse impossibile che gli indizi sull’esistenza della magia fosse sfuggito ai più accaniti degli Obliviatori. Quanti di loro erano troppo chiacchieroni, o distratti, o sotto gli effetti della Torta del Sognatore, per prestare attenzione a ogni dettaglio? E lei stessa, se mai fosse stata babbana, non avrebbe potuto cogliere questo o quell’indizio?
Come i meccanismi automatici del cervello impediscono di trattenere delle informazioni quotidiane agli ascoltatori indesiderati - Diagon Alley, il nome di una creatura magica, l’utilizzo delle piume per scrivere - così la mente crea canali abitudinari da cui è difficile deragliare per farsi sorprendere dall’inaspettato. Per Eloise passeggiare per Londra corrispondeva ad avere a che fare con Babbani; era ciò che si aspettava, era il ruolo che attribuiva a ogni passante sul marciapiede opposto: difficilmente avrebbe potuto partire da un presupposto diverso, o lasciarsi sorprendere dallo scoprire che si trovava alla presenza di un mago. La sua guardia era abbassata, e tuttavia il confine tra magico e babbano si stava facendo labile.
«La faccenda si fa interessante.» Rispose in un ghigno, domandandosi automaticamente se quell’informazione - il suo ruolo di detective - fosse veritiera o meno. Decise di sondare il terreno. «Anche io lo sono stata per un periodo, dopo aver prestato servizio in Vietnam.» Non si soffermò oltre sulla reazione di Joe, ma si mosse verso il lato destro del ponte per provare a cercare un’apertura o un sentiero per scendere all’altezza dell’acqua. Bingo, il sentiero c’era: lo indicò con un gesto della mano e si inoltrò nell’ombra dei rami frondosi che ne celavano il preludio, scomparendo per un istante alla vista di chiunque fosse passato di lì.
L’oscurità era tangibile, e per un primo istante fu come essere sottoposti a un Plutonis eseguito a dovere. Cieca davanti a detriti e monnezza ai bordi del sentiero, in apnea per la scelta cosciente di non sottoporsi al fetore organico e suburbano, le fu sufficiente una decina di passi per ritrovare qualche punto di riferimento, e respirare un’aria inodore. La mano destra sfiorò l’avambraccio sinistro per sentire la sicurezza in sequoia sotto la stoffa della felpa, ma resistette all’impulso naturale di metter mano alla bacchetta. I suoi occhi scrutavano attenti l’ambiente circostante, in cui la calma della riva regnava sovrana.
Sentendo l’avanzare dell’uomo al suo fianco, gli rivolse uno sguardo e indicò con il capo il punto da cui le era sembrato di cogliere i movimenti di poco prima, lasciandogli condurre la spedizione. Le ombre giocavano a uno spettacolo di inganni, dove le profondità più scure strisciavano nei bui più tenui. A parte loro, tutto sembrava immobile, calmo come una notte di campagna.
Poi, all’improvviso, un suono: qualcosa aveva cigolato.
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view post Posted on 20/4/2020, 17:40
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In questo divertente gioco sto praticamente ballando su di un filo di bugie in cui la caduta mi porterebbe alla verità e probabilmente ad un richiamo ufficiale del Ministero della Magia. Perché ballo? Perché sono un idiota, ovviamente.
Ma per fortuna la mia, a questo punto evidente, stupidità mi è d'aiuto. La ragazza ha preso il tutto come uno scherzo quindi perché non lasciarglielo chiedere. Nel momento di totale follia mi balena un ricordo in mente, uno dei momenti più divertenti passati in Italia e lo esterno, conscio che al 99% lei non avrebbe capito.
"Mi chiedo se hai finito la collezione delle foto delle mogli."
Mi fermo un piccolo istante, assaporo la mia stessa battuta e immagino l'intera platea ridere di gusto per poi tornare nel mondo reale e al rumore sospetto.
Mentre scendiamo il mio primo pensiero va a quanti rumori si sentono per strada ogni giorno nel mondo babbano e mi sento ancora più stupido pensando che sotto quei ponti si nasconde uno dei miei informatori che mi avrebbe potuto subito riconoscere.
Mentre la ragazza indica le scale la seguo per mantenere il mio ruolo mi dirigo alla testa dell'improvvisata carovana, ci avviciniamo al punto dove abbiamo sentito il rumore e un cigolio interrompe il tutto.
Non so perché, ma mi volto d'istinto e noto che siamo solo io e lei in quel posto. E se io sono silenzioso come un anguilla:
"Shhh."
Le faccio col dito sulle labbra.
"Non ti hanno insegnato nulla in vietnam?!? Il silenzio è la nostra arma migliore, capito?!? IL SILENZIO!"
Concludo la frase praticamente raggiungendo gli stessi acuti del buon Pavarotti...però...potrei provare a sfondare come tenore una volta finita questa questione.

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Le sopracciglia aggrottate per il commento sulla collezione delle mogli non avrebbero trovato risposta, ma non c’era ragione per soffermarsi troppo per quel rametto in mezzo alla corrente: il flusso andava avanti, l’avanzata proseguiva, la cascata si avvicinava e il mistero si infittiva. Aveva capito che richiedere chiarezza e coerenza certe volte non portava da nessuna parte, e preferiva godersi il viaggio, piuttosto che interrogarsi e crucciarsi sulla meta, o sulle tappe intermedie.
L’ambiente circostante era immerso nell’oscurità e ricolmo di rumorini e cigolii sospetti. Eppure, conclusa la prima ricognizione, non aveva ottenuto grandi indizi. Non riusciva né a capire se quei suoni fossero dovuti al dondolio naturale nelle barche immerse in acqua, né a individuare una fonte precisa. Le ombre della vegetazione erano nette, e qualsiasi movimento si sarebbe mescolato con esse. Dell’ombra che aveva visto poco prima non era rimasta traccia.
Al sentire un cigolio più forte e più chiaro, si voltò di scatto nella direzione da cui era venuto, pur non riuscendo a cogliere nulla con gli occhi. Annuì verso l’uomo al cenno di fare piano, con l’impressione che avesse qualcosa da comunicarle. La sua testa si era avvicinata al suo petto - era decisamente alto, quel tizio - e si era fatta prossima per sentire cosa avesse da dire. Aveva appena spostato lo sguardo in avanti, e teso l’orecchio, quando un urlo disumano le spaccò i timpani, senza lasciarle la possibilità di proteggersi.
«Che diavolo!» Sobbalzò sconvolta e non riuscì ad arginare l’istinto. La sinistra scattò rapida, il braccio si tese e la mano finì per affondare con violenza sulla bocca dello stomaco dell’italiano. Per quanta muscolatura avesse sviluppato in qualsiasi attività fisica fosse stato coinvolto, aveva colpito un’area debole di natura, senza riuscire a frenarsi. Rimase immobile in quella posizione per un istante decisamente lungo, senza rendersi bene conto della reazione spontanea che il suo corpo aveva generato. Era stata a tanto così da sfoderare la bacchetta e ricorrere a una Fattura Orcovolante, ma per fortuna il corpo aveva reagito ancora più in fretta, portandola a rivestire il ruolo di manesca.
Si raddrizzò in un misto di imbarazzo e sussiego: non voleva fargli male, ma se l’era cercata, urlando in quel modo. Si prese la sinistra nella destra e si massaggiò il palmo con il pollice, rendendosi conto con rammarico che l’impatto non era stato indolore neanche dal suo lato della barricata. E infine ghignò, divertita dalla piega presa dagli eventi.
«Se c’era qualcosa di sospetto l’hai fatto scappare di sicuro...» Si domandò se fosse troppo stupido o troppo furbo, certa che ormai non ci fosse più niente di interessante da cercare. In parte era delusa: il sapore di ruggine delle avventure, e la spontanea volontà di cacciarsi nei guai, e il languorino che quei pochi indizi le avevano messo in bocca, erano ami che non riusciva a ignorare, e quasi sembrava che le fossero scivolati dalle dita proprio quando gli eventi iniziavano a farsi interessanti. Ma che intanto le avevano fatto dimenticare del tutto la serata tra tassini a cui non poteva prendere parte, e la cupa amarezza che l’aveva accompagnata lì da Diagon Alley.
L’aria tiepida della sera, il sottofondo del lento gorgoglio dell’acqua, e l’ambiente suggestivo, erano sufficientemente affascinanti da non crucciarsi troppo. Si mise a seguire la sponda del fiume verso nord-est, osservando incuriosita i profili delle barche e le acque melmose. «Beh, non è poi così male questo lungo fiume!»
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Bloccato. Il mio diaframma si è letteralmente bloccato per qualche secondo mentre le parole mi muoiono in gola e l'unica cosa che esce dalla mia bocca è un po' di saliva e un leggero suono di aria che fatica persino ad uscire dai polmoni. Metto una mano sullo stomaco mentre corrucciato guardo la ragazza.
"Mi hai fatto male..."
Bofonchio irritato mentre mi massaggio la parte colpita, mi volto per osservare il deserto del sahara sottoforma di argine del fiume. Mentre sento il commento della ragazza ancora alle mie spalle. Mi volto ancora, questa volta un po' meno attento a fare silenzio non che prima ci sia riuscito particolarmente.
"Io? Io li ho fatti scappare? Oppure tu facendo tutto quel baccano."
In effetti a essere sincero non sono più nemmeno sicuro che quel rumore ci sia stato effettivamente. Guardandomi intorno in effetti noto come questo fiume rispetto a quelli che ho visto in Italia. Tendono a lasciarli un po' più puliti.
"Già...un momento!"
Mentre mi sistemo i jeans sento che manca qualcosa...il distintivo!
"Mannaggia!"
Controllo e ricontrollo le tasche sempre più velocemente in quella che sembra una curiosa e confusa macarena. In effetti la ragazza è l'unica che è stata con me in questo momento.
"Hey, hai visto il mio Di..."
Mi ricordo poi che effettivamente ho inventato un mucchio di cavolate e che un babbano che trova un distintivo da antimago che brilla appena lo stringi potrebbe essere una cosa curiosa da dire.
"...ente d'oro. Era di mio nonno e lo tengo sempre in tasca come ricordo."
Che-scusa-di-merda. Me lo ripeto mille volte nella testa mentre attendo un qualche tipo di risposta, come può una ragazza scambiare un distintivo per un dente d'oro?

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Breve rappresentazione di nih con maurizio:
 
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view post Posted on 11/6/2020, 19:06
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Nonostante il senso di colpa che si era sprigionato dal punto esatto in cui il suo pugno aveva impattato su Maurizio, la Lynch decise di non dedicarsi all’elaborazione di scuse o giustificazioni: il suo nuovo amico di strada Joe se l’era cercata, non c’era alcun dubbio. Piuttosto, gli dedicò un sopracciglio alzato per aver avuto il coraggio di scaricarle addosso una responsabilità che non era sua. Aveva quasi l’aria di un genitore che ha sorpreso il figlio a fare una marachella, e la coincidenza in quell'inversione dei ruoli - lei adulta e lui bambino - la divertiva.
La più probabile delle ipotesi era che quel tizio ne sapesse più di lei sulla zona, sulla sua fauna e sulla sua flora, e che avesse delle ottime ragioni per intimare agli abitanti di qualsiasi forma e natura di allontanarsi da lì. Il musicista della notte, Joe D'Angelo, nascondeva un’identità segreta, una seconda vita? Allegra, sguazzava amabilmente nella sua fantasia, destreggiandosi tra le menzogne del suo accompagnatore e i misteri che avvolgevano quel luogo. Cacciarsi nei guai non era necessariamente una prerogativa della serata, e se fosse arrivata alla meta sana e salva non si sarebbe lamentata, ecco.
Quando la conversazione si spostò sulla ricerca dell’Unico Dente, Eloise immaginò un vecchietto raggrinzito e imbiancato dal tempo, l’unghia del mignolo più lunga delle altre, il dente scintillante che brillava con la luce calda del sole. Era perplessa - più che perplessa - ma non se la sentiva di giudicare i costumi mediterranei solo perché distanti dal mondo che conosceva. «Mmmm...» Inclinò la testa in avanti nel tentativo di individuare qualcosa di dorato sul terriccio, e affondò le mani nelle tasche della felpa. Le sue dita incontrarono il metallo freddo del distintivo che aveva ritrovato poco prima e già archiviato nelle sue memorie; fremeva dalla voglia di fare un’indagine in merito, ma sapeva di dover aspettare di essere sola, per non rischiare domande scomode. In più, un distintivo del Ministero poteva essere uno strumento preziosissimo, nelle mani di chi gestiva una Bisca Clandestina. «… Non vedo niente di utile. E neanche prima ho notato niente...»
Un rapido movimento verso il fiume tradì la presenza inaspettata a fare da contorno a una serata già strana di suo. «Ma magari puoi chiedere a lui.» Tirò fuori la destra dalla tasca solo per indicare un ratto dalle dimensioni ragguardevoli, appostato sulla sponda e intento ad annusare l’erba alta alla ricerca di chissà cosa. Forse di un dente. Si mosse oltre a passo svelto, una maschera di disgusto che le distorceva i lineamenti, e cercò un appiglio in pensieri differenti.
«Dimmi, è un’usanza diffusa quella di tenere con sé i denti dei propri avi, dalle tue parti?» Non ne aveva mai sentito parlare, ma non poteva vantare una grande cultura in materia; la sua stessa Irlanda sapeva sorprenderla con leggende e tradizioni capaci di sbucare come Gnomi nelle case di campagna.
Era un peccato lasciare sepolti certi riti dalle radici antiche. E se anche il Mondo Magico cercava di mantenere vivo il legame con le cose del passato, il tempo aveva preso a scorrere veloce, e il progresso esponenziale dei Babbani aveva superato i mattoni di Diagon Alley, portando anche lì la frenesia dell’epoca contemporanea. Non c’era mai tempo, e passeggiare casualmente lungo il fiume, in compagnia di uno sconosciuto, sembrava un dono prezioso. «Non ti manca mai, l’Italia?» Chiese, voltandosi ondeggiante verso di lui, le mani sempre in tasca, un’espressione di curiosità sincera dipinta in volto. Mosse un paio di passi all'indietro, studiando il suo interlocutore. La sua storia, come quella di qualsiasi essere umano, era il bene più prezioso che aveva. «Cosa ti ha portato a questi lidi?»
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view post Posted on 8/9/2020, 20:13
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MAURIZIO PISCIOTTUsquadra antimago ✧ 28 anni ✧ Ninna Nanna
Ascolto la ragazza massaggiandomi sempre più lentamente lo stomaco con la faccia sempre meno contrariata e distratta dalla leggerezza con cui questa ha dimenticato di essere diventata Connor McGregor giusto qualche istante fa.
Il distintivo del resto è un problema ben più pesante del dolore allo stomaco, eppure come diamine fare? Non posso minimamente dirlo ai miei superiori e non ho la minima idea di dove io possa averlo perso. Oh beh, lontano dagli occhi lontano...dalle chiappe? Forse era così.
Sta di fatto che inizio a fare finta che li topo sia un indiziato. Non ha senso? Ovvio!
"Sta a vedere..." Mi volto verso il topo con tutto il corpo, il linguaggio del corpo è molto importante in questi casi. "Hey tu! Hai per caso visto..." Metto le dita sotto gli occhi come per mimare ciò che sto dicendo. Il topo finalmente mi nota. "...un dente..." Indico uno dei miei canini. Il topo inizia a odorare nella nostra direzione. "...d'oro?" Batto con l'unghia dell'indice sul canino come se fosse oro 24 carati. Il topo fugge.
"Dannazione. Sembrava una buona pista, ci riproveremo."
Do un finto pugno per aria mentre nel frattempo penso a dove diamine posso averlo lasciato. Sicuramente devo andare a controllare in ufficio. Ah già, devo giustificare la storia del dente.
"Oh! Beh! Non credo...cioè, penso che sia consuetudine prendere qualche ricordo del posto che ti sei lasciato dietro ma magari non così strano...o disgustoso."
In effetti è la prima volta che ci penso, ma chissà che fine ha fatto casa mia in Italia, l'ho dovuta lasciare talmente tanto in fretta che non sono nemmeno riuscito a prendere tutte le mie cose e i miei ricordi.
"Non so. Non sono uno che si lega molto ai luoghi, in Italia non ho mai avuto una dimora fissa per più di un anno, forse proprio per questo non è stato così difficile lasciarla. Però ci ritornerei volentieri, l'Italia è decisamente più bella di Londra."
Per non parlare dell'Italia magica.

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come mi sento in questo momento:

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17 replies since 9/10/2019, 19:08   461 views
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