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| Megan M. Haven Prefetto ♕ Corvonero ♕ 17 ANNI L'autunno da giorni s’era fatto spazio nelle terre desolate della Scozia, il terreno con i suoi colori caldi e l’aria fresca donavano allo spazio un nuovo scenario. Tutto era mutato, l’odore d’umidità, di sottobosco, di terra bagnata; il cielo aveva assunto un colore diverso, malinconico, e il tempo scorreva più lento, a volte pareva arrestarsi. Molti avrebbero definito quella stagione triste, inutile, altri si specchiavano perfettamente in ogni foglia caduta dagli alberi. Un periodo di rinascita, di cambiamento, che per la giovane studentessa del terzo anno, nella Torre Ovest del castello, non arrivava mai. Il mattino aveva fatto da poco capolino dalle alture all'orizzonte e Megan si era appena svegliata. Pettinava i lunghi capelli corvini davanti allo specchio e colorava appena la pelle con qualche sbuffo di cipria. Gli occhi allungati dall’eye-liner, che ne accentuava la profondità dello sguardo, lasciavano intravedere un blu cobalto sbiadito, spento da un grigiore inquieto. Era una mattina come tutte le altre, un altro giorno dove sbrigare faccende per la casata e mettere in ordine il caos che albergava nella Sala Comune. Da quando non era più l’unica ad occuparsi dei suoi concasati aveva notato quanto si sentisse più leggera, libera dal peso che la carica di Prefetto le dava. Tuttavia, il carico dei pensieri era tornato a irrompere violento nei momenti di libertà e stava cercando in tutti i modi di trovare altro da fare per sfuggirgli. Quando fu pronta scese le scale dei dormitori salutando gli studenti presenti nella sala con un cenno del capo. «Per qualsiasi cosa mi trovate in Guferia» disse prima di varcare la soglia, «ma se possono occuparsene Daddy o Clarissa…» concluse con un sorriso dispettoso inarcando le sopracciglia. Uno sguardo che lasciava intendere di non voler essere affatto disturbata s'era fatto spazio senza alcun filtro poi si spinse fuori dalla stanza dando le spalle ai compagni. Quella mattina, difatti, aveva bisogno di concedersi qualche ora tutta per lei, da una settimana non riusciva a trovare Floki e stava dando di matto. Il Gufo Reale era solito prendersi i suoi spazi, sparire per lunghi periodi, ma questi non avevano mai superato i tre o quattro giorni e così era evidente la preoccupazione della Corvonero, che cercava di non farsi prendere dal panico. Salì le strette scale della torre e s’inoltrò nel luogo più maleodorante del castello. Lo odiava, come detestava quelle stupide lettere che non avevano fatto altro che regalarle terribili notizie, o portarla verso brutte situazioni. Ne aveva spedite poche nella sua vita e ogni volta che si presentava una probabile occasione, sperava sempre di sbrigarla vis à vis. Toccato l’ultimo gradino della lunga scalinata a chiocciola, si avvicinò all’entrata della torre con la mano a coprire naso e bocca. Uno sguardo generale lungo le pareti e nulla aveva attirato la sua attenzione, v'erano solo centinaia di rapaci dal piumaggio variopinto ma nessuna macchia nera fra di essi. «Scusa, hai per caso visto un gufo nero con gli occhi rossi?» chiese a un giovane studente Serpeverde, con in mano una missiva, a poco più di un metro distante da lei. Nell’attimo di silenzio che s’inoltrò fra di loro Megan scosse il capo e sussurrò con amarezza un «Lascia stare» avvicinandosi al ragazzino. Con lo sguardo rivolto verso l’alto lasciò oscillare il corpo da destra a sinistra e poi da sinistra a destra, cercando di scorgere qualcosa in più fra le fessure che bucavano la vecchia pietra. «Floki!» gridò. 🍂
And all at once, summer collapsed into fall.
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