Can you dance with the Dullahan?, Halloween Party 2019

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 11/11/2019, 21:35
Avatar

Group:
Docente
Posts:
1,118

Status:


MìREEN FIACHRAN
25anni - Banshee- P.Antimago
<< Seanmháthair! Guarda! Questa è la nostra Dea Madre! Ma cosa ci fa in un libro sulle divinità pagane, nel capitolo su quelle greche?>>

La bambina guardò confusa la nonna, non capiva come mai la Dea che la sua religione invocava e adorava, si trovasse anche nel libro di un altro popolo differente dal suo...
L'anziana donna si avvicinò per dare un'occhiata a cosa la nipote stesse indicando e al motivo della sua domanda, quando ebbe capito, le sorrise e con dolcezza provò a spiegarle:

<< Molti popoli, col tempo, venendo a contatto tra loro, hanno assimilato le culture e credenze di altri. Avrai già notato leggendo questo libro e molti altri, di quanto le divinità romane e greche siano alla fine le stesse, ma con nomi diversi. Ciò è successo anche col nostro popolo druidico con quello di altre religioni.>>

Attese che la bambina le facesse un cenno di aver compreso, per poi continuare:

<< La nostra Dea Madre, la creatrice di ogni cosa, insieme al suo compagno, la possiamo trovare anche nel pantheon degli Dei Greci col nome di Ecate, i cui simboli sono molto simili, alcuni addirittura gli stessi della nostra.>>

<< Ma quindi, quale delle due è venuta prima? Chi ha "copiato" da chi?>>

La nonna a sentir quella domanda fece un grande sorriso divertito e seguì un'alzata di spalle...

<< E chi lo sa... Ma infondo cosa importa? L'importante è amare la creatrice qualsiasi sia il suo nome e popolo d'origine.>>

intervallo-testo-2-mini



Prima della Festa...



Una mano dalla pelle chiara e delicata, accarezzava con dolcezza la leggera stoffa color viola porpora.
Aveva scelto di indossare per quella festa, quello che non era solo un costume, ma addirittura una figura per lei sacra.
Aveva rivisitato la rappresentazione della Dea Ecate e della Dea Madre in modo da unirle in una versione che incontrasse le tradizioni dei due popoli, i druidi e i greci.
Gli accessori erano i simboli delle due dee.
Alcuni li aveva creati lei stessa con la magia, altri li aveva trovati tra gli oggetti utilizzati nei loro rituali.
Aveva promesso a sua nonna di non rovinarli e di restituirli a festa finita, com'era successo alla veste cerimoniale di Yule portata alla festa di Natale di Hogwarts l'anno prima.
Scegliere il trucco non era stato tanto difficile, aveva deciso di disegnare sulla fronte i cicli lunari, aggiungendo linee e rune qua e là sul viso e di colorare gli occhi coi colori del vestito, stessa cosa le labbra, un fiore carnoso pronto a fiorire.
Più difficile era stato decidere i capelli.
Voleva riprendere una delle caratteristiche più importanti che accumulava le due dee: la "triplicità", perchè entrambe aveva tre aspetti: fanciulla, donna/madre e vecchia.
Come poteva rappresentare tre "persone" in una? L'unica idea che le venne, fu di giocare coi capelli.
Una ciocca bianca quella la dea anziana e saggia, quella nera, lasciata del suo colore naturale, indicava la dea fanciulla, perchè lei da piccola non si colorava i capelli, e infine la sua chioma era un mix di colori che riprendevano l'intero outfit, andavano dal viola a l porpora al blu.
Perchè aveva scelto il viola-porpora come colore generale rappresentativo della dea non lo sapeva... "Sentiva" di doverla collegare a quel colore, infondo lei la Magia l'aveva sempre vista con quel bellissimo colore, che non era uno dei primari come il giallo, il blu e il rosso-magenta, ma neanche uno di quelli semplici da creare come il verde e l'arancione... era l'unione di più colori.
Se fosse stata una pittrice che voleva replicare il colore da scelto, avrebbe dovuto unire il rosso, col blu col bianco e poi aggiungere tanto di un colore e tanto dell'altro fino ad ottenere tutte quelle sfumature della veste e dei capelli che con una diversa luce cambiavano di riflessi e toni.
Come per ogni evento e festa, aveva passato ore davanti allo specchio a prepararsi, sia quello grande e intero, sia quello più piccolo e luminoso della specchiera.
Un accenno triste per un momento le incupì il volto... Ecate era anche il nome della sua migliore amica, prima che si facesse chiamare Lia...
Le mancava così tanto che era quasi un dolore fisico la sua assenza. Non la sentiva da tanto, non la vedeva da troppo!
Aveva cercato di ccontattarla ma era occupata, non si faceva trovare neanche a casa...
Ogni giorno che passava la sentiva sempre più lontana e l'unica tentazione che le avrebbe fatto smettere di evitare Vath, era potergli chiedere se avesse notizie della cugina.
Cercò di scacciare quei tristi pensieri, doveva andare ad una festa e non era il massimo presentarsi col muso lungo.
Non sapeva perchè, ma ultimamente si sentiva quasi stanca, forse era la preoccupazione per l'amica "scomparsa", forse per i tanti cambiamenti successi di recente, la buona parte dei quali non sapeva neanche come affrontarli perché non li capiva..
Almeno l'attenzione messa sul rendere onore al meglio la dea Ecate, personificazione della sua, l'aveva distratta da quella perenne tensione che fino a quel momento l'aveva attanagliata.
Le era addirittura parso di vedere i propri occhi diventare color ametista più del solito, e dovette ammettere che, per quell'evento, un pochino non le sarebbero dispiaciuti, infondo sarebbero stati perfettamente coordinati all'outfit...
Peccato che ormai da tempo collegava quella strana colorazione, probabilmente solo un semplice riflesso curioso dei suoi occhi, alla donna che le faceva visita la notte nei suoi sogni e avrebbe giurato di aver sentito la sua voce anche in certe occasioni pure da sveglia.
Anche in quel momento, mentre si specchiava un'ultima volta, le parve di vederla, quella meravigliosa sfumatura violetta negli occhi, che lei aveva associato all'ametista... quell'accostamento era strano e inquietante, considerato che l'ametista era una delle sue pietre preferite in assoluto.
Non volle pensarci ulteriormente, soprattutto perchè ultimamente neanche lei era in grado di capire cosa stesse succedendo nella sua testa e perchè, a cominciare da voci e visioni senza senso.
Si alzò e messi gli stivaletti neri con foglie di salice dorate come decorazione (mai avrebbe creduto di trovarli), infilò la bacchetta nella fessura apposita cucita nell'abito (come faceva sempre) e presa la borsetta si diresse alla festa di Halloween.

Outfit descritto nello specifico nella sezione ad esso dedicata.
Cliccare su "Outfit" sotto al nome.


...Arrivata alla Festa


Un sospiro di sorpresa le uscì dalla bocca quando arrivò al Villaggio di Hogsmeade.
Era stato completamente decorato a tema e non poteva che esser più ammirata e orgogliosa di far parte del C.R.E.P.A.
Si era iscritta anni prima e anche se dopo la convocazione per aiutare degli elfi domestici lottando contro una pianta gigante e un gatto altrettanto extra-large, risultato alla fine tutta uno visione, benchè le ferite concrete, non aveva avuto più modo di partecipare ad altre loro iniziative purtroppo.
Lentamente s'inoltrò tra le lapidi, la nebbiolina nascondeva i suoi piedi e l'orlo della sua veste leggera.
Forse era meglio si coprisse con qualcosa di più pesante, anche iul mantello con dragoni/cani dorati decorativi era così leggera che ad ogni soffio di vento, sia veste sia mantello si agitavano seguendo quei freddi sospiri.
Eppure a lei non importava. L'atmosfera era così suggestiva che si era quasi dimenticata del freddo di esser ben poco vestita. Si guardava intorno meravigliata, curiosa e un po' intimorita da quanto sembrassero decisamente realistiche decorazioni e addobbi.
La sua scelta di portare la Dea Ecate come costume, era risultata azzeccata alla perfezione, infondo lei era anche identificata come dea notturna dei fantasmi; col coltello recideva i legami fra il corpo fisico e l’anima, compagna della morte, con la chiave era guardiana della soglia tra i vivi e i morti, controllava il passaggio dal mondo dei viventi al mondo ctonio dell’Ade.

Era così che si sentiva la dea quando camminava tra le lapidi e accompagnava i trapassati nel loro viaggio verso l'Aldilà? Una sorta di dovere e tristezza, con una punta di piacere e fascino per quel mistico momento?
Si guardò intorno, osservando con curiosità i costumi dei già presenti. Ce n'erano di veramente ben fatti, tanto da provocarle un briuvido di paura lungo la schiena.
Appena scorse il balcone davanti ai Tre Manici di Scopa, si diresse da quella parte, con l'intento di iniziare la serata con qualcosa da bere, ma soprattutto attirata dall'insegna argentata "Crea il tuo cocktail"! Probabilmente vi avrebbe trovato liquidi da mescolare coi nomi più strani e fantasiosi sempre a "tema halloween" che l'avrebbero fatta sorridere e divertire.

[Chissà se c'è qualcuno che conosco tra queste "creature della notte"...]

Un altra domanda la sua mente si pose, incapace di tenere a freno il timore, tanto da non aver il coraggio di estrarre lo specchietto dalla borsetta per controllare...

[Chissà se ho ancora gli occhi di Muìryn...]



code © psiche


Edited by LadyShamy - 20/11/2019, 00:48
 
Top
view post Posted on 12/11/2019, 14:26
Avatar

We can MASTER the future.

Group:
Dipendente Ministero
Posts:
2,662
Location:
Canterbury

Status:


vath1


vathnome
Dipendente Ministeriale ~ C.M.I. ~ 28 anni ~ Inglese
PS: 240 ~ PC: 169 ~ PM: 170 ~ EXP: 29,5


Vath stava giocando da troppi mesi alla Serpe e al topolino con Mìreen e, la cosa, iniziava a dargli fastidio. La giovane aveva iniziato ad evitarlo in ogni luogo, al lavoro e ignorava le lettere che con Icaro le mandava. Era quasi tentato di chiedere alla cugina l'indirizzo della Grifondoro per andarla ad aspettarla direttamente di fronte alla sua abitazione, ma alla fine, sentita la notizia che ad Hogsmeade si sarebbe svolta una festa di Halloween organizzata dal Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbruttiti decise di partecipare, poiché il ventottenne sapeva che la donna ne era membro e suppose che l'avrebbe trovata all'evento. Era tempo di concludere quella caccia. Per l'occasione aveva scelto di usare un costume elegante, antico dalla foggia che ricordava il settecento. La creatura a cui aveva pensato di travestirsi era nota sia nel mondo magico che in quello babbano, in quest'ultimo caso solo come leggenda, ma i vampiri erano delle creature realmente esistenti. Per l'occasione aveva scelto una pettinatura sobria, che si confaceva con l'abito, un incanto lo avrebbe reso più pallido e un Densaugeo avrebbe dato vita ai denti da vampiro. Gli unici nei che lo avrebbero smascherato come un semplice umano sarebbero stati il calore corporeo e il battito del suo cuore. I figli maggiori erano appena rientrati a casa dei genitori di Vath dopo aver partecipato insieme a lui travestiti da piccoli vampiri ad un giro "Trick or Treat“ pomeridiano per le vie e i negozi di Canterbury mentre il piccolino era rimasto con i nonni.

Smaterializzarsi ad Hogsmeade il fiero ministeriale iniziò a dare un occhiata in giro, osservando i vari stand e le attrazioni che, i membri del C.R.E.P.A., avevano predisposto per avere degli introiti dall'evento. Se fosse dipeso da lui, neanche uno zellino sarebbe finito nelle loro casse, gli Elfi domestici avevano una storia di servizio, creature docili che si erano messe al servizio dei nobili maghi per loro stesso volere senza voler nulla in cambio, solo vitto e alloggio nella magione a cui si erano legati. La stessa Hogwarts aveva adottato gli Elfi domestici come servitù e Vath non aveva visto nemmeno un elfo lamentarsi della propria condizione. Gli Elfi erano graditi aiuti, esserini che mettevano tutti loro stessi nel lavoro che svolgevano e ogni mago sano di mente vedeva che il loro aiuto era prezioso. Dipendeva da famiglia a famiglia il loro trattamento, c'erano famiglie come quella di Vath in cui le creature erano affiancate da domestici Maghinò, rispettati entrambi. Famiglie più intransigenti che vedevano gli esserini solo come creature da sfruttare per i propri interessi e trattate allastregua di oggetti. Tuttavia Vath non era lì per l'evento in sé ma per trovare la Fiachran, la Grifondoro che, sfuggente come una saponetta bagnata, era da mesi che lo evitava.

Poté trovarla intenta a bere un drink, il costume aveva elementi celtici ma, quello che per un appassionato di mitologia classica, gli saltò subito all'occhio alcuni elementi di cultura ellenistica. Senza contare il nome della cugina, fonte di divertimento, coinvolgimento emotivo in una figura tanto importante Vath avrebbe riconosciuto senza ombra di dubbio la dea Ecate, signora della Magia e colei che detiene le chiavi del cosmo. Fu straordinariamente sorpreso della scelta di Mìreen di portare una figura tanto cara a lui e, dopo lo stordimento iniziale, un sorriso soddisfatto si fece largo sul suo viso. La giovane era ancora distratta, persa nel suo drink dal colore indefinito, e così Vath ne approfittò per avvicinarsi di soppiatto a lei da dietro. La sua intenzione era quella di scostarle delicatamente la testa verso sinistra, esponendo il collo nudo di lei al suo famelico morso, farle sentire i canini appuntiti grazie all'incanto e poi donarle un leggero bacio sul collo.
«Una Dea non dovrebbe farsi cogliere così alla sprovvista...» Il tono divertito completava il tutto, se la giovane lo avesse guardato con la coda dell'occhio avrebbe potuto vedere il suo sguardo furbo, il mezzo sorriso sul suo volto e il generale senso di vittoria nel poter finalmente dire "ora non mi sfuggì." «Credevo volessi mantenere il record di tempo speso nell'evitarmi.»

//Interazione con Mìreen Fiachran, azioni autoconclusive son state concordate in privato con la player.

vath2




Edited by Vath Remar - 16/11/2019, 21:16
 
Top
view post Posted on 13/11/2019, 18:09
Avatar


Group:
Docente
Posts:
2,312

Status:



❝Altre tre donne sedevano in cerchio a uguale distanza, ciascuna sul proprio trono: erano le Moire, Lachesi, Cloto e Atropo, vestite di bianco e col capo cinto di bende; sull'armonia delle Sirene Lachesi cantava il passato, Cloto il presente, Atropo il futuro.❞


Dovunque guardasse, era impossibile per Jolene comprendere il funzionamento del bancone. Poteva essere solo adibito a zona bar, considerando che aveva visto non pochi allontanarsene sorseggiando bevande diverse, tuttavia non una sola bottiglia era visibile. Un'idea fece improvvisamente capolino nella testa della rossa, che dalle feste di Halloween aveva imparato ad aspettarsi di tutto: e se le bevande fossero state invisibili? Provò allora, furtivamente, a stendere una mano: un nero artiglio che fece per sondare l'aria alla cieca, deciso a svelarne i misteri. Invece venne immediatamente ritirato quando l'intero corpo sussultò di fronte ad un rumore improvviso, e prima ancora che se ne rendesse conto Jolene stava stringendo la propria bacchetta con dita nervose.
L'uomo alla sua destra, che distrattamente aveva valutato come familiare, giaceva ora riverso a terra. Accanto a lui, qualcosa catturava disordinatamente bagliori di luce che Jolene scorse nella sua visione lattiginosa: dovevano essere i vetri di cui aveva sentito lo schianto.
Fece un passo avanti, alzando lo sguardo sulle due figure più vicine: presenze che non riconobbe, un giovane coperto d'oro e una ragazza travestita da clown. Quest'ultima, apertamente preoccupata, si avvicinò al bancone. Jolene non riuscì a sentirla, ma vide le sue labbra muoversi, appena prima che un bicchiere comparisse tra le sue mani. Così, ecco svelato anche il trucco del bancone: lungi dal gioirne in quella situazione, non riuscì ad agire in alcun modo prima che l'altra versasse il contenuto del bicchiere, all'apparenza semplice acqua, sopra alla faccia dell'uomo. Jolene rimase interdetta, fissando il malcapitato, che tuttavia non dette segni di vita. A che cosa stava assistendo, esattamente? Le sembrava una sorta di cattivo scherzo che, dopo i recenti avvenimenti, non avrebbe decisamente potuto apprezzare.
«Lasciate fare a me», venne la voce da dietro il velo: mortalmente seria e appena tesa, aveva un sapore strano sulle sue labbra. Si avvicinò ulteriormente, inginocchiandosi accanto allo svenuto. Ne controllò il polso con gesti consumati, quasi automatici, lasciando piccole impronte di inchiostro nero là dove aveva sfiorato la cute. Doveva apparire spettrale, con i suoi pallidi contorni sfumati, china su un uomo inerte la cui pelle fioriva di scuro là dove posavano le sue dita. Avrebbe detto velocemente di essere un'infermiera, qualora qualcuno si fosse mostrato riluttante alla sua presenza.
Avendo modo di guardargli il volto da vicino, Jolene riconobbe facilmente Aiden Weiss. Il suo trucco da teschio aveva iniziato a sciogliersi in alcuni punti sotto all'effetto dell'acqua, ma non dava nessun segno di volersi riprendere. Ad ogni modo, il suo battito era regolare e sembrava stesse bene, non fosse per una ferita alla mano che doveva aver stretto il bicchiere andato in frantumi. «Che gli è successo?», domandò nel rialzarsi, convinta che un uomo robusto come lui non potesse perdere i sensi senza un valido motivo.
Non avrebbe comunque perso altro tempo prima di ridargli conoscenza: estrasse la bacchetta, che si era assicurata di portare in una custodia appesa in vita al pari di altri accessori. Una volta puntata contro Aiden, le fece disegnare un semicerchio prima di sollevarla e infine colpire, pur senza entrare in contatto con il bersaglio. «Innèrva», pronunciò con chiarezza, concentrata sull'intenzione di aiutare l'amico facendogli riprendere i sensi. Sperò che la sentissero anche gli altri, visto che un incanto come quello poteva sempre tornare utile, di certo più di curiosi metodi casalinghi come il bicchiere d'acqua.
Possibile che non possa uscire di casa senza che qualcuno caschi a terra privo di sensi? Era una fortuna che non si potesse decifrare con chiarezza la sua espressione, perché si sarebbe mostrata ai presenti come tetra e irritabile; l'avrebbero potuta intuire attraverso le sue parole, che uscivano da labbra tirate in una piega per lei inconsueta.



Interazioni con Oliver, Cordelia e Aiden; lo stato di questo ultimo è stato concordato con la player.
 
Top
view post Posted on 14/11/2019, 09:36
Avatar

Group:
Mago
Posts:
6,505
Location:
Hyperversum

Status:


— 18 ▴ Amber Hydra ▴ caposcuola Tassorosso —Se c’era una cosa che Amber sapeva fare magistralmente, era provare fastidio. E quando questo si accumulava e cresceva, l’aura seria che la caratterizzava si espandeva a macchia d’olio e gli occhi chiari diventavano lame di luce tagliente. Un’ironia meschina risaliva il pozzo della sua mente e se andava bene finiva per zittirla... ma se andava male, la trasformava in un cecchino senza rimorsi. Stringeva ancora il sorbo tra le mani, quando il fato scelse di metterla ulteriormente alla prova. Perché evidentemente non bastava quanto aveva raccolto fino a quel momento. Cosa serviva ancora per renderla più intrattabile del solito? Quasi come se quella richiesta fosse stata davvero posta al Destino, quello aveva risposto impacchettandole una Nieve Rigos vestita dal suo acerrimo nemico - era Midnight? - che vagava senza la minima attenzione a ciò che la circondava. Strano, no? Ed ovviamente, la ciliegina sulla torta era esattamente lì ad aspettare che lei la cogliesse... o che le arrivasse dritta in un occhio. Perché tra le tante cose che la giovane strega mal sopportava, c'erano i contatti indesiderati, ancor più gli urti non voluti. Quando distribuivano l'ironia, Amber era in coda per una dose extra di frustrazione ed un pizzico di intolleranza q.b. E Nieve non solo non faceva alcuna eccezione ma rappresentava proprio la regola di quanto di più fastidioso la bionda potesse trovare sul suo cammino. La mano irrigidì la presa attorno all'elsa della bacchetta quando la spigolosità della spalla esile di Nieve penetrò in parte i tessuti del fianco sinistro. Il tintinnio di una corona richiamò per primo l'attenzione della Tassorosso al suolo. Punte aguzze spuntavano dalla nebbia bassa che accompagnava ogni passo. Non v'era pace nemmeno nel restare fermi. A rallentatore l'immagine avrebbe reso logica una predizione da parte di un osservatore esterno, ma invero Amber non si rese conto di avere a che fare con la Grifondoro finché questa non aprì bocca. Uno sbuffo d'ironica asprezza si liberò dalle labbra sigillate, e lei scosse il capo, incredula. D'un tratto la scena tragicomica accanto al banco delle bibite aveva perso totalmente attrattiva. Non era in grado di decidere cosa la disturbasse di più, se il modo di fare di Nieve che canzonava un docente come fosse un suo coetaneo troppo zelante, o l'incapacità di quell'ultima di tacere quando appropriato. Era ovvio che in primis il Prefetto non l'avesse minimamente riconosciuta e, beandosi di quel momento, volutamente incurante del gioco in atto, Amber si chinò a raccogliere dalla nebbia la corona perduta. Lo fece con una lentezza quasi esasperante, e non mancò di spolverarla con cura con la mano libera, prima di porgerla alla sua proprietaria, ancora senza guardarla negli occhi. In un lampo di riflesso argenteo aveva potuto vedere sulla superficie frastagliata il risultato della frustrazione che stava nuovamente montando in lei, e fu quello a costringerla a contare fino a trecento prima di dirle qualunque cosa. Perché se da principio Nieve avrebbe potuto non riconoscerla, una volta espressa anche solo una sillaba, la sua voce si sarebbe resta riconoscibile e da quel punto in poi non avrebbe più potuto prevedere nulla. Le falangi gelide avrebbero mollato la presa sulla corona solo quando la mano della Grifondoro l'avesse afferrata saldamente, ed allora anche lo sguardo freddo di Amber si sarebbe posato con tutta la sua insofferenza sulla Rignight. Non si era accorta che una goccia di succo scarlatto aveva macchiato un lato della corona, ma in ogni caso probabilmente non se ne sarebbe curata. La stretta al cuore che precedeva l'avversione successiva, la colse come sempre. Qualunque cosa fosse accaduta tra loro, dopo lo scontro sull'Hogwarts Express, non sembrava volerle lasciare in pace e più le due si incontravano, meno si capivano. Amber in effetti, aveva ancora meno voglia di scherzare e stare al gioco, a maggior ragione se quell'ultimo oltrepassava una linea di rispetto e civiltà che per la bionda era invalicabile. «Wingardium Leviosa» Disse, piatta, senza alcun accento e senza alcun desiderio di attivare l'incanto, tant'è che la consegna era puramente portata avanti a mano, niente magia - sebbene il sorbo avesse scintillato appena d'impazienza. Poteva peggiorare?

▴ ...here in my garden of shadows ▴ Code © Horus
Interazione con Nieve
fiori, cuori e tanta simpatia
🧡

 
Top
view post Posted on 17/11/2019, 12:51
Avatar

Group:
Studente sotto Esame
Posts:
19,264
Location:
TARDIS

Status:


AVlBfmZ
Sentiva le mani tremare leggermente e quando aprì entrambi i palmi per accogliere il calice di Assenzio si accorse impercettibilmente di come la superficie in vetro si stesse macchiando rapidamente di un alone dorato; staccò la presa l'attimo dopo, più sorpreso del previsto, e si chiese quale incanto trasfigurativo la sua concasata Herbelia avesse perpetrato sul suo corpo e sul suo intero costume; forse, si ritrovò a pensare, altro non era che trucco e parrucco. Era una sensazione piacevole, tutto sommato, e lo sguardo del finto Regnante soppesò con più insistenza del dovuto la polverina luccicante sulla coppa, sul bancone e sui polsi scoperti. Più deglutiva, più percepiva la gola secca e farsi sempre più bruciata, a riprova di come a tutti gli effetti Oliver non fosse abituato agli alcolici: il suo massimo si concretizzava banalmente in un bicchiere di Idromele Barricato, dal palato buono - non per lui, il suo non era così raffinato come avrebbe voluto - durante le cene di gala alla residenza di famiglia. Per il resto, lo sapeva, era un ragazzino come tutti gli altri, almeno per quel versante. Quando socchiuse gli occhi, ripristinò lentamente un discreto autocontrollo: le persone al suo fianco tornarono vicine, la sua distrazione si eclissò come un lampo appena passeggero, e finalmente il fremito sulla punta delle dita si arrestò di netto. Spostò l'attenzione prima sulla destra, a rimirare il costume della donna che aveva appena raggiunto il bancone, e si ritrovò improvvisamente vinto da una scintilla di vivida curiosità come non gli capitava da lungo andare; i veli astratti, bianchi e temprati dalla pittura in diversi punti irregolari, il suono leggero di quelli che al ragazzo apparvero in principio come braccialetti e che ad un'occhiata più accurata si rivelarono come tessuti e forbici annesse. Volse il capo interamente in quella direzione, e allo stesso modo ignorò con facilità sia il bicchiere di assenzio ormai quasi del tutto vuoto sia il borbottio incessante del tipetto fastidioso a poca distanza. Nella sua mente, più pensieri si inseguivano alla rinfusa, e l'uno e l'altro anticipavano supposizioni, immaginazioni, fantasie pure: abituato ai dettagli, e istruito ai racconti mitologici con l'esempio quotidiano di suo zio Albert, per Oliver la visione d'insieme del costume della donna gli apparve tanto sorprendente quanto intensa. Aveva una certa idea su cosa potesse rappresentare e stava per aprire bocca e chiedere, anche ingenuamente, quando al suo fianco un rumore assordante attirò la sua più intima preoccupazione.

YzpNezv
Tempismo, dinamicità, controllo psicofisico: erano le tre costanti che aveva imparato a considerare attivamente da quando aveva messo piede nella Stanza delle Necessità; e anche se le riunioni cui aveva preso parte non erano state numerose, era di certo nitido il modo d'agire: in quel senso, la strategia di pronto intervento richiedeva un equilibrio che Oliver sapeva di possedere, ma che da troppo tempo percepiva come compromesso. Quando il bicchiere di vetro sul bancone esplose a pochi centimetri di distanza, l'unica reazione che riuscì a vivere fu di vera e propria prigionia; il respiro trattenuto, le mani strette l'una all'altra, lo sguardo spalancato: tornava indietro nel tempo, lui che di tempo era futuro in divenire. Alle narici pizzicava un profumo di rose e un sentore di fumo, una mistura che anticipava olezzo e bellezza di pari intensità e che si esprimeva in lui come il più antico dei presagi. Provò istantaneamente caldo, la fronte imperlata di un sottilissimo velo di sudore, e l'oro perse lucentezza lungo tutto il suo abito da Re Mida. Non poteva essere, si disse. Non di nuovo, non quella sera; non si accorse della solitaria scheggia di vetro contro l'avambraccio né dei piccolissimi frammenti sulle sue gambe, sui pantaloni, sulla veste lucente. Tremò da capo a piedi e si costrinse a respirare soltanto nei movimenti successivi.

IKp5RNS
Aveva lo sguardo vacuo, le pupille dilatate, l'incarnato pallido del volto e della pelle scoperta; quando l'aria tornò liberamente a fluire, un anelito roseo brillò sulle gote e pian piano fu chiara la consapevolezza di non essere al ballo di fine anno, di non essere in pubblico, di non essere preda alcuna della Vista. Non capitava a lui, non era nulla anche solo di minimamente paragonabile e si crogiolò in quel tepore sempre più sicuro. Non aveva tuttora capito cosa fosse successo, avrebbe dovuto ammetterlo, e quando il cicaleccio di voci si fece frettoloso, Oliver si districò dall'immobilità cui si era involontariamente costretto. Era un rifugio, quello, che annullava ogni forma di coraggio e lentamente si risvegliò una razionale accusa nei suoi stessi confronti. Si spinse all'indietro, portando con sé lo sgabello sul quale aveva preso posto, e lasciò così spazio alla donna dall'abito interessante. Ne riconobbe i movimenti scanditi, apprensivi, curativi, come una sensazione fin sottopelle: l'idea di essere con qualcuno che sapeva come agire, di essere così al tepore di una guarigione versatile - fisica, emotiva, perfino spirituale nel suo caso; la lunga degenza in Infermeria nei precedenti mesi estivi, il tono di voce gentile, alla voce dell'altra fu certo di essere alla presenza - ancora una volta in situazioni fuori dal proprio controllo - di una persona conosciuta, di una persona stimata. Aiden era in buone mani.

qd2Fgnn
«Jolene» scandì a quel punto; si pose in piedi, scendendo dallo sgabello e distanziandosi leggermente dal bancone in legno. Se non fosse stato tuttora riconosciuto a sua volta, la sua voce avrebbe fatto da identificatrice all'attenzione dell'Infermiera di Hogwarts, ne era fiducioso. «Era lì a parlare l'attimo prima e poi-» Spostò l'attenzione di lato, ad incontrare la figura della donna con cui aveva parlato brevemente. Aveva un costume interessante, un trucco ben definito e c'erano dettagli che incutevano un timore anche in Oliver; il palloncino, ad esempio, era così innocente in quell'insieme - un richiamo ai giochi, all'infanzia, ai momenti più semplici - da spezzare l'insieme a favore di una simbolica paura più a tema per quella sera. Oliver abbassò leggermente la voce, spostando il braccio lungo la gamba. «Poi ha visto lei, forse Provò preoccupazione per essere risultato scortese, traendo conclusioni affrettate; ma assicuratosi che l'altro ragazzo poco distante - tornato agli alcolici - non avesse fatturato il suo amico, i conti terminavano piuttosto in fretta. Si augurò che l'Incantesimo di Risveglio di Jolene riportasse Aiden tra loro il più in fretta possibile: era una scena che non voleva più rivivere e quando stacco il pezzetto di vetro dalla pelle, una goccia di sangue riportò i ricordi di nuovo in superficie. Lo sguardo del Caposcuola fu improvvisamente catturato, per fortuna, da un tremito sulla spalla della donna vestita da clown. Ne seguì curiosamente i movimenti, cercando di non essere insistente, e quando si accorse di quale creaturina vi fosse, restò per un attimo con la bocca spalancata. «Per Merlino! È un Asticello, vero?» pose la domanda quasi in tono affermativo, aveva infatti già avuto modo di conoscere, osservare e studiare quelle creaturine magiche, guardiane dei boschi e delle radure più rigogliose; un cenno di sorriso dischiuse la bocca fino agli occhi attenti, e in quel senso Oliver ritrovò se stesso come ai vecchi tempo.
Outfit | Re Mida [x] | Interazioni Aiden, Jolene, Cordelia
Solo questo, chiedesti.
Vacilla un sentore, il ricordo versatile, la pretesa di una vittoria comune. Si compie la volontà divina, al bene corrisponde bene, e Sileno attende pacato tra le stanze reali. Solo questo, giunse in risposta. Parve una benedizione, in principio: il tocco d'oro, l'arabesco fiammeggiante e lucente, la virtuosa danza delle luci al mio comando, al mio volere, al mio solo più intimo strofinio. Quando la fame si presentò in condanna, non compresi la sua presenza: vestita di scintille e bagliori, la ritenni tra i miei possessi, e di quel possesso ne pagai impietoso ogni scelta. Goccia a goccia, impazziva la sete; la resina delle querce possenti attecchiva infertile, mentre da solo - io, il buon Re della Frigia - accendevo incensi in braciere; e le volute salivano impavide, ebbre di coraggio, e si eclissavano l'attimo seguente in striature d'arancio, a bagnare il mio corpo di un deserto di sabbia preziosa. C'era ambra sulla pelle, c'erano il sole e le stelle, e immaginai di trasformare ogni mio lembo in una Costellazione. Così sono nella rete dorata, e il mio volto cambia, travalica ogni confine, infine s'arresta. Vorrei pentirmi, vorrei tornare sui miei passi, ma in questo strazio continuo a vedere ricchezza.
Magari, mi dico. Solo questo mi basta.
 
Top
view post Posted on 18/11/2019, 13:11
Avatar

When the snow falls, the fox tries to survive.

Group:
Auror
Posts:
3,876

Status:


Interazioni con Oliver, Jolene e Cordelia.


Aiden Weiss
◦ Auror ◦ 27 anni ◦ Ex Grifondoro ◦ Irlandese

kz0NEnb
Il Nulla lo avvolse in un tenero quanto oscuro abbraccio, azzerandone i sensi e privandolo di qualsiasi forma di sogno. Fu come spegnersi all’improvviso - in un certo senso - anche se non avrebbe mai avvertito il proprio cuore battere ancora all’impazzata nella gabbia toracica, mentre una qualsiasi altra persona avrebbe potuto benissimo accorgersene con un semplice tocco.
Il getto d’acqua fresca non aiutò l’uomo a riprendersi da quello stato in cui era scivolato per il forte spavento, restando dunque inerme al suolo e con parte del trucco da scheletro che prese a colare con lunghe scie di nero mischiato al bianco; buona parte della zona sinistra andrò a diventare una massa informe ed indefinita, scoprendo quella piccola cicatrice che giaceva appena sotto l’occhio sinistro, mentre la porzione di destra rimase quasi del tutto intatta, se non per qualche goccia che era schizzata sulle guance. Anche alcune parti della barba e dei capelli rossicci si appiccicarono alla pelle a causa dell’acqua.

Spalancò gli occhi all’improvviso, esalando un poderoso respiro come se fosse stato in apnea sotto una superficie d’acqua per troppo tempo, il cuore che marciava nel proprio petto come un cavallo al galoppo. Il cervello dell’uomo si ritrovò dunque più iperattivo che mai, ma confuso, incapace di definire lo spazio-tempo attorno a lui, eccetto quei brevi attimi che avevano anticipato la sua caduta nell’Oblio.
Affannato, con ancora indosso le catene del terrore, Weiss mosse la testa all’impazzata, osservando le figure che lo stavano accerchiando. Dapprima vide Oliver e per un attimo sembrò ritornare padrone di se stesso, sentendosi più tranquillo e a proprio agio, come fosse stato vittima di un brutto sogno; poi notò una strana figura velata (Jolene), con una corona sul capo e lunghi artigli neri, della quale non seppe cosa pensare dato che non gli stava mettendo alcun tipo soggezione. L’avrebbe osservata più a lungo e con più interesse se solo non avesse notato nuovamente quello che per lui era un vero abominio (Cordelia). Si ritrovò dunque ad arretrare il più velocemente possibile annaspando nel terreno con braccia e gambe, alla disperata ricerca di un riparo sicuro oltre a voler mettere quanta più distanza possibile tra sé e l'ignara responsabile del proprio tormento. Si ritrovò dietro alla figura velata, aggrappandosi a quelli che dovevano essere i suoi polpacci, tremando da capo a piede.
«STAMMI ALLA LARGA! NON TI AVVICINARE!» abbaiò alla persona vestita da clown come una bestia ferita che, nonostante tutto, tentava in tutti i modi di avvisare minacciosamente il proprio avversario che non si sarebbe fatto scrupoli nel difendersi, anche se non aveva più vie di fuga. L’istinto lo indusse ad infilare la mano dentro una delle tasche della giacca, in cui conservava i sacchetti contenenti le Caccabombe e le Bombe Denudanti che aveva provveduto ad aprire per un rapido lancio; solo che - in quel preciso momento, con la mente non propriamente lucida - non ricordò in quale tasca aveva messo cosa, perciò si ritrovò tra le mani la prima bomba che era riuscito a sfoderare. La sollevò in aria come monito, deciso più che mai ad autodifendersi nel caso in cui la persona dietro il costume da clown avesse la malsana idea di mettere alla prova i propri nervi.
«Ti prego, portami via di qui. Aiutami, ho la fobia dei clown… Portami via… Ti scongiuro...» si ritrovò a sussurrare alla figura velata in una disperata richiesta d’aiuto. Anche se non aveva idea di chi fosse, aveva un disperato bisogno di scappare il più lontano possibile, nonostante sentisse di avere il corpo ridotto a gelatina. Odiava mostrarsi così in pubblico, fragile ed inerme dinanzi alla sua peggiore paura, ma - in fin dei conti - anche lui era umano. Sperò solamente che chiunque si celasse dietro il velo capisse il suo disagio e che non lo giudicasse aspramente per quella sua debolezza.

Che non è morto quello che può giacere eterno,
e con strani eoni persino la morte può morire.
(H.P. Lovecraft)

 
Top
- Momo -
view post Posted on 18/11/2019, 22:39




Interazione con Mireen e Vath




Noa Apikai Waialiki
30 y/old • ex-Ilvermorny student
Devi essere sicuro di te! Non c'è niente di meno convincente di un pirata timido!

Era una mattina di Ottobre e non era un giorno qualsiasi, ma bensì il giorno di Halloween, e Noa era davanti allo specchio che parlava con il suo riflesso. Quell'anno si sarebbe travestito da pirata, e non uno qualsiasi, si trattava di Jack Sparrow! Si era messo in testa di immedesimarsi perfettamente nella parte, avrebbe usato un linguaggio appropriato, consono al suo travestimento. Così negli ultimi due giorni si era esercitato a non essere Noa, perché quella sera...voleva assolutamente essere un pirata con i fiocchi. - Ahoy! - esclamò rivolto di nuovo allo specchio - Arrr!
Un suono aveva interrotto il suo sillabare apparentemente senza senso, ed era il suono del campanello, così si precipitò ad aprire la porta: finalmente era arrivato il suo costume. Era emozionato come un bambino che scartava i regali di Natale e dopo averlo tirato fuori dal pacco impazzí per la gioia. - Corpo di mille balene! E' una vera bellezza! - ormai era entrato pienamente nella parte.

Il belloccio aveva contato le ore e i minuti per tutto il giorno e quando finalmente era arrivata l'ora di andare alla festa non stava più nella pelle. Vestito da Pirata era un vero schianto e forse non se ne rendeva nemmeno conto. Aveva un solo scopo quella sera: divertirsi! Ed era così ingenuo da pensare che ci sarebbe riuscito senza dover tener testa a nessuna fanciulla.
Quando si era materializzato ad Hogsmeade c'era già un bel po' di gente e aveva cominciato a guardarsi intorno camminando tra la nebbia (che probabilmente era effetto di un qualche incantesimo) pensando che sarebbe stato esilarante andare a parlare con qualcuno per sfoggiare il suo vocabolario piratesco… in fondo si era esercitato apposta. Rimorchiare qualche fanciulla non era nelle sue intenzioni quella sera, avrebbe potuto giurarlo su sua nonna, ma quando scorse una fanciulla dai lineamenti delicati e i capelli lunghi e colorati di viola, non poté non restarne affascinato. Si era avviato verso di lei per poterla guardare meglio, e più si avvicinava e più la fanciulla gli pareva graziosa. Quando era ormai vicinissimo a lei, notò la trasparenza del suo vestito viola che lasciava ben poco all'immaginazione...e Noa, beh...ne aveva davvero tanta. A parlare con lei c'era un uomo dall'abbigliamento molto elegante che Noa non era riuscito a guardare in viso perché era di spalle. Quando si era avvicinato a loro abbastanza da potergli parlare esordì con una tosse finta per attirare l'attenzione della ragazza.
- Buonasera sign... - iniziò a dire, ma poi si ricordò di ritornare nella parte per cui si era tanto esercitato e si corresse - Corpo di mille balene, pupa… sei uno schianto! Posso sapere il tuo nome? - Poi però, un pensiero gli balenò nella mente… e se l'uomo con lei fosse il suo fidanzato? In quel caso avrebbe fatto una brutta figura, e il giovanotto era sempre stato un ragazzo rispettoso. Ma in quel momento che importanza aveva? Ormai la frittata era stata fatta...e In fondo lui era un pirata quella sera, no?

 
Top
view post Posted on 19/11/2019, 20:00
Avatar

LA MANGIAMORTE

Group:
Giornalista
Posts:
726

Status:


INTEREAZIONE CON NOA, VATH E MIREEN
da aggiornare -1G per acquisto di tiramisù



Rowena, era ad Hogsmede già da molto, ma non aveva avuto modo di interagire con nessuna conoscenza. Avendo utilizzato il camino del testa di porco per presentarsi sul luogo, prima cosa che aveva incontrato sulla sua strada appena uscita dall’angusto pub, fu il baracchino degli elfi domestici e la sua ingordigia, e forse anche il fatto che era dalla mattina che non metteva qualcosa tra i denti, si fecero sentire, obbligandola a sborsare un galeone per un tiramisù monoporzione. Non ci mise molto a far star zitto il teschio che si trovava in cima però, non ascoltando quello che le gentili creature le avevano detto, man mano che infilava un cucchiaino tra le labbra vermiglie, si sentiva sempre più leggera, ritrovandosi infine a levitare da terra. Ora, la sensazione non era propriamente bella, per un attimo si era destabilizzata e le rose che teneva in mano, che si era premunita di spinare per non pungersi le dita, le stavano diventando utili per aiutarsi a mantenere l’equilibrio, quasi stesso compiendo qualche atto circense. Si perse quindi la figura del Dullahan, che era passato giusto lì vicino, tanto era concentrata a capire come muoversi: le sembrava di camminare su un cuscino troppo soffice, di sprofondare quasi e così, maldicendo la sua curiosità e la sua ingordigia, era riuscita ad avanzare verso quello che sembrava un angolo un po’ più tranquillo, appoggiandosi ad un albero spoglio in attesa che l’effetto di quel dolcetto passasse. Nel contempo quindi aveva assistito a qualche canzone del gruppo che si stava esibendo, osservando di lato, come la gente si divertisse. Ora, sicuramente se non si fosse trovata in quell’assurda situazione, avrebbe inscenato il suo personaggio e iniziato a regalare rose, così belle ma anche tremendamente somiglianti a quelle che vendevano da Safarà, ma invece le toccava stare li e attendere. Si sforzava a “scendere”, a smettere di levitare, ad allungare gli arti, ma dato il vestito decisamente molto attillato, ogni movenza superflua le veniva quanto mai scomoda.
Passò poco tempo e tutto parve tornare alla normalità. Liberata del contenitore del tiramisù, che guardò con aria stizzita stringendolo sulla punta delle dita, prima di gettare in uno dei tanti bidoni che circondavano la piazza, si fece largo in direzione dei tre manici di scopa. Aveva bisogno di bere e quello era il posto ideale, dove probabilmente vi sarebbe stato anche qualche volto noto, sempre che li avesse riconosciuti dietro ai travestimenti. Si fermò quindi, distante e in disparte, scandagliando in lungo e il largo il bancone, vi erano ragazzini che provano a tutti i costi a farsi servire qualcosa di alcolico con costumi alquanto deprimenti, vi era qualcuno che aveva urlato (Aiden), forse in preda a chissà quale terrificante visione, ma aveva troppa gente attorno, compresa una tizia con un lenzuolo (Jolene).

“che razza di travestimento…”

continuò a scandagliare e il costume di Mireen, vaporoso e colorato come i suoi capelli, la rapí. Ritrovò Vath accanto a lei, ed ebbe un brivido di freddo, non tanto per il vestito che le lasciava il décolleté esposto, quanto per l’assurda coppia che i due sarebbero potuti essere e per la scelta di pucciare il biscotto in una delle tazze più sciocche che avesse mai visto. Ma fu quello che vi era accanto a loro, ad attirare il suo sguardo. Era decisamente più alto della media dei presenti e ben piazzato e per un attimo, l’aveva scambiato per il bel capo auror, di cui tanto agognava la testa ma non solo quella. Si accorse che non era lui quando vide che aveva un occhio di troppo, ma poco le importava, il tizio poteva essere un ottimo intrattenimento se non avesse avanzato troppe pretese. Si avvicinò quindi, arrivando in prossimità del trio appena dopo il complimento che il bel pirata aveva fatto all’antimago.

-Vath, Mireen, lieta di vedervi alla festa…vuoi una rosa cara?-

un sadico sorriso, allungando in direzione della giovane pulzella il fiore delicato, concentrandosi mentre quell’altra decideva il da farsi, sul loro interlocutore.

-E questo bel pirata? Vostro amico?-

si era presa il lusso di osservarlo dall’alto verso il basso, di indugiare sulle mani larghe, sulle spalle ampie e infine sugli occhi castani, che si era fermata ad osservare in modo forse fin troppo languido e che poco lasciava spazio a cosa stesse immaginando Rowena in quel momento. Un sorriso abbozzato esordendo in sua direzione con

-Ahoy a voi messere!-

incurante probabilmente di aver mischiato una parlata medioevale con qualcosa di piratesco.

frwHoej

 
Web  Top
view post Posted on 19/11/2019, 22:30
Avatar

We can MASTER the future.

Group:
Dipendente Ministero
Posts:
2,662
Location:
Canterbury

Status:


vath1


vathnome
Dipendente Ministeriale ~ C.M.I. ~ 28 anni ~ Inglese
PS: 240 ~ PC: 169 ~ PM: 170 ~ EXP: 29,5


Non aveva avuto ancora una reazione da parte della giovane Grifondoro, eppure tutto attorno a loro non si era fermato. Una voce dai toni pirateschi giunse alle orecchie di Vath, se il ministeriale aveva provato fastidio durante la serata a Lifford quando aveva dovuto difendere Mìreen dalle attenzioni poco gradite di un ubriaco, interrompere la "caccia" di sangue del vampiro in cui si era immedesimato gli provocò un tic nervoso in cui si passava la lingua sul canino sinistro allungato dall'incanto Densaugeo. Vath premette la capsula molla contenente il sangue finto e, rialzando il busto, si voltò verso il sedicente sparrow. Gli occhi color vermiglio, grazie a lenti colorate, si posarono su quelli di lui mentre, dosando bene il sangue finto, un leggero rivolo di sangue avrebbe macchiato il mento del Serpeverde. Un ringhio, basso e gutturale, si propagò nella direzione in cui Vath si era rivolto, poi con voce profonda baritonale si sarebbe rivolto verso Noa. «Nella mia lunghissima esistenza non ho mai assaggiato sangue di pirata.»

aX7LeWs


Le mani erano ancora posate sulle spalle di Mìreen e Vath non ci mise molto a capire cosa, nell'amica, avesse attirato l'attenzione di quel pirata. Il costume di Mìreen era splendido, e non ci voleva un genio a comprendere che quel misero strato di tessuto semitrasparente fosse come una lanterna che attirava le falene nella sua trappola. Lo stesso ministeriale era scocciato dal vedo non vedo, come se sentisse che quella visione fosse destinata a lui e lui soltanto. Levare quei veli a fine festa sarebbe stato il giusto coronamento di quella caccia, eppure, il ventottenne non si sarebbe arrischiato a fare il passo più lungo della gamba senza il consenso della diretta interessata. Riflettendoci meglio Vath poté sperimentare come, mesi fa, Mìreen avesse provato quel senso di egoistica gelosia nei suoi confronti quando per metà del pomeriggio si era dovuta sciroppare la presenza di quella donna dai capelli verdi. Lo sguardo era ancora posato su Noa, quando una risata proruppe dalle sue labbra. «Tranquillo amico, purtroppo la mia dieta mi impone di cibarmi solo di sangue di donna. Sei al sicuro, da me.» Uscendo un momento dal personaggio Vath si staccò dall'amica, avvicinandosi e porgendo la mano al pirata. «Vath Remar, ufficio Cooperazione Magica Internazionale, molto piacere.» In quel momento, tuttavia, una Rowena Abyss era giunta in fortuito soccorso al giovane di Canterbury, palesandosi sia ai due che al palestrato pirata. «Ciao Rowena, che piacere rivederti. Il signore qui non è un nostro amico, ci stavamo giusto presentando ora.»

//Interazione con Mìreen Fiachran, Noa Waialiki e Rowena Abyss.

vath2




Edited by Vath Remar - 20/11/2019, 09:51
 
Top
view post Posted on 20/11/2019, 04:13
Avatar

Group:
Docente
Posts:
1,118

Status:


MìREEN FIACHRAN
25anni - Banshee- P.Antimago
Mìreen camminava lenta tra le lapidi.
Ogni suo passo, spostava quasi con dolcezza la bassa nebbia probabilmente creata con un incanto per rendere ancora meglio l'idea di cimitero.
Le mani accarezzavano delicata le lugubri figure in pietra fredda, come per voler avere la conferma che fossero vere e non cartonati o illusioni magiche.
Era da tempo che non camminava in un cimitero... da lei capitava che seppellissero i morti in modo diverso, com'era stato per suo padre: prima una grande pira funebre, poi le ceneri sepolte in un luogo in mezzo alla natura e possibilmente vicino ad un albero, in modo che la pianta se ne nutrisse e crescesse con l'aiuto del defunto.
Le croci celtiche che mettevano sui luoghi di sepoltura, servivano per indicare dove l'amato/a andava compianto/a.
Il suo cuore prese a battere irregolare.
Avevano fatto proprio un buon lavoro con elementi ed effetti di scena...
Un peso sul cuore, un'ombra, la fece fermare di colpo.
Un tocco, freddo come la morte la fece voltare... ma dietro non vi era nessuno.
Solo in lontananza una figura, alta, magra, leggermente ricurva, completamente avvolta da un mantello nero come la notte più buia e senza stelle sembrava osservarla.
Forse si stava sbagliando... forse era solo una sua impressione...
Perchè qualcuno avrebbe dovuto osservarla in quel modo poi? Sembrava non staccarle gli occhi di dosso, come che la stesse studiando, ma non per desiderio o altro... Curiosità? Magari cercava di riconoscere da chi si era travestita?
Ma allora cos'era quel malessere? Quella sensazione di "pericolo", quasi di paura che provava?
Senza rendersi conto aveva fatto alcuni passi verso quella strana donna celata dietro a tanto nero che a malapena ne distingueva i tratti del corpo femminili.

« Mìreen... Mìreen... Vai verso di lei... Ti sta aspettando, ti stiamo aspettando...
IO ti sto aspettando, da troppo tempo.»



[ No... Come puoi essere qui?? Non sto dormendo, come posso sentire la tua voce? ]

« Mìreen... Lo sai che io sono SEMPRE con te...
Ma oggi è il 31 Ottobre, è la notte di Samhain, il momento in cui il confine tra la vita e la morte è così sottile... che i due piani possono quasi comunicare... Non potevo perdere questa occasione.»



Sentire la voce di Muìryn l'aveva lasciata stupita e scossa.
Si era di nuovo fermata di colpo, guardandosi intorno agitata, come che potesse veramente vederla, la mano era corsa a stringere il suo medaglione col triquetra che portava sempre al collo.
Quando era tornata a guardare nella direzione dell'oscura figura... non c'era più.
L'aveva cercata con più attenzione nell'ombra dell'edificio a lato della piazza decorata, ma niente, sembrava quasi sparita nel nulla.

« Non ti preoccupare. Non ti farà del male, anzi vuole che finalmente tu apra gli occhi e scopra la verità. Ciò che ti è stato nascosto in tutto questo tempo.
Saprai di me, della tua vera natura... del segreto che la famiglia Fiachran nasconde da secoli, non solo hai babbani, ma agli stessi maghi di cui fai parte, più o meno.

- passò un breve momento di silenzio, per poi continuare, con la sua solita voce seducente e invitante... -

Guarda i tuoi occhi? Non vuoi sapere di che colore sono?»



[ Sono azzurro cielo. Come sempre!]

« Ne sei sicura...? »



Quanto avrebbe voluto chiudere la mente a lei e alle sue parole... Non le bastava insinuarle dubbi e domande ogni volta che l'andava a trovare nei suoi sogni/incubi?
Adesso pure da sveglia doveva angosciarla e tentarla?
E come temeva cedette.
Infilò la mano della borsetta nera e sfilò lo specchietto che si era portata dietro.
Con la mano quasi tremante lo strinse fino ad arrivare sotto il lampione più vicino, per poi con uno scatto veloce, per non perdere il coraggio appena trovato, vi guardò dentro.

occhi-ametista


Il suo riflesso le restituì l'immagine di due occhi color ametista.
Forse col buio del luogo potevano esser fraintesi, scambiati per un qualche "simpatico" riflesso delle basse luci, ma lei sapeva a chi corrispondeva quel colore.

« Bellissimi... La nostra perfetta unione.»



Si morse il labbro così forte da farlo sanguinare, ma non sentì il dolore, troppo occupata com'era a chiedersi com'era possibile...

[ No. E' solo la luce di questo posto. Non può esser diversamente.]


Chiuse di colpo lo specchietto.
Tornò sui propri passi e arrivò così dove si potevano creare i drink, col desiderio impellente di bere e distrarsi.
Qui vi trovò, come aveva immaginato, bottiglie dai nomi più strani e interessanti, oltre che in tema con Halloween.
Prese un bel bicchierone e iniziò a versarci liquidi a caso, quelli che dal nome più la ispiravano...

« Lo sai che l'alcool non ti salverà da me, da quello che succederà, da ciò che ti aspetta...vero?»



[ Sì, lo so bene, ma se ho fortuna magari riesco a zittirti fino alla fine della nottata. ]

« Povera la mia Mìreen.
Credi davvero che mettendo K.O. la mente, io esca dalla tua testa?
Io non sono la voce di una pazza, io sono un'anima a te legata, albergo nel tuo cuore da quando sei... siamo "nate".»



[ Voce o non voce non m'importa. Finchè non sarà finita la notte sacra, non voglio averti tra le scatole.]

Potè quasi sentire la presenza dentro di lei ridere, come che la sua frase non fosse una minaccia ma una battuta.
Sentiva il freddo insinuarsi sempre di più nelle ossa e anche dopo il primo sorso del mega-alcolico da lei appena mescolato, quella sensazione, sia di esser osservata, sia non di non esser completamente in sè, non l'abbandonò.
Con l'intento di prendersi un altro assaggio, afferrò il bicchiere, ma non fece in tempo a sollevarlo che sentì all'improvviso una mano scostarle delicatamente la testa verso sinistra, esponendo così il collo nudo.
Stava per girarsi di scatto pronta ad attaccare lo sconosciuto che aveva osato un simile gesto, quando un bacio leggerlo la destabilizzò.
Si girò confusa verso la persona e restò impietrita.
Vath Remar, vestito da nobile, era in piedi leggermente dietro di lei, un mezzo sorriso sul suo volto per averla colta alla sprovvista, ma soprattutto era impossibile non notare il senso di vittoria che anticipò una battuta sul fatto che fino a quel momento lo aveva palesemente evitato sfuggendo da lui e dalla possibilità di parlare e chiarire ciò che era successo dopo la festa di San Patrizio.

[Merda! Ora sì che mi ha fregata.]

Cosa ci faceva lì?? Ad una festa organizzata dall'Associazione del C.R.E.P.A. di cui era certa che non solo lui non ne facesse parte, ma addirittura non ne condividesse il credo sull'aiuto e liberazione degli elfi domestici.
Lo osservò meglio.
Non era vestito da semplice nobile, ma da vampiro, le lenti a contatto rosse e i denti allungati le erano sfuggiti alla prima occhiata, soprattutto con quella penombra.
Era andato a quella festa sapendo di trovarla?
Solo per incontrarla o anche per divertirsi?
Non sapeva se sentirsi lusingata o arrabbiata per aver partecipato alla festa di un'associazione che lui trovava inutile e senza senso di esistere, perchè voleva trovarle lei a tutti i costi.

<< Considerato che ci sono riuscita fino a questo momento, lo ritengo già un record personale.
Spero tu non sia qui solo per parlare dell'accaduto a San Patrizio rovinando la festa ad entrambi.>>


Gli aveva risposto in modo freddo e leggermente adirato, lo sguardo ridotto a due fessure che lo studiavano in attesa di sapere le sue intenzioni... Ma quasi subito se ne pentì, infondo era colpa sua se lui era rimasto per tutto quel tempo senza risposte, ma come faceva a dargliele, se neanche lei le sapeva?
Addolcì l'espressione e fece un profondo respiro.

<< Mi dispiace di averti fatto aspettare tanto... ma sai che se mi sono comportata così è solo perchè io stessa non sapevo cosa dirti...
Non sapevo come reagire e cosa pensare su ciò che è successo tra noi quella sera...>>


Si morse il labbro nervosa, per sua fortuna non sanguinava più o lui probabilmente ne avrebbe approfittato.
Non sapeva trovare le parole a qualcosa che lei stessa non sapeva cosa dire.
Osservava il suo drink come vi fossero le risposte dentro, ma purtroppo era solo un mix di alcolici colorati di dubbia entità.

<< C'ho pensato tutto questo tempo e...>>

Non fece in tempo a finire la frase che sentì qualcuno urlare dove prima aveva visto solo un gruppetto di persone osservare qualcosa a terra, forse una decorazione particolarmente interessante.
Si girò di scatto in quella direzione, ma fece in tempo solo a vedere una persona con una giacca in pelle marrone e col volto pesantemente colorato di bianco, forse sbavato(?), che una figura dal grosso busto si piazzò davanti a lei bloccandole la visuale.
Alzò lo sguardo su quello che si rivelò essere un uomo dalla folta barba, capelli lunghi e vestito da pirata.
Quella combinazione di vestiti, colori e accessori, le fecero venire in mente qualcosa, soprattutto la matita nera intono agli occhi, ma al momento le sfuggiva cosa... almeno finchè non parlò.
<< Corpo di mille balene, pupa… sei uno schianto! Posso sapere il tuo nome?>>

Restò letteralmente spiazzata. Non si aspettava una frase del genere così all'improvviso, per di più davanti gli occhi di Vath, che visibilmente alterato da quella interruzione, sembrava volerlo azzannare coi denti finti, come un vero vampiro.
Non seppe dire se era per colpa del nervoso, dello stress o semplicemente dalla scena comica, ma Mìreen scoppiò a ridere.

<< Ahahahahah! Oddio... muoio!>>

Cercò di trattenere i sussulti del ridere finchè finalmente riuscì a ritrovare il contegno.
Intanto Vath era prima rimasto nel personaggio minacciando il nuovo arrivato di succhiargli il sangue, per poi presentarsi al posto suo, ugualmente con un tono di voce a suo parere ambiguo.

<< Salve! Confesso che è la prima che vengo abbordata da un pirata e la cosa mi aveva lasciata un attimo stupita e divertita!
Comunque lo schianto di pupa si chiama Mìreen, piacere di conoscerti.>>


Strinse a sua volta una mano grande tre volte la sua.
Poi un lampo improvviso le fece ricordare dove avesse visto quel costume e sentito quel modo di parlare, così spalancò gli occhi ed eccitata disse:

<< Aspetta aspetta! Non dirmi che sei vestito da quel pirata tanto divertente ma sicuramente un po' pazzo...
Ehm, quello che nel prima c'è la maledizione con tutti gli scheletri e che poi hanno fatto altri film di cui uno con la leggenda di Davy Jones!
- si fermò di colpo, il titolo sulla punta della lingua finchè finalmente non lo ricordò - Pirati dei Caraibi! Sei Jack Sparrow!
Oddio che figata! Ma che grande idea, complimenti! E' venuto anche bene...!>>


Se fosse stata in piedi, avrebbe saltellato entusiasta, soprattutto perchè era strano vedere un mago che si vestiva da un personaggio di film babbani.

<< Allora Signor Sparrow, qual è il suo vero nome? E di dove sei? Non sembri inglese come il vampiro qui presente.

Aveva notato i tratti del viso particolari, e la sua pelle parecchio abbronzata, e quello non era un colorito ne da abbronzatura occasionale, ne da quelle artificiali ottenute con trucchi o lampade speciali babbane che aveva visto alla tv durante la pubblicità dell'apertura di un centro estetico.
Stava per chiedergli anche dove avesse trovato il necessario per comporre quel costume tanto ben fatto, quando l'ultimissima persona che si aspettava di vedere a quella festa, le comparve davanti.
Rowena, la donna più "simpatica e gentile" che potesse conoscere, s'inserì nel loro gruppetto, salutando lei e Vath e offrendole una rosa.

<< Grazie Rowena cara, ma penso che quei fiori potrebbero uccidermi solo sfiorandoli, e visto che sarebbe un po' banale e già visto, morire la notte di Halloween in un cimitero, direi che per questa volta rifiuto la tua rosa, per quanto io le adori.>>

Un sorriso divertito comparve sul suo volto quando vide come Morticia indugiò a lungo sull'enorme pirata, mostrando il palese interesse nei suoi confronti.

<< Ma come Rowena, da quando ti interessa il mare e chi è abituato a solcarlo su navi ben poco pulite e sicure, con il perenne odore di salsedine, e la puzza di pesce andato a male, oltre a testosterone maschile di uomini ben poco propensi ad una doccia?>>

Non sapeva come sarebbe finita quella serata, ma si preannunciava divertente, e soprattutto il fatto che non sentiva più la voce di Muìryn nella testa, le bastava per ritrovare il sorriso, oltre a non scappare da Vath, conoscere il bel pirata appena arrivato, e a provocare e stuzzicare la donna di cui meno si fidava sull'intera faccia della Terra.


code © psiche


Edited by LadyShamy - 20/11/2019, 12:14
 
Top
view post Posted on 20/11/2019, 15:38
Avatar

Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno.

Group:
Grifondoro
Posts:
1,601
Location:
Neverland

Status:


Interazione con il brillo Olly, il coulrofobico Aiden e la dolce Jole!


Stava succedendo tutto molto in fretta.

Una figura alquanto misteriosa si unì a noi poco dopo aver lanciato l'acqua sul viso del malcapitato sperando che servisse a farlo rinvenire ma, non servì a nulla. Dalla voce si poteva dedurre che fosse una ragazza e se non avesse parlato, sarebbe stato difficile capirlo: era coperta dalla testa ai piedi con un velo che non lasciava intravedere molto, e mi chiesi se anche lei ci vedesse qualcosa con gli occhi coperti in quel modo. La misteriosa donna si chinò accanto all'uomo steso a terra e gli controllò il polso prima di chiederci cosa fosse successo e il ragazzo dorato, che iniziava a sembrare brillo, rispose alla domanda.

"...poi ha visto lei..." quelle parole echeggiarono nella mia mente. Ci ragionai un attimo e trassi una conclusione che poteva essere giusta. La causa dello svenimento poteva essere dovuta ad una fobia...in questo caso nei confronti dei clown, e a quell'ipotesi mi sentii in colpa. Ne riconoscevo i sintomi perché anche io, avevo perso i sensi varie volte alla vista di ferite. Nel mio caso era il sangue a recarmi ribrezzo e disgusto, ed era un disagio che mi portavo dietro da bambina.

La donna velata pronunciò un incantesimo che avevo già sentito, rivolto al ragazzo che giaceva inerme a terra. Lo usarono anche su di me più di una volta in passato, e anche di recente, quando persi i sensi dopo aver visto un mio amico sanguinare dal naso. E proprio in quel momento il karma decise di vendicarsi per lo spavento che molto probabilmente avevo fatto prendere a quell'uomo: notai il ragazzo dorato che stava rimuovendo dal braccio un piccolo pezzo di vetro seguito da un rivolo di sangue, che nel mentre notò a sua volta il piccolo Harry sulla mia spalla e mi chiese se fosse un Asticello.

Cercai di non pensare a quel piccolo taglietto e deglutii a vuoto. Sentivo una morsa allo stomaco seguita da delle vertigini. Non potevo svenire anche io, la situazione che si era venuta a creare risultava già abbastanza assurda.

S...si... Iniziai a balbettare. E' pro...proprio quello che...che hai detto…un Asticello. Vu...vuoi prenderlo? Proposi cercando di dimenticare quel piccolo dettaglio che mi turbò più di tutto il resto e per fortuna qualcos'altro mi distrasse da quel pensiero: l'uomo a terra stava riprendendo i sensi. Aveva il trucco sbavato e appena aprì gli occhi cominciò a guardarsi intorno. Sembrava stare meglio ma poi...riportò gli occhi su di me. Cominciò a inveirmi contro mentre era attaccato alle gambe della donna velata. Cominciò poi a pregarla di portarlo via. Ci rimasi male inizialmente. Mai nessuno si era rivolto a me in quel modo, soprattutto gli uomini. Era una cosa nuova per me e...faceva male. In un'altra situazione mi sarei arrabbiata e avrei saputo essere cattiva, ma questa circostanza era un tantino particolare. Si, di certo il comportamento che manifestò l'uomo scheletro dopo essersi ridestato fu alquanto maleducato per certi versi, ma io sapevo cosa si provava in quei momenti, quindi cercai di non reagire male a mia volta.

Calmati. Il mio tono fu pacato. Se il problema è il mio travestimento, posso rimediare. Cerca di calmarti e respira. Infilai la mano in una delle mie parigine dove tenevo nascosta la mia bacchetta e la estrassi, lanciando un "Gratta e Netta" su me stessa... spogliandomi del trucco, e lasciai volare via il palloncino rosso.

Così va meglio?


 
Top
view post Posted on 20/11/2019, 17:07
Avatar


Group:
Grifondoro
Posts:
12,370
Location:
~ An Unseen world ~

Status:


Elizabeth Silverman
FIxod5L
Elizabeth aveva pensato a lungo a come vestirsi per Halloween, voleva qualcosa di particolare ed impattante ma sopratutto originale. Consultando dei vecchi libri di leggende, la ragazza era rimasta affascinata da quelle riguardanti le terre del Sol Levante trovandole un'ottima fonte di ispirazione per il suo costume. Contava di essere originale quantomeno, se non la più bella certamente avrebbe spiccato per la scelta di qualcosa di alquanto atipico, anche se qualcuno era riuscita a superarla in questo senso. Mentre si preparava, cercando di concludere quello che sarebbe stato un make up piuttosto pesante, presenziò dinnanzi a lei Nieve Rigos mostrando loro uno sguardo austero ed una parlantina tagliante che andò a scontrarsi con la povera Rose Attwood. Colta dalla curiosità, Elizabeth non potè fare a meno di sbirciare ogni tanto lo scambio di battute fra le due mentre dipingeva con il rossetto rosso i cerchi sul suo viso. Quell'atteggiamento le ricordava qualcuno, ma non seppe dire esattamente di chi si trattava ma la Rigos sembrava essere entrata perfettamente nella parte come la migliore delle attrici.
«E voialtre che avete da guardare?»
«Io? Nulla.» trattenne a stento la risata, il modo in cui lo disse era risultato comico alle orecchie di Elizabeth, sentiva che la serata avrebbe preso una piega decisamente interessante dunque cercò di finire il più in fretta possibile il suo trucco in modo da seguire diligentemente Nieve che successivamente svelò il motivo di tanto astio nei confronti delle povere studentesse: era una recita, facente parte del suo ingegnoso travestimento per la sera del 31 ottobre, aveva deciso di travestirsi come l'amato detestato insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. Ormai quel professore era diventato famoso per essere terribilmente stretto con i voti, Elizabeth lo aveva sperimentato sulla propria pelle, il fatto che Nieve lo stesse prendendo un po' in giro la rincuorava e la faceva sorridere.
«Penso che Nieve Rignight possa bastare, teniamo Illustrissima Magnificenza Excelsibus per quando apparira il vero professore.»
Ridacchiò divertita, anzi non vedeva l'ora che apparisse il vero professore e vedere la faccia che avrebbe fatto quando si sarebbe accorto che alla festa vi era un suo doppio.
Ormai Elizabeth era pronta per raggiungere la festa, sarebbe andata assieme a Juliet, Rose ed ovviamente Nieve, un gruppo tutto al femminile e con il quale si sentiva assolutamente a suo agio. Voleva bene a tutte, ognuna di loro era speciale a modo suo.
«Juliet, adoro il tuo costume. Ha un'estetica davvero particolare.»
Era in vena di complimenti, amava ciò che Juliet Little aveva scelto come travestimento per Halloween e glielo fece presente con un largo sorriso sul volto. Raggiunsero il luogo della celebrazione, decorato a puntino in modo magistrale ed Elizabeth non poté contenere il suo stupore nel vedere il luogo decorato così bene. Era emozionata, non vedeva l'ora di prendere da bere, vedere chi c'era e fargli il lavaggio del cervello parlare del CREPA, infondo avevano messo il loro banchetto a disposizione anche qui. Rose Attwood intanto espresse il suo desiderio di fare rifornimento di zuccheri, tuttavia la giovane Silverman desiderava fare una piccola precisazione in merito.
«Rose, non dirmi che sei venuta fin qui solo per i dolci, vero?» lo disse in tono scherzoso, ovviamente, ormai tutti sembravano voler prendere un po' in giro la piccola dodicenne «Tuttavia... Devi sapere che io lavoro a mielandia, se vieni a trovarmi la prossima volta potrei farti un piccolo sconticino!»
Farsi pubblicità era sempre lecito, Elizabeth lo sapeva benissimo e non aveva intenzione di arrestare la sua politica del "ogni occasione è buona per attirare clienti". Nieve intanto aveva deciso di staccarsi momentaneamente dal gruppo, desiderava fare un accurato sopralluogo del posto da brava Prefetto quel'era e ci teneva che ogni Grifondoro stesse bene per tutta la serata. Suonava un po' come una scusa, ma Elizabeth volle credere che si trattava della verità ignorando il motivo che l'aveva portata a staccarsi dal gruppetto di sole donne. In realtà anche la dispettosa Silveman fece lo stesso, non campando una scusa ma perché era assetata e voleva assolutamente provare quel meraviglioso "Crea il tuo cocktail" che si trovava vicino ai Tre Manici di scopa.
Lo avrebbe fatto se una serie di eventi non avesse attirato la sua attenzione.
Il tutto si realizzò in pochi attimi, aveva notato una figura vestita in oro che le sembrava alquanto familiare e si era dunque girata vedendo un omaccione grande con il volto pitturato dal scheletro ed una ragazza vestita da Clown. L'uomo svenne per qualche strano motivo, il che fece attivare i sensori di crocerossina di Elizabeth che, svelta, si avvicinò all'uomo che nel frattempo era stato soccorso dalla figura dorata.
«Ehi, resista! Per favore si svegli!»
Elizabeth era una persona altruista, non poteva farci niente se aiutare gli altri era un qualcosa di intrinseco nel suo essere, ma spesso non sapeva cosa fare o come comportarsi. Anche che cosa dire in certe circostanze, le risultava difficile esprimere le giuste parole per poter aiutare. Alla fine arrivò qualcuno in grado di poter soccorrere l'uomo svenuto, che evidentemente si era spaventato a tal punto dallo sbraitare contro la ragazza vestita da Clown che fece un'espressione davvero mortificata.
«Ollie?»
Elizabeth riconobbe poi il ragazzo dietro il travestimento d'oro, ormai suo caro amico la ragazza non poteva certo dimenticare la voce di colui che aveva raccolto da terra con le sembianze di una bambolina di trenta centimetri.
«Non ti avevo riconosciuto, davvero un costume bello ed elaborato.»
Si permise qualche complimento, nonostante la situazione piuttosto spiacevole risolta, almeno in parte, dall'affascinante donna che aveva utilizzato l'Innerva sull'uomo. Elizabeth decise di intervenire a modo suo, come soltanto lei sapeva fare ovvero offrendo del cibo.
«Si calmi, alla fine non è successo nulla.» parlò dolcemente, infondo stava cercando di calmarlo «Le va una bacchetta magica alla liquirizia? Se non le piace ho anche dei ciocconocciola e filidimenta interdentali.»
Prese i dolcetti e li passò all'uomo mostrando un adorabile sorriso, come solo lei sapeva fare.
«Ovviamente posso offrire qualcosa anche per voi, se lo desiderate. Ho anche dei pallini di sorbetto levitante... Oh, ma quello è davvero un Asticello? Che carino!»
L'offerta era valida per la ragazza vestita da clown (anche se ormai si era tolta il suo travestimento), ad Oliver e alla donna che prontamente era intervenuta per aiutare l'omaccione svenuto.
October 31 Hogsmade scheda happy spiderdemon
CODICE ROLE © dominionpf | BLEND LadyShamy



Interagisce con Nieve, Juliet e Rose per poi raggiungere Aiden, Oliver, Jolene e Cordelia offrendo loro dei dolcetti ❤️

Edited by Yuna ~ - 23/11/2019, 16:04
 
Top
- Momo -
view post Posted on 22/11/2019, 00:37




Interazione con Mireen, Rowena e Vath




Noa Apikai Waialiki
30 y/old • ex-Ilvermorny student
Prima che la fanciulla riuscisse a rispondere, l'uomo in nero si era girato per guardare in faccia il bel pirata. Un liquido rosso stava colando dalle sue labbra, stava chiaramente impersonando un vampiro e a Noa venne da ridere, non riuscì a trattenersi, gli era sembrata una cosa buffa - Ti sei immedesimato nella parte più di me. Bel sangue finto comunque! - Dopo il suo commento aveva già riportato lo sguardo su quella bella fanciulla dalla capigliatura che gli ricordava tanto la primavera delle Hawaii e il piumaggio degli uccelli più particolari che si trovavano nella sua terra natale. Stava aspettando una sua risposta, ma l'uomo in nero aveva ripreso la parola facendo una battuta sul fatto di non aver mai morso un pirata, aggiungendo che però potevo stare tranquillo perché avrebbe morso solo donne. Noa lo aveva guardato confuso. Non trovava la battuta divertente, ma pensò comunque di sorridere per educazione. Era fatto così. L'uomo si era presentato come Vath Remar - Io sono Noa Waialiki - I due si erano stretti la mano. La ragazza cominciò improvvisamente a ridere. Noa inizialmente non ne aveva capito il motivo ma, sorrise anche lui… era sempre bello vedere una donna che rideva di gusto, infatti disprezzava chi le faceva piangere e soffrire di proposito. Si era subito dopo presentata con il Nome di Mìreen, e aveva fatto anche un riferimento a quando poco prima, lui l'aveva chiamata "Bella pupa", il che gli fece piacere: significava che molto probabilmente lo aveva trovato divertente e lui adorava far ridere le donne... le faceva sembrare più belle. - Si, hai fatto centro pupa! Bella e anche sagace! Il mio vero nome è Noa, sono di origini Hawaiane. - In quel momento qualcun altro si era avvicinato al trio e aveva salutato Mireen e Vath chiedendogli se Noa fosse un loro amico, definendolo un "bel pirata". A Noa non dispiaceva mai quando una donna faceva degli apprezzamenti su di lui e la donna in questione sembrava che lo stesse mangiando con gli occhi. Anche Noa non aveva potuto fare a meno di notare la sua bellezza, nonostante fosse completamente vestita di nero: a Noa quel colore non piaceva, ma questo non significava che quella donna non fosse bella e affascinante. - Messere? Questa non è proprio una parola che userebbe un pirata, ma te la concedo comunque, bella moretta! -
Per un attimo si era chiesto se non stesse esagerando con quei termini da cafone pirata.

 
Top
view post Posted on 22/11/2019, 11:49
Avatar


Group:
Docente
Posts:
2,312

Status:



❝Altre tre donne sedevano in cerchio a uguale distanza, ciascuna sul proprio trono: erano le Moire, Lachesi, Cloto e Atropo, vestite di bianco e col capo cinto di bende; sull'armonia delle Sirene Lachesi cantava il passato, Cloto il presente, Atropo il futuro.❞


Negli ultimi mesi, avvenimenti catastrofici avevano messo a dura prova la psiche dell'infermiera. Jolene ne era uscita temprata, senz'ombra di dubbio, tuttavia non era ancora riuscita a eludere l'altra faccia della medaglia: una fragilità nervosa che si manifestava nei momenti più critici, la sensazione di essere sull'orlo di un precipizio indefinibile. Identificare la figura modellata dall'oro come Oliver, in quel momento, le offrì un sostegno di cui aveva bisogno. Per quanto avesse giocato un ruolo centrale nei fatti con cui Jolene stava ancora cercando di scendere a patti, il ragazzo era riconosciuto dalla giovane come un alleato e un amico. «Oliver!» L'esclamazione era intrisa di sorpresa, definiva un riconoscimento inaspettato. In una situazione diversa avrebbe speso più parole; sarebbe stato piacevole interrogarlo sul costume, tanto curioso quanto affascinante. Sul momento non seppe collegare l'abbondanza preziosa dei decori a nessuna figura conosciuta, nonostante la sensazione di familiarità le comunicasse che la risposta non doveva essere fuori dalla sua portata.
Seguendo le indicazioni di Oliver, portò lo sguardo sulla donna che aveva già notato in precedenza; l'indizio di sospetto con cui la studiò in un primo momento ebbe vita breve: era sufficiente vedere la sua espressione per sincerarsi che tutto quanto stesse accadendo a dispetto della sua volontà. Dietro ad un trucco decisamente riuscito, sembrava scossa tanto quanto chiunque altro, se non di più. Possibile che la sua semplice vista avesse spaventato Aiden tanto da fargli perdere i sensi?
In risposta al suo incanto, l'uomo dette presto segni di ripresa. Lo vide aprire gli occhi ma, prima che potesse muoversi per aiutarlo a rialzarsi, Aiden la lasciò pietrificata con una manifestazione di puro panico. Si sentì percorrere da un brivido gelido in risposta al grido dell'uomo: aveva in sé la forza di un animale ferito, risuonava come terrore allo stato puro. Quando Aiden andò a rifugiarsi dietro di lei e ghermì qualcosa che non riusciva a distinguere come se fosse la sua ultima arma rimasta, Jolene sentì distintamente che si stava avvicinando il disastro. Fortunatamente l'altra donna aveva mantenuto la calma, e Jolene fu grata del suo tentativo di tranquillizzare l'Auror.
«Aiden, sono io, Jolene», disse a sua volta, scostando il velo che le celava i tratti del volto. Sperava che riconoscere sia lei che Oliver potesse farlo sentire al sicuro. Si era instaurata una curiosa abitudine, tra i due rossi, di soccorrersi a vicenda in situazioni più o meno critiche: a partire dal loro primo incontro, per soffermarsi poi sull'ultimo ballo scolastico, erano stati sorpresi in momenti di grande fragilità. In Jolene tutto ciò aveva creato una base di fiducia nei confronti dell'uomo e, se fosse stata ricambiata, sicuramente sarebbe stata d'aiuto in quel momento. Gli tese la mano che non reggeva l'orlo del tessuto, invitandolo a rialzarsi. Sapeva che gli artigli non avevano un aspetto molto rassicurante, ma il suo viso, almeno, era privo di trucco. Cercò di ammorbidire la propria espressione, contrattasi in quella situazione spiacevole. «Va tutto bene, non c'è nessun pericolo.» Fece scorrere lo sguardo tra Oliver e la sconosciuta: una richiesta di sostegno al primo, una manifestazione di gratitudine alla seconda, il cui viso dolce ora non avrebbe potuto spaventare nessuno. Era un sollievo constatare che, nonostante il trattamento brusco che le era stato riservato, si fosse mostrata moderata e comprensiva; Jolene era sicura che non fosse una qualità da tutti. «Come ti chiami?», le domandò, nel tentativo di riportare la tranquillità all'interno del gruppo. Credeva che darle un'identità precisa avrebbe potuto rassicurare ulteriormente Aiden, consentendogli di vedere oltre il costume e la sua fobia.
Fu allora che si accorse di una ragazza che, se era stata presente anche in precedenza, era del tutto sfuggita alla sua attenzione. Il suo sguardo era ancora rivolto principalmente ad Aiden, così da poterne studiare le azioni per intervenire velocemente nel caso di altri problemi. Tuttavia a quel punto fu impossibile non notare la giovane che, avvolta in un bel kimono bianco, tentò a sua volta di calmare le acque offrendo dei dolcetti di Mielandia. Jolene le sorrise; in circostanze normali avrebbe accettato come semplice segno di gratitudine per quel pensiero, ma in quel momento si sentiva esausta. Rifiutò con un gesto della testa: «Sei gentile, grazie, ma credo di aver bisogno di qualcosa di più sostanzioso. Deve esserci anche del cibo qui da qualche parte, no?» Le era sembrato di sentire qualcuno nominare delle grigliate infernali, e sperava fortemente che fosse solo un nome a tema e non un commento vero e proprio. Lasciò quindi cadere quella proposta, formulata in tono allegro: mettere qualcosa sotto i denti avrebbe forse potuto rimediare, almeno in parte, alla tensione che si era creata.


Interazione con un sacco diggente. Voi che dovete sapere, sapete :aiuto:
 
Top
view post Posted on 22/11/2019, 18:30
Avatar

When the snow falls, the fox tries to survive.

Group:
Auror
Posts:
3,876

Status:


Si avvisa l'utenza che l'evento terminerà ufficialmente il 30 Novembre alle ore 23.59.
Si invita dunque tutti i baldi partecipanti a prendere visione della scadenza e di terminare quanto in ballo in quest'ultima settimana.
Vi ringrazio di cuore per la vostra partecipazione :flower:

 
Top
37 replies since 30/10/2019, 15:11   1579 views
  Share