Pied Piper, Privata

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view post Posted on 16/12/2019, 21:22
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killian Friedrich resween ▸25 anni ▸ ispettore auror
Era incredibile come quel vicoletto semi-nascosto gli risultasse poco familiare nonostante ne facesse uso ogni singolo giorno per smaterializzarsi e materializzarsi. Si era accertato che fosse sicuro ed inaccessibile a sguardi indiscreti e questo era bastato, ma poi non si era preso la briga di controllare con esattezza cosa vi fosse all'interno. Se proprio doveva darsi un’attenuante, la stragrande maggioranza delle volte vi transitava nelle ore notturne e con appresso il desiderio di tornare a casa dopo giornate piene ed impegnative. Ora invece non era solo di passaggio ed il tutto veniva illuminato da un timido sole che intiepidiva l’aria. Insomma, solo la circostanza di lui in attesa nel vicolo in pieno giorno gli permise di constatare quel fatto incredibile: c’erano piante e vasi pure lì. Evidentemente la passione della McCramble aveva straripato dalla sua proprietà, sconfinando nella stradina. Che l’anziana si spingesse fin lì non gli piaceva affatto. L’impicciosaggine di quella donna sarebbe stata la sua rovina, lo sapeva già. Non poteva permetterle di ficcanasare in quel luogo con il rischio di essere scoperto. Il problema era che vietarle di mettervi piede senza una giustificazione avrebbe avuto come diretta conseguenza l’accampamento permanente di Azalea nell’angusto spazio solo per fargli dispetto. No, serviva qualcosa che l’avrebbe tenuta alla larga senza generare sospetti. Qualcosa come…
Topi! Ma certo. Se c’erano animali che la sua padrona di casa proprio non sopportava erano i roditori, di qualsiasi genere. L’ultima volta che aveva avuto il sospetto di un topolino in casa, Killian aveva passato un’intera giornata a controllare ogni pertugio del suo appartamento (senza alcun risultato se non la convinzione che Azalea si fosse sognata tutto e un scoppio di allergia alla polvere). Le avrebbe detto che il vicolo era infestato da ratti grossi quanto gatti. Magari poteva inventarsi di essere stato persino attaccato, lei ci avrebbe creduto di certo.

Soddisfatto della soluzione trovata, il venticinquenne recuperò il cellulare e controllò l’orario. Erano quasi le sedici. Rimise il telefono a posto e tornò ad appoggiarsi con la schiena al muro. Cercò di immaginarsi l’espressione di Amber nel trovarlo lì in attesa appena dopo essere comparsa dal nulla. Probabilmente sarebbe stata sorpresa perché non lo aveva mai fatto prima di aspettarla fuori. E poi, ne era certo, si sarebbe meritato un sorriso da quelle labbra rosate che non assaporava da un po’. E’ vero, erano riusciti ad incontrarsi abbastanza spesso, ma mai per stare realmente insieme. Le visite al Wizard andavano bene per placare la voglia irrefrenabile di vederla, ma non quella di stringerla, baciarla o anche solo farla indispettire per qualche battuta delle sue. E poi, qualche giorno prima c’era stato il Ballo. La serata stava procedendo nel migliore dei modi grazie alle provocazioni veicolate dagli anelli dei gemelli, ma poi era successo quel che era successo e loro erano stati bruscamente richiamati ai rispettivi doveri. Si erano salutati con un unico cenno quella notte e da allora avevano comunicato solo per messaggi. SMS, non lettere. Cellulari anziché gufo. Era servito a farla calare nella parte sin da subito dato che in programma per lei aveva un pomeriggio di puro divertimento babbano. Lo aveva persino specificato nel testo telegrafico insieme a pochissime altre cose quali la data e l’orario dell’appuntamento. Niente di più. Il resto doveva mantenersi una sorpresa, anche se un primo indizio si celava in una delle tasche e un altro dentro la sua bocca. Il lecca-lecca che si era tenuto per sé era piccolo ma saporito. Probabilmente gli stava colorando la lingua di un blu mirtillo ma non se ne preoccupò. Mosse la pallina zuccherosa da una parte all’altra, sentendo già la voce di Amber prenderlo in giro per l’aspetto bambinesco che doveva avere con il rigonfiamento sulla guancia e il bastoncino della caramella che fuoriusciva dalle sue labbra scure.

Per l’ennesima volta estrasse il telefono. Scoccarono le sedici in quel preciso istante e lui spostò gli occhi nuvolosi sul vicolo vuoto. Vuoto ancora per poco.

Pied Piper ▸outfit▸ "Can't close your eyes. I'm takin' over you"

 
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view post Posted on 16/12/2019, 22:07
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amber serenity hydra ▸18 anni ▸ Caposcuola di Tassorosso
Il numero ventitré del Village era silenzioso; illuminato su tre lati dal caldo sole estivo, taceva al punto da apparire disabitato... non fosse stato per lo scorrere di una piuma sulla ruvida pergamena. Il sole filtrava attraverso le tende chiare e intiepidiva l’atmosfera, opacizzando anche le tinte più scure del salottino. Ronfante e per nulla interessata a quel che stava accadendo, c’era la gatta acciambellata sulla poltrona. Il corpicino si alzava e si abbassava con la lentezza di chi non intende separarsi dal Morfeo dei gatti. L’inchiostro nero si muoveva sinuoso sulla superficie designata, dichiarando con l’elegante calligrafia di Amber un’altra “piccola ed innocua” bugia ai danni del padre. Lui voleva sempre sapere dove andava, tra turni al Wizard e uscite di sorta, e lei non voleva raccontargli di Killian e di annessi e connessi, ma come poteva far convivere le due cose senza fare torto a nessuna? L’unica cosa che sapeva era che non voleva farlo preoccupare; quindi Eloise era la soluzione migliore... sulla carta. “Sono da Eloise, non aspettarmi per cena. A” Giusto qualche parola, che però non era sufficiente a sollevarla dalle accuse - se mai l’uomo l’avesse scoperto - o attenuarle. Se suo padre avesse saputo che dietro il nome tanto gettonato dell'amica si celava niente di meno che un Ispettore Auror e che lo stesso ragazzo era stato anche colpevole degli uragani emotivi della figlia: apriti cielo! Nello scrivere, curvata sul tavolo perché sedersi avrebbe richiesto troppo tempo, i capelli ammorbiditi da una nuova crema, scivolarono sulla superficie e le punte irrimediabilmente rosate si guadagnarono uno sguardo torvo senza precedenti. Le era bastata una distrazione ed il flacone di colorante si era completamente rovesciato su di lei imbrattando il biondo e trasformandolo in rosa quasi fluorescente! Tra un incantesimo ed un rimedio, Amber era riuscita a relegare il colore alla parte bassa della chioma, ma ci sarebbe voluto qualche altro giorno perché l’effetto svanisse del tutto. E quando poteva capitare se non il giorno prima di un appuntamento con Killian? Le iridi tornarono a concentrarsi sul messaggio e, quando ebbe finito, con una mano recuperò una mela verde brillante dal cesto usato come centrotavola e la posò sopra la pergamena chiusa; quello era il segnale degli Snow. Se c’era una mela sul tavolo, c’era un messaggio per te. Glielo aveva insegnato Nonna Elise, e Johnathan aveva assorbito la stessa abitudine da Eveline. Considerato poi che il tavolo era visibile dall’ingresso, l’uomo avrebbe avuto poco tempo per chiedersi dove fosse sua figlia, una volta rientrato. La mela c'era. E mentre il salotto richiamava una calma degna di un momento di pura stasi, in Amber si agitava un tornado di emozioni! In netto contrasto con tutto, la giovane strega percepiva chiaramente il ritmo forsennato che il tamburo batteva nel petto, e più l'ora "x" si avvicinava e più la tensione emotiva cresceva. Era sempre così, prima veniva l'ansia. "Ho messo la cosa giusta? Ho letto bene il messaggio?" poi la preoccupazione "e se questo, e se quello..." e non mancava il timore di non essere precisamente all'altezza del ruolo. Quello era un nuovo arrivato nel suo parco emotivo; si era affacciato da poco ma già le dava qualche pensiero, soprattutto quando non aveva la possibilità di tacitarlo con un solo sguardo di Killian. Ma niente superava la felicità che voleva tenersi stretta per sempre, e che era la stessa che stampò sul volto fresco un sorriso genuino prima che la bacchetta trasportasse la strega verso l'unica informazione nota di quel giorno; luogo e ora. Un giro su se stessa ed il profumo del balsamo al cocco avvolse l'aroma di fiori d'arancio che le bagnava i polsi e l'incavo del collo e via da un capo all'altro di Londra, dal magico al babbano. Fino a Rosegarden street, n.9

Una sottile linea nera marcava gli occhi chiari, quando la strega apparve in un "crack" in quel vicolo laterale ormai noto, le labbra erano solo ammorbidite perché non si seccassero. La pelle lattea non si era ancora scurita con l'estate in arrivo, ma d'altro canto Amber era rimasta chiusa a pensare ai G.U.F.O. talmente tanto che non aveva avuto tempo per dedicarsi al suo naturale pallore. L'outfit scelto prevedeva un clone bello e buono di un manichino su una vetrina da cui aveva preso ispirazione. Le gambe lunghe erano ben in mostra grazie a jeans morbidi e corti, scarpe bianche e basse si fermavano sotto la caviglia, mentre una maglietta fresca si adagiava un po' a casaccio sottolineando a volte sì ed altre no, la forma longilinea della ragazza. Legata ed al sicuro, in fondo alla tracollina incantata - non era riuscita a separarsene - giaceva la bacchetta in sorbo; lontana dai babbani se proprio doveva incontrarne ma non a miglia di distanza dalla sua proprietaria. I capelli con le punte irriverenti e rosa, erano raccolti in una morbida coda alta che lasciava qualche spiraglio per ciocche ribelli e metteva invece ben in mostra le cinque perline di in scala che adornavano l'orecchio destro. Il sorriso incancellabile sul suo volto accolse l'immagine di un Killian insolitamente già a rapporto, pronto a farle saltare il cuore in gola e accendere l'impellente desiderio di raggiungerlo! Gli occhi verdi si piantarono immediatamente sulla figura dell'Auror, intenti a studiarne i particolari con dovizia. Inclinando appena la testa, Amber trattenne le labbra dal commettere qualsiasi primo commento, preferendo invece avvicinarsi e indugiare sull'aspetto particolarmente strano che l'immagine dell'adulto dava in sé; con un lecca lecca in bocca e un alone di mistero di cui proprio non si liberava mai. Dimentica di quanto assurde fossero le sue punte rosa o il vestiario plagiato, sorrise felice. «Sono così tanto in ritardo?» Esordì incrociando le braccia a poco meno di un metro da lui, ancora sorridendo. Quella frase aveva un senso ben preciso, impigliato tra le ciglia lunghe: "cos'hai in mente, Resween?", che non avrebbe mancato il bersaglio. Lo sguardo virò in fretta sulle cicatrici che dopo il Ballo di Fine anno avevano segnato il volto di Killian. Sapeva che lui preferiva lasciare ad un decorso babbano le ferite non troppo profonde, ma non approvava del tutto quel modus, tant'è che non mancò di rivolgere alle striscioline ancora arrossate, un'espressione di disappunto. Frenarsi dallo sfiorarle richiese impegno.

PIED PIPER ▸OUTFIT▸ "CAN'T CLOSE YOUR EYES. I'M TAKIN' OVER YOU"

 
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