| Innocent Lies × Juliet Little × Studentessa Grifondoro × 15 × sheetJuliet fece tintinnare il vetro del bicchiere su quello della gemella teso verso di lei. Il rumore prodotto avrebbe fatto scappare un sorriso ad entrambe: «Alla nuova casa» avrebbe detto in tono quasi gioviale la Grifondoro mentre si guardava attorno per vedere il lavoro dei suoi sogni. Bevve un sorso del vino rosato che Claire aveva portato dall'ambasciata. Si sarebbe fermata a contemplare le mille bollicine del vino che si spostavano verso l'alto. Un pensiero sovvenne in testa *Anche io voglio emergere* avrebbe pensato mentre il suo sguardo si sarebbe fatto quasi malinconico «Che hai?» le avrebbe chiesto l'altra ragazza mentre poggiava il bicchiere sul tavolo della cucina «Stavo pensando che sei l'unica a capirmi come mi senta in realtà» le avrebbe detto Juliet mentre sorseggiava ancora il vino. Il liquore le avrebbe intanto acceso il viso segno che non era abituata a bere alcolici prima di mezzogiorno. «Lo so, con il tempo capiranno le tue scelte, e i loro errori» disse l'altra ragazza mentre nascondeva uno sbadiglio a causa dell'alcool ingurgitato. Si sarebbe distesa sul divano quando le forze vennero meno a causa dell'intorpedimento che l'alcool produceva «Sono stanca. È dura viaggiare con la polvere e il camino» avrebbe bofonchiato mentre serrava gli occhi. Juliet scosse la testa con un sorriso di riconoscenza stampato sul viso e con le meni avrebbe messo sulla gemella con una coperta. Anche se era estate, in Scozia faceva ancora freddino. Avrebbe stampato un bacio a fior di pelle sulla fronte di Claire e a quel contatto avrebbe sentito solo un senso di protezione. Era lì perché la capiva e non perché fosse la sua gemella. Claire era lì perché capiva le scelte di Juliet che la muovevano verso un percorso che si allontanava dai suoi genitori. Era lì perché Juliet aveva bisogno di lei. Da quando Juliet fu messa a conoscenza dei segreti tenuti nascosti dalla sua famiglia aveva deciso di non tornare più in quell'ambasciata, aveva deciso di chiudere i ponti con la sua famiglia. Prendere e lasciare tutto era stata sì, a dirla tutta, una scelta dolorosa, ma anche saggia. Aveva capito quanto fosse stato corretto: comprese che doveva pensare a se stessa. Smettere di farsi del male per compiacere gli altri. Ora aveva spezzato le cateni di quella sua vita e aveva intrapreso un'altra, con tutto un finale da scrivere.
Un colpo alla porta fece alzare di scatto la testa di Juliet che non si aspettava di certo visite. La sua mano, per quel motivo, sarebbe corsa, alla bacchetta, che si trovava, nella tasca destra della gonnna lunga fino al polpaccio. Forse era solo il postino avrebbe pensato mentre avanzava nell'anticamera. Vedeva l'ombra di un corpo femminile, oltre la porta: forse era una delle tante vicine vecchie che portavano, di consueto, il cibo ai vicini per dar loro un benvenuto nel quartiere. Senza nemmeno chiedere chi fosse alla porta avrebbe aperto la stessa. Non vennero parole nemmeno quando si trovò dinanzi una ragazza giovane, sui vent'anni, a giudicare dall'altezza e dalle piccole rughette attorno agli occhi che addolcivano lo sguardo. La nuova arrivata con un sorriso a trentadue denti le avrebbe detto il perché fosse lì: «Ciao io sono Eileen Kowalski la tua nuova vicina. Ecco mi sono accorta di te e volevo darti un caloroso benevuto nel quartiere. È strano vedere degli studenti di Hogwarts, per lo più non di sangue puro, pernottare, o addirittura prendere una casa, qui a Hogsmeade durante l'estate. Di solito se ne vanno via dai loro genitori» avrebbe detto la ragazza. Juliet avrebbe assottigliato lo sguardo per fiutare una qualche fregatura in quel discorso. Ma non ce ne furono, anzi in poco tempo avrebbe rilassato la mascella e lo sguardo si sarebbe fatto meno duro rispetto a prima e poi doveva dire qualcosa, e subito, per non risultare scortese «Ecco... Grazie del benvenuto... Scusami non me lo aspettavo e poi sono stata colta di sorpresa» *Eh non solo della visita* avrebbe pensato Juliet mentre il suo viso si arrossava intorno alle guance. Ma l'ombra del porticato le fu di aiuto in quel momento, perché la ragazza, Eileen, non le aveva fatto notare quello strano fenomeno, o forse aveva sorvolato per non far, ulteriormente, cadere in imbarazzo la più piccola«Oh il sole» disse Juliet perdendosi a guardare quella luce fare capolino dalle nuovole. Anche lui quel giorno aveva rotto le catene e aveva avuto la meglio sulle nuvole cariche di pioggia. «Mi è venuta un'idea. Perché non facciamo un picnic ora? Ho notato il bosco dietro la tua casa e ho trovato uno spiazzo che potrebbe fare al caso nostro» La Grifondoro stava per rifiutare quando quella la prese per mano come per tirarla fuori dal guscio. La sua testa non rispose, nemmeno il corpo reagì a quella piccola intrusione nella sua vita. Sembrava strano ma era come se fosse ammaliata da tanta energia che Eileen sprigiona a. In quel momento non le sarebbe passato di mente nessun pensiero negativo, nessun campanello d'allarme si sarebbe acceso. Non era spenta, non lo era, anzi desiderava che qualcuno la tirasse in quella maniera come stava facendo la bella donna. Bella, fuori dall'ordinario. Ecco come la definiva. Forse era giusto così. Chiuse la porta di casa lasciando Claire ancora distesa sul divano e seguì la ragazza che stava dinanzi a lei. Avrebbe sorriso al sole. Trascorrere una giornata come quella al chiuso sarebbe stato un vero spreco. In cielo, sopra a poche nuvole bianche, il sole splendeva con animo estivo, anche se il freddo si faceva sentire. Ma non aveva freddo, anzi, stava bene. Le ombre degli alberi di Hogsmeade, del bosco che si trovava dietro la sua casa, erano lunghe e strette, i loro rami immersi da quello scintillio così dorato. Ci si poteva lasciar scappare l’occasione per un pic-nic, con un tempo simile? Con quanto era raro lì in Scozia, poi! La sua mente era come ipnotizzata dalla situazione,ogni sua cellula gridava alla libertà. Non si sarebbe guardata indietro, verso la casa, il porto sicuro.
Ogni passo che compiva era un segno, come quello che simboleggiava il battito del cuore. Se fosse tornata indietro sarebbe morta, se si fosse fermata, sarebbe morta, ma se avesse fatto un passo avanti avrebbe guadagnato la vita. C’era un rigagnolo, ampio giusto una manciata di passi e lungo più di quello che poteva interessarle, che avrebbero seguito per qualche chilometro, camminando accanto allo scorrere delle sue acque fresche. Perché allontanarsi con le scope o qualche altra magia, se potevano fare una bella passeggiata di salute lungo la sua riva, come dei babbani? Avrebbe sfiorato l’acqua durante il tragitto come faceva quando era bambina. Era tornata bambina in quel momento e il bosco nascondeva agli occhi degli intrusi quel repentino cambiamento della signorina Little. L’acqua era fresca, fatta irruente dalla velocità con cui schiamazzava in mezzo ai sassi. Vicino a lei, l’aria aveva come un sapore di pulito. «Eccoci» fu la voce della ragazza a farla emergere da quello strato di felicità inespressa. Ma non ne fu tanto triste. La voce di Eileen aveva un timbro di voce così sensuale, così dolce, che Juliet non si si sentiva spaventata.
Un sorriso sarebbe nato sul suo viso per poi espandersi nello sguardo. Eileen stava tirando fuori dalla borsa piccola una coperta per due e la stese sul prato. Avrebbe messo un piatto alla volta, disponendoli così da non correre il rischio d’inciamparci sopra. «Ma come... Ma come hai fatto?» avrebbe chiesto Juliet strabuzzando gli occhi mentre Eileen si affaccendeva a tirare fuori dalla borsina ogni sorta di prelibatezza. «Magia mia piccola amica» avrebbe detto Eileen con un gran sorriso sardonico stampato sul viso. Juliet avrebbe sorriso mentre abbassava la testa con le guance in fiamme. L'aveva definita amica. Una sconosciuta. Si sentiva a suo agio con una sconosciuta che con gli altri che la conoscevano da tempo.
Quanto era misterioso l'animo umano Avrebbero cominciato a mangiare partendo dagli antipasti e dai piatti più leggeri. In compagnia di Eileen si sarebbe sentita bene, lontana dai pensieri che nemmeno Hogsmeade, nemmeno Hogwarts, erano riusciti a toglierle. L’aria fresca di quella giornata di sole le avrebbe solleticato non solo un sano appetito, ma anche l’allegria. Un'allegria che partiva dal basso per emergere con facilità in quella persona. Si sarebbe messa a ridere, tra un boccone e l’altro e un sorso di vino rosso, mentre l'altra le raccontava annedoti divertenti sulle vecchie streghe che abitavano nei dintorni, sentendosi libera di poter fare qualsiasi cosa. Pure essere felice. Come non le era stata mai. Forse era tornata bambina quando stringeva la sua prima bacchetta magica. Forse quell'emozione era la stessa che lei provava ora. Per un po' stettero in silenzio ascoltando il risvegliarsi della natura. Ogni volta che incrocuavo gli sguardi si sorridevano come amiche di vecchia data e non c'era bisogno di parlare. Ognuna capiva da sé che potevano stare in silenzio. Ogni sguardo la diceva lunga invece: Juliet era un libro aperto in quel momento, anche se in qualche modo stava cercando di nascondere qualche cosa. Ma non ci fu bisogno. Non era necessario, in presenza di Eileen, chiudere la mente. Lo si poteva intuire dallo sguardo fattosi più disteso di Juliet, da quella curiosità che traspirava dalla grifona. Si sarebbe sentita bene, leggera come l'aria di quella giornata tanto bella, e felice di avere Eileen accanto a sé. Si sarebbe spinta accanto a lei, prendendola per mano, e ridendo per quella felicità che provava. Non era conscia dei movimenti intrapresi, forse era ben consapevole e voleva farlo. Eileen le faceva quell'effetto. Forse il momento le era tanto dolce perché sapeva che era breve. Un momento in mezzo a tutto il resto, le preoccupazioni e le prove e i pensieri e qualsiasi altra cosa in quel frangente non erano importanti. Anzi, le sarebbero apparsi piccoli, distanti come i profili appena accennati delle Highlands più a nord. Avrebbe appoggiato la testa alla spalla di Eileen e, quando lei si fosse voltata, si sarebbe trovata le labbra della donna sulle sue. Qualcosa esplose nel petto di Juliet, ma non fu il cuore, anzi quello batteva forte, ma fu una bolla. Quella bolla che si portava appresso da quando aveva saputo che non era figlia di babbani. Quella bolla di negatività non esisteva più, non le faceva più male, non artigliava la sua carne. Per un attimo avrebbe allontanato la testa per capire. Perché Eileen non s'era ritirata? Perché Juliet non le aveva dato una spinta? Sentì una mano fresca sul collo bollente portala verso il basso. E ancora una volta le sue labbra carnose avrebbero incontrato quelle più sottili della donna. Miele e vaniglia si mischiarono in quel frangente mentre, alla richiesta di Eileen con un mugulio di piacere, apriva le sue labbra per trovarsi la lingua della signorina Kowalski a cercare la sua. Miele e vaniglia. Una viaggio dolce. Nel baciarla, avrebbe sentito il suo cuore accelerare. Non un battito impetuoso, ma più veloce, come il sangue che le scorreva nelle vene. Si sarebbe sentita la testa leggera, toccata da una sensazione appena imebriante, e al tempo stesso avrebbe avvertito una punta di tristezza nel cuore. Era bello, ma sapeva che sarebbe stato solo un momento. Sapeva che sarebbe finito, ma non come. La la sua piccola lingua non si ritirava dalla battaglia che l'altra che le faceva. Era come un ubriaco alla ricerca dell'ultima goccia di vodka. Sentì le mani di Eileen viaggiare per valli oscuri, alla ricerca della felicità di Juliet e la trovó lì ad implorare quel contatto, con un certo mugolio nascosto nelle sue labbra al gusto di miele, quando questa smetteva quel gioco così perverso, ma così, per Juliet, inebriante. Quella ghignava nel vederla così succube di quella passione esplosa quel giorno. Juliet voleva di più. La donna le avrebbe scostato i capelli dietro e il rossore delle orecchie di Juliet furono la conferma di quanto fosse voluto e atteso quel momento. La ragazza spostò le labbra da quelle di Juliet posandole poi sul collo diafano della ragazzina. Saggió la pelle che profumava di vaniglia e lasciò un segno rosso. Juliet avrebbe aperto gli occhi e osservando il cielo sopra di lei, tra gli la eri, poté sentire un gorgolio di pace espandersi in sé. In quel momento le sovvenne Claire e con un balzo si sarebbe allontanata dalla donna. Un sorriso le imperlava le belle labbra strette ora un po' rosse: «Uh-uh.... Quanto siamo affamate» avrebbe detto la donna non senza maliziosità «Io... Non... » avrebbe cominciato a dire Juliet diventando rossa, come se non lo fosse già per quell'emozione vissuta all'ombra degli alberi. Ma non ci fu verso di finire la frase, non c'erano parole che avrebbero potuto descrivere ciò che stava vivendo. Era fuori dall'ordinario. Di qualsiasi mondo. Juliet, conscia, di sentirsi spogliata delle debolezze, si sarebbe diretta, correndo, verso casa, lasciando la donna lì a leccarsi le labbra come per intrappolare il gusto di vaniglia che simboleggiava Juliet. Ma non era un predatore. Anzi Eileen era stata un predatore, ma poi era diventata preda di Juliet. In quel bacio ci fu tutto quello che Juliet non aveva espresso. Il suo lasciarsi andare era stato quasi liberatorio, anzi era stato liberatorio. Juliet arrivata a casa non la smetteva di sorridere. Il suo sguardo era più acceso che mai e anche se era stato solo un momento avrebbe capito che doveva rischiare. Aveva rischiato, non era fuggita come suo solito. Appoggiata allo stipite della porta di casa e immersa nei suoi pensieri non si sarebbe accorta di Claire che stava arrivando dall'anticamera «Che succede? » avrebbe chiesto per indagare «Niente. Proprio niente» avrebbe detto frettolosamente come per nascondere alla gemella quello che aveva vissuto.
Ma era quasi impossibile visto che faceva fatica a scomparire quel sorriso che aleggiava nello sguardo di Juliet. *Non sei l'unica... Non sei l'unica*Si sarebbe nascosta in camera e vi avrebbe trovato un gufo non suo che stava mangiando i biscotti gufici sparsi sul letto «E tu chi sei?» avrebbe preso a parlargli e in quel momento, mentre accarezzava la testa del gufetto nero, avrebbe notato un foglio piegato e legato alla zampa.×Hai un bacio da restituirmi× E.
Un sorriso e una nuova sensazione che accendeva i lombi si sarebbe distesa sul letto a fissare il soffitto mentre stringeva il bigliettino e lo portava al cuore. A quel cuore preso e portato chissà dove, in mani che non avrebbero di certo che avrebbero stretto ma non per far del male. Un male piacevole se poteva definire tale un abbandono così consenzientePezzi di verità colti in modo casuale
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