Il segreto dei quadri, Privata

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view post Posted on 12/1/2020, 16:49
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Ekaterina ObraztsovaRussia87 anniPurosangueNeutrale MalvagiaMinisteriale V Livello
Thornham, Norfolk. Qualche giorno prima.

Ekaterina estrasse dalla sua libreria una macchina da scrivere che aveva comprato in un rigattiere tanti anni prima, vi infilò un anonimo foglio decorato, uno di quelli che si acquistano, per poche sterline, da Harrod's, e fece girare la manopola per sistemarlo davanti ai martelletti.
Il ticchettio cominciò a sentirsi mentre scriveva con decisione. Erano anni che non batteva a macchina qualcosa eppure non aveva perso né in tocco, né in velocità.
Quando ebbe finito lo affidò a Rufus affinché lo andasse a spedire da Londra: indirizzato al Sig. Pisciottu, Ministero della Magia, Londra.
Il foglio di carta non indicava la provenienza, né la firma o la grafia dell'autore, la busta era totalmente anonima. Nessun sigillo, né indirizzo del mittente ed il gufo era stato inviato da Londra: se avesse fatto domande avrebbe avuto ben poco. Rufus era scaltro e abituato quanto la sua padrona ad usare nomi fittizi, provenienze incerte, e fumose spiegazioni.

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Thornham, Norfolk

L'abito da sera in satin blu notte veniva aggiustato nei suoi strascichi dal fedele Rufus mentre lei rimaneva in piedi su uno sgabello in legno. Si guardava nello specchio con vanità mentre lisciava il pelo di volpe artica, candido come i suoi capelli, intessuto su una stola che risaltava la sua magrezza ed il suo colorito. Le braccia erano coperte di ricami floreali. Le spalle erano ben coperte e non un lembo di carne era mostrato senza che fosse concesso dalla sua età.
« Trovi che sia adatto, Rufus? » chiese
« Certamente, Signorina. Va molto il blu notte, di questi tempi »
« Nero non sarebbe stato più adatto? »
« No, Signorina. Il nero sa di vedovile. » disse ridacchiando Rufus

Ekaterina era immobile, Rufus finì di appuntare un ultimo aggiustamento e parlò mentre pizzicava un ago in bocca prima di infilzarlo nel puntaspilli a forma dalle sembianze di bambola voodoo.
« Frà mglio adandarfi afestire » disse, si tolse lo spillo « è quasi ora del suo appuntamento, Signorina, sarà meglio andarsi a cambiare. »

La donna scese dal poggiapiedi e si diresse verso la sua camera da letto. Lì, sul letto, giaceva un vestito nero, severo, chiuso da una cintola in cuoio alla vita e con il colletto alla coreana che le si stringeva attorno al collo. Fece scorrere sopra di esso i giri di perle che presero a contrastare con il nero. Raccolse dunque il bastone da passeggio e si infilò le scarpe dal tacco basso. Arpionò la Launer dalla pelle opaca e la fece scorrere fino nell'incavo del gomito e si diresse verso il corridoio e scese le scale.
Incrociò uno dei due gatti che scivolava giù per gli scalini, seguendola. Jezabele la guardò e si scansò rapidamente mentre Ekaterina avanzava con il bastone incurante di colpire la bestiola.
Dal salone Neoclassico proveniva ormai un suono di musica ovattata che si levava da un long play roteante sul piano di un vecchio giradischi.
Le note di Carmen si levavano vorticose nel coro del primo atto: "Au secours"
« Delizioso » sospirò al sentire le grida delle donne che chiamavano i soldati.
« Il suo ospite sarà puntuale? » chiese l'elfo
La donna rispose scuotendo le spalle e si sedette alla scrivania.
Cosa fare? Guardava lo schema di nomi che si stendeva davanti ai suoi occhi sul diario che poteva leggere soltanto lei. Lei non si fidava di tali promesse e perciò scriveva solo parole che potessero aiutarla a ricordare il soggetto, il canovaccio.

Prima sequenza: Issho, Pisciottu, Remar, Ministero. Funzionando seguire con....

Si interruppe a leggere per riflettere.
Questo il suo schema, il suo canovaccio da seguire passo dopo passo. Tutto stava proseguendo per il meglio e nessuno, arrivata al momento giusto, si sarebbe opposto perché non vi sarebbe stata alternativa, sarebbe stata inevitabile. In tutto ciò sarebbe uscita lucida come un fischietto e con pochi patti alle spalle. Minacce, paure, timori. Erano inevitabili in un luogo di lavoro. Le venne in mente un'idea e se la segnò.

Consultò gli appunti del precedente incontro. Tutto combaciava e sperò funzionasse.
Consegnò tutto a Rufus, perché niente venisse trovato. Udì il rumore sordo di smaterializzazione di un'elfo.

Guardò l'orologio, era ora di andare. Indossò un cappotto nero con, puntata al bavero, una spilla a forma di giglio d'oro e attorno alle spalle si gettò una stola di ermellino.

Trafalgar Square

Non più di quarantacinque minuti dopo saliva la scalinata della National Art Gallery. Passo dopo passo si fece largo nel vasto ingresso e, con la sicurezza d'un abitudinaria, camminò senza soffermarsi troppo sui mosaici che adornavano il pavimento. Nel dedalo di sale, gustandosi solo occasionalmente qualche quadro, si ambientava perfettamente e a passo piuttosto sostenuto camminava verso la sala tappezzata di verde. La mente era troppo occupata per godersi ciò che vedeva ma fingeva piuttosto bene di farlo, si accostava ad ogni quadro che potesse interessarla e scambiava sorrisi d'intesa con chi le passava vicino, si scusava, addirittura, se si trovava davanti ad altri che stavano osservando le tele più vaste. Era come una trota in uno stagno: perfettamente a suo agio.

Si andò a sedere nella sala adiacente a quella dell'appuntamento, fingendo di essere concentrata nella contemplazione di un dipinto che dava le spalle alla Wohl Room. In realtà fissava il vetro della porta successiva, guardando nel riflesso, per aiutarsi ad identificare il suo ospite. Era ancora in tempo per tirarsi indietro, avrebbe ancora avuto modo di fingere di non saper nulla di quel biglietto, di essere lì per caso a godersi quel meraviglioso dipinto di… " Di chi è 'sta roba?" si chiese. Non riusciva a leggere la targhetta.

Code & image by Keyser Söze.



Nel caso l'immagine s'involasse lascio qui copia del testo:
Sig. Pisciottu,

Voglia raggiungermi presso la National Art Gallery, Wohl Room. Venga da solo, ho interessanti novità che la riguardano.
L'attenderò alle 17 di venerdì 10 Gennaio.

Questa offerta non si ripeterà una seconda volta.

Cordialità.
 
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view post Posted on 31/1/2020, 16:56
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MAURIZIO PISCIOTTUsquadra antimago ✧ 29 anni ✧ Unkown letters
"Una lettera?"
Sono le uniche parole che mi escono dalla bocca quando la segretaria dell'ufficio mi riferisce che una lettera mi sta aspettando nel mio ufficio. Sono appena tornato da uno strano lavoro e sono zuppo di fango fino alle ginocchia, il mio unico interessa è fare il rapporto e tornare a casa quindi la mia unica speranza è che questa fantomatica lettera non sia lavoro da fare.
Così dopo aver pulito i vestiti con la magia mi reco nel mio ufficio e la vedo subito, è lì sulla mia scrivania ad attendermi, una piccola lettera bianca con nessun indirizzo e nessun nominativo.
"Che strano..."
Lo dico incuriosito ma stranamente preoccupato, il mio sesto senso sbaglia spesso ma continuo a dargli ascolto impudentemente. Prima di leggerla, però, decido che un caffè è il giusto modo per affrontare l'ignoto, così lo preparo e aspetto che sia pronto.
Giusto cinque minuti dopo riempio una tazzina abbondante e mi appoggio alla scrivania mentre do un sorso al caffè ancora bollente ma sopratutto AMARO.Non esiste lo zucchero nel mio ufficio e non esisterà mai. Afferro la lettera con molta curiosità e la apro, ancora una volta non c'è nessun nome ad attendermi ma solo parole che, messe insieme, formano uno strano invito che sembra più una minaccia. Però non è la prima volta che mi arrivano inviti del genere con richieste più da detective che Antimago, non so come ma credo che nel giro del Ministero si sia sparsa la voce della mia rete di informatori. Sollevato del fatto che l'invito non è per la sera stessa mi godo in pace la mia tazzina, in attesa del fatidico giorno.

---

Per l'occasione decido di mettere un vestito grigio che amo particolarmente per un dettaglio, la cravatta verde. Non è il mio colore preferito, ma devo ammettere che mi sta dannatamente bene e, visto la natura solenne e minacciosa dell'invito, non voglio fare nessuna brutta figura. Mi ci vuole un pò per trovare il posto e ancora di più mi ci vuole per trovare la stanza giusta al punto che arrivo alla Wohl Room accompagnato da una guida. Una figura terribilmente imbarazzante ma è quello che succede quando inviti un lupo in casa, spaesato dalle orribili case che gli umani sono stati in grado di creare.
Stranamente non sono teso, non ho un briciolo di paura, ma devo ammettere che la mia curiosità è alle stelle. Sono sempre stato un amante dell'ignoto, buttarsi verso qualcosa di cui non vedo il fondo, è un po' come se mettessi alla prova il mio coraggio giorno dopo giorno e, modestamente, questo sembra essere sconfinato.

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Edited by Don Trashellín - 16/3/2020, 15:16
 
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Ekaterina ObraztsovaRussia87 anniPurosangueNeutrale MalvagiaMinisteriale V LivelloNel riflesso del quadro lo vide entrare nella sala. Lo riconobbe subito. Lei, seduta di spalle, fissava il quadro, quasi incantata, ma non il dipinto quanto la patina di vetro che lo copriva attirava la sua attenzione - finezza delicatissima - ed la sua figura specchiata in esso.

Attese qualche attimo poi si alzò ondeggiando come un giunco. Passo dopo passo scivolò verso l'uomo, eretta e quasi tronfia nella sua esile figura. La launer ondeggiava severa attaccata al suo braccio mentre il vestito scendeva, severo, fino al ginocchio, sorpassato di poco dal soprabito.

« L'arte fa bene allo spirito! » disse non appena fu sicura di venir sentita « Aiuta a riflettere, consente di mettere in prospettiva gli eventi, le persone, gli appuntamenti » era sorridente e salottiera, una patina di gelida gioia tingeva le parole.

« Con mio marito » continuò con un'altera disinvoltura « avevamo una discreta collezione, che ora gestisce mio figlio, e non gli ho mai perdonato di essersi lasciato scappare un Turner che mi piaceva molto » emise una risata cortese.

Mentre si spostava la mano che teneva l'appoggio della vecchiaia si aprì e non lo riagguantò prima che punta del bastone, rinforzata in ferro, fosse calata sul pavimento di legno provocando un tonfo sordo ma sonoro. Lei si girò sorridente e borbottò imbarazzata un « mi è sfuggito » che non molti avrebbero sentito. Poi, dopo una rapida occhiata alla sala e ai suoi occupanti, fece, rivolgendosi direttamente all'uomo, « Ogni tanto dimentico di non essere più una giovanetta ma gli attimi di debolezza fanno di tutto per ricordarmelo » sorrise.

Studiava il volto dell'uomo da sotto una maschera di gentilezza, di debolezza e di nobile alterigia. Lo studiava come l'orologiaio studia il modello di un ingranaggio. Sarebbe stato giusto? Sarebbe rimasto al posto affidatogli? Nella propria mente si radunavano le viti che l'avrebbero fissato e i piccoli utensili che avrebbe usato.

« È sempre importante che figure di spicco della comunità si facciano vedere in giro, penso che aiuti a mantenere fiducia. » asserì con convinzione « La grazia e la calma sono fondamentali da vedersi. Per questo non amo la politica contemporanea. Tutti gridano, tutti piangono, tutti si strappano le vesti. Eppure non è la prima crisi che ci tocca, non è il primo cataclisma. » scosse la testa « Nessuno reagisce più con grazia alle brutte notizie. Non condivido il piangere, il ridere, il mostrare platealmente… come a qualcuno importasse! » questo suo soliloquio era l'anestetico, il soporifero fatto parola: la cadenza vagamente noiosa doveva intorpidire, cullare, perfino annoiare « Io credo nella fiducia, io credo nella speranza alimentata da fatti silenziosi ma tangibili, io credo negli eventi che nessuno conosce… come siamo noi per "loro" » facendo chiaramente riferimento alla condizione dei maghi e dei babbani che li circondavano. Poi avrebbe voluto continuare citando Otello, che conosceva a memoria " Credo che il giusto è un istrion beffardo, e nel viso e nel cuor, che tutto è in lui bugiardo: lagrima, bacio, sguardo, sacrificio ed onor. " ma non lo fece. Si fermò.
« E lei? In cosa crede, Signor Pisciottu? »

Code & image by Keyser Söze.





scusa la tarda risposta e striminzita, mi farò perdonare


[citazioni preclare: "Non sono più giovane come quando avevo ottant'anni" & "La faedjusha è aimimini storisci "]
 
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view post Posted on 16/3/2020, 15:43
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MAURIZIO PISCIOTTUsquadra antimago ✧ 29 anni ✧ Throat Load
Mi fermo per un piccolo istante, non conosco così tante donne di quell'età...e a Londra ne conosco solo una. L'ho già vista in un locale, credo ad Hogsmeade, proprio lì ho capito quanto è interessante una conoscenza così esperta. Perché ne ho sentite molte persone che si limitano a parlare, persone di ogni età e mentre negli altri ho visto solo parole in Ekaterina vedo più fatti di quanti ne sia in grado di compiere in prima persona.
Mi ero ripromesso che l'avrei rivista, ma lei cercare me? Chissà perché.
Do una sistemata alla cravatta e proseguo verso di lei e avanzo, passo dopo passo cresce in me una strana angosciaa, mi interrogo rapidamente nel cercare di capirne la natura, ma mi limito semplicemente a stare ancora più attento alle sue parole.
Il suo discorso inizia parlando d'arte, ma non sembra necessitare di alcuna risposta. Mi limito ad annuire, probabilmente a nessuno considerando che la donna mi da ancora le spalle.
Tum.
Nel silenzio di quella sala quel tonfo assume qualcosa di sacro, come il martelletto di un giudice...ma per cosa vengo giudicato?
Non faccio nemmeno in tempo a darle una mano per recuperare il pesante bastone che lei ha già provveduto da sola. La cosa non mi stupisce dato che ho già notato con piacere che, nonostante l'età, Ekaterina è ancora estremamente autosufficente, forse troppo orgogliosa per chiedere una mano.
"Non ama la politica contemporanea" la ripeto nella testa per renderla tangibile, forse io ed Ekaterina abbiamo più cose in comune di quanto penso.
Alla domanda faccio fatica a rispondere, mi prendo il mio tempo e cerco nervosamente la rotellina del clipper per farla girare al contrario, alla ricerca di sicurezze. Poi finalmente do vita alle mie corde vocali come un violinista fa col proprio violino, partendo da una metafora.
"Io penso che se un capo branco è ferito non può fare altro che farsi da parte, mostrarsi non fa altro che lasciar percepire agli altri quanto precaria e attaccabile sia la sua situazione. Perché mentre di solito ha una chiara visione di ciò che ha davanti, del suo regno, dei suoi abitanti e dei pericoli che corre. Adesso sembra soltanto un viandante sul mare di nebbia. Non fa più distinzione, mio regno e suo regno, miei sudditi e suoi sudditi. E lo vedono. Tutti vedono quella paura negli occhi del capo branco. Non ha più nessun compito se non quello di attendere il prossimo leone che gli salterà alla gola."
Forse è un discorso un po' disfattista, ma i riferimenti della donna mi sembrano chiari così come penso di poterli esternare con una persona come lei, seppur con la giusta cautela. Purtroppo mantenere un segreto, sopratutto se un mio segreto, nonè mai stato il mio forte.
"Si considera una figura di spicco in questa situazione, leonessa?"
L'ultimo appellativo lo lascio così, apparentemente campato in aria eppure pregno di significato, penso di essere stato bravo a cogliere i suoi, agire un po' al contrario non penso mi sia negato.

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view post Posted on 31/3/2020, 23:40
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Ekaterina ObraztsovaRussia87 anniPurosangueNeutrale MalvagiaMinisteriale V Livello« Gli avvenimenti che non possono essere impediti, devono essere diretti. » citò Klemens von Metternich, un uomo che aveva ammirato molto nella sua giovinezza. Vero baluardo della Reazione, ispiratore ed autore della Restaurazione, uomo che aveva definito, cogliendo perfettamente la situazione, l'Italia come "una mera espressione geografica"; frase che divenne, suo malgrado, uno sputo in faccia ai travolgenti moti rivoluzionari. Antirivoluzionario di natura, più che controrivoluzionario, si era reso demiurgo d'Europa dal periodo delle guerre napoleoniche fino al giorno della sua morte avvenuta nel 1859. Ekaterina fece scivolare la borsetta fino al polso e ne fece scattare l'apertura. Ne trasse fuori un paio di occhiali dalla montatura d'oro che andò a poggiare sul dorso del naso, poi si avvicinò al dipinto che aveva davanti esaminandone le pennellate mentre ascoltava le parole del giovane.
« Dunque crede nell'inevitabile darwinism- » si interruppe e si voltò di scatto « Sa cos'è, sì? » periodicamente, avendo vissuto molto tra i babbani, non ricordava più cosa sapessero i maghi del mondo babbano, quanto cogliessero i suoi riferimenti; poi volgendo gli occhi verso il cielo, incurante continuò « In ogni caso, l'inevitabile sorpasso dei giovani contro i vecchi, il trionfo dei forti sui deboli. Sì. Credo abbia ragione. » convenne « Il più forte trionferà sempre sul più debole, e sarà sua cura badare al branco. » conciliò con una chiosa distensiva, democratica. Poi tornò a fissare il quadro, meditabonda. Ricominciò a parlare senza guardare l'uomo
« Quando un valoroso condottiero non può guidare più gli uomini in prima linea, è più saggio che consigli, che diriga, che indirizzi. Che si metta al servizio per essere utile senza avere il peso della corona. » tese le labbra in una smorfia di sorriso serpentino. « Pochi hanno l'umiltà, però, di essere sorpassati con dignità. Molti scalciano, si divincolano boccheggiando. Molti gridano, implorano, piangono » in questo climax sentì un brivido scorrerle lungo la schiena, era passato troppo tempo da quando aveva visto qualcuno morire « cercano di patteggiare… "No, ma io posso… io voglio… io penso ancora… " » gli occhi le si inumidirono di un velo di nostalgia « E invece non possono niente. Se si trovano in quella situazione, come dice lei, è perché non possono più niente. Hanno fatto un lavoro dozzinale, sbadato, pieno di sbavature » rizzò la schiena allontanandosi dal dipinto e riponendo gli occhiali nella borsa, si fece riflessiva. « E non sono che il trionfo dell'inutilità » sentenziò senza nemmeno un accenno di pietà, di compassione o di umana comprensione. Non tollerava lo spreco d'aria che erano le persone inutili.

« Mi considero una persona di spicco, sì. » Prese a camminare verso un corridoio adiacente. « Concedami » disse con un vetusto congiuntivo esortativo, « di peccar di vanità, nella vecchiaia. Ma più di me, che splendo di una luce quasi estinta, lei! » si girò e fissò l'uomo negli occhi. « Lei è il presente ed il futuro, Signor Pisciottu. »

« Come le raccontavo ho avuto le mie soddisfazioni, ma non mi considero una leonessa. Non amo dar prova di forza, preferisco una più sobria… moral suasion… » mentiva, la donna aveva sempre amato far mostra delle proprie influenze, del proprio potere e splendore. Lo dimostrava dall'abbigliamento sfavillante ed impeccabile al posto fisso in teatro. Egomaniaca fino al ribrezzo, Ekaterina, orrenda tiranna, vedeva il minimo sollevamento di opposizione come una rivolta e come tale la trattava: aveva spazzato via oppositori per molto poco, aveva ridotto in miseria alleati per il semplice peccato di dubbio. " Delectatio Morosa " soleva dire citando una branca della teologia già cinquecentesca: pensar di peccare equivale al peccato stesso, nella misura in cui il peccato fisico è considerabile. Il tradimento va punito con la morte, pensare controcorrente era considerabile come tradimento. Chi pensava contro di lei era contro di lei. Lei era la via, non la si seguiva per buonsenso ma per fede. Ekaterina, in somma, chiedeva fedeli, votati in toto al perseguimento del suo obiettivo: credenti di una religione blasfema che avrebbe riversato su loro clientelismo e corruzione, ricchezze rubate, malaffare e copertura per ogni abietto traffico.

« Cosa si aspettava di trovare venendo qui? » chiese « Non un vecchio rudere, immagino. » ridacchiò, vagamente derisoria. Il bastone calava sulle piastrelle, ticchettando come la bacchetta di un metronomo. Rapido e secco, impietoso come i secondi che passano e come loro discreto. Pensava ad una frase del Graf von Kaunitz, altro Cancelliere Austriaco. "molte cose non vengono osate…" ma le sfuggiva dalla mente "Molte cose sembrano difficili…". Continuava a sfuggirle dalla mente.

« Molte cose… Molte cose non vengono osate… oh, come diceva? » si chiese a voce alta. « Mi perdoni riflettevo su una frase di un predecessore di von Metternich, altro grande politico dal quale ho cercato di apprendere quello che potevo… tramite gli scritti, chiaramente: come saprà parliamo del diciottesimo e diciannovesimo secolo. » e dopo una breve pausa « Lei boccheggerebbe? O attaccherebbe per primo alla gola del nemico morente? Perché ci sono molti nemici, Signor Pisciottu, molti. »

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view post Posted on 21/4/2020, 10:15
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MAURIZIO PISCIOTTUsquadra antimago ✧ 29 anni ✧ Throat Load
Per un momento ho una strana sensazione che mi causa un profondo brivido. Penso a quei momenti che hanno cambiato la storia ma che non sono finiti sui libri, quei momenti memorabili di cui nessuno è riuscito a tenere conto e nessuno è riuscito a stampare sui libri di storia poi bollati come dicerie. Ecco, sento che questo è uno di quei momenti, non ne afferro ancora i dettagli o le implicazioni ma sento che questo è uno di quei momenti.
La mia supposizione è però destinata a giacere lì per molto tempo, in attesa degli sviluppi futuri e della conversazione, e della naturale conseguenza degli eventi futuri. Per cui mi limito ad un debole sorriso che svanisce in poco tempo mentre ascolto la donna con interesse.
Mentre parla di alcuni concetti a me sconosciuti e non, ne osservo le movenze è lenta ma inesorabile e decisa come se soppesasse persino ogni passo e ognuno di questi è in grado di riempire la stanza; seppure non riesco a fidarmi ciecamente di lei sento che in questi momenti devo solo ascoltare e imparare.
"Mi creda. Ne ho viste fin troppe, casualmente per una di quelle persone sono finito qui a Londra."
Sento che il mio status di ricercato in Italia può essere una letale arma nelle sue mani e non so ancora se voglio concedergliela, dato i nostri pareri simili riguardo alcune teste del Ministero non credo si ritroverà presto a parlare con Rhaegar di un italiano ricercato nel suo paese d'origine e finito qua.
Sorrido ancora alle adulazioni, sincere o meno, della donna. Tempo fa mi avrebbero causato reazioni ben diverse, sono sempre stato dipendente dalle approvazioni altrui come un bimbo che prova a farsi bello con la madre. Ma da tempo i complimenti hanno smesso di sfamare il mio ego mentre il desiderio di rivalsa ha preso pieno possesso della mia persona. Probabilmente devo ringraziare il Capo-Auror anche per questo scherzetto, è riuscito a rendere guercio il mio carattere, siamo pari.
"Sinceramente? Pensavo fosse un'amico che doveva passarmi informazioni riguardo un caso."
Questa intera frase potrebbe essere messa fra doppie virgolette, ma mi rendo conto che questo tipo di informazioni siano abbastanza ovvie nei miei riguardi. Non sottovaluto minimamente la donna e sono conscio che sia edotta dei miei metodi "inusuali".
"Mi creda, in Italia il nostro motto era quello di attaccare per primi SEMPRE, le domande venivano poste solo una volta fatti prigionieri."
Non lo dico per egocentrismo ma soltanto per far capire che tipo di persona sono, adoro l'idea di essere considerato pericoloso, mi ha sempre tenuto lontano dai guai.
"Se ne rimanevano, ovviamente. Ho sempre apprezzato il metodo dei pirati. Chiaramente non il metodo migliore, ma è dannatamente utile se vuoi limitare le perdite."
Lo penso sul serio. So quanto questo metodo sia distruttivo e approssimativo, ma quando i tuoi nemici sono più di te non puoi permettere perdite. Eppure mi chiedo come Ekaterina reagirà alle mie parole, non ho mai esternato questa idea a qualcuno che non sia Rhaegar.
"A proposito, quali erano queste importanti novità? Se posso chiedere."

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view post Posted on 21/4/2020, 16:52
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Ekaterina ObraztsovaRussia87 anniPurosangueNeutrale MalvagiaMinisteriale V Livello«Molte cose non vengono osate perché sembrano difficili; molte sembrano difficili soltanto perché non vengono osate.» esordì trionfante « Ecco com'era! » disse placando tiepidamente il proprio entusiasmo. « Lo citava sempre il mio maestro. Ed è vero, è vero! » camminava attraverso il corridoio, non si soffermava più sui quadri, osservava le persone: voleva vedere se ci fossero ospiti indesiderati alla loro festa personale. Testimoni scomodi, impiccioni di professione. Lo faceva con disinvoltura tramite occhiate furtive gettate oltre il suo interlocutore. Aveva scelto una galleria d'arte proprio perché nessuno si sarebbe sorpreso che si guardasse attorno: ammirava le opere appese, d'altronde, e chiacchierava citando figure morte da secoli. Con una risposta così estranea pareva non avesse ascoltato niente di ciò che aveva risposto il giovane collega, pareva avesse vagato nella propria mente in ricerca di quella citazione così come vaga con tenacia un'ape alla cerca del polline. Invece aveva sentito tutto, ascoltato tutto, immagazzinato tutto.
« Ed invece l'ho attirata nella mia trappola » disse con tono mefistofelico « Le toccherà… » sospese la frase indefinitamente prima di continuarla con la stoccata finale « fare da chaperon ad un'anziana vedova impellicciata! » rise affondando il colpo scherzosamente minaccioso. « Quale peggior modo di passare un pomeriggio! » rise, raffreddando lentamente l'ilarità.

« Non sono, come le dicevo, un amante della violenza tout-court, ma riconosco la necessità dell'azione rapida e incisiva. » guardò l'uomo con sincerità negli occhi « Ma la necessità raramente è piacevole. La medicina è amara ma il paziente ne ha bisogno, non è così? » chiese sorridendo in maniera eloquente con un tono per niente carico di tensione ma, anzi, informale e rilassato. Quasi quotidiano. In totale contrapposizione allo scherzo fatto prima, che assumeva chiaroscuri drammatici, questa frase, dal contenuto colmo di implicazioni tragiche, era stata gettata lì, come usava fare lei, come uno squarcio di quotidianità: una quotidianità agghiacciante. Il tono che aveva usato avrebbe fatto capire a molti che era una donna che avrebbe potuto ordinare uno sterminio tra un complimento ed un commento sulla fioritura delle rose. Ed in effetti era così.

« Se limitare le perdite fosse la strategia vincente la storia sarebbe fatta di rese, mi costringe a dire. » continuò a parlare col medesimo tono e a camminare lentamente senza mai fermarsi. « Talvolta se si vuole essere pietosi dobbiamo affondare la lama fino in fondo senza esitazione e sopportare il peso del gesto. Non farlo sarebbe da codardi e, talvolta, da egoisti traditori. La vittoria va ricercata tramite ogni mezzo, come le dicevo già al nostro precedente incontro » si girò verso di lui, gli sorrise. « Le importanti novità? Oh adesso ci arriviamo, ma dobbiamo arrivarci: non possiamo anticipare i tempi, non crede? Devo dirle ciò che mi è giunto all'orecchio e capire da lei se è qualcosa che ha una verità fondata o se è un'accusa vergognosa: se fosse la seconda sarebbe grave ma potremmo correre ai ripari, se fosse la prima sarebbe fin gravissimo e dovremmo correre ai ripari. » qui si fece improvvisamente seria e lo fissò in volto. Poi lo sguardo si spostò sopra la spalla dell'uomo, e infine dietro l'uomo. Quello era il momento dell'inganno, del teatro, e se si fosse mossa bene sarebbe uscita di lì con un alleato, con qualcuno che necessitava di lei. Se tutto fosse andato come doveva andare, un primo tassello del suo mosaico per il potere sarebbe andato a posto, avrebbe allungato la mano su una presa solida per assicurarsi di poter cominciare la scalata. Tutto si basava sulle inquietudini lette nella loro conversazione precedente, era un azzardo: un azzardo straordinariamente temerario, ma d'altronde lei era una belva accerchiata, dalla vecchiaia, dai nemici e dalle sconfitte, e come tale i suoi morsi erano furiosi, imprevedibili e mirati ad uccidere. Ekaterina aveva fame, voleva la sua ultima vittoria: andarsene in grazia, non si sarebbe mai arresa e quello era il suo vero primo passo. La gamba avrebbe retto? Avrebbe avuto l'arguzia, che tanto spesso l'aveva soccorsa negli anni passati, dalla sua, ancora una volta? Rischiò; doveva rischiare. In quella galleria si stava svolgendo un atto importante della tragedia e lei lo sapeva, lo sapeva anche lui?

« Oh cielo, ma è un Canaletto, quello? » disse, riprendendo il tono salottiero, camminando più rapidamente verso un quadro. No, non era un Canaletto e lo sapeva perfettamente, aveva la vista ancora piuttosto buona, malgrado l'età, ed un'esperienza pluriennale. « Oh no, non lo è » disse con una punta di delusione. « In certi periodi sono stata a dir poco innamorata di Canaletto, il suo ordine, i suoi dettagli, mi aiutano a riflettere. C'è un suo dipinto - mi pare sia a Praga - che rappresenta una veduta del Tamigi costellato di barche e, oltre le prime case, oltre i campanili aguzzi che si tendono verso il cielo come dita imploranti, si staglia la cattedrale di Saint Paul. Londra sembra quasi Venezia ed il Tamigi è quasi il Canal Grande. Quel dipinto sarebbe stato divinamente nella mia camera da letto ma… è andato a Praga, a prender polvere in una Galleria Nazionale. Che spreco! » disse accrescendo, dopo aver dipinto la sua visione del quadro in un tono quasi sognante e trasognato, la delusione.

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MAURIZIO PISCIOTTUsquadra antimago ✧ 29 anni ✧ Throat Load
Quella citazione ringalluzzisce il mio petto probabilmente nel modo e per motivi sbagliati. Quanti Ministeriali avrebbero osato fare ciò che ho fatto io e con lo stesso coraggio che ho avuto io? Nessuno. Un informazione potenzialmente micidiale nelle mie mani, questa cosa mi eccita da morire.
"Verissimo."
Commento celando il mio entusiasmo, per una volta sono pago di ciò che ho raggiunto e non sento il bisogno di urlarlo al mondo.
Il modo di parlare di Ekaterina, persino quando scherza, riesce a metterti ansia. E si, c'è riuscita anche questa volta limitandosi a chiedere compagnia in una galleria d'arte, un compito semplicissimo, ma evidentemente non era tutto qua. Ne sono certo, un giorno saremo entrambi schierati e chissà da quale parte.
"Ne ho passati di peggiori" Rispondo alla risata mantenendo meno eleganza rispetto alla Russa, del resto l'eleganza non è mai stato uno dei miei punti di forza.
Torno serio anche io mentre la donna passa di palo in frasca con un salto tanto elegante quanto bizzarro, torno con la mentre al nostro primo incontro ed effettivamente penso faccia parte del suo carattere, affondare il coltello prima di averti dato una pacca sulla spalla.
"Eppure la medicina sa diventare pericolosa se presa in dosi esagerate. Lei fa solo il suo compito, no? Non è colpa sua. "
Provo a giustificare con una frase gli anni passati nella comunità e ancora oggi ritengo che nessuno di noi ha fatto niente di sbagliato. Se insegni ad un cane a mordere a chiunque non ti aspettare che questo inizi a vivere da animale domestico soltanto perché gli hai ordinato di farlo.
Beh, ma ciò che mi riferivo io era una situazione di: massimo rischio, massimo guadagno. Evidentemente eravamo solo troppo bravi nel farlo.
Forse mi sono un po' tradito con questa frase e con l'utilizzo del noi, ma non mi scompongo per non farla insospettire troppo. Sa già che cosa sono in grado di fare o in generale chi sono, non serve mostrarle quanto sono grossi i miei muscoli.
"Uh, Canaletto?
Lo dico con naturale stupore mentre sento un nome nuovo pur sapendo a grandi linee a cosa si stesse riferendo. Mentre racconta parte della sua storia mi chiedo quanto abbia visto della vita, sarebbe decisamente interessante come nonna, avrebbe sicuramente un sacco di cose da raccontare ai nipoti. E in un certo senso io mi sento suo nipote mentre annuisco e ascolto il suo racconto cercando di immaginare cosa ha provato.
Non sono mai riuscito ad apprezzare i grandi spazi...o meglio vivere in grandi spazi mi ha sempre messo a disagio, sento di non averne il completo controllo.
Poi penso a casa mia, ad Hogsmeade, e noto come effettivamente avere un letto rialzato rispetto al resto della casa come per controllarne le quattro pareti in ogni momento. Sono nato per fare il fuggitivo. Perso in questi pensieri mi rendo conto di come ho interrotto la frase senza finire il discorso e allora con una certa nonchalance provo a riprendermi
"Per fare un piccolo esempio Hogwarts mi ha sempre messo ansia. Un luogo così grande, possono succedere così tante cose mentre volti le spalle o ti chiudi nel tuo ufficio. Per me sarebbe frustrante."
Alcuni potevano anche accusarmi di essere un maniaco del controllo...e forse effettivamente lo sono, ma avere in pugno la situazione ti rende pronto alle spiacevoli sorprese o le elimina direttamente prima che germoglino.

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Ekaterina ObraztsovaRussia87 anniPurosangueNeutrale MalvagiaMinisteriale V LivelloAprile 1958, periferia di Karlsruhe.

La ventisettenne camminava rapidamente nella via buia e colma di mendicanti. Il suo cappotto di lana a coste era vecchio e le spalle le cadevano larghe. Sotto indossava un tailleur di ottima fattura, e la gonna al ginocchio si intravedeva quando il vento alzava le code del soprabito. Sapeva dove stava andando ed il passo deciso produceva il suono di una marcia quasi militaresca. Era un'agente del Dipartimento Interni della Cancelleria ed il suo incarico era quello di sgominare una organizzazione tramite cui la corruzione, il mercato nero e altre azioni malavitose si spargevano per tutta la regione di Baden. La giovane non era stupida e si era fatta rapidamente largo tra i malviventi, malgrado la sua giovane età. Bussò alla porta di un piccolo appartamento al pian terreno di una casa ancora rovinata dai bombardamenti babbani. La porta si aprì, dietro di essa vi era un goblin dalle fattezze crudeli. « Lisl, sei venuta! » rise « Hai un bel fegato, ragazza … magari lo venderò» rise di nuovo. La giovane sapeva che non avrebbe potuto usare la magia contro di lui: i goblin sono troppo resistenti e lei non era abbastanza preparata per affrontare quella sfida. Prima di scendere oltre la porta che le era stata indicata dal goblin, vide, in una stanza adiacente all'ingresso, un gruppo di una decina di uomini che la squadrarono con sorrisi maliziosi. Giunse in un ammezzato poco sotto il livello della strada. Al capo del tavolo c'era un uomo che era conosciuto con il nome di Hadog, ma che lei sapeva benissimo, dai fascicoli della Cancelleria, chiamarsi Albert Wilhelm Lyall. Quell'uomo, talmente grasso da non riuscire a scollarsi dalla sedia sulla quale era seduto era la mente dell'intera rete e lei si era fatta infiltrare nella sua banda e nell'arco di un anno e mezzo era riuscita a conoscere il capo di quegli sciocchi adagiati su di una pentola d'oro. Lui le chiese se avesse i documenti che lei aveva promesso, documenti che potevano essere usati per ricatti: pensava fosse una traditrice e aveva ragione. Il ghigno che gli si disegnava tra tutte le balze di grasso, che coprivano quello scheletro stroncato, era malefico e beffardo. Lei, mantenendo lo sguardo fisso verso di lui, gli rispose timorosa che li aveva e aprì la borsetta dalla quale, invece del plico, estrasse la bacchetta: colpì il "grand'uomo" facendolo rovinare dalla sedia. Quello emise un urletto strozzato, di sorpresa più che di paura, e annaspò in cerca d'aria mentre il petto, troppo pesante, gli affaticava la respirazione. I gorgoglii che emetteva le parevano quasi ridicoli e, quando estrasse dalla stessa borsa un pugnale dalla lama ondulata, il suo divertimento affiorò in una risata silenziosa. Gli occhi ghiacciati si puntarono sull'uomo mentre gli si metteva a cavalcioni sul petto troncandogli il respiro, gli legò strette le mani sopra la testa, cosicché si nascessero lividi. Lo sguardo divertito della giovane e il sorriso sadico svelavano che non aveva mai avuto paura, che non aveva mai lavorato per lui, che non aveva mai lavorato per la Cancelleria: Ekaterina lavorava soltanto per sé. La lama penetrò nella gola come avrebbe fatto nel burro. Le dita candide della giovane goderono del calore improvviso che il sangue le donava e se ne beò osservandolo. Era rosso, come fosse stato vino, e non fosse stato così denso avrebbe quasi avuto la tentazione di assaggiarlo ma si fermò. Una macchia puntinava il polsino di seta candida.

Londra, Oggi.

L'anziana camminava, appoggiandosi al bastone. Non pativa il caldo che il cappotto le provocava: era piacevole e la pelliccia le solleticava il collo. La gonna del vestito nero scendeva poco sotto il ginocchio e la fibbia delle scarpe luccicava brillante e allegra alla luce dei faretti della sala. Sorrise alle due affermazioni dell'uomo e rispose con sguardi concordi. Rispose silenziosamente.

« Per questo abbiamo medici esperti che sanno fin dove spingersi, come abbiamo forze dell'ordine e politici che sappiano fin dove arrivare, non è così? » non era una vera domanda. « Un bravo medico è sempre il miglior giudice » disse parafrasando il proprio detto: "Ekaterina è sempre il miglior giudice". In effetti, Ekaterina era un buon medico e sapeva quale medicina somministrare al popolo e ai suoi collaboratori; e in che misura somministrarla tanto da non farli morire del tutto, magari solo un po'.
« Un corpo di forze dell'ordine esperto, motivato e addestrato, un sistema politico che guidi un paese, se non sono medici ottimi questi… chi lo è? » aggiunse ancora. Come la perfetta dama di palazzo, che il Castiglione avrebbe detto esser più difficile da formare di una che meritasse d'essere regina del mondo, Ekaterina si muoveva nei discorsi, tra affondi e battute, pettegolezzi e notizie; infondo, se quel che diceva Castiglione era vero le sarebbe stato facile diventare Regina del Mondo. Aveva sempre preferito, nelle sue letture, al Principe, il Cortegiano: prima di governare bisogna conversare. « E la medicina deve essere data in giuste dosi proprio da chi se ne intende, non bisogna esagerare. Siamo medici, d'altronde. Noi non dovremmo esagerare mai »

Ascoltò la sua risposta vaga prima che lei si gettasse nella disquisizione su Canaletto. Quella rapida incursione artistica le diede tempo di riflettere, di pensare e di aggiungere tasselli al suo mosaico. Tasselli di timore e di paranoia che andavano a incastrarsi perfettamente nel suo schema. Adorava avere ragione, ma non cantò vittoria. « La capisco, la capisco. Posso confessarle una cosa? » disse con tono intimo « Dopo l'aggressione che io subì, tanti anni fa, io ebbi il terrore degli spazi aperti per anni. Non riuscivo ad uscire di casa, la capisco perfettamente. Avevo il terrore che sbucassero da ogni parte, che fossero nascosti… » annuì delicatamente. Lei era dalla sua parte, lei lo capiva. Con lei avrebbe potuto confidarsi e su lei avrebbe potuto contare sempre. Questo voleva trasmettere con i suoi atteggiamenti, i suoi sorrisi. Anche lei era umana, infondo, anche lei sapeva cos'era avere paura.
« Massimo rischio, massimo guadagno? » chiese, inizialmente, con una vena di curiosità in voce. Non si aspettava una reazione simile alla sua affermazione ma le piacque, le piacque tantissimo. Scartò dal suo piano originario, decise che questa via era quella più interessante da seguire. « La situazione potrebbe essere grave » fece riprendendosi, parlando con calma riflessiva; di chi sta pensando all'argomento del quale si tratta per soppesare le parole giuste, per affrontare di petto il tema senza esser bruschi « Eppure… io ne ho sentito voci. E lei sa bene cosa significa, non è così… Maurizio? » il tono qui si era fatto serio, si voltò a fissarlo come un professore che guarda un allievo con un misto di preoccupazione e delusione nello sguardo. L'apprensione, comunque, era la parte predominante. Quegli occhi imploravano che lui le chiedesse aiuto. « Dunque le accuse che ho sentito… non sono calunnie? » qui scivolò vagamente sul piano originario. La Paranoia: l'uomo che si era presentato a lei in quella taverna odorava di timore, di risentimento. Voleva sfruttarlo voleva avvincerlo a sé e, per Dio, l'avrebbe fatto. La voce era gentile ma distaccata, pareva più bassa del solito tono flautato. Lo fissò per qualche istante nel silenzio apparentemente tombale.

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view post Posted on 23/5/2020, 18:42
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MAURIZIO PISCIOTTUsquadra antimago ✧ 29 anni ✧ Throat Load
Continuo questa assurda camminata che mi riporta alla mente uno strano ricordo. Frankie "Culodigomma", così lo chiamavano nella zona e se ne era andato proprio nello stesso modo in cui ora io cammino tra questi quadri. Una lenta e lunga cavalcata verso il patibolo, solo che al posto dei quadri v'erano tutti i suoi compagni, compagni che alla prima occasione avevano deciso di tradirlo per il loro tornaconto. Da che parte ero io? chi lo sa. Sta di fatto che quel ricordo in quel momento mi lascia particolarmente divertito, in particolare perché un soprannome del genere di fronte ai più grandi pezzi d'arte deve essere terribilmente dissacrante. Proprio per questo decido di non condividere i motivi della mia risata con la donna che ho accanto e, per la seconda volta, opto per il mutismo quando si parla di Frankie.
Lascio un po' penzolare quelle domande retoriche mascherate da adulazioni. Non che io non sia narcisistico, lo ammetto, ma so già di essere il migliore, il mio ego viene giornalmente nutrito dalle mie azioni al punto che riesco ad ammorbidire l'impatto dei complimenti esterni. Su di un punto, però, decido di soffermarmi.
"Chi mai oserebbe aggredirla, e perché poi? Quale motivo li avrà mai mossi?"
Chiedo innocentemente, continuo a pensare che Ekaterina sia un enorme fonte di esperienza e, se c'è una cosa che Raven mi ha insegnato è che l'inesperienza, l'audacia e l'iniziativa possono portarti alla cattura in men che non si dica. O forse era solo stupidità. Più volte mi sono interrogato sulla sua storia e su come questo sia arrivato a quel punto, chi era Raven Shinretsu? E come era arrivato a quel punto? Su di una cosa sono certo, quella lettera sta diventando la mia ossessione.
Colto alla sprovvista mi limito ad osservarla con attenzione, come stranito dalla domanda, che cosa stava cercando di dirmi?
"Non credo di aver afferrato."

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Sgus per il ritardo.
 
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view post Posted on 3/6/2020, 21:43
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Ekaterina ObraztsovaRussia87 anniPurosangueNeutrale MalvagiaMinisteriale V LivelloL'uomo sorrise. Non era quella la reazione che la strega avrebbe voluto sortire; perciò decise di cambiare prospettiva, mutare l'approccio. Stava creando la giusta pressione? Aveva capito bene l'uomo che le stava di fronte? Sì. Ekaterina non era una sprovveduta, semplicemente non tutti i pesci abboccano alla stessa esca, doveva cambiare trucco, magari prenderla alla lontana. Avrebbe fatto una breve capovolta lasciandosi indietro quel discorso così da trovarselo nuovamente davanti, mutato in forma ma non in contenuto.
Ecco. Il contenuto. Aveva fatto qualche passo in più ma poi aveva subito una battuta d'arresto, ciò non la scoraggiava, qualcosa esisteva. I suoi dubbi non erano infondati.

« Oh! » tese le labbra in una smorfia tragicamente divertita, tristemente ironica, quando l'uomo chiese chi avesse "osato" aggredirla « hanno osato. Non è la vecchiaia ad avermi resa zoppa, sa? Non è la vecchiaia ad avermi privata di mio marito. La vecchiaia non è sbucata dalle aiole del giardino dopo aver massacrato la mia scorta lanciando maledizioni contro me e la mia famiglia. » disse grave « non è stata la vecchiaia ma uomini invidiosi, uomini che non volevano che qualcuno li privasse delle loro prerogative, che portasse giustizia nel nostro paese. Sopravvissi all'attentato soltanto per essere ancora processata nel procedimento penale che scosse tutta la cancelleria, ed i cui atti sono ancora secretati e che, per loro fortuna, lo saranno per altri tanti e tanti anni, che mi vedeva come unica imputata di crimini orrendi che non riuscirono a provare io avessi commesso. Annaspavano, cercando di dimostrare cose orrende, torturando la mia immagine e la memoria di mio marito. Non biasimo i giudici per averlo fatto, le accuse che mossero furono talmente terribili da conquassare la mia famiglia e da rivoltarmi contro i miei stessi figli. » era una lacrima che spuntava dall'occhio? Si stava forse sciogliendo il ghiaccio dei suoi occhi? Quella donna glaciale sapeva piangere? Sì, a comando. « Ma gli ispiratori di quel crimine. Loro sono da biasimare. Fui vinta, lo ammetto, persi mio marito e mio … e rassegnai le mie dimissioni. Non feci in tempo ad uscire dall'ufficio, da me costruito in trent'anni di lavoro, che lo vidi smantellare. Molti miei dipendenti vennero licenziati, alcuni incarcerati senza ragione. » Ekaterina sapeva come raccontare una storia, d'altronde sapeva che il modo migliore per rendere vera una bugia era raccontarla credendoci. Ed, infatti, quella non era una bugia: Spiess davvero era stato crudele, davvero era stato la causa della morte di suo marito e dell'intera scorta, davvero le accuse che le erano state mosse erano infamanti. Davvero l'avevano costretta a soffrire sofferenze immani: se non ci fossero stati loro lei sarebbe rimasta ed ora avrebbe un intero stato a personale uso, un giardino da plasmare a sua immagine e somiglianza. Spiess si era opposto ed era crollato; come una bambina capricciosa, Ekaterina aveva distrutto il suo gioco in modo che nessuno potesse giocarci mai più: la crisi della cancelleria era ancora senza una causa ma aveva lasciato una ferita indelebile nei conti dello stato portando a indagini, licenziamenti, morti sospette. Non si era voltata a guardare il suo giocattolo in fiamme, non aveva versato una lacrima sulle vite di quegli ingrati. Eppure sì loro erano stati la causa di tutto ciò, loro era la colpa di aver richiesto l'ineluttabile ed inevitabile conseguenza. Cosa pretendevano? Che non avrebbe fatto nulla? Il sangue di Faustus, di Vagnard era sulle loro mani, non su quelle di Ekaterina. Aveva avuto ancora un colloquio con Spiess dopo le proprie dimissioni "Lei è una bestia: un animale che non conosce pietà, né timore del sacro" le aveva detto lui, frustrato dalla assoluzione della donna e dalla sua faccia tosta "Non siamo soliti incolpare il fuoco perché brucia, ma chi lo ha appiccato. Gli innocenti gridano il tuo nome, Julius, e non usare il sacro e la pietà contro di me: Dio non ha pietà, non ne ha avuta per me e non ne avrà alcuna per te. Sai, io credo in un Dio che mi ha fatta a Sua immagine…" e così come lei era il sembiante di Dio anche Dio era il suo sembiante. Tutto tornava: lei stessa non avrebbe saputo fare di meglio che lanciare diluvi, trasformare intere città in sale per il proprio svago. L'aveva fatto con i figli, l'aveva fatto ora con Julius. Lei non vorrebbe fare ciò che fa, ma è costretta ad agire in tal senso.


« L'invidia, la paura, l'odio… » continuò dopo un breve attimo di silenzio « io credo, invece, che capisca perfettamente, Signor Pisciottu. » poi esitò un secondo, lasciò sospesa quest'ultima battuta « Io credo che capisca… tuttavia capisco perfettamente anche io » si fece un po' più nervosa, cominciò a mangiarsi le frasi trovando una spiegazione o, perlomeno, cercandola « sono stata inopportuna e impicciona, che ironia: lo dico sempre che lo zelo è il peggiore dei vizi! Mi perdoni molto, certamente io capisco... e forse è meglio… sì forse è meglio che me ne vada. » dopo un tentennante cenno affermativo della testa, come volto a rafforzare la propria convinzione, fece per avviarsi poi si voltò verso di lui « Arrivederci, Signor Pisciottu. Le sono infinitamente grata per la sua presenza e piacevole compagnia. Le auguro di cuore che lei abbia tanti amici che possano aiutarla, sostenerla e difenderla, quando ne avrà bisogno... coi tempi che stanno arrivando » scosse la testa con discrezione e fece ancora un passo verso l'uscita, poi si girò di nuovo come se qualcosa la chiamasse, la supplicasse di fermarsi « E sappia che in me avrà sempre una alleata. Io capisco la sua situazione e sarò a sua disposizione, Maurizio, mi creda. Arrivederci » si avviò verso l'uscita lentamente, scendeva gli scalini con solenne attesa sperando di sentire un richiamo, augurandosi che la fermasse ed interrompesse la sua partenza. In ogni caso qualcosa era stato piantato; poteva anche essere la propria testa su una picca, ma era comunque una posizione più in vista di dove si trovava ora.

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view post Posted on 27/6/2020, 18:55
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MAURIZIO PISCIOTTUsquadra antimago ✧ 29 anni ✧ Throat Load
Un pugno nello stomaco. Era ciò che il racconto della donna avrebbe causato a qualunque persona. Ho ascoltato mille volte storie del genere ma molto spesso scritte su fogli di carta, raramente riguardanti persone libere. Pur accogliendo la storia con interesse e con partecipazione alcune frasi mi fanno scattare il classico allarme da Detective, il classico: "ti credo, ma magari indago anche un po' per conto mio".
Mi balena in mente una cosa, ovvero che non so proprio come rispondere! In questi casi sono di solito col mio taccuino in mano a raccogliere informazioni e mai ad ascoltare.
Produco un primo pensiero che risulta essere troppo disfattista, dire ad una donna di...quanto? 120 anni? (scusa mi faceva troppo ridere) che in un giorno aveva perso gli sforzi di un'intera vita e che non le rimaneva letteralmente più nulla per vivere decisamente non era una frase approvata dall'Associazione Nazionale Psicologi.
"Non so se io avrei avuto la forza per rialzarmi dopo una botta del genere."
In realtà so di averla, ma forse un complimento è la scelta migliore in quel momento per non sembrare un idiota imbarazzato che non sa cosa dire. Eppure qualcosa è successo, le mie parole forse hanno scosso qualcosa, hanno smosso quel busto di gesso che sembra la donna. Come se per un piccolo istante mi avesse dato qualcosa di se. Si fidava sul serio di me?
Eppure come tutte le persone poco abituate a quei gesti si ritrova a battere in ritirata. Eppure non sembra particolarmente ferma nella sua decisione, sembra titubante, come se avesse voluto ancora parlare. Allora mi volto e alzo un braccio.
"Aspetti!"
Eppure non riesco a dirlo alla fine. Non riesco a capire che cosa mi ha trattenuto, forse la convinzione che quell incontro è giusto concluderlo così, che è giusto lasciarle il suo tempo, che è giusto indagare, che è giusto sapere.
E il tutto si conclude con una mia smorfia, da quando ero diventato così poco impulsivo, da quando io, Maurizio Pisciottu, calcolavo le mie mosse?

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