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iorni senza fine.
Giorni lunghi e infiniti.
Ultimamente le giornate di Mìreen erano diventate parecchio noiose e ripetitive.
Nulla a che vedere con quello che aveva passato durante l' "attentato" al villaggio di Hogsmeade mesi prima e che l'aveva segnata nel profondo.
Forse era lei che avendo vissuto un'esperienza simile, ora ogni missione, ogni cosa della sua vita le sembrava quasi "ordinaria". Oppure a lavoro temevano che ancora non avesse superato lo shock e le affidavano incarichi abbastanza "semplici".
Non lo sapeva, di sicuro aveva bisogno di distrarsi. Troppi pensieri le affollavano la testa adesso che le sembrava tutto così "tranquillo", i sogni si alternavano tra incubi su quel terribile giorno e la morte del padre.
Perchè Sì, dopo quello che aveva visto e provato, il trauma della tragedia che aveva devastato la sua famiglia si era risvegliato e la sera, prima di andare a dormire, pregava la Dea Madre di concederle un sonno nero e profondo.
A quegli incubi preferiva addirittura la "compagnia" di Muìryn, che sembrava aver approfittato della sua stanchezza mentale per andarla a trovare più del solito.
Eppure sembrava diversa da prima... preoccupata per la sua sicurezza, dispiaciuta per quello che stava passando, e a volte, quasi "tesa" come che non fosse finita e qualcosa stesse per succedere.
Ogni volta che la metteva in guardia, poi cercava di rassicurarla ripetendole
<< Tra poco saremo di nuovo insieme, resisti mo dheirfiúr!>>Ma che razza di frase era? E cosa significava?
Si mordicchio il labbro, mentre le sue mani continuavano a intrecciare i capelli in una treccia fatta sovrappensiero, senza prestar attenzione che venisse perfetta e ordinata.
Le era capitato di scorgere lo sguardo della ragazza dagli occhi ametista anche nella realtà, da sveglia, tipo su superfici riflettenti come specchi e vetri.
Ormai Mìreen iniziava seriamente a credere d'impazzire.
Il cervello le stava dicendo che aveva qualcosa di sbagliato, che doveva dirlo a qualcuno di quelle "visioni" ormai frequenti, a sua nonna o alla madre, ma le volte che aveva accennato in modo vago di vedere nei propri sogni una donna simile a lei, che diceva di chiamarsi Muìryn e di conoscerla, la loro espressione quasi sconvolta e preoccupata l'avevano bloccata e con una scusa defilarsi.
Sapeva che in famiglia c'erano stati casi di pazzia, soprattutto tra le donne della famiglia, di solito dopo che le poverine aveva assistito ad un omicidio, e per questo non voleva pensassero fosse uno di quei casi... O lo era veramente ma non voleva ammetterlo?
Basta. Doveva uscire.
Messe le prime cose trovate in casa (un vestito lungo sopra il ginocchio, a maniche lunghe, verde militare e pantacalze nere grosse, stivaletti marroni ai piedi), si coprì con una giacca lunga nera, forse troppo leggera per le temperature esterne, e con l'immancabile tracolla col necessario, uscì di casa senza neanche accorgersi di avere ancora i capelli scompigliati e una treccia a lato della lunga chioma da poco colorata di viola.
Si smaterializzò a Diagon Alley, non aveva una vera metà, voleva solo perdersi in mezzo alla folla.
Guardare i mille volti tutti diversi che le passavano accanto e si giravano stupiti, a volte divertiti dai suoi capelli colorati.
Non era pazza, era solo stravagante, singolare, UNICA!
Non era pazza, voleva solo portare addosso le parole del padre morto... Voleva essere ancora una volta l'arcobaleno di
daidí.
Percorse le strade di quella magica città ben consapevole di esser vestita da babbana, consapevole dei lunghi capelli viola che le si muovevano ad ogni suo passo, scompigliati e sciolti, liberi di agitarsi al vento, tranne per quella unica treccia sul lato destro del suo viso.
Tornare in mezzo alla gente, coi suoi mille colori, le risollevò il morale, l'espressione della gente la faceva quasi ridere, così sorridente si incamminò in mezzo a quelle stradine felice per la decisione presa.
Stava dando un'occhiata ad una vetrina di accessori magici quando una bambina la indicò per poi chiedere alla madre, tirandola per la mano stretta alla propria
<< Mamma, perchè i suoi capelli sono viola?>>La madre aveva girato la testa, dubbiosa di quelle parole, nella direzione indicata dalla piccola, per poi mostrarsi stupita e forse in disaccordo per il vestiario e la capigliatura tanto stravagante della ragazza.
<< Le piaceranno i colori.>> per poi superarla con un casuale passo accelerato.
Mìreen non si era dovuta neanche girare per assistere alla scena, le era bastato ascoltare e vedere tutta la scena riflessa sul vetro del negozio.
Invece di sentirsi offesa per quel gesto, un sorriso comparve sulla sua bocca.
Non era per lei una novità quella reazione, e doveva ammettere che quasi le era mancata.
Ciò che più aveva attirato la sua attenzione in quella divertente scenetta appena successa, era il gelato nella mano libera della bambina.
Sì, un bel gelato benchè il freddo non le sarebbe certo dispiaciuto... o magari una torta!
Avendo ora una meta dove andare, s'incamminò verso il WizCafè, chiedendosi perchè non ci andasse da così tanto tempo.
Le mancavano poco passi all'ingresso del cafè quando si bloccò all'improvviso.
Guardò con più attenzione, quasi sperando di sbagliarsi, ma non c'erano dubbi.
Un'espressione di stupore si dipinse sul suo volto quando lo riconobbe: tra i tavolini esterni, intento a leggere un libro, c'era il ragazzo che l'aveva letteralmente piantata in asso l'anno prima.
Stavano andando verso i Tre Manici di Scopa per bere e mangiare qualcosa, ma tempo di girarsi per guardare la strada, si era smaterializzato alla velocità della luce.
Come poteva dimenticarlo?
Aveva passato il resto della giornata a mandargli gli accidenti, oltre a chiedersi se si era comportata in modo così "sgarbato" con lui da addirittura farlo scappare via.
[E ora cosa faccio?
Prendo il mio dolce e me ne frego di lui?
Sì, è la scelta migliore!]Sicura della sua decisione, diede un'occhiata dentro e fuori il bar, ma restò quasi sconvolta nel constatare che non c'erano posti liberi!
Cosa cavolo ci faceva tutta Londra lì? Le temperature fredde non avrebbero dovuto far passare loro la voglia di gelato??
Poi si ricordò che al Wizcafè avevano anche una vasta scelta di tisane, cioccolate e altre opzioni calde, perfette per passare una giornata di tardo inverno come quella.
Sbuffò. Non aveva proprio voglia di tornare a casa, specie perchè le era venuta una voglia assurda di una bella fetta di torta di quelle "speciali" presenti solo sul loro menù.
Riguardò verso il giovane e notò la sedia libera vicino a lui, occupata solo dalla sua borsa.
[Ok Mìreen, puoi farcela.
Sei sicuramente più grande di lui, non sai di quanto, ma puoi ben intuire di esserlo.
Non puoi farti intimidire da un ragazzo più piccolo... per quanto più alto e con un fisico e una muscolatura decisamente più sviluppata per la sua probabile età...
Oh Dea, cosa si fa per un dolce di straordinaria bontà.
Che mi stia per venire il ciclo? Giustificherebbe questo mio insano bisogno di dolce e gli sbalzi ormonali, oltre alla percezione delle temperature completante sballata...]Fece un profondo respiro e si diresse a passo deciso verso di lui.
Quando arrivò al suo tavolino, si fermò e vi appoggiò i palmi delle mani, chinando così la schiena verso il basso e avvicinandosi a lui, pur mantenendo il tavolo tra di loro.
<< Bene bene.
Guarda chi si vede. La smaterializzazione più veloce di Londra.
Se non avevi voglia di bere e far due chiacchiere con me, potevi anche esser sincero e dirmelo, non serviva fare quella pazza fuga! Manco ti stessi portando al patibolo.>>Raddrizzò la schiena e si mosse verso la sedia libera.
Senza chiedergli il permesso prese la sua borsa e, intanto che si sedeva comoda, gliela allungò.
<< Se vuoi farti perdonare del tuo gesto alquanto maleducato, accetta di condividere il tuo tavolino con me.
Non ti disturberei se ce ne fossero ancora di liberi, ma sono tutti occupati e il mio bisogno di zuccheri è arrivato ai livelli massimi di sopportazione, superati, potrei iniziare a girare per la città distruggendo cose a caso e lanciando gente in aria tipo drago incazzato o bolide impazzito.>>Lisciò il pesante vestito verde, in contrasto con le pantacalze nere, poi si allungò verso un tavolino vicino che aveva appena ricevuto il proprio ordine, chiese educata di poter usufruire del menù e appena ricevette il consenso, lo prese e iniziò subito a sfogliarlo.
Era indecisa su quale delizia prendere per prima... o con quella marea di gente era meglio ordinare tutto e subito?
Certo che, magra com'era, nessuno avrebbe potuto immaginare quanto cibo poteva ingerire quando aveva "le voglie".
<< Dò un'occhiata poi te lo passo... o sai già cosa prendere?>> chiese al ragazzo, alzando un attimo lo sguardo dal menù e aspettando la sua risposta prima di continuare la sua minuziosa lettura.