Magic Glass, Missione CREPA

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view post Posted on 11/3/2021, 11:54
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Il Fato

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Magic Glass
NyJGiNj


[Mireen, Juliet, Habbott, Jinky, Grimsti]

Il disegno non era l’unica cosa presente all’interno della cartellina, ma - semplicemente - era stato l’unico foglio ad essere quasi sfuggito alla custodia dell’oggetto; vi erano, infatti, svariati documenti di natura differente, oltre ad alcune foto e ad una mappa di Londra, che avrebbero potuto o meno attirare l’attenzione di Mireen con uno studio più accurato. Non vi era dubbio sul fatto che l’autore di quella molteplice raccolta di materiale fosse Larsen, lo stesso artigiano di cui Habbott aveva parlato ai membri del Comitato quando si erano incontrati alla Cattedrale di St Paul, e la cui firma spiccava alla base di ogni foglio. Probabilmente, dopo un’analisi più approfondita, la Fiachran avrebbe potuto immaginare sia come la cartellina fosse giunta fin lì - ovvero cadendo da uno dei due compagni ancora occupati in cima ai container - sia lo scopo di tutto quel materiale; ossia fornire al Comitato la propria testimonianza e qualsiasi altro tipo di informazione utile, affinché gli Elfi Domestici potessero essere liberati da quella condizione di schiavitù e soprusi che il Goblin e la Veela avevano riservato a quelle povere creature.
Indubbiamente, la Strega avrebbe potuto facilmente riconoscere quanto quel materiale fosse prezioso, non soltanto per le ricerche del proprio collega Antimago, ma perfino per lo stesso Comitato; era quindi fondamentale conservarlo e analizzarlo con la dovuta dovizia una volta conclusa tutta quella faccenda, poiché con tali informazioni - oltre alla risposte che presto o tardi avrebbero ottenuto da Trott - sarebbe stato possibile capire come sconfiggere definitivamente la Veela, oltre ad impedirle di schiavizzare altri Elfi Domestici.

Adalbert corrugò la fronte mentre ascoltava le parole di Juliet, confuso e non molto convinto, ma ciò nonostante rispose in maniera pacata e diplomatica: «Dobbiamo sperare che l’influenza scaturita dalla Veela su Trott si esaurisca nel tempo, come spesso accade a buona parte della magia a noi conosciuta. In caso contrario, mi consulterò con chi di dovere al Ministero.» Si zittì un istante, il tempo di ascoltare le parole della propria collega e annuire flebilmente. Juliet non era stata l’unica a trovare una risposta plausibile in merito al comportamento del Goblin, ma anche Mireen non aveva tutti i torti e in un modo o in un altro ben presto avrebbero scoperto la verità sulla vera natura del loro prigioniero.
Le parole della Grifondoro, tuttavia, strapparono a Trott una flebilissima risata, ormai ripresosi quel tanto da poter parlare senza avvertire lancinanti fitte di dolore. «Siamo sempre stati in due, lei era la mente e io il braccio.» Anche se era consapevole di essere finito, una parte di lui avrebbe sempre cercato di negare il fatto di essere stato abbandonato, dando così ragione ai due Antimago e alla giovane studentessa; e, poiché la razionalità gli era ancora sconosciuta, il pensiero di un ritorno della sua Signora era ancora presente e tremendamente illusorio. «In due si dà meno nell’occhio. E poi...» Abbozzò un sorrisetto che mise in mostra i propri denti appuntiti. «ci si coordina meglio, non trovate?»
Sembrò, infine, imbronciarsi quando Juliet si rivolse nuovamente a lui con quel consiglio che lo punse sul vivo, ma qualcosa impedì al Goblin di replicare in una qualsiasi maniera, lasciandolo invece impietrito.
Cosa stava accadendo?

[Oliver, Joline e Camilla]

Il Tempo scorreva inesorabile e il dado non era ancora tratto: in bilico tra una faccia e un’altra, esso era in attesa che le decisioni del Grifondoro prendessero forma, affinché la sorte potesse decretare l’esito finale in maniera del tutto imparziale.
Per Prim fu davvero inatteso udire il nome del suo adorato fratello, tant’è che le sfuggì un singhiozzo carico di emozione, in cui l’incredulità di essere ad un passo dalla propria liberazione venne deliberatamente sbaragliata dal sempre più impellente desiderio di ricongiungersi con Grimsti, la sua famiglia. Impaziente, la creatura prese ad agitarsi sul posto, muovendo gli arti inferiori con la stessa frenesia di un cane in procinto di uscire di casa per la tanto agognata passeggiata; eppure sapeva perfettamente che gli incantesimi che avvolgevano il container le avrebbero impedito di avvalersi delle proprie capacità magiche per uscire di lì, costrizioni che Tilde aveva studiato a dovere onde evitare possibili fughe da parte del proprio “personale” elfico, anche se non aveva tenuto molto in considerazione alcuni incantesimi di Magia Trasfigurativa come aveva invece fatto il giovane Brior. Ascoltare il ragazzo, quindi, fu davvero difficoltoso per lei, ma l’Elfa dovette convincersi a conservare un briciolo della propria pazienza e seguire il filo del discorso di quel suo nuovo amico, oltre che salvatore, finché non si ritrovò ad annuire con decisione.
Fu sul punto di seguire il resto dei suoi compagni, i quali erano rimasti altrettanto in ascolto quanto lei, e si erano fiondati verso la porzione del container indicata da Oliver con una certa frenesia, quando dovette voltarsi nuovamente verso il Caposcuola e tenere a freno la propria fretta. Lo sguardo della creatura mutò secondo diversi stati d’animo, dal confuso al perplesso e poi dal curioso al fiducioso, fino a regalare al ragazzo un sorriso carico del proprio assenso. Sentendosi complice di un qualcosa che andava oltre alla normale comprensione concessa alla propria razza, l’Elfa schioccò le dita e attivò la propria magia: dalla zona oltre le postazioni di lavoro, precisamente da una delle casse di legno rimaste ancora aperte e, probabilmente, in attesa di essere riempite, una delle lampade prese a librarsi a mezz’aria, fino a coprire l’intera distanza che la separava da Prim in pochi e rapidi secondi. I piedi scalzi della creatura presero a correre verso l’uscita una volta che si fu accertata di stringere a dovere la lampada tra le esili braccia, per poi scomparire oltre la soglia e lasciare il Grifondoro solo con il proprio coraggio e il pensiero di una promessa che reclamava la propria realizzazione.

Nonostante il dolore e la rabbia, Jolene White poté finalmente trarre un sospiro di sollievo: non vi era più alcun pericolo, né impedimento, tutto era semplicemente finito. Ciò che restava dell’Arpia si era tramutato in un ricordo che sarebbe rimasto impresso sulla pelle di molti, ma che - in futuro - ci si augurava sarebbe scomparso per sempre, una volta giunta la resa dei conti.
Una volta superati gli ostacoli che avevano diviso i membri del Comitato dalla loro missione principale, quella di liberare gli Elfi Domestici da una presa tirannica, ecco che il Fato entrò in gioco per alleviare gli affanni di coloro che si sono battuti fino a quel momento. Mentre l’Infermiera di Hogwarts e la moglie dell’Antimago si accinsero nel raggiungere Oliver all’interno di quella impietosa prigione, dieci Elfi Domestici presero a riversarsi verso l’esterno dal punto in cui il Grifondoro era stato visto entrare. Erano stanchi, impauriti e in pessime condizioni fisiche, tra gli evidenti segni di percosse e il sudiciume che li ricopriva da capo a piede; nonostante tutto, però, sembravano intenzionati a sfruttare al meglio delle loro capacità ogni residuo delle loro energie per trovare un posto sicuro, un rifugio in cui non avrebbero più dovuto subire alcun tipo di angheria. Con una nota di fiducia che poco prima Oliver amico-degli-Elfi aveva instillato in loro, gli Elfi si mostrarono piuttosto propensi ad ascoltare sia Jolene che Camilla, finché non si ritrovarono tutti e dieci a sorridere con rinnovata speranza.
«Amiche-degli-Elfi!» esclamò un primo Elfo.
«Amiche aiutare?» Un secondo, invece, indicando il punto descritto dalla White. «Altri amici? Laggiù?»
«Portare amica con noi, sì!»
Anche Prim si unì al resto del gruppetto, la quale era infine uscita dal container senza Oliver pochi secondi dopo rispetto agli altri, segnando così il numero effettivo di Elfi liberati: undici povere creature. L’Elfa dai nastrini color panna fissò Jolene con un piccolo sorriso, riconoscendola dai capelli come il Caposcuola l’aveva descritta, mentre si accingeva ad allungarle la lampada come le era stato chiesto di fare. «Amico-degli-Elfi ha detto a Prim che tuo nome è Jolene, che anche tu amica. Ha detto di darti questa e di tenerti pronta per una Smaterializzazione Congiunta per quanto tu vede lui.»
Due Elfi tesero entrambi una mano verso Camille, la quale non esitò più del dovuto, se non per rivolgere una breve raccomandazione all’Infermiera dai capelli rossi. «Cerca di non attardarti troppo, più perderai sangue e più la tua magia potrebbe non funzionare a dovere.» La Strega capiva perfettamente l'esigenza della richiesta fatta da Brior attraverso Prim, ma quanto aveva detto era vero: più Jolene si fosse attardata a scendere, più le perdite di sangue avrebbero potuto influire negativamente sui suoi incantesimi.
Fu così, quindi, che la magia degli Elfi si attivò e fendette l’aria con il tipico rumore secco della Smaterializzazione, facendo scomparire le creature e Camilla alla vista della White. Ora erano al sicuro, su questo la giovane donna poteva starne più che certa.

Distruggere le lampade.
Le sabbie del Tempo non risparmiavano nessuno e, Oliver lo sapeva, stavano iniziando ad esaurirsi per lui. Agendo in fretta e vagliando con la dovuta accortezza ogni possibilità a sua disposizione, il giovane Leone scelse la via più complessa e difficile.
Al suo interno il container vantava di sufficiente legna per appiccare un incendio che avrebbe potuto distruggere le lampade, benché in tempi più o meno lunghi rispetto ad una normale esplosione; vi erano - infatti - le cassette di legno che erano state destinate come piano da lavoro per gli Elfi, le scaffalature sulle quali vi erano deposte alcune lampade e delle svariate casse con - presumibilmente - della paglia al suo interno, attutendo così eventuali urti tra le varie lampade durante il trasporto. Il timore di rimanere coinvolto sia nelle fiamme che in un’eventuale esplosione, indussero il giovane Mago a considerare un’opzione diversa, fino a toccare un diverso tipo di magia, più arcaico e che richiedeva uno studio molto approfondito: le rune.
Era un vero azzardo quello di Brior, la ragione l’aveva guidato verso quella strada, incurante che potesse fallire o meno, o che - nel peggiore dei casi - ne rimanesse coinvolto. Ciò nonostante il Flagramus riuscì ad agire come il Mago sperava: dapprima apparve Sowilo, fiammeggiante sopra a quella già rossa, poi fu la volta di Ansuz, la runa della Comunicazione. Pareva una buona combinazione e non sembrò dare segni di instabilità, al momento, tanto da attivarsi spontaneamente o provocando altri effetti collaterali; Oliver, infatti, non poteva sapere e nemmeno intuire quanto la particolarità del Flagramus - di non ledere, consumare o bruciare il materiale sul quale interveniva - si fosse rivelata salvifica per lui, impedendo così al complesso meccanismo che legava le rune già presenti sul metallo di attivarsi e nuocergli.
L’adrenalina si innescò e lo slancio che ne seguì, repentino, verso l’uscita risparmiò a Brior una fine tutt’altro che eroica e memorabile, rischiando di rimanere intrappolato come un topo in quel container pronto a capitombolare. Nessun canto del cigno, dunque, tranne che per una scarpa che rimase intrappolata in mezzo alla lamiera una volta terminato l’effetto del Verto Tenuis, come una sorta di pagamento per il pedaggio. Ciò nonostante la mano di Oliver incontrò l’avambraccio di Jolene e, nel mentre il vortice di scintille colorate prese ad avvolgere i corpi di entrambi per poi scomparire del tutto, il suono del comando del Mago raggiunse Ansuz e al quel punto l’epilogo sembrò sancirsi.

[Tutti]

Gli Elfi liberati, assieme a Camilla, apparvero a diversi metri dal gruppo rimasto a terra, ma anche poco distanti dalla piramide dei container; ed era stata proprio la vista degli Elfi liberi a lasciare Trott impietrito, oltre al fargli percepire notevolmente l’acre sapore del fallimento.
La voce di Prim si elevò prima di tutte le altre, acuta e rotta dall’emozione, mentre prese a correre verso il gruppo composto dal Mago, le due Streghe, i due Elfi e il Goblin imprigionato. «Grimsti! Fratello!» Il richiamo avrebbe attirato l’attenzione di tutti, non soltanto dell’Elfo che aveva fatto di tutto pur di ritrovare la sua adorata sorella e liberarla dalla schiavitù che gli aveva a lungo divisi. E Grimsti, dopo averla udita e vista, scoppiò in un pianto carico di emozione, staccandosi dal fianco dei suoi nuovi amici per correre incontro alla sua sorellina, ricongiungendosi a lei in un caloroso quanto disperato abbraccio.
Ma quella non fu l’unica famiglia a riunirsi. A pochi secondi di distacco, anche la coppia formata da Adalbert e Camilla vide il proprio momento di toccante dolcezza, in cui il marito cinse la vita della propria amata appena ritrovata, in un abbraccio protettivo che culminò nel più intenso dei baci. Dopo un rapido scambio di frasi a mezza voce, Camilla lanciò un mezzo sguardo al Goblin. «Almeno lui è stato fermato.» apostrofò in tono tagliente. Non riuscì a dire altro, nemmeno rivolgersi a Mireen e Juliet per ringraziarle nell’aver contribuito a salvare lei e gli Elfi di quello stabilimento, che una piccola esplosione giunse dalla cima dei container, strappando a Trott un urlo carico di disperazione.
«NOOOOOO!!!»
Il rumore era giunto dall’interno di quella che era stata la prigione degli Elfi, producendo un rumore metallico che andò a piegare verso l’esterno buona parte della lamiera, ma senza spezzarla, e che risuonò in maniera notevole per tutta la piana. Ben presto dei comignoli di fumo nero avrebbero preso a risalire verso il cielo, uscendo da alcune fessure dello sportello d’ingresso, mentre all’interno i primi segni di incendio presero a manifestarsi, dove le prime cose che vennero investite dalle scintille di Sowilo furono le postazioni da lavoro. Sarebbe stato difficile, in un primo momento, capire che ben presto quel container si sarebbe trasformato in un vero e proprio forno, anche se - di lì a poco - sopraggiunse una seconda esplosione, stavolta più forte e che strappò via lo sportello con innata potenza verso l’esterno.
Oliver e Jolene, nel frattempo, erano giunti poco più avanti dal punto designato dalla Strega, a diversi metri dal singolo container che avevano visto una volta apparsi al loro arrivo al porto; la perdita di sangue aveva reso più ardua la concentrazione a Jolene, ma ciò nonostante la piana era talmente vasta che non costituì un problema rilevante, poiché l’ostacolo maggiore si trovava a debita distanza dal punto focalizzato dalla donna. Una fitta di dolore avrebbe anticipato a Jolene l’avvenuta Smaterializzazione, prima che la vista del nuovo scenario apparisse davanti ai suoi occhi, così come Oliver percepì chiaramente l’assenza di una scarpa; il pensiero di aver finalmente messo una pietra sopra in tutta quella faccenda giunse improvvisamente, quando anche loro si accorsero del primo scoppio, e spinse entrambi a voltarsi verso la cima del container. Inizialmente al Caposcuola sopraggiunse il timore di non essere riuscito ad ottenere l’effetto sperato, e il principio di un senso di amarezza sembrò iniziare a pervaderlo, eppure dovette ricredersi quando vide lo sportello venir spinto via con prepotenza fino a precipitare a diversi metri di distanza da loro, con acuti rimbombi metallici.

Ora che la pace era tornata in quella porzione del porto di Londra, ognuno dei presenti avrebbe potuto trarre un sospiro di sollievo, consapevoli di aver adempiuto a ben più di una promessa. Camilla era stata liberata, così come gli Elfi Domestici e le lampade si sarebbero ben presto consumate sotto la stretta divoratrice delle fiamme; e benché la mancanza di Stig e la fuga della Veela aveva reso quella vittoria di un gusto agrodolce, la cattura di Trott avrebbe certamente dato i suoi frutti, prima o poi.
Una volta che si furono riuniti tutti, Adalbert Habbott fu il primo a prendere la parola. «Vi siamo immensamenti debitori, grazie. Se non fosse stato per il Comitato a quest’ora questi poveri Elfi sarebbero ancora schiavi di quella donna e del Goblin.» disse, rivolgendosi ai membri del Comitato.
Camilla sorrise a sua volta e posò una mano sul braccio del marito. «E io non sarei qui senza di voi, senza il vostro coraggio e il vostro valore. Grazie ancora.»
«Ci terremo ancora in contatto, potete starne più che certi.» intervenne l’Antimago, stavolta con sguardo serio e grave. «Prenderò momentaneamente la cartellina che Mireen ha trovato per terra e che, suppongo, sia caduta ad uno di voi.» aggiunse, indicando Oliver e Jolene, per poi prendere possesso dell’oggetto in questione. «Ne farò una copia per me e vi invierò l’originale assieme alle altre informazioni che spero di strappare dalla bocca di quel delinquente.» Lanciò uno sguardo di fuoco in direzione di Trott, il quale rimase zitto, probabilmente sotto shock nell’aver appena assistito alla distruzione di un secondo stabilimento. «Voglio saperne di più su quella Veela, così la prossima volta saremo maggiormente preparati e non riuscirà a sfuggirci.»
Camilla, invece, rivolse un dolce sorriso a Jinky, per poi concentrarsi sugli altri. «Jinky, saresti così gentile da accompagnare i nostri amici al San Mungo? Noi altri vi raggiungeremo più tardi. Adalbert e io ci occuperemo di portare Trott al Ministero, mentre Grimsti accompagnerà a casa gli altri Elfi Domestici. Ce ne occuperemo noi, come abbiamo fatto anche con gli altri.»
L’Elfo Domestico rispose alla richiesta con un cenno del capo pieno di entusiasmo, per poi afferrare la mano ad entrambi i due Grifondoro ed invitando Mireen e Jolene a trovare a loro volta un appiglio a cui reggersi. Una volta terminati i saluti, in cui ogni singolo membro del Comitato venne chiamato dagli Elfi presenti con l’appellativo “Amico-degli-Elfi”, Jinky liberò la magia della propria razza e scomparve assieme agli altri con un vittorioso rumore e luci variopinte.

Tutto era andato per il meglio. Adesso potevano riposare e sentirsi a loro volta liberi.



Bene ragazzi, siamo ufficialmente giunti al termine di questa avventura!

Circa una settimana dopo dagli eventi appena vissuti, l’Antimago Adalbert Habbott scriverà una lunga lettera al Comitato, spiegando quanto segue:
Dopo un’attenta analisi del materiale fornito da Larsen e dalla testimonianza di Trott, si scopre l’esistenza di un ulteriore stabilimento e la cui ubicazione esatta è ancora da verificare, ma pare essere anch’esso nel territorio londinese; la lampada magica che Oliver ha reperito, come viene spiegato nei progetti di Larsen oltre alla testimonianza degli Elfi, era stata originariamente progettata per favorire il sonno nei soggetti con maggiori difficoltà, ma che però è stata convertita in un oggetto capace di provocare il peggiore degli incubi, anche in una persona sveglia, affinché venisse annientata nel profondo; la vera responsabile di questo giro illegale di lampade, oltre che rapitrice di Elfi Domestici, si chiama Tilde Nygaard, ma non emerge altro poiché Trott è tanto colpevole quanto plagiato da lei da non volerla tradire.
Come promesso, Habbott consegna al Comitato la copia originale del materiale fornito da Larsen. All’interno troverete i progetti originali della lampada, la sua testimonianza su Trott, parziali teorie su un altro stabilimento e una mappa in cui ha appuntato svariate sparizioni di Elfi disposte a macchie (sono segnate anche le sparizioni che hanno interessato l’attuale missione e quella precedente).

Detto ciò faccio a tutti quanti i miei più sinceri complimenti per aver resistito fino alla fine, pertanto elargisco a ciascuno di voi i seguenti premi:

Oliver: + 2 PS + 2 PC + 2 PM + 1 EXP
Jolene: + 2 PS + 2 PC + 2 PM + 1 EXP
Mireen: + 1 PS + 1 PC + 1 PM + 0.5 EXP
Juliet: + 1 PS + 1 PC

Inoltre, tutti quanti potete segnare in scheda l’apprendimento di tali conoscenze sulla Veela, ovvero quanto avete scoperto Ongdr:
CITAZIONE
Classificati dal Ministero della Magia come Esseri Senzienti, le Veela sono creature da sempre temute per la loro indole irascibile e i loro poteri a tratti ancora sconosciuti; inoltre sono famose per la loro celebre bellezza e il loro irresistibile fascino capace di trascinare gli uomini verso la loro fine, non solo con il proprio aspetto, ma anche con il potere della propria voce suadente. Se arrabbiate, irate, ferite o traumatizzate le Veela possono tramutarsi in Arpie, creature potenti ma allo stesso tempo incapaci di ragionare come gli esseri umani.
Le Arpie sono creature orrende, con la testa d’uccello dal becco feroce e dalle ali squamose. In questo stato le Veela possono generare e scagliare sfere di fuoco dalle proprie mani senza ricorrere all'uso della bacchetta e la loro forza aumenta notevolmente.
Sono sensibili agli incantesimi diretti.

Ora potete recarvi al San Mungo per le dovute cure alle rispettive ferite. @Juliet, considerando che hai perso punti per gli effetti della lampada, puoi considerarti stanca ai fini del recupero.

Potete effettuare il post di chiusura entro il 18 Marzo.
Resto comunque disponibile per ulteriori spiegazioni e chiarimenti via mp.
Alla prossima!

Statistiche:
Jolene
PS: 196/206
PC: 135/144
PM: 161/161
PE: 28

Assenze: 0/3
Mireen
PS: 211/223
PC: 158/164
PM: 178/181
PE: 32

Assenze: 0/3
Cordelia
PS: 160/160
PC: 110/110
PM: 110/110
PE: 23


Assenze: 2/3
Oliver
PS: 300/300
PC: 262/262
PM: 322/322
PE: 57,5

Assenze: 2/3
Juliet
PS: 120/138
PC: 56/56
PM: 45/54
PE: 8

Assenze: 1/3
Adalbert Habbott (Png)
PS: 188/200
PC: 154/160
PM: 157/160
PE: 25
Trott (Png)prigioniero
PS: 48/120
PC: 18/80
PM: 90/90
Veela/Arpia (Png)fuggita
PS: 145/200
PC: 227/280 *
PM: 100/100 *
* Stats dell'Arpia

 
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view post Posted on 17/3/2021, 11:13
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Il dolore, per primo, le annunciò l'avvenuta Smaterializzazione. Jolene barcollò sulla pavimentazione in cemento, e per un attimo cercò sostegno nel braccio di Oliver. Si trovavano a qualche metro di distanza dai loro compagni, più lontani di quanto lei avesse preventivato. Non perse tempo a stupirsi: la generale stanchezza del corpo si traduceva come in un leggero formicolio ad ovattarle la testa e, anche se aveva fatto del proprio meglio per imporvi la concentrazione necessaria allo spostamento, quest'ultimo era avvenuto col margine di errore di qualche metro. Camilla l'aveva avvertita.
Jolene, ad ogni modo, era troppo sollevata per curarsi di simili dettagli. Dopo l'attesa in cui a malapena aveva osato rilasciare il fiato, il momento presente arrivava con la distensione di nervi e muscoli. Erano salvi: gli Elfi, Camilla e tutti loro. Oliver l'aveva raggiunta ed insieme avevano abbandonato la piramide di container come se ne andasse della loro vita. Jolene non aveva avuto idea di quali fossero le intenzioni del Grifondoro se non all'ultimo secondo, ma aveva scelto di fidarsi ed ora, nel voltare l'intera figura verso l'esplosione che tuonò dall'interno del container, ebbe la conferma di aver preso la decisione giusta.
«Le hai distrutte» mormorò, senza staccare gli occhi dalle volute di fumo che ora si innalzavano nel cielo. Anche da quella distanza, apparivano scure e grevi come gli orribili segreti di cui la struttura era stata testimone. «Abbiamo mantenuto la promessa.» Solo allora si girò a fronteggiare il ragazzo, lo sguardo apprensivo mentre cercava e temeva di trovare ferite che, fortunatamente, non c'erano. Osò sorridere – una curva abbozzata e riconoscibile solo come ricordo, mentre allungava un braccio per cingere, come meglio poteva, le spalle del ragazzo in un rapido abbraccio. Non si curò del dolore risvegliato, né di qualsiasi altra cosa che non fosse la distinta sensazione di una fine. «Ben fatto. Hai usato le sue stesse armi, vero?» Poco pratica di rune, Jolene aveva comunque riconosciuto l'ingiunzione che Oliver aveva pronunciato verso la lamiera, appena prima che si Smaterializzassero. Sowilo, aveva detto, riecheggiando il grido con cui l'arpia aveva prodotto l'esplosione tra i loro compagni. Doveva essere la medesima, allora, l'origine della forza che in quel momento stava distruggendo la vecchia fabbrica con una violenza tale da far volare lontano lo stesso sportello. C'era una certa feroce gioia nello sguardo che Jolene tornò a rivolgere all'incendio, come se desiderasse assorbirne le fiamme al pari di una liberazione. Il ribrezzo profondo si mescolava così ad uno strano sentimento di trionfo, e la paura del fuoco sembrò un po' più piccola in quel frangente. Era fiera, scoprì: fiera di Oliver, e di tutti gli altri loro compagni; fiera della stessa associazione del C.r.e.p.a., della missione che portavano avanti; fiera, non da ultimo, degli Elfi che, a dispetto delle loro condizioni malconce, erano liberi e, sembrava, felici di esserlo.
In silenzio si avviò verso gli altri, pensando che Oliver avrebbe fatto altrettanto. Solo in quel momento si accorse della scarpa che gli mancava, e lo interrogò con lo sguardo.
«State tutti bene?» domandò una volta che li ebbero raggiunti. Sembravano trascorsi giorni interi da quando si erano separati, tanti erano gli avvenimenti e le emozioni che si erano susseguiti nelle ultime ore. Tra tutti, la persona a cui si avvicinò istintivamente fu Mireen: si pose quindi al suo fianco, e nemmeno lei avrebbe saputo dire quanto si sentisse sollevata a vedere l'amica senza che questa fosse ridotta a mera voce lontana, o ad una figura resa minuscola dalla distanza. Non sapeva con precisione cosa avessero passato lei e Juliet nel tempo in cui erano rimasti separati ma, anche se il desiderio di essere messa al corrente premeva contro alle labbra, Jolene si rendeva conto che c'erano questioni più immediate da discutere.
Fu Adalbert il primo a parlare, provvedendo a riassumere le loro scoperte e gli obiettivi che erano stati raggiunti. Solo quando nominò Trott Jolene si accorse del Goblin, e per qualche secondo non riuscì a staccare gli occhi di dosso alla creatura. Provò pena per le sue condizioni, ma la compassione non riuscì a mettere in ombra la rabbia e il disgusto che ancora le suscitavano le sue azioni.
Non si sentiva in vena di parlare: ora che l'adrenalina era scemata, le sembrava di trascinare pesi immani al capo di ogni arto, e tutto ciò che desiderava era la conclusione. Ascoltò quanto avevano da dire i coniugi Habbott, e lasciò che fossero i suoi compagni a rispondere. Al momento del congedo, tuttavia, sentì di dovere a sua volta delle ultime parole. Cercò, tra gli Elfi liberati, i nastri color panna di Prim. «Grazie per averci aiutati» le disse attraverso un sorriso. La collaborazione dell'Elfa era stata fondamentale, senza di lei Jolene non avrebbe saputo che cosa fare là, in cima al container.
Alla fine, ciò che di più importante rimaneva della loro avventura era la rinnovata libertà degli undici Elfi, le cui voci, articolate nelle parole Amici degli Elfi, scaldarono il sorriso stanco di Jolene di una dolcezza proveniente dal profondo. Ogni cosa era valsa la pena, e avrebbe rifatto tutto dall'inizio alla fine se ciò significava la gioia delle creature.
Non pensò di chiedere di Stig se non quando erano già pronti per la Smaterializzazione, e allora il nome rimase inarticolato mentre il porto spariva dalla sua vista sotto al bagliore di mille scintille colorate.


Inventario & conoscenze

Oggetti:

⤷ Bacchetta
⤷ Spilla C.R.E.P.A.
⤷ Qualche Galeone e la Patente di Smaterializzazione
⤷ Sacchetto con Cioccorane e Piperille
⤷ Pasticche vomitose (x2)
⤷ Anello difensivo: protegge da danni fisici e incantesimi. Anche da Avada Kedavra, ma poi si spezza. Usabile una volta per Quest.
⤷ Catena della notte: rende il corpo più leggero e dona agilità nei movimenti, facendo sembrare le ossa più mobili. Durante la notte la collana si nota molto nell'oscurità, anche se non emette luce a sufficienza per illuminare la zona intorno ad essa.
⤷ Anello con acquamarina
⤷ Anello con pietra della luna

Incantesimi appresi:
⤷ Fino alla IV classe, esclusi i probiti
⤷ VI classe: Adduco Maxima
azioni & statistiche

Jolene guarda l'esplosione del container: capisce così che le lampade sono state distrutte, mantenuta la promessa fatta a Larsen. Dopo un breve scambio con Oliver, Jolene si appresta a raggiungere gli altri loro compagni, felice di poterli finalmente rivedere senza la grande distanza che li ha separati fino ad ora. Ascolta le parole dei coniugi Habbott. Ringrazia Prim della sua collaborazione, fondamentale nell'aver salvato tanto la strega quanto Oliver. Vedere tutti gli Elfi finalmente liberi la riempie di gioia, e rende piacevole la stanchezza che l'ha invasa ora che l'adrenalina è scemata. Da ultimo, si aggrega alla comitiva diretta al San Mungo.

PS: 196/206
PC: 135/144
PM: 161/161
PE: 28

I vestiti di Jolene non sono più in fiamme, ma la pelle è stata lesa e probabilmente più avanti si formeranno delle dolorose vesciche.
Quattro graffi non troppo profondi all'altezza della spalla.


Grazie per la bella avventura ♡
 
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view post Posted on 19/3/2021, 21:33
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Molti luoghi ha la tua anima, ivi alberga natura magnanima. Di coraggio e lealtà fanne bandiera, di Grifondoro potrai essere fiera!

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Juliet Little

5 jenuary • hogsmeade






Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio si alzò e andò ad aprire e vide che non c’era nessuno.

Martin Luther King






















Quelle erano le battute finali e visto che aveva usato tanta energia, si sarebbe lasciata andare, la sua adrenalina sarebbe scemata via, lasciandola lì vuota.
Era stanca.

*Erano riusciti a liberare gli elfi?* In tutta quella situazione non aveva pensato a loro, visto che era presa dalla lampada e da Trott.
«Sono stanca» avrebbe detto mentre si passava una mano sulla fronte, trovandola calda, dopo tutto quello che era successo. Era un'espressione giusta per una quindicenne, ancora immatura e lontana dal mondo degli adulti. Il suo sguardo avrebbe percorso chi stava attorno e vide la donna, Camille. Sorrise, adesso Grimsti sarebbe stato felice e lei aveva, con gli altri, mantenuta la promessa quando lo aveva soccorso con Jolene. «Oliver, dove sei? Stai bene?» per poco non gli sarebbe corsa incontro per quanto fosse contenta di vederlo tutto intero. Fu sollevata quando la sua mano venne presa da Jinky. Ora potevano lasciare quel posto in cui aveva rivissuto la sua paura più grande e strinse la mano calda dell'elfo come per allontanare quella sensazione. Chiuse gli occhi per non subire gli effetti della materializzazione.

Amica degli Elfi,
da ora in poi si sarebbe fatta chiamare così



Le cose più belle sono le più pericolose

role scheme © lisa,




Inventario attivo: Bacchetta, lente d'ingrandimento di Sherlock Holmes, nanosticca, amuleto oscuro, molliccio oppugnabile, detonatore abbindolante, ciondolo scaglia di drago, fetta di torta materializzante.

Incantesimi: prima e seconda classe.

PS: 120/138
PC: 56/56
PM: 45/54
PE: 8
 
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view post Posted on 20/3/2021, 00:07
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25 anni _ Sangue BANSHEE _ Irlandese _ P.Antimago _ Ex-Grifondoro
Outfit
MìREEN
FIACHRAN
Dopo quella improvvisa seconda comparsa dell'arpia, non ce ne furono altre per fortuna e nessuna lampada esplose a tradimento.
Stranamente Trott, forse resosi conto di esser stato sconfitto e catturato senza più possibilità di fuga, oppure non più completamente soggiogato dall'ammaliamento della Veela (e cavolo se ci aveva azzeccato!), iniziò un poco a parlare.
Magari al Ministero sarebbero riusciti ad estorcergli molto altro, sembrava abbastanza propenso al dialogo, coi giusti metodi e forse offrendogli una riduzione della pena.
Subito Mìreen corse dall'amica Jolene per accertarsi che stesse bene, l'arpia l'aveva proprio presa di mira con quel doppio attacco infuocato...
<< Stai bene? Oh Dea che paura mi hai fatto venire! - per poi girarsi verso Oliver e Camilla - E anche voi altri state bene? Oliver se ti capitasse qualcosa, Lyam non me lo perdonerebbe mai!
Infine guardò preoccupata i poveri elfi domestici appena portati in salvo:
<< Non vi preoccupate, ora vi daremo tutte le cure necessarie a rimettervi in sesto e vi aiuteremo con tutto! Poverini, sarete distrutti fisicamente e mentalmente!>>
Li osservava dispiaciuta e in pena per loro. Controllava che nessuno fosse grave, ma infondo con loro c'era l'infermiera di Hogwarts, chi meglio di lei poteva aiutarli?
<< Habbot, dobbiamo contattare subito il Ministero, questa questione non andava gestita dal C.R.E.P.A., che per fortuna esiste con tutto il bene che fa per queste povere creature, ma doveva occuparsene principalmente il nostro dipartimento insieme a quello per la salvaguardia degli elfi domestici.>>
Questa volta si rivolse ad Oliver, Jolene e Juliet:
<< Grazie per quello che avete fatto oggi, i rischi corsi per salvare questi poveri elfi.
Sono orgogliosa di far parte del C.R.E.P.A. perchè è in queste piccole comunità di aiuto che s'incontrano persone veramente pure di cuore... come voi!>>

Un po' dolorante, ma felice che quella storia si fosse conclusa bene, sorrise ai suoi compagni e, con ancora la voglia di portare una risata sui volti degli amici, disse:
<< E ora un giro per tutti al San Mungo! Offro io.>>

PS: 211 / 223 PC: 158 / 164 PM: 178 / 181 EXP: 32
codice role © Akicch~NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT


INVENTARIO
Attivo
Bacchetta: Legno di noce nero, baffo di troll, polvere di papavero, 11 pollici e 3/4, semi-flessibile.
Distintivo di riconoscimento della P. ANTIMAGO
Spilla del C.R.E.P.A.
Collana con ciondolo "Triquetra" incastonato di pietre preziose



Oggetti:

Diadema della Veela
Effetti: Un bellissimo diadema appartenente proveniente dal tesoro di una veela. Conferisce un fascino più prepotente nei confronti del nemico. Invocando il suo potere blocca l' avversario in quest per un turno. Utilizzabile una sola volta per quest

Orecchini di Drago
Consente di avere successo in un’azione e di far fallire l’avversario. Usabile una volta per Quest

Anello Luminoso
Anello che acceca l'avversario per 2 turni, facendo scaturire dalla pietra incastonata in esso, un raggio di luce molto chiaro ed abbagliante.
Sull'anello sono presenti incisioni non ancora decifrate.

Anello del Coraggio
Attacco e Difesa raddoppiati nei confronti di un unico avversario – 2/5 azioni

Anello del Potere
Blocca l'avversario per 2 turni. Utilizzabile solo in Quest.

Polvere Buiopesto Peruviana (dentro tracolla)
Polvere finissima e nera come la pece, proveniente dal Perù, è’ in grado di creare un buio intenso e impenetrabile per la durata di 5 minuti. Ottima in caso di pericolo per una fuga immediata.
Ogni scatola contiene polvere sufficiente per un solo utilizzo.

Caramella d’Illusione (dentro tracolla)
Chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario riconoscere quello vero!

Vestiti&Accessori

Mantello Lepricanico della Disillusione
Realizzato con pelliccia di camaleonte, il Mantello della Disillusione rende una buona, anzi ottima mimetizzazione: se il tuo corpo è ben avvolto in questo tessuto, esso sembrerà donarti l'invisibilità. Se l'esterno del mantello, quando utilizzato, acquisisce il colore di ciò che lo circonda per mimetizzarvi, il suo interno sarà foderato in seta finemente decorata da tanti piccoli quadrifogli verdi.

INCANTESIMI
- QUARTA Classe di Incantesimi (COMPLETA) esclusi i Proibiti
- INCANTESIMI BONUS per "Squadra Antimago"

 
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view post Posted on 22/3/2021, 18:21
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Mai come in quella circostanza sentì di attingere a tutto il coraggio del proprio cuore, nel crescendo di un timore giustificato per davvero. Il petto gli doleva allo sforzo dei battiti estremi e al respiro trattenuto, l'adrenalina scorreva sottopelle mista ad una sensazione di pura, incredibile euforia. Forse, si diceva, quello era l'ultimo pregio di chi aveva osato, e per un attimo l'idea della fine gli sembrò tingersi di una nota dolcissima. Se quello fosse stato il suo modo di congedarsi, non sarebbe stato poi chissà quale oltraggio – un sacrificio, una promessa mantenuta, una conclusione che potesse dirsi tale. Quello che più gli premeva, d'altronde, si esprimeva nell'aspetto salvifico che aveva coinvolto il nutrito gruppetto di Elfi Domestici. Posti che fossero stati al sicuro, null'altro avrebbe avuto valore – un compito che si evinceva come partenza e come traguardo, un dovere etico nonché personale: il C.r.e.p.a. giungeva a compimento, adempiendo a sua volta alla parola che già anni addietro aveva pronunciato. Mentre l'ultimo vessillo runico si adagiava fiammeggiante sulla superficie del container, Oliver volgeva i pensieri al passato, come spesso gli accadeva – paradossalmente – nei momenti in cui il futuro appariva in bilico. Pensieri di un incontro esordiente, di appena pochi studenti; pensieri di archivi offuscati di polvere, le pagine dalle pieghe continue, così dimenticate nel corso del tempo; pensieri di una battaglia versatile, sotto più aspetti, la stessa che aveva condotto l'uno e l'altro proprio lì, al porto londinese. Forse, si ripeté, il prezzo di una vita ne realizzava il compromesso per tante altre – il volto di Prim, l'ultima tra le creature magiche che aveva conosciuto, si svelò nitidamente nei ricordi appena formatisi. Anche a lei, a proprio modo, aveva fatto una promessa. Anche da lei aveva preteso fiducia, guidandola all'esterno del container come ambasciatrice di sventura. Perché, impossibile negarlo, una parte di lui verteva al pessimismo, all'idea di non uscirne indenne a sua volta: il fervore della realtà circostante, purtroppo, scalfiva ogni speranza. Cercò di dare il massimo, appellandosi al senso di una vita intera. Nella solitudine che aveva ottenuto, per scelta fondamentale, il container gli si ritorse contro nell'immaginario di una bocca famelica. Una voragine, un pozzo senza fondo: gli si formò un nodo in gola, mentre sospirava freneticamente alla memoria di un simile malessere. Sotto di sé, il pavimento tremava come all'inizio di un torpore che andava smantellandosi, ora che i suoi prigionieri non v'erano più. Ne era così convinto, in effetti, da accorgersi soltanto in ritardo di come di per sé si trattasse appena di un'illusione, di un brutto scherzo dei suoi stessi sensi in allerta. A tremare, infatti, non era il cubicolo. A tremare era proprio lui.
Uno sguardo indietro, un brivido serpeggiante lungo la schiena – sapeva che non vi fossero altri Elfi Domestici, le catene spezzate di netto dalle loro caviglie giacevano tra tavoli, sedie e lampade sullo sfondo come dettagli di un quadro destinato all'orribile testimonianza della storia. Eppure temeva che l'impazienza di mettersi in salvo e di concludere quella vicenda potesse compromettere l'importante lucidità che gli restava. Assicurarsi che non stesse commettendo un grave, irreversibile errore, allora, segnò la decisione vera e propria. L'attimo seguente, di nuovo trattenendo il respiro, si gettò oltre il varco velato di trasfigurazione. Nello slancio desiderò essere assolutamente risoluto, invano tuttavia poté ignorare il tumulto che governava il suo animo. La certezza di voler vivere, la certezza di voler esserci, tutto cambiò in uno scacco contro il tempo.
Jolene. Un nome, un grido. Già sfiorandola sentì il sollievo districare ogni presa d'assedio: quando Ansuz, il Comando, lasciò impavidamente la sua bocca, lui non era più da solo. Il respiro bruciò ogni resistenza, condensandosi nelle ombre di una Materializzazione Congiunta oramai in atto. Al suo contatto, tornava a vivere.

***

Comparve più lontano, il petto bruciante di uno sforzo al quale continuava ad essere sottoposto. Non avrebbe resistito un istante di più, ne era sempre più razionalmente convinto: non aveva temuto neanche una volta che Jolene potesse giungere in ritardo nel compromesso che si era instaurato, era stata la totale fiducia nei suoi riguardi a guidare ogni sua ultima decisione. Quello che aveva scalfito i suoi pensieri, invece, si esauriva nella preoccupazione di non fare in tempo – lui, prima che chiunque altri. Nella fuga improvvisa dal container, paventava il rischio di restarne vittima: e il fuoco, indomabile com'era, non avrebbe perdonato. Scoprì tuttavia il petto sollevarsi come in preda ad uno spasmo, e nella vertigine che colse i suoi stessi movimenti – un passo avanti, soltanto uno – l'istinto gli diede conferma di essere in salvo. Di scatto, allora, portò il volto in alto: verso il container, verso quello che immaginava sfumare in prigione di ferro e di fiamme. Nel mancato, funesto epilogo che aveva considerato, sentì le restanti forze mancargli rapidamente – le gambe cedevano, le mani tremavano, perfino l'Abete acquietava l'antica magia alla quale aveva appena saputo attingere. Non funziona, si diceva. Non funziona. L'impulso di tornare lì, di girare su di sé per materializzarsi ancora fino al container, sferzò terribilmente ogni battito incessante del proprio cuore: la mancata promessa, tanto per loro quanto per l'orologiaio, tutto gli apparve come una forma di rimorso. Non funziona, ripeteva. Inerme, questione di attimi, già volgeva di nuovo verso Jolene, lo sguardo astratto di chi sentiva di essere in imbarazzo, di chi percepiva la colpa fare breccia fin nel profondo. Uno scoppio, un secondo, la porta divelta, il grido funesto delle fiamme. Non si girò, non subito – assaporava in quel modo la memoria di un'esperienza simile, i suoni di una tragedia che circoscriveva quegli stessi confini, e quelli di una vicenda poco lontana nel tempo. Era lì, l'incendio era lì. Ora sì, ora funziona – lasciò che la visuale si accendesse delle scintille, delle tempere vermiglie, delle ceneri e degli sbuffi di fumo: lentamente, ruotando ancora sul posto, come a gustare il momento. Quando il container si rese triste nella sua desolazione, e quando il cielo gli parve tingersi di sangue alle danze tribali del fuoco, tutto acquisì ineguagliabile incanto. Allora, com'era stato per la Veela, pensò di nuovo che nulla al mondo potesse mai reggere simile visibilio: la tragedia, d'altronde, custodiva bellezza.
Nel fugace cenno d'abbraccio di Jolene, nelle sue parole a rendere tangibile ogni presente, anche lui tornava alla realtà, il sospiro infine a sciogliere il sigillo di labbra velate di malizia. Perché lo sentiva, lo sentiva: provava l'estasi di chi aveva compiuto giustizia da sé, con le proprie mani e i propri strumenti. Completava in quel modo la promessa che aveva fatto anche a lui, e per un attimo, soltanto un attimo, tutto gli sembrò attingere ad un equilibrio maggiore. Nel contatto delle mani di Jolene, nella sua vicinanza, riscoprì il desiderio di voler esserci, di voler vivere per davvero. Un cenno del capo come lieve conferma, un sorrisetto che non poté celare.
«Fuoco chiama fuoco.» È una lunga storia, si sentì aggiungere un attimo dopo. Una storia che non avrebbe fatto a meno di raccontarle fin nei dettagli: la scoperta dell'interno del container, le condizioni degli Elfi Domestici nei quali si era imbattuto, il tentativo collegato alle Rune, il modo in cui le stesse potenziali armi della Veela si erano ritorte contro le sue creazioni, e le sue macchinazioni macchiate di perfidia. Era qualcosa che avrebbe condiviso, più con i suoi attivisti che con il Ministero della Magia. Sollevando il piede scalzo, e riprendendo a camminare verso il gruppetto che aveva intravisto, concluse con tono sufficientemente ironico per sdrammatizzare la tensione che ancora provava così intensamente.
«Ho perso una scarpa, un piccolo prezzo da pagare.»
Non si scoprì sorpreso di scorgere gli altri rappresentanti del C.r.e.p.a., ne risultò invece finalmente sollevato: com'erano partiti insieme tutti loro, infine si ritrovavano. Avrebbe giurato che anche le loro avventure non fossero state pacifiche, aveva imparato sulla propria pelle che partire in missione per il Comitato equivalesse quasi sempre a scontrarsi in uno e più pericoli. Ma erano lì, erano tutti lì – cercò di stringere l'avambraccio di Juliet in una carezza leggera, a riprova di essere di nuovo insieme, e di essere finalmente al sicuro; rivolse poi un sorriso carico di gentilezza nei riguardi di Mìreen, le sue parole lasciarono il segno in un moto d'affetto che sentiva già di ricambiare. Si scoprì così felice e ancor più grato di essere con tutti loro e di aver portato a termine un traguardo tanto importante. Mìreen aveva ragione: situazioni come quelle dovevano essere all'ordine del Ministero della Magia, la prigionia degli Elfi Domestici non era una condizione fortuita, non era un'unica circostanza come quella. Avrebbe potuto elencare una lista tristemente lunga di simili vicende, e in effetti tutto sarebbe cambiato se solo avessero avuto un punto di riferimento alla sede della giustizia magica: un progetto, quello, che avrebbe impiegato Oliver giorno e notte, al pari dello stesso C.r.e.p.a. e dei suoi attivisti, fino alla riuscita. Quella missione, allora, gli apparve come una partenza: una prova, una testimonianza, una certezza di non poter più stare fermi. Nei mesi seguenti, tutto sarebbe cambiato. Il nome di Stig sarebbe stato per lui come una destinazione, e mai si sarebbe fermato. Avevano ottenuto una vittoria dolceamara, ne era consapevole: la Veela risultava tuttora dispersa, vi erano altri Elfi Domestici ancora in difficoltà, la stessa promessa che avevano compiuto verso Larsen restava in parte aperta. Non era finita, lo sapeva: non era finita. Soltanto quando gli altri conclusero i loro interventi, Oliver cercò di prendere a sua volta parola: un passo lento, il corpo affaticato dai continui spostamenti che aveva compiuto fino ad allora, l'andamento claudicante per l'assenza di una scarpa, e forse un aspetto che di per sé non desiderò vedere nell'immediato. Volgeva verso il Ministeriale e sua moglie, la mano destra – la bacchetta magica ancora stretta come al timore di nuovi pericoli – già sul petto. La voce guidò gentilezza nel modo migliore che poté riscontrare. Il suo volto, di nuovo, esprimeva l'infinita gratitudine nei loro riguardi.
«Proprio così, la cartellina ci è stata assegnata da Larsen e quando siamo arrivati mi è scivolata dalle mani, siamo stati attaccati dal Goblin Una nota sprezzante, non cercò tuttavia l'infido Trott – aveva visto che fosse ancora vivo, e che fosse lì con loro: se da un lato ne era stato sollevato, dall'altro continuò a sentire l'impulso di stringerlo di nuovo nelle più impossibili catene magiche. Ad ogni modo non era più compito loro, e riprese con più empatia.
«Non ci sono parole per ringraziarvi.» Sorrise alla coppia.
«Questa situazione è paradossale, il Comitato del C.r.e.p.a. non si fermerà, disponete della nostra assoluta collaborazione. La nostra sede attuale è ad Hogwarts, ma abbiamo progetti per estendere le nostre sedi e in tal senso, Mr Habbott.» Un guizzo di pura aspettativa. «Ben presto potremo essere ancor più d'aiuto per offrire la migliore sistemazione per gli Elfi Domestici, fino ad allora resteremo in contatto e la ringrazio con tutto il cuore.» Si abbassò leggermente, le mani infine scivolarono a loro volta. Cercava le Creature che erano lì con loro, soppesando in quel modo il volto dapprima di Prim e di Grimsti – il loro ritrovo fraterno come un toccasana per lui – e subito dopo quello di Jinky. «Ringrazio anche voi, perché avete coraggio e perché.» Cosa, si disse. Cosa poteva aggiungere. La voce andò allora affievolendosi, e il nodo alla gola spinse Oliver a non continuare: la mano destra, ora che l'Abete era tornato nella manica della camicia, si dischiuse come corolla di un fiore ad accogliere una promessa, un contatto, una stretta. Quando risultò il momento di andare via, la sua mano si strinse a quella di Jinky – la mano di un ragazzo, la mano di un Elfo Domestico, com'era stato in principio di quella vicenda e com'era alla sua conclusione. Sollevò gli occhi verso Mr Habbott.
«Larsen, l'orologiaio.» Un peso impossibile, un vivido rimorso.
«Attende nostre notizie, Mr Habbott. Io... non sono ferito. Se per Jinky va bene, posso tornare da lui e parlargli, e promettergli che non ci fermeremo fin quando il suo Stig non sarà di nuovo con lui. E poi tornerò da voi, al San Mungo.» Verso gli altri, fino alla concasata.
«E magari torneremo ad Hogwarts prima di sera.» Un occhiolino, un cenno di genuina speranza. Nell'imperterrita malinconia in cui versava, sentiva che non tutto fosse andato perduto, e che non tutto fosse stato infine vano – quel giorno erano riusciti dove nessun altro aveva potuto fino ad allora, e già soltanto essere vivi, già soltanto avere un piano svegliava il suo cuore da ogni torpore. Era pronto, si disse: un cenno d'assenso verso Jinky, un altro verso gli amici. Che fosse stato al San Mungo, a Londra, ad Hogwarts, dall'orologiaio oppure già altrove, era davvero pronto. Lo era allora, e lo sarebbe stato sempre. Una promessa che aveva fatto anche per sé. La voce di Prim tornò fin nel cuore, e l'accolse come il senso di tutte le cose.
D'altronde, aveva ragione: lui era Oliver, amico-degli-Elfi.
salute 300/300 - corpo 262/262 - mana 322/322 - exp 57.5

» abilità
Divinatore Esperto, Maridese, Materializzazione

» inventario
bacchetta, Galeone ES, Spilla C.r.e.p.a., bracciale di Damocle, tarocchi,
rune sacre, amuleto propiziatorio, bussola del domestico,
intruglio confondente, galeoni e api frizzole

» incanti
I, II, III, IV Classe completa
V Classe » Claudo/Parclaudo, Nebula Demitto, Plutonis, Stupeficium
VI Classe » Perstringo

» riassunto
La fuga dal container risveglia adrenalina e preoccupazione all'idea di restarne vittima a sua volta: all'esterno è grato di ritrovare Jolene pronta alla Materializzazione Congiunta, non ha mai dubitato della sua riuscita. Così in salvo, attende l'esplosione e quando avviene ne è davvero sollevato. Si rivolge così a Jolene, da lì a breve raggiunge il gruppo ed è grato di ritrovare tutti. Le sue parole finali si uniscono ai discorsi che condivide e di cui è riconoscente, ringrazia di cuore gli Habbott e spiega che presto il Comitato potrà essere ancor più d'aiuto (il Calzino Rattoppato e il futuro Ufficio degli Elfi Domestici al Ministero sono progetti temporalmente prossimi, a quel tempo appena in realizzazione). Infine, chiede di tornare da Larsen per esprimere il loro impegno continuo per la promessa data, ritrovandosi con gli altri in definitiva.

Grazie di cuore ♥
 
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109 replies since 7/2/2020, 09:29   3959 views
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