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Tutti]
Nonostante la presenza di due creature del Mondo Magico, quel assortito gruppetto si trovava grossomodo al sicuro da sguardi e orecchie indiscrete. I Babbani non avrebbero dato noie fintanto che le lancette dell’orologio avrebbero scandito il Tempo a loro favore: era Domenica e mancava un’oretta all’ora di pranzo, le persone dunque avrebbero per lo più speso il loro tempo nel dirigersi al ristorante o a prepararlo in famiglia, mentre la funzione religiosa procedeva come se niente fosse. Non vi era, quindi, ragion d’essere preoccupati e l’Antimago - di certo - questo lo sapeva perfettamente, specialmente con la vegetazione a coprirli da un lato e la parete della Cattedrale a ripararli dall’altro.
Jinky si fece da parte quando Habbott accolse Grimsti tra le proprie braccia, contorcendosi le mani sudate con crescente nervosismo; non era mai stato in compagnia di così tanti Maghi e Streghe tutti nello stesso identico momento e spazio, e non sapeva bene come comportarsi. Il suo sguardo allarmato sondò ciascuno dei presenti, finché non si soffermò sul vecchio Charlie, intento a scrutare ciascuna delle tre giovani donne con occhi lascivi. A quel punto deglutì a vuoto e andò a ripararsi dietro al giovane Brior: quel vecchio non gli piaceva e non lo rassicurava affatto.
In un primo momento non disse nulla, ma seguì i momenti della Strega dai capelli rossi che andò ad affincare il signor Habbott, rassicurando sia l’uomo che l’altro Elfo di essere un’Infermiera. Rimase sensibilmente colpito anche della premura che la giovane Juliet riservò a Grimsti, piazzandosi al suo fianco per poterlo accarezzare, affinché quel semplice gesto potesse alleviare le sofferenze della povera creatura. A quel punto Jinky non ebbe più alcun dubbio: poteva fidarsi di quelle persone, proprio come il suo amico Antimago.
Fu sul punto di parlare, di rispondere lui stesso alle domande al posto dell’altro Elfo stanco e - probabilmente - in preda ai sensi di colpa a tal punto da non sapere come rispondere, che il vecchio accompagnatore di Juliet si fece avanti con una certa arroganza. «
Ehi, mocciosa! Non scordarti della tua parte dell’accordo: mi devi quanto mi hai promesso per averti condotto da loro!» gracchiò, allargando le braccia verso i restanti membri del gruppo come per enfatizzare a cosa si stesse riferendo. A Charlie non piacevano gli imbroglioni…
Il vecchio fece per alzare un dito al cielo, pronto a dire altro, quando Jinky schioccò le lunghe dita affusolate e un piccolo scoppiettio preannunciò l’imminente magia: la bocca di Charlie si sigillò all’improvviso, la pelle divenne un tutt’uno fino a nascondere del tutto le labbra, come se gli avessero versato della cera addosso. Il Mago prese ad agitarsi, mugolando senza senso e tastandosi il viso il cerca della bocca, ma senza trovarla, supplicando con lo sguardo i presenti ad aiutarlo.
«
A Jinky no piace lui.» bisbigliò sommessamente affinché soltanto Oliver lo sentisse, rivolgendogli un piccolo sorriso complice.
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Jolene, Juliet, Grimsti]
Quando Adalbert depose il povero Elfo tra le benevoli braccia di Jolene, Grimsti emise un piccolo rantolo di dolore: a discapito delle apparenze, non erano i tagli a causare gran pena alla creatura, bensì i lividi che riportava sul viso e sulle braccia esili. L’occhio attento e professionale di Jolene avrebbe potuto scorgere ben più di un indizio su come erano stati inflitti, oltre a stabilire la loro gravità. I lividi sulle braccia non erano neanche lontanamente gravi come quello che aveva sulla tempia sinistra e una buona porzione dello zigomo, talmente gonfi e violacei che per poco impedirono a Grimsti di tenere la palpebra aperta; a giudicare dalla presenza di polvere, tracce di asfalto e incrostazioni di sangue ormai rappreso, Grimsti doveva essere caduto a terra con eccessiva violenza per essersi ridotto in quello stato.
I tagli, invece, ora che poteva esaminarli da più vicino, non erano gravi come si sarebbe potuto pensare ad un primo sguardo, bensì erano delle escoriazioni ravvicinate e numerose. A Jolene sarebbe bastato osservare le unghie macchiate di sangue della creatura tra le sue braccia per collegare il tutto con estrema facilità: la natura autolesionistica degli Elfi Domestici era ben nota e, probabilmente, doveva essere emersa in seguito agli eventi appena accaduti, nonché fonte di grande dispiacere e vergogna per il povero Grimsti. Sì, non c’era alcun dubbio, l’Elfo si era sicuramente graffiato da solo per punirsi a seguito della scomparsa di Camilla.
La bacchetta della White si mosse senza alcuna esitazione, decisa a dare un po’ di ristoro a quella povera creaturina, agendo come un balsamo dall’intenso sapore del miele. I tagli sul viso e l’ematoma sullo zigomo scomparvero in pochi attimi, mentre quello sulla tempia e il gonfiore ci misero qualche secondo in più, finché di esse non vi fu più alcuna traccia; restavano dunque soltanto le braccia, testimoni di un dolore autoinflitto.
Se da un lato la magia della Strega dai capelli rossi aveva risanato il corpo di Grimsti, di certo le carezze e le attenzioni di Juliet contribuirono a calmare la creatura. L’Elfo smise di piagnucolare in maniera rumorosa, ma si limitò a piangere in silenzio, allungando la mano verso quella della piccola Grinfondoro, in un silenzioso ma simbolico ringraziamento.
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Mireen, Cordelia, Habbott]
Scostarsi da Grimsti fu per l’Antimago davvero difficile, ma non perché non si fidasse delle capacità o delle intenzioni di Jolene, ma perché aveva molto a cuore quell’Elfo che lui e sua moglie avevano deciso di tenere con loro come un figlio.
Tuttavia Adalbert Habbott non poté fare a meno di farsi forza, oltre che a far affidamento sulla propria collega. Si ritrovò quindi a fiancheggiare Mireen, mentre lo sguardo rimase fisso sul povero Elfo. «
Sicuramente per Grimsti sarebbe ideale, ma forse il fattore Tempo non è dalla nostra parte. Ovunque sia mia moglie, dobbiamo trovarla il prima possibile, potrebbe essere ferita o chissà cos’altro. Ma non possiamo nemmeno lasciarci sfuggire Larsen. E miss Dixon non ha tutti i torti a riguardo: si deve trovare un modo per farlo parlare.» Si picchiettò il mento con aria pensierosa, finché alla fine non si rivolse proprio alla giornalista. «
E’ possibile, sì. E probabilmente è come dice Mireen: non è una casualità. Oppure sì… Dobbiamo vederci chiaro! Dobbiamo-»
La frase gli morì in gola nel momento stesso in cui vide Cordelia retrocedere rispetto a dove si trovava Grimsti, fino a scivolare al suolo sulle ginocchia e reggendosi con le braccia sul suolo erboso. Prontamente l’Antimago si precipitò da lei per assisterla: si inginocchiò dunque accanto a lei e la afferrò per le spalle. «
Miss Dixon, sta bene?»
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Oliver, Jinky]
La creatura cercò il sostegno del giovane Caposcuola, o quantomeno la sua simpatia, in quel piccolo atto
ribelle che aveva mosso nei confronti del vecchio Charlie. Al contrario degli altri Elfi liberati da Habbott e dalla Moran, Jinky era l’unico ad essere riuscito a maturare una personalità unica nel suo genere. E, per quanto nutrisse ancora qualche ritrosia nel parlare di Trott, l’Elfo si era mostrato - a suo modo - coraggioso.
Fu forse per una sorta di empatia che lo faceva sentire così sicuro nei riguardi Oliver, che protese l’esile e affusolata manina verso quella di lui e gliela strinse, suggellando così un legame tra Maghi ed Elfi destinato a diventare simbolico. Eppure, inspiegabilmente, quel contatto generò nel giovane Brior una sensazione a lui molto familiare, ma non impetuosa come era solito percepirla.
E così, la Visione prese il sopravvento…
Dapprima fu il Vuoto assoluto, un velo scuro e opprimente che impedì alle immagini di fluire sotto lo sguardo del Veggente. Tuttavia il Mago percepì nitidamente i rumori delle lancette degli orologi, di tanti, tantissimi orologi.
Lentamente, come un fotogramma in bianco e nero, la Vista finalmente proiettò Oliver all’interno di una bottega, circondato da ogni lato da svariate tipologie di orologi, da quelli a cucù a quelli semplici in ottone o argento. I colori iniziarono finalmente a definire meglio l’ambiente in cui si trovava, illuminato da svariate candele che pendevano sul soffitto e che conferivano un aurea interessante ad ogni articolo esposto.
Al banco delle vendite non vi era anima viva, se non per il fatto che vi fosse una marionetta in legno di noce seduta in maniera scomposta sul ripiano molto alto; essa aveva le fattezze di un Elfo Domestico, vestito con qualche indumento smesso e rimpicciolito su misura, che - magicamente - dondolava le gambe esili e di legno levigato nel vuoto. Non faceva altro che quello, lo sguardo inespressivo rivolto verso l’ingresso e senza emettere alcun tipo di parola o verso.
Poi, improvvisamente, la marionetta smise di muovere gli arti inferiori e volse - lentamente - il capo nella direzione del Veggente. Occhi vuoti e dipinti erano fissi su quelli vivi e smeraldini del Grifondoro, finché la bocca in noce non si spalancò per dare voce ad un urlo disumano, che non era neanche lontanamente simile a quella consueta degli Elfi; era profonda, maschile, umana e trasudava perdita e disperazione. «STIIIIIGGGGG!»Stig.
Un nome che fendette l’aria come la lama di un pugnale, fino a penetrare nella Mente e nel Cuore del giovane leone. Perse un battito, poi un altro e infine un altro ancora, finché il Veggente non venne strappato dalla propria Visione, con il petto che batteva all’impazzata, alla pari di un cavallo al galoppo, e l’eco di quell’urlo che ancora risuonava nelle sue orecchie.[
Tutti]
Mentre alcuni si erano prestati a curare e confortare Grimsti, Jinky si fece avanti, liberando la presa dalla mano di Oliver. Cercò di mettercela tutta nel fornire a ciascuno dei presenti le risposte che cercavano, cimentandosi in un resoconto di quanto era successo e che Grimsti gli aveva raccontato prima del loro arrivo al St. Paul. Sapeva che il proprio simile non avrebbe pronunciato una sola parola a causa dell'immensa vergogna che provava, pertanto toccava a lui dare delle spiegazioni.
«
Grimsti affezionato subito a Signora Camilla, così come Jinky affezionato subito a Signor Adalbert. Grimsti parlava a Signora della sua vita prima di Signor Trott, aveva una sorella, Prim. Poi entrambi presi da Trott e separati in fabbriche diverse.» La voce dell’Elfo era ferma e sicura, anche se - di tanto in tanto - lanciò qualche versetto stridulo, specialmente quando parlò del Goblin. «
Grimsti tanto triste, lui libero ora, ma Prim no. Così Grimsti fidato di Signora Camilla, perché Signora promesso di aiutare Prim.» Piano piano, più Jinky raccontava e più prendeva a rannicchiarsi su se stesso, come se temeva di incorrere nelle ire dell’Antimago, ora suo caro amico; e più le parole fluivano e più verità venivano a galla. «
Grimsti ha… detto a Signora dove poteva essere Prim, così lui andato con lei al porto di Londra per cercare fabbrica durante la notte. Io trovato solo Grimsti, svenuto, poco fa al porto. Isle of Dogs, questo nome del posto. Ma Grimsti giura no ricordare chi attaccato lui e Signora, era tutto buio, visto solo ombra e basta.» Infine, con mano tremante, Jinky estrasse un oggetto da una delle tasche dei propri calzoncini rattoppati, avvolto in quello che doveva essere il lembo di un maglione di lana giallo, ma sporco di sangue: un cerchietto arancione apparve alla vista di tutti, rivelando quello che era indubbiamente un anello.
A quel punto Habbott si portò una mano sulla bocca, visibilmente sconvolto, rivelando il proprio anello che lo teneva costantemente legato alla consorte. «
Il suo Anello Gemello… E quello è un pezzo del maglione che aveva addosso ieri sera…?»
«
Trovato solo questi a terra, Signore...» rispose, tirando su col naso.