Harshstone, Missione C.R.E.P.A.

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view post Posted on 20/3/2020, 11:40
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isshonome
Dipendente Ministeriale ☯ C.M.I. ☯ 67 anni ☯ Giapponese
PS: 201 ☯ PC: 133 ☯ PM: 128 ☯ EXP: 30


Non poteva che essere in assoluto accordo con le due donne; immischiare un bambino in una faccenda da adulti, da che mondo e mondo era una cosa semplice da accettare e da adoperare? Sicuramente Issho non biasimava le donne; lui e il collega avevano provato, chiaro, per la serie tentar non nuoce; le abilità da metamorfomagus erano qualcosa di molto utile e interessante ma era altrettanto vero che anche qualora gli aiuti e le salvaguardie fossero state eccellenti, sempre di un minore si stava parlando, alla merce’ di qualunque altro pericolo possibile. Ci scusi signora Cassle, lei ha totalmente ragione. Non c’è nulla che possa far cambiare idea all’amore che proviamo per i nostri cari e sono con lei quando dice che non se lo potrebbe mai perdonare; delle volte ragioniamo per ``scienza`` noi burocrati, basterebbe leggermente calarsi nei panni di chi si vede una simile proposta avanzata. Tentò un mea culpa l’anziano giapponese, non poteva far altro per mettere da parte quella parte del piano. Fu l’entrata in scena dell’Elfa che portò un leggero equilibrio nella proposta precedente; Kinu’ infatti aspettava il permesso della padrona per partecipare al piano messo in atto dai ministeriali e dalla giovane attivista. Quella voce acuta ma per niente fastidiosa sembrava essere molto interessata a far parte della ricerca di ``giustizia`` e Issho non poteva che accoglierne favorevolmente e piacevolmente la partecipazione. Signora Ophelia… le si avvicinò leggermente dinanzi, come pronto a far un giuramento solenne. Kinu’ rappresenta in toto quello che questo comitato, il CREPA, cerca di portare avanti con la sua campagna verso la schiavitù razziale degli elfi. Quest’Elfa rappresenta il simbolo di una libertà ricercata e spettante di diritto. Questa creatura, nostra pari, è la manifestazione di una volontà e di un desiderio che cerca espressione in questa società. Quando entrai nel ministero giapponese, molti anni fa, giurai di far il bene esclusivo della nazione magica. Sospirò, quasi nostalgico del tempo oramai passato, prima di concludere portando avanti a sé la mano destra, aperta, pronta a esser stretta come per sancire il patto. Ed è ancora mio interesse portare avanti il bene della nazione, l’Inghilterra oramai; e se questo si può declinare nell’aiuto ai deboli, nella giustizia per gli oppressi e nella rivalsa per gli innocenti, farò tutto ciò che è in mio potere per garantir lo svolgimento di questi sentimenti, di queste strade. Kinu’ sarà la perfetta portabandiera di una razza che cerca equali diritti e trattamenti. Lo giuro sul ministero che rappresento e sul comitato al quale partecipo. Sorrise, per infondere speranza e tranquillità, oltre a senso d’onore, rispetto e determinazione. Una volta sancito il giuramento e spiegato il da farsi, tutti erano oramai pronti per partire; il signor Weiss fece bene a chiedere il volantino e ulteriori informazioni nei riguardi di Mulligane e del posto da andare a visionare; Kinu’ si sarebbe mostrata un ottimo aiuto che avrebbe ricevuto tutta la dovuta attenzione e i dovuti riguardi. Certo, il giapponese riteneva abbastanza paradossale che chi cercava pari trattamento dovesse innanzitutto ricevere il permesso per andare a ottenere il diritto, ma per questa volta ``avrebbe chiuso l’altro occhio``. La studentessa di Hogwarts, lei era ancora un Jolly che aspettava di esser giocato nella visione del giapponese di un gioco d’azzardo; non sapeva perché ma quella ragazza gli ispirava un forte senso di inatteso, incerto …ma con note solo positive. Il fatto di non conoscerla, di vederla così taciturna, gli infondeva una curiosità smodata, come se stesse accumulando energia per far la differenza da lì a poco, nel percorso che avrebbero fatto per questa missione. Signore, con educazione e rispetto, noi siamo pronti per andare. Torneremo presto, non lasciatevi andare alla preoccupazione, vi prego. Ultimo sorriso e poi fece spazio all’Elfa e gli altri due ``colleghi`` per fare strada.

simbolo2issho





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PS: 201 ☯ PC: 133 ☯ PM: 128 ☯ EXP: 30

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Bastone, Bacchetta, Guanti dell'eroe caduto, Giaccone in pelle di Erumpent , Sovrapantaloni in pelle, Cintura samurai, Calzature degli elfi

 
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view post Posted on 20/3/2020, 22:05
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Phoebe Halliwell
Corvonero | Studentessa | 12 anni | Happy&Worried| | ♪ "Un atto sbagliato fatto per la ragione giusta, è sempre un atto sbagliato"
Ascoltò attentamente le parole dell'uomo del Ministero ritrovandosi ancora una volta completamente d'accordo. Si trattava di una questione delicata da approfondire senza lasciarsi condizionare da alcun pregiudizio che avrebbe potuto offuscare il giudizio. Non avevano, per il momento, la certezza che quel Mulligan avesse agito spinto da una sorta di intolleranza nei confronti degli elfi domestici. Ed è per questo che avrebbero dovuto portare avanti una indagine. Una indagine per la quale la dolce Kinù rappresentava una chiave importante. La giovane corvina concentrò a quel punto tutta la sua attenzione sulle due donne. Elisabeth Cassle ed Ophelia Fairbloom. A parlare per prima fu quest'ultima, la Fairbloom, che appariva piuttosto scettica nel mandare nuovamente Kinù ad Harshstone: non era un bene che l'elfa domestica vi tornasse; dalle sue parole veniva confermato che Harshstone non era un posto sicuro. Per nessuno. Ma in particolare per un bambino come Caleb. Ma chi era questo Caleb? La risposta a questa domanda, che in quel momento rimase inespressa, arrivò proprio qualche attimo dopo. Caleb era il nipote di Elisabeth Cassle, ed era un metamorfogus. Phoebe continuò ancora ad ascoltare cercando di capire fin dove tutto questo avrebbe portato. Elisabeth Cassle non diede il suo consenso a che suo nipote Caleb partecipasse a questa indagine. Il suo tono era deciso, calmo e perentorio, e non ammetteva alcuna replica. Sembrava che Elisabeth Cassle non intendesse dare loro l'opportunità di ribattere alla sua decisione. A quel punto, intervenne la dolce Kinù che, un pò insicura, annunciò che avrebbe potuto far parte delle indagini, se Ophelia, la sua padrona, fosse stata d'accordo. Un sorriso comparve tra le labbra della ragazzina al coraggio che la dolce Kinù stava mostrando. Certo, per l'elfa domestica non era sicuro tornare ad Harshstone, ma lei era la chiave dell'indagine e poi loro attivisti del C.R.E.P.A. avrebbero fatto in modo che non le accadesse nulla. Avrebbero fatto in modo di proteggerla. Ad ogni costo. Sia nel caso in cui avrebbe incontrato (per la seconda volta) quel Mulligan, con lei e Aiden. Sia in cui lo avrebbe incontrato, insieme ad Issho. Avrebbe fatto di tutto. Rivolse lo sguardo verso Ophelia Fairbloom rimanendo colpita dal suo comportamento. Fino ad un attimo prima, le era sembrato che la Fairbloom non avrebbe acconsentito e che, di conseguenza, si sarebbe opposta alla partecipazione alle indagini della sua elfa domestica, come aveva fatto la Cassle nei riguardi di suo nipote; adesso, invece, stava acconsentendo e si sincerava che Issho, l'uomo del Ministero, badasse a lei. Phoebe sorrise nel constatare il legame speciale che c'era tra la Fairbloom e Kinù, era un legame sincero, profondo, per poi fare una breve ricapitolazione mentale di come avrebbero dovuto muoversi. Beh, per prima cosa, a quanto pare, si sarebbero recati ad Harshstone insieme a Kinù. Senza Caleb, il nipote metamorfogus della Cassle. Aiden a quel punto propose di arrivare ad Harshstone attraverso un'altra Smaterializzazione Congiunta. Una Smaterializzazione che avrebbe potuto essere guidata da lui, da Issho o dalla stessa Kinù, se lei avesse voluto, se lei se la fosse sentita. Stava a lei decidere. L'associazione C.R.E.P.A. era lì, con tre dei suoi esponenti, pronta per aiutare a fare giustizia. Esattamente come stava dicendo ora l'uomo del Ministero. Lo osservò colpita da quelle parole. Era precisamente il motivo per il quale lei stessa si era iscritta a quella associazione. Per contribuire a portare avanti i valori sui quali il C.R.E.P.A. era stato fondato. In quel momento, tuttavia, la giovane corvina si incupì. Un pensiero fastidioso si fece strada nella sua mente. Era evidente che anche lei avrebbe fatto ciò che era in suo potere per contribuire a portare avanti questa indagine nel migliore dei modi. Eppure, Aiden, al quale si sforzò di ricambiare un sorriso, ed Issho, conoscevano incantesimi e magie che lei mai si sarebbe sognata di evocare neanche nei suoi scenari più vividi. Erano evidentemente persone con parecchia esperienza che sapevano chiaramente il fatto loro. Storse leggermente il naso. Nonostante il fatto di essere una ragazzina, una giovane strega alle prime armi, una giovane strega ancora in erba, avrebbe dato il massimo e avrebbe fatto in modo di non essere un peso, di non essere una palla alla piede, ma solo d'aiuto, con la sua arguzia e le conoscenze che per ora aveva. Sono consapevole di essere quella con meno esperienza, qui... Ma anche io credo nei valori espressi dal C.R.E.P.A. Non mi sarei iscritta all'associazione altrimenti, no? Sentì che era il momento, anche per lei, di intervenire, di dire la sua. Le parole che usò in quel frangente non furono venate dal suo solito tono, quello che la distingueva, quello che la rendeva unica, quello tipico di chi ama scherzare e tirare fuori l'aspetto buffo e divertente di qualsiasi faccenda, quanto piuttosto da un tono di voce calmo, sicuro, risoluto e determinato. E farò tutto ciò che è in mio potere. Per contribuire a questa indagine. Per portare a termine nel migliore dei modi questa missione. Proseguì alla fine continuando a far trasparire, dalle sue parole, la sua profonda determinazione. Era decisa, come non mai, nel portare a termine questa missione nel migliore dei modi. Non le importava, in quel momento, se quelle sue ultime parole la avrebbero resa quella "strana" del gruppo. Beh, una ragazzina della sua età e con la sua poca esperienza che se ne esce con un "farò tutto ciò che è in mio potere" doveva pur apparire strana, o no? Ma, appunto, non le importava. Aveva detto quello che sentiva dentro di sè. Avrebbe fatto davvero tutto ciò che era in suo potere. Avrebbe dato il suo contributo. Non voleva che la guardassero come se fosse soltanto una ragazzina che non sa badare a se stessa. Una ragazzina sprovveduta. Sentiva di essere pronta a tutto. A qualunque cosa quella missione avrebbe portato. Gettò un ulteriore sguardo su Issho. A quanto pare, era ora di andare. Pronta ad andare, dolce Kinù? Chiese dolcemente all'elfa domestica mentre l'uomo del Ministero faceva loro spazio. A loro tre. Lei, Kinù e Aiden. La prospettiva di tornare ad Harshstone non doveva essere piacevole per Kinù. Specialmente, quella di dover rivedere quel Mulligan. Ma ci sarebbero stati loro, lei, Aiden e Issho, a guardarle sue spalle. Sì... Anche la giovane corvina. Avrebbero fatto in modo che l'elfa non corresse rischi inutili.

PS: 107 | PC: 50 | PM: 50| PE: 2
Giuls || © <i>harrypotter.it


° PS: 107/107
° PC: 50/50
° PM: 50/50
° EXP: 2/2

INVENTARIO:
Bacchetta Legno di Leccio, undici pollici, flessibile, nucleo di polvere di onice e lacrime di Augurey
Spilla C.R.E.P.A.
Bracciocchio(al polso sinistro) piccolo ed elegante bracciale che, in caso dimentichiate o rischiate di perdere un oggetto, suonerà attirando la vostra attenzione. Il minuto occhio incastonato rimane, solitamente, chiuso, mimetizzandosi ad arte ed aprendosi solo in caso di bisogno.
Fiala di Decotto al Dittamo (1)
Fiala di Pozione Tiepidario (1)
Sacchetto di piperille e cioccoli giganti alla nocciola (1) appena ricevuto da Oliver Brior

INCANTESIMI APPRESI
I CLASSE: tutti
II CLASSE: Evanesco, Expelliarmus, Inversum, Muffliato, Riddikulus, Silencio
 
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view post Posted on 21/3/2020, 15:01
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Il Fato

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Ophelia Fairbloom condivideva le preoccupazioni dell’amica di una vita intera, ma il buon senso e quell’innata fiducia nel prossimo erano dure a morire. A differenza di Elisabeth, insomma, era pronta a concedere il beneficio del dubbio a quei due uomini e alla ragazzina giunta sin lì insieme a loro. Benché silenziosa, Phoebe la pareva una ragazzina con un buon senso critico, che sapeva tacere quando ve n’era bisogno e quando, al contrario, aprir bocca per rispondere a tono. «Sono certa che farete del vostro meglio.» disse allora, sorridendo mesta e tendendo la mano al Giapponese «Kinù? Sono responsabili della tua incolumità, ma anche tu sei responsabile per la loro. Chiaro?» Kinù annuì decisa, l’ombra di un sorriso furbesco a fior di labbra, mentre Elisabeth taceva in disparte. Era come se si sentisse in colpa di non aver potuto fare di più, ma la coscienza e la responsabilità le impedivano di abusare della propria autorità su Caleb per questioni che non potevano - e non dovevano - riguardare un bambino tanto imprevedibile. Avrebbe osservato i quattro avviarsi lungo il vialetto ben curato, uscendo così dalla proprietà. Kinù capeggiava la breve colonna, come fosse stata una vera e propria spedizione. Quando l’Auror si rivolse a lei, l’Elfo annuì con decisione, battendo una manina scarna al petto. Tese un lembo della propria veste - la manica sinistra - alla giovanissima Phoebe «La stringa bene signorina. Altrimenti la perderò!» sussultò al pensiero, ma si riprese quasi immediatamente, tendendo le braccia sottili ai due uomini. Non erano molti i maghi disposti a prendere per mano un Elfo Domestico, ma qualcosa le diceva che quei due sarebbero stati diversi. Un controllo veloce che la presa dei tre fosse sufficientemente salda, un lungo respiro profondo e un ultimo sguardo alle due donne, rimaste sulla soglia. Il rumore sordo della Smaterializzazione rimbombò per le strade di Elephant&Cassle, portando via con sé le quattro figure. Ora non potevano tirarsi indietro.

Dulwich Village era un sobborgo in cui la media borghesia babbana viveva in pace. Strade asfaltate, marciapiedi non sempre lindi e lunghe file di automobili parcheggiate lungo le vie, oltre a casette di mattoni rossi tutte rigorosamente uguali secondo lo stile tipico del vicinato. La stagione non aveva permesso ai bambini di incontrarsi nel parco del quartiere per una partita di calcio, dunque ad eccezione del lento passaggio di qualche auto, nulla avrebbe turbato l’udito dei quattro, comparsi in uno degli stretti vicoli tra un’abitazione e l’altra. Kinù sorrise raggiante per la perfetta Smaterializzazione e si guardò attorno pensierosa. «La padrona ed io siamo arrivate proprio qui.» spiegò pratica, grattandosi il capo - più grande rispetto al corpo mingherlino - nell’atto di ricordare i passaggi compiuti nella loro precedente avventura. «E' meglio se nessuno vede Kinù.» pensò ad alta voce e, con uno schiocco di dita, si rese completamente invisibile. Forse quella mossa avrebbe risparmiato loro qualche inconveniente coi Babbani nascosti dietro le tendine merlettate alle finestre, ma di certo avrebbe creato un effetto sorpresa per qualunque brigante avrebbero potuto incontrare, inconsapevole della non trascurabile arma segreta celata nella magia degli Elfi. Poi, rispondendo alla lecita esigenza di capire come poter seguire Kinù in quel dedalo di strade tutte uguali, un quotidiano abbandonato con qualche pagina in meno e raccattato all’angolo del vicolo venne incantato dalla sagace Kinù a formare una palla, che cominciò a passare da una mano all’altra della Creatura invisibile in vena di scherzi e di ironia. La ragione di quel gesto fu presto spiegata: incantata a dovere la pallina di carta cominciò a ruzzolare sul marciapiedi e svoltò persino l’angolo, a destra, quando Kinù parlò in lontananza, spiegando il da farsi. «Seguitemi, Kinù è qui!»
Così facendo, incontrando forse un po’ di scetticismo, i tre si avviarono lungo la via principale. Attraversarono quasi due isolati, inseguendo la pallina di carta di giornale incantata per rispettare il passo dell’Elfo Domestico. Le casette di mattoni rossi si susseguivano una dopo l’altra e se non fosse stato per i minuscoli vialetti d’ingresso o per le porte verniciate con colori sgargianti e sempre diversi, Aiden, Issho e Phoebe avrebbero creduto di potersi perdere. Alla loro sinistra, ad un certo punto, cominciò a correre un lungo muro di mattoni - alto circa un metro e mezzo o poco più - con un’inferriata di metallo e una fitta siepe all’altro lato. «Siamo arrivati.» bisbigliò Kinù, più vicina a Issho di quanto l’uomo potesse immaginare. La pallina di carta smise di muoversi e soltanto l’intervento dell’Elfo poté spiegare quanto l’occhio non potesse vedere. «La padrona dice che “le persone normali” non sanno cosa c’è qui dietro. La Padrona dice che non vedono. E non si può entrare da qui.» mormorò con enfasi, ricordandosi troppo tardi di essere ancora invisibile e che i tre maghi non avrebbero visto l’indice puntare al muro «Bisogna entrare da là. O così Miss Fairbloom ha detto.» così dicendo, la manina si rese visibile per un istante soltanto, indicando la via in cui si trovavano e, più precisamente, un punto ben definito. In lontananza - circa cinquecento metri - pareva esserci un cancello, molto simile a quello della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, con accanto una specie di rifugio per un custode. La manina di Kinù svanì nuovamente e la palla di carta ricominciò a procedere ruzzolando. Si dirigeva proprio laggiù, all’ingresso di quello che per i Babbani era in parte un parco chiuso da tempo e un quartiere residenziale abbandonato. Così, almeno, suggerivano i cartelli minacciosi appesi all'inferriata. Ad attenderli, la postazione del Custode: una specie di prefabbricato da far invidia a quelli nei quartieri residenziali babbani più esclusivi e abitato - almeno per quel turno di lavoro - da un omaccione grande e grosso, un po' calvo e sicuramente appesantito dal buon cibo. Completavano il tutto due enormi baffoni rossicci, in contrasto netto con gli occhi di quel colore slavato e l'espressione arcigna. Lo avrebbero scorto piano piano, avanzando con cautela: il loro ingresso non era certamente scontato e il buon Bruce - il cui nome campeggiava su una targhetta esposta in bella vista - avrebbe certamente avuto qualcosa da dire. Stava ai tre attivisti sfruttare le carte a propria disposizione: come avrebbero superato il primo ostacolo?



Phoebe:
PS: 107
PC: 50
PM: 50
EXP: 2

Assenze: 0/3
Proroghe: 0/3
Issho:
PS: 200
PC: 133
PM: 128
EXP: 30

Assenze: 0/3
Proroghe: 0/3
Aiden:
PS: 250
PC: 192
PM: 215
EXP: 35,5

Assenze: 0/3
Proroghe: 0/3


Scadenza: 28 marzo.
 
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view post Posted on 25/3/2020, 19:54
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
‹ Auror ‹ 27 anni ‹ Ex Grifondoro

PiBDJP3
L’Auror non aveva dubbi a riguardo: loro quattro sarebbero stati una squadra formidabile, ognuno con i propri punti di forza, bilanciandosi al punto giusto.
Osservò l’Elfa con un sorrisetto compiaciuto quando la vide manifestare tutta la propria decisione, estasiato nel constatare quanto fosse una creatura straordinariamente coraggiosa, e non si risparmiò di certo nel manifestare tutta la propria ammirazione in merito; la guardò, infatti, con uno sguardo luminoso e commosso al tempo stesso. In breve tempo, quindi, Kinù aveva già trovato il proprio spazio nel cuore del Mago di Galway.
Dopo essersi assicurato di aver riposto le fotografie e il volantino di Harshstone in una delle tasche della giacca, allungò la propria mano a Kinù e la strinse saldamente, ma senza peccare in forza, onde evitare di farle del male. Concesse un piccolo sguardo a Phoebe, volendola rassicurare, e di conseguenza le assicurò un occhiolino quando l’Elfa le disse cosa doveva fare; infine lanciò uno sguardo d’intesa ad Issho, rapido, giusto in tempo prima di venire risucchiati dalla magia elfica.

Anche in quell’occasione il gruppo apparve in un vicolo. A differenza del loro arrivo ad Elephant&Castle, quella Smaterializzazione Congiunta era andata decisamente meglio e senza rischiare rovinose cadute su divani smessi.
La mano destra andò a controllare che la bacchetta e il Distintivo fossero nei loro rispettivi posti: una nella fondina ascellare che portava alla propria sinistra e che era celata dalla propria giacca, l’altro appuntato al petto e meticolosamente occultato a sua volta dagli sguardi indiscreti. Una volta che le dita percepirono le forme dei due oggetti, Weiss trasse un sospiro profondo e puntò la propria attenzione sull’Elfa. Quando la vide scomparire alla vista, l’uomo si fece guardingo e portò lo sguardo su ogni dettaglio del circondario con i sensi all’erta, deciso a non volersi lasciare sorprendere; poi, però, si ritrovò a sorridere furbescamente quando capì il motivo della mossa di Kinù. «Sagace… Mi piace.» commentò in quello che fu poco più che un sussurro. Oltre a non voler correre rischi con la presenza di Babbani nel sobborgo, la creatura si sarebbe potuta rivelare un ottimo elemento di sorpresa in caso di necessità. Il che trovò facilmente il benestare e la simpatia dell’Auror.
Mettendo una mano sulla spalla di Phoebe, volendo fin da subito inscenare quella falsa parentela tra loro, oltre che per tenerla sotto la propria ala protettiva, Aiden si affidò sia al proprio udito che al modus operandi che Kinù aveva scelto per farsi individuare dal gruppo di attivisti. Seguire la pallina di carta non fu difficile, l’Elfa aveva davvero trovato un ottimo modo per farsi seguire senza intoppi, o - almeno - questo era quello che pensava lui.
Quando poi percepì la flebile voce dell’Elfa, Aiden arrestò la propria marcia e cercò di assimilare tutto ciò che la creaturina rivelò in merito alla zona. Si grattò distrattamente la barba rossiccia, come era solito fare quanto si soffermava a riflettere su qualcosa, e tentò di dare un senso a tutto quanto. «Misure di sicurezza, non c’è dubbio.» bisbigliò, osservando pure i cartelli appesi. «E se questo Mulligan è furbo un minimo ne avrà messa quasi certamente qualcuna a prova di Mago, oltre che per i Babbani. Ma non voglio di certo scoprirlo.» Aguzzò la vista quando la loro piccola e discreta amica rese visibile il proprio piccolo arto per indicare loro il punto d’accesso.
Il naso dell’Auror si arricciò in pochi secondi, una volta che i propri occhi blu individuarono un gabbiotto accanto al cancello, non così dissimile da quello del Custode del Reparto Proibito del British Magic Museum a Londra. Al solo ricordo di quel viscido di Tuco, il rosso avvertì un crescente prurito alle mani che solo un poderoso pugno sulle gengive avrebbe potuto alleviare. Weiss poteva soltanto sperare che l’individuo al suo interno non fosse neanche lontanamente alla pari di quel vecchio caprone di Tuco o avrebbe potuto perdere la pazienza.
Ciò nonostante rivolse uno sguardo significativo agli altri. «Proviamo a vedere se la mia idea funziona: mostriamoci interessati a voler acquistare una casa nel quartiere. Kinù, rimani con il signor Fuji-Tora e decide tu se è il caso di tornare visibile.» Si mise le mani sui fianchi. «Se non riusciremo ad entrare con le buone, ci allontaneremo quel tanto da essere lontani dagli sguardi e tenteremo con altro. Entreremo, parola mia!» decretò con decisione.
Offrì la propria mano a Phoebe, dopodiché cercò di avviarsi con lei verso la guardiola del Custode e si affacciò sfoggiando un sorriso affabile. Voleva assolutamente cercare di apparire come una qualsiasi altra persona interessata, senza creare il benché minimo sospetto; era anche per questo che Phoebe costituiva, almeno per lui, una carta vincente. Chi mai avrebbe negato l’affitto ad un uomo con nipote al seguito?
«Salve! Io e mia nipote vorremmo visitare il quartiere per cercare un’abitazione che faccia al caso nostro, come riportato sul volantino pubblicitario. E magari parlare con il responsabile degli affitti.» aggiunse. «Potrebbe indirizzarci?»

fxlLZzl
‹ PS: 250 ‹ PC: 192 ‹ PM: 215 ‹ EXP: 35,5

Inventario

› Bacchetta in legno di biancospino, piuma di Ippogrifo, 12 pollici e mezzo, flessibile;
› Distintivo Auror;
› Spilla del C.r.e.p.a;
› Avversaspecchio ─ Piccino e compatto, sta in una mano; in ottone intarsiato, lo specchio rifletterà delle ombre che si faranno sempre più distinte mano a mano che eventuali pericoli e/o nemici si avvicinano al proprietario dello specchio.
› Cappello del Falco;
› Bracciale Celtico originale;
› 2 x Nanosticche;
› Foto e volantino di Harshstone.

Incantesimi & Abilità

› Classe I, II, III, IV complete, esclusi i proibiti, eccetto per Iracundia e Ignimenti, e Mutas/Immūtas appresi in Quest di Animagus;
› Classe V appresi Claudo/Parclaudo e Nebula Demitto;
› Classe VI appresi Incarceramus e Realtas;
› Classe VII appreso Magisterium;
› Incantesimi da Auror ─ Stupeficium, Expecto Patronum, Rompisigillo, Nego Negligetiam, Homenum Revelio, Deletrius.

› Animagus I Volpe Rossa;
› Occlumante I.


Riassunto & Status delle Ferite

Una volta giunti a destinazione, Aiden mostra il proprio apprezzamento verso Kinù e la segue, tenendosi Phoebe accanto. Una volta giunti nei pressi dell’ingresso al quartiere, fa un piccolo punto della situazione ed è deciso a voler sperimentare l’idea avuta a casa della Cassle. Tenta dunque di avvicinarsi al Custode insieme a Phoebe e di interagirci normalmente.
Parlé, altrimenti mazzé! (:secret:)

Nessun danno subito.





















 
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view post Posted on 26/3/2020, 11:29
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L’atto puro di raggiunger un obiettivo nella piena consapevolezza di esser nel giusto; la solenne devozione ad‘una amica-padrone e la volontà di portare a casa risultati onesti, leali e ben sperati… tutto questo era l’Elfa Kinu’, nella sua semplicità, umiltà e celata intraprendenza. Assistette con occhi teneri allo scambio fra la stessa Elfa e la signora Ophelia, quasi un ulteriore giuramento per la salvaguardia di tutti, potente recita al di sopra di ogni magia, la magia antica forse, degli uomini di altri tempi, dove sguardi, emozioni, volontà, ideali e mentalità governavano nella loro totale genuinità e purezza. In fila, come i crociati in missione per la terra santa, i 4 capeggiati da Kinu’, paradossalmente, avanzarono poco al difuori del vialetto curato e meraviglioso di Elephant&Cassle e da lì a poco avrebbero fatto tappa verso la sede di questo losco Mulligan. Due smaterializzazioni congiunte in un giorno? Lo devo mettere nel curriculum. Scherzava il vecchio Issho, per smorzare eventuali tensioni e farsi piacere l’idea di doversi nuovamente contorcere alla sua età; i timori di rimanere incriccato o spezzato non lo smettevano mai di tormentare, chissà perché? Guidaci con prudenza Kinu’. Strinse forte a sé la mano tesa dell’Elfa, leggermente abbassato per arrivare a non farle fare movimenti strani essendo lei decisamente più bassa di altezza e poi, rapida occhiata ai due colleghi di spedizione, ammiccati per l’occasione e …puff. Spariti. Lo spazio e il tempo per la seconda volta si mescolavano in un moto tanto confusionario quanto ordinato per esecuzione; la materia passava, la luce confondeva e in un attimo, come un batter di ciglia, tutto fu ordine… ecco la magia. Direi Eccellente…dovresti insegnarlo ai neofiti maggiorenni come si fa, mia cara. Continuava sulla scia dello scherzo, mentre osservava la stessa elfa sparire alla vista di tutti tramite schiocco di dita. Non è mai troppa la prudenza, ottimo. Concordava con la scelta della nuova amica, mentre si scrutava nei dintorni, osservando una cittadina decisamente diversa dalla precedente, moderna, meno curata e forse… più grottesca. Non gli piaceva e non era sicuramente un buon inizio per ``l’allegra`` spedizione. Certo, con la voce si poteva seguire l’invisibile creatura ma… come poteva migliorarsi la faccenda, senza dar nell'occhio in un comune dove babbani e maghi convivevano nell'ignoranza degli uni e degli altri? Una palla di giornale raccattato nello stesso viale, incantata, fu la soluzione geniale e intramontabile dell’Elfa. Mi piace parecchio! Sorrideva al collega più giovane e alla studentessa, notando ciò con la coda dell’unico occhio. Avanzarono ancora un altro po’ tra le costruzioni in mattoni rossi e i viali tristi del borgo quando, raggiunta una cinta muraria forse più alta di un metro e mezzo, la camminata si interruppe al comando dell’Elfa che diceva di esser giunti a destinazione e allertava i compagni di cosa o come potesse eventualmente esser incantata la zona per passar inosservata alla comunità babbana. Perfetto. Recitò Issho, mentre ascoltava l’auror proferire parola circa le misure di sicurezza e il da farsi. Osservava quel gabbiotto da custode accanto a un enorme struttura dai grandi portoni; certo, incuteva timore, ma non sarebbe bastato a fermare la voglia di scoperta dei quattro, tant’è che mr. Weiss avanzò con tenacia e senza scrupoli verso il custode intravisto al suo interno in lontananza, cercando collaborazione della neo-nipote Phoebe. Osserveremo per il momento da lontano con Kinu’, ci apparteremo leggermente per non andar troppo nell'occhio… se dovessero esserci problemi beh, fatevi notare. Sorrise ma non a cuore leggero. Una buona diplomazia spesso può salvare da brutte condizioni …non siate rudi. Lanciava un futile e innocente consiglio ai due che si sarebbero approcciati da vicino a quello che poteva esser un possibile custode/portiere. Congedandosi da entrambi, avrebbe cercato una possibile panchina nei dintorni, fuori dalla portata di cartelli di avvertimenti o incanti, per sedersi e osservare da lontano come potessero andare le cose; se non vi fosse stata, sarebbe semplicemente rimasto sul posto attuale, osservando il cielo di quella giornata, secondo lui in maniera incognita; insomma, era un diplomatico….

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Phoebe Halliwell
Corvonero | Studentessa | 12 anni | Curious&Determined| | ♪ "Un atto sbagliato fatto per la ragione giusta, è sempre un atto sbagliato"
Era arrivato il momento di andare. Uscirono dalla casa avviandosi verso il vialetto, con Kinù al comando. La giovane corvina si lasciò andare ad un dolce sorriso; non potè, da una parte, non notare quanto coraggio e quanta forza stesse mostrando in quel momento l'elfa Kinù, dall'altra, non potè non rimanere piacevolmente colpita da questa sua disposizione d'animo. Non si poteva certo escludere che, la prospettiva di tornare ad Harshstone, non dovesse essere affatto piacevole per Kinù, eppure, l'elfa stava dimostrando di essere pronta ad affrontare tutto questo, con un coraggio davvero degno di nota. Va bene, Kinù... Esordì dolcemente divertita, mentre seguiva le indicazioni dell'elfa, ritrovandosi naturalmente piena di orgoglio, per la forza d'animo che lei stava mettendo in campo. Ricambiò lo sguardo di Aiden con un piccolo sorriso. Era strano, ma in quel momento si sentì più sicura, rispetto ad un attimo prima. Anche lei si sentiva pronta per portare avanti questa missione, ma non solo. Si sentiva anche parecchio curiosa di sapere cosa sarebbe accaduto adesso. Adesso che si sarebbero smaterializzati per raggiungere il luogo dove il problema, su cui stavano andando ad indagare, aveva avuto origine. Rivolse uno sguardo piuttosto divertito ad Issho alla raccomandazione che lui fece a Kinù, per poi lasciarsi avvolgere dalla magia evocata dall'elfa stessa.
La smaterializzazione evocata da Kinù andò a buon fine. Phoebe cercò di mettere a fuoco il luogo dove loro quattro erano piombati. Si trattava di un vicolo stretto tra due costruzioni edificate in un quartiere anonimo, quasi spento, salvo per quelle poche auto che transitavano nell'asfalto di quelle strade. Ascoltò l'elfa. Erano arrivati a destinazione, a quanto pare. Sollevò un sopracciglio, intrigata, nel vedere in quel momento l'elfa Kinù rendersi invisibile. Dopotutto, lei non aveva tutti i torti: non era un bene che i babbani -loro quattro si trovavano in un quartiere babbano?- li vedesse. O meglio, che vedesse Kinù, la quale, in quanto elfa domestica, avrebbe potuto portare scompiglio, se avvistata da chi è all'oscuro del mondo magico. Ma dove era andata a finire adesso? Come avrebbero fatto loro altri a seguirla fino al luogo dell'incontro con quel Mulligan? La ragazzina si guardò attorno, gettò uno sguardo a quel vicolo, fino a che non si accorse del movimento di una palla, ricavata da un giornale, che si muoveva indicando la presenza dell'elfa. Geniale! Mormorò ancora più incuriosita. Quella dell'elfa Kinù era sicuramente un'idea brillante, un ottimo modo per non rischiare in quel sobborgo babbano di alimentare curiosità pericolose ed indesiderate. Cominciò anche lei, insieme agli altri due, a seguire la pallina ricavata dalla carta di giornale attraversando così la via principale di quel sobborgo. Non avrebbe mai detto che sarebbe arrivata a dover inseguire una pallina di carta di giornale, o meglio, non aveva mai ritenuto possibile che sarebbe arrivata ad inseguire una creatura magica come un'elfa, resa invisibile dalla sua stessa magia, che si muove segnalando i suoi spostamenti attraverso una pallina di carta di giornale. Eppure, era esattamente quello che stava accadendo. Ad un certo punto, quella pallina si fermò nei pressi di un lungo muro di mattoni. La corvina diede un veloce sguardo all'inferriata e alla siepe dall'altra parte per poi seguire con gli occhi color nocciola il punto che Kinù stava indicando loro. Da lì, da dove si trovavano adesso, a quanto pare, non si poteva entrare, ma bisognava percorrere la distanza che li separava da un cancello che ricordò immediatamente alla ragazzino quello di Hogwarts e da una sorta di cabina sicuramente utilizzata da un custode o qualcosa di simile. Ora serviva un piano. Dalle parole dell'uomo dai capelli rossi emergeva che era il momento di dividersi: Issho e l'elfa Kinù sarebbero rimasti lì, mentre lei ed Aiden avrebbero raggiunto la postazione di quello che doveva essere un custode. Bene, andiamo! Annunciò lei spigliata mentre rispondeva all'offerta di Aiden. Ora la curiosità, mista ad un pizzico di ansia, le stava annunciando che era arrivato il momento di mettere in scena la finta parentela. Si avviò così fino alla cabina del custode, insieme ad Aiden. L'intento era quello di fingersi sua nipote. L'intento era quello di portare avanti una specie di spettacolo in cui loro due erano zio e nipote e cercavano casa. Uno spettacolo, agli occhi della ragazzina, piuttosto buffo e divertente da portare avanti. Trovava infatti piuttosto divertente l'idea di dover interpretare un personaggio. Un personaggio che comunque avrebbe avuto aspetti caratteriali molto simili a quelli di cui lei poteva fregiarsi. Sapeva perfettamente che il suo vero carattere ogni tanto sarebbe venuto fuori, che lei volesse o meno. Ma non sapeva se questo fatto fosse un bene o un male. *No, è decisamente un bene* Sì... altrimenti avrebbe rischiato di essere poco credibile. Questo fu il pensiero che occupò brevemente la sua mente, giusto qualche attimo prima che la ragazza e l'uomo dai capelli rossi raggiungessero la postazione del custode. A quel punto, lasciò - giustamente - che fosse Aiden, il suo finto zio in quella commedia, a parlare per primo e ad esporre il motivo per il quale erano giunti sino a lì. Buongiorno... Esordì subito dopo con una leggerissima insicurezza. Un leggerissima insicurezza che stava cercando di mascherare. Forse proprio quella che una ragazzina come lei avrebbe in un'occasione come quella. Forse proprio quella che lei stessa avvertiva appena, in quel momento.

PS: 107 | PC: 50 | PM: 50| PE: 2
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° PS: 107/107
° PC: 50/50
° PM: 50/50
° EXP: 2/2

INVENTARIO:
Bacchetta Legno di Leccio, undici pollici, flessibile, nucleo di polvere di onice e lacrime di Augurey
Spilla C.R.E.P.A.
Bracciocchio(al polso sinistro) piccolo ed elegante bracciale che, in caso dimentichiate o rischiate di perdere un oggetto, suonerà attirando la vostra attenzione. Il minuto occhio incastonato rimane, solitamente, chiuso, mimetizzandosi ad arte ed aprendosi solo in caso di bisogno.
Fiala di Decotto al Dittamo (1)
Fiala di Pozione Tiepidario (1)
Sacchetto di piperille e cioccoli giganti alla nocciola (1) appena ricevuto da Oliver Brior

INCANTESIMI APPRESI
I CLASSE: tutti
II CLASSE: Evanesco, Expelliarmus, Inversum, Muffliato, Riddikulus, Silencio
 
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view post Posted on 31/3/2020, 18:02
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Il Fato

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Il signor Bruce A. Wells era, come abbiamo detto, un omaccione grande e grosso con la passione per il buon cibo. Sulla sua postazione - un tavolinetto in plastica, degno del miglior campeggiatore babbano - erano impilati documenti, un bicchiere sporco di calcare con all’interno qualche piuma malandata, alcune boccette di inchiostro secco e un busta di carta color miele. Macchie d’olio trasparivano dalla sua superficie, ma del suo contenuto non restava altro che un tappeto di briciole sull’ampio ventre dell’uomo. Quest’ultimo aveva giust’appunto terminato di pranzare, quando Aiden Weiss e Phoebe Halliwell l’avevano raggiunto. Gli occhi piccoli e slavati dell’uomo sondarono i due nuovi venuti, mentre cercava di sporgersi per notare l’effettiva presenza della presunta nipote dell’uomo. A conti fatti, la pesante molte dell’uomo avrebbe fatto impallidire il prestante Auror e forse avrebbe infastidito la giovane studentessa; eppure, pur avendo scelto di condurre vite diversissime, quei tre avrebbero dovuto parlare d’altro. Non di certo di dieta e moto per una vita sana.

«Come ha detto che si chiama?» avrebbe chiesto allora, strafottente e deciso, una volta tanto, a fare il mestiere per cui era pagato. Dall’espressione sempre più sospettosa ed arcigna del suo volto flaccido, ornato con quegli orrendi baffoni rossicci, pareva che Bruce avesse già captato la bugia. O, quantomeno, che Weiss gli fosse antipatico in qualche modo. Della ragazzina, poi, non pareva aver nulla da dire. Ma come esserne certi?
«Non so nulla di appartamenti in vendita.» avrebbe aggiunto poi. Se quell’uomo conoscesse o meno tale signor Mulligan, non era dato di sapere, ma era chiaro ad Aiden - e lo sarebbe stato alla stessa Phoebe - che la faccenda si stesse complicando ulteriormente.

All’altro capo della strada - la cui larghezza oscillava tra i cinque e sette metri - Issho aveva trovato ristoro su un muricciolo di mattoni rossi più basso degli altri, che aveva dato non pochi problemi ai residenti dell’abitazione annessa per tutta una serie di questioncine legate al decoro urbano e alla simmetria del vicinato. Babbani. Avrebbero potuto litigare persino per il colore dei panni stesi nel retro di casa. Ad ogni buon conto, Fuji-Tora aveva dunque trovato un comodo punto di appoggio; ciononostante, il suo udito - e quello di Kinù - non avrebbero estorto una sola informazione dal colloquio in corso dinanzi alla postazione del Custode. Agli occhi del Ministeriale, Bruce sarebbe apparso come una macchia di colore verde - dall’accesa tonalità della veste - con voluminosi baffi rossi e una testona pelata parzialmente celata dalle ombre e dal riflesso sui vetri che lo circondavano e davano sulla strada. Non vedendo chiaramente e non sentendo affatto la conversazione, il giapponese avrebbe potuto estrapolare qualcosa della conversazione solo dalla gestualità dell’amico e della fanciulla con lui.



Phoebe:
PS: 107
PC: 50
PM: 50
EXP: 2

Assenze: 0/3
Proroghe: 0/3
Issho:
PS: 200
PC: 133
PM: 128
EXP: 30

Assenze: 0/3
Proroghe: 0/3
Aiden:
PS: 250
PC: 192
PM: 215
EXP: 35,5

Assenze: 0/3
Proroghe: 0/3


Scadenza: 7 Aprile.
 
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Auror
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Aiden Weiss
‹ Auror ‹ 27 anni ‹ Ex Grifondoro

PiBDJP3
Il Mago di Galway non batté ciglio dinanzi alla figura del Custode, né per quanto riguardava il tipo di sguardo che gli veniva rivolto né per la mole che caratterizzava l’uomo a cui si era rivolto. Vi erano poche cose che lo terrorizzavano o che potessero anche soltanto metterlo in soggezione, dopotutto era un Auror e un fiero ex Grifondoro, pertanto il Custode non rientrava in nessuna di quelle categorie. Mantenendo dunque una certa calma, il rosso non si lasciò sfilare di dosso quella sicurezza che lo aveva spinto ad approcciarsi al corpulento uomo all’interno della guardiola, né quella compostezza che lo aveva indotto a sorridere in modo affabile. Cercò di mostrarsi a proprio agio nonostante tutto.
«O’Connor… Murtagh O’Connor.» mormorò, allungando appena il collo affinché solo il proprio interlocutore e Phoebe potessero udirlo. Tentò di mostrarsi discreto, come se volesse parlare di un argomento davvero top secret, cosa che in un certo senso lo era. Si trovavano in un quartiere Babbano e non aveva di certo dimenticato le segnaletiche disposte lungo il perimetro, proprio per evitare che qualche Babbano iniziasse a curiosare. Probabilmente - e di certo Weiss non poté biasimare l’aria circospetta del Custode - lui e Phoebe erano sospettati di essere due Babbani; ma fu proprio per sciogliere tale nodo alla faccenda che il fulvo aggiunse: «Lavoro al San Mungo.»
L’Auror si augurò che la menzogna andasse a segno: si era mosso con discrezione sull’ambito lavorativo, oltre che sulla propria identità, data la sua reale mansione; un Auror ad Harshstone avrebbe gettato più sospetti e scompiglio tanto quanto imbattersi incautamente in un nido di vespe e lui di certo non voleva rischiare, specialmente se voleva arrivare assieme agli altri da Mulligan. Dopotutto aveva nominato il nome di una struttura magica che soltanto un Babbano sposato con un Mago o una Strega avrebbe potuto conoscere, ma ad escludere anche tale ipotesi era bastato puntualizzare che ci lavorava. Se il Custode era un minimo intelligente ci sarebbe arrivato subito che lui era un Mago e che Phoebe, di conseguenza, era una Strega.
«Oh!» esclamò, fingendosi sorpreso dalla risposta dell’omaccione, mentre allungò una mano verso Phoebe per poterle accarezzare la testa e cercare di infonderle un po’ del proprio coraggio, oltre che per rendere più credibile quella loro sceneggiata. «Le chiedo venia, buon uomo. Evidentemente si è trattata di una falsa pubblicità.» prese a spiegare, mentre portò l’altra mano nella tasca della propria giacca, lì dove aveva messo al sicuro le fotografie e il volantino degli affitti ad Harshstone. Ne estrasse solamente il volantino, che aveva piegato in quattro parti, per poi aprirlo con entrambe le mani e mostrandolo al Custode attraverso il vetro. «L’ho trovato nella sala d’attesa, in mezzo ai giornali… E ci terrei davvero a trovare un appartamento più confortevole per crescere mia nipote, specialmente durante la stagione estiva. Ho promesso a sua madre, che Dio l’abbia in gloria, di prendermene cura al meglio delle mie facoltà. Ma se lei mi dice che non sa nulla a riguardo di appartamenti...»
Fece spallucce, allargando infine le braccia, come a voler indicare che se tutto ciò non era vero allora non avevano più alcuna ragione per restare; era un trucco, ovviamente, atto a voler sondare meglio il terreno con quell’uomo. Ora però ci si doveva augurare che ne ricavasse qualcosa di positivo o lui e Phoebe sarebbero dovuti tornare da Issho e Kinù per studiare un altro modo per entrare.

fxlLZzl
‹ PS: 250 ‹ PC: 192 ‹ PM: 215 ‹ EXP: 35,5

Inventario

› Bacchetta in legno di biancospino, piuma di Ippogrifo, 12 pollici e mezzo, flessibile;
› Distintivo Auror;
› Spilla del C.r.e.p.a;
› Avversaspecchio ─ Piccino e compatto, sta in una mano; in ottone intarsiato, lo specchio rifletterà delle ombre che si faranno sempre più distinte mano a mano che eventuali pericoli e/o nemici si avvicinano al proprietario dello specchio.
› Cappello del Falco;
› Bracciale Celtico originale;
› 2 x Nanosticche;
› Foto e volantino di Harshstone.

Incantesimi & Abilità

› Classe I, II, III, IV complete, esclusi i proibiti, eccetto per Iracundia e Ignimenti, e Mutas/Immūtas appresi in Quest di Animagus;
› Classe V appresi Claudo/Parclaudo e Nebula Demitto;
› Classe VI appresi Incarceramus e Realtas;
› Classe VII appreso Magisterium;
› Incantesimi da Auror ─ Stupeficium, Expecto Patronum, Rompisigillo, Nego Negligetiam, Homenum Revelio, Deletrius.

› Animagus I Volpe Rossa;
› Occlumante I.


Riassunto & Status delle Ferite

Aiden non si scompone e cerca di proseguire con la farsa (in tutti i sensi!). Cerca di dimostrare con discrezione che è un Mago e mostra il volantino al Custode, spiegando il motivo del suo interessamento a cercare una sistemazione.
Post stilato previa consultazione con gli altri partecipanti.

Nessun danno subito.





















 
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view post Posted on 3/4/2020, 20:32
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simbolo1issho


isshonome
Dipendente Ministeriale ☯ C.M.I. ☯ 67 anni ☯ Giapponese
PS: 201 ☯ PC: 133 ☯ PM: 128 ☯ EXP: 30


Le due coppie improvvisate, dunque, si separarono. Mr. Weiss con Phoebe si accinsero ad andare incontro a quella che sembrava la portineria mentre il giapponese con l’Elfa cercarono di allontanarsi leggermente, andandosi a mettere fuori da cattive visioni generali che potevano rappresentare; era meglio dire che il problema poteva esser Issho più che la creatura umile affidatagli, dato che era l’unico non invisibile in quel quartiere che andava ora ad essere leggermente più esaminato dall’unico occhio vigile del vecchio. Notava come tutta l’architettura del posto fosse propria di un qualsiasi quartiere babbano, il che era curioso da un punto di vista sociale: aprire attività magiche sotto occhi di uomini comuni non dotati di potere magico era quasi pericoloso, forse da considerare quasi un ``rischio di impresa`` per via dei strani e troppo scoperti affari che vi si potessero portare avanti; anche con le dovute restrizioni, i dovuti incanti e le dovute previsioni, non ci si poteva mai affidare a maghi che per caso ci si potevano imbattere, che fosse per curiosità o necessità; ricercare quel posto, in un luogo così ampio e poco nascosto, lasciava manovre di errore abbastanza importanti per gli inesperti o ingenui maghi viaggiatori e già questo era un primo campanello d’allarme per il ministeriale che, di tanto in tanto, non aveva mai perso occasione a lavoro di esaminare ed eventualmente rigettare licenze che non rispettavano in piena sicurezza e garanzia lo statuto di segretezza… sembrava quasi che qualcuno in favore di questa attività avesse allentato le restrizioni e permesso qualcosa al limite del legale; succedeva, non spesso, ma poteva accadere di lasciare più libertà a simili aperture, ci si rimetteva alle responsabilità individuali dei consumatori ma… al giapponese non piaceva prettamente l’idea di dover far fede sugli altri sui temi delicati… e la segretezza era uno di quelli. Non ci volle tanto a trovare una comoda seduta su un muretto in mattoni leggermente più basso, fuori linea e canone estetico dal resto delle mura simili del circondario. Si sedette e provò a visionare da lontano lo spavaldo Weiss partito in spedizione, notando che non si vedesse nulla, come qualsiasi persona poteva immaginare; come forte miopia, si distinguevano solo macchie uniformi di colori, nei quali erano distinguibili le sagome dell’auror e della studentessa e una terza apertamente e vistosamente più verde, brillante, con una tonalità di rosso verso l’alto, opacizzate leggermente da qualcosa posta dinanzi, come vetro. Non so cosa vedi tu Kinu’, ma a me sembra di osservare una tavola di colori su una bianca tela… forse riesco a malapena ad osservare i movimenti del collega rosso, sai, quel tipo barbuto; sembra un tipo spigoloso, ma in realtà ha un cuore di panna, almeno, questo ci vedo io. Parlava da solo per chi potesse incappare nel vederlo, ma sapeva che l’Elfa doveva essere da qualche parte nei suoi pressi ad ascoltare, almeno, se lo augurava… non gli piaceva l’idea di passare per pazzo. Sfoggiò un sorriso nel momento esatto in cui vide il giovane auror fare spallucce, pensando il peggio. Bene, mi sa che quel tipo deve esser uno scoglio già abbastanza rognoso. Volle aspettare ancora un po’ prima di rialzarsi dopo quella manciata di minuti ad aspettare appartato. Effettivamente fu sul punto di andar di fretta a dar manforte al collega, magari fingendosi un altro interessato a una sistemazione, ma volle alla fine dare dell’altro tempo ai due giovani inoltratesi verso quel casello, sperando che avessero ancora qualche asso nella manica da giocare. Non preoccuparti giovane Kinu’, se ci sarà da far presto, faremo presto; la migliore ipotesi è che sia tutto un malinteso… la peggiore beh, si guadagna sempre noi. Chiuderanno ancor prima di dire Quidditch e sconteranno un processo. In qualunque modo vada, stasera avremo delle prime risposte e se ce le negheranno faremo uso del peso delle cariche ministeriali, non devi temere. Da che mondo e mondo la discriminazione viene fatta passare senza pena? Non nel nostro...o per lo meno, non nel mio. Chiosò, quasi con un tono confortante e a bassa voce verso il nulla, sperando di esser ascoltato dall’Elfa. Terminato il brevissimo monologo, sarebbe rimasto ancora in attesa, fissando delle volte il cielo e altre volte la vista generale del viale che aveva ben poco da offrire. I tempi della giustizia sarebbero dovuti essere rapidi e rispettati, nella sua visione generale del tutto e, probabilmente, per gli elfi domestici si erano aspettato pure troppo.

simbolo2issho





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PS: 201 ☯ PC: 133 ☯ PM: 128 ☯ EXP: 30

Inventario Attivo:
Bastone, Bacchetta, Guanti dell'eroe caduto, Giaccone in pelle di Erumpent , Sovrapantaloni in pelle, Cintura samurai, Calzature degli elfi

 
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Phoebe Halliwell
Corvonero | Studentessa | 12 anni | Curious & Determined| | ♪ "Un atto sbagliato fatto per la ragione giusta, è sempre un atto sbagliato"
Gettò un veloce sguardo ai cartelli, posti chiaramente a protezione dai babbani, per poi tornare a volgere la propria attenzione verso il tizio oltre il vetro. Lo osservò. Quel tipo... Il custode dall'aspetto pasciuto che, ai suoi stessi occhi, era sembrato avesse appena finito di mangiare, quando lei ed Aiden lo avevano raggiunto, non la convinceva, non la convinceva per nulla. Quell'uomo, con il suo modo di fare, le stava facendo una brutta, bruttissima impressione. Si trattava più che altro di una sensazione, per così dire, a pelle, che le diceva che quello, era un tizio di cui comunque era meglio non fidarsi. Era evidente che, in realtà, lui non avesse fatto nulla di male, ma di certo, non era nemmeno stato gentile nel rivolgersi a loro. Eppure, oltre a questo... niente. Obiettivamente, non aveva fatto niente di male. Si morse appena il labbro inferiore con fare leggermente impaziente; a quanto pare, quell'omaccione burbero diceva di non sapere nulla di appartamenti in vendita. La ragazzina intanto si ritrovò, in quel momento, a non sapere se credergli o meno, ma un pensiero si fece spazio nella sua mente; forse lui aveva creduto che loro fossero dei babbani ed era forse questo il motivo della sua reazione alla loro richiesta. Fu proprio in quel momento che Aiden, pensando forse la stessa cosa che pensava la corvina, si avvicinò maggiormente al vetro che li separava da quell'omaccione per rispondere alla sua domanda su chi fosse. Murtagh O'Connor e... lavorava al San Mungo. L'uomo dai capelli rossi, per ovvie ragioni, mentì sulla propria identità. E lei, la giovane corvina, doveva reggere il gioco sperando che il riferimento alla struttura ospedaliera per maghi e streghe in quel di Londra, mettesse una pulce nell'orecchio all'omaccione. Eddai, zio! Si lamentò poi la ragazzina arrossendo un poco nel momento in cui il suo finto zio fece per accarezzarle i capelli in un gesto amorevole. Si era trattato di un lamento leggero, quasi imbarazzato. Si era trattato della tipica reazione che lei, molto probabilmente, avrebbe avuto, nel caso si fosse ritrovata con un suo parente vero, e se lui o lei avesse compiuto quel gesto amorevole, di fronte ad una persona estranea, come lo era in quel momento l'uomo oltre il vetro... Infondo lei, era o non era, una ragazza che voleva mostrarsi indipendente, pur con un bisogno profondo e costante di affetto? Nel momento in cui Aiden brevemente cominciò a raccontare la loro storia di copertura, in particolare nel momento in cui brevemente arrivò a riferirsi alla dipartita della sua finta madre, qualcosa dentro di lei sembrò spezzarsi. Lei davvero aveva perso sua madre, in circostanze non particolarmente felici, quando aveva poco piu' di tre anni e, nonostante l'affetto che le sue sorelle, Prue e Piper, e la sua nonna Penny - che Dio la benedicesse per la pazienza che aveva con lei! - mostravano per lei e che lei riservava nei loro confronti, aveva un vuoto nel cuore, un vuoto che non faceva altro che accompagnarla ovunque andasse, un vuoto che ogni tanto si faceva sentire facendole provare una leggera invidia nei confronti di Piper e di Prue, in particolare di quest'ultima, per aver avuto la possibilità di conoscere per davvero la loro madre, Patricia Bennet. Perchè lei, d'altro canto, questa possibilità, non la aveva avuta. Ma questo, non era il momento di lasciarsi coinvolgere da questi pensieri. Ora, era il momento di portare avanti questa messa in scena. Per il bene della missione. Continuò ad osservare l'interazione tra Aiden e l'omaccione notando l'uomo dai capelli rossi tirare fuori e mostrare all'altro uomo l'opuscolo dell'agenzia immobiliare. Questa, poteva essere una prova a sostegno di quello che aveva detto poco prima, a sostegno del finto motivo per il quale si trovavano lì. Cercare una casa. Bisogna chiedere a qualcun'altro? Domandò la ragazzina, in una sorta di richiesta di conferma, rivolta più che altro al suo finto zio, mentre cercava di tirare fuori tutte le sue doti da attrice utilizzando il tono tipico di chi, piuttosto deluso, sta già cominciando anche ad annoiarsi. Il tono tipico di una qualsiasi persona che molto probabilmente avrebbe trovato noioso, trovarsi lì ed arrivare ad un nulla di fatto. La negazione del custode, sul fatto di sapere qualcosa riguardo appartamenti in vendita, avrebbe potuto rappresentare un intoppo nel loro piano e al tempo stesso avrebbe potuto indicare anche la necessità di attivarsi chiedendo a qualcun'altro, nel caso in cui da quell'uomo non sarebbero riusciti a tirare fuori alcuna informazione sull'ubicazione di quel Mulligan. Eppure, la giovane corvina pensò che sarebbe stato meglio vedere e valutare come si sarebbe evoluto il discorso con quell'uomo. Prima di pensare a come procedere. Aveva già in mente un'idea, ma decise di aspettare un pochino, giusto il tempo di studiare la reazione del custode.

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Spilla C.R.E.P.A.
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Fiala di Decotto al Dittamo (1)
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view post Posted on 11/4/2020, 17:21
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Il Fato

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«O’Connor del San Mungo, eh?» Bruce lo squadrò da capo a piedi, con quel cipiglio tipico delle pettegole di quartiere e la netta sensazione che qualcosa gli stesse sfuggendo - oltre al controllo del colesterolo nelle vene. Il profumo di patatine fritte aleggiava fin oltre il vetro della sua postazione, arrivando ad irretire il presunto Medimago e la sua dolce nipotina. Si era fatta l’ora di pranzo, in fin dei conti, e nulla poteva impedire ai due nuovi arrivati di chiedere indicazioni su un posto comodo per mangiare. Il sacchetto di carta marroncina riportava il logo di un pub, “Old” qualcosa, impossibile da leggere a causa delle macchie di unto. «Mi assicuri che tuo zio, qui, non lavora altrove, vero ragazzina?» il mento unto e il sorriso sornione avrebbero dovuto incutere maggior timore in Phoebe che, ora, aveva per le mani parte della soluzione. Certo, solo se la ragazzina fosse stata in grado di vederla davvero. Aiden, dall’alto della propria esperienza e professione, aveva capito di doversi affidare ad altri escamotage che nulla avessero a che vedere con gli incantesimi di trasfigurazione avanzata. La mancanza di somiglianza tra i due, tuttavia, era un punto a sfavore per i due attivisti: capelli rossi da un lato e un visino dai tratti gentili dall’altro. Se erano parenti, insomma, non lo davano assolutamente a vedere. «Se non lavorate per il Ministero e avete ricevuto un certo volantino… allora dovete essere a posto. Chi vi ha detto di venire?»

C’era poi la questione dell’orientale, seduto all’altro capo della strada: parlava con Kinù che continuava a giocherellare con la pallina di carta di giornale, gettandola prima a destra e poi a sinistra, lasciandola sospesa a mezz’aria e rilanciandola verso l’alto, fin sopra il capo chino del Giapponese. Quell'uomo stava simpatico alla Creatura che, invisibile, annuiva alle parole del mago: mai nelle vita le era capitato di assistere ad un monologo tanto affascinante, ma soprattutto giusto, che considerasse argomenti lontani da qualsiasi altra quotidianità. Quel gioco, poi, era un'ottima distrazione in attesa che gli altri due membri della spedizione trovassero un modo per accedere al quartiere. L’Elfa doveva divertirsi parecchio al momento, insomma, ma ben presto la pacchia sarebbe finita. Mentre Aiden e Phoebe tentavano di convincere Bruce della loro identità e dei motivi che li avevano condotti lì, Issho avrebbe potuto notare l’uomo corpulento ergersi in piedi e indicarlo, più o meno chiaramente, attraverso il vetro. Anche il tempo di meditare sulla giustizia e i suoi mezzi era terminato.

«E quello? Sta con voi?» sbottò il Custode, prima di alzarsi dalla seggiola, che aveva cigolato di sollievo per un attimo, e l’indice grassoccio aveva puntato proprio Issho, dall’altro lato della strada. Il suo sguardo non era stato attirato dalle vesti vistose del mago, ma da qualcosa che - a ben vedere - aveva creduto inizialmente come un riflesso di luce sul finestrino di un’auto babbana parcheggiata al margine della via. Mentre otteneva le sue risposte dai due possibili acquirenti, aveva voltato il capo in quella direzione e scorto per la seconda volta l’uomo seduto sul muretto e una pallina di carta o materiale simile ballonzolare nell’aria. Come se qualcuno l’avesse incantata. «Ve lo richiedo.» e a quel punto Aiden Weiss sarebbe stato certo di non aver ancora visto nulla, specie il suo temperamento. «E’ con voi?»



Phoebe:
PS: 107
PC: 50
PM: 50
EXP: 2

Assenze: 0/3
Proroghe: 0/3
Issho:
PS: 200
PC: 133
PM: 128
EXP: 30

Assenze: 0/3
Proroghe: 0/3
Aiden:
PS: 250
PC: 192
PM: 215
EXP: 35,5

Assenze: 0/3
Proroghe: 0/3


E' evidente che la simultaneità di alcune azioni casuali non vi consenta di spingere troppo sull'acceleratore delle spiegazioni al Custode. Confido che tutti saprete giocare bene le vostre carte. Per qualsiasi cosa rimango a vostra disposizione.

Scadenza: 18 aprile.
 
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view post Posted on 14/4/2020, 12:51
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Aiden Weiss
‹ Auror ‹ 27 anni ‹ Ex Grifondoro

PiBDJP3
Il Custode era davvero un osso duro, doveva concederglielo, ma ciò nonostante suscitò una certa antipatia in Aiden, specialmente per i modi di fare che quel grosso cinghiale ripieno stava usando nei loro confronti. Non gli piaceva per niente, tanto quanto lui non piaceva all’altro, ma con l’unica differenza che almeno Weiss stava cercando di tenersela per sé quella bassa opinione nei confronti dell’altro. Quel Bruce - così diceva l’etichetta in bella vista - aveva un che di losco e l’Auror di certo sapeva percepire la puzza di marcio anche da debita distanza.
Nonostante il Custode si focalizzò su Phoebe, torchiandola a puntino nel disperato tentativo di strapparle un ritornello diverso rispetto alla canzoncina che aveva improvvisato il rosso per convincere il grosso omone, l’Irlandese fissò il loro interlocutore con sguardo asciutto e calmo. Cercò di non trasudare nervosismo se voleva che fare in modo che l’inganno durasse più a lungo.
«Gliel’ho già detto: l’ho trovato in sala d’attesa. Probabilmente un collega o un paziente deve averlo dimenticato lì.» Pacato, l’Auror ripeté nuovamente la propria versione. «Il Ministero?» aggiunse poi, fingendosi sorpreso e confuso al tempo stesso. «Cosa diavolo c’entra quell’immenso gregge di pecoroni in cravatta?»

All’improvviso quel Bruce scattò in piedi come una molla e indicò qualcosa alle loro spalle. L’Auror non poté evitare di voltarsi automaticamente verso il punto che aveva attirato l’attenzione del Custode, scoprendosi ad imprecare mentalmente nel notare la figura di Issho e della pallina di carta a mezz’aria che salive e scendeva ritmicamente. Per il sacro calderone del Dagda! E ora?
Aiden Weiss non poteva permettersi nessuna esitazione di sorta, né tanto meno lasciarsi sopraffare dagli eventi che ne contrastavano l’operato: c’era in gioco qualcosa di davvero importante e nobile, qualcosa di puro e concreto, oltre al fatto che le parole e le azioni di quel Bruce puzzavano di sospetto tanto quanto l’olezzo della frittura che proveniva dal gabbiotto.
«Mai visto in vita mia!» esclamò in tono sicuro, alzando le braccia e scuotendo la testa in segno di diniego, palesando la propria ignoranza, una volta che riportò l’attenzione sul Custode. Negare era l’unica mossa contemplabile, la sola che avrebbe permesso alla loro missione di proseguire. «Senta, non me ne andrò finché non avrò parlato con un responsabile delle vendite. Questo mi pare un buon quartiere per gestire sia il mio lavoro che l’educazione di mia nipote e se l’affitto è buono vorrei prendere la palla al balzo. Mi capisce, no?» Poi, improvvisamente, la mente dell’Auror venne stimolata da un’idea davvero astuta: quel Bruce era talmente gigantesco che avrebbe potuto divorare un Erumpent intero se solo avesse potuto, perciò l'appetito doveva essere certamente il suo punto debole e, di conseguenza, perché non sfruttarlo a proprio vantaggio?
«Se mi indirizza al responsabile potrei ricambiare la sua gentilezza con un fantastico dessert fatto da Fortebraccio. Che ne pensa? Anche due, se preferisce, di certo non sono un ingrato verso chi mi fa un favore.»
Era un buon compromesso? Corrompere il Custode con delle leccornie era stata la mossa più arguta e adatta da intraprendere?
Poteva solo augurarselo, ma doveva anche sperare di riuscire a trovare un modo per fare entrare Issho e Kinù.

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‹ PS: 250 ‹ PC: 192 ‹ PM: 215 ‹ EXP: 35,5

Inventario

› Bacchetta in legno di biancospino, piuma di Ippogrifo, 12 pollici e mezzo, flessibile;
› Distintivo Auror;
› Spilla del C.r.e.p.a;
› Avversaspecchio ─ Piccino e compatto, sta in una mano; in ottone intarsiato, lo specchio rifletterà delle ombre che si faranno sempre più distinte mano a mano che eventuali pericoli e/o nemici si avvicinano al proprietario dello specchio.
› Cappello del Falco;
› Bracciale Celtico originale;
› 2 x Nanosticche;
› Foto e volantino di Harshstone.

Incantesimi & Abilità

› Classe I, II, III, IV complete, esclusi i proibiti, eccetto per Iracundia e Ignimenti, e Mutas/Immūtas appresi in Quest di Animagus;
› Classe V appresi Claudo/Parclaudo e Nebula Demitto;
› Classe VI appresi Incarceramus e Realtas;
› Classe VII appreso Magisterium;
› Incantesimi da Auror ─ Stupeficium, Expecto Patronum, Rompisigillo, Nego Negligetiam, Homenum Revelio, Deletrius.

› Animagus I Volpe Rossa;
› Occlumante I.


Riassunto & Status delle Ferite

Aiden prova molto antipatia per Bruce, ma cerca di nasconderla. Ciò nonostante non abbassa le difese e continua la sua farsa, negando addirittura di conoscere Issho non appena il Custode si accorge del Giapponese.
Tenta di sfruttare quello che reputa il punto debole dell’omone e gli propone di ripagare il favore con un dolce di Fortebraccio se Bruce lo indirizza al responsabile di vendita.
Post stilato previa consultazione con gli altri partecipanti.

Nessun danno subito.





















 
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view post Posted on 14/4/2020, 15:32
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simbolo1issho


isshonome
Dipendente Ministeriale ☯ C.M.I. ☯ 67 anni ☯ Giapponese
PS: 201 ☯ PC: 133 ☯ PM: 128 ☯ EXP: 30


Sedeva ancora lì a meditare del più e del meno senza nemmeno un vero filo logico; forse l’attesa, per chiamarla così, era una di quelle cose che non gli piacevano, non perché fosse una perdita di tempo bensì perché alla sua età restare fermo voleva dire perdere tempo per ri-carburare come meglio si doveva in una giornata come quella. Piacevole fu ``vedere``, per così dire, l’invisibile Kinu’ che doveva essersi trovata un passatempo migliore del giapponese con una pallina improvvisata di giornale, la stessa probabilmente usata precedentemente per guidarli. Osservava quella carta stropicciata librarsi nell'aria da una parte all'altra e se bene la vista fosse migliore che osservare chiazze di colore in lontananza, qualcosa sembrava ad un certo punto aver richiamato l’orientale in quella situazione, scena: quello che doveva essere un individuo vestito in verde poc'anzi e a mala pena notato, sembrava adesso più alto con i colori, come se si fosse portato più avanti o fosse leggermente sparita la patina opaca che non gli permetteva di osservarne altri tratti e, di fatti, la cosa sembrava poter esser stata sottolineata dal giovane Auror che invece, abbastanza chiaramente, si vedeva far spallucce e dire qualcosa di inudibile da così lontano. Oh oh. Sospirò il giapponese mettendosi lentamente in piedi e senza far bruschi movimenti; simulando di sistemare le vesti, subito disse a bassa voce a Kinu’: Giovane Elfa, lascia a terra la pallina… potremmo aver un problema. Confidando di esser stato ascoltato dalla creatura e pregando al tempo stesso che collaborasse, fece finta di seguire con la mano il possibile pezzo di carta lasciato a terra, seguendolo nella traiettoria cosi per simulare che fosse stato lui a incantarla e avrebbe lentamente cominciato ad avanzare. Canticchierò qualcosa per non farmi prendere per pazzo ora, reggi il gioco Kinu’ e facciamo finta di non conoscerli. Per sicurezza, resta invisibile. Disse leggermente cantilenante, come per pensare ad’ alta voce il da farsi e spiegare il piano all’Elfa. Mentre si avvicinava, era chiaro che l’espressione del rosso rivolto a loro fosse di perplessità, come per sottolineare: non li conosco, ma il giapponese avrebbe dovuto inventarsi qualcosa prima di arrivar lì disarmato e, canticchiando cose senza senso che altro non erano la lista degli ingredienti commerciabili e legali nel paese associate a comuni parole babbane prive di logica in quel contesto, qualcosa cominciava a venirgli in mente. Pigna, pizzicotto, biscotto, tigre…che fantastiche parole, simili a Bezoar, asfodelo, horklump e grizanfico! Cantava, chiaramente senza senso, pur di darsi un ritmo e un motivo per giustificare un lontano labiale proferito con un ``nessuno`` invisibile. Salve gentiluomini. Sorrise una volta arrivato dal gruppetto. Finalmente osservava da vicino quello che aveva da nascondere quella sorta di portineria: un tizio corpulento, con piccoli e slavati occhi, espressione arcigna stampata su un volto flaccido e decorato da discutibili e rossi baffi folti. Perdonate la mia intromissione, ma non ho potuto fare a meno di notare di essere, a mia volta, stato notato…e si dia il caso che questo è un fortuitissimo caso interessante, un piacevole segno del destino. Sapete perché? Diceva alzando l’indice come per rivelare una verità scontatissima ma logica nella sua linearità: perché a quest’ora doveva arrivare un caro amico per farmi far visita in questo paese bellissimo ma, ahimè, ha contratto un problema per strada avvertendomi qualche ora fa tramite gufo. Sembrava essersi calato nel personaggio di qualche tipologia ancora non chiara, tant'è che volle subito approfondire. Sapete, vengo dal lontano Giappone per lavoro. Sono un commerciante, o meglio… Tossì per schiarirsi la voce e pensare lestamente a qualcosa che giustificasse un inglese fluente … un traduttore assoldato da un commerciante. Ho da risolvere un atto di vendita non chiara al mio paese e dovrò restare nel vostro paese. Adocchiò quel volantino, dépliant, della struttura in esame e tenuto in mano dall’auror; lo strappò lesto cosi come se avesse trovato un tesoro. Ecco!! Di questo sto parlando. Il mio amico aveva parlato di questa possibilità per alloggiare… si beh, mentre si scusava di non potermi guidare. Ecco… disse come un buon anziano poteva fare, al massimo della compassione che poteva smuovere negli individui, mentre riconsegnava il foglio a mr. Weiss. Mi aveva chiesto anche di cercare un …ehm, Muller? Murtelans? No…. Fece per meditare, portando pollice e indice sul labbro inferiore, trovando per ``fortuito caso`` il nome giusto. Mulligan! Ecco… è lei signore? Mi fa il favore di trovarmi una sistemazione per i prossimi giorni? Mai qualità di attore fu sfruttata così dal giapponese che, per l’occasione, non degnò nemmeno di uno sguardo il collega più giovane e la studentessa, inserendosi invece di cattiveria nel discorso che gli altri potevano aver intrapreso in quei momenti. Ho bisogno di riposare per bene o non otterrò mai l’aiuto per importare sangue di Re’em ma…singhiozzò, questa volta per puro caso. Forse questo non dovrei dirlo. Era chiaro che era una trappola; il sangue di Re’em era illegale nella sua importazione e nel suo commercio, ma in qualche modo il giapponese sperava di poter usare i vecchi stratagemmi del mercato nero per entrare nelle grazie dell’uomo che tutto ispirava meno che fiducia e, in questo modo, garantirsi l’affidabilità per incontrare Mulligan in qualche modo, oltre al fatto di non render evidente che lavorasse per un ministero e, al tempo stesso, raccogliendo deposizioni involontarie su possibili approfitti del portinaio sull'intera faccenda.

simbolo2issho





Statistiche:
PS: 201 ☯ PC: 133 ☯ PM: 128 ☯ EXP: 30

Inventario Attivo:
Bastone, Bacchetta, Guanti dell'eroe caduto, Giaccone in pelle di Erumpent , Sovrapantaloni in pelle, Cintura samurai, Calzature degli elfi

 
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view post Posted on 18/4/2020, 22:10
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Phoebe Halliwell
Corvonero | Studentessa | 12 anni | Curious & Determined| | ♪young-alyssa-milano-in-red-t-shirt-and-jeans-photo-u1 "Un atto sbagliato fatto per la ragione giusta, è sempre un atto sbagliato"
L avora al San Mungo, signore Annuì con decisione alla domanda del custode, esibendo l'espressione, sopracciglio alzato, tipica di chi si sente piuttosto offeso e anche leggermente scocciato dalle parole piene di sospetto del suo interlocutore. Sperava di far capire a quel tizio che non c'era alcuna ragione per la quale avrebbero potuto mentirgli sulla posizione lavorativa che Aiden aveva detto di ricoprire. Doveva pur sempre reggere il gioco, no? E poi, per quanto lei ne sapesse, l'uomo dai capelli rossi poteva benissimo lavorare al San Mungo ed essere un Medimago, dal momento che, in occasione delle presentazioni ad Hogsmeade, non aveva reso nota la sua qualifica, ma si era limitato semplicemente a presentarsi per nome. Aiden. La corvina si rese conto in quel momento di sapere in realtà soltanto questo di lui, eppure non aveva idea del perchè ma sentiva di potersi fidare di lui - forse per il fatto che anche lui, come lei, aveva sposato la causa dell'associazione C.R.E.P.A., perchè infondo chi era iscritto a quella associazione e partecipava alle missioni, non poteva che sposare nel profondo del suo animo la causa deIl'associazione che aveva come pensiero fondante il benessere di qualunque creatura, o forse, cosa meno probabile, il motivo per il quale sentiva di potersi fidare di lui era qualcos'altro. Non sapeva. In quel momento il suo finto zio confermò la sua versione precedente, confermò di aver trovato quel volantino in una sala d'attesa della struttura ospedaliera londinese per maghi e streghe, dove lavorava. Riprese ad osservare il tizio oltre il vetro. No, quel tizio non le faceva paura, non aveva paura di lui, solo gli dava una sensazione quasi fastidiosa a cui si aggiunse il sospetto, sospetto che lui stesse nascondendo qualcosa, che ci fosse qualcosa di parecchio losco sotto la questione delle case promozionate in quel volantino. Ora nella testolina della giovane corvina iniziò a farsi strada un pensiero: e se davvero l'atteggiamento di quel Mulligan non fosse stato dettato da una plausibile intolleranza verso gli elfi domestici, ma da qualcos'altro? La mente della corvina aveva cominciato a macinare possibili scenari che potessero essere in accordo con questa possibilità, quando il custode piuttosto corpulento si accorse dell'uomo del Ministero. In un primo momento, dettato dallo stupore per la reazione violenta dell'uomo, non riuscì a capirne il motivo, almeno fino che il suo sguardo non cadde sulla pallina fatta di carta di giornale che si spostava magicamente. *Kinù* Fu il primo pensiero che la sua mente produsse alla vista della carta che si muoveva in un modo che - normalmente - non avrebbe mai fatto. E adesso? E adesso come avrebbero potuto sbrigare questa faccenda? Per fortuna, il suo finto zio prontamente rispose di non conoscerlo, di non conoscere l'uomo del Ministero, Issho. Beh... effettivamente era la cosa più sensata da fare. La mente della ragazza cercò di valutare se quello fosse il momento giusto per mettere in pratica l'idea che continuava a ronzarle in testa. No... non era il momento adatto, ma la proposta avanzata dall'uomo dai capelli rossi e rivolta all'omaccione parve dare alla ragazzina l'occasione giusta per inscenare un'altra cosa. Tirò fuori, con fare quasi annoiato, dalla tasca destra del suo giubbottino il sacchetto che aveva ricevuto da Oliver, prima di iniziare questa missione, quello stesso sacchetto che lei aveva riconosciuto come proveniente da Mielandia, in quanto simile ad uno dei sacchetti che le sue sorelle erano solite portarle da uno dei loro viaggi ad Hogsmeade. Agitò il sacchetto brevemente con fare quasi giocoso, per poi aprirlo, tuffare la mano libera e prendere uno dei deliziosi cioccoli alla nocciola. Ne vuoi uno, zio? Chiese ad Aiden agitando leggermente il sacchetto. Sicuramente il suo finto zio non avrebbe capito immediatamente la ragione di questo suo gesto, ma nella visione della giovane inesperta corvina la proposta dell'uomo dai capelli rossi probabilmente non avrebbe funzionato. Sempre nella visione della ragazza, quell'omaccione non avrebbe probabilmente disdegnato un dessert, ma non era da escludere che lui avrebbe potuto vedere la proposta del rosso un po' come una furbata: nulla infatti avrebbe potuto garantirgli che il rosso che diceva di chiamarsi Murtagh O'Connor e che diceva di lavorare al San Mungo non si sarebbe invece fatto piu' vivo con lui, per offrirgli quel dolce, in cambio di quello che lui gli stava chiedendo? A meno che... il rosso non avesse appresso un dolce di Fortebraccio. Il sacchetto di dolci, d'altra parte, probabilmente sarebbe stato uno sprone per quell'omaccione. Non c'era comunque nulla di certo. Beh... Ad ogni modo, poteva essere un tentativo. L'idea di sfruttare in quel frangente il sacchetto non le piaceva, era un regalo da parte di Oliver e lei credeva che lui non se la sarebbe presa se lei avesse deciso di condividere i dolci contenuti in esso a quelli coinvolti in questa missione, agli altri due partecipanti, alle due signore, Elisabeth ed Ophelia, e alla piccola Kinù - gli elfi mangiano i dolci? -, alla fine di questa missione, come modo di festeggiarne la buona riuscita (sempre se fossero usciti vivi da tutto questo!). Ed era esattamente questo, quello che avrebbe preferito fare, ma se la cosa sarebbe servita a far procedere la missione... Si spostò poi facendo spazio ad Issho, e avvicinandosi al contempo ad Aiden, non appena l'uomo del Ministero li raggiunse. Non aveva di certo paura di lui, ma sentiva piuttosto di potersi fidarsi anche di lui. E forse anche per la stessa ragione per la quale si fidava di Aiden. Ma, quasi a rimarcare il fatto di non averlo mai visto, finse di prendere le distanze dal nuovo arrivato. Non bisognava commettere errori in questa messa in scena. Tutto doveva essere coerente, bisognava mantenere una certa coerenza, no? L'uomo del Ministero a quel punto si presentò affermando di essere semplicemente un traduttore che lavora per un commerciante... beh, perfetto, ottima copertura, dopo la considerazione esternata dall'omaccione, sulle persone che lavorano al Ministero, era meglio che non sapesse che lui era... proprio uno di loro. Chissà come avrebbe reagito l'omaccione sapendo di averne uno proprio sotto il naso!

PS: 107 | PC: 50 | PM: 50| PE: 2
Giuls || © harrypotter.it


° PS: 107/107
° PC: 50/50
° PM: 50/50
° EXP: 2/2

INVENTARIO:
Bacchetta Legno di Leccio, undici pollici, flessibile, nucleo di polvere di onice e lacrime di Augurey
Spilla C.R.E.P.A.
Bracciocchio(al polso sinistro) piccolo ed elegante bracciale che, in caso dimentichiate o rischiate di perdere un oggetto, suonerà attirando la vostra attenzione. Il minuto occhio incastonato rimane, solitamente, chiuso, mimetizzandosi ad arte ed aprendosi solo in caso di bisogno.
Fiala di Decotto al Dittamo (1)
Fiala di Pozione Tiepidario (1)
Sacchetto di piperille e cioccoli giganti alla nocciola (1) appena ricevuto da Oliver Brior

INCANTESIMI APPRESI
I CLASSE: tutti
II CLASSE: Evanesco, Expelliarmus, Inversum, Muffliato, Riddikulus, Silencio
 
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view post Posted on 20/4/2020, 22:39
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Il Fato

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Se le parole di Aiden avevano attecchito con efficacia in quella zucca vuota, a nulla poté servire la maliziosa sceneggiata portata sul palcoscenico dal Giapponese. «Florian mi sta bene. Ma… Chi parla troppo è perché non sa fare niente...» lo incenerì con lo sguardo il Custode, volgendo ad Issho gli occhi slavati e l’espressione ancor più arcigna «...o forse racconta frottole.» e a quel punto l’omaccione guardò entrambi gli adulti con fare sospettoso, dall’alto al basso, come se avesse colto le sfumature di quella trama sì fitta e mai tanto lontana dalla verità. Aiden Weiss e Issho Fuji-Tora si conoscevano eccome, ma soprattutto nessuno dei due era davvero chi diceva di essere. V’era nella testolona pelata del custode l’idea che quei due non gliela raccontassero giusta, ma d’altro canto v’era la piccina di mezzo. Come ignorarla? Phoebe - di cui l’uomo non si era troppo curato fino a pochi minuti prima - se n'era rimasta lì col suo sacchetto di Ciocco Nocciola al pari di un'offerta di pace; Bruce si volse allora a lei sola, intimando con un inequivocabile silenzio agli altri due di lasciarla rispondere a quella che doveva essere l’ultima grande domanda. «Guardati intorno, piccina, e dimmi. Ti piacerebbe vivere qui?» con l’indice grassoccio teso, indicò ciò che si celava al di là dell’alto cancello di ferro battuto. Una strada che un tempo doveva essere stata lastricata, ora disseminata di buche e chiazze d’erba rinsecchita dall’inverno. I rami delle piante ai margini del lungo viale erano tristemente spogli, col vento a scostarli impunemente. Le casette, tutte uguali e di mattoni rossi un po’ scoloriti, erano - impossibile crederlo - ancor più misere della strada che costeggiavano. Chi avrebbe portato la sua bambina - o nipotina - a viver lì? Bruce ci lavorava solamente… e questo la diceva lunga sul conto di Harshstone. Del resto, tuttavia, non era quello il suo lavoro: non era compito suo procacciare nuovi acquirenti o convincere gli stolti che volevano viver lì a sceglier un altro quartiere. Lui, d’altro canto, era soltanto il Custode. Esaminare i volti di chi passava di lì, spaventare ragazzini babbani in cerca di adrenalina o - come in quel caso - evitare che dei Ministeriali ficcassero il naso dove non dovevano erano solo alcuni dei suoi compiti. Ma quando il Giapponese cercò di invocare il nome di un certo Mulligan, il motivetto del Custode cambiò registro.
«Forse non racconta frottole.» gli concesse il sospettoso Bruce, non smettendo però di squadrarlo da capo a piedi «Mulligan commercia in molte cose… e non solo quella robaccia lì che hai detto.» sventolò la mano, come a dire che se avesse nominato il Sangue di Salamandra o di Unicorno, per lui, sarebbe stato lo stesso. Era stanco, il sole era alto nel cielo e benché si fosse ancora in inverno i suoi raggi scaldavano malamente il suo piccolo angolo di mondo. Ben presto il pranzo si sarebbe accomodato nello stomaco, costringendolo ad ignorare gli ordini e la propria mansione. Era tempo di dar tregua a quei tre - che si conoscessero o meno - e di farli passare. Avrebbero scoperto da soli che Harshstone non fosse un nome poi del tutto casuale. Il clangore del metallo annunciò l’apertura dei grandi cancelli, col vento a spirare nella loro direzione gonfiando le vesti dell’orientale. Sembrava quasi che si fossero spalancate le porte di un villaggio abbandonato o, al contrario, dell’inferno.
Furono le ultime parole di Bruce a sancire quell’inspiegabile sensazione. «State cercando la stessa persona.» disse allora, cupo e con un sorriso affatto piacevole in volto «Mulligan ama poche cose: i soldi facili, la compagnia di briganti… e i pub.» e così concluse la sua piccola parte nell’opera in atto, raccogliendo il sacchetto di carta in cui il suo pranzo era stato prima di finire nel gran pancione. La scritta “Old Barney Pub” campeggiava tra le macchie di olio e le tinte oro-verdi del logo del locale. Passati che ebbero i cancelli, quelli si richiusero in fretta e soltanto un occhio svelto - non certo quello di Bruce, col capo chino sul petto e quasi tra le braccia di Morfeo - poté vedere il guizzo d’una manina scarna scivolare appena in tempo in quello strano quartiere. Harshstone li aspettava.

E non fu come i quattro se l’aspettavano.
Kinù continuava a procedere con loro, sebbene la pallina di carta - utile stratagemma - fosse rimasta nel mondo babbano. Solo la buona sorte avrebbe fatto in modo che l’Elfo Domestico restasse con loro per il tempo necessario; le strade del quartiere sembravano tutte uguali, con quell’aria lugubre d’abbandono e quartiere povero così diverso dal volantino che Ophelia aveva dato loro. Comprensibile che Kinù e la sua padrona non volessero più tornare! Ma perché irretire l’occhio e la mente con uno sciocco stratagemma? Chiunque avrebbe notato la differenza tra Elephant&Cassle e Harshstone. E se i nomi parlavano… che cos’aveva da dire quello del quartiere in cui si muovevano? Agli angoli dei crocicchi si intravedevano poche anime, gli abiti sgualciti e gli sguardi torvi di chi non abbia cuore di trovarsi a parlare con estranei ben pensanti. La moneta di scambio ad Harshstone era evidentemente l’inganno e ben presto anche la vista del Pub, in fondo alla strada, sembrò a quel trio di associati un po’ come un miraggio - tra i più terribili che si potessero immaginare. Definire l’Old Barney Pub una “bettola” sarebbe stato un vero e proprio complimento: pareva d’esser stati catapultati nella Londra vittoriana, con le sue periferie luride e maleodoranti, in cui il morbo letale di qualche strana natura avrebbe potuto attecchire su di loro solo con uno sguardo di troppo. Le finestre avevano troppe dita di polvere ed aloni di svariata natura - sulla quale era meglio non indagare! - e la porticina d’ingresso pareva esser stata divelta dopo una rissa di un certo clamore. La vecchia era stata abbandonata lungo il muro del locale, dove si trovavano anche alcune casse di legno, e la nuova - se così poteva dirsi - penzolava per un cardine. Il vociare confuso, tipico degli ubriachi, proveniva sin lì e quando i tre furono a una distanza discreta, la più giovane avrebbe sentito il puzzo sconosciuto dell’alcol che di certo le avrebbe fatto arricciare il naso nel maggior sgomento possibile; e che dire dei due uomini con lei? Se Mulligan era lì dentro, non era il caso che la piccina entrasse. D’altro canto, era attivista del comitato al pari degli altri due, dunque… come escluderla se quello era davvero il suo desiderio? Di Mulligan sapevano soltanto ciò che Ophelia aveva mostrato loro: e una nuca di capelli unti, del resto, non era poi molto.


Phoebe:
PS: 107
PC: 50
PM: 50
EXP: 2

Assenze: 0/3
Proroghe: 0/3
Issho:
PS: 200
PC: 133
PM: 128
EXP: 30

Assenze: 0/3
Proroghe: 0/3
Aiden:
PS: 250
PC: 192
PM: 215
EXP: 35,5

Assenze: 0/3
Proroghe: 0/3


Or bene, siamo ad una svolta.
Bruce vi ha dato più di un indizio, ma non troppi. La strada è ancora lunga, ma avete appena superato il primo ostacolo. A voi, ora, il secondo.
Sfruttate bene le vostri “doti” e i punti di forza. Già una volta siete riusciti a scamparla. Che sia così anche stavolta? Confido in voi.
Per qualsiasi necessità, sapete dove trovarmi.

Scadenza: 27 Aprile.
 
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