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| | 27 - Durmstrang - Deutschland « ubi maior minor cessat » |
Col tempo si era abituato a Diagon Alley e al caos che, anche nei momenti più imprevedibili, la caratterizzava. Oddio, abituato era sempre una parola grossa. Uno come lui che aveva sempre detestato i luoghi troppo affollati, il contatto fisico con altre persone e la confusione non si poteva abituare così, in poche settimane, a tutto ciò. Quanto meno ci stava provando e questa era già una cosa positiva. La mattinata era stata molto più impegnativa di quello che credeva. Sua madre era impegnativa. Si aspettava che avere a che fare con lei, dopo che questa se ne era stata diverse settimane nelle Highlands scozzesi con sua sorella, non sarebbe stata proprio una passeggiata di salute, ma la realtà aveva di gran lunga superato, chiaramente in peggio, le aspettative. Avevano appuntamento alla Gringott con un folletto, creature che tra l'altro lui mal sopportava, per operare dei cambiamenti al conto della donna, cosa che lei, da sola non sarebbe mai riuscita a fare. Si era reso conto come, dalla morte di suo padre e dalla mancata accettazione della madre del lutto il suo rapporto con lei fosse mutato. Inizialmente aveva fatto di tutto per farla uscire da quella situazione, poi però, resosi conto della difficoltà di ciò e degli scarsi risultati ottenuti, il suo sentimento nei suoi confronti si era evoluto rendendo la presenza della madre ai suoi occhi pesante. Per questo aveva tirato un sospiro di sollievo quando la donna si era smaterializzata da Diagon Alley per tornarsene da sua sorella. Era di nuovo libero, finalmente. Si chiuse il mantello nero su di se, coprendo gli abiti di fattura elegante che portava al di sotto di questi. L'orologio da polso indicava che si era già fatta ora di pranzo. A tal punto gli conveniva mangiare lì e poi tornarsene a casa. Anche se sapeva benissimo cosa questo comportava. Si era abituato anche a quello: le strade di Londra, e di conseguenza i suoi locali, si riempivano come non mai quando era ora di mangiare. Diagon Alley, anche se era la via magica, non andava esente da ciò. Non fu quindi neanche sorpreso quando, aperta la porta del Paiolo Magico lo trovò stracolmo. Pensare di sedersi ad un tavolo era impossibile. Non gli restava che dirigersi verso il bancone. Uno sgabello era vuoto, al fianco un mago, di giovane età. Meglio così, pensò, solitamente i più giovani erano meno propensi a fare conversazione. Scostò quindi lo sgabello senza farsi troppi problemi. Non era giornata.
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