La fame e' fame..., Issho Fujitora, Fred Anderson

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view post Posted on 6/4/2020, 22:34
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isshonome
Dipendente Ministeriale ☯ C.M.I. ☯ 67 anni ☯ Giapponese
PS: 203 ☯ PC: 133 ☯ PM: 128 ☯ EXP: 30,5


Quella giornata di lavoro era andata come tutte le altre, fin troppo bene: le circolari erano state emanate, i permessi aggiornati, le richieste accolte e risposte e, in generale, la burocrazia all’interno degli uffici del quinto livello era trascorsa senza intoppi; ultimamente capitava spesso che tutto filasse liscio come l’olio, tanto che si prospettava tra i vari tecnici e colleghi che sarebbe scoppiata qualche bolla speculativa contro gli interessi commerciali di stato, forse in forza del fatto che le lamentele inesistenti e gli interessi troppo vantaggiosi per l’economia inglese mostravano una falsa sicurezza nei sistemi attuali sin qui portati avanti, tanto che per tutti era chiaro il sempre aureo regolamento dell’economia: dopo una grande crescita e un grande guadagno, arriverà sempre una grande decrescita e una grande perdita… e viceversa. Insomma, in quegli ultimi giorni il buon andazzo delle borse e i trattati internazionali ai banchi della cooperazione magica erano stati molto proficui, troppo innaturali, tanto da lasciar perplessi tutti, il giapponese compreso che adesso timbrava la libera uscita per l’ora di pranzo, come suo solito. La scimmia, Ambipom, venne lasciata al suo posto… oramai erano entrati nell’ottica che uno non doveva disturbare l’altro in sede di lavoro, solo in questo modo avrebbero trovato pace e serenità da contrapporre ai dispetti che si facevan l’uno con l’altro a casa. Ambi, fai il bravo. Si limitò a dire prima di lasciarsi alle spalle la porta del proprio ufficio, chiusa saldamente e magicamente; come suo solito, si dette una rapida sistemata di indumenti prima di uscire dalle mura ministeriali, in cerca del prossimo posto da provare per il pranzo. La scelta ricadde su un piccolo ristorantino del posto che, stando ai discorsi con i colleghi, doveva preparare fra le tante cose anche delle ottime focacce di varia tipologia; non aveva capito se fosse di trazione babbana o magica ma, se c’era un momento e una cosa in cui ciò non aveva importanza, era proprio quando lo stomaco chiedeva tregua e soddisfazione con il cibo: il mangiare accomuna tutto e tutti. Aaaaaah. Sospirava, camminando lento per i viali londinesi in cerca del proprio obiettivo: Foca Monaca. Pronunciava il nome del locale con uno stranissimo accento italiano, cosi come si supponeva fosse la gestione del locale, prettamente italiana. La trovò dopo qualche metro percorso per una strada abbastanza trafficata di gente. Tadan! Esclamò come un bambino di 67 anni dinanzi all’insegna del locale, una bellissima foca riposata in un scoglio e dal dubbioso senso del contesto alimentare; poco importava al giapponese che, grattandosi il capo in corrispondenza dell’evidente cicatrice altezza occhio destro, avanzava nei suoi interni per prendere posto: non era molto ampio il locale, anzi, al massimo avrebbe potuto ospitare una ventina di persone ma l’arredamento si mostrava semplice e di effetto, con particolare uso dei colori rimandanti al mare, dall’azzurro al blu, e con vari elementi di tappezzeria sulla stessa tonalità e quadri fissati per tutte le pareti, con le principali viste e panorami sull’Italia. Rimase abbastanza colpito da come si presentava accogliente nel suo essere sgargiante di colori e semplice di mobilia e arredamento. Fu scelto e accompagnato in un tavolino da due, quadrato, vicino a una finestra che dava per la strada trafficata e poc’anzi percorsa. Gli fu servito un menù da una simpatica cameriera che, come altre sue colleghe, non indossava divisa canonica ma semplicemente una mantellina di un color turchese sopra una semplice maglia bianca e pantalone grigio. Una volta sfogliato il menù e adocchiata qualche buona focaccia, specialità della casa, avrebbe atteso che la stessa ragazza venisse a prendere la comanda e, in tutto ciò, notò che il resto del localino era stato preso d’assalto in pochi minuti, senza lasciar altri posti liberi se non la seduta con il giapponese…. Era sempre un bene andar a pranzo prima della 12:30, salvava la vita e…la fame.

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