Aveva creduto che la saggezza e l'elogio dell'intelletto fossero le prerogative della nobile casata di Priscilla. Valori come quelli venivano tanto decantati dal Cappello Parlante all'inizio di ogni smistamento nella sua canzone e secondo quei parametri i nuovi adepti venivano rivestiti di bronzo e blu. La personcina che aveva di fronte però era l'incarnazione dell'esatto opposto di ciò che un corvonero sarebbe dovuto essere. La perfetta dimostrazione della sua tesi che tutto ciò che veniva detto in giro su ogni casata fosse solo il frutto di stupidi stereotipi.
L'immobilità aveva incollato Casey al terreno e i suoi occhi giudicanti alla ragazza. Era seria, non c'era l'ombra di scherzo sul suo volto. Molti Grifondoro si zittirono, alzarono le sopracciglia e rimasero in attesa con le orecchie e le pupille puntate sulla scena, quasi certi che il Prefetto ne avrebbe combinata una delle sue dopo quella infelice e ingiusta uscita. Si aspettavano fuochi e fulmini, schiantesimi e lumache che schizzavano via dalla faringe dell'ochetta che aveva davanti, ma nulla di ciò si manifestò. L'unica novità sorse nello sguardo di Casey: un profondo senso di vergogna ed imbarazzo per l'intera casata di Corvonero.
Ogni singola espressione pronunciata da Alice dava l'idea che se la fosse studiata a tavolino il giorno prima. Ogni tentativo di risultar procace rendeva ancor più ilare agli occhi di tutti quella scena. L'idea che quella tizia avesse solo in mente di provocarla per il puro gusto di farlo fece capolino nella sua testa. Ma a che pro? Cosa c'era di tanto saggio, creativo e intelligente in una strategia del genere? Si stupì di come quell'elemento avesse potuto contribuire in maniera così esemplare alla vittoria della sua casata. Si stupiva tra l'altro anche dell'improvvisa e così rigogliosa rifioritura di quegli zaffiri dopo tredici anni di totale inefficienza da parte dei loro rappresentanti, a meno che non ci fosse stato un copia copia generale del lascito di qualche studente più grande. In effetti solo quello poteva essere il miglior modo in cui quella gallinella avrebbe potuto generare delle uova d'oro.
L'impulso che chiunque avrebbe avuto di fronte a frecciatine tanto fuori luogo sarebbe stato di domandarle con tumulto chi si credeva di essere e come si permetteva di giudicare a pelle qualcuno che non aveva mai conosciuto. Molto poco saggio e molto poco logico. Tra l'altro nessuno aveva ben compreso cosa volesse intendere con quel discorso dato che Casey era lì ormai da cinque anni e per tutte e tre le volte aveva sorretto coi suoi concasati la Coppa delle Case. Inoltre accusare un Prefetto -
persino l'unico rimasto della casata - di indolenza era piuttosto grave. Casey non si era mai vantata di nulla, nemmeno in quell'insignificante frangente che stava vivendo. Aveva sempre fatto quello che poteva per Grifondoro seppur odiando il peso di quella spilla e sentendosi la persona più inadeguata a portarla.
La risposta a quelle accuse era troppo semplice per tergiversare. L'unico modo per levarsi di torno gli stolti era annuire e lasciarli crogiolare nel loro insipido brodino. Tuttavia non seppe resistere, una risata era impossibile da trattenere di fronte a quel teatrino. Si voltò verso Les, che stava esplodendo di suo per l'incazzatura, e gli sorrise nel tentativo di non sbuffare dal ridere. Gli parlò con una vocettina acuta simulando il tono e il parlato di un ottenne tendendogli un braccio.
«Fratellone, mi accompagni che sono troppo piccola e stupidina per arrivare da sola alle serre?»Il compagno sghignazzò all'improvviso, sorpreso, e la prese a braccetto. Dei sorrisetti divertiti si diffusero per tutta la tavolata rosso-oro.
«Va bene, piccina» rispose lui
«e se fai la brava facciamo anche a te un applauso e ti cantiamo pure un coretto da stadio.»Voltarono le spalle e si incamminarono verso l'uscita divertiti, roteando gli occhi per l'enorme disagio che avevano appena visto in quella sala.