In prima pagina, One-shot

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view post Posted on 22/5/2020, 18:38
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« In prima pagina »

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Il gusto dolce di mandorle e miele saliva in un turbinio speziato dalle dita sporche di zucchero alla bocca dischiusa, fino a solleticare le narici. Sull'unico tavolino in legno c'era un croissant ancora caldo, mentre un altro profumo, così semplice, accoglieva una nota acidula del caffè nero in una tazzina: forte, pungente, scuro più dell'inchiostro, l'aroma sembrava riempire la stanzetta circolare e in quel modo risvegliava anche l'ultimo tra gli assonnati. Oliver Brior sedeva ad una scrivania della Redazione del Profeta, in solitaria, e intorno a sé altro non scorgeva che il pigro fremito di pergamene sospese a mezz'aria nelle forme più disparate: dapprima un passerotto di carta, le ali che lampeggiavano di parole nerissime, lucide, appena segnate; poi un ragno, una pagina strapazzata, i cui tentacoli lasciavano l'impronta perlacea delle ultime frasi di un articolo destinato a non essere pubblicato; infine, di sfuggita, una stampa di più fotografie accartocciate, il cui ammasso quasi richiamava un polpo di mare. Creature di parole e magia, la differenza così sottile tra l'uno e l'altro aspetto. Capitava di adocchiare un Gufo Reale, in tutti i sensi, e in quel caso già appariva più evidente l'importanza di una missiva da leggere in fretta: uno scoop, una notizia di cronaca, un aggiornamento, perfino un avvertimento, gli Osservatori del Profeta erano ovunque nel Mondo Magico e inviavano costantemente anteprime da uno e più fronti. Quel giorno non c'era troppa frenesia, la mattina era avvolta dal sentore di caffè e croissant sfornati - la pasticceria di fronte la sede ufficiale della Redazione era stata una piacevole scoperta -, per il resto appariva tutto sommato tranquilla.
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Il movimento continuo del cucchiaino di ferro nella tazzina di caffè scandiva un ritmo cadenzato: in modo costante, in senso orario, senza fermarsi una sola volta. Il leggero sortilegio che governava il suo equilibrio custodiva in sé un discreto fascino, e sebbene in principio fosse stato chiamato all'appello per amalgamare banalmente una zolletta intera di zucchero, da circa dieci minuti il suo compito poteva dirsi ben che finito. Attirava invece lo sguardo del Giornalista, lì dietro la scrivania, e sospendeva apparentemente un filo di pensieri tra di loro confusionari, poco ordinati, per nulla nitidi. Oliver era arrivato agli Uffici del Profeta da circa trenta minuti, aveva sfruttato un intervallo di tempo libero da ogni altro impegno per assolvere al nuovo ruolo affidatogli. Da quando era stato nominato Vice Redattore della Gazzetta, il giornale magico più famoso del paese, intimamente aveva sorriso più di quanto previsto; una parte di sé ne era stata sorpresa, aveva da sempre apprezzato profondamente le dinamiche di quell'ambiente e a lungo aveva soltanto immaginato di poter avere un futuro più prezioso in quel contesto, mentre la restante riflessione più razionale sembrava aver atteso quel momento da tutta una vita. Il contributo che aveva dato al Profeta - come giornalista, come curatore di una delle rubriche più seguite degli ultimi tempi, e ancor più come esponente creativo - trovava sostegno in una passione indissolubile. Era lì, Oliver, perché non si era mai fermato. Un pizzico di fiducia, un'ambizione di cui non avrebbe mai saputo né voluto privarsi, la dedizione assidua mai a vacillare, e un intreccio di dimestichezza e pazienza avevano fatto tutto il resto. Aveva colto la promozione come un obiettivo, ancor più che come un traguardo ormai fatto e finito, pienamente raggiunto; non aveva festeggiato, non si era concesso nulla di particolare ad eccezione di un paio di api frizzole, di ritorno al Castello di Hogwarts. Segretamente, aveva conservato però le carte di quelle stesse caramelle: un gesto tra tanti, una piccolezza che aveva esclusivo valore personale; carte d'oro, color dell'ocra, tuttora appiccicaticce per il miele di cui erano avvolte. Con il trascorrere dei giorni, aveva scritto di sfuggita un paio di righe ai suoi genitori, e sebbene il commento entusiastico di sua madre aveva saputo riscaldare il cuore a più non posso, l'assenza di qualsiasi risposta da parte di suo padre aveva rappresentato il peso dell'indifferenza. Si era gettato a capofitto nel lavoro, a tutto tondo: dai doveri scolastici agli altri, apportando consigli e idee, innovazioni e spunti continui. Le consegne erano partite alla grande, il numero di abbonati allo stesso Profeta era salito vertiginosamente in pochi giorni, gli articoli fioccavano continuamente sulla scia di un'adrenalina coinvolgente, di tutti loro. Oliver non era spesso da quelle parti, conosceva gli interni del palazzo della Redazione del Giornale, ma la sua fissa sistemazione restava il Castello di Hogwarts. La sua corrispondenza era aumentata di pari intensità, per quel motivo, e dispensava risposte, lettere e pergamene come un circense nel suo spettacolo più versatile. La sua civetta avrebbe avuto una crisi da lì a breve, e così sarebbe stato per molti altri volatili della Scuola, ma sembrava procedere per il meglio. Per fortuna, il fine settimana riusciva a Materializzarsi in fretta, una tappa dopo l'altra, fino a raggiungere in quel modo la sede principale del Profeta. Avrebbe dovuto ammetterlo: ne era assolutamente travolto, in senso positivo, e percepiva l'energia più vivida scorrere da corpo a mente. Con la colazione sottobraccio, il sacchetto contenente un croissant ancora da addentare, e un caffè ristretto lasciato a raffreddare sul tavolino, Oliver si era perso in uno e più pensieri, e la piuma stretta tra indice e pollice continuava a gocciolare inchiostro fin sul palmo della mano. Quando sentì una voce chiamare il suo nome, si riscosse così di scatto da far stridere i piedi della sedia sul pavimento sottostante.
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«Mr Brior, è arrivata conferma.»
Abbozzò un sorriso, scorgendo la figura familiare lì di fronte. Un cenno gentile, un ringraziamento a fior di labbra, e finalmente Oliver si liberò dalla morsa dell'attimo precedente; la bacchetta magica scivolò nel palmo della mano destra e si mosse appena, una carezza leggera, portando con sé in volo un paio di pagine di giornale già stampate: un titolo a chiare lettere, un trafiletto centrale, un'appendice laterale. Le frasi si univano tra loro, trovavano gioco d'incastro perfetto, brillavano della lucentezza dell'inchiostro. Quando si portò oltre la scrivania, Oliver recuperò tutto e marciò a passo svelto verso il corridoio centrale del piano. Attirò uno sguardo dopo l'altro, salutò educatamente i volti di Giornalisti e Dipendenti del Profeta - un occhiolino, una conferma del capo, la bocca piegata in un'espressione felice. Molti già sapevano, e molti altri presto avrebbero saputo. Più si avvicinava al punto in cui convergevano le stampe delle macchine incantate, più il cuore zampillava di un sentimento più grande del solito, e tutto era così prezioso da credere di poter sospendersi qualche centimetro da terra. Individuò la postazione più lontana e vi si fermò, si volse infine per incontrare l'attenzione degli altri. Un sorriso, la serietà tuttavia persistente sul volto; si schiarì la gola prima di iniziare.
«La notizia di oggi farà il giro del paese, è una voce che il Profeta ha scelto di accogliere e di comunicare. Mr Renford, voglio una dichiarazione del Ministero il prima possibile.» Si volse alla destra, cercando consapevolmente la figura di un Giornalista. Il tono era pacato, scandito, ben cadenzato: era un momento importante, non aveva presunzione.
«Latine, Harrington, voglio che questo articolo venga stampato entro oggi.»
Un passo avanti, concludendo con estasi. Il plico stretto nel palmo si aprì e ad un altro, ultimo colpetto di bacchetta riuscì a raggiungere le scrivanie di chi dovuto.
Si aprì, rivelando il titolo. Oliver si affrettò ad aggiungere un'ultima richiesta.
«In prima pagina.»
Poche domande, un intervento veloce. Il ticchettio dei tasti, gli incantesimi sciorinati come litanie d'altri tempi, l'essenza di inchiostro e di carta - il Profeta incontrava l'incanto più vivo, ed Oliver Brior ne era profondamente, straordinariamente travolto. Il suo ultimo pensiero andò a Dalis, e a tutto quello che aveva rappresentato nel corso degli anni. Quando si allontanò, lasciando la sala, il suo cuore continuò a battere all'impazzata, mentre un pensiero tra tutti faceva capolino nuovamente in fretta: era soltanto l'inizio.

Si tratta di una one shot che sentivo di voler scrivere, è per me una parte preziosa -
in ogni caso fine a se stessa.

 
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