Stare into the night, Contest a tema, giugno 2020

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view post Posted on 23/6/2020, 19:51
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In a world beyond controlling
are you gonna deny the savior in front of you eyes?



Vagava nel Nun, nell'oceano primordiale, la barca di Ra, nel cielo sopra il treno per Hogwarts. Né erano presenti le stelle, latitanti nello spergiurio di donare sollievo agli occhi dei viandanti.
Era il buio.
Era l'ora del lupo. Che acuta guaiva.

Daniel O'Hara dormiva beato mentre rapide si susseguivano le rotaie che la locomotiva divorava nel suo ineluttabile peregrinare. La testa del ragazzino era appoggiata al vetro dello scompartimento, cullato il suo sonno dal tiepido vibrare della parete trasparente. Sottile e quantomai necessario divisorio. Eppure se è vero che Hypnos e Thanatos sono gemelli è vero che il primo partecipa all'altro solo temporaneamente, salvo fuggire timoroso del suono di una sveglia, dell'afflato della ragione.
Sicuramente non fu la prima, forse neanche il secondo a destare l'irlandese nel bel mezzo del viaggio. Un prolungato sbadiglio uscì dalle sue labbra, scevro della prassi di nasconderlo visto il sonno di chiunque era presente, accompagnato da una solenne stiracchiata, affermazione solenne del primato del mero corpo sugli onirici celesti.

Corrucciato e turbato dall'idea di dover passare il resto della notte da solo e in silenzio in quello scomparto, Daniel si alzò, con l'intenzione di farsi una girata per il treno, per il corridoio deserto e silenzioso, ove il fischio lontano del buio e quello fin troppo vicino della locomotiva si confondevano in una nenia dal sapore del nuovo. Si alzò e cercò di fare meno rumore possibile, oltre ad evitare di calpestare undicenni piedi, mentre si dirigeva alla porta e la apriva. Sgattaiolare fuori e respirare a pieni polmoni l'aria di chiuso e condizionatore fu un attimo.

Indeciso su quale direzione prendere si guardò attorno. Tutto taceva. Tacevano i suoi pensieri. Dopotutto quando si è ad un bivio tra un ignoto rassicurante ed un ignoto rassicurante poco conta dove andare. D'un tratto Daniel venne colto dall'illuminazione: da qualche parte il carrello dei dolci doveva essere! Chissà se qualcosa era sfuggito all'orda barbarica di unnica rimembranza che si ergeva ad assoluta comprimaria del cammino del treno.
Così si avviò verso la macchina a vapore, scoprendo con estrema sorpresa che molte delle porte non erano state chiuse. Il suo respiro così si mischiava in una Babele di fiati, un perpetrarsi dell'Aìon che faceva da insolito tamburo alla sua marcia che accompagnava il compimento della prima infrazione della sua nuova vita. Fu una ricerca breve eppur fruttuosa. Una cioccorana si ergeva solenne davanti al suo Eurialo, privo del fido compare.
Un gesto secco. Una mano che afferra l'oggetto del desiderio, il Graal solitario sfuggito alla custodia di un Galahad nelle inusite vesti d'inserviente del treno.

E fu così che mangiata la refurtiva e fatta pochissima attenzione alla carta al suo interno Daniel si trovò ad iniziare il viaggio di ritorno. Come l'eroe di Virgiliana memoria si sentiva però osservato. Mille occhi che lo seguivano, lo spiavano, il formicolio alla nuca che accompagnava ogni suo passo e la certezza che esso rimbombasse come un gong nel buio della notte. Fu prima una camminata lieve, immersa nell'oscurità. Poi il suo respiro si fece più alto, affannoso, superò l'orchestra dei dormienti esibendosi in un assolo di terrore, via via che i passi si facevano meno sicuri, l'andatura incespicante.
Era l'ora del lupo che ringhiava. Quel momento ove chi dorme è immerso nel suo personale mondo e i gemelli, Phobos e Deimos, vengono all'unisono a bussare alla porta del desto sventurato, nel silenzio cupo della notte. O'Hara Daniel era quel giorno la vittima predisposta e già i due crudeli figli della Guerra si preparavano a fare lauto pasto del suo tremare di undicenne, dei nervi che muovevano i suoi passi.
Fu un'Odissea. La scalinata di Odessa al confronto meno di uno sgabello.
Daniel camminò respirando affannosamente. Aumentò il passo. Corse. Frenò bruscamente alla porta. Traccheggiò con la maniglia. Mille occhi e uno solo che lo fissavano. Ridevano. Lo inseguivano. Pochi istanti e sarebbero stati su di lui. La porta non voleva aprirsi. L'avrebbero preso. L'avrebbero preso. E poi? Chissà?

La porta si aprì

Daniel se la richiuse di scatto alle spalle, attento a non svegliare i presenti e volteggiò nuovamente tra le loro scarpe fino al suo posto. Il cuore a mille. Il respiro che solo in quel momento tornava ad avere parvenza regolare. Il buio, unico testimone del suo segreto.

Dormiva beato il ragazzino, la testa appoggiata al vetro dello scompartimento, cullato il suo sonno dal tiepido vibrare della parete trasparente mentre rapide si susseguivano le rotaie che la locomotiva divorava nel suo ineluttabile peregrinare.
Dimenticato in un taschino, l'occhio di Salazar, prova del misfatto, sogghignava divertito.
 
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