Ramingo, ∼ Privata

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view post Posted on 2/1/2021, 17:17
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We’re walking the wire, so look out down below

Le informazioni che ottengo da Thalia sono tante, più di quante me ne sarei aspettata. Nell’assecondare la conversazione, ho lasciato che fosse lei a parlare e mi sono limitata a piccoli cenni, che la invogliassero a continuare e, soprattutto, che le facessero capire di avere la mia attenzione più assoluta.
Se, di solito, infatti sono io a lanciarmi in questo genere di confessione e Thalia ad accaparrarsi il ruolo dell’orecchio e consigliere, stavolta giochiamo a parti invertite. Non soltanto mi rendo conto di quanto sia prezioso questo momento per la nostra amicizia, ma realizzo anche quanto determinante sia per la mia migliore amica e sotto plurimi aspetti. Le espressioni che si sono succedute sul suo volto e che ancora la colgono a momenti alterni, perfino il tono cangiante: tutto mi suggerisce quale calvario sia stato per lei mantenere tanto riserbo sulle questioni di cui stiamo discorrendo. E me ne dispiaccio.
Mi dispiace pensare che Thalia possa non essersi sentita titolata a parlare con me, convinta magari di dover ricoprire sempre e solo la posizione dell’ascoltatrice. Mi dispiace che abbia dovuto affrontare tutto questo turbamento in solitaria. Mi dispiace non essermi accorta assolutamente di nulla nel tempo che abbiamo speso assieme.
Quanto sono stata egoista? E quanto davvero legittimo sarebbe nascondermi dietro le tensioni del Barnabus per giustificare ciò che è accaduto e continua ad accadere, ora, davanti ai miei occhi?

Nel momento in cui Thalia torna a tacere, io — che nel frattempo mi sono messa a sedere a ridosso del finestrino — resto in silenzio e chino lo sguardo sulla mia gonna in velluto color mattone. Con le braccia incrociate, rifletto e rifletto e rifletto, ma non ottengo molti risultati. Come un prigioniero tra i rizomi del Tranello del Diavolo, più mi dimeno nel tentativo di risalire al bandolo della matassa, più mi ritrovo intrappolata nelle spire dei miei pensieri.
Schiudo la bocca e prendo aria, poi la richiudo senza dire niente.
Da cosa dovrei partire? Dal senso di vittoria per aver avuto ragione su di lei? Oppure dalla richiesta di qualche informazione in più sull’Occlumanzia? O, ancora, da come abbia fatto a imparare a padroneggiare entrambe queste due discipline? Qualcuno è riuscito ad aiutarla? Qualcuno che non sono io…
Il pensiero mi ferisce e, naturalmente, perdo il focus della conversazione. A scrutarmi, Thalia potrebbe credere che io abbia finalmente colto il pericolo dinanzi al quale stava tentando di mettermi in guardia, ma non è così. Ciò che mi assilla è l’impressione di non essere stata una buona amica per lei, non al punto da darle la certezza di poter contare su di me. E, se è vero che ha impiegato un po’ a smetterla di farsi dominare dalle conseguenze di queste sue riscoperte abilità, significa anche ne è passato di tempo da quando tutto ha iniziato ad accadere fino ad oggi. Tempo che ha preferito spendere in solitudine o, magari, confidandosi con qualcuno che ha saputo ascoltarla meglio di me.
Torno ad alzare lo sguardo e a posarlo su di lei. L’entità del turbamento che sto provando, responsabile del nodo che si è stretto alla base della mia gola, rende la mia espressione dura invece che fragile. Non sembro in collera, né indispettita. Solo incredibilmente fredda e composta, di una compostezza a tratti scolastica.
«Capisco, sì» riesco a dire, infine, ché molti minuti sono scorsi e il silenzio si è dilatato nello scomparto del treno, inframmezzato solo dall’incessante corsa del treno. «Non dev’essere semplice» aggiungo. Perfino la scelta di parole vela la conversazione di una patina di distanza. Non è così che mi sento, invero. Mi sento solo colpevole, rea di essere stata un’amica terribile per Thalia, alla quale devo invece più di quanto sia possibile esprimere a parole. «E mi dispiace che tu abbia affrontato tutto questo».
Discosto lo sguardo e lo fisso sul finestrino, di nuovo. Il paesaggio all’esterno scorre alla stessa velocità con cui si intrecciano i miei pensieri. Dovrei parlarle di ciò che sto provando e spiegare il mio comportamento per evitare che venga frainteso? No, mi impone una voce ferma, autoritaria. Se lo facessi, ricalcherei lo schema di sempre e mi renderei ancora una volta protagonista di un momento che ha, di contro, Thalia per esponente principale. Allo stesso tempo, so di dover dire qualcos’altro, qualsiasi cosa, per impedire che la mia amica pensi di aver avuto ragione; per impedire che la conversazione cada e, al suo posto, un muro di congetture si innalzi tra di noi. Questo, non posso permetterlo.
«Perché non me ne hai parlato prima?»
Ramingo

Nieve Rigos | 23rd Dec | Hogwarts Express | Outfit
 
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view post Posted on 2/1/2021, 23:51
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Deve credere che Nieve sia diversa. Deve convincersi che lei lo sia, nonostante l'espressione di muto sconvolgimento interiore che lascia intravedere chiaramente i suoi dubbi. L'unica cosa che le sfugge - e odia che esista qualcosa di lei che non riesca a capire - è quale sia quell'insicurezza. Segue i suoi piccoli movimenti, studia addirittura il modo di respirare della sua amica di sempre e si chiede se quel sospiro trattenuto e poi rilasciato sia dovuto alla consapevolezza di aver di fronte una possibile mina vagante. Non ha mai provato la sensazione di essere vulnerabile di fronte a Nieve: di solito è lei la piccola creatura fragile che finge sicurezza, quella da proteggere ad ogni costo... anche da se stessa. Ora i ruoli si invertono e questo la spaventa infinitamente. Perché ci sono molte cose che non si dicono, persino Thalia sa quante cose Nieve le nasconde a causa di paure simili alle sue. Eppure questo non è mai stato un vero problema. Ascolta i suoi tentativi di fingere che tutto vada bene, le piace pensare che Nieve abbia davvero capito e non abbia timore di lei, di quello che la magia che le scorre dentro possa o non possa fare. E' insicura - una delle poche volte, invero, in vita sua - su come interpretare quelle parole biascicate in un sussurro flebile. Non capisce se la sua migliore amica sia disposta davvero a rinnovare la promessa di accettarla per ciò che è. Non comprende che il suo dispiacere è sincero, che la sua è reale preoccupazione per il peso di un'assenza altrimenti immotivata. Non è colpa di Nieve se Thalia ha scelto di affrontare la vita in solitaria. Non è colpa di nessuno, se non di Thalia Moran in persona.
All'ultima domanda non sa come rispondere: per farlo bisognerebbe darle tempo e il viaggio gliene darebbe in abbondanza; ma ciò che il percorso a bordo dell'Hogwarts Express non può darle è il coraggio di compiere quel passo. Vorrebbe replicare che non lo sa, che non sia dovuto all'idea - stupida - che lei non potesse capire. Ma non può raccontare un'altra bugia.
«Ho visto che effetto fa sulle persone.» dice, volgendo lo sguardo al paesaggio visibile dal finestrino. Schiere di abeti innevati che si stagliano con forza contro il fianco delle montagne scozzesi, la neve sulle cime e sulle pendici come una coperta finissima. Si perde per un istante a rimirare la bellezza di quella natura selvaggia, così simile a Nieve per tanti motivi da non voler perdere preziosi minuti ad elencarli mentalmente tutti; eppure, l'immobilità delle fronde sotto la coltre di neve caduta quella notte è paragonabile al peso che lei ha appena scaricato sulle spalle dell'amica. Un segreto che vale tutto e che, forse, non vale proprio nulla. Che cos'è un Legilimens, in fondo? Dovrebbe impegnarsi a gestire meglio quella capacità come si gestiscono gli incantesimi più semplici, ma la lotta interiore - quella con la moralità - le impedisce di ambire alla perfezione anche in questo. Anche nella Legilimanzia. E poi, a che scopo? Qual è il punto di essere migliore se, in ogni caso, ogni volta che se ne parli l'unica espressione è quella della paura? Ci si aspetterebbe da chiunque un minimo di timore, questo è naturale, ma se davvero si confida un simile dettaglio è certo che si debba fare con chi ci rispetti al punto tale da accettare anche questo di noi. E Thalia l'ha fatto. Ha tentato di essere trasparente come acqua cristallina, ha provato ad essere onesta. Ed ha fallito. Lo sguardo pieno di terrore che Mike ha cercato di dissimulare le è bastato per ricordare quanto siano fragili i rapporti. Aiden, al contrario - e forse per l'unica volta si sarebbe distinto ai suoi occhi positivamente -, l'avrebbe accettata. La sola ed unica persona che doveva, che meritava, di saperlo, le aveva detto senza troppi giri di parole di essere turbata. L'aveva sentita crearsi quella crepa nel loro rapporto, il rumore secco come ghiaccio che si spezzi e tenti di rimanere stabile comunque, contro ogni pronostico e contro ogni buon senso. Ci hanno provato a restare a galla, ma hanno fallito miseramente. O meglio, è lei ad aver fallito.
«L'ho raccontato a Mike» rivela infine. Lo sguardo che Thalia le rivolge, quindi, comunica il resto. Gli occhi ardesia trasmettono la tristezza che quella paura infondata le ha causato, di come Mike abbia preferito cedere alla paura piuttosto di credere in lei. In questo momento le fa comodo pensare che sia stato lui quello debole dei due, perché pensarsi fragile non le è mai piaciuto; in cuor suo, sa che non è solo la Legilimanzia ad aver corroso la loro relazione, giunta al termine quella stessa estate. Ma non può dire a Nieve che tutto questo sia il risultato di una serie di scelte su un piano più vasto, che lei abbia perso Mike per la sfiducia che lei gli ha instillato. «Gliel'ho raccontato dopo che abbiamo parlato dell'Esercito del Mezzogiorno. Lui...» si ferma, il nodo alla gola troppo stretto perché le parole possano trovar via d'uscita. China il capo e capisce di essere arrivata al punto di non ritorno, quello delle lacrime che ostinatamente tenta di trattenere. Credeva di averle versate tutte quell'estate, ma evidentemente non è stato così. E' con occhi lucidi che torna a guardare Nieve e cerca di mantenere quel suo contegno compassato, come se niente potesse scalfirla; la verità è che i frammenti sono tutti ben nascosti sotto la superficie e spera che lei non li veda. «...ha avuto paura. Non mi ha fatto domande, non come te.» espira a lungo, come se si fosse tolta un peso e prosegue, incapace di fermarsi. «Mi ha semplicemente detto che questo non gli piaceva. Mi teneva per mano e... poi non l'ha più fatto. Ha preso le distanze.» non finge di non provare la rabbia che adesso le solletica il cuore, asciugando le lacrime prima ancora che le solchino le guance fredde. Per quanto accaduto nel Bagno dei Prefetti quel giorno, Thalia non l'ha mai perdonato: per una sua stilla di onestà è stata ripagata con l'insicurezza che, al netto del tempo trascorso insieme, non avrebbe dovuto esistere. E invece c'era, eccome. Poteva comprendere i suoi timori, ma non li avrebbe mai giustificati. In cuor suo sapeva di aver commesso peccati peggiori per ricevere un trattamento simile. «Credo che sia finita anche per questo.» Era la prima volta che ne parlavano davvero, senza riserve. Forse qualcuna c'era ancora, naturalmente, ma il succo della faccenda era tutta lì. «Per assurdo...» si trova a schiudere le labbra in un sorriso sarcastico «Weiss mi ha capita meglio di quanto abbia fatto Mike. Pur non sapendo nulla, supponendo solamente che io potessi farlo.» le parole le scivolano veloci e quasi non si rende conto di averle pronunciate. Le basta un'occhiata per capire dallo sguardo di Nieve il peso di quanto abbia davvero affermato.
Ramingo

Thalia J. Moran | 23rd Dec | Hogwarts Express


Per la risposta ben più che celere sei autorizzata a maledirmi. Ma sappi che tvb :flower:
 
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view post Posted on 9/1/2021, 19:52
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Mike e Aiden. Un ragazzino e un mostro mascherato da uomo.
Dovrebbe stupirmi il fatto che il nocciolo della questione ci abbia condotte a loro due, eppure così non è. Per la mia esperienza, so che gli uomini sono portatori di problemi, violenza, sevizie e sofferenza. Li porto incisi tutti sulla pelle e nel cuore, i segni di ciò che sono stati capaci di farmi, e li porterò sempre con me, non importa quanto cocciutamente io possa fingere di essere rimasta immune alle loro azioni.
Anche nel caso di Thalia, quindi, alla fine l’ago della bilancia pende nella direzione di due figure maschili.

Mi irrigidisco automaticamente alla menzione di Weiss. Dardi infuocati saettano dai miei occhi oggi color smeraldo. E la mia posa si irrigidisce: le spalle sono tese, la mascella vibra e i pugni stanno stretti tra loro sul mio grembo. Il senso di colpa si acuisce, raggiunto dalla rabbia, e genera una posa marziale degna delle folli prove del Barnabus e, soprattutto, del duello che ho orgogliosamente vinto.
Di tutti i torti che penso di aver fatto alla mia migliore amica, non metterla dovutamente in guardia sulla figura di Aiden Weiss è il solo che ancora non riesca a perdonarmi. Forse, è per questo che lo detesto in modo tanto viscerale; per avergli permesso di usare i suoi trucchetti da strapazzo per ingannare la persona più onesta e buona che abbia mai conosciuto.
«Aiden voleva scoparti, Thalia. Avrebbe accettato tutto di te, se avesse potuto metterti in orizzontale» commento e la mia crudezza fende l’aria come il ghiaccio ferma il respiro. Non posso risparmiarle questa verità, non se voglio assicurarmi il suo bene. Ed essere certa che lei abbia in mente quali propositi muovano Aiden, anche a costo di suonare brutale, è una parte ineludibile del percorso. «Me lo ha detto al ballo. È per questo che siamo arrivati di nuovo ai ferri corti». Manipolo la verità quel tanto che basta a togliere il velo delle buone maniere. Invero, una parte di me crede fermamente che, eliminati i fumi dissuasivi del perbenismo, le intenzioni di Weiss non si riducano che a quello. Altro che amore! «Non volevo dirtelo perché non volevo farne una questione di Stato, perché me ne sarei occupata io ancora una volta, non appena l’avessi beccato fuori dai confini del castello. Non volevo angustiarti con altri pensieri, considerato lo stress degli ultimi mesi» aggiungo, ora meno tesa. «Ma ho bisogno che tu lo capisca, Thalia: Aiden non è la persona che credi che sia. Avrà reagito meglio di Mike, ma l’ha fatto per un suo tornaconto. Mi dispiace dovertelo dire in questi termini!»
Sospiro ancora una volta. Quando il viaggio è iniziato, non mi sarei mai aspettata che il clima nello scompartimento potesse farsi tanto gravoso. Queste mura, mi rendo conto guardandole, sono troppo piccole per la mole di argomenti che stiamo trattando e per le nostre due personalità in divenire. E, tuttavia, non posso che essere loro grata per l’opportunità offertaci.
Mi chino in avanti e poggio i gomiti sulle ginocchia, dunque nascondo il viso dietro i palmi delle mani. Vedere Thalia così a pezzi mi addolora. Vorrei soltanto sedermi accanto a lei, farle passare le braccia attorno alle spalle e stringerla a me fino a scacciare i timori che le rendono difficile parlare, pensare, perfino dormire. Non saranno le moine, però, a trasmettere il messaggio che desidero arrivi a destinazione.
Schiudo le dita e le intreccio davanti a me per poterla guardare, usandole come appoggio per il mento. Sono ancora china in avanti, nella stessa posizione che ho assunto per concedermi pochi secondi di riflessione.
«Mike è un cretino» esordisco senza troppi giri di parole. «È un maledetto imbecille e non ti merita. E non lo dico perché tu sei tu e lui è lui, il che già basterebbe a sostenere la mia causa. Lo dico perché nessuno che ti conosca davvero si lascerebbe mai sfiorare dalla paura, sapendo che sei una Legilimens. Sei la persona più corretta che conosco e la moralità ce l’hai nel sangue e pure nel cognome. Mora(n)lità!»
Rido e la tensione inevitabilmente si allenta. Ora che comprendo quale ragione abbia indotto Thalia a tacermi così a lungo questo aspetto di sé, la mia natura non individua motivo alcuno per favorire un distacco. È tutto passato, ammesso che un problema, tra di noi, ci sia mai stato.
«Non ho paura di te, Morry, e non ne avrò mai. Sei il mio sangue fuori dal mio corpo» le dico, seria e solenne. Poi, allungo la mano e prendo una delle sue. «E io non smetterò mai di tenertela, lo giuro!»
Le bacio una nocca — un suggello a imperitura memoria.
Ramingo

Nieve Rigos | 23rd Dec | Hogwarts Express | Outfit
 
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view post Posted on 19/1/2021, 20:41
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Soprassedere al suo linguaggio è stata la prima forzatura che Thalia ha compiuto sul proprio modo di leggere Nieve. Sì, perché la Rigos le pare sempre più un volumetto di storie sempre diverse, in cui ogni capitolo nasconde un finale assurdo e sconcertante; quasi sempre, rimane senza fiato. Anche in quel momento lo è, mentre trattiene l’anelito del respiro che, invece, vorrebbe furiosamente liberare. Stringe le labbra, Thalia, costringendole ad una forma dura e lineare che non lascia spazio a dubbi sul reale significato del suo pensiero ancora inespresso. Non c’è motivo di credere che quanto Nieve dica non corrisponda a verità, ma è anche vero che - se parlasse - Thalia diverrebbe meno posata di quanto non sia geneticamente portata ad essere. Al diavolo l’educazione! In quel momento vorrebbe sbottare in malo modo, ma sa che Nieve non ha alcuna intenzione di insultare la sua intelligenza; le sue parole scavano, come sempre, a fondo della loro amicizia, svelando scenari fino ad allora inespressi. Si fida di Nieve, sa che quanto dice sia tristemente vero. Quello che lei non sa, quello che spera Aiden non le abbia detto, è che non è solo una questione carnale la fissazione che lui ha per lei. Sì, la definisce una fissazione ogni volta - rara - in cui ci riflette. A sentir Weiss, lei ha in pugno la sua anima pur non avendola voluta mai. Come spiegare, allora, quel concetto alla Rigos, che dei sentimenti si fa scudo e arma, che non capisce la profondità di un amore non avendolo mai provato? Per quanto quel loro bacio nella foresta di Hogsmeade fosse rubato e dannatamente sbagliato, Thalia sa - e non ne può far parola - quanto Aiden Weiss abbia perso la testa per lei. E mentre i suoi occhi, senza traccia di calore, bensì d’offesa, guardano Nieve direttamente e senza scostarsi, sa di non poterne parlare. Sa che non avrebbe alcun senso. Nieve ha dato vita ad una Crociata, investita di un ruolo che ha scelto da sé e non le è stato affidato. Addirittura, pensa che quella battaglia se la sia scelta per non dover pensare alle proprie guerre - interiori ed esterne - che tanta parte hanno nel plasmare la sua visione del mondo. «Non sono un’idiota, Nì.» le concede infine, la voce rauca di chi farebbe meglio a tacere una volta per tutte «Non mi importa un’accidente del perché Weiss abbia detto quelle cose. Mi ha fatto sentire meglio, per un momento, il fatto di non essere giudicata.» si morde il labbro e lo sguardo si rivolge allora alle mani, intrecciate in grembo «Non ho alcun interesse verso di lui. Non l’ho mai avuto. Quindi puoi smetterla di dipingerlo come il cattivo in questa storia al puro scopo di separarmi da lui. Non c'è nulla che ci unisca. Mettitelo in testa.» Il suo tono è definitivo. Non vuole più sentire una parola contro l’Auror né un riferimento al loro presunto rapporto. Quel legame non esiste. Non da parte sua. Ora Nieve è muta, forse riflette sulle sue parole, forse è pronta a caricare un’altra dose di parole al vetriolo; in ogni caso è in silenzio e ci rimane per quei pochi istanti che hanno il sapore di pace. Vorrebbe difendere Mike, vorrebbe difendere quello che prova ancora per lui nonostante quei pochi mesi di separazione siano destinati a diventare anni. Non si vive nel passato, sua nonna gliel’ha detto quella sera stessa, eppure se da un lato la sua mente condanna la ritrosia del Serpeverde, dall’altra il cuore lo richiama a forza a sé. Come se potesse tornare. Come se fosse possibile. Nieve non sa e non deve sapere il perché di tutte le cose, non è un suo fardello in fin dei conti, e questo basta a permetterle quegli insulti - nemmeno velati - al ragazzo per cui lei ha dato tutto. Quando le sue dita fredde incontrano quelle di Nieve, le pare che il bacio della sua amica sancisca la tregua in quel sanguinoso confronto. Dimostrarsi debole non è da lei. Essere l’elemento forte non è nelle corde di Nieve. Eppure per qualche strana geometria, sottoposta a leggi universali incomprensibili, quei ruoli si invertono vicendevolmente e senza sforzo. Sembrano l’una il contrappeso dell’altra e, forse, lo sono davvero. Vorrebbe abbracciarla, farlo davvero questa volta - come accade raramente - e dirle che capisce, che la ringrazia, che la ama come una sorella per quell’affetto e la fedeltà incondizionata nei suoi confronti. Chissà come ci sono arrivate, poi, a quel sodalizio. Un’avventura, forse un viaggio, che spera non finisca mai.
Ramingo

Thalia J. Moran | 23rd Dec | Hogwarts Express
 
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