Apprendere dell'evento a cui avrebbero assistito accese lo sguardo di Jolene di allegra vivacità. «Davvero? Sono animali così maestosi! Ricordo che mi impressionarono tantissimo, quando venni qui da piccola, ma non mi sembra di aver mai visto un cucciolo.» Ciò che sapeva su quegli animali andava poco oltre al loro aspetto, che, ad ogni modo, era talmente singolare da costituire di per sé uno spettacolo: cavallo nella metà anteriore, creatura marina in quella posteriore. Come faceva quel proverbio? Non gridare al Kelpie quando è solo un Ippocampo? Non essendo quello il suo campo specifico di interessi, le sue conoscenze non andavano oltre a ciò che comunemente si sentiva dire tra i Maghi, in aggiunta ad occasionali reminiscenze scolastiche e, più di recente, a ciò che aveva fatto in tempo a leggere nel libro che aveva in borsa. La curiosità, anziché venire sminuita dalle poche conoscenze, ne fu anzi ulteriormente accresciuta: non c'era niente che potesse entusiasmare Jolene tanto quanto la prospettiva di qualcosa di nuovo, e assistere ad un momento così speciale della vita degli abissi le sembrava un autentico privilegio.
L'impazienza, insomma, era tale da farle dimenticare perfino le buone maniere, così fu l'uomo il primo a presentarsi. Rispose con un sorriso, allungando la mano ad incontrare quella di Connor – la pelle di Jolene era fresca a dispetto dell'estate, come sempre, e la stretta più ferma di quanto ci si sarebbe aspettati da una ragazza tanto minuta. «Jolene White, piacere mio. Dico davvero, non sai quanto avessi bisogno di una guida in questo posto.» Probabilmente se ne era reso conto quando l'aveva vista cercare di infilarsi in un bagno del personale, ma scelse di sorvolare. Incontrare Connor era stata una fortuna non tanto per le conoscenze che dimostrava di avere dell'Acquario – che pure non erano da sottovalutare –, ma soprattutto per la gentilezza che stava mostrando nei suoi confronti. Normalmente Jolene si sarebbe sentita una sprovveduta a non avere idea di come aprire una porta, ma i modi gentili di Connor le permisero di mettere da parte simili pensieri, favorendo un'atmosfera distesa.
L'uomo si scoprì essere non un semplice appassionato, bensì un aspirante ricercatore. La sua conoscenza dell'Acquario, la sua stessa presenza in quel luogo acquisivano così un significato nuovo e ben più ampio. Jolene, tuttavia, non poté commentare tale rivelazione perché, ad un tocco di bacchetta, la porta si spalancò, questa volta sugli abissi. Mentre sul volto dell'uomo sbocciava l'ampio sorriso di chi si ritrova in un luogo amato – così, almeno, lo interpretò Jolene –, gli occhi della rossa si spalancarono nel tentativo di assimilare l'interezza dell'incantevole ambiente. I ricordi non gli rendevano giustizia: questo il primo pensiero nel varcare la soglia, completamente ammutolita. Un intero universo era di fronte a loro, talmente altro da suscitare la più totale meraviglia. Jolene si sarebbe persa a contemplarlo per minuti interi, non fosse stato per la voce di Connor, che intervenne presto a riportarla alla realtà.
Sbatté le palpebre, voltandosi verso di lui. «Oh, no, non voglio perdere la schiusa. Ti accompagno molto volentieri. E poi si dice che i Tadfoal portino fortuna, vederne una cucciolata al momento della nascita deve garantire la buona sorte per almeno sette anni.» Caricò l'ultima affermazione con un breve sorriso scherzoso. Se Connor sembrava piuttosto imbarazzato, lo stesso non si poteva dire di Jolene che, invischiata in un autentico mare di percezioni incredibili, si sentiva come fuori dalla sua stessa pelle, assorbita dalle profondità che li circondavano da ogni lato.
Trasalì visibilmente all'introduzione di una terza voce, che vide provenire da un ragazzo incredibilmente giovane dietro ad una scrivania. Presa dal panico, per poco non si lanciò contro la porta nella fretta di chiuderla prima che potesse verificarsi la catastrofe preannunciata dal tono dell'inserviente. Si rilassò solo quando capì che era stata poco più che una recita, e allora sentì che un leggero rossore le saliva alle guance nel rendersi conto della sua credulità. «Sì, beh, grazie», fu tutto ciò che borbottò nella breve transazione, allontanandosi non appena ebbe in mano in biglietto d'entrata.
Non che un broncio potesse durare molto in simili circostanze. Bastò inoltrarsi un po' di più sotto alla volta: di un profondo blu, permetteva un'osservazione privilegiata dei fondali. Immersi nella luce fredda, i loro stessi corpi davano l'illusione di fluttuare. Jolene seguì con lo sguardo un Plimpi che zampettava sul vetro come in cerca di cibo, probabilmente sentiva che si stava avvicinando l'ora del pasto.
Si accostò a Connor, la voce che istintivamente si abbassava: «Sai, mia nonna, quella reale, diceva sempre di quanto i fondali fossero belli e, allo stesso tempo, incutessero un timore terribile. È vero, non trovi? A stare qui mi sembra di guardare qualcosa che non dovrei mai vedere.» Si interruppe, indecisa su come descrivere la sensazione di piccolezza che sentiva in quel momento. Era un po' come camminare nell'enorme navata della più bella delle cattedrali, ma non sapeva quanta affinità Connor avesse con il mondo babbano, e avrebbe potuto non capire il paragone, la sensazione di sacralità che faceva sentire tanto privilegiato quanto estraneo – un moto talmente profondo e trascinante da avere bisogno di essere espresso a parole, da cercare comprensione. Guardò l'uomo con curiosità, chiedendosi se potesse trovarvi una sensibilità simile, ma poi si sentì ingenua. «Ma probabilmente tu ci sei abituato. Ti stai specializzando in creature marine?»
21 anni | infermiera | scheda | outfit
Grazie, Suguni cara