Contest a Tema Dicembre 2020: Oblivion
♦ JEAN GREY ♦ Dormitorio, letto ♦ 14 anni ♦ Pensierosa, determinata ♦ Nevicava. Nonostante si fosse ormai abituata a vedere e toccare con mano l'ammasso bianco di freddi fiocchi, Jean si stupiva sempre un po' quando vedeva la neve. A Stratford-upon-Avon ogni tanto cadeva qualche fiocco, ma niente a che vedere con Hogwarts. Era sempre uno spettacolo. Quella sera di dicembre, però, nemmeno la neve riusciva a sollevarle l'umore. Seduta sul suo baldacchino, di fronte al comodino e di fianco alla finestra, spostava lo sguardo costantemente dal paesaggio fuori alla foto. Sempre la stessa foto, che osservava ogni notte prima di dormire. Quel gelato mezzo sciolto al limone e cioccolato, che aveva fissato nel cervello come ricordo indelebile dell'amore di suo padre. Non voleva dire "amore perduto" perché, nonostante il padre non ci fosse più, il suo amore era sempre vivo, forte, incastonato dentro di lei. Non si sentiva mai priva del suo amore, mai, nemmeno un istante. E questo amore perpetuo e infinito la spingeva, ogni giorno di più, a voler sapere. Sapere di più, capire cosa fosse successo quel giorno di cinque anni prima, sempre che fosse realmente accaduto qualcosa. Fino a non molto tempo prima, non c'era nulla di più della mera notizia della morte del padre, accolta dalla madre con un pianto straziante, raccontata alla figlia con dolcezza, senza troppi approfondimenti. Incidente sul lavoro, niente più, niente meno. Il Ministero si era presentato a casa, poco dopo la telefonata, per fare le condoglianze e spiegare cosa fosse successo. Peccato che non lo sapessero nemmeno loro. Era morto in servizio. Jean neppure sapeva cosa facesse esattamente il padre al Ministero. Sapeva solo che viaggiava spesso, e di questo ne soffriva tanto: ogni volta che la salutava prima di partire, una parte di lei se ne andava insieme a lui, per ritornare con le sue valige e la polvere del camino al suo rientro. E quella foto, quel gelato al limone e cioccolato le ricordava ogni santo giorno di quelle strane, pesanti parole che il padre le aveva detto quell'ultima giornata passata insieme, sulla riva del fiume, mentre decidevano di andare a mangiare il loro gelato preferito. Perché aveva detto che gli sarebbero mancate quelle giornate? Come mai aveva titubato così tanto quando lei aveva risposto che avrebbero passato altro tempo insieme quando fosse tornato? A suo tempo non ci aveva dato peso, come avrebbe potuto? Aveva nove anni, e non pensava ad altro che a godersi quelle poche ore insieme lui. Ma quando le era capitato di riassaggiare quel gelato in Sala Grande, le era tornato in mente quel ricordo e, insieme a esso, quelle parole. Parole cariche di dubbi, di sospetti, di arrovellamenti forse inutili, ma impossibili da ignorare. Da quel giorno non era più riuscita a dimenticare, a non pensare che potesse esserci qualcosa di strano. Che il padre sapesse di star andando incontro alla morte? Che il Ministero avesse taciuto qualche informazione? Che non fosse stato solo un incidente? O forse erano tutte scemenze. Forse il ricordo era sfalsato, magari Jean aveva solamente riversato in alcune parole la frustrazione di una morte così casuale, così inspiegabile. Forse aveva solo bisogno di dare la colpa a qualcuno.
Di tutto questo, alla madre non ne aveva parlato. Il motivo era sempre lo stesso: proteggerla, evitarle qualsiasi tipo di dolore. Anche solo parlare della morte del padre avrebbe riaperto una ferita che, secondo Jean, non si era mai rimarginata. Se le avesse detto che sospettava che potesse addirittura essere stato ucciso, sarebbe stato come darle una stilettata sul cuore. Aveva provato, però, a indagare tenendo un profilo basso. Durante l'ultima estate, aveva fatto qualche domanda, l'una a distanza di settimane dall'altra, per non destare sospetti. La prima volta le aveva chiesto se, prima di partire, il padre le avesse detto qualcosa di particolare. Aveva cercato di far passare la domanda come una curiosità nostalgica, dicendo lei a sua volta le ultime cose che il padre le aveva detto (tralasciando le frasi incriminate). La mamma aveva sorriso dolcemente, ma aveva titubato un po', e questo a Jean non era sfuggito. Aveva aggiunto, poi, che non ricordava ci fosse niente di speciale nelle sue ultime parole o azioni, a parte forse un bacio più passionale del solito, ma sosteneva che fosse semplicemente un modo romantico di ricordare l'ultimo bacio che aveva dato al marito. Temendo di causarle troppo dolore, aveva tagliato il discorso. Settimane dopo, se l'era tentata con un'altra domanda: se sapesse cosa avrebbe dovuto fare il padre in quell'ultimo viaggio. La mamma le era parsa vagamente infastidita dalla domanda, ma doveva aver pensato che Jean fosse in una fase di ricerca di risposte tipica degli adolescenti, e aveva avuto pazienza. Non sapeva cosa dovesse fare: era un viaggio di lavoro come un altro, noioso per quanto ne sapesse lei, e non aveva indagato ulteriormente. Anche quella volta, non aveva proseguito con l'argomento. Molto tempo dopo, a ridosso del ritorno a Hogwarts, aveva azzardato il colpo grosso.
«Mamma, scusami se ci ritorno sopra... Quando quelli del Ministero sono venuti qui, hanno detto qualcosa di strano? Non so, qualcosa di poco chiaro...» Il pugno sul tavolo avrebbe dovuto bastarle come risposta.
«Ma si può sapere perché mi fai queste domande? Cosa vuoi che ti risponda? No, niente di strano! A cosa vuoi arrivare?»
Evidentemente, centellinare le domande nel corso dell'estate non era servito. Jean aveva liquidato la conversazione in fretta, scusandosi, trattenendo le lacrime, spiegando che aveva solo bisogno di qualche informazione in più per darsi un po' di pace. In parte era vero, ma la verità era molto più grande. La mamma si era calmata, ma Jean non aveva più sollevato la questione. Era un po' arrabbiata con sua madre: non capiva come potesse non essersi fatta domande, come potesse non volerne sapere di più. Capiva che non volesse soffrire, ma non sarebbe stato meglio sapere la verità? In ogni caso, non l'avrebbe coinvolta ulteriormente in quella storia, almeno finché non ne avesse saputo di più: con un po' di fortuna, non ci sarebbe stato nulla da scoprire, e quindi nulla da dirle.
Posò la cornice, che aveva preso tra le mani senza accorgersene, nuovamente sul comodino, e tornò a guardare fuori dalla finestra. Sapeva che era arrivato il momento di prendere una decisione. Doveva scegliere: dimenticare quelle parole, abbandonare quella storia e andare avanti, o continuare a ricordare, indagare e approfondire. La sua vita sarebbe cambiata drasticamente in base a quella scelta. Entrambe le opzioni avevano lati positivi e negativi. Avrebbe potuto dar peso ai suoi dubbi, ai suoi sospetti, iniziare a indagare: da dove, non lo sapeva; cosa avrebbe scoperto, neppure. Avrebbe potuto soffrire tanto, magari scoprire qualcosa di brutto, di molto brutto, e a quel punto non sapeva cosa sarebbe potuto succedere. Era consapevole, ormai, di avere un lato oscuro latente, innescato, pronto a esplodere: scoprire che dietro la morte del padre ci fosse la mano di qualcuno sarebbe stata sicuramente la scintilla che avrebbe causato l'esplosione. Ma magari avrebbe potuto scoprire che si era trattato realmente di un incidente, e avrebbe messo la parola fine a ogni dubbio. Poteva forse nascere qualcosa di buono da tutto questo?
Oppure, avrebbe potuto decidere di dimenticare tutto, far finta di non aver mai sentito nulla di sospetto, scegliere di credere di aver alterato i propri ricordi e mettere tutto in un cassetto chiuso a chiave. In questo modo, avrebbe accettato la storia dell'indicente, senza pensarci più. Avrebbe sofferto di meno, forse avrebbe evitato di affrontare la propria oscurità. Avrebbe avuto la mente più libera, sì, libera di dedicarsi a cose belle, come i suoi neonati sentimenti per Genny: la sua amica, che forse iniziava a essere qualcosa di più; la sua àncora, la sua spalla, quella con cui aveva condiviso ogni difficoltà e gioia a Hogwarts da ormai tre anni. Sarebbe stata una bella parentesi. Ma Jean conosceva la verità: non poteva nascondere la testa sotto la sabbia. Non avrebbe avuto pace se non avesse provato a scoprire qualcosa. Nemmeno se Genny avesse ricambiato i suoi sentimenti avrebbe potuto stare realmente bene. No, Jean non avrebbe mai dimenticato: lo doveva a sé stessa, a sua madre, a Genny, e soprattutto lo doveva a suo padre. Lui le donava ogni giorno il suo amore, e lei poteva ricambiare solamente in un modo: scoprendo la verità.
Osservando i fiocchi di neve che si scioglievano sul vetro, Jean capì di aver preso ormai la sua decisione.
Aveva scelto di ricordare.
Edited by Jean Grey. - 26/12/2020, 23:13