30 ottobre, dormitorio femminile grifondoro.Posso togliere la benda?No.Katie, sono passati trenta minuti. So che mi hai tinto i capelli, ci sono anche io qui, sai?
Non sei pronta.Il dibattito era in corso da circa cinque minuti. Mary aveva tinto i capelli per la festa di Halloween. Lei ed un gruppo ben assortito – un gruppo che comprende anche Oliver Brior, caposcuola e crush storica della grifondoro – aveva deciso di presentarsi uniti come la mitica, fantastica, spaventosa (ma in senso buono) famiglia Addams. E lei era…Morticia. Quindi, capelli neri. Katie si era assunta il compito della tinta, ovviamente quelle che scompaiono con uno shampoo.
Basta, la tolgo.E lo fece. Nero, nero, nero. Era quello che Mary aveva di fronte a sé. Nello specchio ovale posto sulla scrivania della stanza di Katie c’era questo grande ammasso di capelli neri. Mary notava i suoi tratti delinearsi quasi in modo diverso: la sua faccia sembrava più snella, più cattiva? Possibile che i soli capelli avessero tale potere?
Che te ne pare?Katie tratteneva il respiro con le braccia al petto come se fosse in qualche modo colpa sua. Di certo Mary non aveva parole. Per tutta una vita aveva portato un solo colore di capelli, una sola lunghezza, una sola forma. Ed ora si trovava davanti una sconosciuta. E le piaceva l’idea di poter essere qualcun altro anche solo per un’ora.
Li adoro.31 ottobre, dormitorio femminile grifondoro, ore 16.06.Il caos. Schiamazzi, urla incomprensibili, risate isteriche, risate vere. La stanza di Mary sembrava il dietro le quinte di uno spettacolo al circo. Capelli, capelli ovunque. Ma quello era semplicemente colpa di Vivienne. Certo, Mary era piegata in due per terra annaspando per colpa delle risate. Stava – nel gergo più comune dei ragazzi della sua età – male. Malissimo. L’idea di optare per un costume comune di casata sembrava essere stata un’idea geniale, divertente, fattibile e tutti avevano ringraziato Emma per averlo proposto. Eppure, in quella stanza sembrava regnare il panico più assoluto, erano del tutto impreparate per affrontare una serata del genere. Mary era la più grande, doveva assumersi le sue responsabilità e provare a riportare la calma della stanza. Sì, ma prima un goccio di vino dalla scorta segreta nel baule sotto al letto. Si grattò la tempia nervosamente per un attimo, un sorso di vino direttamente dalla bottiglia perché era la sua e perché era un po’ un’alcolista e via alle danze.
Allora ragazze. E fa già ridere così. No, è Vivienne con quell’ammasso di capelli davanti la faccia che fa ridere. Mary non poteva proprio guardarla, quindi direzionò il suo sguardo alle altre tre ragazze in stanza con lei: Emma, Alice e Juliet. Aveva già il vestito addosso, doveva solo finire di applicare il trucco, mettere le scarpe, trovare una rosa da qualche parte nel giardino di Hog-insomma, era prontissima. Aveva lo sguardo rivolto alle sue tre compagne di stanza, il viso un po’ rosso per tutte le risate che aveva fatto fino a quel momento. C’era una tale allegria nella stanza da scacciar via tutte le preoccupazioni. Ma aveva un foglio in mano ed era pronta a recitare la sua parte. Era Morticia Addams.
Ok raga, seguitemi un attimo. Il suo sguardo si alternava sulle sue tre concasate e sul foglio che aveva in mano.
Se dico ad Oliver- Si schiarì la voce e, nel parlare, provò ad avere un tono quanto più profondo possibile.
Gomez, ieri eri un pazzo. Eri come un demone disperato. Mi hai spaventata… fallo ancora.Uno, due, tre secondi prima che tutta la stanza scoppiò in una risata grassa, quasi volgare. Anche i capelli di Vivienne si muovevano come se, dotati di vita propria, stessero ridendo. Mary aveva il viso arrossato per la vergogna e le risate.
Secondo voi mi picchia? Era quasi difficile parlare tra una risata e l’altra. Non riusciva a smettere di chiedersi come avrebbero retto per due o tre ore alla festa. Asciugate le lacrime ai lati degli occhi, e fortunatamente il trucco non era ancora stato applicato, si rivolse di nuovo alle sue compagne per provarne ancora un’altra.
Ok, ok, ce l’ho raga. Allora- e di nuovo: un attimo di pausa, un bel respiro e si va in scena. La sua voce sarebbe stata ancora più profonda.
Bambini- portò entrambe le mani sui fianchi, il suo sguardo severo che si alternava tra Emma e Alice.
Chi ha lanciato la babysitter fuori dal balcone? Veloci sarebbero arrivate le risposte delle due ragazzine, che avrebbe provocato un altro giro di risate. Continuarono così per circa mezz’ora, a provare battute che da terrificanti e tristi sembravano uscire divertenti e allegre dalle loro bocche. Intanto, Mary riuscì a completare il processo: aveva applicato un grandissimo quantitativo di trucco sul suo viso per avere la pelle bianca come il latte, poi aveva delineato per bene con la matita nera il contorto dei suoi occhi ed infine aveva applicato il rossetto più rosso che aveva. Mentre si applicava il trucco sul viso continuava a ripetere le sue battute.
Mon cher, mon cher, mon-Cher. Avevano appena varcato la soglia della porta di Zarathustra. Oliver le aveva offerto il braccio e Mary si era stretta a lui un po’ per entrare nel personaggio e un po’ perché era in imbarazzo. Sicuramente la prima tappa sarebbe stato il tavolo degli alcolici per provare a sciogliersi un pochino. Oliver come Gomez era assolutamente perfetto: il vestito, i capelli, lo sguardo. Il look si allontanava completamente dal ragazzo che tutti conoscevano, ma così vestito era altrettanto attraente. I suoi sentimenti per il Caposcuola erano evoluti: per lui nutriva un forte sentimento di amicizia, ma non era sicura potesse trasformarsi mai in qualcosa di più. Certo, nel vederli stretti l’uno all’altro qualcuno avrebbe potuto ribattere. Forse la ragazza di Oliver, ma chi lo sa?
Il locale era semplicemente magnifico. Il soffitto aperto che lasciava intravedere il cielo era un tocco unico. La luce flebile rendeva chiaramente difficile la vista, ma era adatta all’occasione.
L’atmosfera di questa festa è terrificante, quasi abominevole. Si strinse al braccio di Oliver, e lo guardò per un attimo prima di rivolgere nuovamente lo sguardo al locale adibito.
Non trovi che sia perfetta, caro? Non riuscì ad evitare di sorridere gentilmente nel guardare nuovamente il suo Caposcuola, o marito per quell’occorrenza. Non era completamente Mary e non era completamente Morticia.
Bambini. Si staccò per un attimo da Oliver per rivolgersi alle sue spalle dove avrebbe trovato Emma, Alice, Vivienne (che ridere, non poteva guardarla per troppo tempo) e Juliet.
Andate a giocare. Mi raccomando, potete uccidere solo una persona a testa, come mi avevate promesso. La sua voce uscì più autoritaria di quanto l’avessero programmata insieme. Nel guardare Emma e Alice giurò che fossero sorelle. Avevano davvero fatto miracoli con i costumi.
Lurch, caro. Puoi assicurarti che facciano danni?Lo sguardo giocoso si era poi spostato su Juliet, il quale trucco forse era stato il più difficile da fare ma anche il più bello. Al suo fianco nel frattempo l’aveva raggiunta Vivienne che, nei confronti suoi e di Oliver, aveva iniziato a balbettare parole incomprensibili. Mary nascose la risata nella spalla del caposcuola, prima di esprimersi.
Sì, cugina Itt, assurdo che non abbiano portato dei cadaveri veri. Il trucco e l’oscurità impedivano di notare il leggero rossore sulle guance della Grenger. La cugina Itt era in assoluto il suo personaggio preferito. Nel guardare Oliver, infine, gli offrì questa volta la mano, sperando l’accettasse.
Allora, mon cher. Da dove vogliamo iniziare?