Inversum, Quest Legilimens Esperto

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view post Posted on 1/10/2022, 22:35
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Il Fato

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Il principio è la fine. La fine è il principio.
La verità è che per ogni singolo tempo esiste una sola ed unica via, determinata e tracciata dal principio alla fine e rappresentante a sua volta un inizio


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Oltrepassammo il sole calante / O piuttosto, lui oltrepassò noi. Il fuoco raggirava il buio, vestendosi nuova stella nel firmamento in condanna. Brillava, nel cerchio che tutto catturava − schiera di raggi e di demoni, l'ascesa famelica della fine del tempo. Si propagava a perdita d'occhio, talvolta inglobando le pareti finora astratte, talvolta soffiando malefico lungo le figure in corsa. Impavido, si nutriva dei futili, miserabili sortilegi dei soldati − gocce di perla, argentee, già consumate in vapore al contrasto delle fiamme. Era maestoso, tanto reale da bruciare la pelle. Strisciava, giocoso − un guizzo dopo l'altro, forme dimentiche. La verve fantasiosa di chi sanciva tormento, in modo continuo. La misericordia, oramai, si celava dietro colonne di polvere e cenere, nel risveglio improvviso di voci cristalline. Pregavano, i soldati. Nelle grida strazianti di corpi divorati dalle fiamme, nelle mani che coprivano i volti già affranti. Canti, litanie, promesse infrante, si disperdeva così l'innocenza dell'amore giovanile − di Wilfred, bambino, non restava nulla. Il ricordo spogliava il passato, sviscerando l'angoscia reale che il cuore aveva trattenuto fino ad allora. Le note d'agrumeto, le spighe di grano e di fiore, il dolce sospiro del petto, ogni frammento era già corroso dall'incendio. Ovunque fosse, nel tempo e nello spazio, la memoria flagellava in modo vivido: la pelle pizzicava, si inaspriva di ferite e di sangue, riduceva gli abiti in brandelli. Daddy vorticava nel fuoco, inseguendo l'eterno supplizio dei combattenti vicini. Nessuna pietà, nessuna.
«È colpa dell'Alleanza.» La voce di Adam, familiare, gridava una supplica che la cenere soffiò via. Si diffondeva lontana, infrangendosi nel tumulto della battaglia. La protesta di Daddy, dal profondo, zampillò furiosa − imbottigliava il fuoco in un'onda abissale, d'acqua salvifica, così reale da spegnere parte delle fiamme. Gocce piovane s'amalgamavano al rivolo vermiglio che scorreva lungo le gote, offrendogli una via di fuga. Un altro elemento, proprio, giungeva in soccorso. Il ricordo, per chi come lui, si manifestava concreto.
Non era mai stato così, mai prima. Si addentrava in una mente che non gli apparteneva e che, incredibilmente, riusciva a controllare. Ogni sensazione, ogni suono, ogni tempera, tutto gli appariva infine nitidamente. Comparve un cielo offuscato dal fumo, le tinte crepuscolari strappate dal fuoco − puntellato da bombe, sortilegi e fatture, il buio sfidava la paura. Le bacchette, sollevate, disegnavano reticoli che attingevano all'antica, frenetica stregoneria. Nugoli di maledizioni, discontinue tra loro, tessevano l'assalto dei reggimenti giunti in appello: la terra, in basso, si cementò in pietra, tozzi di legno e scalpiccio di cavalli. Tremava, sotto il peso della marcia comune − una geometria macabra, di corpi abbandonati, estingueva la vita. La morte planava come avvoltoio.
«Soldato, questo è un ordine.» Un plotone di stregoni arrestava il passo, attirando l'attenzione di Daddy. Volti anonimi, velati di sangue e di cenere, scrutavano ferocemente il mondo che crollava. Formavano un cerchio, i primi sospendevano le bacchette in una bolla protettiva che ostacolava i lampi d'attacco. Al centro esatto, sostava una coppia di ufficiali − medaglie d'onore appuntate al petto. Dominavano la scena, puntando le armi magiche contro due uomini, riversi a terra. Si poté riconoscere subito Adam, stravolto dall'orrore. Sanguinava copiosamente e aveva la divisa da soldato strappata in più punti. All'apparenza prigioniero, mostrava invece la stessa uniforme dei vicini, in ginocchio tuttavia a coprire il corpo dietro di sé.
«Toobl è uno dei nostri, è uno...» La voce rotta dal pianto, Adam appariva disarmato. Le mani aperte, i palmi scorticati, piangeva e chiedeva l'assoluzione. Uno dei comandanti avanzò di pochi passi, l'espressione nauseata: i colpi della rappresaglia imperversavano tuttora, alle sue spalle. Spinse via Adam con un calcio, calando la bacchetta nell'esecuzione finale.
Un lampo improvviso recise la vita dell'uomo nascosto: un corpo vicino, in qualche modo familiare, che rantolò via con il volto celato sulla terra.
«Toobl ha tradito la nostra razza Scomparvero, gli uni dopo gli altri, in una serie di materializzazioni d'ombra e fuoco. Adam, sotto attacco e oramai solo, tastò la roccia a tentoni, recuperando così la propria bacchetta magica. Era una scena pietosa, la miseria dell'uomo piegato dal potere. Eppure, la Grande Guerra imperversava ovunque. Era facile supporre, allora, che il cadavere lì a terra fosse Toobl, il padre di Wilfred. Era un soldato, aveva detto Laura in un altro ricordo, così com'era stato Adam. Punito con la morte, Toobl non era perfettamente visibile: Adam lo avvolse tra le proprie braccia e, nella stretta, sentì il rantolo del compagno manifestare l'ultima scintilla di vita.
«Sei... sei... resisti, io...» Il pianto di speranza di Adam riverberò oltre la battaglia, l'attimo seguente sparirono in un refolo cenerino. La memoria si contorse nuovamente, turbinando tanto rapidamente da assecondare il fremito della guerra. Non era stato possibile scorgere perfettamente Toobl, eppure... era chiaro che Adam non lo avesse ucciso, non lui. Le parole che aveva più volte pronunciato, nel tempo dei ricordi vissuti, contrastavano quanto visto. Come in risposta, la mente si formò di nuovo, incanalandosi in una quiete che distanziava l'incubo precedente. Le statue dei satiri, così familiari, sovrastavano i due passanti lungo il viale. Era buio, una notte d'estate − Villa Cerere spuntava tra gli alberi d'arancio, in lontananza. Adam sedeva sul bordo della fontana marmorea, dondolando la testa tra le mani come disperato. Accanto a sé, in piedi, un'altra figura gli parlava con tristezza e rabbia. Daddy poté scorgerlo soltanto di spalle: la memoria era bloccata.
«Non c'era altra soluzione, io... io ti ho salvato la vita» diceva Adam.
«Questa non è vita, tu mi hai condannato.» gli rispondeva l'altro.
«Lei non dovrà mai saperlo.» Era una voce... una voce vicina, una voce familiare. In qualche folle, unico modo, Daddy poté sentirne un'affinità che non aveva ragione apparente. La memoria lo guidò via, sfumando nel canto delle cicale e delle statuette animate.
Toobl, Toobl, Toobl.
Chiamava il suo, il loro nome, oltre i tempi.
«Madre» chiedeva Wilfred.
«Madre, torna da me.»
Oltrepassarono un campo di grano, di spighe lucenti al meriggio. La scena si colorava di tinte acquerello, nella delicatezza della terra dorata e del cielo rosato. La cornice di un cottage solitario, dov'era già stato, accolse Daddy di nuovo come in un dipinto. Nell'abbraccio della notte o forse dell'inizio del giorno, le luci di candele si riflettevano dagli interni, filtrando raggi sottili dalle vetrate delle finestre. Sulla soglia attendeva la giovane donna che era stata Laura. Cullava dolcemente un bambino tra le braccia, il piccolo Wifred. Intorno le volteggiava una farfalla, concedendo alla scena un'intima bellezza. Poco lontani, c'erano due uomini − Daddy aveva già potuto vivere il ricordo, osservandoli scappare via. Ora vi era più vicino, così distingueva il primo come Adam, che si rivolgeva al secondo uomo accanto.
«La legge magica non lo permetterà mai» mormorò, tristemente. Si allontanò, superando parte del grano e sollevando la bacchetta verso Laura.
«Oblivion Gli occhi brillanti di gioia e di vita della donna vacillarono fino all'eclissi di un battito vacuo. Quando Laura si guardò intorno, i due maghi erano già scomparsi − sul volto s'impresse la stessa confusione che Daddy aveva già percepito. Si spegneva, vagando in una memoria che le era stata strappata. Un braccio scivolò in basso, l'altro stringeva il bambino. L'anello nuziale le sfilò via, lo stesso che nel tempo avrebbe consegnato al figlio Wilfred. Nascondo nel campo di grano, un terzo uomo interruppe il silenzio.
«Inversum Il sussurro della voce gli spezzò il cuore, compiendo l'ultimo atto d'amore. Ancor prima di toccare terra, l'anello di Laura mutò infatti forma in quella di una nuova farfalla. Allungò le ali in colori brillanti, sfumando sotto il chiarore delle prime stelle e sollevandosi nell'ultimo volo attorno la donna. Poco dopo, le due farfalle sparirono per sempre. L'uomo, invece, avanzò di un solo passo. Sotto il bagliore del tramonto calante, si rivelò perfettamente − una figura elegante, vestita da un cappotto oltremarino tessuto d'alamari argentei. Una borsa, la stessa Aurélie degli anni cinquanta che Daddy aveva ricevuto in dono, pendeva sul petto. In piena vista, occhi color dell'inchiostro, capelli tessuti di notte, si presentò per Daddy come una figura nota.
«Addio, Laura.» La voce era la stessa degli ultimi ricordi, la stessa che in qualche modo già risultava familiare. Scomparve subito, senza essere visto.
Toobl, Toobl, Toobl. Oltre i confini del tempo, tornò il pianto di Laura. Nel principio, nella fine, nel cerchio che si ristabiliva. Mamma, chiedeva il figlio. Mamma, torna da me. I ricordi imperversavano, di nuovo caotici. L'ultima scena che si focalizzò, per Daddy, ritrovava l'immagine di Laura oramai anziana: vestigia d'ombra, rughe di dolore, sedeva in uno stanzino pieno di vecchi cimeli. Stringeva tra le mani una statuetta di Cerere e tante lettere.
«Toobl, Toobl, Toobl.» Ripeteva lo stesso cognome in un rantolo, sotto lo sguardo attonito di Wilfred e di Giulia. Chiamata dal figlio, l'anziana sollevò il volto con un barlume lucido. Era come sul punto di rivelare qualcosa, un nome che lasciò la propria bocca in un sospiro.
«Theodore» Chiamò, infine. Smise di dondolarsi, finalmente in pace.
«Theodore Toobl.» L'ombra di un sorriso, passeggera, sulla bocca.
Il viaggio cominciò a spingere lontano, la mente di Wilfred indugiava nella visione del giovanotto nel campo di grano − giacca elegante, voce spigliata. Era qualcuno che Daddy aveva già visto, proprio all'arrivo al negozio d'antiquariato. Theodore, si chiamava. Avrebbe ricordato? Il collegamento, d'altronde, appariva impossibile. Quando Daddy aprì gli occhi, nel presente, la testa implodeva − Wilfred attendeva, seduto al tavolino. Aveva uno sguardo addolorato e le mani congiunte al petto, tutto era di nuovo in ordine. Dietro di sé, in piedi, c'era però un giovanotto. Era lo stesso commesso già incontrato, lo stesso uomo dell'ultimo ricordo. Immutato nel tempo, nell'eterna attesa.

«Bentornato a casa, Daddy Toobl.»
La voce, la sua voce.
Theodore Toobl era lì con loro.

La mia stola -
solo tulle
Perché solo di garza la mia Veste
La Rugiada si posò rabbrividente e gelida
O piuttosto -
Lui oltrepassò noi
Oltrepassammo
il sole calante
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view post Posted on 11/10/2022, 21:58
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Ciò che lo annichiliva era il turbolento evolversi degli eventi.
Era stato abituato a tutto ciò, ma nel bel mezzo della guerra, i pensieri si erano fatti più ingombranti, difficili da digerire.
Eppure era lì, voglioso di capire, sull’attenti per scorgere anche il più piccolo dettaglio, un particolare che lo potesse condurre alla risposta che voleva.
Ciò che Adam aveva fatto era stato premeditato? Si o no? Adam era una persona malvagia? Aveva agito volontariamente per togliere di mezzo il suo bisnonno?
Per quanto amasse il bianco o il nero, capiva che in quelle condizioni era praticamente impossibile prendere una posizione netta, una svolta chiara che lo conducesse alla realtà dei fatti.
Era confuso, annebbiato dal dolore, scosso dalla scoperta di avere nonno, turbato da quegli odori che lo avevano accompagnato durante tutta quell’esperienza.
Sentiva tasselli di puzzle arrivare a lui come briciole di pane che venivano lanciate ad un piccione e che doveva beccare a più non posso fino a quando qualcuno non lo avrebbe scacciato nuovamente.

Camminando nella disperazione, nell’odore acre della cenere arrivò all’altezza della scena da visionare, la scena che aveva richiesto con forza di vedere, che si era imposto con volontà di osservare.
Theodore Toobl era quasi morto non per mano di Adam ma per un plotone di esecuzione, per via delle scelte che aveva fatto e che trasgredivano un codice d’onore che doveva essere rispettato.
Ma chi aveva stabilito tutto ciò? Chi aveva deciso che la posizione del suo parente fosse sbagliata? Le regole, il sistema, i dogmi nuovamente avevano preso il sopravvento sulla libertà di pensiero, sulla libertà di agire come meglio si credeva.
Odiò vedere quella scena non tanto per la morte in sé, quanto per il fatto che appurò che bastava solamente una bacchetta per dettare legge, un colpo di magia a dichiarare che quanto si pensasse fosse sbagliato.
Quel discorso era tanto vecchio, quanto attuale. Anche nel mondo nel quale vivevano vigeva la legge del più forte, l’annichilimento di un pensiero – nobile o meno che fosse- tramite lo strumento magico, il simbolo di forza in un mondo di decerebrati.
Osservò la scena snocciolandone nel profondo il dolore; osservò quell’ultimo gesto pensando a quanto quella loro famiglia fosse legata a quella voglia di ribellarsi alle assurde regole che la società imponeva.
Si sentì onorato da quanto venne fatto dal suo parente, senza realmente capire quanto accadde poi.
Per alcuni istanti rimase a ricordare quell’ultimo respiro, quel pizzico di vita che Adam aveva convertito in qualcosa a lui sconosciuto.
Cosa aveva fatto? Che magia aveva usato?
Era convinto che Theodore Toobl fosse morto e invece sembrava essere ancora vivo e vegeto.
Lo aveva condannato ad una qualche maledizione? Aveva perso una parte di sé? Daddy sapeva bene che ogni magia avesse un prezzo, quella quale aveva?
Theodore non sembrava esser contento della scelta che quell’uomo aveva preso per lui; diceva che lo aveva condannato, ma a cosa? Quale era lo scotto che stava pagando?
Non riuscì a colpevolizzare Adam, non riuscì a puntare il dito contro quell’uomo che aveva provato a fare qualcosa in quel momento di declino totale.

Mentre i pensieri cercavano di adattarsi, si muovevano al fine di trovare una logica nella sua mente razionale, ritornò al cottage visto poco prima.
Le tinte acquerello erano impresse nella sua mente, come le spighe di grano che avevano riempito i suoi occhi ma non quelli dei maghi che erano a parlare con Laura.
Il tutto sparì nel giro di pochi attimi, la situazione si stravolse dalla visione di due farfalle a quella di un uomo con la borsa che gli era stata regalata.
Si bloccò, cercò di capire cosa fosse successo, ma non ci riuscì. Si sentiva affogare Daddy pur essendo sulla terra ferma, pur avendo una mente aperta e che fin da piccolo aveva voluto divorare ogni singola conoscenza di quel mondo magico.
Fermandosi ad osservare la scena cercò di fare delle supposizioni, alcune assurde altre meno. Non si preoccupò di buttare giù delle risposte anche perché era certo che Wilfred sarebbe arrivato in suo soccorso, lo avrebbe aiutato a capire quanto doveva.
Respirando a pieni polmoni si trovò nuovamente – o così credeva- nel negozio di antiquariato.
Aveva sentito nuovamente il richiamo straziante, aveva visto la cancellazione dei ricordi, la magia di inversione dell’oggetto, ma non aveva capito che Theodore, il commesso che lo aveva accompagnato di sopra, era il suo bisnonno.

- Ma è veramente lui?-

Domandò estremamente sconcertato, incerto su quanto stesse succedendo.
In quel poco tempo passato lì aveva racimolato talmente tante informazioni da non sapere come gestirle.
Restò fermo ad osservare i suoi interlocutori.
In quel momento la rabbia sembrava essere svanita per lasciare in lui un vero e proprio velo di pandemonio.
Sentiva di essere offeso da quanto era accaduto, di come si fosse comportato il nonno, ma l’incredulità per quella storia, l’innata curiosità per la sua storia lo facevano restare cauto.
Era voglioso di sapere Daddy. Era curioso di arrivare a capire cosa fosse successo a quel personaggio per restare così giovane e umano.
Che diamine era stato fatto da Adam? Cosa aveva fatto per portare quell’uomo a quella condizione?
Più pensava agli incantesimi che conosceva e meno arrivava alla risposta a quella domanda, più proseguiva a ricercare una risposta con i suoi ragionamenti e più si sentiva dirottato verso qualcosa di oscuro, difficilmente perseguibile.
Le mani cercarono un appiglio, provarono a stringere i braccioli della poltrona per evitare di andare alla deriva.
Quella storia lo aveva affascinato, fatto sorridere, arrabbiare e innamorare. Ora voleva sapere come si concludesse.


 
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view post Posted on 30/10/2022, 23:26
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Il principio è la fine. La fine è il principio.
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Da allora – sono secoli / eppure sembrano più brevi del giorno. Oltre lo scrittoio in legno, l'unico orologio alla parete taceva. Appariva sgomento, a sua volta, nell'enigma che condizionava lo scorrere del tempo. Le lancette arrestarono il ticchettio continuo, nella morsa bronzea che l'antica magia centellinava. Il paralume, l'armatura in ferro, le cornici assenti, tutto rispettava la rivelazione ultima: in silenzio, in attesa veritiera.
«Sono io.» Una voce sicura, d'eterna primavera. Theodore Toobl rispondeva così al dubbio concreto, oltremodo legittimo, di una storia che non conosceva epilogo.
Nel cenno del capo, il giovanotto non tradiva ironia. Non era una battuta di poco conto, in gioco c'era sempre stato molto di più. Accolse una sedia anche lui, accostandosi al tavolino. Occhi d'inchiostro, brillanti come quelli di un corvo, indagavano il volto di Daddy in un'espressione incostante: talvolta granitica, talvolta severa. Una nota malinconia, però, s'insinuava ripetutamente e scivolava alle gote piene, lungo l'incarnato ora più nitidamente diafano. Da vicino, di nuovo, Theodore non mostrava più di venti, forse trent'anni. L'etichetta che portava alla giacca, la stessa adocchiata all'inizio dell'incontro, confermava esclusivamente il nome. Diceva d'essere uno di famiglia, anche lui Toobl. Com'era possibile?
C'era qualcosa, in Theodore. Il profilo sottile, il taglio degli occhi e della mascella, le guance più abbondanti rispetto al resto del volto, dettagli − così singolari − che custodivano un senso familiare; vi si percepiva un'affinità contraddittoria, ancor più nel modo in cui batteva le palpebre, intrecciava le mani sul tavolo e s'abbandonava allo schienale dietro di sé. Una copia offuscata, forse, dell'uomo che gli sedeva accanto. Wilfred Toobl, ben più anziano, non aveva aperto più bocca. Appariva distante, tuttora relegato alla memoria vissuta. S'imponeva una posa inflessibile, nell'intreccio di occhi già più espressivi di Theodore. Il distacco dalla propria mente, per lui, aveva portato con sé una violenza inaudita − la vicinanza con Daddy, l'intromissione tra i suoi ricordi, tutto vorticava vividamente. Formavano una triade d'eccezione, insieme. Passato, presente, futuro. Generazioni in contatto, pur nell'impossibilità temporale che fomentava l'esperienza accolta.
«Daddy.» Quella, per Wilfred, risultò l'unica parola pronunciata. Nell'appello del nome dell'altro, suonò così sottilmente. Ricordava il suono della voce di Laura, perduta in memoria. Come in risposta, Wilfred sciolse il blocco in cui s'era ancorato: le mani di nuovo sul tavolo, poco distanti da quelle di Theodore, cercarono in fretta lo scrigno di legno che Daddy aveva già visto. Oltre la teiera, le tazze in porcellana e il volume di poesie, la scatola non s'era mai allontanata. La tenne stretta, simile ad un tesoro.
«Abbiamo atteso questo momento per anni, Daddy.» Cominciò così, Wilfred. Il tono, infine, si mescolava alla nostalgia, alla gentilezza nuova.
«Avrei dovuto spiegarti tutto a voce, era uno dei motivi dell'incontro di oggi. Non avrei mai immaginato conoscessi anche tu così bene l'arte della Legilimanzia. Anche se ti sei spinto oltre, è stato molto più facile.» Anche tu. Quella rapida precisazione collegò entrambi meravigliosamente. Con il tempo, forse, avrebbero imparato a conoscersi davvero, scoprendo di avere molto più in comune: il ricordo di una bolla d'acqua, danzante sul palmo della mano dell'anziano, rappresentava solo uno dei tanti tasselli vicini.
Cercò la conferma del ragazzo, l'invito d'essere tuttora paziente − spostando di lato la tazza di tè oramai raffreddato, Wilfred pose lo scrigno al centro del tavolo, senza aprirlo. Recuperò allora dalle tasche un blocchetto di pergamene, rettangoli sottili e consumati ai bordi, che si svelarono presto come fotografie. Risultò subito chiaro, tuttavia, che non fossero incantate: sparpagliandole sul tavolo, infatti, nessuna s'animò come di consueto. Immagini fisse, immortalate nel tempo, di volti che Daddy avrebbe potuto riconoscere di lì a breve. Wilfred ticchettò sulla prima istantanea, una cornicetta ingiallita e graffiata in più punti, la carta all'apparenza piegata maldestramente. Si notava l'inconfondibile figura di Laura − giovane, così incantevole. Vestiva un abito bianco, da sposa, pur nella semplicità decorativa che lo contraddistingueva; rideva felice, come pochissime altre volte era apparsa nei ricordi affrontati. Dietro di lei, in piedi, vi era una figura in abito oltremarino, molto elegante. Cingeva di spalle il busto di Laura, come coppia innamorata, oltre ogni confine. Quella figura era lo stesso uomo che ora, per assurdo, sedeva silenziosamente di fronte Daddy.
«Puoi riconoscerli, sono Laura e Theodore.» Era bizzarro il modo in cui Wilfred parlasse tranquillamente. Non era confuso, non più, al paradosso che s'accingeva ad articolare. Ticchettò sulla fotografia, riprendendo subito.
«Questo è il giorno del loro matrimonio. Erano altri tempi, quelli. Tempi in cui vigeva l'assoluto distacco tra il mondo magico e quello babbano. Vedi, Theodore è un mago, Laura invece non lo era. La loro relazione violava ogni regolamento dell'allora Ministero della Magia. C'erano sanzioni severe, talvolta potevano condurre a problematiche disastrose.»
Theodore, accanto, non s'intromise. Il suo volto risultava impassibile, nessun tremito: né respiro né rossore, nulla appariva intaccarlo, sebbene Wilfred si riferisse propriamente a lui. L'anziano stregone, allora, indicò la fotografia successiva: Theodore, in tenuta militare, in un luogo privo di contorni. Era circondato da tanti altri, alcuni ufficiali, altri soldati semplici; proprio accanto, però, c'era un uomo che Daddy avrebbe potuto riconoscere facilmente.
«Erano tempi di guerra, i conflitti che imperversavano nel mondo babbano si affacciavano sul nostro. Forse saprai che molti dei nostri concittadini abbiano combattuto la Grande Guerra, in quel periodo erano chiamati alle armi anche battaglioni di stregoni. Tra questi, per legge, c'era anche Theodore. Accanto a lui, lo riconoscerai, c'è Adam. Lui... lui è mio cognato.» Accennò uno sguardo verso Daddy, assicurandosi che seguisse il filo. Non era facile, non lo era stato neanche per lui. Ma quella era la loro storia, ormai era evidente. Parte di Daddy, fin dall'inizio.
«Adam era il fratello di Giulia, hai conosciuto entrambi dai miei ricordi. La sua famiglia era di origini italiane, per molti anni sono stati a Londra per poi tornare in patria. Adam era un mago, proprio come i suoi genitori. Sua sorella Giulia, però, non lo è mai stata.» Allungò verso Daddy la fotografia successiva, uno scorcio familiare del matrimonio gioioso di Wilfred e Giulia, entrambi giovanissimi in primo piano in abiti festivi.
«Quando Theodore si è arruolato, ha conosciuto Adam e sono diventati amici. Hanno condiviso l'addestramento e più di una battaglia, Adam è stato l'unico a conoscere del segreto della relazione di Theodore con una babbana. Gli è stato sempre fedele, è stato anche testimone delle loro nozze e sapeva di me.» Abbozzò un sorriso.
«Laura aspettava me, quando Theodore è stato scoperto. Il Ministero della Magia, al tempo, collegava l'Alleanza. È una lunga storia, ma hai seguito qualche ricordo. Theodore è stato posto alle strette, ordinandogli di abbandonare immediatamente Laura. La pena, allora, era...»
Theodore sollevò una mano. Pur giovane com'era, traspariva in lui una serietà che mal s'accostava ad un'età tanto acerba. Si districò dalla sedia per portarsi avanti, riprendendo la fotografia sua e di Laura al matrimonio. Il volto, privo di rughe, apparve tuttavia improvvisamente più vecchio: il peso di una tristezza che non fuggiva mai. Quando parlò, sfidò una nota stridente in voce.
«La pena era la morte.» Perdeva, allora, il tono gioviale che aveva avuto come commesso. Non bisbigliò, pur nella tematica forte che ripercorreva. Al contrario, Theodore continuò chiaramente, inclinandosi verso le fotografie e sollevando infine gli occhi sinceri verso Daddy.
«La storia tra me e Laura è sempre stata condannata ed io sono stato troppo ingenuo da credere di sfuggire la legge e di proteggerla al meglio. Quando sono stato scoperto, ho mentito, finché la verità è saltata fuori in altri modi Distorse la bocca in una smorfia, sottintendendo rivelazioni ben più drammatiche di un semplice interrogatorio. Non occorreva un manuale di storia per collegare le atrocità della Grande Guerra, ovunque nel mondo.
«Laura è stata Obliviata, lo hai visto. Da allora ha perduto ogni ricordo di me, è stata accolta dalla famiglia di Adam e nel tempo si è risposata. Il suo... il nostro bambino, Wilfred, è cresciuto con lei e a lungo ha creduto che suo padre fosse morto in battaglia. Laura si è poi trasferita a Villa Cerere, in Italia, e lì ha seguito la vita di Wilfred e Giulia, nell'unione sorprendente che c'è stata per ironia della sorte. Per me, purtroppo, la storia si è complicata. Ho cercato di tornare da Laura, violando ogni legge, finché il plotone d'esecuzione mi ha scovato e ucciso
Nonostante la storia fosse estremamente intrecciata e complessa, Daddy avrebbe potuto seguirne i risvolti, al favore dei ricordi vissuti in avanscoperta. Daddy aveva visto i maghi cancellare la memoria di Laura proprio sulla soglia della villetta di campagna, aveva inseguito la donna e il figlio Wilfred in più punti della vita e, di certo, aveva scovato Theodore e gli ufficiali proprio in campo di battaglia. Il sortilegio sinistro che il soldato capo aveva scagliato contro Theodore, in effetti, era un ricordo recente. Fili d'incastro, articolatissimi, formavano una linea temporale che trovava giustifica nell'attenzione, finché... non si arrivava all'ultimo dettaglio.
Mi ha scovato e ucciso, aveva detto Theodore. Com'era possibile, allora, che fosse lì di fronte, in presente, e così... vivo? Wilfred seguiva tutto con attenzione, il cuore in tumulto come non capitava da anni. Osservò suo padre, giovanissimo, accennare finalmente all'unico, triste sorriso. Theodore, allora, lasciò scivolare le mani sul tavolino, come a cercare quelle di Daddy. Non parlò, non ancora. Anche senza sfiorarle, Daddy poté accorgersi di come la pelle di Theodore risultasse... gelida, le venature sottili, l'incarnato esangue di chi non aveva battito. Qualora avesse voluto stringerle, queste sarebbero state completamente fredde, prive del ritmo che abitava la vita.
Aveva già capito? «Adam mi ha condannato ancor più di quanto non avessero fatto gli altri. Nel tentativo di salvarmi, ha trascinato il mio corpo da chi avevamo sempre rinnegato. Mi ha dato una vita fasulla, l'illusione di chi vive in eterno.» Sottrasse le mani, il volto cinereo.
«Sono io, Theodore Toobl» sussurrò.
«Tuo bisnonno, un Vampiro.»

La scatola, sul tavolo, brillò perlacea.
Sembrava impaziente a sua volta, in rivelazione.
«Aprila, Daddy. Avremo tempo per il resto.»
Sigilli di sangue, aveva detto Wilfred.

Il principio era la fine,
e la fine / il principio.

Da allora
– sono secoli
il cornicione
– nel terreno
Il tetto era
appena visibile
che sembrava
un gonfiore della terra
Sostammo
davanti una casa
rcTvk0u
Post Scriptum — Ci sono storie che lasciano il segno, storie che cominciano e mai finiscono. Storie d'infinita bellezza, che pongono la notte in risveglio e che attingono alla parte profonda della vita stessa.
La tua, Daddy, è una di queste storie.
Studiarla a fondo, costruirvi un reticolo di tasselli e di punti temporali, non ha prezzo. Tutto questo è stato possibile con te e grazie a te, che hai offerto liberamente una parte così fondamentale. Per me, Daddy, è stato un vero privilegio. Mi auguro sia stata un'avventura unica anche per te, che hai seguito tutto dall'inizio alla fine in modi straordinari, con una narrazione introspettiva che ha fatto la differenza. Per questo motivo e per la lunghissima avventura di due anni, ti premio in via eccezionale con +1 Punto per ogni statistica.

Ai fini della Quest, invece, sei ufficialmente Legilimens Esperto, congratulazioni.
Ti chiedo un ultimo intervento: la scatola contiene una rivelazione.
Da parte tua, in ogni caso, è l'ultimo intervento.

Mi piace pensare che possa essere anche questo un punto di principio e di fine verso una storia che non si dimentica. Non è una coincidenza che tra meno di un'ora sarà il compleanno di Daddy, lo stesso giorno in cui ha iniziato l'avventura.

Buon compleanno, Daddy Toobl.

 
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view post Posted on 7/11/2022, 18:49
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La conferma arrivò tra capo e collo, come la sentenza di un boia.
Quando vide Theodore avvicinarsi a lui, sentì l’aria mancare, un senso di oppressione stringergli il petto, abbracciandolo per il non riuscire a capire come fosse possibile quella situazione.
Mentre il cervello elaborava tutte le supposizioni del caso, Daddy, rimaneva in un silenzio tombale, chiaro segno che era disposto ad ascoltare e capire quanto stava accadendo tra quelle ben curate pareti del negozio di antiquariato.

Un sorriso affiorò dal suo volto al vedere le foto di famiglia, foto di cui sembrava esser stato privato dalla nascita dal padre, Rob, un personaggio alquanto scontroso che non gli aveva mai accennato nulla riguardo la magia.
Che non sapesse tutto ciò? Che fosse successo qualcosa di talmente grave da averlo fatto staccare dalla famiglia Toobl? Non riusciva a capire come mai Wilfred fosse sparito dalla loro vita, lasciandogli il solo tiepido ricordo in cui andavano a prendere un gelato.
Sicuramente c’era qualcosa di piu, qualcosa che non era interessato a sapere almeno per il momento.

Osservò il suo bis nonno avvicinarsi a loro. I tratti erano familiari, le peculiarità molte su quel volto perlaceo che non sembrava esser stato intaccato in alcun modo dall’anzianità.
Per un momento pensò che fosse stato vittima di qualche pratica oscura, di qualche magia che lo legava al Mondo Magico come essere solo per determinati archi temporali o specifici rituali.
Eppure non era così; lo capiva dal fatto che fosse senziente, che riuscisse ad elaborare pensieri complessi e districare ricordi come a lui, senza alcun tipo di danno alla struttura cerebrale.
Sentì la storia, il riassunto di quanto aveva visto e lo aveva facilitato in quel complesso percorso rendendolo completamente logico fino a che, dopo aver scagionato Adam da tutte le sue accuse, si accorse che la questione fosse ben più complessa di come si mostrava.

Il cervello gli suggeriva di prendere la bacchetta, di puntare in aria lo strumento ed emettere un solo incantesimo, uno solo in grado di allontanarlo da quello che poteva essere un nemico, ma il cuore gli suggeriva di temporeggiare.
I vampiri avevano bisogno di sangue, di succubi o vittime per soddisfare i loro bisogni e lui non voleva essere carne da macello.
Per un attimo pensò addirittura di esser stato chiamato in quel luogo per quel motivo; raggiunta la maggiore età magari poteva risultare più saporito agli occhi del bis nonno che inevitabilmente aveva perso la sua umanità nel corso del tempo.
Fissó Wilfred, cercando di capire se fosse soggiogato dalla creatura; l’amore per un padre era sicuramente forte, ma doveva essere gestito in quel caso.
Le sue conoscenze lo spingevano a suggerirgli di allontanarsi da quell’essere, ma non lo disse, non era assolutamente il caso di rovinare quel momento con della sana diffidenza verso il prossimo.
Osservando la scatola rimase in silenzio al pensare sul da farsi. E se questa fosse stata una trappola? E se quello fosse l’ennesimo tentativo di accalappiarlo in una morsa pericolosa? In quel caso, avrebbe avuto senso anche il comportamento di Wilfred nel volerlo allontanare dalla sua mente; era fondamentale nascondere a lui il piano che lo metteva chiaramente in pericolo.
Mirò il suo albero genealogico; lo fece cercando eventuali passi falsi, quindi domandò ad entrambi. Di certo, se non si fosse mosso, non sarebbe accaduto assolutamente nulla.


-Apro?-

Se solo avesse notato un dettaglio o un comportamento che potesse venir anche minimamente frainteso si sarebbe fermato dal proseguire in quella scoperta.
Il sapere che il suo parente più remoto faceva parte di una delle categorie più pericolose della società magica lo faceva desistere e dubitare della bonarietà del gesto.
La mano lentamente proseguiva alla scatola, prossima alla rivelazione.
Di li a poco la paura si sarebbe arrestata o avrebbe iniziato ad avvamparsi.




Mi scuso per la diffidenza, ma toccava agire di coerenza.
Ti ringrazio per il lavoro svolto e la bellissima storia creata; non ti preoccupare assolutamente sul mio prossimo post.
Se sarà necessario, posterò anche al prossimo turno per rendere il tutto ancora più bello e maggiormente intenso!
 
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view post Posted on 13/11/2022, 17:49
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Il Fato

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Il principio è la fine. La fine è il principio.
La verità è che per ogni singolo tempo esiste una sola ed unica via, determinata e tracciata dal principio alla fine e rappresentante a sua volta un inizio


hpecjls
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Il frammento di una mano respinta, nell'accezione di contatto nascente reciso in esordio, spezzò il manto granitico che imperversava sul volto di Theodore.
A dispetto della storia che aveva vissuto e raccontato, quel gesto − emblema della diffidenza − gli portò dolore. Daddy, tuttavia, non aveva colpe. Era naturale, per lui, reagire d'istinto alla rivelazione − non capitava tutti i giorni di scoprire che il proprio bisnonno fosse un vampiro.
Era una maledizione che Theodore vestiva come marchio sulla pelle. Come il pronipote, tanti prima di lui lo avevano allontanato. Anche per suo figlio Wilfred non era stato facile. Non lo era mai.
Si diceva che l'eterna giovinezza portasse con sé la pazienza. Per Theodore, invece, aveva portato soltanto l'offesa continua. Poteva risultare già più comprensibile, allora, la ragione che aveva visto Robert − padre di Daddy − così lontano dal loro mondo. Daddy conosceva le declinazioni della magia, si poteva dire lo stesso di Robert? Quello, come tutto il resto, attingeva ad un discorso più ampio. Ci sarebbe stato tempo, per loro. Il cenno gentile di Wilfred, suo nonno, prometteva la risposta ad ogni domanda − sorrideva, un po' timidamente. Non c'era pericolo, non più. Daddy l'avrebbe capito.
La scatola, infine, scattò sotto il comando leggero delle sue mani. Daddy aveva ricevuto già tesori preziosi, da parte dell'eredità familiare: un libro di poesie, una borsa di pelle, e tante fotografie che nonno e bisnonno − più tardi − gli avrebbero consegnato. Lo scrigno, invece, celava una chiave e uno specchio: la prima era incastonata sulla parte superiore, si trattava di una chiave piuttosto grande, in ferro battuto, con un traliccio di grano stilizzato.
«La chiave per Villa Cerere.» Wilfred la riconobbe subito e spiegò.
«Quando vorrai, sarà anche casa tua.» La parte inferiore della scatola, invece, era interamente occupata da un vetro. La superficie rifletteva immagini che non s'esprimevano intorno − né Daddy né il negozietto. Vorticavano in colori, volti e figure d'ombra, finché fu chiaro si trattasse di un ricordo. La scatoletta era un vecchio pensatoio, che sarebbe tornato al negozio d'antiquariato. La memoria, però, era solo per Daddy.

***

«Inversum.» La voce di Theodore mi guida lontano, in luoghi di magia e di meraviglia. In luoghi in cui una parola trasforma la vita − un anello d'oro, una farfalla, e di nuovo il principio. Ha il suono delle cicale d'estate, delle lucciole, del vento tra le spighe di grano. Ha il suono dell'eterna stagione, del tramonto che colora il cielo d'arancio, dei bambini che giocano a campana in cortile.
Mi porta via, via con lui. Ovunque, e per sempre. Mi stringe tra le braccia, dolcemente. Resta con me, senza fretta − il tempo è una carrozza già al trotto, le teste dei cavalli volte altrove. Noi, però, restiamo. La sera sfuma in tinte diafane, il camino dietro di noi sfavilla di cenere. Non c'è altro.
Potrebbe arrivare l'Inverno, e noi continueremmo a vivere l'Estate.
Questa memoria, questa, è la mia storia − il privilegio di chi ha incontrato l'amore. Chiudo gli occhi, assaporo il momento. Sono in pace con me stessa, e forse... forse il tempo ha invidia di questo. Chiudo gli occhi, e tu... tu, Daddy, fai lo stesso. Il ricordo è consunto, si sgretola come chicchi di grano maturo. Lascia il segno, ci guida altrove. Il mio corpo, ora, è in trappola. Non ho forze, non ho voce. Cicatrici invisibili profanano la pelle, le rughe sul volto accentuano il dolore. C'è qualcosa, in quest'oggi che è già ieri. Mi dondolo sulla sedia, vecchia quale sono. Laura, fiore d'estate. Laura, vestito di tulle. Chiamo il tuo nome. Toobl, Toobl, Toobl. Un grido che suona nel tempo, un grido che devasta la memoria. Mio figlio, sua moglie, loro non comprendono. Come potrebbero? Mi guardano come se fossi impazzita, come se la morte − senza misericordia − lasciasse l'ultima, terribile impronta. Una farfalla. Un'unica, stupida farfalla. Basta il volo colorato delle sue ali a portarmi via, via da quel che sono stata. Per anni, per lunghi anni. Toobl, Toobl, Toobl. Continuo a chiamare il tuo nome. In solitudine, in questa stanza. La statuetta di Cerere mi osserva, come beffarda. Ha in mano un fascio di grano, e in qualche modo... mi porta indietro, indietro nel tempo. Cosa c'è, chi c'è.
Il tuo nome, il tuo nome. Ha la melodia dell'Estate.
Alla fine, lo so, è un momento. La maledizione che imprigiona la mia memoria è flebile, come la vita che mi resta. Il tuo nome, che torna, è un cerchio che non si è mai chiuso. Apro gli occhi, e tu... tu, Daddy, fai lo stesso.
Chiamo il tuo nome. Oltre ogni tempo, oltre il principio e la fine.
Toobl, Toobl, Toobl. Non capiscono, gli altri non capiscono.
Ma tu... tu sei tornato. Eternamente giovane, come se nulla fosse cambiato. Ho l'impressione, allora, che sia un miraggio, l'ultimo cenno di compassione dell'esistenza su questo mondo. Perché sei tu, ora ti riconosco.
Mi stringi le mani, mi stringi le spalle. Mi stringi a te, dolcemente.
«Theodore, sei tu.» Il respiro si calma come il cuore, e lentamente vado via.
Lontano, così lontano. Tra le tue braccia, e per sempre.
«Sono io, Laura.»

erano rivolte all'eterno
che le teste dei cavalli
che intuii
per la prima volta
eppure sembrano più brevi del giorno
Da allora
– sono secoli
rcTvk0u
Post Scriptum — Se lo desideri, puoi considerare un intervento finale.
Da parte mia è tutto, ti lascio in buone mani.
 
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34 replies since 2/11/2020, 16:52   1067 views
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