Shlocktrock etticchetacshlock, Quest Giornalistica (Ariel e Jolene)

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view post Posted on 10/12/2020, 15:21
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"Gran Sacerdote del Tempio della Pizza"

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In previsione della visita che Jolene le avrebbe fatto a breve aveva provato a dare una parvenza di ordine in ufficio, fallendo miseramente nel momento in cui aveva messo mano ai suoi raccoglitori fotografici.
Non si era accorta dell'ora se non quando Jolene aveva bussato alla porta dell'ufficio.
«Aaaah. Avanti, avanti!»
Ariel dava le spalle all'ingresso, avvolta in un maglione beige: era ampio abbastanza da non far notare subito portasse sotto un paio di shorts a costine grigi in velluto, stretti ai fianchi da un'anonima cintura nera. Era scalza, ambiguamente a suo agio a Dicembre in pantaloncini e collant neri. Gli anfibi erano stati abbandonati contro una poltrona dall'altra parte della stanza.

Il suo ufficio aveva visto giorni migliori: pile e pile di documenti, fascicoli e pergamene inchiostrate erano stati impilati di fianco ad una Remington che teneva fra le pieghe metalliche un foglio compilato per metà sul suo resoconto sull'indagine Gentley, interrotta per mancanza di progressi.
Il tavolino da caffè aveva ancora coni consumati per metà di incenso su un piattino di ottone e due tazze di ceramica metà vuote con tè verde in una e caffè-latte nell'altra, ormai freddi.
Le foto che aveva in mano vennero impilate e nascoste sotto una sfera che per la fretta non aveva nemmeno messo a fuoco (o si sarebbe chiesta, ovviamente, da dove fosse sbucata).

Si sarebbe girata di scatto, mani contro il bordo della scrivania e con la schiena piegata contro il tavolo per cercare di coprire gli scatti.
Quest'ultimi erano, per la cronaca, tutte foto che ritraevano Jolene, da sola o in compagnia: alcune fatte durante la loro "festicciola" di Halloween, altre il giorno dopo durante un brunch sul balcone.
Non che ci fosse veramente un buon motivo per nasconderle o forse sì?, ma sembrava abbastanza in ansia a mostrare il suo lavoro e ora cercava di occultarlo col suo corpo.
«Halò!» E quindi via di saluti nervosi e sorrisi troppo ampi per mal celare il nervosismo.
«Devi fare finta non ci siano foto che non puoi ancora vedere dietro la mia schiena, quindi dovremo parlare di lavoro e vita quotidiana come le persone normali con nulla da nascondere, o-che-i?»
E nel parlare avrebbe sollevato la passaporta, scuotendola a destra e manca per sfogare la tensione, presumibilmente perché nella sua distrazione aveva pensato fosse uno dei tanti soprammobili e souvenir con cui aveva decorato l'ufficio.
«...o potremmo parlare di questa palla ballerina che ho in mano e che non ho mai visto prima d'ora?»
Ecco, quella nuova distrazione avrebbe permesso a Jolene di affiancarla senza nessuno a ostacolarla e così poter inquadrare meglio la sfera che nel far rumore e scuotersi veniva trattenuta da entrambe le mani di Ariel per rimanere sul posto.
Il foglietto che la redazione aveva allegato era ancora sulla scrivania, perfettamente di fianco ad una foto di Ariel e Jolene in controluce fra le lenzuola di un fortino di cuscini, libri e coperte tirato su in un momento di ilarità notturna.
Che Jolene avrebbe notato tutto prima di lei era molto plausibile, così come che Ariel nell'aver letto secondariamente il biglietto della Gazzetta si fosse persa nel suo fiume di pensieri sconnessi, gli stessi che come per magia l'avevano portata ad esordire di punto in bianco con:
«E' arrivato il momento che aspettavo da anni, Jolie Suonava solenne mentre frettolosamente andava poggiando sulla scrivania la passaporta, fiondandosi al tavolino da caffè per poter recuperare i suoi anfibi e la sua tracolla in cuoio al cui interno buona parte della sua attrezzatura e cose inutili le sarebbero risultate necessarie per il lavoro.
«Un lavoro sul campo PER LA LEGGE. COME NEI LIBRI.» Si era messa ad urlare di botto, segno di come l'adrenalina aveva cominciato a scorrerle all'impazzata. Si caricò addosso la borsa, prima di correre rapida verso l'attaccapanni per mettersi addosso il resto del completo, berretto incluso.
Ciò che sicuramente nessuno si sarebbe aspettato vederle tirare fuori dalla tasca del giaccone, però, era ... una pipa.
Se la sarebbe accesa con uno dei fiammiferi al tavolino, disperdendo l'odore aromatico dell'Artemisia e dopo aver visto il primo sbuffo di fumo dissolversi, avrebbe portato le labbra contro il beccuccio, prendendo un tiro.
«MADAME WHITE. ABBIAMO UN CASO DA RISOLVERE E DETECTIVE VINSTAV NON DICE MAI DI NO ALLA CACCIA PER LA VERITA'.»
Con la mano sinistra chiusa attorno alla base della pipa e il braccio destro improvvisamente teso verso Jolene per puntarla con l'indice, voleva mostrarsi epica e fighissima, ma probabilmente risultava solo tragicamente comica e idiota.
«NON VUOI SAGGIARE ANCHE TU L'EUFORIA DEL MIO MESTIERE, JOLIE? IL BRIVIDO DELLA SCOPERTA. L'AVVENTURA PER TUTELARE LA VERITA'. IL SAPORE DELLA NOTIZIA.»
Se la sarebbe presa sotto braccio con la destra, cercando di stringersela con troppa energia contro il petto, rischiando di far finire all'infermiera la sua testa contro l'incavo proteso del collo.
«GIRA LA PASSAPORTA E VIENI CON ME, IN QUESTO MONDO DI INCANTO: PRINCIPESSA RONDINELLA QUESTO INCARICO LO PUOI FAR CON MEEE.»
Cantava Disney? Cantava Disney. Mannaggia a suo nonno magonò e le sue cassette babbane.
Forse era meglio per Jolene prendere la dannata passaporta, girarla e portarla via da lì: almeno sul campo sapeva essere meno penosa e più professionale.


PS: 195
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PE: 28

Incanti conosciuti:
Fino alla IV classe (esclusi i proibiti)

Nessun danno subito
Coda della Kitsune (sulla giacca)
Si tratta di una pelliccetta, applicabile al mantello o più semplicemente all'abbigliamento scelto; uno dei poteri della Kitsune è quello di creare illusioni e irretire la mente, pertanto questo capo riesce a rafforzare l'esito di incanti illusori e confondenti. Utilizzabile una volta per quest.

Ciondolo Akashita:
Appare come una bestia con mani artigliate e volto peloso, con la maggior parte del corpo nascosto da una nuvola nera. Nella sua bocca aperta c'è una grande lingua. Rappresenta un demone della mitologia giapponese e permette per pochi minuti di comprendere brevi stralci di conversazioni in lingue non magiche e sconosciute a chi la indossa.

1x Pipa dello zio Zonko + Artemisia per Pipa

In borsa:
Bacchetta in legno di Vite, nucleo di piuma di Ippogrifo e seme di Mangrovia, 12'' ½, sorprendentemente sibilante.
Pietra per bacchetta magica - fluorite verde
1x Pacchetto sigarette magiche al Dittamo.
1x Piuma lillà Autoinchiostrante
1x Macchina Fotografica Magica
1x Scatola di Pastiglie Hoho
(se ingerite non potrai parlare, ma andrai in giro per un paio d’ore emettendo la famosa risata di Babbo Natale.)

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view post Posted on 10/12/2020, 18:38
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Pur non essendo alla sua prima visita alla redazione della Gazzetta, Jolene muoveva passi piuttosto incerti lungo i suoi corridoi. Gli anfibi producevano contro il pavimento dei piccoli tonfi attutiti, che, insieme al leggero ticchettio metallico delle cerniere della tracolla, dettavano il ritmo della sua avanzata. Come suo solito si era vestita con cura, scegliendo un abito-camicia piuttosto sgargiante, collant e un lungo cappotto nero di lana pesante. A labbra socchiuse canticchiava un motivetto natalizio, evidentemente di buon umore alla prospettiva di incontrare Ariel. Avrebbero dovuto parlare di un articolo, un nuovo progetto che aveva spinto Jolene a chiedere il consulto della giornalista; ma la verità era che a muoverla verso il suo ufficio era soprattutto il piacere di rivederla.
Quando raggiunse la giusta porta, bussò senza esitazioni. Fu più incerta, invece, ad aprire, perché il grido di Ariel l'aveva lasciata un po' interdetta. «Ciao Ariel. Ehm, tutto bene?»
Non poté fare a meno di rivolgerle uno sguardo interrogativo, mentre si chiudeva la porta alle spalle. Fece poco caso al disordine, era abituata a vederlo regnare anche nei suoi spazi. La colpì maggiormente il profumo avvolgente dell'incenso, così familiare per essersi impregnato nella pelle e nei vestiti della francese eppure, per certi versi, ancora estraneo.
Insospettita dall'atteggiamento colpevole dell'altra, Jolene si protese in punta di piedi per sbirciare la scrivania dietro alle sue spalle. Ma bastarono le parole di Ariel a farla demordere, fermandola sul posto con le contrastanti sensazioni di voler ridere e, allo stesso tempo, di avere le guance un po' più calde. «D'accordo, d'accordo, non c'è bisogno di minacciarmi con quella sfera», ridacchiò. Inizialmente dette poca importanza all'oggetto, che pure era curioso, specie nell'ufficio di una Strega – con le sue linee essenziali appariva più adatto ad un moderno ambiente Babbano. Ma, quando capì che nemmeno Ariel aveva idea di che cosa fosse e di come fosse finito sulla scrivania, Jolene sentì che il proprio viso si accendeva di vivida curiosità.
«Fammi vedere» mormorò, avvicinandosi per poter studiare a sua volta la sfera. «È carina, sembra quasi un oggetto da decorazione. Ma certo, potrebbe anche nascondere un meccanismo segreto, e noi potremmo essere in guai seri.» Lo disse scherzando, com'era sua abitudine sfruttava il primo indizio di qualcosa di insolito per inventare storie. «C'è qualche collega dalla faccia sospetta, forse?» Spostò lo sguardo sulla scrivania, che ora non era più nascosta da Ariel. Non osò indugiare troppo sulle immagini sparse qua e là – una rapida scorsa bastò a riesumare la serata di Halloween –, e, nella disperata fuga da ogni fotografia, i suoi occhi approdarono infine al messaggio.
«E questo?» Si puntellò con una mano sul tavolo, allungando l'altro braccio per prendere il foglietto scuro. Impiegò poco tempo a leggere le righe che vi erano vergate, ma il loro effetto fu immediatamente visibile: l'allegria di Jolene parve spegnersi, l'aria di prendere tutto come uno scherzo fece spazio ad una leggera piega tra le sopracciglia, ad uno sguardo assottigliato dietro cui macinavano frenetici i pensieri. Lasciò il biglietto ad Ariel perché lo leggesse anche lei, attendendo in silenzio. Studiò l'espressione dell'altra, cercandovi segni di analoga preoccupazione, ma l'esplosione di Ariel avvenne in tutt'altra direzione.
«Ariel» la chiamò, mentre quella correva freneticamente ad afferrare un paio di scarpe, una borsa, una... pipa? «Ariel, sei sicura di voler accettare?» Ma Ariel sembrava sicura abbastanza per tutt'e due. Con il suo entusiasmo e le sue prospettive di fantastiche avventure – come nei libri – riuscì a solleticare corde cui nemmeno Jolene era indifferente. Tuttavia, accantonata l'attrattiva di una missione in incognito, la rossa vedeva anche i numerosi pericoli che avrebbero potuto essere in agguato.
«Tutto questo suona meraviglioso, ma hai letto il messaggio.» Lo riprese in mano, scorrendo rapidamente le righe. «Più volte menzionano il rischio che correremmo, e la fine? Non è un buon segno che debbano essere ottimisti per pensare che non ci saranno inconvenienti, ti pare? Ci stanno letteralmente mandando nel covo dei fuorilegge.»
A dispetto delle apparenze, Jolene non voleva fare la guastafeste, non del tutto. Tuttavia, l'entusiasmo di Ariel le sembrava troppo prossimo all'incoscienza perché non necessitasse di essere ridimensionato. La bionda stava cantando, per Merlino! Jolene brontolò qualcosa che, nella sua posizione con la testa schiacciata contro la spalla di Ariel, risultò fortunatamente incomprensibile. Alla fine, però, quando si staccò da lei, c'era l'ombra di un sorriso a ridisegnare le guance leggermente arrossate. «Almeno non hai anche la mantella e il cappellino intonati, Sherlock. Allora sicuramente saremmo state antisgamo. Dai, tu tieni la sfera dalla metà scura, io giro l'altra.»
Perché, naturalmente, non aveva valutato nemmeno per un momento l'eventualità di lasciarla andare da sola. Cercò di placare la sua preoccupazione: era pur sempre un incarico lavorativo, la Gazzetta non avrebbe mai messo in grosso pericolo i propri dipendenti. Non poteva succedere sulla di terribile le ultime parole famose, ma era decisa ad affiancare Ariel in qualsiasi difficoltà le si fosse presentata.
Così, procedette ad attivare la passaporta. Abbandonò il biglietto sulla scrivania – non le sembrava una buona idea avere addosso una prova della loro missione in incognito – e cominciò a girare la metà chiara dello strano aggeggio. «Uno» disse al primo giro antiorario. Le passaporte non ci andavano leggere, meglio sapere quando sarebbero partite. «Due...» Con ogni probabilità, il tre le sarebbe morto in gola in contemporanea al consueto strappo all'ombelico.


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Adduco Maxima
Bacchetta con pietra incastonata (quarzo rosa)

Indossati:
Anello difensivo: protegge da danni fisici e incantesimi. Anche da Avada Kedavra, ma poi si spezza. Usabile una volta per Quest.
Catena della notte: rende il corpo più leggero e dona agilità nei movimenti, facendo sembrare le ossa più mobili. Durante la notte la collana si nota molto nell'oscurità, anche se non emette luce a sufficienza per illuminare la zona intorno ad essa.
Bracciale di Damocle: concede la possibilità di lanciare un "doppio incanto", ovvero due incantesimi in un solo post/azione, ma non più di una volta ogni 6 post di quest.

In borsa:
Un paio di pergamene
Una boccetta d'inchiostro
Una piuma autocorreggente
Una piuma incantata che scrive solo Buon Natale
Due pasticche vomitose: pasticche dalla consistenza gommosa e dal gusto agrumato in grado di causare un vomito inarrestabile. Ma non preoccupatevi il loro effetto ha una durata molto breve; di fatti queste particolari caramelle sono composte da due lati di diverso colore: uno arancione che causa il malessere e uno viola che invece ne crea l’arresto.
Una caramella d'illusione: chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario capire quale sia la persona reale.


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view post Posted on 26/12/2020, 19:55
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Il Fato

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E tre. Nell’esatto istante in cui venne ruotata la metà superiore della sfera, con le due giornaliste pronte a lanciarsi in una nuova avventura, questa ebbe finalmente inizio. La magia che permeava quell’oggetto tanto misterioso quanto fuori contesto diede vita ad una materializzazione. Uno strappo all’ombelico precedette la comparsa di un nuovo scenario, nel quale Ariel e Jolene si ritrovarono immerse prima che potessero rendersene conto.
Londra. Sicuramente non il quartiere più straordinario, forse uno dei meno adatti ad una potenziale visita turistica. L’architettura caratteristica suggeriva appartenesse proprio alla capitale inglese, ma doveva trattarsi di una zona periferica in cui, salvo impegni di una certa importanza, nessuna delle due doveva ancora aver messo piede. Era quello uno dei requisiti indispensabili affinché ci si ritrovasse a vagare per quelle viette spoglie della propria gente e della propria allegria, dove il desiderio veniva ripudiato e solo un’incombenza di qualche tipo sarebbe valsa come biglietto d’accesso. Un quartiere dormitorio, grigio e trasandato, in cui le uniche pennellate di colore erano state stese sui bidoni e sulle poche vetture parcheggiate lungo il ciglio dei due marciapiedi laterali. Triste e vuota, quell’area rappresentava in qualche modo l’assenza di una vivacità esuberante che non sarebbe stato difficile reperire altrove, magari qualche centinaio di metri più in là, magari anche solo voltando l’angolo. Doveva trattarsi di un errore.
Gentley, singolo od organizzazione che fosse - molti ormai vociavano si trattasse di un gruppo di due o più individui - aveva dato prova del proprio brio in passato ed era difficile immaginarsi si potesse rintanare in quell’umile frazione della città. Era ancora più difficile presumere si fosse messo a tramare qualcosa che vedesse come teatro un angolo di mondo tanto scevro. Del resto una figura plateale ed esagerata, dimostratasi tale con non poca fatica, esigeva qualcosa di più, quantomeno un pubblico nutrito che potesse assistere al frutto del suo duro lavoro, alla sua fantasia incomparabile e alla sua tecnica priva di manchevolezze.

3oqwIkY Procedendo con ordine, la signorina Vinstav e la signorina White, in quella che si prospettava essere una passeggiata priva di meta, presto si sarebbero imbattute in una struttura che poco ci azzeccava con il contesto urbano circostante. Una vetrina arancione avrebbe richiamato la loro attenzione senza indugi, portandole a stupirsi, più o meno piacevolmente, della sua presenza in una culla stinta e consumata. Si trovava alla base di un palazzo di otto o nove piani, il cui intonaco sgretolato lasciava intravedere crepe poco rassicuranti. Ma era lì, spavalda, noncurante, a scimmiottare un'altra bottega già ben nota tra maghi e streghe. Era una replica molto fedele del negozio dei fratelli Weasley, priva del manichino animato sopra l'insegna, ma altrettanto sgargiante ed allegra se non vi si faceva caso. Forse un occhio attento, magari un cliente abituale dei Gemelli, si sarebbe reso conto di una sottile differenza cromatica nella vernice. Per quanto riguardava il resto, invece, pareva esserne l'esatta copia per design e proporzioni in scala 1:1. La tenda chiusa non permetteva di osservare all'interno del locale, ma l'insegna sulla porta recitava "aperto". Un invito ad entrare, forse.
Si diceva che i vertici della Gazzetta operassero egregiamente quando giungeva il momento di svolgere le proprie indagini. Se così fosse stato, nessuno avrebbe potuto stupirsi della precisione con cui avevano individuato la tana di Gentley. Ciò nonostante qualcosa puzzava di bruciato, poiché al di là della località indiscreta, non c’era stato alcuno sforzo per celarsi. Magari, dando ragione ai sospetti, qualcuno era in attesa di ricevere delle visite.

 
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view post Posted on 26/1/2021, 21:26
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Curiosità, aspettativa e timore dominavano in parti uguali l'emotività di Jolene, confondendosi nel presagio di qualcosa di straordinario. Pur non avendo nessuna idea precisa su quale avrebbe dovuto essere il nuovo scenario, sentiva che in qualche modo esso avrebbe contenuto la risposta alla sua agitazione. La tensione che sentiva alla bocca dello stomaco aveva più a che fare con il suo stato d'animo alterato che con lo strappo della Smaterializzazione, che, in seguito al consueto turbinio confuso, le trasportò... In una strada completamente anonima. Non c'era nulla a cui lo sguardo si potesse aggrappare, né, apparentemente, altra vita all'infuori delle due giornaliste.
«Mi aspettavo... qualcosa di più degno di nota» borbottò la rossa, mentre trafficava con la tracolla per infilarci la Passaporta. Gentley aveva fatto del chiasso il proprio marchio e la propria pubblicità, mentre quel luogo sembrava più adatto a fungere da nascondiglio. La Gazzetta, allora, doveva essere risalita alla radice stessa della loro attività, là dove i cosiddetti scherzi venivano ideati in segreto prima di essere sparsi per il mondo magico e babbano.
L'inquietudine di Jolene, lungi dal venire sedata dal silenzio circostante, parve da esso amplificata. Non aveva mai visto quel quartiere deprimente, anche se poteva riconoscerlo come appartenente a Londra. Il suo grigiore le sembrava un cattivo presagio, e quando, non avendo alternative, lei e Ariel cominciarono a percorrere quei marciapiedi spogli, Jolene prese a guardarsi intorno come se un qualche pericolo potesse correre loro incontro da dietro l'angolo più vicino. I Gentley non erano malvagi, di questo poteva dirsi convinta – ma la loro sete di farsi conoscere, che perseguivano attraverso ogni mezzo, poteva rivelarsi un grosso problema. Né mancavano di risorse e capacità magiche, come avevano dimostrato quando erano arrivati perfino a manomettere le borse del personale della Gazzetta. Non le piaceva l'idea che avessero avuto accesso ad una realtà che avrebbe dovuto essere protetta, soprattutto dal momento che lei e Ariel per prime dipendevano dalla Redazione – in quel frangente più che mai.
Jolene era comprensibilmente nervosa, immersa in quelle elucubrazioni il cui risultato finale fu la domanda che seguì poco dopo, quando finalmente uscì allo scoperto nella mente razionale: «Come credi che abbiano fatto con quel volantino?». Il messaggio recapitato ad Ariel parlava di un incanto di localizzazione piazzato su un foglio di quel tipo, ma più ci pensava, più Jolene trovava assurdo che un volantino, che per definizione era pensato per raggiungere quante più persone possibili, fosse invece tornato a chi lo aveva stampato.
Tuttavia, in assenza di un confronto diretto, ogni ragionamento sarebbe rimasto solo un’inutile elucubrazione priva di riscontro nella realtà. Erano giornaliste, dopo tutto, e ciò che cercavano erano risposte alle loro domande. Lei non era direttamente coinvolta nel caso Gentley, non ancora, almeno, ma Ariel, che se ne era occupata fin dal primo episodio, meritava di sapere, ora che ne aveva la possibilità. Così, proseguirono.
Quando comparve alla vista, la vetrina risultò fin da subito inconfondibile. Davanti a quell'imitazione impoverita dei Tiri Vispi, Jolene rivolse ad Ariel una smorfia ironica. «Mancano un po' di immaginazione, non è vero?» Il negozio imbrattava di arancione lo squallore da cui era circondato ma, anziché rallegrare l'atmosfera, l'appesantiva di un tocco grottesco. Questa, quantomeno, era l'impressione di Jolene.
Senza permettersi di indugiare oltre, allora, Jolene afferrò la maniglia per tentare di aprire la porta. «Dopo di te, Claudette» annunciò con un sorriso, gli occhi che si specchiavano in quelli di Ariel in un barlume di complicità. Forse i Gentley le attendevano, e la sua precauzione di usare dei nomi falsi si sarebbe rivelata inutile. Ma, se c'era anche una minima speranza di non farsi scovare subito come legate alla Gazzetta, tanto valeva tentare. Avrebbe tenuto la porta aperta per Ariel, e poi l'avrebbe seguita all'interno.


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Il fischio alle orecchie si dissipò pochi attimi dopo il loro arrivo.
Socchiuse gli occhi lentamente, mettendo a fuoco la via anonima dove la Passaporta le aveva portate.
«Mi aspettavo... qualcosa di più degno di nota»
"Un'ambientazione monotona per personaggi anomali"
Si ritrovò col pensare in concomitanza alle parole di Jolene, mentre il capo veniva inclinato a destra e manca nel cercare di adocchiare al meglio la via dove si trovavano.
Aggrottò la fronte, interdetta, mentre allontanava la mano dalla passaporta per permettere a Jolene di intascarla.
Prese fra le labbra il bocchino della pipa fumante, emulando ancora in quella posa il Detective Holmes nell'inspirare il fumo d'artemisia incantata.
Se soltanto avesse avuto mantella e cappello, come detto da Jolene, sarebbe apparsa comica abbastanza da strapparsi da sola una risata, adesso invece, nonostante avesse il cuore pieno di entusiasmo per la piccola missione intrapresa, la bussola della coscienza (Jolene) le aveva lasciato il retrogusto amaro del pericolo che intrighi e scoperte potevano nascondere.
«Una soffiata alla Redazione sulle indagini renderebbe realistica la necessità di inviarmi qui in cerca di uno scoop, senza i filtri burocratici che gli agenti sono costretti a usare nel parlare con noi reporter alla fine di un caso.»
Si scostò di lato per dare libertà di movimento alla partner, rompendo così il contatto fisico fino ad allora mantenuto.
Soffiò il fumo d'artemisia verso l'alto, lasciando che la leggera nube grigia si confondesse con il cielo uggioso di Londra.
Aveva appena espresso l'assunto con totale leggerezza ««Come credi che abbiano fatto con quel volantino?»
«Un incantesimo lascia sempre un residuo, una traccia che il Ministero ha il personale adatto per ritrovare e seguire.»
Una breve pausa intervallò un nuovo inspirare ed espirare, liberando l'odore aromatico e leggermente acre dell'artemisia inalata.

La loro passeggiata sarebbe stata intervallata di osservazioni, congetture scambiate a mezza voce.
«Ma onestamente, Jolie, trovo strano che il Ministero conceda una Passaporta alla redazione per mandare un reporter in una zona sotto osservazione: sono più dell'idea che chi può manomettere una borsa gufo come i Gentley, possa anche entrare nel mio ufficio e lasciarmi un messaggio.»
Giostrò il discorso con una nonchalance decisamente inadatta alla pesantezza delle sue osservazioni, dimostrando una lucidità mentale decisamente stupefacente se si pensava a come si fosse fiondata di pancia su quella Passaporta senza pensarci due secondi.
Evidentemente o era molto sicura di sé o peccava di incoscienza.
L'edificio che si stagliò davanti a loro poco dopo, non poté che fermarla sui suoi passi, rischiando di finire con lo scontrarsi con Jolene che aveva notato la riproduzione dei Tiri Vispi poco prima di lei.
«Mancano un po' di immaginazione, non è vero?»
«O forse sono io ad averne troppa.»
Si voltò a osservare Jolene nel parlare, mentre tendeva il braccio sinistro verso l'esterno per rovesciare ciò che rimaneva nella pipa sulla pavimentazione della strada, disperdendo frammenti di artemisia abbrustolita e cenere fumante.
Nonostante la pesantezza di tutto il discorso appena costruito in quei pochi minuti e l'ipotetico tranello nel quale aveva permesso Jolene di invischiarsi, per quanto non le appartenesse, si permise di fare un occhiolino all'infermiera «Sono ancora in tempo per dire che se avessi ragione, possiamo giocare al dottore finita questa storia, se mi facessi male?», sfoggiando un sorriso beffardo che sul suo volto giovanile ricordava quello dispettoso di un folletto delle favole.
Come non detto: Ariel non era un genio della macchinazione, ma un'idiota e probabilmente frequentava troppo Maurizio.
«Dopo di te, Claudette»
Le labbra si strinsero nel trattenere una risata davanti al nome che Jolene le diede. Lo sguardo complice venne ricambiato, accompagnato da un sorriso tremulo che provò a nascondere dietro la mano che reggeva la pipa.
«Con permesso, Libi.»
Ad un nome inventato si rispondeva con altrettanta immaginazione.
Avrebbe mosso così i primi passi verso l'interno del locale, mentre cercava di slacciare le cinghie esterne della tracolla per potervi riporre la pipa ancora sporca qua e là di cenere.


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view post Posted on 8/4/2021, 16:46
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Il Fato

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crWsLi9

Signore e signori, grandi e grandissimi, piccini ed ancor più piccini, oggi siamo qui riuniti per assistere alla nuovissima scintillantissima - e detto tra noi, forse un po’ troppo scoppiettante - edizione inglese del gioco più amato dell’intero mondo magico!
La cronaca di un megafono aveva accolto l’ingresso di Ariel Vinstav e Jolene White all’interno del negozietto. Un tripudio di luci, colori, grida e risate gioiose aveva dato il benvenuto alle due giornaliste, amalgamandosi armoniosamente all’odore di zucchero filato e polvere pirotecnica che aleggiava in quell’ambiente del tutto sconosciuto. Come dite? Ah sì, c’è anche il Quidditch, quasi mi ero scordato di quello sport per donnicciole spaventate.
Richiusa la porta alle loro spalle, Londra era sparita in uno scatto, il clangare ingegneristico dello scrocco a molla che andava a serrare… beh, la serratura! Era sparita, sì, ma solo in senso figurato. Un’insegna al neon enorme si ergeva infatti dinanzi alle due giovani donne, spiegando in tutto il suo splendore una rigida, ma coloratissima bandiera britannica. La sensazione che provarono era identica a quella di un viaggio compiuto tramite passaporta, ma dovevano trovarsi ancora in zona. Presumibilmente, data la natura dell’evento, proprio nella capitale.
Da un pulpito d’acciaio, un’impalcatura bella salda, un ometto smilzo e dai capelli castani, vestito di tutto punto, incitava le masse a farsi sentire per dare il benvenuto ai concorrenti. La folla rispondeva a gran voce, incitando i partecipanti.
C’era chi gridava incoraggiamenti sentiti, altri che scommettevano con i vicini di posto su chi avrebbe avuto la meglio, altri ancora che scambiavano qualche battuta con i propri compari prima che la gara cominciasse, ma tutti facevano un gran baccano. Uomini e donne, elfi e folletti, ma anche mezzi giganti e altre razze più o meno riconoscibili. Ecco da chi era composto il pubblico, ben distribuito in un semicerchio sopraelevato che abbracciava la pista.
I contendenti sanno bene quali sono le regole di questa prova di fede e coraggio, ma forse è il caso di ripeterle per chi se le fosse scordate a causa di un recente trauma cranico… Eccoti là, sto parlando con te, Timmy! Affacciandosi imprudentemente da quel balconcino a trenta e passa metri dal suolo, il cronista strillò nel suo apparecchio amplificatore. Timothy, un nanerottolo di mezz’età in canottiera e pantaloni di jeans che si trovava nella stessa area di Ariel e Jolene agitò la mano per salutarlo. Regola numero uno: si parte, ma non è mica detto che si arrivi. Regola numero due: si passa in tutti i cerchi; tutti, mi avete capito?? Non fate i furbi o vi ritroverete eiettati tra i campi di fiammagranchi, uomo avvisato… ETTTTTRE’, chi sopravvive può passare alla fase due.
Le ultime arrivate erano comparse in una zona riservata ai partecipanti di quella follia assoluta. Si trattava di una piattaforma di legno, sul quale i passi rimbombavano come colpi di tamburi. Venti metri per quindici, agganciata al lato lungo una discesa di scivoli, sette, come i colori dell’arcobaleno di cui erano tinti. Ad Ariel era toccato l’indaco, a Jolene il blu, perché quelli avevano di fronte.
A guardar meglio gli altri partecipanti, tutti avevano un aspetto pittoresco e tutti il nome che lampeggiava fluttandogli sopra la testa, come una sorta di insegna intangibile ma evidentissima. Sotto di essa una barra verde, solida, ma sempre sospesa sopra il capo in orizzontale. Che fosse quella della vita?
Allo scivolo rosso un draghetto meccanico di nome xXFrank. Una platessa con le ali squamose di nome Apollo18 a quello arancione. Timothy, che già conoscevano, con un jetpack sulle spalle al Giallo. Poi °Denali, al verde, una ragazza dalla pelle olivastra e i capelli scurissimi, con due paia d’ali fatte interamente di tessuti colorati e ricamati secondo la tradizione indiana. Alla loro destra Bro(ck) un diavoletto rosso con le ali da pipistrello e la coda a punta, pronto per calarsi in picchiata dallo scivolo Viola.
A guardar meglio nessuno dei contendenti aveva le stesse dimensioni di un essere umano, infatti non un singolo partecipante superava i trenta centimetri di altezza. Le due giornaliste non erano escluse, anch’esse rimpicciolite, trasfigurate, dotate di un paio d’ali o un mezzo di propulsione e con nickname e barra sopra la capoccia. Così, quei venti metri per quindici della pedana assumevano ai loro occhi una parvenza di sconfinatezza e la cupola che accoglieva l’evento - una corsa al chiuso - si espandeva a perdita d’occhio. Di certo aiutava che il soffitto fosse stellato, una chiara imitazione di quello presente nella Sala Grande di Hogwarts, tradita solo dalla disposizione di una costellazione vicina, che recitava la scritta “Effaaaalso” e una lontana “Il plagio nemmeno sappiamo cosa sia”.
Un minuto. Sessanta secondi. Sesssssanta miliardi di nanosecondi. Poi la gara avrà inizio. Che i concorrenti si riscaldino, che gli spettatori s’accomodino - che la sorte ve la mandi buona, eh, dico davvero.. Ricordatevi di non trattenere troppo il fiato e che i Gentley sono sempre lieti di avervi qui con noi allo Pausa teatrale. Spassodromo, British Edition biitc- Seconda pausa, meno teatrale della precedente. Come? non posso dire parolacce? Mea culpa allora, chiedo scussssss!
Un boato, seguito da una serie di micro-deflagrazioni scoppiettanti e fragorose. I fuochi d’artificio avevano dipinto il cielo per qualche istante, mostrando i colori di quell’arcobaleno mortale che presto i sette delle meraviglie si sarebbero trovati ad imboccare, disegnando poi il perimetro di un cerchio intorno alla bandiera britannica. Quest’ultima, stridendo come un palloncino, si trasfigurò tutta d’un tratto, riportando con vanità estrema il nome di quel postaccio. Lo Spassodromo aveva tanto da offrire a chi decideva di frequentarlo. Altrettanto da togliere, o almeno così si vociferava.

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Bene ragazze, eccoci qui. Vi ringrazio infinitamente per la pazienza e colgo l’occasione per darvi un paio di informazioni.

Siete finalmente entrate nella tana del lupo. I Gentley vi hanno teso una trappola, ormai è ovvio, e vi siete ritrovate nello Spassodromo.

Come prima cosa scegliete un look adeguato alle circostanze, potete lavorare quanto volete con la fantasia, considerato che anche gli altri cinque partecipanti ci han dato dentro. Inizialmente avevo pensato di attribuirvi le sembianze di una fatina e di uno gnomo (chi sia l’una o l’altro mai lo saprete, ma la risposta vi sorprenderebbe). Riflettendoci ho preferito lasciar fare a voi. Che dire? Prendetemi alla sprovvista!
Il vostro avatar, perché di questo si tratta pur essendo una trasfigurazione avanzatissima che scatta automaticamente al vostro ingresso, necessita oltre che di un corpo anche di un modo per poter volare. Ali, dispositivi a propulsione, eliche e via discorrendo, tutto è concesso. Ricordatevi però che non potete superare i trenta centimetri di altezza, trenta di lunghezza e trenta di larghezza. Inoltre non potete scendere sotto i 20x20x20.

Come seconda cosa dovete scegliere un nickname con il quale sarete note agli altri presenti. Massimo 10 caratteri, niente spazi.

Siete prive della bacchetta per questa fase della competizione, ma avete con voi gli altri oggetti presenti nel vostro inventario. Ricordate che borse, zaini, sacche e quant’altro saranno trasfigurate per adattarsi al vostro avatar.
Oltre alle vostre statistiche, avrete una statistica extra, contrassegnata dalla sigla PD. E’ disponibile anche On-GdR, si tratta della barra verde che fluttua sopra le vostre teste, potete vedere la sigla e il suo stato di avanzamento. Di base partite tutti da 20/100. Durante la gara scoprirete a cosa serve.

Avete approssimativamente un minuto di tempo per fare un po’ quello che vi pare. Potete interagire tra di voi, con gli altri partecipanti o prepararvi per scivolare al via del cronista. L’unica cosa che non potete fare è abbandonare la corsa. Siate coerenti con questo lasso di tempo.

E ricordatevi di farvi valere, cosa più importante. La gara è pericolosissima e ci saranno delle penalità gravissime se sbaglierete, ragion per cui sono a vostra completa disposizione per qualunque dubbio, domanda, chiarimento e via discorrendo.

Già al prossimo intervento credo riuscirò a fornirvi una rappresentazione grafica del tracciato, così da potervi agevolare.

Penso sia tutto, sapete dove trovarmi. E che la sorte sia con voi.

Ariel:
PS: 195/195
PC: 134/134
PM: 155/155
PD: 20/100
PE: 28

Jolene:
PS: 231/231
PC: 186/186
PM: 225/225
PD: 20/100
PE: 32

 
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view post Posted on 15/5/2021, 19:41
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L'avevano visto arrivare. Fino al momento di entrare nel negozio avevano nutrito il sospetto di starsi cacciando dentro ad una trappola; Ariel si era spinta fino ad esprimere a voce alta i loro dubbi più gravosi e, ciò nonostante, avevano comunque varcato la soglia. A quel punto, Jolene si sarebbe aspettata che qualcuno balzasse su di loro, o che un timbro sconosciuto si beffasse della loro ingenuità. Più probabile, a avviso della rossa, era che non accadesse proprio niente di straordinario, e che l'interno polveroso del negozio le accogliesse senza stravolgimenti immediati.
E invece.
Non appena la porta si fu richiusa alle loro spalle, Jolene capì che era avvenuta un'altra Smaterializzazione. Istintivamente cercò il braccio di Ariel, ma le sue dita si richiusero sull'aria mentre una gran confusione si impadroniva della sua mente. A confronto col silenzio in cui si erano mosse fino a quel momento, il chiasso del nuovo ambiente era letteralmente assordante. Smarriti e tondi per la sorpresa, gli occhi di Jolene sondarono ciò che la circondava – dalla folla entusiasta, alla bandiera al neon sospesa sopra alle loro teste, al soffitto apparentemente sconfinato. Per un momento pensò che la cupola stellata fosse autentica, salvo poi ricredersi, dato che avrebbe avuto ancor meno senso. E poi cos'era quella, una scritta?
Ciò che capì della presente situazione si poteva riassumere pressapoco così: erano nei guai. I Gentley avevano davvero preparato una trappola per loro, e ora si ritrovavano nel loro Spassodromo, costrette a prendere parte ad una qualche competizione fuori di testa e potenzialmente pericolosa.
«Ar- Claudette?» Si voltò alla propria sinistra, dove posò gli occhi su un'Ariel assolutamente irriconoscibile. Forse che da quel momento avrebbe dovuto chiamarla SHE_B4NNED? Con un distinto sentimento di inquietudine a chiuderle lo stomaco, Jolene alzò lo sguardo sopra alla propria testa: la scritta A_Libi sormontava una barra verde identica a quella di tutti gli altri concorrenti. Jolene si accorse di non trovarsi più nel proprio corpo, ma di aver assunto delle sembianze quantomai singolari. Una lunga barba, bianca al pari della chioma, definiva la sua nuova fisionomia di amabile vecchietto. Aleggiava a qualche centimetro da terra, saldamente avvolta dentro ad una strana imbragatura di cuoio; le estremità delle cinghie si sollevavano in alto fino a scomparire tra i becchi di una mezza dozzina di rondini abbastanza grandi da poterla trasportare in volo. Nonostante la struttura sembrasse piuttosto stabile, Jolene ebbe un tuffo al cuore. «Merlino, Merlino, Merlino...» Si aggrappò alle cinghie con pugni sbiancati.
«Non mi piace, Claudette, non mi piace per niente!» esclamò con una voce di qualche ottava troppo alta. «Dobbiamo uscire di qui, in fretta...» Si costrinse a staccare una mano dalle cinghie, così da tastare le proprie tasche alla ricerca della bacchetta. La borsa era ancora con lei, tuttavia Jolene realizzò con crescente panico che non c'era traccia dell'arma.
Girò la testa in direzione di Ariel, intenzionata a metterla in guardia su quell'ennesimo segno inquietante, ma ciò che vide la lasciò senza parole. È Maurizio, quello? si ritrovò a pensare, osservando la figura disegnata dalla scopa di Ariel. A quel punto, l'unico gesto che rimaneva a quella Jolene annichilita dal non-sense della vita era scuotere la testa con aria avvilita: e così fece, in una parodia grottesca di un vecchio saggio dalla barba bianca. Non seppe come rispondere all'entusiasmo incessante di Ariel, se non con un'occhiata degna di un condannato al patibolo. Probabilmente avrebbe fatto meglio a trascorrere gli ultimi secondi prima del lancio cercando di accettare con dignità la loro imminente morte.


PS: 231/231
PC: 186/186
PM: 225/225
PE: 32
PD: 20/100

Vocazione:
Animagus principiante (rondine)

Incanti conosciuti:
Fino alla IV classe (esclusi i proibiti)
Adduco Maxima
Bacchetta con pietra incastonata (quarzo rosa)

Indossati:
Anello difensivo: protegge da danni fisici e incantesimi. Anche da Avada Kedavra, ma poi si spezza. Usabile una volta per Quest.
Catena della notte: rende il corpo più leggero e dona agilità nei movimenti, facendo sembrare le ossa più mobili. Durante la notte la collana si nota molto nell'oscurità, anche se non emette luce a sufficienza per illuminare la zona intorno ad essa.
Bracciale di Damocle: concede la possibilità di lanciare un "doppio incanto", ovvero due incantesimi in un solo post/azione, ma non più di una volta ogni 6 post di quest.

In borsa:
Un paio di pergamene
Una boccetta d'inchiostro
Una piuma autocorreggente
Una piuma incantata
che scrive solo Buon Natale
Due pasticche vomitose: pasticche dalla consistenza gommosa e dal gusto agrumato in grado di causare un vomito inarrestabile. Ma non preoccupatevi il loro effetto ha una durata molto breve; di fatti queste particolari caramelle sono composte da due lati di diverso colore: uno arancione che causa il malessere e uno viola che invece ne crea l’arresto.
Una caramella d'illusione: chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario capire quale sia la persona reale.

Grafica petrichor. © codici Unconsoled ©
 
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view post Posted on 15/5/2021, 21:35
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"Gran Sacerdote del Tempio della Pizza"

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Il fragore improvviso del pubblico le arrivò come suoni stordenti alle orecchie.
Ariel non era mai stata una fan dei suoni improvvisi, ma del casino sì.
Se per il primo secondo storse il naso e strinse gli occhi, tradendo repulsione e fastidio per l'impatto uditivo, le bastò rendersi conto di dove si trovasse (come ci era arrivata, poi? Che trovata magica era?) perché l'espressione cambiasse radicalmente.
Jolene l'avrebbe vista girarsi a cercarne il volto con un sorriso enorme e ... appuntito?
File di denti bianchi e triangolari si riunivano, ricordando una caricatura squalina, dentro un volto piccolo e tondo di goblin. Non quelli acidi e ricurvi dietro i banchi della Gringott, ma quelli più colorati ed energici del folklore babbano: era un folletto minuscolo, venticinque centimetri d'altezza in un corpo lillà.
Gioielli dorati pendevano da lunghe orecchie a punta che percorrevano il profilo della testa esposta; i capelli, bianchi (era tutta finzione anche quella, evviva le tinte), erano proiettati verso l'alto in una cresta anti-gravità che non si sa come rimaneva dritta anche se Ariel non riusciva a star ferma.
«O Morgana Incoronata per tutti i plimpi sprizzi questa.. questa...».
Le voci del cronista si apriva oltre il tuonare della tifoseria, rendendo possibile a Jolene sentirla solo per la vicinanza, attenzione permettendo.
Le manine si strinsero contro il petto, trovando a sorprenderla un colletto rigido di un gilet di pelle uscito fuori dal nulla e decorato di inserti neon verdi e. viola che riprendevano la fantasia del logo dello Spassodromo.
«E' una corsa clandestina. Vogliono incastrarci in affari loschi e pericolosi.»
Parlava a velocità raddoppiata, mentre sopra la sua testa un'imponente barra verde veniva sovrastata dalla scritta a stampatello "SHE_B4NNED" che ai posteri si sarebbe potuta interpretare o come una presa di posizione contro la sua figura da ficcanaso-giornalista o una scimmiottatura della sua mente di origini ben più cupe e serie di quelle che ci si sarebbero potute aspettare da qualcuno come lei.
«PER USCIRE BISOGNA VINCERE, LIBI. SOGNI DI GLORIA E ARTICOLANZA.»
Le priorità quelle sbagliate.
Aveva ascoltato le regole con occhi grandi come un sacchetto di galeoni con pupille dilatate da una gioia che avrebbe potuto far sospettare ci fosse un po' di più che semplice erba magica nella pipa.
Nell'avanzare di un passo verso la pedana colorata di fronte a lei si sarebbe resa conto solo a scoppio ritardato del peso sulle sue spalle.
Girandosi si sarebbe resa conto di avere caricata su di sé una scopa magica.
Aggrottò la fronte, confusa.
"Ma come io ho una semplice scopa? Ma volevo qualcosa di figo, qualcosa di EPICO CHE URLA POTENZA."
L'avrebbe estratta dalla cinghia di pelle che la teneva ancorata fra le scapole in tempo perché in un fascio di colori neon una scia arcobaleno si diradasse dalla punta dei tralicci di saggina. Il manico riportava con lettere a neon "SUPER MEGA FIGANZA VOLANTE" a stampatello in una scrittura che rassomigliava fin troppo proprio quella di Ariel.
«SU!» L'avrebbe urlato, mentre faceva cadere dalla mancina il manico. L'imposizione, la volontà avrebbero cooperato per trasmettere l'ordine al mezzo di trasporto che si sarebbe sospeso in aria, accompagnato da un anomalo "BROOM", come un rombo di motore pre-registrato preso da un cartone babbano che non avrebbe avuto senso di esistere.
La scia arcobaleno neon rilasciata dalla saggina, però, non era l'unica chicca di quello straordinario mezzo di innovazione: i colori durante il loro percorso sembravano creare un disegno via via sempre più definito.
Sotto i fuochi d'artificio dello Spassodromo, una caricatura del faccione di Maurizio Pisciottu ubriaco come un cavallo matto, era sospesa a mezz'aria.
Jolene, lì accanto, venne riconosciuta per la sua voce e a questa avrebbe risposto alla cieca, mentre analizzava i contendenti, le decorazioni e quello spazio anomalo in cui erano riuscite.
Ma solo al diradarsi dei fuochi dello Spassodromo si rese conto di come della bella infermiera fosse rimasta solo l'impronta vocale.
Era un vecchietto.
Era un vecchietto volante.
«Nemmeno ad invitarti ad un appuntamento avrei potuto inventare qualcosa di così figo.»
Ariel è una persona che ci tiene al suo lavoro, sì, peccato che al momento sembrava più alla stregua dei Gentley.


PS: 195
PC: 134
PM: 155
PE: 28
PD: 20/100

Incanti conosciuti:
Fino alla IV classe (esclusi i proibiti)

Nessun danno subito
Coda della Kitsune (sulla giacca)
Si tratta di una pelliccetta, applicabile al mantello o più semplicemente all'abbigliamento scelto; uno dei poteri della Kitsune è quello di creare illusioni e irretire la mente, pertanto questo capo riesce a rafforzare l'esito di incanti illusori e confondenti. Utilizzabile una volta per quest.

Ciondolo Akashita:
Appare come una bestia con mani artigliate e volto peloso, con la maggior parte del corpo nascosto da una nuvola nera. Nella sua bocca aperta c'è una grande lingua. Rappresenta un demone della mitologia giapponese e permette per pochi minuti di comprendere brevi stralci di conversazioni in lingue non magiche e sconosciute a chi la indossa.

1x Pipa dello zio Zonko + Artemisia per Pipa

In borsa:
Bacchetta in legno di Vite, nucleo di piuma di Ippogrifo e seme di Mangrovia, 12'' ½, sorprendentemente sibilante.
Pietra per bacchetta magica - fluorite verde
1x Pacchetto sigarette magiche al Dittamo.
1x Piuma lillà Autoinchiostrante
1x Macchina Fotografica Magica
1x Scatola di Pastiglie Hoho
(se ingerite non potrai parlare, ma andrai in giro per un paio d’ore emettendo la famosa risata di Babbo Natale.)

Grafica petrichor. © codici Unconsoled ©
 
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