In previsione della visita che Jolene le avrebbe fatto a breve aveva provato a dare una parvenza di ordine in ufficio, fallendo miseramente nel momento in cui aveva messo mano ai suoi raccoglitori fotografici.
Non si era accorta dell'ora se non quando Jolene aveva bussato alla porta dell'ufficio.
«Aaaah. Avanti, avanti!»Ariel dava le spalle all'ingresso, avvolta in un maglione beige: era ampio abbastanza da non far notare subito portasse sotto un paio di shorts a costine grigi in velluto, stretti ai fianchi da un'anonima cintura nera. Era scalza, ambiguamente a suo agio a Dicembre in pantaloncini e collant neri. Gli anfibi erano stati abbandonati contro una poltrona dall'altra parte della stanza.
Il suo ufficio aveva visto giorni migliori: pile e pile di documenti, fascicoli e pergamene inchiostrate erano stati impilati di fianco ad una Remington che teneva fra le pieghe metalliche un foglio compilato per metà sul suo resoconto sull'indagine Gentley, interrotta per mancanza di progressi.
Il tavolino da caffè aveva ancora coni consumati per metà di incenso su un piattino di ottone e due tazze di ceramica metà vuote con tè verde in una e caffè-latte nell'altra, ormai freddi.
Le foto che aveva in mano vennero impilate e nascoste sotto una sfera che per la fretta non aveva nemmeno messo a fuoco (o si sarebbe chiesta, ovviamente, da dove fosse sbucata).
Si sarebbe girata di scatto, mani contro il bordo della scrivania e con la schiena piegata contro il tavolo per cercare di coprire gli scatti.
Quest'ultimi erano, per la cronaca, tutte foto che ritraevano Jolene, da sola o in compagnia: alcune fatte durante la loro "festicciola" di Halloween, altre il giorno dopo durante un brunch sul balcone.
Non che ci fosse veramente un buon motivo per nasconderle
o forse sì?, ma sembrava abbastanza in ansia a mostrare il suo lavoro e ora cercava di occultarlo col suo corpo.
«Halò!» E quindi via di saluti nervosi e sorrisi troppo ampi per mal celare il nervosismo.
«Devi fare finta non ci siano foto che non puoi ancora vedere dietro la mia schiena, quindi dovremo parlare di lavoro e vita quotidiana come le persone normali con nulla da nascondere, o-che-i?»E nel parlare avrebbe sollevato la passaporta, scuotendola a destra e manca per sfogare la tensione, presumibilmente perché nella sua distrazione aveva pensato fosse uno dei tanti soprammobili e souvenir con cui aveva decorato l'ufficio.
«...o potremmo parlare di questa palla ballerina che ho in mano e che non ho mai visto prima d'ora?»Ecco, quella nuova distrazione avrebbe permesso a Jolene di affiancarla senza nessuno a ostacolarla e così poter inquadrare meglio la sfera che nel far rumore e scuotersi veniva trattenuta da entrambe le mani di Ariel per rimanere sul posto.
Il foglietto che la redazione aveva allegato era ancora sulla scrivania, perfettamente di fianco ad una foto di Ariel e Jolene in controluce fra le lenzuola di un fortino di cuscini, libri e coperte tirato su in un momento di ilarità notturna.
Che Jolene avrebbe notato tutto prima di lei era molto plausibile, così come che Ariel nell'aver letto secondariamente il biglietto della Gazzetta si fosse persa nel suo fiume di pensieri sconnessi, gli stessi che come per magia l'avevano portata ad esordire di punto in bianco con:
«E' arrivato il momento che aspettavo da anni, Jolie.» Suonava solenne mentre frettolosamente andava poggiando sulla scrivania la passaporta, fiondandosi al tavolino da caffè per poter recuperare i suoi anfibi e la sua tracolla in cuoio al cui interno buona parte della sua attrezzatura
e cose inutili le sarebbero risultate necessarie per il lavoro.
«Un lavoro sul campo PER LA LEGGE. COME NEI LIBRI.» Si era messa ad urlare di botto, segno di come l'adrenalina aveva cominciato a scorrerle all'impazzata. Si caricò addosso la borsa, prima di correre rapida verso l'attaccapanni per mettersi addosso
il resto del completo, berretto incluso.
Ciò che sicuramente nessuno si sarebbe aspettato vederle tirare fuori dalla tasca del giaccone, però, era ... una pipa.
Se la sarebbe accesa con uno dei fiammiferi al tavolino, disperdendo l'odore aromatico dell'Artemisia e dopo aver visto il primo sbuffo di fumo dissolversi, avrebbe portato le labbra contro il beccuccio, prendendo un tiro.
«MADAME WHITE. ABBIAMO UN CASO DA RISOLVERE E DETECTIVE VINSTAV NON DICE MAI DI NO ALLA CACCIA PER LA VERITA'.»Con la mano sinistra chiusa attorno alla base della pipa e il braccio destro improvvisamente teso verso Jolene per puntarla con l'indice, voleva mostrarsi
epica e fighissima, ma probabilmente risultava solo tragicamente comica e idiota.
«NON VUOI SAGGIARE ANCHE TU L'EUFORIA DEL MIO MESTIERE, JOLIE? IL BRIVIDO DELLA SCOPERTA. L'AVVENTURA PER TUTELARE LA VERITA'. IL SAPORE DELLA NOTIZIA.»Se la sarebbe presa sotto braccio con la destra, cercando di stringersela con troppa energia contro il petto, rischiando di far finire all'infermiera la sua testa contro l'incavo proteso del collo.
«GIRA LA PASSAPORTA E VIENI CON ME, IN QUESTO MONDO DI INCANTO: PRINCIPESSA RONDINELLA QUESTO INCARICO LO PUOI FAR CON MEEE.»Cantava Disney? Cantava Disney. Mannaggia a suo nonno magonò e le sue cassette babbane.
Forse era meglio per Jolene prendere la dannata passaporta, girarla e portarla via da lì: almeno sul campo sapeva essere meno penosa e più professionale.