Dread creeps in, Divinazione II Mary Grenger

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view post Posted on 22/12/2020, 19:32
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Stai camminando. Il gelo impietoso di fine dicembre ti penetra le ossa, deridendo gli strati di vestiti che hai addosso. Sembra che voglia piegarti in due, indurti a raccoglierti per stringere fra le vene e i muscoli intirizziti quel po' di calore corporeo che mantieni camminando. Oltre la neve che fiocca leggera dal cielo, che riempie gli spazi vuoti destinati all'aria, e la via fasciata di coperte candide e ghiacciate, vedi poco e nulla. Forse proprio per il freddo, e per il rattrappimento generale dei sensi, ti appare tutto un po' confuso. Fai fatica a scorgere i contorni più vicini della strada, smussati dal bianco che deforma i colori dell'ambiente già dalle cromie irrisorie, come se fosse la miniatura di un quartiere racchiusa in una boccia di neve perpetuamente scossa. Eppure i fiocchi sono piccoli puntini che cadono leggiadri beandosi dell'assenza di vento, non sono la causa di questo offuscamento. Si limitano a depositarsi sull'asfalto rigato da più passaggi di automobili e scricchiolano sotto la suola delle tue scarpe, anzi, delle vostre scarpe.
Katie cammina al tuo fianco. E' felice, nonostante il freddo penetrante. La Vigilia è passata ormai da alcuni giorni ma lei sembra non aver perduto lo spirito festivo del periodo. Ti scocca occhiate divertite e stenta a trattenere i suoi sorrisi impazienti. Finalmente è arrivato il giorno che avevate programmato e che lei aspettava da tanto tempo.
«Non sembra anche a te tutto così strano?» La sua voce trilla al tuo orecchio. «Quando siamo ad Hogwarts non usciamo mai a quest'ora. Ma la sera, specie con la neve, uscire ha un sapore molto diverso. Le strade sono meno affollate, i locali pieni di persone e del profumo di chiodi di garofano e pan di zenzero.» Lei guarda verso il suo lato della strada, dove dovrebbero esserci le case, ma al loro posto tu vedi solo uno spesso strato di nebbia.
Katie si interrompe per dar spazio ai rintocchi di una campana in lontananza: sono le nove di sera. Il suo sorriso si piega in una smorfia. «Ecco, lo sapevo. Siamo in ritardo. Grazie mille, Mary.» Tiene il broncio per qualche secondo ma poi il suo sguardo si illumina nuovamente e lei assume un'aria imbarazzata. «Scusami, sono solo nervosa. E' da quando l'ho conosciuto che voglio presentartelo. Ho bisogno della tua approvazione.»
All'improvviso un paio di occhi schiudono le loro palpebre: sono i fari di un'automobile, fino a poco prima invisibili, che si avvicinano. Li notate entrambe, proprio di fronte a voi dato che camminate a centro strada. Katie - le mani serrate dentro le tasche della giacca - ti fa cenno di spostarvi a lato, sul marciapiede che, voltandoti, riesci finalmente a scorgere. «Mi sa che dobbiamo toglierci di mezzo, o questo tipo ci metterà sotto.» Così cambia direzione e, consapevole di averti dietro, si allontana dalla traiettoria della macchina.
Dread creepsin; the ear instinctively fastens on anything, whether fire-hiss or bird call or susurrus of leaves, that will save it from this unkown emptiness.

Benvenuta, Heloise, nella tua quest per sbloccare l'ultimo livello della Divinazione. Tu e la tua amica Katie camminate per una strada indefinita di Londra qualche giorno dopo la Vigilia di Natale. E' sera, nevica e c'è molto freddo. Ti ho già scritto qualche ragguaglio via MP, ma nel caso di dubbi contattami pure.
Posta le tue statistiche e il tuo inventario attivo. Buona avventura, buone feste e, soprattutto, buon compleanno!
 
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view post Posted on 27/12/2020, 00:07
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Dread creeps inaa720fef436eed6fc4344df13874c3ddNascondi il naso nel collo alto del maglione. Hai difficoltà a capire davvero cosa stia succedendo attorno a te. Ti assicuri di aver chiuso tutti i bottoni del cappotto e metti in fretta le mani nude nelle tasche; a quel punto, arrivate al sicuro, tenti di muovere le dita intorpidite e poi chiudi entrambe le mani in pugni. Quell’intenso freddo ti risulta strano, per un attimo. Sei uscita spesso nei giorni passati ma mai sei stata paralizzata fino a questo punto dal clima. Provi a concentrarti sui tuoi passi e tenti di dar poco conto al gelo, ma non ci riesci. I denti ti battono forte e per quanto provi a chiuderti in te stessa non riesci a porvi rimedio. Alzare la testa per guardarti intorno ti destabilizza ancor di più. Sei confusa. Riesci a vedere le tue scarpe, riesci a vedere piccoli pezzi di strada di fronte a te ma quando ti giri a destra o a sinistra non riesci a distinguere nessuna figura, nessun palazzo, nessuna casa. Come ci sei finita lì, in mezzo al nulla? È la neve che ti confonde, ovviamente. Non può ch’essere quella, vero? Nel silenzio della strada arrivi a sentire solo i tuoi denti e i vostri passi. I tuoi e quelli di Katie. Riesci a distinguere per bene la figura della tua migliore amica, fortunatamente. E soprattutto puoi notare con facilità il suo sguardo allegro, il suo sorriso aperto. Katie ti sembra immune al freddo e ti risulta spontaneo chiederti come sia possibile, ti chiedi se a tua insaputa abbia eseguito qualche incantesimo per tenersi al caldo. L’amore, alla fine, ti pare la risposta giusta. Ad ogni suo sorriso tu ricambi tentando quanto più possibile di nascondere lo sforzo immane che senti di star facendo. Katie ti è stata sempre di supporto, in qualsiasi occasione. Tocca a te ora incoraggiarla, tocca a te conoscere la persona di cui tanto parla. «Non sembra anche a te tutto così strano?» Sì. Sì, Katie, è tutto strano, le vorresti dire. E stai per farlo, felice che finalmente anche l’altra grifondoro abbia realizzato quanto sia strana quella strada, quella situazione, quanto tutto è così confuso da farti impazzire. Ma Katie ha ben altro da dire e tu, che vuoi essere una buona amica ma che allo stesso tempo hai l’obbligo di esserlo, l’assecondi. «Sì, hai ragione. Dobbiamo farlo più spesso.» Non riesci a dire di più per paura che la tua lingua si congeli. Segui la linea degli occhi di Katie e ti domandi cosa stia guardando: per te c’è solo nebbia. Fitta, confusa e fastidiosa nebbia. Vedere la tua amica così nervosa e allo stresso tempo così allegra ti fa provare un’immensa gioia. Katie merita il meglio che ci sia, in tutte le situazioni possibili. «Da quando hai bisogno della mia approvazione?» Mantieni lo sguardo si di lei per leggerne la reazione. Hai capito si tratta di una cosa seria per Katie e ti sei messa subito a disposizione dell’amica più cara che hai. «Ehi…» coraggiosamente tiri fuori la mano dalla tasca del cappotto e tocchi il braccio di Katie per attirare la sua attenzione con più convinzione. «Andrà benissimo. Se a te piace allora sarà lo stesso anche per me.» Riporti la mano nella tasca e lasci che le tue parole la raggiungano a pieno mentre mantieni su di lei lo sguardo e nello stesso momento riesci a sentire la bacchetta premere sul fianco. Eventualmente guardi altrove solo quando, al pari di Katie, ti accorgi dell’arrivo di una macchina. Non l’avevi notata prima ma pensi che sia solo una questione di distrazione. A quel punto avresti seguito Katie sul lato che questa indica. Finalmente riesci a scorgere il marciapiede che fino a poco prima era stato per te invisibile. Non ti piace questa situazione. Non conosci il motivo e forse non esiste, ma hai una sensazione stranissima che ti percorre la schiena al pari del brivido che percepisci. «Sì, spostiamoci.» Ti affretti a dire anche se non sei sicura Katie ti abbia sentita. Speri che questa persona ne valga la pena, però. Percepisci la responsabilità dell’essere una migliore amica e sai quanto importante sia la tua opinione, più che approvazione. Nonostante tu non sia convintissima alla fine sorridi, o ci provi, e lo fai esclusivamente per la persona più importante della tua vita. Lo fai per Katie.



Statistiche & OggettiPS: 223 - PC: 174 - PM: 178.5 - PE: 42

I, II, III, IV classe di incantesimi + Iracundia + Stupeficium + Omero.

Bacchetta: legno di ciliegio, pelo di Crup, 10 pollici e 3/4, flessibile.
Anello Vegivisir: aiuta chi si è perso a ritrovare la strada infondendo coraggio e fiducia in sé stessi.
Spilla C.R.E.P.A
Galeone magico dell'E.S.
Anelli dei gemelli: permettono a due persone di comunicare. L'altro anello lo possiede Jane Read.



Grazie ancora per gli auguri e buone feste anche a te!
 
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view post Posted on 27/12/2020, 11:41
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Notata la vostra deviazione, l'automobile accelera e vi oltrepassa, come se la nebbia non fosse di alcun fastidio al suo conducente. Stranamente, se ti volterai ad osservarlo, non riuscirai a scorgere i dettagli della sua figura, che ti appare, invece, solo una sagoma umana dietro il riflesso sui finestrini di luci che non ci sono.
Non appena sali sul marciapiede, però, la prima cosa che percepisci avvicinandoti alla densa nebbia che rotea attorno a voi è che questa non è ciò che al primo sguardo rassomiglia. E' fumo. Te lo dice il naso intirizzito che ne capta la puzza acre, e poi la gola che comincia a bruciare dopo qualche respiro. Katie tuttavia non sembra sentirlo, e continua a camminare imperterrita lungo la strada ricoperta di neve, scendendo nuovamente dal marciapiede. Così, come se non fosse niente, si rimette a parlare.
«Lo spero anche io. A volte però mi fermo a pensare quanto tutto sia così effimero. Guardaci:» i suoi occhi diventano a un tratto molto tristi «sono già passati quattro mesi dal primo di Settembre e adesso siamo qui a goderci le vacanze di Natale. Adesso siamo maggiorenni e tu hai una casa tutta tua.» Si volta verso di te e ti sorride dipingendosi di nostalgia. «Mi sembra ieri che ci siamo conosciute, che abbiamo passato gli esami del primo anno e...» Si ferma, improvvisamente, sotto la luce di un lampione inesistente, e assume un'aria preoccupata. «Vorrei poter ripetere migliaia di volte tutto questo. Ma non sarà mai più possibile. E ho paura che anche questa storia possa cambiare e finire prima che io me ne accorga.»
Il suo volto, in mezzo alla nebbia o fumo che sia, ti appare splendere di luce propria. Una luce che, bruciante, si accende, vive e poi comincia a morire. «Tutto cambia. Il tempo scorre, Mary, e chissà cosa ci capiterà domani. Chissà dove saremo, chissà cosa faremo, chissà cosa saremo.»
Si incupisce, ma non nella sua espressione. Prova a sorridere, ma non vi riesce. Istante dopo istante, seguendo la lancetta impalpabile che rotea sopra le vostre teste, si frantuma. Un solco, due, dieci, da cui la luce diventata ardente e scarlatta emerge. «Chissà cosa non saremo.» E mentre il bagliore si dissipa in un'ultima conflagrante esplosione di vita, altrettanto fanno il suo volto e il suo corpo, disperdendosi in cenere nel vento mai percepito, confondendosi con la neve. Un ultimo sussurro si dimena fra le pareti di fumo: Mary.

«Mary!» Apri gli occhi. Sei su uno dei due divani di casa tua, dove ti sei assopita per qualche minuto. Non provi freddo né senti l'odore penetrante del fumo. Dalla radio accesa non sintonizzata si sente solo del rumore bianco. Ti senti scuotere: è Katie che ha poggiato le mani sulle tue spalle da dietro il divano per svegliarti. «Ti sei addormentata. Credevo fossi pronta!» Si separa da te per prendere il tuo cappotto dall'attaccapanni. Te lo consegna e ti afferra un braccio. «Forza, siamo in ritardo. Reagan ci sta aspettando. Tieniti a me.» Un colpo di bacchetta, un sussurro e le luci e la radio si spengono. Una giravolta sul suo posto ed entrambe venite risucchiate nel crac della smaterializzazione.
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view post Posted on 29/12/2020, 18:53
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Dread creeps inaa720fef436eed6fc4344df13874c3dd«Ma guarda questo come corre!» hai un tono irritato e ti viene subito in mente la prima regola che tua zia Hannah ti hai insegnato: «Quando guidi» diceva «non correre. È pericoloso.» è pericoloso. Per la rabbia estrai le mani dalle tasche del cappotto e fai un gesto stizzito, cercando di attirare l’attenzione di Katie che però ti ignora. Ti giri in fretta perché vuoi tentare di cogliere di vista il conducente – come se offenderlo ti potesse far istantaneamente sentire meglio – ma quello che vedi ti lascia a bocca aperta e ancora più confusa. Vedi una sagoma sbiadita, una luce che non capisci da dove provenga e, per un attimo, hai paura ma non sai di cosa. «Katie, hai vist-» tossisci con insistenza. Sei costretta a chiudere gli occhi perché la nebbia inizia a darti fastidio. Ma non è nebbia, no: è fumo. Lo percepisci dall’intensa puzza di bruciato, dal fastidio che senti non solo alla gola – come un pizzichino fastidioso che ti produce una tosse secca – ma anche al volto che si irrigidisce. Quando la tua migliore amica torna a parlare, imperterrita, come se il fumo non l’avesse neanche sfiorata, temi di essere impazzita, ufficialmente. Gli occhi ti lacrimano ma continui a camminare perché non vuoi perdere di vista Katie. Tiri su con il naso e cerchi di prestare attenzione a quello che dice. Non pensi di essere mai stata così confusa ma non riesci a trovare la forza per fermarla, per chiederle spiegazioni. La vedi triste e prima ancora di parlare cerchi di raggiungere la sua figura, cerchi di starle vicino con la tua sola presenza. Non hai idea di cosa stia parlando e la sua persona ti sembra così lontana, ora. «Ehi, nulla è effimero. Ogni momento passato ha contato qualcosa per noi, per te. Perché parli così?» sai di conoscere la mora, lo sai. È come una sorella per te, anzi: è di più. Ma ora stai osservando una parte di lei che non conosci e ti spaventa. Non sai cosa dire o fare per migliorare la situazione. Sgrani gli occhi: in quella sera così cupa e confusa Katie inizia a splendere. Dovresti trovarlo strano, ma non è così: hai sempre pensato che Katie meritasse di brillare. No, hai sempre pensato che lei già brillasse di una luce propria che, per estensione, delle volte toccasse anche te. Sorridi nel vederla così. Non capisci quello che sta succedendo ma non ti fai domande: sei felice quando lei brilla. «Chissà cosa non saremo.» il tuo sorriso è più ampio e anche questo gesto che fai, consapevolmente, ti confonde. Ma ignori tutto ciò che non è Katie. «Io lo so bene cosa saremo, Katie.» Le dici con tono soddisfatto. Ma non hai modo di continuare, non hai modo di dirglielo. Perché mentre stai per dirle che sarete, insieme, un bagliore ti acceca quasi, e nel tentativo di prendere Katie e portarla da te, ti ritrovi con in mano solo cenere. Sei impaurita ora, senza di lei. La cerchi intorno al te nel buio, ma non la vedi. Non la vedi. E urli il suo nome, una, due volte.

Tre volte. «Katie!» apri gli occhi di colpo. Sei confusa e non capisci dove sei, ma riesci limpidamente a sentire il cuore batterti nel petto all’impazzata. Respiri con difficoltà, come se il fumo fosse ancora dentro le tue narici, dentro la tua gola. Ma non è così. E, al pari del fumo, non c’è neanche la neve. Ci metti un attimo in più a mettere a fuoco il soggiorno di casa tua e nel frattempo senti già che Katie ti sta tirando a sé. I tuoi occhi raggiungono la radio sul tavolino e quel leggero rumore fastidioso ti riporta con i piedi per terra. «Katie, aspetta ehi. Ti devo dire una cosa.» Devi, perché a lei non hai mai nascosto nulla. Ma lei non ti sente, non ti vede. Hai già preso il cappotto che ti ha passato e lo indossi con un movimento preciso e meccanico mentre i tuoi occhi sono ancora fissi sulla radio. Alzi lo sguardo per raggiungere il suo e ti chiedi se sia necessario dirle due tuo sogno – incubo – e rovinare l’atmosfera. «Katie, asp-» entri nel vortice. Ma eri nel vortice già prima.



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view post Posted on 30/12/2020, 16:26
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Crac. Uno strappo all'ombelico e i bagliori del vortice si trasformano in reali illuminazioni artificiali che condiscono la strada di diverse sfumature. Dal vicoletto buio in cui tu e Katie vi siete materializzate riesci a percepire innumerevoli profumi: quello della neve, che fiocca dal cielo per trasformarsi in un morbido tappeto sotto i vostri piedi, quello proveniente dalla panetteria all'angolo di pan di zenzero e chiodi di garofano, e quello della colonia fiorita di Katie stessa, che a quanto pare ci tiene parecchio a quella serata. Non vi è odore di fumo, non vi è nebbia né nel vicolo né nella via in cui vi accingete a entrare. Vi è solo il chiarore proveniente dalle finestre spalancate delle case e dei locali e l'aria fredda e pungente che ti entra nelle ossa facendoti tremare, forse ancor più del normale dato l'improvviso sbalzo di temperatura dal caldo della tua dimora al gelo degli esterni invernali.
«Mi ha chiesto di incontrarci in questa strada. L'ultima volta che siamo usciti abbiamo passeggiato qui e mi ha portata in un grazioso localino magico che da queste parti chiamano "La Pira delle Streghe". Forse un po' macabro il nome, ma ci passeresti sopra se assaggiassi uno di quei cocktail. Magari possiamo tornarci stasera.» Katie ridacchia e ti fa l'occhiolino. Potresti aver sentito parlare del pub in questione. Uno sgangherato edificio su due piani che si annida, molto ironicamente, dietro una lavanderia a gettoni. Il nome insolito deriva da un episodio di alcuni secoli addietro. All'epoca al suo posto vi era il semplice punto di ritrovo di una piccola congrega di maghi e di streghe che si riunivano per discutere delle ultime novità giunte dal Ministero. Un giorno, però, nel lontano fine Ottocento, alcuni babbani fanatici della caccia alle streghe diedero fuoco all'edificio provocando la morte di alcuni membri più inesperti della congrega. Il locale è stato costruito circa un centinaio d'anni dopo in commemorazione delle vittime, nel segno della resistenza contro gli ultimi strascichi della caccia alle streghe.
Ad ogni modo rieccovi che camminate lungo una via innevata. La strada è abbastanza larga e Katie vi si dispone al centro non essendovi ombra di vetture babbane. E' felice, nonostante il freddo penetrante. La Vigilia è passata ormai da alcuni giorni ma lei sembra non aver perduto lo spirito festivo del periodo. Ti scocca occhiate divertire e stenta a trattenere i suoi sorrisi impazienti. Ad un tratto cambia argomento.
«Non sembra anche a te tutto così strano?» E lo è davvero, forse. «Quando siamo ad Hogwarts non usciamo mai a quest'ora. Ma la sera, specie con la neve, uscire ha un sapore molto diverso. Le strade sono meno affollate, i locali pieni di persone e del profumo di chiodi di garofano e pan di zenzero.» Di fatto la strada è vuota, sia di gente che di nebbia. Ma al contrario di come potresti pensare, camminando passate davanti a numerose finestre su locali gremiti di persone che ridono, bevono, scherzano e addentano panini e pezzi di torta. Lei si volta per guardarli, lasciandosi inondare il viso dalla luce che fuoriesce a intermittenza dagli interni.
Una campana risuona in lontananza: sono le nove di sera, e come ben sai Katie non ne è molto contenta. «Ecco, lo sapevo. Siamo in ritardo. Grazie mille, Mary.» Quel pisolino sul divano non ci voleva proprio. Dopo pochi istanti però, Katie viene trafitta dal senso di colpa per la frecciatina. «Scusami, sono solo nervosa. E' da quando l'ho conosciuto che voglio presentartelo. Ho bisogno della tua approvazione.»
Ti guarda con un misto di imbarazzo e di autoironia. Sa che capisci e che potrai capire, in un certo modo, quegli sgarri di piccolo conto. Deve piacerle molto quel Raegan. Con un sorriso ti porge il braccio, continuando a camminare cadenzando nel brusio proveniente dai locali e nell'abbaiare impetuoso di un cane in lontananza.
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view post Posted on 4/1/2021, 22:08
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Dread creeps inaa720fef436eed6fc4344df13874c3dd«-etta!» Appoggi i piedi sul terreno nello stesso momento in cui finisci di pronunciare la parola. La gola ti brucia come risultato per l’aver tentato di parlare durante la smaterializzazione. Come sempre, sei leggermente disorientata. Ci metti un attimo a mettere a fuoco l’ambiente intorno a te e i tuoi occhi si aprono con lentezza. Gli odori che senti però, sono chiari. È il Natale, ti viene da pensare. La neve è soffice sotto le tue scarpe e ci affondi le punte con piacere. Quando finalmente ti guardi in giro non noti nulla di strano: la strada che ha scelto Katie è buia, ma la luce delle finestre e dei locali è abbastanza forte da illuminare anche voi. Il freddo penetra lo spesso tessuto del cappotto e ti raggiunge diritto nelle ossa: quando arriva prepotentemente, tenti di chiuderti a riccio. Ti assicuri che tutti i bottoni siano chiusi e fai ben attenzione a stringere all’altezza del collo perché l’ultima cosa di cui hai bisogno è un raffreddore. Affondi la faccia nel collo della maglione, comunque. Infine, nascondi le mani nelle tasche. Non sai cosa ti aspettassi e non ti ricordi cosa volessi dire a Katie prima di arrivare lì. Il cuore però ti batte ancora molto, lo senti nelle orecchie a scandire i passi che fate. «La Pira delle Streghe?» Il nome ti risulta familiare ma non sei sicura di conoscerlo. L’idea di bere un drink con la tua amica però ti attira subito e non vedi l’ora di arrivare a quel momento. Katie ha addosso il suo profumo migliore, quello ai fiori che ti piace tanto. La guardi cercando di non farti notare e osservi la sua impacciata felicità. Reagan dev’essere un ragazzo splendido perché non hai mai visto la tua amica così. Sai di avere un compito, sai di dover essere quella persona per lei. All’improvviso ti fermi per strada – nel bel mezzo – e percepisci un fastidioso senso di déjà-vu. Guardi Katie in cerca della sua presenza che di solito ti calma istantaneamente. Katie però, non c’è. «Non sembra anche a te tutto così strano?» Sì. Le vuoi rispondere subito, sì. La sensazione che stai provando, quella alla bocca dello stomaco, ti fa rabbrividire più del freddo. Ma, invece di rispondere, lasci che la tua amica continui perché è la sua sera, non la tua. Segui la linea che traccia la grifondoro con gli occhi e sulla tua bocca un sorriso spontaneo fiorisce: la gente che ride, scherza, si diverte ti rallegra. «Hai ragione. Dobbiamo assolutamente farlo più spesso!» L’assecondi, ma la realtà è che ha ragione: siete così assorbite dallo studio, dal lavoro, dalla fastidiosa necessità di essere perfette che delle volte ignorate di essere giovani. «Allora, mi vuoi dire qualcosa in più su questo ragazzo? Dimmi che è biondo, per favore!» ridi e attendi la reazione di Katie. Devi parlare perché hai paura che il freddo possa congelarti la mascella. Il tuo sorriso, tuttavia, si spegne nell’istante stesso in cui in lontananza risuona il gong della campana. I tuoi occhi si sgranano comicamente e i muscoli delle tue spalle si contraggono con rapidità. Hai la bocca asciutta e il tuo cuore batte veloce. Hai paura. Paura perché capisci subito di sapere quello che sta per accadere. Quando Katie parla la scruti come se ti avesse preso a male parole. Ma la preoccupazione maggiore arriva quando è la tua di voce che fuoriesce. «Da quando hai bisogno della mia approvazione?» Il suono esce quasi come un sussurro, ma sei incredula. Non è la prima volta che ti succede, ne sei consapevole. Ma il fatto è che non ha mai riguardato nessuno che non fosse te, prima. E il fatto che tra tutti sia Katie la vittima del tuo déjà-vu ti terrorizza. Quando ti porge il braccio, lo accetti ma, in un attimo, stringi nella tua mano la fabbrica del suo cappotto per attirare la sua attenzione. «Katie.» Il tuo tono ora è serio. Se il suo sguardo raggiunge il tuo, ti imponi di continuare. «Sta succedendo di nuovo.» I tuoi occhi, la tua postura, il tuo tono: sai che Katie capirà. La tua testa scatta di lato, abbandonando la figura della tua amica. «Sta per arrivare una macchina, dobbiamo toglierci dalla strada.» Non c’è ancora, l’automobile, ma stai tirando Katie a te verso il marciapiede perché già sai. Lo sai.
Sebbene non abbia usato il condizionale, ogni azione è considerata ipotetica.



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Una serata normale in una normale stradina addobbata nella maniera normale con cui si addobbano gli esterni nel periodo natalizio. I locali sono pieni, come nella norma, nevica e fa freddo, com'è normale che sia verso la fine di dicembre. L'unico elemento particolare, che caratterizza quella che altrimenti sarebbe stata una normale serata, è l'emozione di Katie per l'avvicinarsi della speciale uscita con Reagan e la sua migliore amica. Questo è ciò che lei percepisce nel caldo e ribollente vortice di emozioni del suo petto.
«Ovviamente è biondo. Ed è anche carino. E' stato un Grifondoro come noi, ma ha finito Hogwarts durante il nostro primo anno e non ci siamo mai incontrati. Adesso fa il Domatore allo Zoo. Ha una vera e propria passione per tutte le creature magiche, anche quelle più orride.»
Nel tuo cuore, invece, si insinua la preoccupazione. I déjà vu ne sono l'incipit, e ti portano a riconnettere l'ambiente intorno a quello che avete percorso nel tuo sogno. Ma si tratta davvero dello stesso? Le parole e la neve te lo sussurrano, ma certe sostanziali differenze trattengono i sospetti finché tu stessa non diventi partecipe del loop in cui all'improvviso vi siete ritrovate. E una volta che ne sei cosciente qualcosa si crepa nell'attuale Tempo.
Katie si volta verso di te non appena sente il tono serio con cui pronunci il suo nome. Aggrotta la fronte, si arresta e ti guarda negli occhi. «Di che stai parlando, Mary?» Si mostra incredula, ma più perché la tua preoccupazione l'ha raggiunta e lei desidera privarsene. Dopotutto, perché proprio quella sera? «Ne sei certa? Ma che-» Ti chiede conferma ma nel mentre viene da te trascinata sul marciapiede.
«Io non vedo nessuna macchina.»

Uno scherzo. Forse è uno scherzo dettato dal Caso in risposta all'affermazione di Katie, ma fatto sta che una macchina ha appena voltato l'angolo di una stradina perpendicolare alla vostra e vi viene incontro. Non si ferma né frena, poiché né voi né altri tipi di ostacoli, come pedoni e nebbia, sono sul suo cammino. Passa avanti, vi ignora. D'altronde si tratta solo di un passante e chissà dov'è diretto. Non riuscite nemmeno a vedere chi conduce poiché i vetri sono scuri e appannati. Ma non è questo il punto, vero, Mary?
Katie, dopo aver seguito col fiato sospeso il passaggio della vettura, torna a fissarti seria. «Mary. Siamo in un quartiere babbano. E' normale che ogni tanto passi un'automobile.» Non è suo intento sminuirti. Dal luccichio dei suoi occhi percepisci che tale osservazione tiene a sciogliere la preoccupazione con cui l'hai contagiata, andata a minare le aspettative nei confronti della serata. Però lei sa, e ti ascolta. Vuole essere sicura che tutto vada bene. «Prima che ci smaterializzassimo» dice esitando «volevi dirmi qualcosa. Cosa?»
Ed è qui che vi eravate fermate pochi minuti prima, ricordi? Nella nebbia o fumo che fosse, il sogno si era spento d'improvviso assieme al volto caro della tua migliore amica. Ma adesso nessuna crepa si è aperta su di esso, nessun fuoco si accende sotto la sua pelle, tanto ardente da farla diventare cenere. Sarà questione di tempo? O una questione del Tempo? Ad ogni modo, proprio in quel momento le vostre orecchie vengono catturate da un altro suono, ben diverso dal rombo di un motore: l'abbaiare di un cane.
Come l'auto poco prima, una macchia nera compare dall'angolo delle due strade. Occhi scintillanti vi notano, vi puntano. Il cane annusa l'aria fredda e poi abbaia di nuovo. Troppo lontano per distinguerne la razza e per scorgerne il collare. Resta immobile ad abbaiare per qualche attimo, rassomigliando solo una semplice macchia nera con quattro zampe, finché non si lancia verso di voi in una corsa sfrenata. E man mano che si avvicina, Mary, il suo grugno ti sembra sempre meno quello di un cane amichevole, dato che mostra i denti, ringhiando ed abbaiando. Ma non è solo questo: più la sua figura si ingrandisce più riconosci su di essa le stesse crepe dapprima viste sul volto della tua migliore amica; dentro di esse la carne arde, rossa, così come i suoi occhi scarlatti. Nessuna scia di cenere dietro di lui, perché sono le fiamme ad animarlo, e corre dritto verso di voi.
E' sempre più vicino.
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Dread creeps inaa720fef436eed6fc4344df13874c3ddPercepisci il corpo di Katie contro il tuo e ne sei felice. Sai che qualcosa sta per succedere e non puoi far altro che tenerla a sicuro al tuo fianco. Il suo tono, il modo con cui le sue sopracciglia si aggrottano, ti ferisce leggermente. Lo sai che è la sua sera, il suo momento, ma lei dovrebbe sapere bene che non faresti mai nulla che le toglierebbe il riflettore. Ci speri davvero che nessuna macchina passi, da un lato: preferisci essere considerata pazza, preferisci ridere e dire che stavi scherzando. Preferisci tutto al vedere l’automobile che, effettivamente, vi passa davanti a silenziare il discorso della tua amica. Il freddo ti è entrato nei polmoni e quando respiri con la bocca aperta palle d’aria fluttuano di fronte a te. Non hai paura, ancora, perché il tuo sogno – o premonizione, hai già difficoltà a definirlo – non si è ancora realizzato. Ti viene subito da pensare che perché lo hai e perché si sta realizzando, tu puoi fare in modo che si fermi, che si dissolva. Dissolvere. Stringi con più forza le mani attorno al braccio della tua amica, ora più che mai hai bisogno di sentire la sua presenza e, quando parli, non la lasci. «Sì, sì, ti volevo dire che-» Ti fermi per un attimo, sospiri rumorosamente. Sei palesemente indecisa sul da farsi: Katie lo sa delle tue visioni ma non vuoi appesantire la serata parlandone; allo stesso tempo, sai che devi, sai che potrebbe essere pericoloso. «Volevo dirti che questo io l’ho già vist-» Ti fermi, questa volta non per pensare, non per prendere tempo, sei obbligata. Sentire un cane abbagliare non dovrebbe interromperti, non dovresti essere spaventata, ma quando lo noti senti un fastidio allo stomaco. Dell’animale riesci a vedere per bene solo i due lucenti occhi a fronte di una macchia completamente nera. Per la prima volta, non senti più freddo e anzi, un calore estraneo inizia a percorrerti il corpo. La tua mano destra ha già raggiunto la bacchetta anche se continui a dirti che non hai motivo di preoccuparti, è un cane. Quando inizia a correre nella vostra direzione, la bacchetta è ormai fuori e stretta nella destra, mentre il tuo corpo è allerta e già ha preso la solita posizione combattiva che tendi ad assumere durante i duelli. «Katie!» Attiri la sua attenzione nel caso questa non avesse visto una grandissima macchia nera corrervi incontro. Stringi la mano intorno al braccio dell’altra grifondoro con tutta l’intenzione di spingerla dietro di te. Il tuo sguardo è fisso sull’animale e all’improvviso, lo noti: il fuoco. Quello che è da sempre il tuo elemento preferito – ti piace tutto: il colore, la potenza, anche l’acre odore – ora si sta scagliando contro di voi, corre e ringhia e ad ogni passo senti di essere sempre più il pezzo di carne per il suo barbecue. Ma non è solo quello: l’animale è fatto di crepe e riesci notare come il fuoco vi pulsi all’interno pronto ad uscire da tutte le parti, pronto ad investirvi con la sua letale potenza. Come se anche tu fossi un cane, un animale, stringi i denti, assottigli gli occhi e nascondi il tuo corpo dietro la bacchetta che punti verso la macchia. Vorresti urlare “fermati!” ma immagini che non risponderebbe al comando, visto come vi punta. Nella tua testa, come sempre, ti si presenta una lista di possibili incantesimi, azioni. Ti senti trasportata in un duello ma questa volta tu devi difenderti dal fuoco, non evocarlo. La tua mente ti porta al duello con Sirius, quando per pietà ti occupasti di estinguere l’incendio che tu stessa avevi castato. In questo caso, senti che non hai tempo per muovere il braccio, fare troppi movimenti. Ti serve qualcosa di più facile e, pensi, ugualmente effettivo. Lo vuoi spegnere il fuoco e ti dici che così facendo l’animale si sgretolerà di fronte a voi. Poi al resto, al capire cosa sia, ci penserai dopo. Il tuo braccio si irrigidisce di fronte a te e lo direzioni verso la macchia nera che ad ampie falcate vi raggiunge. Usi il tuo braccio disteso come catalizzatore per le tue parole e, nel pronunciare la formula, stai attenta all’accento. «Aguamènti.» Usi la tua voce e non ti nascondi dietro gli incanti non verbali perché vuoi che Katie ti senta per provare ad agire insieme. La serata dei vostri sogni, sì.
Sebbene non abbia usato il condizionale, ogni azione è considerata ipotetica.
Chiedo davvero scusa per l'attesa.



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Bacchetta: legno di ciliegio, pelo di Crup, 10 pollici e 3/4, flessibile.
Anello Vegivisir: aiuta chi si è perso a ritrovare la strada infondendo coraggio e fiducia in sé stessi.
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Il Fato

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La paura si insinua nel cuore di chi non riesce a dare un nome a quel che deve fronteggiare. Qualsiasi granello, seppur insignificante, diventa allora motivo di allarme, pari ad una minaccia approntata per smontare la propria sicurezza. Persino un'automobile in un quartiere babbano, nulla di così impressionabile, quando le frasi vengono lasciate in sospeso desta ogni sorta di timore. Anche un cane, amico dell'uomo dall'alba dei tempi, diventa una belva assetata di sangue sul proprio cammino. Ma in sostanza qual è il filo conduttore che lega questi eventi? Di cosa devi avere paura, Mary, e perché?

Per fortuna - o per sfortuna, a sua detta - Katie ha inglobato parte della tua paura. E' spaventata da quel che potresti dire e aver visto - è consapevole di questa tua capacità e ha collegato i puntini - e persino per lei il passaggio della vettura diviene motivo di dubbio sui prossimi passi da svolgersi. Però si tratta solo di una macchina, cosa potrebbe esserci di pericoloso? «Hai v-visto che ci metteva sotto?» ti chiede una volta che il "pericolo" a quattro ruote ha passato l'angolo. Rimane con lo sguardo sospeso nella direzione in cui è sparito e non si rende subito conto dell'avvicinarsi del cane. Si volta solo nel momento in cui la chiami.
La visione del cane in fiamme ti lascia forse perplessa ma insieme evoca in te diverse sensazioni. Tu ami il fuoco, l'elemento dello spirito che anima il corpo, ti bei del suo calore di fronte al camino della tua sala comune e dei suoi colori accesi che donano gioia. Quel profumo pungente di ceppi arsi di un amichevole fuocherello casalingo, tuttavia, non coincide con quello che riprendi a sentire per il breve momento in cui l'animale è a pochi passi da voi. Percepisci fumo, semplice, asfissiante, fumo che si insinua nelle tue narici. Allora alzi la bacchetta, perché ti rendi conto che le fiamme del suo spirito hanno bruciato la sua carne come se si trattasse di un essere infernale. L'immagine di un cane nero, d'altronde, non deve esserti del tutto sconosciuta essendo una fra le più note nel mondo magico. E nonostante questo, nonostante la paura, ciò che anima il tuo catalizzatore non è il desiderio di schiantarlo via, bensì di spegnere il suo incendio personale e di donargli il sollievo dell'acqua. Ma non è questo ciò che percepisce Katie.
«Mary, cosa fai?!»
Un raggio d'acqua si origina dalla tua bacchetta e investe l'animale sotto gli occhi spalancati della tua amica, che compie qualche passo in fretta per raggiungerlo e porsi fra te e lui. Senti un guaito, poi una voce maschile chiamare un nome indistinto da lontano. Un battito di ciglia, Katie si volta verso di te e il cane sbuca da dietro le sue gambe, totalmente nero, un ammasso di peli integri, e affabile. Abbaia, si scuote via l'acqua come farebbe un qualsiasi altro cane. Le sue orecchie sono girate verso l'esterno per la sorpresa, abbaia ancora in tua direzione e ti guarda con un grosso punto interrogativo stampato in volto.
«Perché lo hai fatto?» Ti chiede Katie sconvolta mentre si abbassa per accarezzare il cane. «Cosa ti viene in mente? E' Ester, la cagna di Reagan. Avrà sentito il mio odore.» E dopo una serie di sguardi preoccupati, un nuovo tentativo di approccio del cane che si avvicina a te per annusarti, la voce lontana diventa più chiara e associabile ad una figura: Reagan.
Katie si alza, sorride con un sospiro di sollievo e lo saluta. Il ragazzo arriva di corsa e ricambia con la stessa felicità. Le pone una mano sulla spalla col fiatone e poi si rivolge a te. «Perdonatemi, ragazze, Ester mi è sfuggita non appena deve aver sentito l'odore di Katie, non voleva spaventarvi. Io sono Reagan, è davvero un piacere conoscerti. Tu devi essere Mary! Katie mi ha parlato molto di te.» Dai suoi occhi e dalle sue parole sgorga sincerità. Avvolto nella sua spessa sciarpa di lana beige, si presenta come un ragazzo molto più alto di voi, dal volto carino e addolcito da piccoli riccioli biondi. Ti porge la mano destra per stringere la tua. Successivamente guarda Ester, che scodinzola e continua a scrollarsi le goccioline di acqua di dosso. «Hey, ti sei fatta il bagno in una pozzanghera? Mi dispiace, ragazze. Appena siamo al chiuso ci asciughiamo tutti. Vogliamo andare?»
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Dread creeps inaa720fef436eed6fc4344df13874c3ddLa prima cosa che consideri è di essere impazzita. Il pensiero ti sorge spontaneo nella testa, ti possiede e ti scuote fino a farti sfinire. Sei pazza, hai perso la testa, impazzita, fuori come un goblin, andata come un boccino. Te ne rendi conto dopo aver eseguito con soddisfazione l’incanto – hai anche leggermente sorriso quando l’acqua ha investito il cane – e hai visto la reazione di Katie. All’inizio sei arrabbiata: tu la difendi, la proteggi come una sorella, eviti che il cane vi uccida e lei reagisce così? Poi, dopo un attimo, capisci. Mentre abbassi la bacchetta apri la bocca incredula quando i tuoi occhi raggiungono l’animale. La sua figura prima ti aveva terrorizzata e anzi, per un attimo ti è capitato di associarla al gramo, il presagio di morte. Quell’immagine ti ha investita, ha paralizzato i tuoi muscoli, ha cancellato ogni pensiero. Ora abbassi lo sguardo e vedi un semplice cane avvicinarsi: bagnato, per colpa tua. «Katie, io-io» Cerchi di proferire parole, ma non lei hai. Non sai che dire e non sai come scusarti. Ma non vuoi scusarti. Non sei pazza. Hai già avuto delle visioni e si sono realizzate, sempre. Hai visto Katie e l’hai vista scomparire nella cenere e ora c’è questo cane che nell’aspetto e nella composizione è uguale: al pari di prima hai sentito l’asfissiante puzza di bruciato, il fumo che ti ha impedito di respirare, pensare. «Il cane era in fiamme, Katie. Devi credermi, c’è qualcosa che non va in questa situazione. Prima eri tu, ti ho vista. Tu scomparivi!» il tuo tono è agitato e arrabbiato perché le tue parole risultano così strane nella tua bocca. Quando arriva Reagan, di corsa e bellissimo come ti è descritto, sei infastidita. La sua presenza d’improvviso ti fa innervosire. In una situazione così delicata come quella che senti di star vivendo, lui non c’entra nulla. Poi, mentre gli stringi la mano e sorridi, la tua testa inizia a vagare. Il «Piacere mio» esce con un tono piuttosto piatto dalle tue labbra e ora guardi il ragazzo intensamente. È colpa sua, pensi. O comunque, sarà colpa sua. Prima hai visto Katie sbriciolarsi di fronte a te, frantumarsi in mille pezzi. Ora, allo stesso modo, il cane sembra – sembrava – fatto della stessa materia. Colleghi entrambi a Reagan, non può essere altrimenti. E se fosse lui il presagio di morte? «Dovresti stare più attento, non sai mai cosa può succedere.» Non riesci a nascondere il tuo atteggiamento e, mentre riponi la bacchetta nella tasca – quella più vicina, perché sai di essere in pericolo – ritorni con lo sguardo su Ester, quel maledetto cane. Lo guardi intensamente come se potesse fornirti qualche risposta. Quando si avvicina, fai per allontanarti: per quanto il tuo portamento sembri serio e sereno in realtà ne hai paura. Hai paura che toccandolo ritorni a bruciare. Scambi uno sguardo con Katie e ti senti subito in colpa: lei vuole che tu approvi questo ragazzo, vuole che tu lo faccia sentire parte di quello che siete, insieme. «Andiamo.» Rilassi le spalle e porti le mani nelle tasche, la bacchetta la stringi con vigore perché percepisci, lo sai, succederà altro. Ti incammini, e stai loro molto vicino perché neanche per un attimo vuoi perdere di vista l’uomo o il cane, per quanto valga. Poi, mossa dai sensi di colpa più che dal vero interesse, parli. «Allora Reagan, com’è lavorare allo Zoo? Katie mi ha detto che sei un domatore. Qualche creatura interessante?» gli sorridi ma non sei sincera, lo sai bene. Lo guardi con sospetto e speri lui non se ne renda conto.
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view post Posted on 2/3/2021, 17:17
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Il Fato

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Sotto la calma apparente che riveste il vostro duo il Fato ha cominciato a tessere le sue trame. Si serve della Paura per farvi cedere di fronte ai suoi tranelli, del Tempo per farvi credere di possedere scelta. E mentre Katy e tu, ancor di più, avvertite su di voi i segni del suo passaggio fra i tremori e i sospetti, il nuovo arrivato, Reagan, non nota nulla a parte una sottovalutata ostilità da parte tua.
«Mi dispiace» dice, fattosi all'improvviso serio e mortificato per la tua reazione. «Ester è buona, non farebbe male ad una mosca, né si allontana troppo da me di solito.» Sentitosi in colpa, prende dalla tasca della sua giacca il guinzaglio che, inginocchiandosi, aggancia al collare della cagnetta. Katie nel mentre ti guarda preoccupata. Con le labbra schiuse e gli occhi spalancati, ti sussurra col suo silenzio il suo spavento. Ti ha sentito prima, quando Reagan era ancora in corsa verso di voi, ma la paura le aveva soffocato le parole in gola. Non dubita di te, di ciò che vedi, ma sa poco delle possibilità di cui il dono che ti caratterizza dispone, né è sicura di aver capito se stai parlando proprio di quello, dato che hai esitato fino a quel punto. In effetti sono frasi scomposte. Ester andava a fuoco? Lei era scomparsa? Eppure lei è lì, davanti ai tuoi occhi, e tu la stai osservando. Come può essere scomparsa? Reagan - il cane al guinzaglio - si rialza e la osserva. Si è ammutolito, leggermente intimidito e intimorito di non ispirare simpatia alla sua migliore amica. Nel mentre tu li inviti ad avanzare e, grazie a Merlino sospira lui, gli rivolgi nuovamente la parola chiedendogli del suo lavoro, incoraggiandolo a ridonarti il suo solare sorriso.
«Com'è lavorare allo zoo? E' un bell'ambiente. Ho sempre amato le creature magiche, fin da quando ero piccolo. Lo zoo mi permette di stare in contatto con loro per tutto il tempo che voglio, di apprendere da loro e di studiarle, e non potevo desiderare di meglio. Mi occupo del loro benessere, fra nutrimento e addestramento, per rendere la loro esperienza allo zoo il più felice possibile. L'unica pecca, be', sono... le persone? Scherzo, ma la noia più grossa sono i visitatori che si aspettano di assistere a spettacoli circensi invece di conosce le creature, e...»
A quanto pare Reagan è uno di quei tipi che sotto tensione si lasciano travolgere dalla logorrea. Noti in effetti che è un po' ingessato dall'ansia. Preso dal discorso continua a camminare, anche se non è stata ancora specificata la meta, e voi lo seguite. A un tratto però Katy ti affianca e ti prende a braccetto mentre lui parla dei disagi provocati dai pretenziosi visitatori dello zoo, e ti fa rallentare per stargli dietro di qualche passo e non farvi sentire da lui.
«Mary...» ti sussurra all'orecchio «devi dirmi cosa ti sta accadendo. Mi stai spaventando. Entriamo da qualche parte, ci calmiamo e ne parliamo. Io non ti giudico, mi fido di te, ma tu parlami, ok?» Concisa, ti fa comprendere che, nonostante il suo desiderio che la serata vada bene, lei è lì per te, e mai questa potrebbe andare bene se tu ti ritrovi in quelle condizioni.
«... quindi in realtà non ho una specie preferita» continua nel frattempo Reagan. «Attualmente sto lavorando nel rettilario e, con tutta onestà, vi sono delle creature davvero affascinanti. Runespoor, salamandre, ashwinder...»
«Reagan» lo interrompe Katy «c'è un gran freddo. Entriamo da qualche parte? Qui vicino c'è La Pira, vero? Che ne dite se andiamo a bere qualcosa di caldo lì?» Lancia la proposta in attesa della vostra reazione. Reagan si illumina e dice: «Perché no? Offro io!»
Sia lui che Katy dunque si rivolgono a te. «Ti va, Mary? Potrebbe piacerti?»
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Bene, Heloise, adesso devi compiere una scelta. Puoi accettare l'offerta o declinarla. Fino ad ora gli scenari sono stati costellati di stimoli e, come ormai ci è cristallino, sin dal primo masteraggio la Veggenza ha reclamato la tua attenzione. I primi due masteraggi erano un vero e proprio sogno, che alla fine si è rivelato essere una premonizione. Successivamente la visione di Ester in fiamme vi ha colte alla sprovvista. Ora che ci troviamo a metà del percorso è fondamentale, più che mai, di riflettere per bene sugli indizi che sono stati dati, di dar voce ai pensieri del tuo PG per dimostrare l'affinità con la Divinazione che alla fine della quest potrà essere convalidata a un secondo livello oppure no. Il discorso delle abilità innate è sempre molto complesso. Bisogna dimostrare di essere portati e di saperle sfruttare, anche se ci si limita a dei post discorsivi. Non è sempre e solo necessaria l'azione, e talvolta persino un post "vuoto" di azioni contiene molto più di uno scenario in movimento, non risultando per nulla passivi agli eventi. Il resto sta alla caratterizzazione del PG.
Ovviamente adesso non è tutto chiaro, non ti viene richiesto di risolvere la trama sul momento, ma di assecondare il dono di Mary. Andando avanti le carte ti saranno svelate.

Per qualsiasi dubbio sai dove trovarmi.
 
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view post Posted on 6/3/2021, 17:01
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Dread creeps inaa720fef436eed6fc4344df13874c3ddSei una Grifondoro. Ti hanno sempre detto che della casata tu ne rappresenti le qualità in modo esemplare; sei uno stereotipo. Prima pensavi fosse un complimento ma hai via via abbandonato quell’idea. Quando sei stata smistata, tutto ha iniziato a fare click. Se vedevi qualcuno litigare, quando eri piccola, intervenivi: poco importava chi avesse iniziato o il motivo, ti schieravi dalla parte del più debole per rendere lo scontro equo e quello bastava. Quando c’è un incendio, lo spegni ma non ti chiedi cosa sia successo, chi lo ha provocato. Sei impulsiva, agisci cercando di risolvere la situazione al momento ma ignori tutto il resto. Hai sempre accolto la tua spontaneità con allegria ma ora, crescendo, senti che non ti appartiene più come vorresti. Cerchi di mettere insieme le idee ignorando ciò che hai intorno. Sai che Reagan sta parlando perché la sua voce è un ronzio nelle tue orecchie, ma non hai idea del tono che abbia, di ciò che ti stia dicendo. Non ti permetti di sentire il dispiacere perché hai altro a cui pensare. Hai sempre avuto problemi a collocare le cose nel tuo cervello e ti sei sempre chiesta se fosse una condizione medica, qualcosa che potesse essere risolto. Ti sono successe molte cose in questo scorcio di giornata e decidi di ripercorrerla. Hai avuto la tua prima visione al secondo anno: eri spaventata, disorientata, ti chiedevi cosa fosse e ti rifiutavi di cercare nozioni a riguardo. Ora, hai le spalle forti dalle lezioni di Divinazione, la consapevolezza del tuo essere strega adulta e la necessità di comprendere più che di scacciare questo potere. Non sei sicura di volerlo definire un dono, forse è un sadico scherzo della natura atto a ledere tutto ciò che ti appartiene, ma è tuo, fa parte di te e devi fare qualcosa a riguardo.
Sai delle cose della divinazione, ciò che hai assorbito dalle tue lezioni. Quello che ti tocca di più è la sua imprevedibilità: sai per certo che le visioni non sono sempre accurate, possono non realizzarsi, possono essere condizionate. Lo fai involontariamente ma sospiri, le tue spalle sembrano buttar via un carico enorme di ansia. Prosegui, visualizzando il tuo sogno: ti concentri sulle tue sensazioni più che sull’accaduto in sé. La puzza sotto il naso, l’odore acre di bruciato, il freddo a paralizzarti, l’angoscia; ripercorrere quelle emozioni ti porta un brivido sul braccio destro che raggiunge la mano che stringe la bacchetta. Poi, la parte più brutta: hai visto Katie scomparire di fronte a te, evaporare via. Lei era cenere. «Sì, il disagio, hai ragione…» La tua testa scatta verso il ragazzo, lo guardi ma non lo noti. Torni a camminare e deglutisci al pensiero di vedere la tua migliore amica sfuggirti via. Rifiuti le emozioni, le spingi via perché ora stai ragionando, stai mettendo in ordine i tuoi pensieri e non puoi farti distrarre da ciò che provi. O forse dovresti? La paura ti fa abbassare lo sguardo verso Ester e in lei non vedi un cane docile, vedi la morte. L’hai guardata negli occhi, l’hai sentita vicina quasi a bruciarti la pelle, l’hai percepita sotto le tue narici. L’hai spenta.
È Katie a distrarti dai tuoi pensieri. Stringi il tuo braccio attorno al suo e lasci che il suo profumo buono, floreale, ti entri dentro. Ora ti sembra di respirare per la prima volta. Come hai fatto a dubitare di lei? Katie c’è sempre stata, lì al tuo fianco non ti ha mai dato per scontato, non ha mai mancato di darti il suo supporto. La guardi negli occhi e nel vedere la sua sincera paura, le sorridi. «Scusa, non so cosa mi sia preso.» Stai ancora analizzando la situazione, ma ti rendi presto conto di aver bisogno del suo aiuto. Hai un’idea circa la visione, dei possibili scenari da evitare ma non ti senti pronta a condividerli. «Nella mia-» ti fermi, valuti e poi lo dici per la prima volta, abbracciando quella parola. «-visione c’era del fumo, tanto. Era asfissiante, Katie. E c’eri tu, prima di non esserci più.» Condividi quello che puoi nel piccolo lasso di tempo che ti è stato concesso, poi preferisci tenere per te le conclusioni che ne hai tratto. Quando La Pira viene nominata, hai una sensazione all’altezza del petto e, perché non puoi fare altro, ti fidi. Per la prima volta dall’inizio di questa vicenda senti di avere un compito, un dovere forse ma non sai ancora nei confronti di chi. Sorridi come se ti fosse stata data la notizia più bella del mondo, stringi il braccio di Katie ed esordisci fingendo a fatica una certa felicità. «Qualcosa di caldo? Forse volevi dire qualcosa di alcolico, no?» Incendiamo questa serata.

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view post Posted on 10/3/2021, 20:54
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Per accedere alla Pira delle Streghe bisogna entrare nella lavanderia a gettoni che si trova alla fine della strada che state percorrendo, e sono necessari ovviamente degli specifici gettoni acquistabili solo dentro il pub. Per cui, chiunque voglia entrarvi deve possedere le giuste conoscenze, amici che siano clienti fissi e che abbiano voglia di rivelare a qualcun altro "il loro posto segreto", come ad esempio Reagan ha fatto con Katie e ora con te.
Ti passa un gettone di metallo con inciso su una faccia il nome della vostra destinazione, sull'altra la crudele figura stilizzata di una strega che brucia incatenata ad un rogo. Non appena notate che la lavanderia è sgombra di babbani, infilate i vostri gettoni in una delle tante lavatrici. L'oblò si apre e vi porta nell'ambiente rustico della Pira. Dentro regna il colore caldo del legno, dai tavoli alle grosse botti dietro il bancone sempre in legno, incluse travi e pavimento. Un camino scoppietta sulla parete alla vostra sinistra riscaldando l'intero ambiente; ghirlande e festoni natalizi, oltre ad un albero a destra del bancone, spiccano dalle pareti e penzolano dal soffitto. Tutto sommato un ambiente accogliente, come accogliente deve essere il barista che vi sorride e che mentre lucida un boccale vi fa cenno di sedervi ad uno dei tanti tavoli. Katie suggerisce un bel tavolino con divanetto sotto una vetrata - a dispetto della magia che nasconde il pub, le finestre sporgono sulla stradina oscura al limite con la periferia e ad angolo con la lavanderia - e, mentre voi vi accomodate, tre o quattro uomini si fermano uno dopo l'altro a salutare Reagan porgendogli un paio di domande, per poi infilarsi in una porticina oltre il bancone, dove dovrebbe esserci il retrobottega.
«Hey, Reagan! Anche oggi le bestie ti hanno fatto impazzire?»
«Ti fai una bevutina o vieni alla riunione?»
«Ah, ma sei in bella compagnia, vedo! Ti lascio stare, allora.»
«Oh, non dirmi che le tue amiche vogliono aderire alla causa!»
E dopo che questi uomini lo salutano e si infilano nel retrobottega, la saletta del bar rimane totalmente vuota a parte voi tre ed Ester. Reagan si siede, finalmente. «Bene, benvenute alla Pira delle Streghe! Scusatemi, non credevo che stasera ci sarebbero stati i miei amici. Cosa ne pensate di uno sfrangicervello? Non fate complimenti, offro io. Siete mie ospiti!» Ma l'inizio della chiacchierata sulle offerte alcoliche del menù ha vita breve.Viene interrotta all'improvviso da un uomo, pelato e allampanato, uscito dal retrobottega per raggiungere il vostro tavolo. Si mette a parlare col ragazzo.
«Allora sei qui, farabutto. Riunione speciale. Abbiamo bisogno di te immediatmente.»
Detto ciò, scaglia un'occhiataccia a te e a Katie e in questo frangente riuscite a scorgere la sottile ma lunga cicatrice che gli taglia l'occhio sinistro.
«E' davvero così urgente, Bob? Sono impegnato» ribatte Reagan con una smorfia. «Non farmi perdere la pazienza. Così ci ripenserai prima di portare estranei nel nostro pub.» L'uomo se ne va e rientra nel retrobottega.
«Vi chiedo infinitamente scusa» dice Reagan. «Non avevo idea, io... me la sbrigo in quattro e quattr'otto, promesso. Ordinate pure senza di me, torno subito. Tenete Ester con voi, che non scappi verso la lavanderia. Grazie mille, ragazze.»
Un'altra decina di "scusate", poi un bacio sulla guancia a Katie e scompare anche lui nel retrobottega accompagnato da un guaito di Ester. Katie lo osserva andarsene con un po' di tristezza, ma sa che quello può essere il momento giusto per parlare con te a quattrocchi.
«Mi spieghi perché scompaio nella tua visione?» sussurra. Nei suoi occhi tutta la preoccupazione nascosta durante il tragitto. «Dov'è che vado?»

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Dread creeps inaa720fef436eed6fc4344df13874c3ddNon sei mai andata alla Pira e ora capisci il perché: non ne hai mai avuto l’accesso. Sapevi fosse una sorta di locale nascosto, ne avevi sentito parlare come di un posto mistico. Sei sempre stata eccitata all’idea di avere l’esclusività su qualcosa, ma ora, vista la situazione, il tuo entusiasmo non è così forte come avresti voluto. Quando Reagan ti da il gettone, lo accarezzi sentendo sotto il tuo pollice l’incisione. Lo senti subito il fuoco nel tuo petto sorgere alla vista della strega incatenata. «Ma che posto è questo? Chi metterebbe un’immagine del genere su un gettone?» non riesci a trattenerti e il tuo sguardo si sposta da Katie – da cui ti aspetti un certo supporto – a Reagan – da cui ti aspetti, in una certa misura, delle scuse più elaborate. Quando l’oblò si apre, comunque, dovresti essere risentita ma la Pira è davvero un bel locale. È accogliente ed è caldo. I tuoi sensi si attivano e ti allarghi il collo del maglione mentre i tuoi occhi segnalano tutto ciò che in quell’ambiente ti provoca ansia. Ricambi il sorriso del barista e quando vi sedete sul divanetto cogli l’occasione per analizzare per bene l’estetica e l’ambiente. Perché ormai il tuo cervello ha già preso una direzione ben precisa, ciò che risalta ai tuoi occhi è che tutto, letteralmente tutto, può facilmente prendere fuoco. Tutto è in legno, dai tavoli al bancone, l’albero e le decorazioni sono facilmente infiammabili e il camino a voi vicino scoppietta con troppo vigore; quando premi con la suola delle scarpe sul pavimento noti che anche quello è, come avevi immaginato, in legno. I tuoi muscoli, come conseguenza naturale, si tendono fastidiosamente. «Vieni qui spesso, eh? Per lavoro?» vedi gente salutare una dopo l’altra il biondo e pensi che sia una persona molto amata. Quando parlano di riunione, all’inizio, pensi si tratti di una cosa di lavoro. Porti la mano sinistra sul tavolo, che tocchi quasi per sentirne il materiale, la destra invece stringe la bacchetta mentre rifletti sul da farsi. Hai già contato le persone che hanno salutato Reagan – si sono allontanate verso il retrobottega e tutti i film che hai visto ti hanno sempre suggerito che riunioni del genere sono losche, ma ignori la cosa per il momento – e il tuo sguardo indaga per avere una cifra approssimativa delle persone nel locale. Fai un cenno con la testa per accettare il drink e sorridi distrattamente in direzione dell’ex-grifondoro. Alla fine, non è lui quello che attira maggiormente l’attenzione. Quando senti la voce del nuovo arrivato stringi istintivamente la bacchetta e indirizzi a lui il tuo sguardo accigliato. Bob. Bob con una cicatrice sull’occhio sinistro che ti fa pensare faccia lo stesso lavoro di Reagan, più o meno: qualcosa con animali pericolosi. Resti in silenzio quando vedi il ragazzo di Katie allontanarsi e, appena via dal vostro spazio vitale, parli. «Tu sai qualcosa di queste riunioni?» non dici nulla sul fatto che un incontro segreto in un retrobottega ti puzza di bruciato, ironicamente, e ti assicuri che il tuo tono lasci trapelare curiosità e nient’altro. Il tuo sguardo raggiungere Ester e con un piccolo suono della bocca, una sorta di richiamo infantile, cerchi di attirarla a te per essere sicura non si allontani. Il tuo piede destro è puntato in avanti e anche se sei seduta, tutta la tua postura è in allerta. Katie chiede di più, è preoccupata e pensi, con dispiacere, che ha ragione di esserlo. Le vuoi dire tutto e di più, vuoi portarti avanti esponendo idee e pensieri che hai formato e formerai da lì a poco. «Nella visione eri come cenere. Tutto Katie, tutto, puzzava di bruciato e c’era del fumo, asfissiante, vero. Anche Ester…» ti fermi e guardi il cane, innocente essere, prima di riportare il tuo sguardo sulla tua migliore amica, a cui continui a sussurrare concitatamente. «Ester era in fiamme, ecco perché l’ho colpita. Volevo spegnerla.» ti fermi, scambi uno sguardo con lei per cercare di capire cosa pensi, poi prosegui spedita con le tue di idee. «Lo sai come funzionano le visioni, non sono precise e vanno interpretate. Penso possa esserci un incendio. Qui strappi il cerotto con violenza, che è il modo più facile e sicuro. Ma non hai finito. Il tuo corpo vibra in anticipazione per quello che stai per dire: batti con ritmo regolare il piede sul pavimento in legno e la tua mano stringe e ristringe la bacchetta nella tasca. Lasci fuori le tue considerazioni su cosa significhi vedere la tua migliore amica scomparire di fronte a te, non vuoi preoccuparla ma non puoi nascondere a te stessa che ci stai pensando incessantemente. Ed è quella nozione che ti porta a dire: «Voglio provare ad avere una visione.» il tuo tono è deciso e i tuoi occhi determinati quando raggiungi lo sguardo di Katie. Non sei sicura di sapere come funzioni, ma hai avuto visioni in precedenza: sono sempre state casuali e mai indotte, ma ti dici: perché no? Perché non puoi provare con un po’ di impegno e concentrazione? «Magari riesco ad averne una più precisa che possa aiutarmi a capire meglio. Che ne dici?» cerchi il suo supporto, lo fai sempre. Procedi con i tuoi calcoli, comunque. Oltre alle persone visibili, quante ce ne sono nel retrobottega? Cosa stanno facendo lì? Mary, riesci ad avere una visione? Smettila di dirti di dover salvare la tua amica e inizia a dire che devi avere il coraggio e la forza di annullare la visione prima ancora che questa accada. Fattibile, no? Tocchi con il pollice l'anello che hai sul dito medio della mano sinistra, il vegivisir: un po' di coraggio ti farebbe comodo ora.
Sebbene non abbia usato il condizionale, ogni azione è considerata ipotetica.



Statistiche & OggettiPS: 223 - PC: 174 - PM: 178.5 - PE: 42

I, II, III, IV classe di incantesimi + Iracundia + Stupeficium + Omero.

Bacchetta: legno di ciliegio, pelo di Crup, 10 pollici e 3/4, flessibile.
Anello Vegivisir: aiuta chi si è perso a ritrovare la strada infondendo coraggio e fiducia in sé stessi.
Spilla C.R.E.P.A
Galeone magico dell'E.S.
Anelli dei gemelli: permettono a due persone di comunicare. L'altro anello lo possiede Jane Read.

 
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view post Posted on 25/3/2021, 12:11
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Il Fato

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«Reagan mi ha detto che viene qui molto spesso per incontrare degli amici.»
Katie abbassa lo sguardo sul tavolo. «Mi ha detto che sono un gruppo di maghi che si occupano della restaurazione di questo posto e che si riuniscono qui regolarmente in memoria delle vittime della... pira di anni fa.» Incrocia le braccia e si stringe pensierosa. «Insomma, è una bella cosa. Non dovrebbe esserci nulla di male.» Si ammutolisce per qualche attimo per poi farti un sorriso nervoso. «Certo che quel Bob fa un pizzichino impressione.»
Quel che tu le riferisci subito dopo la fa stringere ancor più fra le spalle. Si avvicina a te, in modo tale che i sussurri non vadano molto più lontano dalle vostre orecchie. Vi è ancora il barista dietro il bancone di spesso legno lucido, intento a finire il suo lavoro di pulizia per darvi qualche attimo per decidere il vostro ordine. In effetti vi è una presenza ingombrante in quella sala. Potrebbe trattarsi di lui, che tende le orecchie per sentire i vostri discorsi, ma te la senti fin dentro i polmoni, che si diffonde nell'aria come un gas opprimente, che si propaga in ogni direzione e vi circonda come le strette spire di un serpente. L'espressione di Katie rimane invariata. Solo Ester, da accucciata accanto alle gambe del tavolo, alza il capo e annusa l'aria.
Cenere. Katie ti fissa con occhi lucidi. Sbatte le palpebre, schiude le labbra e il fiato le si congela in gola. Non sa che dire. Attende le tue ultime parole nella speranza che possano dare un senso diverso alle immagini da te viste, ma non è così. «U-un incendio?» Sobbalza sulla sedia. Ester ringhia, ma il suo tartufo rimane diretto verso la porta sul retro. «E la visione ti ha detto che io ed Ester ne saremo le vittime?» Si guarda intorno come in cerca di una miccia e si sofferma sul fuoco del camino e sul fumo che viene risucchiato dalla canna fumaria. «I-io non vedo nulla che possa... insomma, c'è il camino ma... io non vedo niente che possa provocare un incendio. Mal che vada usiamo il Freddafiamma.» Si porta il dorso della mano alla bocca e si ammutolisce di fronte alla tua successiva presa di posizione. «Forse dovremmo semplicemente andarcene da qui.»
Una voce familiare spezza i vostri sussurri: «Cosa?!» Viene dal retro, ovattata dalle pareti.
«Reagan.» Katie spalanca gli occhi, Ester alza le orecchie. «Bisogna avvertire pure lui.»
Mossa dai palpiti del suo cuore, Katie fa per alzarsi. Ester, avvertito il movimento, scatta sulle quattro zampe e fa leva sulle posteriori per precipitarsi verso la voce del suo padrone. Un gesto, i muscoli pronti a dare slancio e rilasciare la tensione, il congelamento.
Forse non credi che sia il caso, ma il Tempo è pari a un dado lanciato su un tavolo da gioco. Le mosse vengono dettate dalla faccia che il dado mostra una volta caduto. Possiamo provare a calcolare le diverse probabilità, possiamo sentirci fortunati, ma non saremo mai in grado di dire con certezza quale numero uscirà. Esistono persone, però, che possono affermare che il Tempo sia invece il tavolo da gioco stesso. Una superficie piana, un labirinto di caselle che vi si ramificano sopra come i sentieri di un labirinto che, però, portano tutti allo stesso punto: la fine.
Tu hai visto la fine, sei in grado di riconoscerla. Ma non sai dove il dado si poserà, che numero vi dirà di compiere e di quante e quali caselle muovervi. Adesso, però, tutto è fermo. Le pedine sono immobili, Katie, Ester, il barista, persino il fuoco nel camino. Sospesi sul caricamento della tensione dei muscoli, su un respiro incompleto. Potrai alzarti, sorpresa di star vivendo una fetta di Tempo non a loro dedicata. Potrai tentare di scuoterli, di svegliarli, ma non ci riuscirai. Sai però di non essere la sola a potersi muovere in quella spaccatura fra i millisecondi. Quell'opprimente presenza non se n'è ancora andata, anzi, sembra che in quella dimensione tutto per lei sia possibile. Si rivela infine. Sibila, sussurra, si avvicina e si insinua nello spaziotempo.
Fumo. E' ovunque, ricopre ogni parete, ingloba i tavoli e le sedie, offusca la visuale ma attende. Ti circonda ma non ti avvolge. Aspetta tuoi ordini.
Dread creepsin; the ear instinctively fastens on anything, whether fire-hiss or bird call or susurrus of leaves, that will save it from this unkown emptiness.

Bene, siamo nel cuore della quest. Mary ha deciso di accogliere le visioni e le visioni si sono precipitate al suo cospetto. Adesso viene la parte pratica, creativa. Le visioni avute sino ad ora sono stati degli sprazzi sul futuro, sull'ipotetica fine di questa avventura. Ora tocca scoprire cosa porta a quella fine, indagare sui dettagli. Interagisci col fumo, manipolalo. E' la mente di Mary a comandare in questo frangente e non vi sono limiti all'immaginazione. Puoi decidere di usare la bacchetta, incanti combinati o di sfruttare solo il pensato. Caratterizza Mary sotto questo aspetto, chiarisciti il suo modo di vedere. L'esito di queste azioni è importante per raggiungere l'obiettivo dello sblocco.
Ricordati sempre che puoi scrivermi in privato ;)
 
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25 replies since 22/12/2020, 19:32   933 views
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