«Reagan mi ha detto che viene qui molto spesso per incontrare degli amici.»Katie abbassa lo sguardo sul tavolo.
«Mi ha detto che sono un gruppo di maghi che si occupano della restaurazione di questo posto e che si riuniscono qui regolarmente in memoria delle vittime della... pira di anni fa.» Incrocia le braccia e si stringe pensierosa.
«Insomma, è una bella cosa. Non dovrebbe esserci nulla di male.» Si ammutolisce per qualche attimo per poi farti un sorriso nervoso.
«Certo che quel Bob fa un pizzichino impressione.»Quel che tu le riferisci subito dopo la fa stringere ancor più fra le spalle. Si avvicina a te, in modo tale che i sussurri non vadano molto più lontano dalle vostre orecchie. Vi è ancora il barista dietro il bancone di spesso legno lucido, intento a finire il suo lavoro di pulizia per darvi qualche attimo per decidere il vostro ordine. In effetti vi è una presenza ingombrante in quella sala. Potrebbe trattarsi di lui, che tende le orecchie per sentire i vostri discorsi, ma te la senti fin dentro i polmoni, che si diffonde nell'aria come un gas opprimente, che si propaga in ogni direzione e vi circonda come le strette spire di un serpente. L'espressione di Katie rimane invariata. Solo Ester, da accucciata accanto alle gambe del tavolo, alza il capo e annusa l'aria.
Cenere. Katie ti fissa con occhi lucidi. Sbatte le palpebre, schiude le labbra e il fiato le si congela in gola. Non sa che dire. Attende le tue ultime parole nella speranza che possano dare un senso
diverso alle immagini da te viste, ma non è così.
«U-un incendio?» Sobbalza sulla sedia. Ester ringhia, ma il suo tartufo rimane diretto verso la porta sul retro.
«E la visione ti ha detto che io ed Ester ne saremo le vittime?» Si guarda intorno come in cerca di una miccia e si sofferma sul fuoco del camino e sul fumo che viene risucchiato dalla canna fumaria.
«I-io non vedo nulla che possa... insomma, c'è il camino ma... io non vedo niente che possa provocare un incendio. Mal che vada usiamo il Freddafiamma.» Si porta il dorso della mano alla bocca e si ammutolisce di fronte alla tua successiva presa di posizione.
«Forse dovremmo semplicemente andarcene da qui.»Una voce familiare spezza i vostri sussurri:
«Cosa?!» Viene dal retro, ovattata dalle pareti.
«Reagan.» Katie spalanca gli occhi, Ester alza le orecchie.
«Bisogna avvertire pure lui.»Mossa dai palpiti del suo cuore, Katie fa per alzarsi. Ester, avvertito il movimento, scatta sulle quattro zampe e fa leva sulle posteriori per precipitarsi verso la voce del suo padrone. Un gesto, i muscoli pronti a dare slancio e rilasciare la tensione,
il congelamento.
Forse non credi che sia il caso, ma il Tempo è pari a un dado lanciato su un tavolo da gioco. Le mosse vengono dettate dalla faccia che il dado mostra una volta caduto. Possiamo provare a calcolare le diverse probabilità, possiamo sentirci fortunati, ma non saremo mai in grado di dire con certezza quale numero uscirà. Esistono persone, però, che possono affermare che il Tempo sia invece il tavolo da gioco stesso. Una superficie piana, un labirinto di caselle che vi si ramificano sopra come i sentieri di un labirinto che, però, portano tutti allo stesso punto: la fine.
Tu hai visto la fine, sei in grado di riconoscerla. Ma non sai dove il dado si poserà, che numero vi dirà di compiere e di quante e quali caselle muovervi. Adesso, però, tutto è fermo. Le pedine sono immobili, Katie, Ester, il barista, persino il fuoco nel camino. Sospesi sul caricamento della tensione dei muscoli, su un respiro incompleto. Potrai alzarti, sorpresa di star vivendo una fetta di Tempo non a loro dedicata. Potrai tentare di scuoterli, di svegliarli, ma non ci riuscirai. Sai però di non essere la sola a potersi muovere in quella spaccatura fra i millisecondi. Quell'opprimente presenza non se n'è ancora andata, anzi, sembra che in quella dimensione tutto per lei sia possibile. Si rivela infine. Sibila, sussurra, si avvicina e si insinua nello spaziotempo.
Fumo. E' ovunque, ricopre ogni parete, ingloba i tavoli e le sedie, offusca la visuale ma attende. Ti circonda ma non ti avvolge. Aspetta tuoi ordini.
Dread creepsin; the ear instinctively fastens on anything, whether fire-hiss or bird call or susurrus of leaves, that will save it from this unkown emptiness.
Bene, siamo nel cuore della quest. Mary ha deciso di accogliere le visioni e le visioni si sono precipitate al suo cospetto. Adesso viene la parte pratica,
creativa. Le visioni avute sino ad ora sono stati degli sprazzi sul futuro, sull'ipotetica fine di questa avventura. Ora tocca scoprire
cosa porta a quella fine, indagare sui dettagli. Interagisci col fumo, manipolalo. E' la mente di Mary a comandare in questo frangente e non vi sono limiti all'immaginazione. Puoi decidere di usare la bacchetta, incanti combinati o di sfruttare solo il pensato. Caratterizza Mary sotto questo aspetto, chiarisciti il suo modo di
vedere. L'esito di queste azioni è importante per raggiungere l'obiettivo dello sblocco.
Ricordati sempre che puoi scrivermi in privato