Quell'anno le vacanze natalizie erano iniziate e finite prima ancora che Niahndra potesse rendersi conto dell'arrivo della stagione invernale. Aveva davvero già passato metà anno al castello? Il tempo le era scivolato dalle dita con una rapidità allarmante e adesso faticava a recuperare il passo dopo la breve interruzione didattica. Sentiva addosso il medesimo torpore che s'attarda sulle palpebre e le appesantisce l'indomani di una nottata non abbastanza riposante.
«
Mi si stanno incrociando gli occhi.» Niahndra buttò la testa all'indietro mentre s'accasciava sfiancata allo schienale della sedia.
Paul non si degnò neppure di smettere di scribacchiare qualcosa sulla pergamena davanti a lui. Era in grado di tirare a diritto per ore senza dare segni di frustrazione o cedimento, ma lei era diversa. Rimanere assorbita dallo studio in biblioteca tutto il giorno tutti i giorni si rifletteva in negativo sia sulla sua mente che sul suo fisico, che iniziava a smaniare per un po' di movimento. Le mancavano gli allenamenti di quidditch —sospesi durante le vacanze— nonostante le temperature rigide registrate all'esterno.
«
Esci.» La voce di Paul giunse inaspettata.
«
Cosa?»
«
Esci, va' via di qua.»
Niahndra sbatté gli occhi lentamente, in attesa. Lei e Grindelblack erano amici da troppo tempo perché i suoi rimbrotti potessero offenderla, ma ciò non le impedì comunque di guardarlo con del genuino sconcerto sul volto.
Lui si staccò dalla pergamena con uno sbuffo spazientito, forse consapevole dello sguardo dell'amica su di sé, e con la piuma le indicò qualcosa sotto il tavolo. Nello specifico, la gamba di Niahndra. La gamba di Niahndra che —si accorgeva adesso— ballava ad un ritmo incalzante e snervante al tempo stesso facendo traballare la superficie del banco.
Con uno sforzo di volontà la ragazza bloccò il movimento, salvo poi iniziare a tamburellare con le dita senza neanche rendersene conto.
«
Merlinoladro, Alistine, levati di qui o do fuoco ai tuoi appunti.»
• • •
Niahndra aveva optato per sgranchirsi le gambe. Si trattava di una decisione tutta sua, assolutamente non influenzata da commenti o minacce esterne, beninteso. Molto semplicemente era arrivata alla conclusione che fosse inutile stare ad ammattire sui libri quando la testa non dava segni di voler collaborare.
Si era bardata di tutto punto (guanti alle mani, sciarpa tirata su fino al naso e cappello calato sopra gli occhi) e aveva lasciato che i piedi la conducessero fuori dalla scuola, lungo il sentiero principale che si srotolava verso ovest per poi spaccarsi in due. Era la strada che faceva di solito per andare agli allenamenti di Quidditch. Se avesse svoltato a sinistra, infatti, avrebbe proseguito verso il campo mentre la direzione opposta l'avrebbe condotta alla foresta proibita.
Se anche avesse voluto farsi qualche giro di campo a corsa le mancava il cambio d'abiti, in più —sospettava— vedere lo stadio deserto non avrebbe giovato al suo umore.
Si grattò il naso mentre spostava il peso da una gamba all'altra. Niahndra Alistine che ricercava attivamente compagnia? C'era davvero una prima volta per tutto.
Alla fine si avviò verso la foresta proibita, guidata da uno stralcio di notizia che in quei giorni era girato durante le lezioni di cura delle creature magiche. Non era sicura della loro veridicità, ma tanto valeva controllare: in fin dei conti non aveva di meglio da fare.
La scelta parve ripagarla perché qualche minuto dopo incrociò un'altra figura. Incerta, sbirciò da sotto il cappuccio per osservare di sfuggita il secondo studente senza voler risultare troppo ovvia; presto le loro traiettorie si sarebbero incrociate e lei aveva la vaga sensazione che avrebbe dovuto riconoscere i lineamenti che man mano si facevano più nitidi.
*Meno quindici secondi.* Sudò freddo mentre il cervello scansionava volti e nomi pescati a caso dalla memoria senza alcun riscontro utile.
*Meno otto...* Avrebbe dovuto far finta di niente? Meglio procedere in un silenzio imbarazzato? Forse sì.
*Tre...due...*.
«
Casey!»
*GRAZIE.* Poche cose le donavano la stessa soddisfazione che provava quando riusciva a rimettere a posto i tasselli sparsi del puzzle che era la sua mente; in quelle occasioni era talmente immersa nei suoi pensieri da non accorgersi di star gesticolando o star parlando da sola ad alta voce.
Il senso di appagamento, tuttavia, venne dissipato in fretta non appena la ragazza ebbene modo di accorgersi che l'altra l'aveva notata. Una cosa che capita, specie se chiami qualcuno col suo nome come foste amici di lunga data. Subentrarono rapidamente l'imbarazzo... e il panico.
«
No, cioè, voglio dire» Chiuse di scatto la bocca, si dette due secondi per pensare e la riaprì. «
Casey, giusto? Eri con Breendbergh allo scorso ballo estivo.»
Non si aspettava che la ragazza la riconoscesse davvero o che distinguesse il suo volto tra quello dei numerosi Tassorosso presenti al brindisi, specie imbacuccata com'era. Però aveva dovuto salvare la faccia, in qualche modo, e quello pareva il male minore.
Continuarono a camminare per inerzia. I passi erano appena meno spediti rispetto a prima e producevano un continuo scricchiolio sul terreno ghiacciato. Dopo poco, Niahndra si decise a rompere il silenzio.
«
Anche tu sei diretta al capanno?» Una domanda abbastanza inutile dato il sentiero che stavano percorrendo, ma l'argomento, pur non brillante, aveva battuto le due alternative: parlare del tempo o parlare di Camillo. «
Non so se è vera la storia delle lezioni di intaglio», continuò dando voce alle sue riflessioni. «
ma se è così sembra più amichevole dell'ultimo guardiacaccia che abbiamo avuto.» Si sentì ingiusta nei confronti del signor Carter, ma il disagio sparì lesto com'era sopraggiunto.
Ridacchiò alla confidenza di Casey, ma quando fece riferimento alla bacchetta le rivolse un'occhiata confusa. «
Ce l'ho, ma servirà? Pensavo sarebbe stato un lavoro manuale, pare essere un prerequisito per il ruolo di guardiacaccia.» Le venne spontaneo stemperare la situazione con un po' di ironia da quattro soldi, però non era sicura che l'altra ragazza condividesse il suo umore.
*Per niente.*Poco interessata ai pettegolezzi, Niahndra cascava spesso dal pero quando si trattava di mettersi sul pezzo con le dicerie e le novità di corridoio. Per questo motivo i nomi e i fatti a cui l'altra stava facendo riferimento le apparivano lontani e sfocati. Fece del suo meglio per stare al passo e colmare i vuoti che aveva traendo le sue deduzioni.
«
Mmh, è così bello?» Lo chiese con un sopracciglio inarcato ed un certo distacco, mossa più dal genuino desiderio di comprendere le dinamiche che le venivano dipinte piuttosto che da curiosità femminile. Neppure lei era stata risparmiata dalle infatuazioni leggere e superficiali che colgono gli adolescenti, indifferente ai divari in termini di età o ruolo fintantoché simili capricci rimanevano nella sua testa; in quel caso, però, a muoverla era il desiderio di capire.
«
Magari si conoscevano.» Azzardò senza convinzione. Non le sfuggì il fervore di quelle insinuazioni, ma non si stupì più di tanto: anche lei, in una situazione simile, si era lasciata prendere facilmente dall'irritazione. Perciò, fece un appunto mentale per archiviare quelle chiacchiere finché non si fossero rivelate utili o non avessero acquisito più legittimità di un "sentito dire". Certo era che non avrebbe potuto semplicemente cancellare quelle parole o il principio di disagio che avevano richiamato.
«
Quindi, quella della lezione è solo una scusa per indagare.» Una parte di lei apprezzò l'intraprendenza.
Presto, la capanna comparve nel loro campo visivo. Anche strizzando gli occhi, Niahndra non avrebbe ancora saputo dire se vi fosse movimento all'interno o se il fumo del camino tradisse una qualche presenza. Non si preoccupò: nel peggiore dei casi aveva fatto una passeggiata a vuoto.