D
a uno spiraglio della porta comparve un ciuffo di capelli scuri. Fu solo un attimo, prima che l’ignoto ospite si ritrasse e il libro si schiantasse pesantemente contro il legno. La stanza fu percorsa da un tintinnio sommesso, vibrando per i ripetuti, rumorosi, tonfi. Atena fece una smorfia di dolore, quasi avesse percepito su di sé il colpo – quello toccato al povero del libro, si intende. Si alzò di scatto, posando straccio e pennellino sul tavolo e avvicinandosi celere alla porta, per sincerarsi delle condizioni del volume. Quello giaceva a terra, palesemente frastornato, aveva le pagine scompigliate, percorse di tanto in tanto da un leggero tremito. Lo prese tra le mani, alzando poi lo sguardo sulla porta. Da quella direzione,
tutto taceva. Che lo sventurato avesse cambiato idea? Sperava solo che nessuno facesse circolare tra i corridoi strane voci. Già se li vedeva, i titoli sull’inserto scolastico della Gazzetta.
“Libri assassini nell’Ufficio della McLinder.” Oppure
“Tentato omicidio tra le aule scolastiche”. E chi lo avrebbe spiegato, poi, al Preside! La porta scricchiolò, cauta, sottraendola dalle sue tetre elucubrazioni, aprendosi prima di qualche centimetro, poi completamente. Nella stanza fece il suo ingresso un giovane studente. Seth Collins, per l’esattezza, Grifondoro del primo anno. Nonostante non avesse avuto occasione di intrattenersi con il giovane al di fuori delle lezioni, di lui aveva sempre apprezzato la pacatezza che emanava dal suo atteggiamento.
«Buongiorno a lei» rispose. Alla domanda del ragazzo tornò a studiare il volume. Dai lati sporgevano due nastrini argentati, probabilmente dovevano essersi sciolti quando il libro era accidentalmente caduto, provocando la sua fuga selvaggia. Sulla copertina azzurra spiccava invece in lettere bianche un titolo: “
I libri possono volare fino a Venere?”. Vista la tempra del volume in oggetto, Atena era certa di
si.
«Si. Appartiene alla Biblioteca di Hogwarts. Avevo dimenticato di averlo tra gli scaffali…» disse pensierosa, come chiedendosi per quale ragione un libro del genere fosse finito nella sua libreria. Con un’alzata di spalle richiuse con cura i nastrini, assicurandosi così di evitare altre tragiche fughe.
Trattenne a stento un sorriso divertito alle giustificazioni del giovane. Di certo essere accolto da un libro puntato dritto alla propria testa non doveva essere stata una situazione piacevole, sebbene non fosse dipeso da lui. Il ragazzo starnutì, aveva l'aria tanto imbarazzata che Atena provò quasi un modo di tenerezza nei suoi confronti.
«Non preoccuparti. Anzi, ti chiedo perdono per l’accoglienza… - traumatica? -
particolare. Il libro è sfuggito di controllo.» Batté un paio di colpi con la mano sulla copertina, ormai innocua, riponendo poi il testo su una pila qualunque.
«Vieni, accomodati pure. Ti offro una tazza di the.» disse con un sorriso, sedendosi su una sedia in legno – non era una delle sue, era stata palesemente portata nella stanza per l’occasione, probabilmente da un’aula scolastica. Con un cenno della mano gli indicò una sedia simile, posta lì accanto. A separarli vi erano un paio di pile di libri, non troppo alte, a mo’ di tavolino tra i due. Non appena si furono accomodati fece un movimento fluido con la bacchetta e sul tavolino improvvisato comparvero due tazze di the fumante. Il vapore in alzò in calde volute, spargendo il suo aroma.
«Spero non sia un problema il disordine. Di solito non accolgo gli ospiti in questo modo, ma oggi non aspettavo visite.» Riprese in mano il volume che stava studiando fino a pochi istanti prima, un movimento quasi automatico.
«Tuttavia, mi fa piacere un po’ di compagnia» il tono era placido, il sorriso - appena accennato - accogliente.
«Dimmi, qual è il motivo della tua visita?». Dimenticando per un attimo il libro che aveva sulle ginocchia, accavallò le gambe e rivolse lo sguardo al giovane, concedendogli piena attenzione.