i can't understand but i'm happy«Non ho mai…corso nudo per strada!» una risata fragorosa divampò improvvisamente arrivando ad oscurare il forte rumore di pioggia proveniente dall’esterno. Micheal non era riuscito a trattenere il vino in bocca, finendo per sputarlo sul pavimento della maltrattata casa di Mary. Erano tutti nel soggiorno: insieme alla grifondoro vi erano i suoi due colleghi di lavoro del Madama, Micheal e Clarissa, e le sue due compagne ad Hogwarts, Emma e Katie. Tutti seduti per terra, i cartoni della pizza in mezzo al gruppetto, bottiglie di burrobirre vuote ai lati; la musica proveniente dalla radio era un accompagnamento delicato e mai invadente e permetteva loro di ridere e conversare senza problemi. Mary era ubriaca, palesemente. Tornata dal lavoro insieme ai suoi colleghi, avevano subito iniziato a bere ancor prima che la pizza potesse riempire i loro stomaci. Quando Emma e Katie arrivarono, i tre ragazzi erano già in preda a risate isteriche. L’alcool aveva inebriato tutti i suoi sensi ma aveva accettato quella distrazione di buon grado. Più volte però era finita su di Emma: ogni volta che guardava in viso la sua compagnia più giovane, le sorrideva, felice per la sua presenza lì quella sera.
Inizialmente nessuno accennò a bere, poi d’improvviso Clarissa portò il bicchiere alle labbra ed un boato scenico fuoriuscì dalla bocca dei vari ragazzi. «Hai corso nuda con Teddy, eh? EEEEEEH?» la voce di Mary era particolarmente acuta e, con molta probabilità, anche molto fastidiosa. Il suo intervento, comunque, scaturì un altro giro di risate. La serata sarebbe andata così per molto e avrebbero continuato a bere senza troppi intoppi. Poggiò un braccio sulla spalla di Emma, poi guardò il suo profilo per un po’. Quando questa si fosse girata, Mary l’avrebbe fissata diritto negli occhi, prima di esordire. «Emma, ti voglio bene.» la sua dichiarazione – estremamente seria per lei, comica per tutti gli altri visto il suo modo di parlare, il suo sbiasciare e il suo sguardo perso – fu seguita da una forte risata. Ciò nonostante, non si fece scoraggiare dagli altri, anche perché era troppo concentrata sulle sue emozioni. «Sei una ragazza davvero fantastica. Sei divertente, carina, super intelligente. Devi sapere che tutti ti apprezziamo al castello, ti vogliamo tutti bene…» non aveva mollato il suo sguardo per un attimo, poi alla fine, si spinse con gli occhi verso la finestra: la pioggia batteva forte contro il vetro, il rumore sempre più veloce scandiva il ritmo della serata. «Non ho mai…ballato sotto la pioggia!» il suo tono uscì frettoloso, il suo corpo cercò di spingersi agilmente all’insù, non riuscendoci. Posò la bottiglia per terra, il contenuto cadde senza troppe difficoltà sul pavimento. Fece perno sulle braccia per alzarsi, poi corse verso la porta. «Dai ragazzi, dai! Andiamo fuori!» non fu sicura della reazione che ebbero i suoi amici e il giorno dopo non l’avrebbe di certo ricordata. Quello che avrebbe ricordato era chiaro: varcata la porta verde di casa sua, si ritrovò scalza a Craven street, la via dell’abitazione; sul suo volto rivolto verso l’alto la pioggia batteva forte, incessante e insieme ai suoi vestiti, tutto il suo corpo era bagnato fracido. Ma si muoveva, ondeggiava, saltellava avanti e indietro come se stesse ballando una canzone suonata al pianoforte, dolce ed elegante. Avrebbe ricordato i suoi amici raggiungerla, ballare con lei. Katie che sfruttava la pozzanghera per buttarle l’acqua addosso, le giravolte fatte con Emma, il teatrale ballo russo fatto con Clarissa e la presa acrobatica (con un finale tragico-comico) con Micheal. Avrebbe ricordato tutto, per sempre.