The risk I took was calculated, but man, am I bad at math, Cosa bolle in pentola? Pt II

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«THE RISK I TOOK WAS CALCULATED, BUT MAN, AM I BAD AT MATH»Sabato, ore nove. Casey gettò ciò che rimaneva del secondo caffè d'asporto della mattinata nella spazzatura a bordo strada. Si stropicciò gli occhi incavati dalla mancanza di sonno e scese dal marciapiede per attraversare le strisce. Dover street finalmente si estendeva di fronte a lei, dopo una lunga serie di fermate della metro e di passi fra gli eleganti negozi di Mayfair. "Un quartiere di prima classe", così lo soprannominava sempre Suor Maria Orsola roteando sovrappensiero alcuni grani del rosario e istigando la curiosità delle bimbe. Ritrovandosi lì le tornò in mente l'eccitazione della prima fuga dall'orfanotrofio con Sarah e Johanna per comprendere cosa ci fosse di così tanto esaltante in Mayfair da permettere a quella vecchia di posizionarlo decine di spanne al di sopra di Shoreditch, che consideravano già fin troppo trendy rispetto alla loro Finsbury. Si ricredettero quando si misero a scorrazzare per i raffinati mall libere e deliziate da tanto lusso, fingendo di trovarsi nel meraviglioso castello delle loro storie. Si ri-ricredetto non appena vennero sbattute fuori dai commessi e dalla sicurezza per aver rischiato di far cadere una pila di profumi impossibili da risarcire. Da allora Mayfair divenne il covo dei demoni più pericolosi di Ardnol, il loro regno. Una fetta di territorio strappata all'ordine e mai più recuperabile.
Ovviamente Mayfair ora era un semplice quartiere per ricconi in cui di rado metteva piede, ma questo non implicava che in mezzo alle sue strade non si sentisse a disagio. Soprattutto se sapeva di doverci svolgere dentro un'importante faccenda.
Immobile, sotto l'insegna con la mezza luna, studiava la vetrina di un negozio alquanto chic. *Artemis* si ripeteva, infilzandosi sempre più a fondo le mani nelle tasche dei jeans. Erano le nove e tre quarti, ormai doveva essere aperto. Sensk Ama aveva parlato di un'entrata sul retro, ma l'idea di ritrovarsi fin da subito faccia a faccia con Boris e i gemelli non la stuzzicò affatto. Sia loro che quella donna, Artemis, le erano dei perfetti estranei, e la fiala di Pozione dell'Illusione rinforzata pesava molto più di tutto il resto nella sua tracolla, se lo sentiva sulla spalla. Perlopiù non c'era un piano. Uno stupido piano che potesse aiutarla ad impossessarsi della Pentola di Perkin e della ricetta del Biofilm senza correre rischi e senza costringere qualcuno ad ingurgitare una pozione dolorosa. Forse però non sarebbe mai stata in grado di elaborare un piano per quella delicata situazione, nemmeno dopo una sana dormita, pensò stringendo il pugno attorno alla tracolla. Dunque poggiò la mano sulla porta e spinse.

CONOSCENZE• I classe
• II classe (completa)
• III classe + proibiti
IV classe: Circumflamma, Colossum, Mucum ad Nauseam
V classe: Stupeficium

INCANTESIMI CHIARI
I classe: Ludibrium Speculo, Stupeficium

POZIONI
• Semplici
• Medie + P. Illusione
• Difficili

VOCAZIONI & ABILITA'
• Divinatrice (base)
INVENTARIOBacchetta (Legno di Nocciolo, piuma di civetta bianca, due gocce di sangue di Mooncalf, dieci pollici, flessibile) con Pietra Nera Sconosciuta che amplifica la potenza.
Orecchie Oblunghe: strumento utile per ascoltare conversazioni a distanza. Vere e proprie estensioni di un orecchio, possiedono un lungo filo che può essere comodamente inserito nell'orecchio, permettendo cosi di far udire ogni cosa come se si fosse presenti nel posto dove viene piazzato l'altro capo dell'oggetto. Collocabili anche sotto le porte.
Ciondolo a forma di ape regalatole da Gwen (X)
Anello dei Gemelli (Camillo Breendbergh): due anelli che se portati da due persone particolarmente legate tra loro (amici, fratelli, fidanzati) permettono loro di comunicare anche se non sono vicini, su vasta distanza.
Coda della Kitsune: Si tratta di una pelliccetta, applicabile al mantello o più semplicemente all'abbigliamento scelto; uno dei poteri della Kitsune è quello di creare illusioni e irretire la mente, pertanto questo capo riesce a rafforzare l'esito di incanti illusori e confondenti. Utilizzabile una volta per quest.
TRACOLLA:
Pozione dell'Illusione rinforzata: data da Sensk Ama
Pozione dell'Illusione normale: realizzata da lei dentro il porta pozione dell'Advent Calendar per distinguerla da quella di Ama.
Nanosticca, Gigansticca, Aerosticca.
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view post Posted on 19/3/2021, 17:21
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Nessuno scampanellio avrebbe accolto Casey Bell all’interno di Artemis, ma un lungo tappeto persiano - antico quanto costoso - avrebbe tracciato la via per lei. Se le vetrine del negozio si ammantavano della semplicità di pochi oggetti preziosi nel prezzo e nella fattura - Artemis aveva al suo interno quello che si poteva ben definire un disordine ordinato. L’ingresso era ampio, ornato di sempreverdi in vasi di terracotta dipinta a mano con tempere acriliche su toni neutri, che ben si sposavano con la tonalità dell’argilla cotta, e ben illuminato dal piccolo lampadario in metallo dorato e piccolissime cannule in cristallo che gridavano ampiamente lo stile liberty. In sottofondo, il cicaleccio confuso di due donne e le note struggenti intonate da un violino. Il suono poco nitido e metallico, suggeriva ci fosse un impianto stereo da qualche parte, nascosto alla vista dei clienti e programmato per mantenere la stessa traccia senza interruzioni.
Proprio come Sensk Ama aveva preannunciato, l’Artemis portava il nome della donna che l’aveva istituito per prima e se il negozio rispecchiava vagamente il carattere e la personalità della donna, ciò che Casey poteva vedere e scorgere piano piano le avrebbe potuto essere d’aiuto per capire come entrare nelle sue grazie e, successivamente, accedere al retro del negozio. Era lì, infatti, che Boris e i suoi scagnozzi trascorrevano parte del loro tempo ed era lì che Casey avrebbe trovato pane per i suoi denti.
Così, provando ad addentrarsi nel mondo dell’antiquariato e a non distruggere nulla, Casey avrebbe potuto imboccare una sola strada, costeggiata da scaffalature altissime in legno di mogano, spesse e ricoperte di oggetti antichi che si sarebbero potuti rovinare solamente guardandoli: portacenere di cristallo dal peso considerevole, set per la scrittura a mano - con tanto di pennini di dimensioni diverse e un blocco di carta dalle pagine ingiallite - e macchine da scrivere con i tasti tondi e le letterine dell’alfabeto ben lucidate. Al principio del corridoio, due statue di stampo neoclassico - un uomo a sinistra e una donna a destra - con le loro parziali nudità e la bellezza che deriva dalle linee morbide scolpite nel duro marmo. Di quando in quando, Casey si sarebbe potuta imbattere in volumi chiusi e ordinati sugli scaffali più vicini, con le spine rilegate in cuoio rigido, oppure in pesanti leggii a mostrare opere d’arte minuziosamente tratteggiate e dipinte nei capilettera; se fossero opere di amanuensi veri e propri, questo non era dato di sapere. Il cartellino, però, suggeriva che il prezzo di quanto esposto superasse una cifra in sterline compresa tra i tre e i cinque zeri. Spiccioli, insomma, che se ben spesi avrebbero fatto felici i collezionisti di tutta Londra e non solo. Più si avvicinava al punto in cui il bancone trovava posto, più le voci di donna erano nitide: la prima sospirava e l’altra esaminava qualcosa che la cliente doveva aver portato per una stima. Proprio quando Casey fu giunta all'altezza di un antico, quanto enorme, vaso di fine ceramica cinese, la voce di una delle due sovrastò quella dell'altra, tanto da rompere l'atmosfera di quieto splendore che permeava l'ambiente.
«Mi dica che non sono stata raggirata!» esclamò la prima con tono affranto. Sembrava che tutto ciò fosse quanto di più orribile le potesse capitare. Se Casey avesse svoltato l’angolo alla sua destra avrebbe notato la figura di una donna dalle spalle robuste, che la pelliccia di ermellino enfatizzava ampiamente, e dai capelli palesemente tinti di rosso. La mano destra della donna, paffuta e impreziosita da numerosi anelli di una certa caratura, suggerivano quanto ella fosse benestante e che - in fondo - se anche avesse preso un granchio con l’acquisto di qualcosa, di certo i quattrini non le sarebbero mancati.
«Sono spiacente, signora Huxley. Questo non è un Fabergé. Tra l’altro il piedistallo è stato palesemente spruzzato di vernice dorata.»
A quelle parole, la signora Huxley si mostrò per tre quarti a Casey con l’espressione più addolorata che fosse riuscita ad esprimere in vita propria. Dietro al bancone, una donna - Artemis - esaminava con la sua lente da gioielliere un piccolo uovo smaltato col suo piedistallo malamente decorato. «Se si fosse rivolta a me avrei fatto in modo di trovargliene uno e a buon prezzo.» aveva detto, prima di accorgersi di Casey.
Prese al volo la piccola lente, scivolata per sua volontà dall’incavo tra occhio, naso e zigomo. I tratti del suo viso non erano belli, non in senso classico almeno, ma si fregiavano di tutte le caratteristiche affini all’eleganza di un’età imprecisata: la fronte alta coperta da una frangetta di capelli neri raccolti in uno chignon, le sopracciglia scure ben disegnate e il naso dritto che assomigliava a quello delle statue all’ingresso; gli occhi, verdi e dalle lunghe ciglia, insieme agli zigomi alti e pieni avrebbero ricordato comunque le popolazioni nordiche o dell’Europa dell’Est, anche senza soffermarsi troppo sull’incarnato niveo delle guance truccate a malapena. Il suo sguardo era attento e non ebbe alcuna reazione degna di nota dopo aver studiato Casey nei pochi secondi in cui la signora Huxley aveva taciuto inorridita. «Non posso fare altro per lei, signora.» aveva proseguito Artemis, restituendo il falso Fabergé alla sua cliente e sistemandosi il colletto della camicia rosso porpora. Ai polsi, indossava un bracciale di quelli che dovevano essere diamanti piccolissimi, che brillavano alla luce dei lampadari e delle applique alle pareti.
Tutto ciò che Casey avrebbe potuto notare - dagli arredi alla mercanzia - raggiungeva un livello di preziosità da far girare la testa a chiunque; eppure, nulla ad eccezione della porta alle spalle di Artemis - con su scritto “Riservato” - avrebbe potuto darle una maggior iniezione di adrenalina. Ai lati di quella, due rampe di scale che, celate da piccole colonne, davano accesso a due soppalchi carichi di numerose altre meraviglie.
Quale scusa si sarebbe inventata la giovane Bell per giustificare la propria presenza al cospetto di Artemis? Se qualcosa doveva essere predisposto era bene che Casey ci pensasse alla svelta: la signora Huxley non avrebbe impietosito la proprietaria ancora a lungo.


Ben ritrovata!
Casey si trova all’interno dell’Artemis e le cose si fanno fin da subito interessanti.

Come sempre, ricorda perché Casey si trova qui e che cosa deve riuscire a fare.
Per qualunque esigenza o dubbio, sai dove trovarmi.
 
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view post Posted on 24/3/2021, 15:15
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«THE RISK I TOOK WAS CALCULATED, BUT MAN, AM I BAD AT MATH»Non appena mise piede nel negozio e ammirò quanto all'esterno il riflesso del sole nascondeva scurendo le vetrine, la sua testa formulò un solo pensiero: "sembra di stare a casa di Ekaterina". Con l'unica differenza che ogni fronzolo era stato raggruppato in uno spazio più piccolo, anche se, solo in quella stanza, stava molto più di quanto lei stessa avesse mai visto persino a Saithe House.
Impossibile non fermarsi ad ammirare gli oggetti e i mobili esposti. Per quanto caotico fosse quell'insieme di anticaglie ben pulite e restaurate, le sensazioni prodotte dall'Artemis riguardavano l'ordine e una profonda soddisfazione del senso della vista. Passando dall'armoniosità delle forme delle statue all'organizzazione dei soprammobili di pregiata fattura, cullata dalla melodia di sottofondo, la meraviglia cresceva e si palesava nell'espressione smarrita della ragazzetta e nella curiosità che montava a neve i suoi neuroni. Le targhette sulla merce, avvicinatasi al grande vaso cinese, le fecero comprendere che doveva assolutamente tenere a posto le mani se desiderava tenersi ancora tutti gli organi e non venderli al mercato nero per pagare un singolo graffietto sulla verniciatura di un portagioe del Diciassettesimo secolo.
Una volta addentratasi e raggiunto il vaso, un'esclamazione stridula la destò dal sonno del piacere della vista e dell'udito. Fermò i passi già lenti e fissò lo sguardo sulla coppia di donne che disquisiva su un pezzo probabilmente molto costoso il cui nome non le diceva niente.
La situazione era chiara: la prima donna, vecchia e tinta di un rosso sgargiante, era stata ingannata sulla veridicità dell'oggetto dal suo venditore; la seconda metteva in luce il raggiro rivelandosi un'esperta nel riconoscere i falsi. Senza alcuna ombra di dubbio quest'ultima era Artemis in carne ed ossa.
Sensk Ama si era risparmiato di dilungarsi in lunghe, e forse utili, precisazioni sul carattere e i desideri di quella donna. Casey sapeva solo che, come a Boris e ai gemelli, lui non le andava per nulla a genio. Dunque per non farsi sbattere la porta in faccia o, secondo le più rosee prospettive, per entrare nelle sue grazie, non avrebbe dovuto fare menzione del nome del bidello. Sarebbe bastata una balla qualsiasi? E soprattutto, come avrebbe giustificato la sua conoscenza della Pentola di Perkin senza tirare in ballo Sensk? Un'occhiata equiparabile ad un lampo da parte di Artemis fece sorgere un altro dubbio: come avrebbe potuto confermarsi che quella donna, oltre a saper riconoscere un falso, non avesse il dono di svelare le bugie nella sua bocca?
Serrò le labbra in un sorriso di risposta. Fece un cenno con la testa, proprio come avrebbe fatto un ordinario cliente, per lasciarle intendere che avrebbe atteso la fine della discussione. Le volse le spalle per far finta di dare un'occhiata a ciò che offriva la porzione di muro a lato dell'ingresso. *Non puoi essere qui per caso* ragionò, *ma quel che dirai non dovrà essere molto lontano dalla realtà*. Si avvicinò a uno scaffale colmo di libri antichi. Uno di essi, decorato da una mano certosina, era aperto su un leggio. Saithe House ne custodiva uno simile nella sua libreria che per un mese la vecchia con la puzza al naso le disse di non osare mai toccare. I collegamenti furono rapidi: quella era la tipologia di cianfrusaglie che stavano da Ekaterina, dunque Ekaterina poteva essere la tipologia di cliente che Artemis si aspettava di ritrovarsi fra le pareti del suo negozio. Casey non rassomigliava nemmeno lontanamente Ekaterina e i suoi modi, ma ciò non escludeva che si sarebbe potuta trovare lì per conto suo.
Si portò un dito alle labbra e alzò la testa per fingere di contemplare l'intera parete in cerca di qualcosa. Sarebbe rimasta lì, a tirare respiri profondi e ad aspettare.

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Orecchie Oblunghe: strumento utile per ascoltare conversazioni a distanza. Vere e proprie estensioni di un orecchio, possiedono un lungo filo che può essere comodamente inserito nell'orecchio, permettendo cosi di far udire ogni cosa come se si fosse presenti nel posto dove viene piazzato l'altro capo dell'oggetto. Collocabili anche sotto le porte.
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Anello dei Gemelli (Camillo Breendbergh): due anelli che se portati da due persone particolarmente legate tra loro (amici, fratelli, fidanzati) permettono loro di comunicare anche se non sono vicini, su vasta distanza.
Coda della Kitsune: Si tratta di una pelliccetta, applicabile al mantello o più semplicemente all'abbigliamento scelto; uno dei poteri della Kitsune è quello di creare illusioni e irretire la mente, pertanto questo capo riesce a rafforzare l'esito di incanti illusori e confondenti. Utilizzabile una volta per quest.
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Artemis era una donna dall’indiscutibile fascino e dall’innata capacità di risultare gradevole, specialmente in virtù del proprio aspetto, anche nel caso in cui fosse necessario congedare una presenza spiacevole. La signora Huxley aveva perso qualsiasi attrattiva per lei fin dal primo istante in cui il suo occhio esperto aveva ammirato una riproduzione piuttosto approssimativa del gioiello tanto ricercato; certo, non era uno dei peggiori lavori che avesse visto in vita propria, ma non era di certo il migliore. Peccato, per la signora Huxley: sarebbe stato un affare se fosse stata una reale opera d’arte, ma così non era; tanto valeva si togliesse dai piedi con buona pace della sua anima - e del suo tempo.
Ad incuriosirla era, invece, la figuretta mingherlina alle spalle della donna pasciuta: non aveva l’aria di essere una della sua cerchia o del suo calibro; a volerla osservare meglio, pareva un’adolescente in cerca di qualcosa da rubare. Chissà, forse era il suo modo ansioso di aggirarsi tra gli scaffali e la sua preziosa merce a darle quello spiacevole presentimento, ma, degnando di poche gelide occhiate la signora Huxley che impacchettava di nuovo i suoi poveri averi, Artemis sfiorò la bacchetta di legno contorto che si trovava sotto al bancone, adagiata ad un supporto di metallo apposito. I Babbani erano innocui, ma se fosse una ragazza comune - quella - non avrebbe saputo dirlo. La signora Huxley le rivolse un ultimo disperato sguardo supplichevole, ma Artemis - algida come una divinità affatto benevola - le sorrise come a indicarle l’uscita, una qualunque, purché si togliesse di mezzo.
«Vieni pure avanti, cara.» disse infine.
Incrociando la signora Huxley, Casey avrebbe potuto leggerle in faccia il disappunto e - forse - un certo fastidio nel notarla per la prima volta; se la Grifondoro non fosse stata presente, probabilmente l’antiquaria le avrebbe dato qualche attenzione in più. Ma ormai era andata così e alla pingue signora non restava che ritirarsi sconfitta.
«Benvenuta da Artemis. Che cosa posso fare per te?»
Sembrava gentile, a dispetto dei modi che Sensk Ama le aveva descritto: eppure, qualcosa doveva suggerire a Casey che Artemis non fosse una donna a cui si potesse negare nulla. Amava le cose belle, se ne circondava, le vendeva e le scambiava con altre di eguale valore o superiore. Non si poteva dire che non dimostrasse apertamente la sua indole di primadonna, né che le sue cortesie fossero preludio di grandi affari. Casey poteva anche intuire, incrociando i suoi occhi vigili, che la donna la stesse studiando per capire che cosa mai al mondo potesse condurre un adolescente nel suo elegante negozio. Stava alla studentessa cercare di ingraziarsi la donna: di certo i suoi favori le avrebbero fruttato qualcosa che avrebbe potuto compensare il mancato acquisto della chincaglieria cinese.


 
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«THE RISK I TOOK WAS CALCULATED, BUT MAN, AM I BAD AT MATH»Non credeva che il suono di una porta che si apre e che si chiude potesse risultarle tanto spaventoso; eppure, quando la signora Huxley si fiondò in strada scontenta e agitata, quel rumore fu il segnale di partenza dei giochi, una secchiata d'acqua gelida che le svegliò i nervi e che le fece venire la pelle d'oca. Un ultimo profondo respiro e, percepito l'invito, si voltò verso la donna.
Le porse un sorriso, ben largo, tanto da portarle gli angoli della bocca all'insù e scoprire gli incisivi. «Buongiorno, signora» disse lentamente. «Sono venuta qui perché sono in cerca di un regalo. Si tratta di un'anziana signora, una mia amica.» Si guardò attorno, posando gli occhi sugli scaffali più vicini per qualche attimo, ed infine nuovamente su quelli di Artemis. «Più che "amica" direi che è la mia benefattrice. Mi finanzia gli studi e ogni tanto svolgo qualche lavoretto per lei. Fra un po' sarà il suo compleanno; ottantadue anni per l'esattezza. Volevo farle qualcosa di speciale, lei è una gran collezionista. Ha viaggiato molto, ha una grande casa con tante belle cose simili a queste, e pensavo che qui avrei potuto trovare qualcosa di suo gradimento. Anche se...» Si guardò ancora attorno abbassando le sopracciglia e mutando il sorriso in un'espressione dispiaciuta. «Credo che non potrei permettermi nulla di tutto ciò.»
Non reggeva, non poteva andare bene. Strinse le sopracciglia raggrinzendo la pelle della fronte e scosse la testa, pronta a dar forfait. «Mi scusi, non volevo farle perdere tempo. Arrivederci.» Si voltò e fece alcuni passi veloci in direzione dell'uscita. Il cuore le scoppiava in petto, il sudore le attaccava la maglia sotto la giacca jeans alla schiena. Alla vista della strada fuori dal negozio espirò il grosso grumo di paura che le aveva reso roca la voce salutandola. Era ancora in tempo per lasciarsi tutta quella storia alle spalle e gettare nel water la pozione rinforzata di Sensk. Ma infine si fermò. Strinse la mano sulla cinghia della tracolla davanti al petto e pensò al Biofilm. Perché non tentare? Sì, il gioco valeva la candela.
«E' che...» disse simulando aria pensosa ancora di spalle. «Sa, ho trovato scritto il nome del suo negozio in uno dei quaderni da lavoro di suo marito. Della mia amica, intendo.» Si voltò rivelandole un sorriso timido. «Lui era un bravissimo pozionista. E' morto da relativamente poco. Le ha lasciato una quantità innumerevole di appunti sugli esperimenti che faceva.» Fissò uno sguardo addolorato sul pavimento. «Lei ci è stata molto male, non credo si sia ancora ripresa. Credo che lo ami ancora profondamente.» Fece una pausa, guardando ancora in basso. Ekaterina non le aveva mai detto molto su suo marito Faustus, eccetto che fosse un noto pozionista. «Tanto che l'anno che è morto, dopo il primo periodo del lutto, ha deciso di dare una borsa di studio in Pozioni ad Hogwarts. Ed è toccata a me.» Le rivolse un altro sorriso, più tenue. «Mi ha pagato gli studi, corsi di perfezionamento in Pozioni. In più ogni tanto mi da un extra per dei lavoretti e mi lascia leggere i quaderni di suo marito.» Questo era vero. Alcuni dei quaderni di Faustus li aveva letti. «Le devo molto.» Anche questo era vero, ma le doveva molto per ben altro. «E aver trovato questo indirizzo nei quaderni di suo marito mi è sembrato... destino. Credevo di poter trovare qui qualcosa che potesse farle pensare a lui, strapparle un sorriso, ecco. Anche se, ammetto, non ho ben capito parte degli appunti che erano segnati accanto al nome del suo negozio...»
Tirò un sospiro e si guardò ancora attorno, più per evitare lo sguardo di Artemis che per cercare qualcosa. Uno sguardo comunque perso, come quello della protagonista della stucchevole storia da lei raccontata.

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La player di Ekaterina è al corrente della situazione.


Modifica convalidata dal Master.

Edited by Keyser Söze. - 2/4/2021, 18:06
 
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view post Posted on 9/4/2021, 12:51
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Quello che Sensk Ama non aveva rivelato a Casey era quanto Artemis fosse poco empatica, ma forse doveva essersi intuito qualcosa dal trattamento riservato alla povera signora Huxley. Se dalla bocca dell’antiquaria erano uscite parole di cordoglio, del resto il suo tono asciutto aveva eliminato qualsiasi possibilità di redenzione al cinismo cronico da cui era affetta. Tuttavia, Artemis non era solita incontrare clienti di quel genere da quel lato del negozio. Certi affari si discutevano e concludevano dietro le porte alle sue spalle. Un sopracciglio scuro si sollevò, formando una strana V rovesciata sulla fronte ampia, distorcendo i bei lineamenti del suo viso. Incrociate le braccia al petto, passò oltre il bancone, mostrandosi nei suoi abiti babbani - una gonna attillata nera e tacchi vertiginosi dello stesso colore - che la facevano sembrare una donna di classe senza trascendere nella volgarità. Il suo passo lento e il rumore sul parquet sarebbero stati un monito per Casey, qualora avesse deciso di voltarsi una volta intrapresa la via dell’uscita; quando la Grifondoro le fu davanti, con quella sua aria contrita dalla messinscena, Artemis schiuse le labbra in una smorfia divertita, il rossetto ancor più cremisi alla luce del lampadario sotto al quale sostava impettita.
«L’indirizzo del mio negozio sul taccuino di un vecchio pozionista.» commentò allora, annuendo al ragionamento silente in corso nella sua testa. Umettò le labbra, trattenendo quello inferiore con i denti senza tuttavia mostrarli. Non le capitava tutti i giorni di incontrare una streghetta tanto intraprendente.
«E quindi? Non faccio la carità a nessuno, lo hai visto. Se puoi pagare, molto bene. Altrimenti, è una splendida giornata per una passeggiata.»
Ed eccola lì, la natura di cui Sensk aveva parlato: tronfia e supponente, Artemis pareva richiedere la Luna - quanto meno - anche di fronte alla supplica. Forse, sarebbe stato bene essere sinceri o inventare menzogne migliori. Ma il sipario pareva non essere calato del tutto sulla scena: Artemis non si era mossa di un millimetro ed era disposta a cedere, ma solo se Casey avesse fatto di tutto per ottenere la sua stima.
«Non mi occupo di Pozioni, ragazza, ma solo di oggetti rari. Se ne vuoi uno, devi guadagnartelo.»
Ad occhi esterni, la Grifondoro pareva aver incontrato il cane a tre teste alle porte dell’Inferno. Se quello era Cerbero, ci si poteva immaginare - anche solo lontanamente - Lucifero.


Artemis non è molto convinta, ma c'è un margine del 50% per poter migliorare la situazione. Dopo uno scambio così breve e dopo aver assistito al suo modo di trattare la clientela, Casey può avere una vaga idea di cosa sia necessario dire o fare per ottenere ciò che vuole.
Insomma, non tutto è perduto.
 
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«THE RISK I TOOK WAS CALCULATED, BUT MAN, AM I BAD AT MATH»I giochi erano iniziati. Casey era il bianco, e mosse per prima le sue pedine. Artemis il nero, che contrattaccò con una minaccia netta. Il cuore della Grifondoro non cessò di far pulsare le vene sotto la pelle delle tempie, piccole bombe in procinto di esplodere. Lei si sforzava di restare impassibile alla paura, aggrappandosi al ruolo improvvisato in quel teatrino.
Nessuna compartecipazione da parte di Artemis. Nel suo sopracciglio alzato Casey vi captò persino una nota di scherno. Le braccia incrociate la rendevano pari a un cane da guardia pronto ad azzannare chiunque non si fosse lasciato intimidire dal primo "bau" di avvertimento. Non sarebbe stato semplice, e non sarebbe dovuta uscire dal ruolo.
«Già.» Di riflesso incrociò anche lei le braccia, alzò un angolo della bocca in una smorfia impertinente. «E' chiaro che tutto ha un prezzo. Lo so bene, mi creda. E' la prima regola che impari se lavori da Magie Sinister.» Buttò lì il nome del negozio di Nocturn Alley, quasi si trattasse di una garanzia. «Ma il signor Sinister mi ha spesso fatta riflettere su una cosa: non tutto si compra coi soldi. Certi pezzi rari potrebbero non valere nemmeno un'intera camera blindata della Gringotts. Sono cose che richiedono uno scambio equo, come un altro pezzo raro o qualcosa di ancor più unico, come un'abilità ben precisa.»
Pausa ad effetto? Il tono fermo che produsse la sua lingua trasse spunto dalla mancata sopportazione verso la carenza di empatia. Quante volte aveva notato quello sguardo negli occhi delle persone, che la reputavano uno scarto della società semplicemente per come appariva. Una ragazzetta di strada? Un pollo già spennato di suo con cui non si poteva fare niente?
«E io sono piena di abilità.» Le venne una fitta allo stomaco pronunciando quella frase. Suonava arrogante come non mai alle sue orecchie. Mai detto nulla di simile su se stessa, tutt'altro: si considerava una perdente. Ma sapeva di avere qualcosa fra le mani; che le sue mani, il suo intelletto e le sue conoscenze valessero qualcosa. Perlopiù la natura l'aveva dotata di una terribile disgrazia che altri consideravano una fortuna.
«Sa, per diventare grandi pozionisti non basta imparare a memoria i manuali ed esercitarsi. A volte è il caso a comandare, ma essere in grado di dare uno sguardo più in là mi ha sempre permesso di prevedere le catastrofi.» Menzogna, l'ennesima. Ogni volta che la Vista interferiva con la sua tranquillità si percepiva in procinto di cadere in una tomba. Panico? Forse era più quello che l'abilità stessa. Ad ogni modo in Pozioni non le era mai servita.
«Dunque ecco la mia moneta di scambio» disse. «Ma è chiaro che se Artemis non ha a disposizione nulla di interessante è meglio che vada a farmi una bella passeggiata altrove.»
Una gocciolina di sudore le attraversò la nuca bagnando il colletto della t-shirt. Rabbrividì impercettibilmente.

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• Medie + P. Illusione
• Difficili

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• Divinatrice (base)
INVENTARIOBacchetta (Legno di Nocciolo, piuma di civetta bianca, due gocce di sangue di Mooncalf, dieci pollici, flessibile) con Pietra Nera Sconosciuta che amplifica la potenza.
Orecchie Oblunghe: strumento utile per ascoltare conversazioni a distanza. Vere e proprie estensioni di un orecchio, possiedono un lungo filo che può essere comodamente inserito nell'orecchio, permettendo cosi di far udire ogni cosa come se si fosse presenti nel posto dove viene piazzato l'altro capo dell'oggetto. Collocabili anche sotto le porte.
Ciondolo a forma di ape regalatole da Gwen (X)
Anello dei Gemelli (Camillo Breendbergh): due anelli che se portati da due persone particolarmente legate tra loro (amici, fratelli, fidanzati) permettono loro di comunicare anche se non sono vicini, su vasta distanza.
Coda della Kitsune: Si tratta di una pelliccetta, applicabile al mantello o più semplicemente all'abbigliamento scelto; uno dei poteri della Kitsune è quello di creare illusioni e irretire la mente, pertanto questo capo riesce a rafforzare l'esito di incanti illusori e confondenti. Utilizzabile una volta per quest.
TRACOLLA:
Pozione dell'Illusione rinforzata: data da Sensk Ama
Pozione dell'Illusione normale: realizzata da lei dentro il porta pozione dell'Advent Calendar per distinguerla da quella di Ama.
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Casey non poteva saperlo, ma il primo lavoro estivo all’epoca della sua adolescenza, Artemis lo aveva affrontato proprio presso il buio e polveroso negozietto di Magie Sinister. L’Antiquariato era altra cosa, naturalmente, ma Artemis aveva capito nel corso degli anni che se non fosse stato per il tirchio signor Sinister, probabilmente, lei non avrebbe aperto la sua comunissima attività, esercizio che - peraltro - la metteva in contatto con uomini e donne dai gusti sopraffini, amanti del lusso e della bellezza, proprietari di oggetti pregiati e, talvolta, dal potenziale magico inestimabile.
Solo un paio di settimane prima di quel giorno, infatti, Artemis aveva acquistato da un ottuagenario in precaria salute un manufatto splendido, portatore di un sapere antico che ora stava in bella vista sul leggio che anche Casey aveva esaminato. “Robaccia” aveva detto il vecchio e poco c’era mancato che Artemis gli fatturasse le spese di consulenza e un mal di denti da record.
In buona sostanza, Artemis conosceva il prezzo del suo lavoro e sapeva anche che tutto, in questa vita come nelle altre, aveva un costo e come tale andava affrontato ed onorato. Non si occupava soltanto di chincaglieria babbana, dunque, ma di artefatti magici speciali e molto rari. Copie di inestimabile valore, che non sempre erano esposte sugli scaffali ben ordinati del suo negozio ufficiale.
Sì, perché come Casey sapeva - grazie a Sensk Ama - Artemis collaborava con personaggi dai tratti particolari e la cui affinità con la donna non si sarebbe mai potuta sospettare. Se la ragazzina, però, era arrivata a lei a quel modo, allora qualcosa cominciava a puzzare. Come aveva scoperto davvero il suo negozio? Era vera la storia del vecchio pozionista?
«Se lavori da Sinister, saprai che in certi ambienti la capacità vera è quella della manipolazione. Vendere oggetti costosi a persone avare non è sempre facile. Non tratto con gente dalle mani bucate.» rispose, il tono flemmatico di chi sappia bene che, così facendo, la maggior parte degli avventori esca entro pochi minuti, sfinito dal tedio della situazione.
«Il tuo prezzo non mi interessa molto, lo ammetto, ma...» e qui, la voce di Artemis scompare per un istante, lasciando in sospeso Casey, che non può far altro che pendere dalle sue labbra e rimirare lo sguardo ipnotico di Artemis.
«Se quello che dici è vero, allora sai che non sono sola.»

 
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«THE RISK I TOOK WAS CALCULATED, BUT MAN, AM I BAD AT MATH»Reggere il confronto con Artemis fu una sfida enorme. Non vi era aneddoto che non le facesse storcere il naso, storia che non le puzzasse e tentativo che non cadesse a capofitto nel vuoto con lei. La lingua che parlava era quella dei soldi. Tale e quale a Sinister ma con la ricercatezza e l'eleganza che solo una donna poteva fare propri vessilli. Casey comprese che parlando di metodologie di vendita, merceologia, chincaglierie misteriose e del negozietto di Nocturn Alley (o soldi, ovviamente, ma lei non ne aveva) sarebbe valso ad ottenere una disquisizione un po' più lunga con la donna rispetto ai suoi "no" netti di allora. Ma a che pro? In fondo lei era solamente l'usciere di quel piccolo ma articolato mondo della Pozionistica illegale. E come usciere doveva garantire a chi risiedeva oltre l'entrata la più totale sicurezza.
Ecco perché le bugie non andavano bene, soprattutto se il suo naso era fin troppo bravo a sentirne la puzza sin dagli stessi falsi che giravano nel mercato. Casey aveva meditato a lungo sull'idea di arrivare lì porgendole la verità in mano. "Sensk Ama mi ha parlato di voi." Certo, ragazzina, le avrebbero allora risposto, ma noi conosciamo Ama e lui non da nulla se non in cambio di qualcosa, proprio come noi. Rivelaci, forza, cosa gli hai promesso.
E allora sarebbe andato tutto all'aria. Il peso della Pozione dell'Illusione nella sua borsa era enorme, e già si sentiva fagocitare dal senso di colpa sia per aver accettato, sia per il piano di eludere la promessa fatta. Sancito il patto con Sensk Ama lei aveva perso la sua indipendenza; si era vincolata ad un'azione immorale, molto più di una qualsiasi bugia o dell'utilizzo di un calderone non riconosciuto dal Ministero. E se Artemis e gli altri tizi della pazza bottega di anticaglie e Pozionistica rispecchiavano anche solo l'un percento della descrizione fattale dal bidello, al cento per cento sarebbe stata vincolata a loro tramite un altro oscuro accordo perdendo definitivamente la tanto amata indipendenza.
Casey doveva essere un qualsiasi cliente. Uno di quelli che strizza l'occhio al commerciante perché, come lui, non desidera rivelare le sue vere fonti o il nome dei suoi altri fornitori o il suo nome stesso.

«Be', questo è agonismo.» Poggiò un fianco al bancone guardando la donna. «E' un'affermazione strana, a meno che a dirla non sia qualcuno come lei, che è riuscita a metter su un bel mercatino e vive nell'agio. Praticamente il suo lavoro è dentato uno sport. Si diverte a spennare i polli più difficili da spennare, altrimenti cosa le rimarrebbe? Un fabergé? Vasi cinesi? No. Lei vuole affari mescolati con l'adrenalina. Qualcuno che ha bisogno di vendere solo per vivere si accontenta del pollo dalle mani bucate.» Incrociò le braccia e si impuntò. «Mi risparmi queste lezioni. Sarò giovane ma non sono stupida. Noi due parliamo la stessa lingua, con la sola differenza che io non ho la possibilità di avviare un'attività tutta mia e ancora devo finire la scuola. E non ci vuole né un veggente né un'accurata descrizione nel diario di un pozionista defunto per esser certi che lei, che tanto ama questo agonismo, sia invischiata in qualcosa di più losco. Quel qualcosa che io cerco.» Fu allora che le strizzò l'occhio. «Forse a lei non interessa la mia moneta di scambio, ma magari ai suoi soci sì.»

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La partita era iniziata sotto gli auspici peggiori, ma per merito della Dea bendata - o dell’inesperienza che non sempre gioca a sfavore - Casey Bell era riuscita a sovvertire le leggi che dominavano senza timore quel rapporto appena nato tra lei e l’antiquaria.
Artemis non si fidava ancora di lei, i ragazzini erano gli acquirenti della peggior specie - abili mentitori, a volte altrettanto pessimi, certamente approfittatori oltre ogni limite - e temeva che anche la biondina appartenesse alla stregua dei suoi coetanei, capaci di vendere perfino la propria bacchetta pur di ottenere un oggetto prezioso di cui sottostimavano il reale valore. Era il caso della Bell? Cosa avrebbe messo a disposizione della cricca che, a quanto pareva, collaborava ad infoltire gli affari di Artemis? Aveva già giocato la carta della veggenza, dei conoscenti altolocati e disposti a sostenere le sue spese… e adesso?
Ora, finalmente, la ruota cominciava a girare per il verso giusto: Casey aveva finalmente cominciato a parlare nel linguaggio giusto, ma c’era ancora un dettaglio da chiarire. «Ripetimi il nome del vecchio pozionista, per favore.» il tono supponente, lo sguardo algido e l’aura di potere che emanava da quella donna era incontestabile; non si poteva dire che Sensk non l’avesse avvisata a riguardo e che avesse dei buoni motivi per aver mandato lei, un’adolescente, in avanscoperta per suo conto. Tolto l’abbigliamento elegante e ricercato, Artemis non era nulla più e nulla meno di un Basilisco pronto a pietrificare sul posto lo stolto che avesse osato sfidarla.
«Forse Boris lo conosce.» commenterà in ogni caso, sia che Casey riveli l’identità dell’anziano marito di Ekaterina sia che non lo faccia; nel primo caso sarà conferma, nel secondo un monito a rivelare il nome. Ad ogni buon conto, Artemis le volterà le spalle per un istante, indicando l’uscio situato alle spalle del bancone. La porticina semi-nascosta risulterà ora come qualcosa di estremamente prezioso ed importante, spogliato della sua anonimità garantita dal cartellino con su scritto “riservato”.
«Il mio socio, fortunatamente, è qui questa mattina. Perciò si occuperà lui di te, io non ne voglio sapere nulla.»
Le farà cenno di seguirla, un movimento fluido della bacchetta nera e lucida a far scattare l’ingranaggio della serratura, e l’uscio aperto sarà un invito a cui Casey non potrà più dire di no. Ai suoi occhi, si presenterà un corridoio di mattoni rossi, illuminato da lampade alogene la cui luce bianca si rifletterà su un pavimento in cemento grigio e parzialmente impolverato. L’aria lugubre del luogo porterà Casey lontano dal piacevole ambiente del negozio e forse perfino dei brividi le faranno accaponare la pelle, il peso della pozione che porta con sé un fardello ben più gramo di quanto avesse osato immaginare.
Se Artemis è Cerbero, la porta e il corridoio saranno l’ingresso dell’Inferno?
E la prima parte è superata, complimenti. Bastava pizzicare le corde giuste, per così dire.
Ora, sia che tu decida di rivelare l'identà del marito di Ekaterina, sia che tu non lo faccia, Artemis ti condurrà da questo fantomatico Boris, ma la decisione di completare le informazioni resta essenziale per determinare il decorso degli eventi.
 
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«THE RISK I TOOK WAS CALCULATED, BUT MAN, AM I BAD AT MATH»Casey, forse, non aveva nemmeno mezza idea della situazione in cui si stava cacciando. Probabilmente ne aveva avuto il sentore, avendo alle spalle due anni di lavoro a Nocturn Alley, ma all'età di sedici anni non poteva nemmeno immaginare cosa le persone, nell'arco di una intera vita, siano in grado di fare, soprattutto se intrigate nel malaffare e nel clandestino.
Continuava ad avere paura, ma seguì con soddisfazione Artemis sul retro. Quell'adrenalina di cui aveva parlato pochi istanti prima, instillata dal primo apparente successo, prese a circolarle nelle vene come una droga, permettendole di comprendere in parte le sensazioni provate dalla donna svolgendo il suo mestiere e in parte nutrendo il desiderio di soverchiarla. D'altronde la tentazione dell'azzardo e l'arroganza potevano annoverarsi tra le componenti del lato oscuro di Godric.
«Immagino che se non vuole saperne nulla di questa storia non le dispiacerà se comunicherò le mie fonti unicamente al diretto interessato.»
E anche la provocazione.
Sarebbe stato sospetto non voler comunicare il nome del fantomatico pozionista?
«Suppongo che mi comprenderà se le dico che tengo a mantenere l'anonimato il più possibile, specie delle persone a cui tengo.»
Guardava avanti a sé, fingendosi presa dal nuovo ambiente che fino a poco prima era stato celato dalla porta. Artemis non sarebbe stata sicuramente contenta del suo scilinguagnolo divenuto tutt'a un tratto ermetico. Prima aveva sfoderato il meglio delle sue doti attoriali in un lungo monologo, adesso teneva a mantenere i dettagli per sé. Ma se la donna era veramente paragonabile al Cerbero di guardia alla porta degli Inferi, a lei, che aveva percorso tutta quella strada, interessava parlare unicamente con Ade.
Trattenne un brivido, ferma di fronte alla nuova porta, forse l'ultima, prima di trovarsi al cospetto del cosiddetto Re degli Inferi. Era l'incoscienza a non farla crollare a terra, ai piedi di Artemis, o la sua terribile faccia tosta? Esorcizzò la paura del martello pneumatico che aveva in petto lanciando un piccolo sorriso alla donna prima che aprisse la porta e se ne tornasse nel suo amabile negozio. E sforzandosi di rimanere lucida, ripassò la seconda parte di quel maledetto piano.

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view post Posted on 31/5/2021, 21:19
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Sbuffando divertita, Artemis non diede apparente seguito al dibattito; non le interessava nulla del vecchio, delle sue pozioni o del suo rapporto - presunto - con lei e il suo negozio. Tutto ciò che conta, in questo momento, è portare Casey al punto in cui la storia la vuole e nulla più. Per indovinelli e provocazioni ci sarà sempre tempo.
Così la gettata di cemento scivolerà ai loro piedi - svelti quelli di Artemis e più cauti quelli di Casey - con file di mattoni rossi a decorare, per così dire, lo spoglio ambiente. Lugubre e squallido erano solo due aggettivi per quel lungo corridoio che, piano piano, si allontanava dall’eleganza ricercata dell’Artemis. Nessuna musica in sottofondo, solo il ticchettio costante delle costose scarpe della guida e il sospiro annoiato di chi avrebbe desiderato condurre in diversa maniera la propria giornata.
Si erano lasciate la porta alle spalle già da cinque minuti abbondanti e se la memoria della Bell non faceva cilecca, qualcosa avrebbe dovuto suggerirle che l’esterno dell’edificio - ben squadrato e modesto nelle dimensioni - non coincideva con lo spazio interno. I Maghi, del resto, erano bravissimi nel ricavare spazio laddove non ce ne sarebbe normalmente stato. Così, di tanto in tanto, sul lato sinistro si intravedevano una, due, fino a cinque porte, tutte affrescate; ciascun uscio fu superato da Artemis e Casey senza esitazione. Chissà cosa si nascondeva oltre le pareti e quali tesori - veri o falsi - avrebbe potuto scoprire se solo avesse avuto tempo ed energie per dare una sbirciatina.
«Ci siamo.» squillante e decisa, la voce di Artemis avrebbe sancito la motivazione dietro al suo fermo improvviso dinanzi l’ultima porta, anch’essa a sinistra… peccato che fosse dipinta e non in legno massiccio. Esattamente come tutte le altre.
Artemis non perse tempo e con un movimento circolare dell’indice le fece cenno di voltarsi.
«Voltati. Prometto solennemente di non torcerti un capello.» concluse sorridente, maliziosa come non mai. Sensk Ama, forse, non aveva tutti i torti a temerla. Finché la ragazzina non le avesse voltato completamente le spalle, Artemis non avrebbe agito; tuttavia, nulla vietava alla fanciulla Grifondoro di sbirciare da sopra la spalla i movimenti svelti dell’altra, mentre questa picchiettava con la bacchetta in un'astrusa combinazione punti che altrimenti sarebbero parsi casuali. Qualunque fosse l’ordine o la motivazione, lo scricchiolio del legno annunciò l’effetto delle sue azioni e ben presto all’affresco si sotituì una porta identica di legno, questa volta decisamente vero. Il pomello scrostato girò nel palmo della subdola guida e un gesto teatrale condusse Casey nella stanza ivi celata.
Ciò che avrebbe colpito maggiormente l’udito sarebbe stato il vociare confuso di due uomini, inframmezzato dalle risate - forse - di un terzo individuo. Lo sguardo, invece, sarebbe stato veicolato sulle numerose casse di legno impilate le une sulle altre, fino a raggiungere l’alto soffitto; un dedalo di corridoi si snodava tra le colonne traballanti, incantate per non crollare prima che l’acquirente di turno avesse pagato o riscosso la merce.
Grandi e piccine com’erano avrebbero potuto contenere qualunque cosa, articoli proibiti e persino scherzi contraffatti. Tutto pur di un guadagno facile e, ben presto, Casey avrebbe avuto prova della varietà di intenti del Re di quel guazzabuglio.
«Ivan, sei proprio un Nogtail!» aveva sbottato uno di loro, mentre il suono sordo e inconfondibile di una pallina da ping pong si riverberava in tutta la stanza. «E adesso dov’è finita?»
Il terzo uomo rise ancora, bonario quasi, e Artemis sospirò spazientita. Mancava così poco a che si sfogasse con Casey su quanto fossero infantili quei tre che per un attimo le due avrebbero potuto scambiare uno sguardo, per così dire, complice. «Andiamo.» mormorò infine, destreggiandosi tra i numerosi corridoi.
Quando, infine, lo spazio tra le casse di legno si aprì, comparvero i tre uomini - due in piedi attorno ad un vero e proprio tavolino da ping pong, uno seduto su una poltrona logora; fu l’uomo interdetto al gioco e che ancora ridacchiava tra sé ad accorgersi per primo del loro arrivo.
«Oh, guardate, c’è la mia bella!» esclamò quello.
«Tua un accidenti, Boris.»
E così, a passo deciso, Artemis si avvicinò al più tarchiato dei tre, dal volto rubicondo e col naso a patata; a chiosa della sua figura, due enormi baffi neri e una testa calva e lucida al riverbero delle lampade alogene, le stesse presenti nel corridoio. Gli altri due, i fratelli descritti da Sensk Ama, si voltarono istintivamente a guardare Artemis prima e Casey poi; istupiditi dal troppo ridere e bere, si scambiarono dapprima un’occhiata interrogativa e una successiva alzata di spalle. Erano davvero loro i bruti a cui Sensk Ama voleva farla pagare? Era bene che la signorina Bell prendesse confidenza con loro, prima che fosse tardi.
«Te la lascio qui, fai come credi.» borbottò allora Artemis, scoccandole uno sguardo «Se riesci a capire chi è il suo mentore, anche meglio. Amo lavorare con voi, ma non mi piace che il mio nome sia associato al vostro.» Boris aggrottò la fronte e le cespugliose sopracciglia, ma Artemis rise e se ne andò ribattendo qualcosa che sarebbe suonato come un “E’ solo per dire.”. Poi, lesta come un giaguaro se ne sarebbe andata, lasciando sola Casey con tre individui sconosciuti.
I fratelli avevano ricominciato il loro gioco babbano, ma Boris aspettava a braccia conserte che Casey facesse la propria mossa.
Se era arrivata fin lì, la piccoletta doveva aver fegato: era il momento di dimostrarlo.
 
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view post Posted on 30/6/2021, 22:32
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«THE RISK I TOOK WAS CALCULATED, BUT MAN, AM I BAD AT MATH»Un ossimoro tagliava di netto gli spazi di Artemis, coi suoi fronzoli e i suoi segreti sotterranei. Un guscio perlaceo, scolpito dalle mani amorevoli di una dea, riccamente decorato di gemme antiche e rare, racchiudeva la polvere e il buio dell'inganno, un dedalo di intricati sotterfugi di magia corrotta. Se solo Casey non fosse stata scortata dal Segugio Infernale in persona, avrebbe potuto affermare di trovarsi più a suo agio nella sporcizia di quel posto. La mancanza di galeoni in tasca sin dalla carrozzella la costringeva ad una sensazione di inferiorità fra i marmi e i quadri d'epoca.
Attese ansiosa e insieme impassibile che Artemis eseguisse la configurazione d'apertura sulla porta stregata - un ingegno magico piuttosto comune ma efficace, considerato che alcun babbano era ancora riuscito a penetrare il muro per Diagon Alley del Paiolo -, senza mancare di guardarsi attorno e scorgere altre entrate per altri mondi contraffatti o, semplicemente, oscuri.
Ritrovarsi i volti fino ad allora solo immaginati la spiazzò, soprattutto perché si era figurata di peggio. In sostanza, gli incubi notturni avevano fatto un casting con mostri ed energumeni di varia natura per impersonare Boris e compagnia cantante. Di certo il boss finale di quell'avventura tanto attesa e demonizzata non sarebbe mai potuto coincidere con un ometto tarchiato e rubizzo e persino più basso di lei, a giudicare dalle apparenze. Oltre ai due beoni che gli facevano da scagnozzi. Provò compassione per la "povera" donna che le stava accanto, e le mandò un "potevi certamente trovarti di meglio con quei tacchi a spillo e le unghie affilate" con lo sguardo, certa che persino Sinister non le avrebbe fatto perdere il suo stile alla stessa maniera.
Artemis la lasciò al suo destino, fra le mani corrose dal continuo tirare e rimestare i fili di intrighi di quei tre ladri, e Casey non poté che fissare lo sguardo su Boris e imitarne la posa. Le braccia conserte potevano dare un'immagine più solida persino alla sua figura puberale.
«Buongiorno, signore.»
Si guardò attorno e mosse un paio di passi come un qualsiasi cliente curioso. Il cuore non cessava di martellarle il petto, ed era sicura che la porta alle sue spalle, dietro cui era scomparsa l'amabile donna, doveva essere riaperta con la solita configurazione di colpi di bacchetta a lei sconosciuta. La pelle richiedeva una ulteriore via d'uscita da quel tugurio, in extremis persino una presa d'aria. Dovevano pur respirare quei tre.
«E' un bel posto. Il signor Sinister glielo invidierebbe.» Sentenziò, posando lo sguardo sui giocatori di ping pong. Se uno era Ivan, quello ad aver parlato doveva essere Igor. «Eppure devo dire che il suo sistema di sicurezza lascia desiderare.» continuò facendo un cenno con la testa verso la porta. «Sensk Ama non mi aveva detto che sarebbe stato così semplice arrivare a lei.»
Una gocciolina di sudore scese veloce lungo la sua schiena.

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Boris non amava sbilanciarsi troppo: a dispetto dei modi riservati ad Artemis, palesi e un tantino eccessivi alle volte, era un uomo taciturno a cui piaceva valutare la mercanzia e l’offerente, prima di decidere se e come gestire l’affare. Così, l’espressione incolore avrebbe accolto le parole della ragazzina, soffermandosi non tanto sul nome di Sensk Ama, quanto su quello di Sinister. Era una figura nota nel loro circolo, ristretto soltanto se si consideravano i fornitori di un giro d’affari che valeva galeoni e si espandeva a macchia d’olio ogni giorno di più. Dello stesso avviso, però, non erano i fratelli Ivan e Igor, che al nome del Magonò smisero di giocare in sincrono, in un orribile effetto-specchio. Erano gemelli, ora sì che poteva vederlo bene: i lineamenti dell’uno si riflettevano in quelli dell’altro senza l’errore più banale. Distinguerli sarebbe stata un’impresa per chiunque.
«Quel viscido vermicolo.» sbottò uno dei gemelli, mentre le guance s’accendevano di rabbia e le dita grassocce stringevano forte la racchetta da ping pong. Pareva che quello fosse il fratello che più avesse a cuore, e non in senso buono, lo stato di salute del nostro Sensk; il gemello, d’altro canto, aveva cominciato a ridacchiare sotto i baffi.
«Dai, Igor, è stato divertente!» mormorò subito dopo Ivan. Poi, prodigo di dettagli, fornì a Casey una spiegazione completa: «Sensk ha fatto spuntare delle bellissime corna sulla testa di mio fratello. Non molto eleganti, ma...» e ricominciò a ridere stupidamente al ricordo, senza considerare minimamente la dignità o la rabbia del fratello offeso.
«Piantala, idiota.» ordinò allora Boris, alzandosi con cautela. Il peso non lo favoriva in quanto ad agilità, ma la stazza era sicuramente una dote sufficiente a garantirgli una certa autorità in fatto di mera presenza scenica. Alle sue parole, Igor tacque e Ivan smise di ridere; posate entrambe le racchette, Ivan giocherellava con la pallina, minuscola tra le sue dita, in attesa che qualcosa si muovesse nuovamente.
«E’ stato Sensk a mandarti qui?» chiese allora il capo della triade. I gemelli osservavano curiosi i movimenti di Casey e le espressioni sul suo volto ed erano pronti ad ascoltare quanto avesse da dire.
«Quell’uomo non è scaltro con la magia, ma qualche volta mi è stato utile con le sue pozioncine. Perciò, se è lui che ti manda basta che tu lo dica.»
Era davvero così semplice? Igor non era altrettanto lieto della connessione tra la ragazzina e l’uomo che detestava, sebbene i due fratelli avessero riparato ben presto e con gli interessi al torto che Ama aveva causato alla loro immagine. «Inoltre» riprese Boris «Non è detto che uscire sia semplice come entrare. Perciò... dimmi come possiamo esserti utili.»
 
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view post Posted on 19/7/2021, 11:03
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«THE RISK I TOOK WAS CALCULATED, BUT MAN, AM I BAD AT MATH»L'improvviso dirottamento del piano poteva apparire una scelta assai ridicola. Di base Casey prima di entrare lì dentro non aveva idea di cosa ci fosse in ballo fra Sensk Ama e quella combriccola di criminali, né con la tagliente Artemis. Sicuramente una parte delle sue azioni era stata decisa dall'improvvisazione, o meglio da una continua modulazione apportata dall'assorbimento di informazioni strada facendo, mentre conosceva chi le stava davanti.
Da un altro canto, l'idea di costruire due storie dissimili per Artemis e Boris avrebbe potuto giocare a suo favore. Era stato senz'altro difficile convincere la donna dal cuore di pietra con quella storiella stucchevole. Alla fine ci era riuscita, seppur annaspando, e l'aveva portata dal boss. Questi, invece, si era beccato in pieno volto il nome di Ama.
Se Boris e compagnia cantante erano davvero arrabbiati con Sensk, allora avrebbero dovuto giudicare inaccettabile che Artemis avesse fatto entrare una persona senza saper nulla sul mandante, specie se era stata rabbonita con una storia visibilmente raffazzonata e se, come Casey voleva fare intuire, si trattava di una misura di controllo da parte di un inviato di Magie Sinister - di gran lunga un maestro nel mercato nero - per vagliare possibili acquirenti. Utile al fine di dividere il gruppo e minare la fiducia che Boris metteva nella sua guardiana.
«Non è stato propriamente lui a mandarmi» mentì Casey. Volse lo sguardo sull'uomo non trovando nell'immediato una seconda via d'uscita da quel posto. Boris nel mentre si era alzato mostrando la sua vera stazza. «Io studio ad Hogwarts e credo che Sensk, che lavora lì, mi abbia notata mentre maneggiavo pozioni al di fuori delle ore di lezioni. E' venuto da Sinister tentando di strapparmi uno sconto barattando una conoscenza che solo lui e altri pochi possono vantare di avere: la produzione del Biofilm.»
Posò lo sguardo sui gemelli. La situazione in atto non le aveva permesso di ridere alla rivelazione degli scorni fra Igor e Sensk. Ma a giudicare dalla loro presentazione erano due idioti. Il magonò tra l'altro non le aveva dato l'impressione di essere il tipo in grado di fare un torto a qualcuno che non era in grado di soverchiare. Scaltro sì, stupido no.
«Il problema è stato che ho sentito puzza di imbroglio. Infatti, quando ha provato a impartirmi la tecnica ha "tentato" di dimenticarsi di fornirmi lo strumento più importante: la Pentola di Perkin» continuò guardando Boris. «Perciò sotto indicazione stessa di Sinister l'ho messo alle strette e mi ha rivelato l'esistenza di questo posto. E' stato un gran codardo.» Sbuffò, intenta a generare un briciolo di simpatia nei tre strumentalizzando il loro odio. «Mi ha detto che non poteva più mettere piede qui dentro e che Artemis stessa non sarebbe stata affatto contenta di sentire il suo nome, quindi sono venuta di persona. Potete confermarmi di avere quello che desidero?»

CONOSCENZE• I classe
• II classe (completa)
• III classe + proibiti
IV classe: Circumflamma, Colossum, Mucum ad Nauseam
V classe: Stupeficium

INCANTESIMI CHIARI
I classe: Ludibrium Speculo, Stupeficium

POZIONI
• Semplici
• Medie + P. Illusione
• Difficili

VOCAZIONI & ABILITA'
• Divinatrice (base)
INVENTARIOBacchetta (Legno di Nocciolo, piuma di civetta bianca, due gocce di sangue di Mooncalf, dieci pollici, flessibile) con Pietra Nera Sconosciuta che amplifica la potenza.
Orecchie Oblunghe: strumento utile per ascoltare conversazioni a distanza. Vere e proprie estensioni di un orecchio, possiedono un lungo filo che può essere comodamente inserito nell'orecchio, permettendo cosi di far udire ogni cosa come se si fosse presenti nel posto dove viene piazzato l'altro capo dell'oggetto. Collocabili anche sotto le porte.
Ciondolo a forma di ape regalatole da Gwen (X)
Anello dei Gemelli (Camillo Breendbergh): due anelli che se portati da due persone particolarmente legate tra loro (amici, fratelli, fidanzati) permettono loro di comunicare anche se non sono vicini, su vasta distanza.
Coda della Kitsune: Si tratta di una pelliccetta, applicabile al mantello o più semplicemente all'abbigliamento scelto; uno dei poteri della Kitsune è quello di creare illusioni e irretire la mente, pertanto questo capo riesce a rafforzare l'esito di incanti illusori e confondenti. Utilizzabile una volta per quest.
TRACOLLA:
Pozione dell'Illusione rinforzata: data da Sensk Ama
Pozione dell'Illusione normale: realizzata da lei dentro il porta pozione dell'Advent Calendar per distinguerla da quella di Ama.
Nanosticca, Gigansticca, Aerosticca.
Contenitore multiuso dell'Advent Calendar
PS: 236 • PC: 197 • PM: 232 • PE: 19,5 • PP: 550

 
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